Lettera aperta all’onorevole Veltroni: eviti di parlare a vanvera di cose che non conosce. Ci invii, semmai, un commento su due argomenti purtroppo di attualità. No, non un’altra “Lettera al mio Paese”: solo un commento.

Egregio onorevole Veltroni,

le scrivo in quanto giornalista autore in particolare di due libri sul cosiddetto “rapimento” di Emanuela  Orlandi e di uno, recentissimo, sulla cosiddetta Banda della Magliana  intitolato “Cronaca criminale”. Sono perciò tra i più titolati a rispondere alla sua sbalorditiva lettera pubblicata su Repubblica il 7 ottobre contro la sepoltura del “boss della banda della Magliana” Enrico De Pedis nella basilica romana di S. Apollinare. Il caso vuole che “Cronaca criminale” faccia parlare per la prima volta, e per varie pagine, la signora Carla vedova De Pedis, le cui parole già da sole contengono la demolizione di quanto da lei scritto su Repubblica.
Come prima osservazione c’è da porle una domanda: perché definisce De Pedis “un boss” di quella banda? In base a quali sentenze?
La risposta purtroppo è semplice e sconfortante: lei, onorevole Veltroni, parla basandosi non su sentenze, ma su affermazioni fatte da pentiti, più volte colti in fallo come mendaci  e con uno di loro, Vittorio Carnovale, addirittura condannato per calunnia e gli altri, da Fulvio Lucioli ad Antonio Mancini, demoliti dai magistrati della Cassazione. Affermazioni a loro volta trasformate, nonostante tutto, in Verità grazie a inchieste giornalistiche abborracciate e programmi della Rai più attenti a fare a qualunque costo rumore che a fare informazione. Mancini e i suoi imitatori sono arrivati a “rivelare” in tribunale che “la pistola usata per uccidere il giornalista Mino Pecorelli venne affidata subito dopo il delitto a De Pedis”. Peccato che De Pedis quando veniva ucciso Pecorelli, marzo 1979, era chiuso in carcere e ci rimase ancora fino all’anno successivo, motivo per cui la bugia di Mancini&C è risultata clamorosa. Peccato anche che tutte le ormai famose accuse di omicidi e rapimenti siano state lanciate quando De Pedis era passato ormai da tempo a miglior vita, e quindi impossibilitato a difendersi. La famosa frase “Vile, tu uccidi un uomo morto” dovrebbe essere un ammonimento per tutti. E invece….

Onorevole Veltroni, quello che lei chiama “boss della banda della Magliana”, ucciso nel febbraio 1990, non era certo uno stinco di santo, ma è morto pressoché incensurato. E con un regolare passaporto in tasca. Come unica condanna De Pedis ha avuto quella per una rapina compiuta da giovanissimo, quando la banda della Maglina non esisteva neppure nella più fervida fantasia di romazieri e giallisti. Dopodiché De Pedis è stato sempre assolto da tutte le altre accuse, perfino da quella  di avere fatto parte della banda della Magliana, e non come boss, ma come semplice associato a delinquere. Ripeto: assolto. E con formula piena. Non miracolato da scadenze termini o leggi ad personam, come successo invece in alcuni casi di alto livello politico e di malcostume che tengono banco in Italia da anni, bensì assolto. Anche le accuse di cui lei si è fatto incautamente latore sono state lanciate solo dopo la morte del cosiddetto “boss”, e  non sono mai state suffragate da prove né tanto meno da sentenze.
Come racconto nel mio libro “Cronaca criminale”, a me è bastato un sopralluogo in via di Villa Pepoli per appurare che il pentito Maurizio Abbatino dice il falso per esempio riguardo l’uccisione del “cravattaro” Domenico “Memmo” Balducci, strozzino d’alto bordo coinvolto tra l’altro nel giro Flavio Carboni/banchiere Roberto Calvi. E’ la stessa scena del delitto a dimostrare che Abbatino dice il falso, purtroppo preso per oro colato da note puntate televisive. Per quanto riguarda l’accusa lanciata da Abatino che tra gli sparatori a morte di Balducci c’era De Pedis, a dimostrarne la falsità è il fatto che in quei giorni “il boss della Magliana” non era a Roma: stava con la sua futura consorte, Carla, in albergo  prima a  Pescara e poi alle isole Tremiti. Un altro accusato da Abbatino per quel delitto s’è scoperto che non era neppure in Italia. Tutto ciò tralasciando che gli stessi magistrati inquirenti ripetono che non di Banda della Magliana bisogna parlare, bensì di malavita romana, visto che questa non ha mai avuto una “cupola” con epicentro né alla Magliana né altrove.
Riguardo la sepoltura nella  basilica, il magistrato romano De Gasperis ha chiarito da ormai più di una dozzina d’anni che non ha nulla di losco. Probabilmente si tratta di una sepoltura inopportuna, anche se la pietas non solo cattolica invita al “parce sepulto”, ma certo non per i motivi addotti da lei, onorevole Veltroni. Riguardo le farneticazioni della “supertestimone” (!?) Sabrina Minardi, di recente prudentemente sostituita con altri “supertestimoni”, non è serio prenderle in considerazione tanto sono sfacciatamente false. La disinvoltura della signora Minardi, per sua stessa ammissione escort d’alto bordo al tempo del “boss della Magliana”, si è prodotta alla grande perfino nel “rapimento” di Emanuela Orlandi. Un “rapimento” che non solo non è mai esistito stando anche a quanto scritto in sentenza istruttoria da magistrati delle Repubblica italiana, ma che lo stesso magistrato Severino Santiapichi ha definito “sequestro mediatico, cioè inventato e avvalorato dai mass media”. E guardi, onorevole Veltroni, che Santiapichi di sequestri veri se ne intende, visto anche che ha presieduto un processo per il tragico sequestro dell’onorevole Aldo Moro. Immagino lei ricordi  l’argomento.
Potrei continuare a lungo, ma non voglio annoiare i lettori. Il problema, caro onorevole, è che se si segue il suo esempio, prendendo per buone accuse indimostrate e indimostrabili,  se si prende per buono ciò che non è corroborato da sentenze, e se queste vengono  sostituite con le chiacchiere buoniste, di sicuro effetto pubblicitario, allora se ne deve concludere che aveva ragione la commissione Mitrokhin ad accusare molti dirigenti comunisti e molti giornalisti di essere stati al soldo dei servizi segreti di Mosca. E avevano ragione il “conte Igor” e la commissione parlamentare d’inchiesta sulla Telekom Serbia a sostenere che il suo collega di partito Massimo D’Alema ha illecitamente lucrato su compravendite di società telefoniche in Serbia. Non solo: aveva ragione anche chi accusava Romano Prodi di avere svenduto, pro domo sua, l’industria di Stato Sme al finanziere ed editore Carlo De Benedetti.
Eh sì, egregio onorevole Veltroni: se si accetta il suo inaccettabile modo di fare affermazioni riguardo “il boss” De Pedis in base a semplici sentito dire, allora per coerenza e per evitare l’uso di due pesi e due misure se ne deve concludere che, pur essendo accertato che sono false,  sono vere anche le pretese delle commissioni Mitrokhin e Telekom  Serbia nonché le accuse contro Prodi.
Sostituire la magistratura con il chiacchiericcio e trasformare in sentenze le leggende metropolitane o i pentimenti mendaci è sbagliato. Come è sbagliato atteggiarsi ad esperto, amante e protettore dell’Africa dopo un paio di viaggetti vacanze in quell’enorme e sfortunato continente, promettendo – come ha fatto lei – di emigrarci mentre invece è ancora qui: a discettare di argomenti che non conosce e per i quali fa uso di un ecumenismo più da pontefice, quale lei non è che, che da leader politico, quale lei vorrebbe essere. Di pontefice ce n’è già uno, ed è anche troppo. Ed essere stato sindaco di Roma non significa avere titoli da “sindaco” del Vaticano: questo infatti sta a Roma, ma NON ne fa parte. Prima di inviare un’altra “Lettera [buonista] al mio Paese”, questa volta straparlando di “boss della banda della Magliana” e di “rapimenti” di fatto solo mediatici, lei dovrebbe informarsi. E studiare. Non solo cinematografia, perché la realtà non è un film con copione, sceneggiature e protagonisti inventabili e scelti a piacimento. E’ sbagliato sostituire il moralismo d’accatto, facile facile, di sicuro successo, e il buonismo “africano” ai problemi seri. Non è certo così che si combatte la malavita vera. O che si può rimandare a casa Silvio Berlusconi.
Questa NON è la “sua” Africa, alla Karen Blixen rivisitata, ma la nostra Italia.
Cordialmente.
pino nicotri
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Post scriptum:
1) – Lo zio assassino di Sarah Scazzi dopo avrela uccisa s’è fatto il segno della croce e ha recitato qualche Ave Maria. Come direbbe il confessore della chiesa di S. Gennaro a Napoli, che conobbi quando scrissi il libro “Tangenti in confessionale”, ormai la polizia e i magistrati devono farsi da parte: “Neh, se ti sei pentito Dio ti ha perdonato. E se la giustizia divina ti ha perdonato, che cavolo ci azzecca la giustizia terrena?”. Un ritornello purtroppo ripetuto migliaia di volte anche dai confessori dei criminali, pardòn, dei peccatori della mafia, camorra, ndrangheta e sacra corono unita, oltre che ai tangentisti di tutta Italia. E poi il papa, quello vero, vuole anche impartire lezioni di morale!
2) – Puntuale come un treno svizzero, l’avvocato ed ex magistrato Ferdinando Imposimato per coprire il rumore che sta facendo il mio libro sulla “banda della Magliana” si è rimesso a raccontare le sue belle “trame dell’Est kommunista”. “A tradire Emanuela Orlandi è stata una sua amica”, ovviamente per consegnarla ai kommunisti dell’Est. Ovviamente la Rai e i giornali specie romani abboccano subito, evitando di far notare una strana contraddizione che è anche un conflitto di interessi: prima di diventare – nel 2002 o 2003 – il legale rappresentante della signora Maria, madre di Emanuela Orlandi, nella nota vicenda giudiziaria, Imposimato è stato per qualche mese il legale di Alì Agca: cioè a dire, proprio del tizio a favore del quale – a dire anche dello stesso Imposimato – Emanuela sarebbe stata “rapita”! L’Ordine degli avvocati ha nulla da dire? E non ha nulla da dire riguardo il fatto che l’avvocato Imposimato ancora il 30 dicembre 2009 in una intervista alla Rai si faceva accreditare come ex magistrato che s’è occupato a suo tempo del caso Orlandi quando invece NON se n’è MAI occupato? NON da magistrato, comunque.
Siamo al 28° anno di cazzate ignominiose per reggere la coda alla messinscena del “rapimento” della povera Emanuela. Cosa si fa nella vita per guadagnarsi la pagnotta, con ottimo companatico. E tenere lontane le luci dalle cupe ombre del Cupolone….

