La più grande escort (anche) con Berlusconi è la Chiesa, che a fronte di tanta devastazione non solo morale tace e sa urlare solo contro i poveracci alla Englaro. La verità sulla “rivoluzione libica” comincia finalmente a emergere anche sui principali giornali
Che usi avesse lo abbiamo capito al punto da averlo ribattezzato da un bel pezzo Il Chiavaliere, epiteto molto più adeguato alla realtà del titolo di Cavaliere. Ciò detto, salto a piè pari il fetido argomento “Silvio e le donne” per fare invece la seguente considerazione: strano che tutti facciano finta di non accorgersi che dalle intercettazioni telefoniche e annesse azioni risulta chiaro e tondo che NON E’ VERO che Silvio Berlsuconi non interferisce con i suoi giornali e televisioni, NON è cioè quel “mero proprietario” che ai gonzi come Veltroni-D’Alema&C è riuscito a far credere di essere in modo da potersi mettere con il loro volenteroso aiuto la legge sotto i piedi e candidarsi alle elezioni. Con le note conseguenze, sempre più a valanga e per l’esattezza a valanga di merda.
Visto che è ormai assodato che il conflitto di interessi c’è ed è in piena azione, e che invece quella del “mero proprietraio” è solo una presa per il sedere di tutti gli italiani, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dovrebbe intervenire d’autorità. Non è vero che non può destituire Berlusconi da primo ministro: il Chiavaliere ha tradito il solenne giuramento fatto al monento di ricevere l’incarico, ha mentito agli italiani, ha tradito l’opinione pubblica, ha tradito e falsificato la realtà in vari campi. Soprattutto, la sua permanenza a palazzo Chigi vanifica i sacrifici, le “lacrime e sangue” che lo stesso Napolitano ci chiede, vanifica il senso di responsabilità che da qualche tempo il capo dello Stato chiede con insistenza a tutti con il paradossale risultato di salvare di Berlusconi primo ministro, il quale oltretutto sta sputtanando l’Italia a livello planetario. Insomma, il Chiavaliere sta danneggiando gravemente l’interesse generale dell’Italia in più campi, fino a minacciarne il rimanere nell’euro e nell’Eurozona e quindi la stessa unità nazionale. Non so se ciò basti per l’accusa di Alto Tradimento, ma di sicuro ce n’è più che a sufficienza perché Napolitano inviti con fermezza e se necessario anche pubblicamente Berlusconi a dimettersi mettendo sul piatto come aut aut le proprie dimissioni. Di fronte a una mossa come questa Berlusconi sarebbe semplicemente spazzato dalla scena. Non c’è da temere che il parlamento si rifiuti di dar vita a un altro centrodestra, vista la fifa nera che i parlamentari hanno di non essere rieletti in caso di elezioni anticipate. I Responsabili alla Scilipioti non potrebbero certo mostrarsi cosi Irresponsabili da non sostenere un nuovo centrodestra perché se lo facessero confermerebbero clamorosamente che con Berlusconi non erano Responsabili quanto invece semplicemente Venduti.
A fronte di tanta devastazione della morale pubblica e privata nonché della riduzione della donna a semplice “troia”, come le chiamano il fornitore Tarantini di carne fresca e il suo cliente abituale, impressiona il silenzio del Vaticano e della Chiesa, ennesima dimostrazione dell’arte del meretricio nella quale Santa Madre Chiesa eccelle da quasi duemila anni, da sempre escort dei potenti al governo: i 3 miliardi di euro incassati ogni anni dall’imbelle Stato italiano valgono bene questo nuovo caso di prostituzione. Del resto già dopo il caso Noemi, della quale e dei cui genitori è ora più chiaro il tipo di disponbilità verso “papi” Silvio, il Vaticano per mano del segretario di Stato Raffaele Bertone era ansioso di assolvere pubblicamente il Grande Chiavaliere approfittando della festa della Perdonanza a L’Aquila. Ricordate? Quella tradizionale festa religiosa aquilana la ribattezai la Puttananza, e il pornografico abbraccio e bacio in bocca di Santa Madre Chiesa con Berlusconi non venne consumato solo perché, se non ricordo male, Vittorio Feltri accoltellò alla schiena Dino Boffo, l’allora direttore de L’Avvenire d’Italia, quotidiano dei vescovi italiani, suscitanto l’inevitabile irrigidimento delle gerarchie. La Chiesa fa la voce grossa contro i poveracci alla Englaro e i loro diritti, ma tace vilmente di fronte agli “uomini della Provvidenza” e al denaro. Perfino Manuela Arcuri e Patrizia D’Addario sono delle educande di fronte alla sfacciataggine del meretricio vaticano, che ha degradato il cristianesimo in cattolicesimo papalino, quello che a suo tempo ha dato il disco verde sia al nazismo che al fascismo in cambio di ricchi piatti di lenticchie chiamati Concordato, che decenza vuole venga finalmente abolito anche in Italia anziché ingrassato da puttanieri incalliti.
Cambiamo argomento. Vi propongo in sequenza la lettura di alcuni articoli, a partire da quello di Guido Rampoldi su Repubblica che a partire dal titolo – I Gattopardi di Tripoli – smaschera clamorosamente la marea di panzane ovunque addotta per giustificare l’ingiustificabile guerra in Libia. A seguire, un articolo di Franco Venturini sul Corriere della Sera, che dimostra come, incredibile ma vero, l’Italia non sia più un Paese mediterraneo, una lettera di un lettore del Corsera a Sergio Romano e la sua interessante risposta, infine il vergognoso articolo del solito bugiardo Levy Bernard Henri, la cui boria trionfalista a fronte degli altri articoli citati suona per quello che è: pura boria narciso trionfalistica.
16 Settembre 2011
I gattopardi di Tripoli
Autore: Guido Rampoldi
Mentre sta per concludersi il sesto mese di una guerra che sembrava destinata a durare poche settimane (cominciò il 19 marzo 2011, con il primo bombardamento francese sulla Libia), non sarà il caso di domandarsi cosa sia successo e cosa potrà accadere? Stando all´ufficialità ci attendono gloria e vittoria, in quanto “tutto va per il meglio”, come avrebbe detto quel personaggio di Voltaire, il professor Pangloss, passeggiando tra migliaia di cadaveri. Il meglio appunto include dai 20mila ai 50mila morti, secondo le stime di fine agosto. Applicando il rapporto standard di dieci feriti per ogni ucciso, ricaviamo che, su una popolazione di sei milioni di abitanti, i libici ammazzati o colpiti da proiettili e bombe sono stati dai 220 ai 550mila, l´equivalente in proporzione di 2-5 milioni di italiani.
