Il convoglio di volontari italiani da Gaza per continuare la testimonianza di Vittorio Arrigoni
Ricevo e volentieri pubblico quanto inviatomi da una volontaria che si firma Dani Girlinrome.
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Voci che resistono
13 maggio 2011
Cominciamo a conoscere Gaza. Zona nord-est della città: i racconti dei ragazzi palestinesi ci portano indietro di qualche anno, a quei giorni di dicembre del 2008 quando l’esercito israeliano diede inizio all’operazione piombo fuso. Dinnanzi ai nostri occhi i segni di tutto quello che ha portato: edifici distrutti, case abbattute, i campi dove i contadini coltivavano la terra completamente inariditi e contaminati dalle bombe al fosforo bianco. Il confine con i territori occupati da Israele dista solo qualche km, tra questo e lo spazio abitato c’è la così detta “buffer zone”: pezzi di terra coltivabili a cui però i palestinesi non possono accedere; quando lo fanno rischiano sempre un attacco israeliano che parte puntuale dalle torrette disposte lungo la linea di confine. In alcune di queste torrette spara un cecchino, in altre mitragliatrici automatiche. Spesso durante il periodo dei raccolti i militari israeliani irrompono con i carri armati sparando sui contadini all’interno della “buffer zone” per devastare i campi, così com’è avvenuto stamattina. In alto nel cielo, ci fa notare uno dei ragazzi, si erge un dirigibile: attraverso questo mezzo Israele controlla tutta la città di Gaza, al suo interno è posta una potente telecamera satellitare, una sorta di panopticon ultra moderno. L’unica differenza è che il controllore è sempre ben riconoscibile. Conosciamo anche gli abitanti di questa parte di città, i primi a venirci incontro sono i bambini, sui quali i segni della guerra non hanno intaccato il sorriso. Continuano a raccontarci di quel maledetto bombardamento. Questa volta sono le parole di una donna a farlo: il marito perso, i suoi figli sotto le macerie, una di questi con la pallottola in testa e il viaggio in Germania per farla operare. E poi. La storia della famiglia Al Samuni: trenta persone rifugiatesi dentro casa sotto indicazione dell’esercito israeliano, le bombe che piovono sulla casa, lo stesso esercito che impedisce l’arrivo delle ambulanze e dei soccorsi immediati. Il quartiere, prima della strage determinata dai bombardamenti, si chiamava Al Zaytoon. Ora porta il nome della famiglia Al Samuni. Sentiamo poi i racconti di un’altra disumanità: i soldati che bussano alle porte, chiedono alle donne di poter parlare con il proprio marito e il fucile che spara colpendolo a morte, non appena questo esce. Gli abitanti della zona, cercando di ricostruire il quartiere stesso e di reinventarsi un’esistenza oltre la guerra, hanno costruito con il supporto della comunità un asilo che hanno chiamato Al Samuni, in omaggio alla famiglia sterminata. L’asilo è l’unico tocco di colore giallo in mezzo al grigio della difficile ricostruzione. Il prossimo convoglio che partirà alla volta di Gaza, prenderà lo stesso nome: Al Samuni.
Operazione “Piombo fuso”: più di trenta giorni di bombardamenti e oltre 1400 civili uccisi. Mesi di isolamento, senza assistenza sanitaria, senza scuola per i bambini. La locale fabbrica di cemento completamente devastata. Le bombe, due tonnellate e mezzo di “democrazia” israeliana, che colpiscono ogni genere di obiettivo: la zona dei ministeri ha ricevuto fino a sette attacchi. I campi destinati all’agricoltura che vengono asfaltati al termine dell’intervento militare.
Incontro tra mediattivisti.
Nel pomeriggio c’è stato il primo incontro tra gli attivisti coinvolti nella comunicazione. Un’assemblea composta da giornalisti, blogger, mediattivisti ed artisti indipendenti, del convoglio e palestinesi. Il filo conduttore è stata la volontà di continuare il preziosissimo lavoro che Vittorio ha sempre portato avanti. E’ proprio da questi giovani, che hanno conosciuto Vittorio e con lui hanno collaborato, che arriva un forte impulso all’avvio di questo progetto. E’ emersa la necessità di coordinare ed organizzare l’enorme quantità di materiale comunicativo autoprodotto che è il cuore pulsante di informazione alternativa all’interno della Striscia di Gaza. Difatti i media mainstream si limitano a raccontare una Gaza fatta solo di lacrime e sangue, sempre alla ricerca di scoop sensazionalistici e mai di un serio approfondimento.