Onorevole Veltroni, che ne dice di questi due post scriptum? No, non serve un altro proclama, un’altra “Lettera al mio Paese”: basta un commento nel forum del blog. I maligni e cattivi d’animo insinuano che lei si guarderà bene dall’inviarlo.

401 commenti
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  1. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Rodolfo

    Sono invece molti gli ebrei secondo i quali Israele non è “un bene per tutti gli ebrei” e comunque non ha molto da spartire con l’ebraismo a parte le chiacchiere strumentalmente utili al potere politico.
    Non è una buona cosa, umanamente parlando, che degli europei per esmpio spagnoli o degli statunitensi per esempio di New York vadano in Palestina a rubare altra terra ai palestinesi con la strana scusa di essere ebrei. E’ come se noi “romani”, cioè gran parte dell’Europa e del centro e sud America, andassimo in Turchia per rubare la terra ai turchi con la scusa che Enea è arrivato a Roma dalla Turchia.
    Ma anche a voler saltare certe diatribe, cioè certe verità scomode peraltro tirate fuori pur sempre da ebrei, ma non sionisti né arabofobi, c’è un aspetto che prima o poi diventerà un problema non da poco. Se Israele “è lo Stato di tutti gli ebrei del mondo”, come usa dire non solo l’ormai paralizzato Sharon, lei Rodolfo è italiano, magari un domani un tedesco, o un israeliano? E per quale motivo mai i Paesi arabi avrebbero dovuto e dovrebbero ancora oggi tenersi in casa le varie minoranze “israeliane”?
    Prima o poi qualcuno tirerà fuori il problema. E tappargli la bocca lapidandolo come antisemita farà solo ridere i polli più di oggi, perché dare dell’antisemita a chi non lo è neppure da lontano e magari è pure ebreo, è solo da prepotenti, ma anche da coglioni.
    Non tutti i Paesi sono come l’Italia e non tutti i cittadini del mondo hanno la coda di paglia come gli italiani. Prima o poi in qualche Paese si comincerà a chiedersi che senso ha che il vicepresidente della Commissione Esteri del proprio parlamento nazionale sia una colona israeliana che vive nella colonia di Gilo, anche se magari ha doppia nazionalità. E che per giunta per farsi eleggere in un parlamento non di Israele ha condotto la propria campagna elettorale chiarendo che avrebbe fatto “gli interessi di Israele” anziché quelli del Paese dove si presentava alle elezioni.
    Un saluto.
    pino nicotri

  2. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    DA PARTE DI CERUTTI GINO
    ——————————————-
    Letta oggi, sarà pur vero che siamo un Paese di
    bacchettoni ma questo non toglie che c’è ancora gente con
    la schiena diritta e che pensa ancora con la propria
    testa. Qualcosa mi dice che questa lettera sia stata
    scritta da un prete
    ———————————————————————————————————————————————————————
    “Il Partito dell’Amore elabora dossier di odio per punire i suoi critici; il leader del Partito dell’Amore bestemmia Dio per far sorridere, mentre una altissima carica della Chiesa cattolica e cristiana cerca la giustificazione invitando a contestualizzare la bestemmia, perché detta per far ridere, e, quindi, per questa Eminenza, diventa accettabile, giustificabile e relativamente valutabile e non assolutamente condannabile.

    C’è qualcosa che non mi convince !

    Le religioni monoteiste insegnano, ormai da molte decine di secoli, che l’essenza stessa dell’Amore è Dio; il solo in grado di amare totalmente senza attendere di essere ricambiato.

    Nel Cattolicesimo l’Amore di Dio si coniuga con l’estremo sacrificio della croce e con la promessa della resurrezione.

    Poiché ci ritroviamo nella cattolica Italia, con una ingombrante presenza del Vaticano che non sempre concentra le sue attenzioni alla vita dello spirito ed esonda più volentieri che spesso oltre gli argini dello spirito, il concetto di Amore va inquadrato dentro l’alveo di un sentimento che trae origine dal soprannaturale.

    Coincidendo l’Amore con la vita dello spirito, la predicazione dell’Amore serve a nutrire le coscienze per condurle nelle alte sfere dei sentimenti nobili che avvicinano l’uomo a Dio.

    Così l’Amore chiama Dio stesso a testimone, perché eleva l’uomo in una tensione verticalistica che dall’uomo si indirizza a Dio; la è l’aspetto orizzontale dell’Amore che permette la sua stessa verticalizzazione, quell’aspetto orizzontale che unisce gli uomini e tutti gli uomini in una solidale visione della vita, che ha come scopo la tensione verso Dio.

    Detto così i pontefici, le alte gerarchie della Chiesa, i santi, i dottori della Chiesa, i mistici appaiono poco più che dei mediocri sacrestani a fronte di questo presidente del consiglio che pone la spiritualità della vita cattolica e cristiana come fondamento della stessa azione del governo e l’Amore, riscoperto, traumaticamente riscoperto, come motivo cementante dell’umanità nazionale e anche oltre. Proclamare, addirittura, l’identificazione del suo partito come ispirato dall’Amore e, magari, come “partito dell’Amore”, significa chiamare Dio stesso a testimone della raggiunta perfezione che assimila l’umanità intera.

    Con la nuova (o nuovissima) scoperta cavalleresca Dio stesso diventa un tesserato, magari ad honorem, di questo straordinario partito.

    Ma Dio era stato già identificato come un comunista ante litteram;
    fu Boselli a indicare in Cristo il primo socialista (forse, forse non craxiano, ma non si sa mai…!);
    Cristo divenne democristiano in Sicilia, leghista nel Nord-Est d’Italia, neo fascista a Roma, filo mafioso nelle intenzioni di Provenzano;
    presidente onorario dello IOR, nonché fondatore dello Stato città del Vaticano, con delega ai successori di farsi sovrani assoluti;
    Cristo e Dio tirati per la giacchetta in una competizione che ci ricorda le sagre paesane con l’immancabile tiro alla fune.
    E’ storia antica.

