Cosa vuol dire “essere umani”?
Il criterio della democrazia non può essere soltanto quello di poter essere quel che si vuole nel rispetto della volontà altrui. Non è detto che la volontà altrui debba meritare d’essere rispettata, neppure quando viene espressa da una maggioranza di persone, altrimenti si dovrebbero giustificare molte dittature volute dalle masse popolari.
Il vero criterio da stabilire è quello relativo all’essere. Cosa vuol dire “essere umani”? Una cosa infatti è l’essere umano (un individuo biologico con le sue relazioni sociali); un’altra invece è l’essenza di questo essere.
Mentre si può stabilire a priori cosa sia un essere umano (tutto ciò che non è animale, vegetale o minerale), non si può farlo con la sua essenza. Astrattamente cosa voglia dire “essere umani” non lo sappiamo. Può essere stabilito solo da un’esistenza comune, condivisa, dell’essere, che faccia sentire umani tutti quelli che la vivono.
Chi vuole sentirsi umano, deve poterlo fare liberamente. Non può esistere qualcosa che glielo impedisca, se non la sua stessa volontà, in quanto nessuno può essere costretto né a essere libero né a non esserlo. E’ solo l’esperienza del momento (il qui e ora) che ci fa capire se stiamo vivendo un’esperienza autentica dell’essere. Una qualunque definizione dell’essere lo viola ipso facto.
L’unica definizione che possiamo dare dell’essere è che è eterno nel tempo e infinito nello spazio. Le forme di questo essere mutano di continuo, ma la sua sostanza è come l’acqua chiusa in un pugno, l’aria che respiriamo. Dell’essenza umana possiamo soltanto dire che “è ciò che è”.
Chi non riesce ad essere se stesso, non è, e per essere se stessi bisogna guardare non solo dentro di sé ma soprattutto al di fuori di sé, poiché l’essere è anzitutto “relazione”. L’essere è un tema di cui possiamo porre, in astratto, solo le premesse. Lo svolgimento è azione, “atto puro”, direbbe Gentile.
Se noi dicessimo che la democrazia o l’essere umani, l’essenza umana dell’essere, è poter essere ciò che si vuole, dovremmo aggiungere che questa regola deve essere valida per tutti. Non basta aggiungere che per poter essere umani, bisogna rispettare la volontà altrui.
Noi non sappiamo più cosa voglia dire “essere umani”, altrimenti non ci porremmo queste domande. Dobbiamo riscoprirlo. Non ha alcun senso rispettare la volontà altrui, se questa volontà non ci aiuta a essere noi stessi, umani. L’unica volontà che meriti d’essere rispettata è quella che ci aiuta a essere noi stessi.
Il fatto però di non sapere a priori cosa sia l’essere, ci obbliga a verificare gli effetti di ogni volontà. La storia ha appunto questa funzione: indurci a sperimentare tutti i tipi di volontà, al fine di poter scegliere la migliore.
Fino adesso, in verità, l’unica forma dell’essere che ci ha permesso di vivere in maniera umana e democratica è stata quella pre-schiavistica, cioè quella del comunismo primitivo. Da quando abbiamo voluto rompere con questa esperienza, affermando volontà non-umane o non-democratiche, le conseguenze sono state devastanti.
Da quando s’è formato l’antagonismo sociale, non si è più riusciti a tornare indietro. Sono soltanto mutate le forme dell’odio tra ceti o tra classi sociali e anche tra individui dello stesso ceto o classe. Tutti i tentativi di superare definitivamente l’antagonismo sociale sono falliti.