Le giovani e i giovani gazawi vogliono invece raccontarci la vita quotidiana sotto l’assedio, con le sue ombre, ma anche con le sue luci. Per questo siamo giunti alla necessità di dover creare un coordinamento internazionale, che riesca a proiettare Gaza nel mondo, e il resto del mondo dentro Gaza.
Incontro alla Radio El Shaab Voice Radio.
Nel pomeriggio una delegazione di CO.R.UM è stata ospite dell’emittente radiofonica El Shaab Voice Radio. Durante i bombardamenti, dal decimo piano dell’edificio dove si trova la redazione, l’emittente ha fatto da vedetta per le ambulanze indicando via radio i luoghi dove intervenire. Nell’intervista che abbiamo rilasciato in diretta abbiamo raccontato le ragioni che hanno portato il convoglio qui a Gaza, ad un mese dell’assassinio di Vittorio.
Parmalat e Goldman Sachs: un rapporto “particolare”?
Di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**
Perché tra tutti i possibili advisor finanziari, nazionali ed internazionali, la Parmalat ha incaricato proprio la banca d’investimento americana Goldman Sachs di valutare la fairness option, cioè il parere di congruità sul prezzo dell’Opa lanciato dalla francese Lactalis? Non riusciamo trovare una risposta razionale.
Lungi da noi l’intento di proporre alcun candidato alternativo o concorrente. La scelta della Goldman Sachs è comunque sorprendente. Essa, come è noto, è al centro di indagini per i suoi comportamenti speculativi e non corretti soprattutto alla vigilia e nelle fasi calde della più grave crisi finanziaria di tutti i tempi.
Due dettagliatissime indagini sulle cause del collasso finanziario condotte dalle competenti commissioni d’inchiesta americane hanno identificato la GS tra le principali “fucine” del rischio e dei default.
Il cosiddetto Rapporto Levin della Commissione Permanente per le Indagini del Senato Usa dedica più di 250 pagine all’analisi dei comportamenti della citata banca d’affari. Esso segnala ben 12 casi di conflitto di interesse. Il primo riguarda le posizioni al ribasso assunte all’insaputa di tutti contro i titoli da lei “impachettati” per differenti clienti.
Si trattava dei derivati Cdo, chiamati Hudson, Anderson e Timberwolf, legati ai mutui subprime e alle ipoteche immobiliari. Nel 2007 intascava da queste operazioni un profitto di ben 1,7 miliardi di dollari mentre invece i detentori dei titoli vedevano il loro valore crollare anche per l’effetto di questi giochi speculativi.
La Goldman Sachs non aveva rivelato l’inserimento in alcuni specifici Cdo offerti ai clienti anche di derivati Cds da lei controllati per 1,2 miliardi di dollari. Evidentemente l’intento era quello di trasferire ad altri i titoli a rischio in suo possesso.
Nel caso del Cdo sintetico Abacus, la GS permise ad un cliente, l’hedge fund Paulson & Co. Inc, di selezionare i sottostanti (asset) di un Cdo, ben sapendo che lo stesso cliente era impegnato in operazioni al ribasso sul titolo. Poi sollecitò gli investitori a comprare pur consapevole che essi avrebbero perso alla grande. Naturalmente la GS ottenne laute commissioni e l’hedge fund incassò 1 miliardo di dollari.
La stessa banca, che era stata nominata e profumatamente pagata come “agente liquidatore” di alcuni titoli in caduta libera, ritardò deliberatamente le operazioni facendo perdere somme enormi ai loro detentori.
Essa ha inoltre nascosto informazioni. Ha venduto titoli sopravvalutati che subito dopo venivano svalutati. Sempre secondo la Commissione del Senato Usa, ha posposto interventi finanziari per i quali si era impegnata. Ha celato spesso le proprie intenzioni di giocare al ribasso sui titoli che piazzava ai clienti a prezzi esorbitanti. Il Rapporto si basa su decine di migliaia di pagine di documenti ufficiali portati a riprova delle accuse.