    Cominciò Costantino, quando massacrò a Ponte Milvio le truppe di Massenzio, sostenendo di avere vinto nel segno della croce.
    Poi i crociati con ”Deus vult !”.
    Quindi l’Inquisizione, che, in nome di Dio, accendeva i fuocherelli purificatori, per fare arrostire i dissidenti, le streghe, gli alchimisti e i proprietari terrieri ai quali si volevano sottrarre le terre per ingrandire lo Stato Pontificio, sovrastando sempre quei roghi con la croce, simbolo divino.
    Supefluo parlare della battaglia di Lepanto che i leghisti vorrebbero rinnovare, auspicando un nuovo Pio V.
    Dall’America risuonò “Dio benedica l’America”, invocazione di Bush prima di mandare i suoi eserciti a bombardare i banchetti di nozze, i mercati nell’ora di punta, le moschee il giorno e l’ora della preghiera collettiva, gli autobus carichi di scolaretti trasformandoli in orripilanti Mc Donald con amburgher di carne umana.
    In Inghilterra Dio è costantemente impegnato a salvare il re, God Save the King.
    Presso i musulmani “ inschiallahà”, identifica Dio come gestore unico dei destini dell’uomo.
    Ma tutti indistintamente tirano dalla propria parte Dio per giustificare l’egoistica assenza di scrupoli; Dio ridiventa il Dio degli eserciti, il Dio vendicatore, punitore della parte avversa, soccorritore dei vincitori; ovviamente non scaccia i mercanti dal tempio, anzi si associa per trarne lucro e vantaggi.
    Tutto ciò non mi convince, mentre vengono imposte tessere di partito a quel Dio che ha predicato l’Amore universale, sottraendogli il primato.

    Oggi si combatte il relativismo etico solo per affermare la sovranità di una parte contro un’altra e il relativismo sociale per giustificare l’enormità che divide il mondo in produttori e consumatori, creditori e debitori, satolli e affamati, Occidente progressista e terzo mondo arretrato, Nord, opulento e sprecone, e Sud vittima degli egoismi.

    Ma Dio continua a essere tirato per la giacchetta (o per la tunica) come avallo al più forte, al più ricco, al più potente, al meno scrupoloso.

    Ma quando, finalmente, gli uomini sapranno schierarsi dalla parte di Dio, mortificando le loro ambizioni ?

    (Rosario Amico Roxas)

  3. Rodolfo
    Rodolfo says:

    xNicotri
    Sono invece molti gli ebrei secondo i quali Israele non è “un bene per tutti gli ebrei”

    Sara´, se lo dice lei dve essere vero.
    Io personalmente non vivo in un buco ma non ho mai sentito niente del genere. Tranne quei quattro gatti di ultraortodossi di Mea Shearim.

    Se e´buono o non e´buono, oramai le cose stanno cosi. Esiste uno Stato che si chiama Israele abitato da Ebrei.
    L´idea di Israele non e´venuta agli Ebrei senza un motivo.
    C´e´stata una necessita´ e qualcuno ha dovuto pagare le consequenze .
    Lei sa´di chi e´la colpa.
    Lei sa´anche che se i Palestinesi avessero voluto veramente la pace, cio´sarebbe da tempo una realta´.
    Per quanto riguarda la Nierenstein, non c´e´niente di strano ne´di scandaloso che faccia gli interessi di Israele, qualcuno li deve ben pur fare. Non credo che la Nierenstein si astenga dal voto su tutti gli altri problemi che non riguardano Israele.
    Se prendiamo per esempio Daniel Cohn Bendit (il rosso) e´Francese ma anche Tedesco siede al parlamento Europeo e fa´gli interessi dei Verts Francesi e dei Grünen Tedeschi, piu´ essendo Ebreo si interessa di Israele. La Nierenstein quando non e´in Israele e´in Italia dove e´nata ed ha una casa. Conosco decine di Tedeschi che hanno una casa in Toscana o in Spagna . Dov´e´il problema.
    Un saluto. Rodolfo

  4. sylvi
    sylvi says:

    x C.G.
    Qualcosa mi dice che questa lettera sia stata
    scritta da un prete.

    Non necessariamente!Potrei firmarla io, centinaia di persone che conosco…
    Mio nonno diceva che dall’Amore, inteso anche come Carità, discende la tolleranza!!!

    Ma stiamo parlando di Cose sideralmente lontane da queste miserie che viviamo giorno dopo giorno! E da Ladri di Amore cammuffati da Ministri spirituali e materiali.

    Sylvi

  5. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Caro Pino,
    ne hai avuto di fegato a immetterti in una storia tanto ingarbugliata..!! Ma forse, poi, tanto ingarbugliata non è.

    Un appunto: perche dai dell'”onorevole” all’Uolter?
    Non sarebbe ora di eliminare dal nostro lessico questo appellativo?

    Basterebbe chiamarli “deputati” anche se, diciamolo senza voler fare quì il qualunquista, un pò tutti si “deputano” i fattacci loro.
    In nessun paese al mondo i politici vengono chiamati onorevoli.
    Ci ha provato Bertinotti, chiamandoli coerentemente “deputati” quando era Presidente della Camera.
    Sparito il rifondarolo, tutto come prima.
    màh.
    C.G.

  6. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    cara Sylvi,
    l’ho letta tre -quattro volte e pur non essendo uno che si va a sbattere il petto in chiesa, mi ha coinvolto.
    Vero, potrebbe scriverla chiunque.
    Basta che non abbia peli sulla lingua.
    C.G.

  7. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Lo dicevo sul blog precedente:
    non c’è di peggio che essere un ignorante disonesto.
    Altro che la Komare.. (la quale non è nè ignorante, nè disonesta!), questo tipetto quaglieggia e fa giravolte supponenti da far venire il vomito.
    Cito:
    “C’è stata una necessità e qualcuno ha dovuto pagare le consequenze “.

    Roba da pazzi! In fondo è proprio vero: sono proprio questi individui i veri nemici di quel popolo.
    C.G.

  8. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Ma insomma si puo´ leggere questo famoso articolo?
    Anche il link basta…..

    Di vermi che non capiscono e che hanno non segatura , ma merda nel cervello non parlo. Rodolfo

  9. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Caro Gino,
    la disonestà sta proprio nel fatto che quando le conseguenze le devono pagare gli altri pazienza, quando tocca a loro giuù pianti e strepiti…!!

    Prima vennero e presero i gay e i pervertiti sessuali, ma non mi importava perché io non ero tra quelli, e non dissi nulla.

    Dopo vennero e presero gli andicappati, ma a me non importava, perche non ero andicappato, e non dissi nulla.

    Poi tornarono e presero gli zingari ma a me non interessava, perche non ero zingaro, e non dissi nulla.

    Tornarono ancora e presero i dissidenti politici, ma a me non interesso nulla io ero apolitico, per cui non dissi nulla.

    Quindi tocco ad alcuni sacerdoti e preti di varie chiese, ma io non ero un credente e quindi la cosa non mi interesso, per cui non dissi nulla.

    Tornarono ancora una volta e si portarono via i sindacalisti, i comunisti, i contestatori, ma a me non interessava in quanto ero un borghese, e non dissi nulla.

    Nel contempo prendevano quelli ritenuti non ariani, ma io ero, anzi pensavo, di essere considerato ariano e quindi la cosa non mi riguardava, e non dissi nulla.

    In fine presero gli Ebrei e coloro che gli erano amici, ma a me non interesso, io non ero, ne avevo amici ebrei, e quindi non dissi nulla, la cosa non mi riguardava.

    Quando tornarono per l’ultima volta e mi presero, le bombe già cadevano su Berlino, nessuno disse nulla, ed ormai era troppo tardi e cosi a causa della mia indifferenza prima, di altri poi, anche io morii assassinato.

    Ovviamente ,…!!

    cc

  10. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Poi c´e´uno che non si vuol far prendere piu´da nessuno e la cosa non riguarda piu´nessuno…. nemmeno i discendenti di quelli che hanno provocato una tragedia……ovviamente , anzi continuano a perseguitarlo

  11. Anita
    Anita says:

    x CC

    They came first for the Communists, | and I didn’t speak up because I wasn’t a Communist. || Then they came for the Jews, | and I didn’t speak up because I wasn’t a Jew. || Then they came for the trade unionists, | and I didn’t speak up because I wasn’t a trade unionist. || Then they came for the Catholics, | and I didn’t speak up because I was a Protestant. || Then they came for me, | and by that time no one was left to speak up.

    (citato nel monumento all’Olocausto del New England a Boston, Massachusetts)

    —————–

    Vennero per i comunisti | e io non parlai perché non ero un comunista. || Quindi vennero per gli Ebrei, | e io non parlai perché non ero un Ebreo. || Quindi vennero per i sindacalisti | e io non parlai perché non ero un sindacalista. || Quindi vennero per i cattolici, | ed io non parlai perché ero un protestante. || Quindi vennero per me | e a quel punto non rimaneva nessuno che potesse alzare la voce.
    —————————————————

    Ci sono diverse versioni eccetto la tua ultima frase.

