Letizia Moratti: signora ma non Signora. Molto prona al Vaticano, al quale ha regalato la nomina degli insegnanti di religione nelle scuole italiane, ignora che il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. E che “errare è umano, ma insistere è diabolico”. Lei infatti insiste

Che a rinfacciare a Giuliano Pisapia una amnistia per un furto d’auto di 30 anni fa sia una persona che, come Letizia Moratti, è entrata in politica, ha fatto il ministro ed è diventata sindaco di Milano solo ed esclusivamente grazie a un pluri indagato, pluri rinviato a giudizio e pluri miracolato da leggi fatte fare su misura come Silvio Berlusconi, e dove non poco comanda gente condannata per “aiutini” alla mafia come Marcello Dell’Utri, è il colmo. Il colmo dei colmi. Il colmo della miseria. Politica, morale e umana. E’ raggelante che il sindaco di Milano abbia tirato fuori questa storia solo alla fine del dibattito su SkyTv, sapendo bene che le regole dello stesso dibattito avrebbero impedito a Pisapia di replicare per dimostrare che si tratta di un falso. Non solo è raggelante, ma si tratta di una furbata che una persona per bene, e in particolare una signora, dovrebbe guardarsi bene dal compiere. Bene ha fatto perciò Pisapia a non accettare la stretta di mano della Moratti a fine dibattito. Vogliamo credere che la sua antagonista sia stata male informata. Ma se questo la scusa come persona privata, come sindaco di Milano aumenta la sua responsabilità del passo falso: un sindaco ha infatti il dovere di essere e apparire informato in modo pieno ed esatto, anziché sballato o approssimativo.

Non c’è neppure bisogno di sapere che Pisapia non è stato amnistiato, ma pienamente assolto, per dire che quella della Moratti è stata una terribile caduta di stile, un atto di pessimo gusto che anche se le dovesse far guadagnare qualche voto le porterebbe solo quello dei peggiori. L’unica nota positiva di questo atto pessimo è che dimostra come il sorriso educato eternamente stampato sulla faccia della Moratti è solo una maschera, che si è rivelata ipocrita. Da oggi è legittimo sospettare che benché si atteggi a gran donna di ottimo lignaggio familiare la signora Moratti non è affatto una Signora. Anche se in buona fede nel caso fosse stata male informata, il particolare della stilettata sferrata quando non era possibile replicare denota mancanza di buona fede e non denota la migliore delle educazioni. Mancanze e non ottima educazione del resto confermate dall’attuale diabolico insistere – “Pisapia da giovane frequantava terroristi” – anziché chiedere scusa e magari dimettersi.

Il lato comico di questa brutta storia è che a rendere nota la faccenda di 30 anni fa è stato lo stesso Pisapia, lo scorso 15 marzo. Andato a visitare i detenuti milanesi di S. Vittore, gesto non elettorale dato che si tratta del parlamentare con il record di visite alle carceri per denunciarne il degrado, Pisapia ha raccontato agli ospiti forzati di S. Vittore che lui quel carcere lo conosce bene: “Ho pagato con quattro mesi e mezzo di cella un errore giudiziario, riconosciuto come tale da una sentenza passata in giudicato”. Il candidato sindaco di Milano ha raccontato che nel 1980 venne arrestato con la pesante accusa “di banda armata e concorso morale nel furto di un’autovettura”. Un pentito del gruppo terrorista Prima Linea aveva parlato del “figlio di un noto avvocato”, e tanto bastò, dati i tempi di allora ben diversi da quelli attuali, per far scattare le manette al giovane Giuliano: suo padre era il famosissimo e autorevole avvocato Gian Domenico Pisapia. Dall’accusa di banda armata Giuliano Pisapia fu “prosciolto con formula piena nella fase istruttoria”. Giudicato e assolto anche per il furto, il reato di concorso morale è stato sì coperto da amnistia, come dice la Moratti, ma l’attuale suo avversario aspirante sindaco il 15 marzo ai suoi ascoltatori aveva spiegato ciò che la Moratti ha invece taciuto: “I giudici mi hanno assolto nel merito, cosa possibile solo in quanto risultava evidente la mia innocenza”. Infatti è vero che l’amnistia coprì il reato di concorso morale nel furto d’auto, ma è anche vero che Pisapia l’amnistia la rifiutò, preferì ricorrere in appello: dove vinse perché venne assolto pienamente dall’accusa. Questo “piccolo” particolare la mesta stilettatrice Moratti se l’è stranamente dimenticato. Ha ragione il proverbio: il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. E nella pentola questa volta c’è cascata l’algida e poco lieta Letizia Moratti. La quale meglio farebbe a occuparsi e dar conto degli abusi edilizia si suo figlio per la nota vicenda della “villa in stile Batman”, abusi a quanto pare coperti da un vigile e da un impiegato comunale. Che se si sono prestati è difficile lo abbiano fatto solo per simpatia e altruismo. Inoltre i malaccorti consiglieri potrebbero ricordare alla signora non Signora che, come certo sa Alessandro Sallusti direttore de Il Giornale di Berlusconi, in Italia vige il diritto all’oblio. Almeno in campo giornalistico non si possono tirar fuori vecchie storie a carico di chicchessia per colpirlo, specie se sono storie che “non ci azzeccano”.