Stando ad Amnesty international, gheddafisti e ribelli hanno praticato o praticano stili di combattimento qualitativamente simili che comprendono squadre della morte, camere di tortura e assassinio di arresi. Le atrocità commesse dai soldati di Gheddafi sono in quantità maggiore. Ma i ribelli potrebbero presto pareggiare i conti, essendo cambiati a loro vantaggio i rapporti di forza. Come denunciano da mesi varie organizzazioni umanitarie, nelle zone controllate dagli insorti bande brutalizzano gli immigrati africani e i connazionali con la pelle nera. Rapinano, stuprano o semplicemente sfogano il tradizionale razzismo arabo con il pretesto che le loro vittime siano “mercenari di Gheddafi”. È abbastanza per sospettare che ad incentivare le migrazioni verso l´Italia sia proprio la paura che incute quel gangsterismo ammantato di ideali, piuttosto che i non meno feroci soldati di Gheddafi.
Si dirà che quando collassa un regime totalitario è quasi inevitabile che scorra il sangue e vi sia molta anarchia. Il problema è che non si vede alcun tentativo di punire le atrocità commesse da insorti. Secondo Amnesty, il Consiglio nazionale di transizione non ha prodotto “alcuna indagine credibile né ha preso misure per chiamare i responsabili a rispondere”. Probabilmente non ha voluto. Ma se lo decidesse, sarebbe in grado di punire i colpevoli? Ha scarsa autorità sui comandanti locali e nessuna nel Sud, dove non si sa bene cosa stia accadendo. È diviso da rivalità ideologiche o tribali, essendo piuttosto malassortito. E comunque è poco credibile agli occhi dei combattenti, i quali, avendo rischiato la pelle, non accetteranno facilmente che guidi la transizione chi non ha meriti rivoluzionari, o peggio, svolgeva incarichi di responsabilità nel regime.
Anche se la direzione pare quella, non è scritto nel destino che la Libia diventi uno Stato fallito, un caos sanguinolento in cui la politica sia un confronto militare tra consorterie armate, ciascuna con protezioni straniere e interessi nel malaffare, un po´ come l´Afghanistan dei mujahiddin (però un Afghanistan addossato all´Italia). Ma mettiamo che la storia ci sorprenda in positivo. Che Gheddafi domani si arrenda e la guerra di colpo finisca. Che migliaia di famiglie rinuncino a vendicare un parente ucciso, mutilato, torturato. Che il Consiglio nazionale di transizione riesca nel progetto cui sta già lavorando, ricostituire lo Stato richiamando nei ranghi lo stesso personale in servizio prima della guerra, dagli impiegati fino ai viceministri, agli ufficiali delle Forze armate, insomma tutti tranne “i pochissimi” che si sono macchiati di atrocità, come annuncia il capo del Cnt. Mettiamo poi che la gioventù ribelle accetti questo gattopardismo, consegni le armi e torni serenamente a casa da mamma e papà, se nel frattempo non sono stati ammazzati; e nel Paese cominci una miracolosa transizione. In questo caso avremo grossomodo lo stesso risultato che si poteva raggiungere sei mesi fa, attraverso il negoziato proposto più volte da Gheddafi. La minaccia di un intervento Nato probabilmente avrebbe convinto il Colonnello ad accettare un esilio interno, sia pure ben mascherato. Quasi tutto il regime si sarebbe riciclato nel nuovo sistema, così come sta avvenendo, ma sarebbe cominciato un percorso verso la democrazia. L´unica vera differenza: nel governo provvisorio avrebbe svolto un ruolo importante un figlio del Colonello, Saif, fino a ieri considerato dagli occidentali il capo della fronda illuminata (in quanto ispiratore di quel Centro per i diritti umani che divenne punto di riferimento di vari riformatori e poi fu chiuso dalla polizia segreta).
Abbiamo sulla coscienza una guerra evitabile, controproducente, in ogni caso orribilmente stupida? Nessuno potrà mai dimostrare che il negoziato con Gheddafi avrebbe potuto concludersi con un compromesso accettabile. Però sappiamo che a differenza dell´Egitto, la Libia non ha una salda radice unitaria, una tradizione parlamentare, una consuetudine con la libera competizione tra le idee, e neppure movimenti resistenziali di ispirazione liberale. A maggior ragione la transizione aveva bisogno della stabilità che poteva offrire soltanto un percorso concordato. Sappiamo anche un´altra cosa: fin dal primo momento Parigi e Londra esclusero quella soluzione. Perché solo la guerra assicurava protagonismo e un lauto bottino petrolifero? No, perché Gheddafi è un criminale. Ma non lo era forse anche prima, quando la sua polizia ammazzava oppositori a dozzine? Sì, ma mai era arrivato a far bombardare le piazze, il popolo. Le prove? Le fornisce al-Jazeera, e i media occidentali le rilanciano: ma le più eclatanti sono falsificazioni. Il repertorio include immagini di cadaveri di soldati con le mani legate, “uccisi perché ammutinati”. Poi rivedi il filmato e hai l´impressione che gli assassini siano i ribelli, infatti non soccorrono l´unico moribondo. Ora Amnesty indirettamente conferma: all´inizio della sollevazione gli insorti uccisero militari che avevano catturato. In futuro potremmo scoprire che messe-in-scena e rivolta furono agevolate da un sodalizio di servizi segreti. Dopotutto già negli anni Novanta i britannnici avevano provato a innescare moti in Cirenaica (Gheddafi sventò, probabilmente su soffiata dello spionaggio italiano).
