Kippah no, kefiah sì: le solite lapidazioni morali a senso unico. Chi bestemmia chi: colomba, pesce, agnello sì, ma porco e cane no. Eppure diciamo sempre che “del porco non si butta via niente”, proprio come si fa con Dio, e che “il cane è il miglior amico dell’uomo”, proprio come dovrebbe essere anche il buon Dio. O no?

Berlusconi va cacciato prima che trascini l’Italia intera nel disastro, e fin qui siamo d’accordo. Siamo d’accordo anche sul fatto che la morale di cui da sempre fa mostra non è delle migliori. Però questa levata di scudi per la barzelletta con bestemmia e per quella con protagonista un ebreo immaginario si presta a qualche considerazione non necessariamente di bieco conformismo come invece sta deplorevomente avvenendo. Idem per quanto riguarda la battuta di Giuseppe Ciarrapico, noto fascista molto esecrabile, sul nuovo partito di Gianfranco Fini che “ha già ordinato la kippah”.  Ma andiamo per ordine.
Il giornale dei vescovi L’Avvenire d’Italia e gli ambienti della Chiesa che hanno sparato critiche e accuse per la barzelletta blasfema meglio farebbero a occuparsi prima di cose più serie e più di loro specifica pertinenza, che certo non mancano, e poi magari anche delle barzellette berluscone. Per esempio, dovrebbero occuparsi del nuovo scandalo della banca vaticana IOR, con annesso nuovo schiaffo in faccia alla magistratura italiana qual è l’avere ricevuto in pompa magna il capintesta dello IOR come esibizione di rinnovata fiducia nei suoi confronti. Potrebbero anche occuparsi degli affari immobiliari di Propaganda Fide, che a Roma utilizza il proprio enorme patrimonio per affittare e vendere appartamenti e palazzine a chi è utile tenerselo buono in modo che non sia mai critico verso il Vaticano e annessi e connessi. Poi c’è lo scivoloso argomento dei preti pedofili: non c’è bisogno di spendere molte parole per dire che in un campo terribile come questo, e che non è una barzelletta, c’è da parte dell’Avvenire e dei vescovi un silenzio che difficilmente si potrebbe definire men che blasfemo.

Veniamo al dunque. Nel suo Cantico delle creature S. Francesco predicava il “Laudato sie, mi’ Signore cum tucte le Tue creature”, nessuna esclusa. Compreso quindi il maiale, detto anche porco, e il cane. Non si capisce dunque perché mai si possa rappresentare Dio, il suo figlio Cristo e lo Spirito Santo con una colomba, un pesce, un agnello e quant’altro, che sempre animali sono, ma si ritenga invece una bestemmia associarlo a un maiale o a un cane. La faccenda è molto strana e totalmente illogica anche perché il cane è definito “il miglior amico dell’uomo”. E quindi: come mai è considerato bestemmia utilizzarne il nome come epiteto per il buon Dio? E’ così orribile che Dio sia considerato di conseguenza anche lui il miglior amico dell’uomo? Senza contare che in Italia il cane è talmente amato da avere preso ormai in moltissime famiglie buona parte del posto che fino a qualche anno fa era dei bambini.
Ancora più strana è l’indignazione per l’associazione del Creatore al povero ma utilissimo maiale, del quale come è noto non si butta via nulla perché tutto si utilizza. Proprio come con il buon Dio, ma tralasciamo. Il fatto strano è che in questa inspiegabile fobia verso il suino il cristianesimo, e in specie il cattolicesimo, è identico al tanto detestato islam e all’ancor più detestato, almeno per 16 secoli, ebraismo. Il suino è infatti cibo parimenti proibito per i musulmani che per gli ebrei: come la mettiamo?
A voler essere pratici, vista la comune terribile avversione verso il maiale, considerato molto ignorantemente creatura impura, potremmo consigliare alle tre religioni monoteiste, impegnate a parole a sviluppare rapporti tra loro meno disastrosi e guerrafondai, di iniziare il dialogo almeno da questo argomento, la cui comunanza è stata finora deplorevolmente sottovalutata. E il cane si presta bene come elemento di dialogo quanto meno tra cattolicesimo e islam, visto che i musulmani non amano affatto i cani: nei Paesi arabi è raro vederli. Con il vantaggio, peraltro, che almeno lì non imbrattano marciapiedi e giardini pubblici come ormai accade purtroppo in tutta l’Italia. A dire il vero di cani non se ne vedono molti neppure in Israele, a parte i cani poliziotto e quelli di uso militare, motivo per cui il miglior amico dell’uomo potrebbe essere anche lui una piccola base di partenza per un dialogo vero tra le tre religioni monoteiste. Visto anche che il buon Dio, che dovrebbe essere il vero miglior amico dell’uomo, nei panni di miglior amico ha fatto cilecca. Almeno storicamente parlando.

