In Iraq gay e lesbiche vengono massacrati. Un’altra guerra che non importa a nessuno
L’ultimo, in ordine di tempo, si chiamava Bashar, un attivista omosessuale che aveva organizzato a Baghdad delle abitazioni sicure dove si rifugiavano gay e lesbiche in pericolo di vita e minacciati di morte, anche dai parenti.
Bashar è stato assassinato ieri, all’età di 27 anni. A darne notizia, Peter Tatchell, leader dell’organizzazione LGBT Outrage che ha dichiarato: «Il 25 settembre ho ricevuto la triste notizia che il leader attivista gay, Bashar, studente universitario, è stato assassinato in un negzoio di barbiere. Un gruppo di miliziani lo ha finito con parecchi colpi di proiettili sparati al solo scopo di eliminare la persona. Bashar è stato un giovane coraggioso, un vero eroe che ha messo la sua vita al servizio degli altri, salvando molte persone in pericolo a causa della loro condizione sessuale».
Secondo le Nazioni Unite, gli attacchi contro i militanti gay e lesbiche vengono per la maggior parte da tribunali religiosi e si sono intensificati dal 2005, dopo che il grande ayatollah Ali al-Sistani aveva messa una fatwa che dichiareava che gay e lesbiche dovevano essere uccisi nel peggiore dei modi possibili.
Da allora, pur non essendo illegale l’omosessualità in Iraq, milizie fondamentaliste religiose si sono organizzate per imprigionare, torturare e uccidere ogni omosessuale che catturavano.
Fonte: Outrage