    Anita

  12. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Rodolfo

    Ma come fa a essere così disinformato sull’ebraismo e sulle polemiche nel mondo ebraico? Ci sono anche i Naturei Karta. Ci sono le persone come Chomsky e una marea di altri intellettuali, più tutto il dibattito per esempio prococato dal libro “Un pericolo interno”, di una nota personalità politica israeliana, dove per pericolo si intende la degenerazione dell’ebraismo innescata dal fanatismo israeliano.
    Un saluto.
    pino nicotri
    P. S. Come sta Beniamino?

  13. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Alex

    Il bello è che su quel capolavoro L’espresso ci ha fatto un pezzone, riguardo il mio lo stesso collega di quel pezzone non ha neanche risposto alle mie e-mail di spiegazione di alcune cose “inerenti”. No comment.
    Ma il nostro è un Paese che ama sempre più le chiacchiere, l’assurdo e il “mistero” che la verità dei fatti. Troppo dura spesso da sopportare. Meglio sognare….. In attesa che i sogni diventino incubi che ti svegliano di soprassalto dopo un altro ventennio di sonno della ragione.
    Un saluto.
    pino

  14. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Anì
    e allora,non capisco cosa vuoi dirmi…ovviamente stava ad indicare la china.scivolosa di certi atteggiamenti…la poesia mi pare chiarissima, per gli onesti, bisogna lottare contro ogni discriminazione per sperare che qualcuno di preoccupi di te!

    cc

  15. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    Altro che la Komare.. (la quale non è nè ignorante, nè disonesta!), questo tipetto quaglieggia e fa giravolte supponenti da far venire il vomito.
    ——————————————-

    Lei si contraddice, secondo lei io sono ipocrita, quindi disonesta.

    Se le faccio venire il vomito si prenda una Dramamine o l’equivalente italiano.

    Anita

  16. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Caro Nicotri, Benjamin gia´cammina anzi corre, gli imparo a dare calci al pallone ,ma non solo quelli con l´effetto, nell´insieme e´la mia vita.
    Dice bene quando parla di degenerazione dell´Ebraismo.
    6.000.000 milioni ne sono morti per tenere alto la morale Ebraica. Vorrei tanto continuare, ma devo andare.
    Un saluto. Rodolfo

  17. Anita
    Anita says:

    x CC

    Niente, ho solo scritto che la ‘poesia’ e’ scritta sul monumento all’Olocausto a Boston.

    Eccetto la tua ultima frase.

    Adesso circola in molte versioni secondo le vedute politiche e maggiormente per la perdita di liberta’ di pensiero sempre piu’ incipiente.

    Anita

  18. Peter
    Peter says:

    x Anita

    tu che ti controlli spesso, hai mai sentito di gente con un colesterolo HDL piu’ alto di LDL?
    Pare che io sia uno di quei fortunati, con dei trigliceridi, poi, al limite inferiore della ‘norma’. Dev’essere il vino rosso, seguito dall’olio extravergine…
    No, sono sicuramente i miei geni italici-mediterranei, che battono i tuoi italici-alpini…
    Il medico che mi ha dato i risultati non credeva ai suoi occhi. Ti credo, coi valori che hanno in media su queste isole atlantiche…
    Forse dovrei emulare qualche blogger e fare anch’io qualche figlioletto…e’ un peccato che geni simili si estinguano con me!

    ciao, Peter

  19. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Rodolfo

    Purtroppo sono morti a causa dell’inciviltà della Civiltà Occidentale. Che adesso se ne vuole servire in altro modo, ma sempre alimentato da odio verso “gli altri”.
    Un saluto a Beniamino.
    pino nicotri

  20. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Veramente no.

    Ho sentito di HDL di 90, ma mai piu’ alti del LDL.
    Il mio e’ sempre stato sui 75.
    Si, sei fortunato.

    Ho amici, mio marito incluso che avevano il colesterolo totale basso, ma…l’HDL e’ o era di 30-35.

    Ma l’hai scoperto adesso?

    Ciao,
    Anita

  21. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Kara Komare,
    se per lei ipocrisia significa pure disonestà faccia pure.
    Come non detto.
    Però se vogliamo dire le cose come stanno e in maniera semplice, l’ipocrita mi sembra quello (e quella) che tìtuba, magari riconosce al contraente che su certe questioni possa aver ragione , ma non può ammetterlo, altrimenti il castello di sabbia di falsi miti costruito con tanta fatica ma sulla….sabbia, cade giù e ci rimane male. Si sente offeso (e offesa) ma raramente mette in discussione le sue tesi con se stesso (e se stessa).
    Per quanto riguarda invece la disonestà perlomeno quella intellettuale, il fattore è un’altro, cioè che quando uno (o una) mente sapendo di mentire, è un disonesto (e una disonesta). Punto.
    Una terza categoria sarebbe quella di chi si autodefinisce , commiserandosi, un ignorante.
    Ma questo l’ho già spiegato al Rodolfo, sul quale ho i miei fondati dubbi che capisca il concetto, e lei mia diletta, su questo non c’entra affatto e mi sembra di averlo rimarcato.
    Tanto le dovevo.
    Buonaseeeera.
    C.G.

  22. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Post Scriptum:
    la pregherei inoltre di leggere bene, volendo, quello che uno scrive e non scambiare come di suo solito fischi per fiaschi.
    Quando le pare o le fa comodo, mi sembra che lei non ha difficoltà nel capire quello che si dice.
    C.G.

  23. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    Ipocrisia significa “finzione” con la quale una persona riesce a simulare buoni sentimenti, amichevole disposizione, rettitudine di vita, allo scopo di accattivarsi la simpatia altrui in vista di qualche suo scopo particolare.

    Io non mi sono mai voluta accattivare nessuno, per qualsiasi ragione o scopo.

    MAI…..!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    Anita

  24. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    Riconfermo in Inglese:

    hyp·o·crite   /ˈhɪpəkrɪt/ Show Spelled
    [hip-uh-krit] Show IPA

    –noun
    1. a person who pretends to have virtues, moral or religious beliefs, principles, etc., that he or she does not actually possess, esp. a person whose actions belie stated beliefs.

    2. a person who feigns some desirable or publicly approved attitude, esp. one whose private life, opinions, or statements belie his or her public statements.

    Anita

  25. Shalom: la deriva fascista di Israele e la protesta degli intellettuali. Qual e' la differenza con le leggi razziali di Mussolini?
    Shalom: la deriva fascista di Israele e la protesta degli intellettuali. Qual e' la differenza con le leggi razziali di Mussolini? says:

    NON VOGLIAMO ESSERE PARTE DI UNO STATO FASCISTA
    E’ scesa in piazza l’altra Israele. Oltre 100 accademici, scrittori e attori hanno manifestato ieri a Tel Aviv contro l’emendamento alla legge sulla cittadinanza approvato dal governo. “E’ come le leggi razziste del 1935” hanno protestato

    Gerusalemme, 11 ottobre 2010 Nena News – Dovra’ giurare fedelta’ ad “uno Stato ebraico e democratico”, chi, non-ebreo, vorra’ diventare cittadino di Israele. E’ stata approvata ieri dal consiglio dei ministri – dopo il via libera del premier Netanyahu mercoledi scorso – la nuova legge sulla cittadinanza, che da giorni suscita polemiche all’interno della societa’ civile israeliana ma anche degli stessi vertici politici. L’emendamento alla precedente legislazione sulla cittadinanza, e’ passato con 22 voti a favore (in maggioranza Shas, Likud e ovviamente Yisrael Beitenu, il partito di estrema destra del ministro degli esteri Lieberman, promotore della nuova legge) e otto contrari, tra cui i ministri laburisti e anche tre del Likud, il partito del primo ministro.

    L’emendamento approvato, che ora dovra’ essere votato dalla Knesset, richiede ai non-ebrei che vogliono prendere la cittadinanza israeliana di giurare fedelta’ con la seguente formula “ Giuro di rispettare le regole dello Stato di Israele in quanto Stato ebraico e democratico”.

    Mentre i partiti della destra nazionalista esultano, la politica israeliana si e’ spaccata, con i voti contrari dei laburisti e le accese critiche della leader dell’opposizione, Tzipi Livni, che, comunque, in riferimento alle trattative di pace, non nasconde il suo sostegno al riconoscimento da parte della leadership palestinese di Israele come “Stato ebraico e democratico”.