Il lato niente affatto comico di questa faccenda è invece la pretesa che chi è stato di sinistra anche solo 30 anni fa o ha avuto a che fare con la giustizia, pur senza avere condanne, non deve far politica, quanto meno non può fare il sindaco. Si tratta di una pretesa forse non da fascisti, ma certo da più o meno forcaioli. Che però, guarda caso, non vale per Silvio Berlusconi né per i non pochi politici e parlamentari condannati del centro desta. Anzi, in questo caso scatta la strategia dei due pesi è due misure: il condannato è da considerare innocente fino alla sentenza della Cassazione. E quindi intanto se ne può restare tranquillamente sulle poltrone istituzionali.

Ma ci sono altri due aspetti per nulla comici e anzi decisamente preoccupanti che è bene rilevare e non sottovalutare. Il primo è che questa pretesa fintamente moderata della Moratti è il completamento dei colpi di maglio del suo padrino politico nonché padrone del suo partito, il Berlusconi che ormai continua ad accusare come un disco rotto di comunismo tutti coloro che non si piegano alle sue pretese, dalle “toghe rosse” al capo dello Stato fino ai giudici della Corte Costituzionale. Il secondo è che si sta tentando di punire, per ora con tre mesi di sospensione dalla cattedra, i “professori che nelle scuole fanno propaganda o ideologia”, modo anodino per dire i professori di sinistra. Se dovesse passare una simile legge, non si capisce come potrebbero continuare ad esistere nelle scuole pubbliche i professori di religione, anomalia peraltro solo italiana e di Paesi musulmani.

A proposito: ricordiamoci anche che è stata proprio la signora Moratti, quando era ministro della Pubblica istruzione, a regalare al Vaticano il potere di nomina, tramite i vescovi locali (che sono nominati dal Vaticano e non eletti dai fedeli), dei professori di religione nelle scuola pubbliche. E’ come se a decidere chi nominare insegnante di inglese o tedesco o cinese o arabo nelle scuole pubbliche fossero le ambasciate d’Inghilterra, della Germania, della Cina o dei Paesi arabi anziché lo Stato italiano con i concorsi. Senza dimenticare che Moratti fece diventare di ruolo le molte migliaia di insegnanti di religione alla faccia di chi aveva maggiore diritti e anzianità, ma insegnava altre materie.