Veniamo ora alla barzelletta “contro gli ebrei”. Fermo restando che una barzelletta è solo una barzelletta e che il proverbio “Scherza con i fanti, ma lascia stare i santi” menziona solo, per l’appunto, i santi e non altri, è inspiegabile come su certe cose si possa scherzare tirando in ballo i genovesi o i portoghesi, senza che nessuno gridi all’offesa “contro i genovesi” o “contro i portoghesi”, mentre ogni volta si scatena un putiferio se si scherza, anche se in modo a volte odioso, su un ipotetico ebreo immaginario. Di barzellette “contro” (?) gli ebrei, vale a dire del tipo raccontato da Berlusconi, il mondo ebraico è pieno. Da sempre. A casa ne ho un libro, regalatomi da un mio amico ebreo, ogni tanto ne leggo qualche riga e mi faccio due risate. Se non ricordo male, a volte ci va giù pesante anche il regista Woody Allen, tipico e geniale ebreo newyorkese. Qualche anno fa ho letto con sgomento che era arrivato anche sulla stampa italiana l’eco di una pioggia di accuse di “antisemitismo” (!) a una ragazza di New York che aveva raccontato in un libro della sua delusione riguardo le prestazioni sessuali dei ragazzi ebrei della Grande Mela passati per il suo letto (ma a volte anche “en pè”, come canta Jannacci). Roba da matti! Riguardo invece il gentil sesso, personalmente non ho notato nulla di diverso tra ragazze ebree e non ebree che – long time ago, ahimé – hanno allietato la mia maturità. Se devo essere sincero, quella che più mi ha “acchiappato” era una ragazza somala ma di ceppo etiope. Di che religione? Non ne ho la più pallida idea, non gliel’ho mai chiesto così come lei mi chiedeva tutt’altro che professioni di fede. Poteva anche essere copta, cioè cristiana, o musulmana o animista o falascià, cioè ebrea etiope, ma non m’è mai passato per il cervello di perder tempo con certe cose. E neppure a lei.
Per non dire del tentativo di lapidare moralmente Roberto Benigni per il suo film La vita è bella. Bello o brutto che sia tale film, che può piacere o no – a me non è piaciuto – tacciarlo di antisemitismo o di presa per i fondello della Shoà è davvero fuori dal mondo. Non è tentando di tappare la bocca a chiunque dica cose fuori dal coro, anche se antipatiche o comunque sgradite, che si guadagna maggiore stima e rispetto. Tuttaltro. Per esempio, non è reagendo come hanno reagito certi ambienti musulmani alle vignette su Maometto che si conquista simpatia e rispetto. O no? E questo è un dato di fatto che non vale certo per gli “infidi” dei nostri giorni, vale a dire i musulmani.