Una transizione concordata era la soluzione migliore non solo per la causa della libertà ma anche per gli interessi dell´Italia, cui la guerra prometteva e promette molti rischi. Tanto più risulta singolare il comportamento dell´informazione italiana: a parte pochi battitori liberi, quali Giuliano Ferrara e Sergio Romano, i nostri giornali fecero propria la linea sarkoziana del “con Gheddafi non si tratta” (e il corollario implicito: non resta che la guerra). In seguito mantennero il punto, talvolta con effetti tragicomici. Tre mesi fa il regime cercò di negoziare una pax musulmana con i ribelli, cui inviò una delegazione di undici imam. Intenzionalmente o no, l´aviazione Nato li incenerì mentre sostavano in una struttura militare. Quella sera un irrilevante mullah di Tripoli lanciò anatemi anche contro la popolazione italiana. La mattina seguente i nostri principali quotidiani gridavano in prima pagina che “l´islam libico” aveva promesso stragi di italiani per vendicare gli imam di Gheddafi. Nessun accenno ai motivi per i quali gli undici viaggiavano per la Libia.
Non è strano che siamo diventati “tutti francesi” quando semmai avremmo dovuto essere “libici”, e magari anche un po´ anche italiani? Gheddafista a marzo e sarkozista in aprile, e cioè privo di dignità in un ruolo e nell´altro, il governo ha pensato di difendere i nostri affari con un´interpretazione convincente dello stereotipo dell´Italiano traditore. Però sorprende l´opposizione: perché si è lasciata abbindolare dai grandi progetti del piccolo Sarkò? Probabilmente per la solita subalternità alla mediocrazia, intesa come potere dei media ed egemonia delle mediocrità. Ogni qualvolta la storia bussa ai nostri confini, l´informazione si conferma l´espressione di una classe dirigente modesta. Soffre una penosa carenza di strumenti concettuali, e soprattutto di curiosità, come è tipico di un giornalismo le cui nomenklature sono per gran parte un prodotto delle grandi scuole aziendali dell´ossequio. Inoltre, per ragioni che meriterebbero di essere indagate, tre o quattro ambasciate straniere sembrano disporre in Italia di un certo giornalismo cammellato, schierabile secondo gli interessi contingenti di quei Paesi, e anche contro l´interesse italiano. E per tutto questo, anche la guerra di Libia spinge a domandarsi se quest´Italia in crisi potrà mai risollevarsi finché a rappresentarle situazioni e problemi sarà un giornalismo così stanco e opaco.
“L’Italia non è più un Paese mediterraneo”(Franco Venturini).
17/09/2011 di triskel182
Nella partita del Mediterraneo l’Italia non gioca da protagonista.
Non c’è soltanto l’Italia che vara una manovra a geometria variabile, tutta tasse e orfana dei necessari stimoli per la crescita. Non c’è soltanto l’Italia che si azzuffa sulla prostituzione d’altissimo bordo mentre altrove si discute di una possibile seconda recessione e dei modi per prevenirla. C’è, anche, una Italia talmente ripiegata sul suo caotico ombelico da non avere più energie per vedere quel che le accade intorno.
Ieri Silvio Berlusconi ha annunciato che non andrà all’apertura dell’Assemblea generale dell’Onu dove da lunedì saranno invece tutti i grandi e anche i meno grandi della terra. Ci andrà per noi il ministro Frattini, ma non siamo egualmente in presenza di una abdicazione autolesionista e dettata da motivazioni che nulla hanno a che fare con gli interessi nazionali? Non basta, perché è ancora viva l’eco della visita congiunta di Sarkozy e di Cameron nella Libia «quasi» liberata da Gheddafi. Intendiamoci, non è un mistero che i governi di Parigi e di Londra siano stati gli avanguardisti dell’offensiva Nato contro il Raìs, e può dunque apparire logico che siano loro i primi a salire sul podio dei vincitori in attesa di vedere se di vittoria unitaria davvero si tratterà.
E non è nemmeno un mistero che Parigi e Londra, più Parigi di Londra, puntino ad ottenere dai loro alleati libici una fetta più grossa della torta energetica e infrastrutturale che Gheddafi aveva concesso in maggioranza (ma non senza contropartite) all’Italia.
Ciò detto, e proprio perché le mire dei nostri amici franco-britannici sono note, stupisce che il governo italiano si sia fatto anticipare con tanta facilità. Non è questo il caso dell’Eni, che anzi ha battuto sul tempo Total nel riannodare i discorsi interrotti sulle forniture libiche. Ma dal momento che nulla può ancora essere deciso anche perché la guerra non è finita e non è del tutto chiaro chi comanderà nella Libia di domani, serviva, era opportuna, una iniziativa italiana al più alto livello.
Berlusconi era troppo compromesso con Gheddafi, dirà qualcuno. Ma il Raìs aveva piantato la sua tenda anche a Parigi, Sarkozy gli aveva dato prestigio e altro (armi?) per fregiarsi della liberazione delle infermiere bulgare, dagli anglo-scozzesi Gheddafi aveva avuto in dono il presunto attentatore di Lockerbie, e ora si scopre che i servizi britannici assieme a quelli Usa avevano collaborato con gli 007 di Tripoli in bruttissimi affari di islamisti torturati… No, la verità è più semplicemente che Berlusconi aveva e ha priorità diverse.
E soprattutto, la verità è che la Libia rappresenta soltanto una tessera di un grande mosaico che si va scomponendo e ricomponendo: il Mediterraneo nel quale siamo immersi.
Se ci guardiamo in giro è impossibile non scorgere l’affollarsi delle novità strategiche a due passi da casa nostra. Il ruolo della Francia, grazie alla Libia ma anche a un gradito ruolo di supplenza offerto all’America, è in evidente ascesa. Lo stesso si può dire della Gran Bretagna, che «torna» nel Mediterraneo dopo un lungo disinteresse. In ripiegamento operativo sono gli Usa, ma ciò accade anche altrove nel mondo e dovrà essere verificato se si riuscirà a superare la crisi economica. La Cina è dietro ogni angolo, vicina sì come avvertiva il film di Bellocchio nel 1967 ma non stupida: il sostegno all’euro comporta concessioni commerciali, strategiche ed energetiche, anche in Libia. Sale a freccia l’attivismo della Turchia (forse contenta di non trovarsi imprigionata nella Ue, anche se nessuno lo dice) e il periplo di Erdogan nelle «primavere arabe», unito alle sue sfuriate per la platea contro Israele, propone di fatto Ankara come nuovo punto di riferimento di un islam moderato e non anti-occidentale. Quel che era una volta il Cairo, che oggi assieme a Tunisi tiene tutti con le dita incrociate (e anche qui l’Italia potrebbe essere più attiva e visibile).