55 commenti
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  1. Controccorrente
    Controccorrente says:

    Cara Sylvi,

    certamente fratelli in Dio, sicuramente nel Portafoglio ci perdi !

    cc

  2. Antonio Zaimbri
    Antonio Zaimbri says:

    Riporto dalla mia pagina FB
    – La Moratti come Wile il Coyote
    Al candidato de centrosinistra a Milano Giuliano Pisapia, la miglior chiusura di campagna elettorale a la ha regalata la sua avversaria Letizia Moratti.
    La Moratti tirando fuori a tradimento in chiusura di un dibattito televisivo una storia giudiziaria di 30 anni fa, ha costretto i mezzi di informazione non solo ad informare che quelle accuse erano false ma anche a dover rimarcare che Pisapia che poteva usufruire di un’amnistia vi rinunciò per affrontare il giudizio successivo in cui fu assolto per non aver commesso il fatto. L’esatto opposto di un certo Berlusconi che dai processi è sempre sfuggito con cavilli e leggi ad personam.
    Insomma è successo come nei cartoons Hanna & Barbera, la Moratti come Wile il Coyote ha sollevato un grande masso per tirarlo addosso a Beep Beep Pisapia e, come sempre succede sempre a Wile il Coyote, c’è rimasta sotto lei.
    Salutoni a tutti
    Antonio antonio.zaimbri@tiscali.it

  3. Shalom: smettono di leccare il culo? Abu Mazen: "Colonie o pace, adesso Israele deve scegliere"
    Shalom: smettono di leccare il culo? Abu Mazen: "Colonie o pace, adesso Israele deve scegliere" says:

    Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese parla alla vigilia della visita di Napolitano. “Nel prossimo mese di settembre presenteremo alle Nazioni Unite la nostra dichiarazione di indipendenza. Spero che Roma dia presto un segnale elevando il rango della nostra rappresentanza diplomatica”
    dal nostro inviato FABIO SCUTO

    Abu Mazen: “Colonie o pace, adesso Israele deve scegliere”
    RAMALLAH – Fervono i lavori di ampliamento nella Muqata, il palazzo del presidente palestinese. Il nuovo Stato che “presto, molto presto, nascerà”, dice Abu Mazen seduto nel suo studio, ha bisogno di nuove e più ampie strutture governative, e di uffici che possano accoglierle. C’è un senso di ottimismo nelle stanze del presidente, la percezione che si sta vivendo un momento cruciale e delicato per il popolo palestinese. “Il negoziato diretto con gli israeliani resta la nostra priorità”, spiega Abu Mazen mentre si accende una sigaretta, anche se ufficialmente ha smesso di fumare, “ma se il nostro partner non vuole trattare andremo all’Onu in settembre a chiedere se il nostro popolo, che è tornato unito, ha finalmente il diritto a uno Stato”. La riconciliazione di tutti i gruppi palestinesi che tanto allarma Israele, per il presidente, non è un pericolo per la pace anzi un’opportunità. “Netanyahu prima diceva che non sapeva con chi doveva parlare per trovare un accordo con i palestinesi, se con Gaza o con Ramallah, adesso lo sa. È con me che deve parlare e il numero di telefono lo conosce bene”.

    Dopo la firma della riconciliazione al Cairo deve nascere un nuovo governo palestinese che entro un anno dovrà organizzare le elezioni legislative e presidenziali. Che peso avrà Hamas?
    “Questo governo nasce con un programma preciso. I ministri devono essere dei tecnocrati indipendenti, in grado di affrontare le nostre prossime
    sfide che non sono semplici. È un “governo del presidente” che attuerà un percorso chiaro e condiviso da tutti partiti. Politica estera e negoziato di pace restano una prerogativa dell’Olp”.