Ciarrapico e la kippah, ovvero la sua frase “Fini per il suo partito ha già ordinato la kippah”. Premesso e ribadito che Ciarrapico, detto anche “Ciarra”, si vanta da sempre di essere tuttora un fascista, e che questo basta e avanza a squalificarlo, la reazione fuori misura alla sua battuta è incomprensibile. Per almeno due motivi. Il primo motivo: in Italia – e in tutto il mondo cattolico – si usa dare del baciapile o del prete o del sagrestano a chiunque si voglia tacciare non solo di clericalismo, ma anche “solo” di conformismo. Si critica e si attacca – e con argomentazioni spesso non certo leggere – perfino il papa, senza che si scateni ogni volta una tempesta in un bicchier d’acqua. Del resto è la stessa Costituzione che garantisce il diritto di espressione, fosse anche irriverente e volgare. Perché mai si deve scatenare un casino se al posto del termine “prete” o “baciapile” si usa il termine equivalente “rabbino” e quant’altro? Lo strano è che anche i musulmani reagiscono con ipersensibilità fuori luogo a certi epiteti, a certi accostamenti e a certe critiche.  Dobbiamo concludere che il mondo cattolico è più tollerante non solo del mondo musulmano, ma anche di quello ebraico? Sarebbe sorprendente.
Il secondo motivo è che il copricapo arabo e palestinse kefiah (donde, si noti bene, il nostro vocabolo “cuffia”) viene invece sempre associato addirittura al terrorismo e proprio da quegli stessi ambienti ebraici o sedicenti tali che reagiscono violentemente alla battuta (idiota) del noto “Ciarra”. Non sono stati questi ambienti a lapidare Massimo D’Alema quando, in veste di nostro ministro degli Esteri, venne omaggiato durante una visita in Libano del tradizionale copricapo arabo e non solo palestinese? Perché mai la kefiah è automaticamente associata, in modo peraltro demenziale, al terrorismo nonostante sia da secoli il tradizionale copricapo di decine di milioni di pacifici esseri umani, spesso sfruttati e angariati? E come mai mentre la kefiah è automaticamente demonizzata, senza che nessuno si scandalizzi o reclami per una tale idiota demonizzazione e identificazione con il terrorismo, la kippah invece non può essere neppure solo semplicemente nominata a sproposito? Se non erro, il comandamento dice “Non nominare il nome di Dio invano”.
Il nome di Dio, non quello della kippah. O sono diventati la stessa cosa? Nel caso, è bene lo si dica.
Ma poi, diciamo la verità: anziché offendersi, nel rabbinato, in Israele e nella comunità ebraica non solo romana sarebbero ben contenti se Fini avesse davvero per il suo partito “già ordinato la kippah”.

Post scriptum – 1) Il papa alla folla in delirio per il suo arrivo a Palermo ha lanciato una bella esortazione: “Seguite l’esempio di don Puglisi!”. Sì, ma perché lui non lo segue? Perché preferisce esempi totalmente diversi?

– 2) Il ministro Maroni e il sindaco di Milano, la Letizia dal sorriso stitico, continuano a garrire che la moschea, cioè il tempio o chiesa dei musulmani, NON si farà. Affermazione grave, non solo razzista, eppure nessuno si scandalizza. Il problema è solo nominare la kippah?

– 3) Il leader degli xenofobi d’Olanda, Geert Wilders, è andato a un congresso in Germania di bella gente come lui e ha potuto dichiarare beato “l’Islam è come il nazismo”, pensiero che peraltro hanno in molti anche in Italia e non lo nascondono. E nessuno fiata. Il papa è occupato a prendersela con la cosiddetta bestemmia di Berlusconi…. Strano, anche perché con lo stesso Berslusconi ha tentato fino all’ultimo la Mignottanza, alla faccia delle pugnalate a Dino Boffo. In ogni caso, Wilders ha dimenticato un particolare, non trascurabile: ammesso e non concesso che l’islam sia come il nazismo, il fatto storicamente accertato e avvenuto è che lui e i tipi come lui SONO il nazismo, lo sono già stati.