Tra pochi giorni, poi, all’Onu, con Berlusconi assente, verrà posta la questione dello Stato palestinese, o per meglio dire dello status palestinese visto che il veto americano impedirà di andare oltre. L’Italia è orientata al «no» assieme alla Germania, ma si lavora per evitare una spaccatura europea forse con l’astensione e un proprio documento, oppure con una previa limatura del testo palestinese che peraltro Abu Mazen ha praticamente rigettato ieri. Il tentativo europeo è arduo, ma non risulta che nello sforzo di evitare strappi pericolosi Roma sia attiva quanto Parigi, Londra, Berlino e persino Bruxelles (nella doppia veste della signora Ashton e del simil-governo belga in carica per gli affari correnti da ben più di un anno).
Nell’insieme, è come se il Mediterraneo fosse stato investito da uno tsunami geopolitico del quale non vediamo ancora la fine. Sappiamo soltanto che esistono dinamiche nuove, e che per conseguenza servono politiche se non nuove almeno aggiornate. Questo è vero per tutti gli attori presenti. E invece l’Italia appare assente o distratta, vittima di quella sua poca credibilità che la colpisce e la danneggia non soltanto sui mercati.
Speriamo di non doverci dire, domani, che mentre il Mediterraneo cambiava volto noi non c’eravamo perché occupati a discutere di intercettazioni e di signorine di Stato.
Da Corriere della Sera del 17/09/2011.
COME FARE LE ELEZIONI IN LIBIA MA FORSE È MEGLIO ASPETTARE
La guerra in Libia non è ancora finita, ma se si sa sempre quando le guerre cominciano non si sa mai quando finiscono. Eppure già si parla di «prossime elezioni». Non crede che invece dovranno passare ancora molti anni prima del ritorno alla normalità in quel Paese? E quando, secondo lei, regnerà la democrazia? Pierangela Bonetti Lodi
Cara Signora, Dopo la conquista di Tripoli, Mustafa Albel-Jalil, presidente del Consiglio nazionale transitorio, ha dichiarato che le elezioni potrebbero avere luogo entro diciotto mesi: un periodo che dovrebbe bastare all’approvazione di una nuova carta costituzionale e all’organizzazione della campagna elettorale. L’Onu è molto più prudente e si astiene dall’indicare una data. Un suo rappresentante, reduce da una recente missione a Tripoli, ha dichiarato che vi sono in giro per la Libia troppe armi e che occorrerebbe anzitutto bonificare il Paese. Ma gli argomenti più puntuali e convincenti sono contenuti in un articolo apparso nel numero di settembre di Foreign Affairs, la rivista americana del Council on Foreign Relations. Gli autori sono Dawa Brancati e Jack L. Snyder, due professori universitari che hanno recentemente studiato il problema delle prime elezioni in Paesi sconvolti da una guerra civile fra il 1945 e oggi. Il rischio, secondo Brancati e Snyder, è che le tensioni elettorali riaccendano il conflitto. Per evitare che questo accada occorrono alcune condizioni. È necessario, in primo luogo, che la parte soccombente sia stata totalmente battuta e quindi incapace di riorganizzarsi. È necessario, in secondo luogo, che il fronte dei vincitori non sia composto da fazioni ostili, pronte a battersi per il controllo del potere. Ed è necessario infine che l’ordine pubblico sia garantito da una forza di polizia neutrale e rispettata o da una forza internazionale. Nessuna di queste tre condizioni esiste verosimilmente in Libia, un Paese dove gli uomini di Gheddafi controllano ancora alcune piazzeforti, non vi è un fronte unitario della resistenza al regime, le istituzioni statali sono deboli se non addirittura inesistenti, la società civile è un mosaico di lealtà tribali, il ventaglio delle posizioni ideologiche è molto ampio, l’amministrazione molto corrotta e i ribelli poco inclini a lasciarsi controllare da quella che verrebbe percepita come una forza d’occupazione. Nel loro studio gli autori sono giunti alla conclusione che la probabilità di una nuova guerra civile diminuisce di un terzo se le elezioni hanno luogo cinque anni dopo la fine del conflitto. Ma non sono certo che la Nato e i Paesi maggiormente responsabili dell’intervento (Francia e Gran Bretagna) siano politicamente pronti ad accettare una tale attesa. Sono intervenuti spensieratamente nella speranza di una guerra breve e risolutiva. E sperano ancora di potere chiudere rapidamente il capitolo della guerra per aprire quello degli affari.