    Barak ha ritirato pochi minuti prima del voto, il suo supporto incondizionato all’emendamento per paura – secondo le sue dichiarazioni – che il decreto legge diventi “un mezzo razzista”. Barak aveva proposto che nell’emendamento si aggiungesse un chiaro ed esplicito riferimento alla Dichiarazione di Indipendenza e spiega che tale aggiunta avrebbe riflettuto “lo spirito liberale” di Israele. Non e’ ancora chiaro se la proposta di tale modifica al testo approvato, sara’ sottoposta o meno al gabinetto ministeriale per un nuovo voto nel giro di 2-3 settimane.

    In realta’ come la stessa Livni ha ammesso, condannando l’emendamento approvato, la decisione presa dal governo “crea un conflitto interno nella politica israeliana e danneggia l’immagine di Israele nel mondo”. Il parlamentare Oron (Meretz, sinistra sionista) ha parlato di “abisso morale e politico, in cui sarebbero cadute le forze di governo”.

    Dure le dichiarazioni dei parlamentari arabi israeliani della Knesset. Talab al-Sana ha parlato di “duro colpo alla democrazia che provochera’ l’esclusione del 20% della popolazione (la minoranza araba) e che caratterizza Israele come degno successore del Sudafrica dell’apartheid”. Ahmad Tibi (lista araba unitaria) ha accusato il governo di essere diventato “il lacche’ di Yisrael Beitenu e delle sue politiche fasciste”. “Non c’e’ nessun altro paese che si dichiari una democrazia, che obbliga i propri cittadini a giurare fedelta’ a un’ideologia settaria”, ha commentato.

    Del resto la spaccatura politica interna e l’opposizione del partito laburista all’emendamento nasce proprio dal fatto che il si di Netanyahu dello scorso mercoledi al decreto, e’ stato etichettato come l’ennesima concessione alla destra nazionalista di Lieberman e al suo partito Yisrael Beitenu, che da quando e’ al governo ha proposto una lunga serie di decreti-legge basati sulla fedelta’ al carattere ebraico dello Stato di Israele, con intenti discriminatori nei confronti della minoranza araba.

    Domenica sera, subito dopo il voto, l’altra Israele (ampiamente minoritaria) e’ scesa in piazza: accademici, artisti e intellettuali israeliani hanno protestato contro l’ approvazione dell’emendamento sostenendo che “Israele e’ diventato uno Stato fascista”. Raccolti davanti all’Independence Hall di Tel Aviv, hanno protestato contro quello che hanno definito un ulteriore passo della “continua erosione della democrazia israeliana”. Tra i partecipanti anche Uri Avneri, ex deputato Knesset e fondatore del movimento pacifista Gush Shalom, e l’attrice Hanna Meron. Hanno anche letto una “Dichiarazione di Indipendenza dal fascismo” che afferma “uno Stato che impone una punizione a coloro le cui opinioni e credo non si allineano con il pensiero dell’autorita’, prescrivendo il carattere dello Stato, smette di essere una democrazia e inizia a diventare uno Stato fascista”.

    Duri anche i commenti di editorialisti come Gideon Levy sul quotidiano israeliano Haaretz o dell’analista politico Yossi Verter. Quest’ultimo scrive oggi, “un decreto di questo tipo non porta nessun beneficio a Israele, anzi rappresenta solo un danno politico”. Piu’ duro Gideon Levy nell’efficace editoriale “La Repubblica ebraica di Israele” ammonisce “ricordatevi questo giorno, e’ il giorno in cui Israele ha cambiato il suo carattere. Puo’ anche cambiare il nome in Repubblica ebraica di Israele (…). Da adesso in poi vivremo in un nuovo stato etnocratico, teocratico, nazionalista e razzista”. (Nena News)

  26. Shalom: i veri piani di Israele e dell'ipocrita Netanyahu: lo Stato palestinese tra 30 anni, e solo su un francobollino di terra
    Shalom: i veri piani di Israele e dell'ipocrita Netanyahu: lo Stato palestinese tra 30 anni, e solo su un francobollino di terra says:

    Il presidente dell’Anp Abu Mazen vorrebbe un accordo definitivo, una soluzione permanente in tempi stretti. Ma Israele è disposto ad accettarlo? Secondo i media dello Stato ebraico, il premier Netanyahu ha ben altro in mente.

    Netanyahu vorrebbe per il momento solo un accordo sui principi generali che dovranno «gradualmente» portare alla nascita di uno Stato palestinese. Secondo il secondo canale della televisione israeliana, i palestinesi dovranno aspettare addirittura trent’anni per essere indipendenti, peraltro su di una porzione minima del loro territorio storico. Durante questa lunghissima attesa dovranno dimostrare di essere «capaci» di avere uno Stato. Solo dopo Israele deciderà se e quando evacuare le sue colonie più isolate all’interno della Cisgiordania (tutte le altre comunque verrebbero annesse allo Stato ebraico).

    In sostanza l’Anp di Abu Mazen rimarrebbe sotto test per tre decenni, impegnata a dimostrare, evidentemente sulla base dei criteri che imporrà Israele, di poter trasformare lo Stato provvisorio senza sovranità al quale spesso si fa riferimento in questi giorni in uno Stato indipendente a tutti gli effetti. Non è difficile immaginare che Tel Aviv insisterà particolarmente sulla «sicurezza» e sulla continua azione della polizia politica dell’Anp contro gli oppositori laici e islamisti degli accordi.

    Il quotidiano Yisral HaYoum, vicino al governo israeliano, ha annunciato ieri che Netanyahu formulerà la «proposta dei trent’anni» il 14 settembre a Sharm el Sheikh, dove saranno presenti anche il Segretario di stato Hillary Clinton e l’inviato Usa per il Vicino Oriente George Mitchell. Nena News

  27. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Mi importa poco quello che ritengono gli anglofoni.
    Sono italiano e ragiono (magari sbagliando) da italiano.
    Il sottoscritto non beve propaganda a bidoni e non fa collezione di miti che, nella maggior parte dei casi, sono solo dei falsi giganteschi.
    C.G.

  28. Shalom: vincono i teorici della pulizia etnica di memoria nazifascista come la iena Lieberman
    Shalom: vincono i teorici della pulizia etnica di memoria nazifascista come la iena Lieberman says:

    CITTADINANZA? SOLO SE FEDELI ALLO STATO EBRAICO
    Il premier Netanyahu dice si a Lieberman e apre la strada al voto sul disegno di legge anti-democraico e razzista. Dovra’ giurare fedelta’ ad “uno Stato ebraico e democratico”, chi, non-ebreo, vorra’ diventare cittadino di Israele.

    Gerusalemme 7 ottobre 2010 Nena News (foto da Yglesias.thinkprogress.org) – Cittadinanza israeliana condizionata al giuramento di fedelta’ ad “uno Stato ebraico e democratico”. Si tratta di un disegno di legge che il Primo Ministro israeliano Netanyahu ha approvato mercoledi sera, nel corso di una riunione di gabinetto: un “giuramento” controverso, gia’ quando il decreto era stato presentato alla fine dello scorso anno, che ha sollevato critiche da parte del partito laburista non informato- secondo la stampa israeliana – del fatto che il premier israeliano si sarebbe mosso verso questa ulteriore concessione alla destra nazionalista di Lieberman e al suo partito Yisrael Beitenu.

    Il disegno di legge modica la attuale legislazione in merito di cittadinaza e richiede ai non-ebrei che vogliono prendere la cittadinanza israeliana di giurare fedelta’ con la seguente formula “ Giuro di rispettare le regole dello Stato di Israele in quanto Sato ebraico e democratico”.

    Il decreto legge andra’ al primo voto domenica prossima, poi passera’ al vaglio del comitato legislativo della Knesset per poi andare al voto finale del parlamento.

    Lo scorso luglio, Netanyahu tento’ di calmare le tensioni e le controversie sul disegno di legge proponendo un’ alternativa definizione dello Stato di Israele come “lo Stato degli ebrei che garantisce piena uguaglianza a tutti i suoi cittadini”, ma la bozza approvata mercoledi invece riporta la versione originaria.

    L’approvazione del disegno di legge da parte di Netanyahu spiana di fatto la strada verso il voto alla Knesset e rappresenta un ulteriore vittoria per Lieberman. Che ha fatto della campagna razzista anti-araba e dello slogan ripetuto “Niente lealta’, niente cittadinaza” il fulcro della sua corsa alle elezioni e verso il consenso popolare.

    Un provvedimento che e’ studiato per “uomini e donne che sposano un cittadino israeliano e poi tentano di richiedere la cittadinanza o la residenza in base alla riunificazione familiare”, e che mira di fatto a impedire che cittadini palestinesi possano eventualmente richiedere la cittadinanza israeliana in seguito a matrimonio con arabi israeliani.