– 4) Se pensiamo di liberarci di Berlusconi contando sulle reazioni del Vaticano anziché sulla forza politica, potremo solo cadere dalla padella nella brace. Permettere al papa e al Vaticano di interventire sempre e comunque nei cavoli politici italiani significa cedere sovranità, fatto sempre negativo. Meglio una bestemmia di Berlusconi che l’invadenza vaticana e clericale, che tende a diventare supplenza politica.

446 commenti
« Commenti più vecchiCommenti più recenti »
  1. sylvi
    sylvi says:

    x Peter

    Ho accennato l’anno scorso sul mio Giuramento sulla Costituzione Italiana.
    L’avevo letta e studiata, avevo cercato di “capire” la sua Storia.
    Ma quando dovevo giurare non sapevo più nè ripetere le parole che avevo imparato, nè leggerle!
    E’ stata un’emozione fortissima!

    Poi…quando mio figlio, prima liceo, cominciò lo studio, in diritto, del 1° articolo…gli tenevo la lezione e gli appunti…
    che riscoperta!

    Sono fondamenta della vita!

    Sylvi

  2. AZ Cecina Li
    AZ Cecina Li says:

    Cresciuto sull’appenino parmense permettetemi unpo di sciovinismo da norcineria nei confronti della Sylvi, ilprosciutto “Parma” generico regge già il confronto con il “S.Daniele” generico ma il parma di Langhirano non ha paragoni come è isuperato il profumo del salame di Felino, poi si raggiungono le vette con il “Culatello” prodotto nella zona di Busseto che fa il paio ikn gastronomia con il conterraneo Verdi nella lirica.
    Per chi ama i sapori forti allora c’e il toscano pepato di Cinta senese che anche quello non scherza.

    Antonio antonio.zaimbri@tiscali.it

    Ps. Spriamo che gli sceicchi continuino a mangiarne poco e di contrabbando sennò non ce ne tocca più.

  3. sylvi
    sylvi says:

    caro AZ,

    sono stata in Visita al Airbus Tolosa.
    La Guida, francese purosangue, ci teneva a dire: qui niente da paragonare a quella certa piccola Azienda americana ( Boeing
    ovviamente!!!).
    Attento: stai facendo paragoni fra prodotti che possono essere in generale definiti: asciugati e stagionati con sale, oppure insaccati!

    In mezzo c’è TUTTO e soprattutto :il Parma si usa in certi contesti, il S.Daniele , con se stesso!
    Due primedonne che non hanno bisogno di campanili!

    Curiosità: il prosciutto istriano lo asciuga la bora…senza non c’è stagione di prosciutto!!!
    Figurati…raffiche da 50 a 70 nodi e oltre.
    Asciutto come un baccalà!

    Sylvi

  4. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Silvy,
    io ho trovato le ricette su un vecchio libro intitolato: Grandi piatti del mondo.
    Tuttavia queste ricette, vecchie di almeno trent’anni sono uguali a quelle che trovo ora su Google, il che mi fa ben sperare.
    La Pie (sono in effetti ricette inglesi, in italiano si chiamerebbero pasticcio) sono spesso un misto di carni diverse.

    Quello di oggi era un misto di fegato, maiale e vitello fatti rosolare a lungo in burro e scalogni; aggiunta di alloro, maggiorana, chiodi di garofano, prezzemolo, un cucchiaino di Worchester ed un cucchiaio di rum (la ricetta originale parlava di sherry ma io non l’ho); due bicchieri di brodo di carne e cuocere a fuoco lentissimo per un’ora.Poi lo si mette in una terrina foderata di pasta briseée a 170° per mezzora- quaranta minuti.
    Il risultato è stato ottimo.
    Mi è venuta in mente lei quando scriveva che i tempi di cottura di queste carni sono diversi. Prendo atto ma i risultati sono stati veramente buoni.
    Per altro queste pie fanno parte della cucina inglese da tempi immemorabili quindi penso che siano ricette ben sperimentate.
    Un saluto U.
    PS. Io sapevo cucinare,a grandi linee alcuni piatti. Ora cucino cose diverse e lo faccio per il piacere di avere ospiti. Quella di oggi era una prova.
    In generale seguo le ricette ma talvolta vario in funzione di quel che ho o che non ho.
    Ad esempio il Manzo alla California (un’antica ricetta milanese) l’ho cucinato in modo diversi dalle ricette ma mi hanno detto che era moooolto buono.