Sarkozy a Tripoli come Mitterrand a Sarajevo nel ‘ 92
Ho passato la giornata di giovedì in Libia accanto al presidente francese Nicolas Sarkozy e al premier britannico David Cameron, in visita a Tripoli e Bengasi. Abbiamo vissuto insieme con il popolo libico, finalmente libero dalla dittatura, uno straordinario giorno di festa. L’ accoglienza tributata a noi occidentali è stata commovente: si sentiva che i libici erano pieni di gioia. Gli altri sul posto, io di sicuro, provavano finalmente un senso di orgoglio. Per l’ Europa, e per la Francia. Sarkozy e Cameron hanno realizzato un’ impresa storica. In piazza della Libertà a Bengasi, davanti alla folla in festa, ne ho avuto la certezza. Per la prima volta l’ Occidente e il mondo arabo hanno ignorato i profeti dello scontro di civiltà; gli europei hanno teso la mano al popolo di un Paese arabo e musulmano in rivolta contro una spaventosa dittatura, contro un tiranno che minacciava di fare scorrere fiumi di sangue della sua stessa gente. Abbiamo aiutato quelle donne e quegli uomini, siamo stati dalla loro parte mentre si sollevavano contro l’ oppressione, e lo abbiamo fatto senza ricorrere all’ occupazione, senza pretendere di imporre noi, dall’ alto, il successivo regime politico. Non abbiamo voluto paracadutare a Tripoli la democrazia. La democrazia, in Libia, stava già nascendo, bisognava solo impedire che venisse soffocata nella culla, e ci siamo riusciti. L’ Europa ha fatto quel che era giusto, cioè aiutare un popolo che da solo, per primo e senza armi, aveva comunque deciso di conquistarsi, a qualsiasi prezzo, la libertà. La lotta non è finita, naturalmente, Gheddafi non è stato ancora catturato e dopo avere vinto la guerra ora si tratta di vincere la transizione. I miei amici del Consiglio nazionale libico si dicono sicuri che l’ ex dittatore si trovi ancora in Libia, nascosto in una delle tante città sotterranee che si è fatto costruire durante i suoi quarant’ anni di dominio assoluto; nessun Paese vuole assumersi il rischio di ospitare un uomo ricercato dalla giustizia internazionale per crimini gravissimi. E poi, lo ripeto: bisogna avere successo anche nella transizione, nella costruzione democratica, evitare le trappole che aspettano al varco tutte le rivoluzioni, fermare gli islamisti, ottenere che tutti rendano le armi, eccetera eccetera. Ma, intanto, che gioia! Il viaggio è stato preparato a lungo, sono state osservate tutte le possibili misure di sicurezza, ma è evidente che i due capi di Stato hanno preso dei rischi. Per questo Sarkozy e Cameron mi hanno ricordato il presidente François Mitterrand, a Sarajevo, nel 1992. Si può essere d’ accordo o meno con Nicolas Sarkozy, io spesso non lo sono e per questo non l’ ho votato. Ma occorre riconoscere quando un uomo di Stato è capace di fare un grande gesto politico, di issarsi al di sopra delle contingenze, di accettare consapevolmente e lucidamente un rischio. Sarkozy e Cameron a Tripoli hanno fatto la stessa scelta di coraggio di Mitterrand in Bosnia, e io sono convinto che è anche con azioni di questo tipo che si scrive, e si fa avanzare, la Storia. Lo dimostrano le tantissime donne venute ad acclamare Sarkozy all’ ospedale di Tripoli. Donne del popolo, non le amazzoni della guardia presidenziale, donne che hanno finora vissuto sotto la tirannia, in un Paese musulmano, e sperano in una nuova era di libertà. Quindi, è giusto riconoscerlo, per Nicolas Sarkozy è stato un momento di grande affermazione personale e politica. Dopodiché le elezioni sono un’ altra questione, quel che accadrà la primavera prossima nel voto per l’ Eliseo sarà deciso da altri fattori. Qui siamo su un altro piano. Quanto al rapporto tra l’ Occidente e il mondo arabo, quanto alle relazioni tra le grandi civiltà di questo pianeta, il viaggio a Tripoli è stato un momento fondante. Ci ricordiamo tutti di come gli Stati Uniti hanno lanciato la guerra in Iraq, un conflitto che continuo a ritenere sbagliato. Il profumo di Bengasi, giovedì, era molto diverso dai cattivi vapori di Bagdad. A giornata conclusa, ho viaggiato accanto a Nicolas Sarkozy e ad Alain Juppé, sull’ aereo della Repubblica francese che ci ha riportati a Parigi. Il presidente sa di essere all’ origine, con il suo ministro degli Affari esteri, di qualcosa di inedito. Il famoso diritto di ingerenza, il tanto declamato e mai applicato dovere di proteggere, in Libia è stato messo in pratica. Per la prima volta, non a chiacchiere, ma con le armi. E, quel che più importa, per una causa giusta. (testo raccolto da Stefano Montefiori) RIPRODUZIONE RISERVATA
Levy Bernard Henri
Pagina 23
(17 settembre 2011) – Corriere della Sera
x VOX
Si e’ dimenticato/a di scrivere che questa intervista e’ del 1996.
Israeli rabbi Dr. Pinchas Hayman interviewed in Australia in 1996
He says Judaism is not a religion, that’s a false assumption
(He’s not alone many Orthodox Jews do not consider Judaism a religion)
From the article:
Christians and Jews
CHRISTIANS have to make a choice – “either retain their present belief system and be antisemitic or form a partnership with the Jewish people.”
This is the view of Bar-Ilan University’s Rabbi Dr. Pinchas Hayman, who is active in Jewish-Christian dialogue and in encouraging modern Christianity to return to its Jewish roots by observing the Seven Noahide Laws…….etc………….
Per entrare in quel website Google mi richiesto se ero oltre i 18 anni.
Ma dove le va a pescare certe cretinate di UNA persona?
Anita
Su un tema correlato, dal New York Times:
Cristiani adottano tradizioni di matrimonio giudaiche
http://www.nytimes.com/2011/02/12/us/12religion.html?_r=3
Christians Embrace a Jewish Wedding Tradition
In a San Antonio chapel last August, after reciting their wedding vows and exchanging their rings, Sally and Mark Austin prepared to receive communion for the first time as husband and wife. Just before they did, their minister asked them to sign a document. It was a KETUBAH, a traditional Jewish marriage contract. [un contratto matrimoniale della tradizione giudaica]
The Austins’ was not an interfaith marriage. Nor was their ceremony some sort of multicultural mashup. Both Sally and Mark are evangelical Christians, members of Oak Hills Church, a nationally known megachurch. They were using the ketubah as a way of affirming the Jewish roots of their faith.
In so doing, the Austins are part of a growing phenomenon of non-Jews incorporating the ketubah, a document with millennia-old origins and a rich artistic history, into their weddings.
… Michael Shapiro, an observant Jew from Toronto who sells artistic ketubot through the Web site ketubah.com, said he had seen the non-Jewish share of his customers rise from 0 to about 10%…
The decade of non-Jews discovering the ketubah coincides with three relevant social trends: the RISE OF CHRISTIAN ZIONISM, the growth of interfaith marriage, and the mainstreaming of the New Age movement with its search for spirituality in multiple faith traditions. As a result, AN INCREASING NUMBER OF GENTILES HAVE TAKEN UP JUDAIC PRACTICES.
PS:
Rabbi Dr. Pinchas Hayman
The Society for the Advancement of the Oral Tradition in Israel
POB 653 Elkana Israel 44814
Fax- 972-3-9063154
Questo Rabbi e’ in Israele, non negli US.
Anita
1996…
@ Anita
Certe cose arrivano da lontano.