Il ruolo della GS, insieme a quello degli altri primi attori di Wall Street, è al centro anche delle analisi della “Commissione nazionale Angelides” sulle cause della crisi economica e finanziaria negli Usa. Anche in questo rapporto vengono esposte le speculazioni al ribasso “nascoste” fatte su titoli a rischio e di bassa qualità che la GS metteva sul mercato. La sua strategia fu ammessa da un alto dirigente che aveva invitato l’intera struttura della banca a un aggressivo collocamento di tali titoli tra gli investitori. “Vogliamo essere nella posizione di trarre vantaggio quando il mercato andrà in distress (cioè in fibrillazione e in perdita)”, così egli affermava.
Quando nel caso specifico del Cdo Abacus 2007-AC1 la Security Exchange Commission, la Consob americana, l’accusò di frode, la GS nel luglio scorso fu pronta a pagare senza battere ciglio 550 milioni di dollari di multa pur di chiudere il caso e sottrarsi all’attenzione della pubblica opinione.
In Europa si acuisce il problema del debito pubblico greco, sul quale qualcuno gioca sporco tanto da paventare lo sganciamento della Grecia dall’euro. Si dimentica però il ruolo svolto dalla GS e dalle altre banche americane e internazionali, in evidente combutta con le istituzioni elleniche per mascherare i buchi di bilancio con operazioni in derivati finanziari, su cui la Fed e la Sec all’inizio del 2010 avviarono delle indagini.
Spregiudicatamente le stesse banche si sono poi buttate a speculare sul default della Grecia! Detto questo, non è certamente nostra intenzione individuare la GS come la sola causa di una crisi che abbiamo sempre definito sistemica.
Nei confronti della Parmalat la GS ha da tempo avuto un occhio attento. Stando ai resoconti riportati anche sulla nostra stampa nazionale, la GS aveva nel luglio 2008 il 2.015% delle azioni di Collecchio. La quota era poi salita fino al 4,92% per poi scendere a 1,995% a fine 2010.
Dal 1999 l’amministratore delegato della GS fu Henry Paulson. Lasciò il posto nel 2006 per diventare ministro del Tesoro americano. Fu lui a finanziare il salvataggio delle banche e a lasciare che l’economia sprofondasse nella crisi.
Certo che la Goldman Sachs deve avere ancora molti santi protettori in paradiso, anche nei cerchi dove si parla italiano.
*Sottosegretario all’Economia del governo Prodi ** Economista
Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese parla alla vigilia della visita di Napolitano. “Nel prossimo mese di settembre presenteremo alle Nazioni Unite la nostra dichiarazione di indipendenza. Spero che Roma dia presto un segnale elevando il rango della nostra rappresentanza diplomatica”
dal nostro inviato FABIO SCUTO
Abu Mazen: “Colonie o pace, adesso Israele deve scegliere”
RAMALLAH – Fervono i lavori di ampliamento nella Muqata, il palazzo del presidente palestinese. Il nuovo Stato che “presto, molto presto, nascerà”, dice Abu Mazen seduto nel suo studio, ha bisogno di nuove e più ampie strutture governative, e di uffici che possano accoglierle. C’è un senso di ottimismo nelle stanze del presidente, la percezione che si sta vivendo un momento cruciale e delicato per il popolo palestinese. “Il negoziato diretto con gli israeliani resta la nostra priorità”, spiega Abu Mazen mentre si accende una sigaretta, anche se ufficialmente ha smesso di fumare, “ma se il nostro partner non vuole trattare andremo all’Onu in settembre a chiedere se il nostro popolo, che è tornato unito, ha finalmente il diritto a uno Stato”. La riconciliazione di tutti i gruppi palestinesi che tanto allarma Israele, per il presidente, non è un pericolo per la pace anzi un’opportunità. “Netanyahu prima diceva che non sapeva con chi doveva parlare per trovare un accordo con i palestinesi, se con Gaza o con Ramallah, adesso lo sa. È con me che deve parlare e il numero di telefono lo conosce bene”.
Dopo la firma della riconciliazione al Cairo deve nascere un nuovo governo palestinese che entro un anno dovrà organizzare le elezioni legislative e presidenziali. Che peso avrà Hamas?
“Questo governo nasce con un programma preciso. I ministri devono essere dei tecnocrati indipendenti, in grado di affrontare le nostre prossime sfide che non sono semplici. È un “governo del presidente” che attuerà un percorso chiaro e condiviso da tutti partiti. Politica estera e negoziato di pace restano una prerogativa dell’Olp”.
A chi darà l’incarico di formare questo esecutivo?