  5. Popeye
    Popeye says:

    Caro Antonio,
    No! Non ci arrivo! Il fatto che tu, come un bambino, ti metti i paraocchi e fai finta che il mondo non esiste non vuol dire che il mondo non esiste. Se Dio esiste o no non ha niente a che fare fatto che tu ti sei dichiarato ateo.

  6. Anita
    Anita says:

    x Uroburo

    Complimenti al cuoco.
    Non ho mai sentito dire del Manzo alla Californiana.

    Ieri sera ho cucinato cosce di pollo disossate con salvia e timo, un po’ di cipolla tritata, funghi freschi, porcini secchi, e pisellini freschi, non avendo vino bianco ho aperta una bottiglia di Martini e Rossi Asti spumante.

    Adesso lo devo mangiare per tre’ giorni…e mi bevo lo spumante.

    Anita

  7. Anita
    Anita says:

    x Tutti

    Conoscete la cantante Wilma De Angelis?

    Ho appena ricevuto un video preso da un’amica milanese, la signora De Angelis ha ancora una voce strepitosa.

    Anita

  8. sylvi
    sylvi says:

    cara Anita,

    pare che Wilma De Angelis sia anche una grande cuoca.
    Comunque una donna simpatica e allegra, che sa invecchiare bene.

    Cin cin, prosit, ziveli !

    Un abbraccio e buonanotte

    Sylvi

  9. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Anita

    Wilma De Angelis, calda voce del tempo che fu. Senza volgarità né effetti speciali. Era l’Italia di allora.
    Un abbraccione.
    pino

  10. Anita
    Anita says:

    x Uroburo

    Le meat pies erano molto comuni anni fa’.
    Sia con pollo o carni varie.
    Sono cadute di favore per il contenuto calorico e forse anche per il tempo di preparazione che richiedono.

    Molti piatti sono caduti di moda, uno e’ il roast beef au jus col Yorkshire pudding.

    Forse perche’ il roast beef e’ ormai troppo caro, e nessuno (o quasi) mangia piu’ carni al sangue.

    Anita

  11. Anita
    Anita says:

    x Pino

    Wilma canta ancora, e’ ancora in gamba, consideri che ha 81 anni passati, viaggia molto spesso, e’ in richiesta in teatri minori.
    Il video e’ del 3 di questo mese.

    Ci conosciamo per via di un amica.

    Saluti, Anita

  12. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    Si’, Wilma ha o aveva un programma di cucina, che sia una grande cuoca e’ un’altra storia.

    Ha appena cantato al PalaFacchetti di Treviglio, non l’ho mai sentita con una voce cosi’ potente, e pensa che non sapeva le parole di una canzone, ma se l’e’ cavata benissimo.