    In Israele, i diritti umani come il diritto alla cittadinaza, diventano ancora una volta condizionati da questioni identitarie. Se come e’ probabile, il decreto legge diventera’ effettivo, il Ministro dell’Interno avra’ la piena facolta’ di non rilasciare documenti quali carte di identita’ e passaporti, a chi non si pieghera’ a fornire la dichiarazione di fedelta’. Un decreto che colpisce ulteriormente un milione e mezzo di arabi israeliani, il 21% circa della popolazione di Israele. Un decreto razzista e antidemocratico che mira a creare uno Stato a carattere esclusivamente ebraico. Mantenere cioe’ uno Stato rigidamente etnocentrico, in cui gli ebrei non saranno mai una minoranza.

    Imponendo un giuramento di fedelta’ di tale natura, si richiede agli arabi palestinesi di aderire alla ideologia sionista. “Sarebbe come chiedere ai nuovi americani di giurare fedelta’ agli Stati Uniti in quanto stato di Anglossassoni bianchi protestanti” ha commentato alla fine dello scorso anno, Uri Avenry (fondatore del movimento pacifista israeliano Gush Shalom).

    E si tratta di un decreto che vuole mettere a tacere anche le voci dissidenti dei parlamentari arabi eletti alla Knesset, ai quali verra’ chiesto lo stesso tipo di fedelta’.

    Dura la condanna di Adalah, il centro in difesa dei diritti della minoranza araba, in quanto “obbliga i non ebrei ad identificarsi con il sionismo e il giudaismo”. E fa si che chi si rifiuta di giurare fedelta’, si metta nelle condizioni di poter essere espulso. Il comitato di monitoraggio arabo sta gia’ preparando un docunmento da hoc di risposta al disegno di legge, e ha intenzione di inviare una lettera al Quartetto chiedendo di condannare apertamente la legge. Haneen Zoabi (partito Balad), parlamentare araba della Knesset, che era anche sulla Freedom Flotilla lo scorso maggio, ha definito il decreto “fascista”, una legge che va di pari passo con altre leggi razziste e anti-democratiche approvate o in fase di discussione alla Knesset. Come il decreto ad esempio che ha tagliato i fondi pubblici a quelle istituzioni o associazioni che commemorano la Nakba palestinese, o come il cosiddetto NGO Transparency Law che mira a limitare il raggio di azione e a deligittimare la liberta’ delle ONG israeliane in difesa dei diritti umani.

    Del resto, sul riconoscimento ufficiale dei palestinesi di Israele come “Stato ebraico”, Netanyahu ha fatto il cardine delle richieste presentate al tavolo delle trattative. Si tratta di una delle questioni centrali che i dirigenti israeliani, di tutti i colori ed orientamenti politici, hanno posto in questi ultimi anni e che sino ad oggi ha incontrato la netta opposizione dei palestinesi. Perche’ potrebbe aprire la strada a forti limitazioni dei diritti della minoranza palestinese in Israele se non addirittura alla sua espulsione. (Nena News)

  29. Shalom: la deriva animale di Milano-Italia,  che agli immigrati preferisce i cani (e percio' i Doberman-Lieberman)
    Shalom: la deriva animale di Milano-Italia, che agli immigrati preferisce i cani (e percio' i Doberman-Lieberman) says:

    l tassista aggredito da una banda. Minacce a testimoni e reporter.
    Bruciata nella notte l’auto di un abitante che aveva raccontato alla polizia la dinamica del pestaggio.

    Il taxista pestato a sangue ieri per aver investito un cocker sarebbe stato aggredito da più persone. E non solo dal trentenne già finito a San Vittore con l’accusa di tentato omicidio. E’ questa la direzione, a quanto si è appreso, che stanno prendendo le indagini. Per Michel Morris Ciavarella, intanto, il pm, Tiziana Siciliano, titolare dell’inchiesta, ha inoltrato la richiesta di convalida dell’arresto all’ufficio gip, con l’accusa di tentato omicidio aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà.

    A quanto si è appreso, finora, gli inquirenti avrebbero ascoltato cinque testimoni che avrebbe fornito ricostruzioni dei fatti in alcune parti coincidenti, ma con alcune discrepanze.
    Le condizioni del tassista, Luca M. di 45 anni, restano gravissime e l’équipe medica della rianimazione del Fatebenefratelli sta considerando l’ipotesi di un intervento neurochirurgico per ridurre l’edema cerebrale. In via Antonini, intanto, altri momenti si sono vissuti oggi che sembrano essere in relazione coi nuovi sviluppi delle indagini.

    Un residente che aveva aiutato ieri gli investigatori a ricostruire la dinamica della tragedia e a identificare i responsabili del pestaggio è stato minacciato e oggi si è ritrovata l’auto bruciata.

    Anche un fotografo è stato aggredito, oggi intorno alle 15 in via Luca Ghini, proprio mentre stava fotografando la macchina bruciata questa notte, rimasta in strada. Il reporter ha raccontato alla polizia di essere stato colpito da un ragazzo con un il manico di una scopa. La vittima è stata soccorsa dal personale del 118 con una vistosa ferita al naso. Due giovani sono stati invitati a salire sulla volante e sono stati accompagnati in Questura. Il fotografo è stato medicato sul posto da un’autoambulanza.

    Altri momenti di tensione, quando un altro residente è stato fermato per accertamenti dalla polizia. Fermato per un semplice controllo, ha provato a fare resistenza nei confronti dei due agenti delle volanti, insieme a una decina di residenti, che protestavano animatamente mentre il loro amico veniva caricato sulla volante.

    Un centinaio di persone ha assistito al pestaggio di Luca Massari, ma solo quattro o cinque alla fine hanno raccontato cos’hanno visto. Tutti gli altri, secondo gli investigatori, si sono rivelati omertosi, rifiutandosi persino di dire il proprio nome. Un’omertà con ogni probabilità dettata dalla paura, a sua volta comprensibile di fronte agli episodi dell’auto incendiata a uno dei pochi disponibili a parlare, su cui sono in corso le indagini, e del pestaggio di un fotografo.

    Resta poi il problema dell’attendibilità di chi si è reso disponibile a rispondere alle domande. Un testimone, che pare non avere relazioni con l’arrestato, ha dichiarato che il tassista non andava forte quando ha investito il cane, uccidendolo.

  30. Popeye
    Popeye says:

    Il sottoscritto non beve propaganda a bidoni e non fa collezione di miti che, nella maggior parte dei casi, sono solo dei falsi giganteschi.
    ———–
    Caro Cerutti
    Ma falla finita con queste stronzate! Prima devi convincerci che conosci la differenza tra propaganda e verita’.

  31. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Berluskoni operato alla mano (una al cervello sarebbe stato meglio)..
    Mi immagino il povero Bondi, ministro alla Cultura (sob!) quando deve tenergli il “bigolo” quando al Papino gli scappa la pipì.

    …sire, prego, si accosti ancora un pò alla tazza….

    C.G.

  32. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Poppy,
    la verità per voi usaescippa (Pentagono.. papaveri a 4 stellette, la Compagnia della Zia..eccetera) è talmente indigesta come per il diavolo l’acqua santa.
    C.G.

  33. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    .. e sulla propaganda militare, niente da ridire.
    Siete maestri nell’imbrogliare i (vostri) cittadini.
    Per chi volesse, da voi c’è solo da imparare.
    Chissà se un giorno non si scoprirà che pure il premier iraniano si sia seduto, in gioventù, tra i banchi di squola (con la q) in quell’edificio a dieci lati nei paraggi di Washington?
    màh..
    C.G.

  34. Anita
    Anita says:

    Un pensiero…

    Circolavano foto di Mahmoud Ahmadinejad del 1979, come uno dei rapitori degli ostaggi Americani.
    Foto presentate da vari giornali europei e russi.

    Erano ovviamente false, anche per una inesperta come me.

    Basta guardare i lobi delle orecchie, quelli non si accorciano, infatti con gli anni diventano piu’ pronunciati.
    Ahmadinejad ha lobi ben definiti, al contrario di quelli del giovane nelle foto.

    Anita

  35. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    Scusi la mia ignoranza, quale sarebbe l’edificio a dieci lati nei paraggi di Washington DC?

    Anita

  36. Anita
    Anita says:

    Mi ero dimenticata di comunicarvi un evento.

    Mi e’ stata annunciata la nascita di mio cugino di terzo grado, ha gia’ 6 mesi.

    In una famiglia piccola come la mia e’ un grande evento.
    Come lo e’ nella loro, sono l’unica parente vivente, eccetto il nonno ormai anche lui anziano.
    Si chiama Jacopo e vivono a Forli’.