    A chi darà l’incarico di formare questo esecutivo?
    “Ho un unico candidato ed è Salam Fayyad”

    Che assicurazioni ha avuto da Hamas, che controlla la Striscia di Gaza? Per tutto l’inverno sono piovuti razzi sparati dai miliziani sulle città israeliane circostanti la Striscia…
    “Deve rispettare una tregua assoluta. Anche Hamas è interessato a che la situazione resti tranquilla a Gaza e rispetterà gli impegni che ha preso. In Cisgiordania, l’Anp continuerà a garantire la sicurezza più alta possibile come del resto abbiamo fatto in questi ultimi tre anni. Sono convinto che dopo la formazione del governo il clima politico cambierà completamente”

    Israele non si sente rassicurato da questa riconciliazione. Netanyahu vi chiede di scegliere tra Hamas e la pace…
    “Le cose non stanno in questi termini. La nostra scelta è nel mezzo: Hamas come parte del popolo palestinese che non può essere escluso dal processo politico e Netanyahu come partner per la pace. In un sistema democratico Hamas potrebbe rappresentare l’opposizione, come in tutti i paesi moderni. È Netanyahu che deve scegliere fra le colonie e la pace con noi”.

    Il “governo del presidente” ancora non c’è ma misure di ritorsione sono già partite…
    “Il blocco del trasferimento delle tasse doganali per le merci dirette nei territori dell’Anp è inaccettabile, è contro la legalità internazionale e gli accordi intercorsi con Israele. Sono soldi dei palestinesi e sono necessari alle casse dell’Anp per pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici. Èuna risorsa vitale per noi”.

    Il primo appuntamento per lei e per l’Anp è in settembre all’Assemblea dell’Onu, dove verrà presentata la dichiarazione d’indipendenza dello Stato palestinese entro i confini del 1967. Che scenario ci dobbiamo aspettare?
    “La nostra priorità resta il negoziato con Israele, iniziativa appoggiata da tutta la comunità internazionale. Ma se nelle trattative non ci sono progressi, la nostra seconda scelta è quella di andare davanti alle Nazioni Unite. Non dobbiamo dimenticare le parole dette dal presidente Obama l’anno scorso al Palazzo di Vetro: vogliamo vedere l’anno prossimo la Palestina in questa Assemblea”.

    Quando lei ha annunciato la dichiarazione d’indipendenza la Casa Bianca non l’ha presa bene…
    “Noi non vogliamo uno scontro con l’America, però gli Stati Uniti devono avere la consapevolezza che la situazione attuale non è più sostenibile. Obama è un uomo serio e sincero, abbiamo avuto subito fiducia in lui e ancora ne abbiamo. Chiediamo due cose semplici agli Usa: una posizione ferma sul blocco nella costruzioni degli insediamenti israeliani sulle nostre terre e un impegno nel processo di pace. Impegni che l’Europa ha già preso”.

    Lei in che ruolo si vede in questo futuro Stato palestinese?
    “In quello del pensionato”.

    Scusi?
    “Alla fine di questo ciclo di transizione non mi candiderò alla guida dell’Anp e lascerò anche l’incarico di presidente dell’Olp. Quando sono stato eletto il mio programma era: maggiore sicurezza, sviluppo economico e sociale, arrivare alla riconciliazione e poi l’indipendenza del nostro Stato. Quest’anno c’è la possibilità di realizzare tutto questo, poi me ne vado in pensione”.

    Lunedì lei incontrerà a Betlemme il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, cosa si aspetta da questa visita?
    “Con il presidente Napolitano c’è un’amicizia vera, una storia condivisa. E con il popolo italiano abbiamo un legame molto particolare. Spero che l’Italia, come hanno già fatto altri Paesi europei, dia un segnale attenzione verso le nostre aspettative elevando il rango della nostra rappresentanza diplomatica a Roma, sarebbe un gesto nella giusta direzione”.

  4. sylvi
    sylvi says:

    caro Uroburo,

    le chiedo un favore!
    Poichè sto finendo una lettura comparata della storia del Friuli
    nel 400/500/600 da due “campane: quella “veneziana” e quella di Pio Paschini, friulano…in particolare approfondendo la rivolta della “zioba grassa” del 1511…incappo sempre in “rapporti” fra il Ducato di Milano e la Serenissima!

    Mi indichi un volume della storia del Ducato in quei secoli…possibilmente di uno storico che la veda diversa dagli storici serenissimi!!!

    Anticipatamente grazie…e scusi i miei enormi peli nel naso…che vuol farci!!!!

    Sylvi

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