    Un abbraccio,
    Anita

  13. Uroburo
    Uroburo says:

    PER ANITA

    MANZO ALLA CALIFORNIA
    Si tratta di una ricetta secolare già nota all’inizio dell’Ottocento. La ricetta prende il nome da una cascina alla periferia di Lesmo vicino a Monza. Io l’ho adattata secondo mie valutazioni e secondo quel che avevo in casa. Il risultato è stato definito ottimo.
    Ingredienti. Un chilo di manzo da brasato o di vitello da arrosto di buona qualità; burro circa 50 grammi, olio d’oliva, un litro di panna fresca, una punta di cucchiaino di polvere di noce moscata e di cannella, 3 chiodi di garofano, sale, pepe, un quarto di bicchiere di rum.
    Premesse e principi generali. Mi rendo sempre più conto che la cucina è una scelta individuale del cuoco sulla base di alcune sue idee che esporrò di seguito.
    A me non piace infarinare la carne del brasato come prescrivono quasi tutte le ricette perché mi piace il sugo liquido ed abbondante (la puccia, come si dice nel milanese).
    La ricetta del manzo alla California è a base di panna fresca, una sostanza particolarmente dolce. Ho quindi deciso di non fare il classico soffritto con aglio e cipolle, né di aggiungere alloro, salvia e rosmarino che sono tipici dei brasati. Per dare sapore ho deciso di usare solo spezie di sapore dolce, come si può vedere negli ingredienti.
    La ricette che avevo a disposizione prescrivono di sfumare con aceto ma a me l’idea di mescolare panna ed aceto non piaceva. Solo una delle mie ricette prescriveva del marsala ma io non avevo marsala in casa, però rovistando nel reparto dei liquori ho scoperto di avere del rum, ho quindi deciso di usare quello.
    Ho deciso di non usare del brodo ma solo della panna fresca per dare un sapore più omogeneo, dolce e morbido alla pietanza.
    Preparazione. Accendere il forno a 250° e lasciarlo scaldare. Ho messo in una pentola di ghisa l’olio e l’ho fatto scaldare sul fuoco, poi vi ho rosolato la carne per benino da tutti i lati (compreso quelli di testa) per una decina di minuti, ho salato e pepato la carne ed ho aggiunto un quarto di bicchiere di rum che ha dato un particolare aroma al tutto. Poi ho aggiunto un quarto di litro di panna a cui ho aggiunto il burro, la noce moscata, la cannella ed i 3 chiodi di garofano. Ho girato la carne per bene un paio di volte e poi ho aggiunto tutto il resto della panna fresca (tre quarti di litro). Ho dato bollore e poi ho trasferito il tutto nel forno, già riscaldato [altre volte ho trasferito il tutto in una pentola di coccio turca ben riscaldata nel forno dopo averci messo un litro d’acqua bollente).
    Ho messo la temperatura a 140° e l’ho lasciato cuocere controllando ogni mezzora che la panna non si fosse consumata (in tal caso avrei aggiunto del latte caldo) e girando la carne ogni volta in modo che nessuna parte emergente diventasse secca.
    Ho lasciato cuocere la carne per quattro ore, poi ci ho fatto un taglio con un coltello ed ho constatato che era morbidissima. Ho portato in tavola senza tagliarlo a fette, altra cosa prescritta dai manuali ma che a me non piace molto.
    Accompagnamento.Secondo me va benissimo con del semplice riso bollito ma si può usare anche la polenta, la purea di patate o delle patate bollite senza aggiunta di prezzemolo, che rovinerebbe il gusto della panna.
    Io ci ho bevuto del Grignolino ma altri commensali hanno bevuto del Pinot Grigio, scelta che non condivido: è un vino troppo secco. Forse andrebbe meglio con dell’Orvieto, dell’Est Est Est, della Vernaccia di San Giminiano, ma non ne avevo in casa. Altre volte ho trovato veramente ottimo l’accostamento con il Merlot del Ticino o dell’Alto Adige che sono vini piuttosto morbidi. Ma anche Marzemino, Teroldego, Cabernet …
    PS. Una mia amica dice che ci mancava una punta di sapore acido: un limone spremuto o qualche cucchiaio di aceto. Lei è una buona cuoca.