    Conosco i genitori solo in fotografia, rintracciai la mia cugina di secondo grado anni fa’, grazie al computer.

    Anita

  37. Vox
    Vox says:

    STRANEZZE

    […] Dopo la consacrazione e la trasfigurazione di Liu Xiaobo, è subito intervenuto il presidente statunitense, che ha chiesto l’immediato rilascio del «dissidente». Ma perché non liberare intanto i detenuti senza processo di Guantanamo o almeno premere per la liberazione degli innumerevoli palestinesi (talvolta appena adoloscenti) da Israele rinchiusi, come riconosce la stessa stampa occidentale, in complessi carcerari raccapriccianti ?

    Con Obama ci imbattiamo in un altro «Premio Nobel per la pace» dalle caratteristiche assai singolari. Quando l‘ha conseguito, lo scorso anno, egli aveva già chiarito che intendeva rafforzare in Afghanistan la presenza militare Usa e Nato e dare impulso alle operazioni di guerra. Confortato anche dal prestigioso riconoscimento conferitogli a Oslo, egli è stato fedele alla sua parola: sono ora ben più numerosi che ai tempi di Bush gli squadroni della morte che dall’alto dei cieli «eliminano» i «terroristi», i «terroristi» potenziali e i sospetti di «terrorismo», e questi elicotteri e aerei senza pilota che fungono da squadroni della morte infuriano anche in Pakistan (con le numerose vittime «collaterali» che ne conseguono); l’indignazione popolare è così forte e diffusa che anche i governanti di Kabul e Islamabad si sentono costretti a protestare contro Washington. Ma non si lascia certo impressionare Obama, che può sempre esibire il «Premio Nobel per la pace»!

    Nei giorni scorsi è trapelata una notizia raccapricciante: in Afghanistan non mancano i militari statunitensi che uccidono per divertimento civili innocenti, conservando poi qualche parte del corpo delle vittime come souvenir di caccia. L’amministrazione Usa si è subito affrettata a bloccare la diffusione di ulteriori particolari e soprattutto delle foto: scioccata, l’opinione pubblica americana e internazionale avrebbe potuto premere ulteriormente per la fine della guerra in Afghanistan; pur di continuarla e inasprirla, il «premio Nobel per la pace» ha preferito infliggere un colpo anche alla libertà di stampa.

    Vediamo sul versante opposto in che modo i signori di Oslo si atteggiano nei confronti della Cina. Questo paese, che rappresenta un quarto dell’umanità, negli ultimi tre decenni non si è impegnato in nessuna guerra e ha promosso uno sviluppo economico che, liberandoli dalla miseria e dalla fame centinaia di milioni di donne e uomini, ha consentito loro l’accesso in ogni caso ai diritti economici e sociali.

    […] nel 2010 il «Nobel per la pace» incorona un altro dissidente che, dopo essere vissuto negli Usa ed aver insegnato alla Columbia University, ritorna in Cina «di corsa» (Marco Del Corona, in «Corriere della Sera» del 9 ottobre) per partecipare alla rivolta (tutt’altro che pacifica) di Piazza Tienanmen.

    E così, agli occhi dei signori di Oslo, la causa della pace è rappresentata da un paese (gli Usa), che spesso si ritiene investito della missione divina di guida del mondo e che ha installato e continua a installare minacciose basi militari in ogni angolo del pianeta; per la Cina (che non detiene basi militari all’estero), per una civiltà millenaria che, dopo il secolo di umiliazioni e di miseria imposto dall’imperialismo, sta ritornando al suo antico splendore, a rappresentare la causa della pace (e della cultura) sono solo tre «dissidenti» [gli altrri due sono il Dalai Lama, che già da tre decenni aveva abbandonato la Cina e Gao Xingjan, uno scrittore che era ormai cittadino francese] che ormai poco o nulla hanno a che fare col popolo cinese e che vedono nell’Occidente il faro esclusivo che illumina il mondo.

    […] Occorre prenderne atto: saranno pure ispirati da nobili intenzioni, ma col loro comportamento concreto i signori del «Nobel per la pace» meritano per ora soltanto il Nobel per la guerra.
    https://docs.google.com/fileview?id=0BxbmKn9_U2_xMTg1M2FlODQtZjIyNy00NDNkLTk0YTgtOWRjZDE4OWE5YTIy&hl=en&authkey=CMH02uYJ

  38. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Consiglierei alla Komare per vederci più chiaro sulla guerra in Afghanistan e i suoi costi, e di conseguenza al Poppy (notato che non starnazza più la solfa sui perdenti- kommunisti?) tutto preso a glorificare i marylins vincenti e sopratutto cojoni.
    È un pò lunghetto, ma molto, molto istruttivo sulla schizofrenia
    delle loro guerre e guerrette
    E si ritengono pure il non plus ultra dell’intelligenza…!!

    I COSTI DELLA GUERRA:

    Uccidere 20 talebani costa un miliardo di dollari. 1700 miliardi per colpirli tutti.

    Il Pentagono non dirà pubblicamente quanto costa localizzare, individuare come bersaglio e uccidere un soldato talebano perché il prezzo è così scandalosamente alto da far sembrare i Talebani dei super-soldati. Come spiega questo articolo, il costo stimato per uccidere un Talebano raggiunge i 100 milioni di dollari, oppure se si fa una stima per difetto è pari a $50 milioni. Si dovrebbe tenere un dibattito pubblico negli Stati Uniti sulla questione se i Talebani siano diventati un nemico troppo costoso da sconfiggere.

    Ogni mese il Pentagono crea pagine e pagine di discutibili statistiche per creare l’illusione di un progresso in Afghanistan. Per questa ragione l’autore ha deciso di compilare le sue statistiche da sé. Dato che lo scopo di ogni guerra è uccidere il nemico, l’idea era calcolare quanto costasse ucciderne anche solo uno. Gli ostacoli incontrati nel produrre tale statistica sono incredibili. Il problema è che il Pentagono continua a classificare come illegittime tutte le notizie negative sulla guerra e quelle imbarazzanti. Ciononostante, sono state raccolte alcune informazioni da fonti indipendenti. Ecco quello che sappiamo in cifre sommarie e arrotondate:

    1. Forze dei Talebani: 35.000 combattenti

    2. Numero di Talebani uccisi all’anno dalle forze della coalizione: 2.000 (migliore informazione disponibile)

    3. Costi diretti del Pentagono per la guerra in Afghanistan per il 2010: $100 miliardi

    4. Costi indiretti del Pentagono per la guerra in Afghanistan per il 2010: $100 miliardi

    Visto che ogni anno vengono uccisi 2.000 Talebani e che il Pentagono spende $200 miliardi all’anno per la guerra in Afghanistan, basta dividere un numero per l’altro. Il calcolo rivela che vengono spesi $100 milioni di dollari per uccidere un solo soldato talebano. Per fare una stima per difetto, l’autore ha deciso di raddoppiare il numero di Talebani che vengono uccisi ogni anno dalle forze USA e della NATO (anche se le probabilità che ciò sia vero sono scarse). E questo riduce il costo necessario a colpire un Talebano a $50 milioni, da cui il titolo dell’articolo. Il numero finale è scandalosamente alto indipendentemente da come lo si calcoli.

    In altre parole, usando la stima per difetto di $50 milioni per raggiungere e colpire un Talebano:

    Uccidere 20 Talebani costa ai contribuenti americani 1 miliardo di dollari

    Mentre l’esercito americano stima che ci siano 35.000 Talebani irriducibili e presumendo che non arrivino rinforzi né sostituzioni dal Pakistan e dall’Iran:

    Solo uccidere gli attuali Talebani costerebbe 1.700 miliardi di dollari

    La ragione di questi costi esorbitanti è che gli Stati Uniti hanno l’esercito più meccanizzato, computerizzato, armato e sincronizzato, se non anche il più viziato (almeno nelle basi operative avanzate). Un numero stimato di 150.000 contractor civili sostengono, proteggono, preparano da mangiare e servono il personale americano in Afghanistan, una cifra straordinaria. Gli americani godono di molti vantaggi e incentivi in parte anche perché nessun altro stato è disposto a pagare (buttare via) così tanto denaro nell’esercito.