“Ho un unico candidato ed è Salam Fayyad”
Che assicurazioni ha avuto da Hamas, che controlla la Striscia di Gaza? Per tutto l’inverno sono piovuti razzi sparati dai miliziani sulle città israeliane circostanti la Striscia…
“Deve rispettare una tregua assoluta. Anche Hamas è interessato a che la situazione resti tranquilla a Gaza e rispetterà gli impegni che ha preso. In Cisgiordania, l’Anp continuerà a garantire la sicurezza più alta possibile come del resto abbiamo fatto in questi ultimi tre anni. Sono convinto che dopo la formazione del governo il clima politico cambierà completamente”
Israele non si sente rassicurato da questa riconciliazione. Netanyahu vi chiede di scegliere tra Hamas e la pace…
“Le cose non stanno in questi termini. La nostra scelta è nel mezzo: Hamas come parte del popolo palestinese che non può essere escluso dal processo politico e Netanyahu come partner per la pace. In un sistema democratico Hamas potrebbe rappresentare l’opposizione, come in tutti i paesi moderni. È Netanyahu che deve scegliere fra le colonie e la pace con noi”.
Il “governo del presidente” ancora non c’è ma misure di ritorsione sono già partite…
“Il blocco del trasferimento delle tasse doganali per le merci dirette nei territori dell’Anp è inaccettabile, è contro la legalità internazionale e gli accordi intercorsi con Israele. Sono soldi dei palestinesi e sono necessari alle casse dell’Anp per pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici. Èuna risorsa vitale per noi”.
Il primo appuntamento per lei e per l’Anp è in settembre all’Assemblea dell’Onu, dove verrà presentata la dichiarazione d’indipendenza dello Stato palestinese entro i confini del 1967. Che scenario ci dobbiamo aspettare?
“La nostra priorità resta il negoziato con Israele, iniziativa appoggiata da tutta la comunità internazionale. Ma se nelle trattative non ci sono progressi, la nostra seconda scelta è quella di andare davanti alle Nazioni Unite. Non dobbiamo dimenticare le parole dette dal presidente Obama l’anno scorso al Palazzo di Vetro: vogliamo vedere l’anno prossimo la Palestina in questa Assemblea”.
Quando lei ha annunciato la dichiarazione d’indipendenza la Casa Bianca non l’ha presa bene…
“Noi non vogliamo uno scontro con l’America, però gli Stati Uniti devono avere la consapevolezza che la situazione attuale non è più sostenibile. Obama è un uomo serio e sincero, abbiamo avuto subito fiducia in lui e ancora ne abbiamo. Chiediamo due cose semplici agli Usa: una posizione ferma sul blocco nella costruzioni degli insediamenti israeliani sulle nostre terre e un impegno nel processo di pace. Impegni che l’Europa ha già preso”.
Lei in che ruolo si vede in questo futuro Stato palestinese?
“In quello del pensionato”.
Scusi?
“Alla fine di questo ciclo di transizione non mi candiderò alla guida dell’Anp e lascerò anche l’incarico di presidente dell’Olp. Quando sono stato eletto il mio programma era: maggiore sicurezza, sviluppo economico e sociale, arrivare alla riconciliazione e poi l’indipendenza del nostro Stato. Quest’anno c’è la possibilità di realizzare tutto questo, poi me ne vado in pensione”.
Lunedì lei incontrerà a Betlemme il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, cosa si aspetta da questa visita?
“Con il presidente Napolitano c’è un’amicizia vera, una storia condivisa. E con il popolo italiano abbiamo un legame molto particolare. Spero che l’Italia, come hanno già fatto altri Paesi europei, dia un segnale attenzione verso le nostre aspettative elevando il rango della nostra rappresentanza diplomatica a Roma, sarebbe un gesto nella giusta direzione”.
x Uroburo
legga, per cortesia, il mio ultimo post del precedente.
saluti
Sylvi
http://vik2gaza.org/2011/05/14/video-co-r-um-entra-a-gaza/
Cara Sylvi,
qui dentro , butta l’occhio qui dentro, prima che la Gelmini distrugga tutto !
Ovvio cerca quello che enetualmente ti interessa !
https://www.docenti.unina.it/curriculum/visualizzaCurriculum.do?idDocente=4d4152434f4d4552494747494d52474d524335354832394835303155&nomeDocente=MARCO&cognomeDocente=MERIGGI
Come sai bene , a me NON INTERESSA, io mi fermo al Sesia, verso oriente..da lì per me,tutti Terun Lombardo -veneti eh eheeeeeeeheeeeeeeee!!
cc
Urrrca CC!!!