E poi una quindicina di anni non sono tanti per sviluppare una tendenza che, come dice anche l’articolo del NYT, sta dando i suoi frutti adesso.
Queste idee non solo si sentono sempre piu’ di frequente negli ultimi tempi, ma si nota anche uno strano aumento di sostenitori del sionismo tra i cristiani (ne conosco personalmente alcuni).
@ Anita (153)
Perche’, da qualche parte ho affermato che era in Usa?
Lo avra’ pensato lei. Nell’articolo e’ scritto chiaramente che questo individuo insegna in un’universita’ israeliana.
x VOX
Conosco diverse coppie di cui o il marito o la moglie si sono convertiti al Judaismo, giovani e non giovani.
Sono cose del momento nella maggioranza dei casi, devono studiare ed approfondire la religione.
Spesso succede che in caso di divorzi, e ce ne sono molti, ritornano alla loro fede, se ci sono figli dipende dalle famiglie e dall’eta’ dei figli.
Lo stesso succede nella fede Cattolica, sono stata madrina di adulti, hanno dovuto ricevere istruzioni di catechismo, il battesimo e gli altri sacramenti prima di sposarsi.
Mio papa’ non e’ stato battezzato e non ha ricevuto la cresima e la comunione, volere di suo papa’ morente.
Quando si sposo’ in chiesa, fu a porte chiuse e di sera tardi.
Questo nel dicembre 1929 a Ravenna…la citta’ della sposa.
Anita
x Anita
ma cara, per Vox queste sono cose attualissime! vuoi scherzare, cristiani ed ebrei che fanno, anzi facevano, matrimoni ecumenici! non c’e’ piu’ religione. Dove si andra’ mai a finire?
E’ noto che i cristiani conoscono solo pace e amore, tutta la violenza e la corruzione del mondo moderno trae le sue origini nel perfido antico testamento giudaico…
ciao, Peter
….mi dica buona donna… mi dica…cchi ho insultato¿¿?¿¿ Faust
Poichè Anita non c’entra ed è tra parentesi….
quel buona donna, caro Faust, te lo tieni per te e non ti permetterò di rivolgerti a me in questi termini!!!
E io non sono Rodolfo, che si prende gli insulti e poi…risponde comunque…
Con me hai chiuso!!!
Sylvi
Amen
http://www.repubblica.it/esteri/2011/09/22/news/esecuzione_rinviata-22039102/?ref=HREC1-1
cc
Ahhh dimenticavo , qualcuno vuole ancora “rompere le balle con Sakinehhh su questo Bolg , prego si accomodi, tanto per discutere di civiltà cristiano-giudaiche o del cazzo che volete voi !
Prego accomodarsi, c’è posto in prima fila !
cc
X Anita 146
carisssima direi che non c’è nulla di cui doversi preoccupare nè ngli States , nè in Europa, dormi sonni tranquilli !!
Il sonno dei giusti !
cc
Abolire Gesù ?
Teologicamente impossibile,soprattutto poi per i Protestanti.
In quanto al resto direi che presso i non Cristiani , i “devoti” si sono dati parecchio da fare per abolire Gesùin questi ultimi secoli.
Quando vedono la Croce scappano,diversamente corrono il rischio di venire schiacciati sotto una bomba con il simbolo della croce.
Pare che questo sia diventato il nuovo tipo di “messaggio” per Evangelizzare le Genti.
cc
Direi buona lettura…
http://www.corriere.it/editoriali/11_settembre_22/franco_pericoloso-isolamento_f08f882a-e4d8-11e0-ac8f-9ecb3bbcc6bf.shtml#.TnsCNJm626g.facebook
Ahhh dimenticavo che su questo articolo, un mio amico di face , commentava…adesso anche I TERSISTI hanno paura !
Per in non italici del Blog, sarebbe troppo lungo spiegare chi sono i tersisti, per cui non lo faccio !
cc
Terzisti ..pardon !!
quel buona donna, caro Faust, te lo tieni per te e non ti permetterò di rivolgerti a me in questi termini!!!
… oooiiidddiooo la sciura maestra s’e incazzata di buon mattino…
quali termini scusa…?¿ mia madre sempre mi diceva che ero un figlio di buona donna… non vedo l’insulto… eppoi cara Sylvi… scendi giu dall’albero maestr@… scherzavo evidentemente scherzavo… nunt’incazza’ la vita e’ breve eppoi non mi permetterei mai d’insultarti… senza motivo… cche mai mi facesti…?¿? in ogni caso scusa… e torna assoridere come solo tu sai fare…
ciao bela gioia…
Faust
x CC
Non mi preoccupo te lo assicuro.
Solo che mi sembra strano che una persona adulta si prenda la briga di scrivere e riportare certi articoli o argomenti.
Mah…………
Ciao,
Anita
x Faust
Se tua mamma ti chiamava “figlio di buona donna” te lo diceva scherzosamente, il significato e’ tutta un’altra cosa, in particolare nel meridione….lo dovresti sapere.
Anita
Toh, un nuovo termine si affaccia alla Ribalta..
http://www.repubblica.it/ambiente/2011/09/22/news/land_grabbing-22008415/?ref=HREC1-8
E poi c’è pure ,ancora,qualche STRONZO ,che si chiede come mai “vengono ” da noi..a fare i fannulloni ..!!
E poi ci sono pure tutta ua serie di STRONZIche negano che ci sia un ritorno al colonialismo !
E poi ci sono pure tutta una serie di STRONZI MALCAGATI *,CHE PARLANO DI ESPORTAZIONE DI DEMOCRAZIA !
cc
* malcagato per chi avesse difficoltà linguistiche , sta a significare “stronzo” venuto male al mondo, nel senso che mentre sovente è una liberazione, nel nostro caso il prodotto è deteriorato.
Mah, Anita non ti preoccupare nemmeno questa volta…
C’è chi matura presto !
Chi matura tardi !
E chi , come in molti casi di Mia conoscenza ,non matura mai nemmeno intorno agli 80.
un saluto
cc
Quix per tuttti, aperto….
chi l’ha detto ?
Un cretino è un cretino. Due cretini sono due cretini. Diecimila cretini sono un partito politico.
cc
A chi indovina un ciuffo di peli del mio gatto !
Franz Kafka.
C.G.