    L’imponente macchina bellica americana è un incubo di logistica e un disastro per la manutenzione. È anche in parte un mito. L’autore ha prestato servizio a un alto livello all’interno delle forze aeree americane. Le “bombe intelligenti” della US Air Force non sono neanche lontanamente così effettivamente precise come vanta il Pentagono; i mortai dell’esercito sono tutt’ora inaccurati; persino i fucili da campo standard sono spesso superati dalle armi dei Talebani, che hanno un raggio più lungo. Il pubblico americano impallidirebbe se venisse davvero a conoscenza di tutti i fatti sulla cattiva qualità delle armi e delle strumentazioni che vengono acquistate con i soldi delle loro tasse. Il miglior alleato dei Talebani all’interno degli Stati Uniti potrebbe essere il Pentagono, il cui disprezzo per la responsabilità fiscale e la trasparenza potrebbe causare un ritiro prematuro degli USA dall’Afghanistan, dato che gli Americani non possono continuare a finanziare questi eccessi del Pentagono.

    Se il presidente Obama si rifiuta di riformare drasticamente l’inefficiente strategia militare del Pentagono, potrebbe concludere che i Talebani sono semplicemente un nemico troppo costoso da sconfiggere. Avrebbe dunque poche alternative, se non quella di abbandonare il popolo afgano in mano ai “super-soldati” talebani. Questa sarebbe una vergogna intollerabile.

    Il problema non è solamente all’interno del Pentagono

    Anche l’ inutile Dipartimento di Stato americano va criticato:

    1. continua a fare da spettatore di questa guerra;

    2. si è rifiutato per nove anni di impiegare un numero adeguato di esperti civili;

    3. continua ad ingaggiare contractor violenti e malfamati in spregio alla sicurezza

    4. non ha lottato per le esigenze dei civili afgani; e

    5. ha fatto ben poco sforzo per conquistarne i cuori e le menti.

    Una statistica fondamentale che lo dimostra è il raffronto delle spese militari e per la sicurezza degli Stati Uniti in Afghanistan con le spese per il soccorso dei civili, come la ricostruzione. La statistica è la seguente:

    Denaro speso per l’esercito/security: $365 miliardi. Denaro speso per i civili afgani: $8,5 miliardi.

    Quest’ultima cifra denota il “FALLIMENTO”. I diplomatici americani e gli ufficiali dello USAID non sono riusciti a migliorare la vita della gente comune afgana e come conseguenza hanno raggiunto il risultato opposto a quello voluto. Un risultato impensabile. La loro mancanza di determinazione e interesse ha fatto sì che un crescente numero di Afgani disillusi vedano il governo talebano come un potenziale miglioramento.

    Appendice (informazioni di supporto)

    Forze talebane:

    La cifra di 35000 [truppe] è basata su un’intervista rilasciata dal generale Stanley McChrystal quest’anno.

    Numero di soldati talebani uccisi:

    Il Pentagono si rifiuta di rendere noto il numero totale di Talebani uccisi ogni mese in Afghanistan dalle forze della coalizione, dal personale delle operazioni speciali e dalla CIA. La ragione è emersa durante l’operazione Moshtarak a Marjah di quest’anno. Il Pentagono e la NATO si sono rifiutati di specificare l’effettivo numero di Talebani rimasti uccisi a Marjah perché il numero era scandalosamente basso e imbarazzante. Le forze americane, della NATO e afghane, secondo quanto riferito, avrebbero avuto più vittime (tra caduti e feriti) di quante ne abbiano causate ai Talebani, rendendo quella di Marjah una sconfitta militare per l’occidente (se il numero delle vittime determina la vittoria o la sconfitta).

    Per riempire il vuoto creato dal silenzio del Pentagono su questa questione, i media hanno pubblicato il loro conteggio delle vittime talebane basato su notizie ufficiali e di stampa. Ne risulta un conto “gonfiato”, dal momento che l’esercito americano etichetta chiunque uccida come un “militante talebano”, persino se si tratta di criminali, commercianti di droga, signori della guerra o civili che difendono le proprie case. Come conseguenza della mancanza di credibilità del Pentagono su questa questione, l’autore presume che solo il 50% di quelli che vengono etichettati come dei Talebani irriducibili lo siano per davvero.

    La Associated Press ha riportato che 3.800 militanti sono stati uccisi nel 2008, e 4.500 nel 2009. I blog pro-NATO, come il sito web “Terrorist Death Watch”, hanno calcolato che sono stati uccisi 3667 terroristi in Afghanistan dal 1 gennaio 2006 (circa 700 all’anno). L’autore presume che vengano uccisi in media 2.000 Talebani all’anno.

    I costi militari degli USA:

    Le spese militari complessive in Afghanistan non sono chiare poiché il Pentagono non rende noti tutti i suoi costi diretti e indiretti per la guerra. Mentre molti dei costi diretti sono noti, i milardi di dollari destinati alla CIA e alle operazioni speciali vengono impropriamente classificati e rimangono nascosti. Inoltre i costi indiretti della guerra (per es. il regolare pagamento dei militari, la svalutazione delle apparecchiature, l’usura, i costi sanitari a lungo termine, i costi per il sostegno del Pentagono all’interno degli USA, i costi del trasporto USTRANSCOM, i costi degli “hub” di trasporto come la base aerea di Manas, i costi per il prestito di fondi, ecc.) non sono noti di preciso. Sono disponibili degli studi indipendenti condotti sulla guerra in Irak, e calcolano che i costi indiretti sono uguali o maggiori dei costi diretti.

    Sui costi diretti del Pentagono sappiamo quanto segue:

    – dal 2001, fino all’aprile 2009, il Pentagono ha speso direttamente $171,7 miliardi in Afghanistan.
    ► da maggio 2009 ad oggi il Pentagono ha speso altri $166,3 miliardi. Questo rappresenta un incredibile aumento nei 17 mesi scorsi.

    Anche le spese mensili hanno visto un aumento sbalorditivo.

    ► ottobre 2009, il Pentagono spendeva direttamente $3,6 miliardi al mese.
    ► febbraio 2010, il Pentagono spendeva direttamente $6,7 miliardi al mese.
    ► ottobre 2010, con l’aggiunta di 35000 truppe di sostegno e da combattimento in Afghanistan, la cifra deve essere vicina agli 8 miliardi di dollari al mese.

    Alcuni stimano i costi diretti del Pentagono per la guerra in Afghanistan per tutto il 2010, fino a $105 miliardi .

    I costi del Dipartimento di Stato USA:

    Ufficialmente, il Dipartimento di Stato e USAID hanno speso circa $35 miliardi in Afghanistan dal 2001. Secondo la maggior parte delle relazioni, circa il 75% ovvero $27,5 miliardi sono stati spesi per l’addestramento, l’alloggio e per armare i servizi di sicurezza afgani, e per la costruzione di strade mentre il rimanente ($8,5 miliardi ) è stato speso per i progetti civili. Molti di questi 8,5 miliardi di dollari sono stati sprecati su scuole in rovina e progetti “trofeo” minori a Kabul.

    (Matthw Nasuti)

  39. Anita
    Anita says:

    x VOX

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    To help protect the security of information you enter into this website, the publisher of this content does not allow it to be displayed in a frame. A.

  40. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    Ma come, se scrivo una parola non in accordo con la presente amministrazione, mi saltate addosso.

    Ho sentito Karzai oggi il quale ha detto del grave errore di Obama a dare una data definitiva per il ritiro delle truppe, ha avuto un effetto incendiario.

    Il suo post e’ una traduzione di ” kabulpress.org “.

    Siamo informati del costo delle guerre, siamo anche informati dei miliardi che spariscono.

    Cosa vuole che ci facciamo o Popeye o io?

    Il portafoglio non e’ nelle nostre mani.

    Anita

  41. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Mi segnalano questo caso, di un blogger condannato a 9 anni in Iran:
    http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201009articoli/58949girata.asp

    http://www.facebook.com/l/93ef9;www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201009articoli/58949girata.asp#!/group.php?gid=42924723619

    Se è vero, cioè se non si tratta di un arresto per altri motivi o anche per altri motivi, sperabilmente provati, è un fatto grave, che non fa onore all’Iran e per il quale vale la pena di protestare. Non sono in grado di dire se è vero o no. I silenzi dell’ambasciata iraniana, compresa quella in Vaticano, sono piuttosto imbarazzanti. E lasciano pensare che il caso sia vero. In ogni caso, meglio una firma in più che una in meno.
    pino nicotri

  42. Vox
    Vox says:

    @ Pino
    Io aspetterei di avere qualche notizia in piu’.
    Potrebbe essere un’altro caso
    in stile Sakineh e allora firmare significa solo
    fare il loro gioco.

  43. Vox
    Vox says:

    Ambasciatore della Germania denuncia la propaganda
    anti-iraniana dei media occidentali

    http://www.presstv.ir/detail/146183.html

    Germany blasts anti-Iran propaganda

    German Ambassador to Tehran Bernd Erbel has denounced Western media propaganda against the Islamic Republic as “unreal”, saying Iran is a unique country in the Middle East

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