Grazie! Da una prima scorsa ce ne sono parecchi che sono molto interessanti. Li guarderò con cura.
Però…io avevo fatto cenno alla fatal “zioba grassa” che è stata a Udine una rivolta sanguinosissima di contadini contro i feudatari…diretti però da un feudatario “pentito” filo austriaco contro un cugino “non pentito” filo Serenissima.
E con la Serenissima impegnata contro tutti!
E , sigh.. sigh il Friuli sempre campo di battaglia!
La questione mi interessava perchè la Serenissima soccombette, momentaneamente, perchè impegnata con le beghe con il Ducato di Milano!
A te può parere una specie di Novella 1500….ma i morti inforcati, balestrati ecc. furono parecchi e la questione interessò Triveneto, la Carinzia, la Carniola e il Duca di Gorizia…
Insomma un bel pelo sul naso da esaminare: ho letto la versione veneziana, quella udinese-filo austriaca!
C’è forse una versione di Eugenio di Savoia…chissà!
E poi …attraverserò il Sesia!!!
Già, che cosa facevano in Val Sesia nel 1500???
Sylvi
Sylvi
Insomma un bel po’ di gggennnte!
Presidiavano i guadi dagli infidi Visconti -Sforza -Moratti, famiglie nobbiliari pericolose et infide…!!
La Loro arte era la Calunnia !!
Sai mia cara , poi c’era il problema del traffico illecito del Gorgonzola, che indegnamente faceva concorrenza alla Fontina..si dice che erano muffe “taroccate” per avvelenarci !
Rivolte contadine ?
Quistioni di allodi o terre feudali residue da prendere ?
Mah in tutti i casi nel 400 già c’erano astutissimi “notai “ed avvocati dediti alle libbere professioni, difficili da tassare…!!
Contadini, sempre affamati di possesso terre,che con astuti giureconsulti a pagamento,infinocchiavano gli ultimi rampolli analfabeti della Nobilitate ..puahh !!
Almeno i rampolli derivavano i loro feudi, da Nostro Signore ..!!
Come i bravi monaci dei vari ordini mendicanti !!
Siccardi , ohh Siccardi , ohhh Siccardi…
cc
La commercial Veneta Repubblica rompeva lo scatolame sulla terra ferma per non far la Fine dei genovesi ed avere un congruo entroterra con cui compensar le terre perse contro lo Turco incipiente..visto che la Dalmata et Slovenia et Croazia erano già poco inclini a farsi depredar, dall’acume commersial veneto , magari l’intrigante repubblichetta,sobillava lo Contadiname lombardo al fine de potersi meglio immischiar in fasende che non la riguardavano , onde trar beneficio dalle beghe altrui…!!
Assolutamente non verificato storicamente, ma tutto somato la storia xe sempre la steSa, se non xe zupa ,xe ban bagnato ostregheta !
cc
Caro CC
“Presidiavano i guadi dagli infidi Visconti -Sforza -Moratti, famiglie nobbiliari pericolose et infide…!!
La Loro arte era la Calunnia !!”
Per cotanta gens il percorso è ben delineato ,dal guado al guano dove immancabilmente certi “sepolcri imbiancati e pure incartapecoriti” devono finire per sparire,speriamo in breve tempo!.
A volte basta un semplice,deciso e ben dato(non bendato) voto e ……sllllizzzzzzzzzzzz, a fondo.
Saluti e pronti a brindare
L.
La forza e il coraggio non ci mancano. Da lunedì, alla chiusura delle urne, inizierà a sciogliersi il dubbio ricorrente degli ultimi anni: se il PD, agli ordini di Pier Luigi Bersani, stia riuscendo nell’opera di recupero voti e nel tentativo di attrarre parte di quella immensa mole di non votanti. Nel frattempo nuovi fattori irrompono sulla scena: l’effetto Vendola, con il governatore della Regione Puglia che propone i suoi candidati in una sfida infinita per portare il PD a sinistra.
hello? anybody at home?
Peter
x Peter
Here I’m.
pino
x TUTTI
E’ IN RETE IL NUOVO ARGOMENTO.
BUONA LETTURA.
pino nicotri