P.S.: non maltrattare gli animali strappandogli ciuffi di peli…
Fra minuti parlera’ Mahmud Ahmadinejad, at the UN headquarters in New York.
Anita
Gino..tranquillo,
sono quelli che racoolgo dopo la spazzolata “quotidiana”.
Non ne perde molti , perchè il “gattaccio” è più in salute di Me ..lui è giovane ed ha il pelo liscio !
Adesso mi sta rompendo gli “zebedei sulla tastiera…fa il suo mestiere di gatto..ha già buttato in terra, tutti i pennarelli..i gatti hanno infatti una irresistibile predisposizione per la caduta dei gravi !
ciao
cc
AUSTERA SIGNORA
Desideri gioiosi e ritorni in Argentina,
i bambini e Cristian ti voglion vicina,
una vita lontana, ma puoi, sei regina,
amore vivo e lontano, tua verde collina.
Mare calmo, albeggia, brezza continua,
tormentosi pensieri di amori lontani,
in braccio a loro vita, carezze donate,
come marea alzi tua dolcezza infinita.
Pensieri giocosi, giochi ansiosa,
lontano, osservi onda vaporosa,
sapor di sale, giochi di schiuma,
terazza maestosa, signora graziosa.
Lontano chiarore, queti orizzonti,
sorrisi ammiccanti, crucci amorosi,
pensieri vaganti tuo bel viso sognante,
al cielo gli occhi, volta inebriante.
I pensieri come corse festose,
ti fermi, corri, sabbia cocente,
non ridi, cammini sei coerente,
riprendi, tuffo deciso verso oriente.
Austera Signora, bella e sapiente,
capelli biondi, bei occhi color miele,
sguardo sicuro dolce e maturo,
sei mamma, amante, amica di sicuro.
Pasquino
Il poeta la dedica ad una donna meravigliosa
che dona a dei sfortunati bimbi tanto amore.
LETTERA APERTA DI UN UOMO GIUSTIZIATO
PROBABILMENTE INNOCENTE
http://www.informationclearinghouse.info/article29192.htm
To All:
I want to thank all of you for your efforts and dedication to Human Rights and Human Kindness, in the past year I have experienced such emotion, joy, sadness and never ending faith. It is because of all of you that I am alive today, as I look at my sister Martina I am marveled by the love she has for me and of course I worry about her and her health, but as she tells me she is the eldest and she will not back down from this fight to save my life and prove to the world that I am innocent of this terrible crime.
As I look at my mail from across the globe, from places I have never ever dreamed I would know about and people speaking languages and expressing cultures and religions I could only hope to one day see first hand. I am humbled by the emotion that fills my heart with overwhelming, overflowing Joy. I can’t even explain the insurgence of emotion I feel when I try to express the strength I draw from you all, it compounds my faith and it shows me yet again that this is not a case about the death penalty, this is not a case about Troy Davis, this is a case about Justice and the Human Spirit to see Justice prevail.
I cannot answer all of your letters but I do read them all, I cannot see you all but I can imagine your faces, I cannot hear you speak but your letters take me to the far reaches of the world, I cannot touch you physically but I feel your warmth everyday I exist.
So Thank you and remember I am in a place where execution can only destroy your physical form but because of my faith in God, my family and all of you I have been spiritually free for some time and no matter what happens in the days, weeks to come, this Movement to end the death penalty, to seek true justice, to expose a system that fails to protect the innocent must be accelerated. There are so many more Troy Davis’. This fight to end the death penalty is not won or lost through me but through our strength to move forward and save every innocent person in captivity around the globe. We need to dismantle this Unjust system city by city, state by state and country by country.
I can’t wait to Stand with you, no matter if that is in physical or spiritual form, I will one day be announcing,
“I AM TROY DAVIS, and I AM FREE!”
Never Stop Fighting for Justice and We will Win!
Troy Davis
executed in Georgia, US
Sept. 22, 2011
Leggo e mi inkazzo:
Niscemi in lotta contro le parabole
volute dall’esercito degli Stati Uniti.
Sindaco e popolazione contro il progetto militare “Muos”, pali alti 150 metri che minacciano una sughereta e che nessuno in Comune ha mai approvato. Ora il primo cittadino ha imposto lo stop dei lavori, ma dovrà confrontarsi con il sì concesso dalla Regione Sicilia
“Le colate di cemento per le antenne militari Usa sono abusive”. A dirlo è il sindaco di Niscemi, Giovanni Di Martino. Storia di una palificazione alta fino a 150metri, di antenne denominate “Muos” che dovrebbero crescere all’interno di una sughereta, e di un inizio dei lavori di sbancamento avvenuto sotto ferragosto.
In pieno periodo festivo il sindaco ha inviato gli ispettori dei vigili urbani per verificare se effettivamente, senza autorizzazioni del Comune, motopale e camion stessero lavorando.
“Lavoravano eccome – racconta – ma hanno impedito ai nostri pubblici ufficiali l’accesso ai luoghi. Fanno i padroni in casa nostra”.
La NATO si e’ auto-aggiunta altri 3 mesi di ‘permesso’ di bombardare la Libia, visto che avrebbe dovuto smettere domani.
ONU? Se ci sei ancora, batti un colpo…
@ C.G.
Purtroppo c’e’ da inkazzarsi per talmente tante cose, che bisogna essere inkazzati perennemente, e con gli straordinari.
Sarebbe bello se tutta questa inkazzatura in ebollizione producesse finalmente quell’esplisione che fa saltare il coperchio.
Egitto docet, anche se, per il momento, sono ancora lontani dall’aver raggiunto gli obiettivi (almeno, hanno cacciato Mubarak).
Intanto, sul modello Tahrir Square, Wall Street e’ ‘occupata’ da giorni dal cosidetto movimento 99 (=99% degli sfruttati dall’ 1%) e il movimento cresce, malgrado gli arresti ‘per manifestazione non consentita’. Come se ci fosse bisogno del permesso del governo per protestare contro il governo…
x VOX
Cosa vuol dire col movimento 99?
Il 99% sono sfruttati dall’1%, ma dove?
Tenga anche presente che ci sono dimostranti di professione, ci sono organizzazioni come Godlike Productions che fanno messe in scena usando anche attori da strapazzo.
Creano youtube videos…e cosette del genere.
Anita
x Vox
Quello che posso fare, oltre che imbestialirmi è fare pipì davanti i cancelli della base US di Sigonella, quando ci passo, almeno una volta l’anno. Ho sviluppato negli anni una “tecnica” particolare per evitare che mi sparino addosso.
Una soddisfazione indescrivibile. Risalgo in macchina e mi dico: Cerutti, hai fatto il tuo dovere.
C.G.
Caro ministro La Russa,
oggi è morto un altro soldato in Afghanistan, un altro ragazzo italiano. Due suoi compagni sono rimasti feriti e al momento in cui scrivo stanno combattendo per sopravvivere. Ho cercato di capire quanti ne abbiamo perduti dall’inizio del nostro impegno militare, ma ho trovato solo una lunga sequela di necrologi. In ogni caso, il conteggio non terrebbe conto delle vittime civili.
Credo che nessuno, onesto intellettualmente, potrebbe negare che oggi le guerre combattute dall’occidente si concentrino tutte in territori strategici dal punto di vista energetico. Il petrolio ha già superato da un pezzo il cosiddetto picco di Hubbert. D’ora in poi ce ne sarà sempre di meno e sarà sempre più difficile estrarlo. Il gas naturale, secondo tutti gli analisti, sarà la principale fonte di energia per i prossimi 200 anni e sappiamo tutti quanto la nostra civiltà evoluta, con il suo colpevole ritardo nello sfruttamento delle fonti rinnovabili, sia dipendente dai combustibili fossili. L’Iraq è tra i primi dieci paesi al mondo per quanto riguarda la produzione di petrolio. L’Iran, che è al centro delle tensioni internazionali, è tra i primi quattro. L’Afghanistan è cruciale per il transito di importanti gasdotti internazionali. Davanti ad Israele, tra il mare sul quale si affaccia la striscia di Gaza e Cipro, si estende Gaza Marine, uno dei più vasti e ricchi giacimenti di gas naturale. La Turchia ha già inviato le sue navi per esplorare le risorse, da qui le tensioni con Tel Aviv. La Libia, con i suoi 600 milioni di barili di petrolio e con il suo gas naturale, è strategica per l’approvvigionamento energetico dell’Italia e più di un paese della Nato ha lanciato la sua Opa per garantirsi un futuro meno incerto. A nessuno è venuto in mente di intervenire militarmente in Somalia, dove si sta consumando una delle più grosse tragedie umanitarie del secolo, nè in Siria, dove già 2500 civili, secondo fonti ufficiali (oltre 3000 secondo i cittadini stessi) sono stati uccisi nelle sanguinose repressioni governative. Ma la Siria ha pochissimo petrolio, sufficiente appena per se stessa, e la Somalia è buona solo per depredare le sue coste pescose e come discarica di materiale radioattivo.
La spesa per la Difesa nel solo 2010 è stata di oltre 23 miliardi di euro. Mezza finanziaria, signor ministro! E nel 2011 è destinata ad accescersi, per l’accensione del nuovo scacchiere libico nel quale, come dice il suo governo, siamo stati costretti a intervenire.
Allora io le chiedo: in tempi di crisi, non sarebbe forse il caso di rinunciare per un anno ad esportare la nostra tanto blasonata democrazia, risparmiando in questo modo le vite dei nostri figli e risparmiando una cifra che rimetterebbe subito in piedi i conti pubblici, evitando di mettere ulteriormente le mani nelle tasche degli italiani ed evitando il declassamento del nostro debito?
Per un anno, caro La Russa, anziché andare a sparare, a uccidere e a morire… non potremmo semplicemente restarcene a casa e usare tutti questi soldi per fare il pieno di benzina alle volanti della Polizia?
(Claudio Messora)
Se ci fosse un minimo di etica non avremmo nemmeno un po’ di deficit.
Il deficit di bilancio esiste perché abbiamo un’evasione vergognosa.
Romano Prodi,
22 settembre 2011
A nessuno è venuto in mente di intervenire militarmente in Somalia
@ CG
In realta’, gli USA stanno bombardando ANCHE in Somalia.
Solo ieri sono morti altri 10 civili.
http://freeforumzone.leonardo.it/lofi/Usa-bombardano-Somalia/D7325115.html
Ogni scusa e’ buona per bombardare qualcuno (tutte quelle armi si devono pur usare per far ‘girare’ il commercio delle armi, e poi ricostruire il demolito, per far girare anche l’industria delle ricostruzioni= le due sole industrie che tirano in Usa, ormai).
E quando le scuse non ci sono, si inventano (come con l’Iraq o la Libia) o si creano (come inn Afghanistan e tanti altri posti), o si provocano (come appunto in Somalia, da anni).
@ CG
Fargliene una, una volta all’anno, e’ di scarsa conseguenza.
ecco, se gliel’andassero a fare tutti gli abitanti del circondario,
ogni giorno, magari portandoci il cane e pure il gatto, almeno
il messaggio sarebbe piu’ olezzoso e l’aria piu’ irrespirabile.
Troy Davis: Viene giustiziato un uomo innocente
Tutti, dall’ex presidente Jimmy Carter, all’arcivescovo Desmond Tutu e all’ex parlamentare Bob Barr ha detto che non ci sono prove della colpevolezza di Davis, e che la sua esecuzione dovrebbe essere sospesa.
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=9024
Poi, pero’, ci fanno una capa tanto con Sakineh in Iran (colpevole, ma non giustiziata). Forse le esecuzioni in Usa sono meno esecutorie che altrove, un morto e’ meno morto, perche’ due pesi e cinquanta misure.
Guarda che gli abitanti del circondario non li sopportano per niente. Hanno massacrato la strada con i loro mezzi pesanti (da quelle parti d’estate fa molto caldo) e le amministrazioni comunali hanno chiesto che si rifacesse il manto stradale a spese loro o perlomeno a concorrere per la riparazione.
Non gli hanno neanche risposto e siccome siamo un paese di servi
tutto rimane com’è. Basterebbe la Polstrada, una semplice pattuglia, per proibire loro di uscire dal loro zoo.
Basterebbe..
C.G.
x TUTTI
E’ IN RETE IL NUOVO ARGOMENTO.
BUONA LETTURA.
pino nicotri