  14. Peter
    Peter says:

    x Uroburo

    puccia da voi significa sugo liquido? curioso che in Puglia significava una varieta’ di pane. D’altronde, pucciare in it. significa intingere, zuppare, come si fa (a volte!) con pane e sugo. C’e’ una storiella su Alfonso XIII in visita in Inghilterra e la pucciata.
    Eh, com’e’ cavillosa la sua amica! mancava una punta d’acido…in fondo e’ tutta una stimolazione chimica dei recettori gustativi attivati dai canali rapidi del sodio a livello cellulare, che diamine!
    Ieri pero’ ho fatto un’ottima cena con degli amici per festeggiare, in un ristorante inglese. Sinceramente eccellente, per quanto conta la mia opinione di ‘laico’ della cucina, dagli antipasti al dessert. E’ stato il miglior filetto di vitello in quasi 20 anni, si spezzava con un grissino, gusto delicatissimo. Lasci perdere i brasati e soprattutto i pasticci misti di carne, mi creda. Le faro’ poi il nome della ricetta, che ora mi sfugge.
    un saluto

    Peter

  15. sylvi
    sylvi says:

    caro Uroburo,

    ho mangiato più volte , in Lombardia , il manzo alla California senza sapere come si chiamava.
    L?avevo trovato molto buono, col riso lesso.
    Poi è arrivato il periodo della panna in cucina …la si trovava ovunque…per un pelo non arrivava al pesce.
    L’ho eliminata brutalmente anche nell’unica ricetta che piace in famiglia: filetto di maiale con aglio rosmarino e alloro, limone e cotto nella panna e nel latte.
    Ora però, dopo anni di astinenza, la riprenderò, e proverò anche la sua ricetta alla California, che ho stampato.

    Le restituisco una ricetta facilissima di pesce:
    si faccia sfilettare dal pescivendolo, un’orata o un branzino.
    In padella adagi delle fettine di grasso di prosciutto crudo, meglio poi se fosse lardo, quello che si compra ricoperto di erbe,
    con un rametto di rosmarino e una foglia di alloro.
    Salti i filetti e li rigiri una volta sola delicatamenete.
    bagni con poco cognac oppure limone, sale e pepe!

    Ribolla gialla!

    Saluti Sylvi

  16. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Peter,
    per i bifolchi come me, usi a mettere il peperoncino anche sulla frutta (che per altro è un matrimonio d’amore), queste piccolezze non hanno significato. Ma i veri intenditori hanno un palato finissimo e la differenza tra il succo di un limone e no la sentono subito.
    Io mangio per il piacere di mangiare in compagnia: preferisco ricette popolari ma un po’ elaborate: umidi ed arrosti, ad esempio. Oppure piatti unici come la paella o la jambalaya. tra i primi mi piacciono tantissimo, oltre al risotto alla brianzola (con vino rosso), le paste con le verdure (ad esempio con le cime di rapa).
    Una cosa non mi piace mai: la bistecca liscia, se non il filetto una volta ogni tanto.
    Insomma si fa quel che si può ….. U.

  17. Uroburo
    Uroburo says:

    PS. Puccia in lombardo è il sugo in genere ma soprattutto il sugo piuttosto liquido. Meraviglioso con la polenta. U.

  18. Peter
    Peter says:

    x Uroburo

    scommetto che sua amica intenditrice magari fuma? (…).

    No, il filetto che mi hanno servito ieri non era liscio, aveva dei condimenti e contorni favolosi. Devo ricordarmi la ricetta (anche il vino era molto buono…)

    un saluto

    Peter

  19. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Peter

    “Puccia” e “pucciare” sono vocaboli interessanti. In qualche modo hanno a che vedere con il latino “pulla”, donde la nostra “polla” d’acqua, e quindi con il vocabolo “polluzione”. Pur essendo vocaboli di uso milanese, hanno a che vedere con i termini napoletani “pucchiacca” e “pucchiacchera”, che equivale – come dire? – a patonzola, bernarda, ecc. Perché sempre di fonte umida si tratta…. Che disseta in senso lato e permette di “pucciare” al meglio.
    Un saluto.
    pino

  20. Peter
    Peter says:

    x Pino

    la prego, non mi confonda. Sinceramente non so che significa pucchiacca in napoletano (?ehm, polluzione maschile, tiro ad indovinare), ma le assicuro che puccia e’ anche pugliese, anzi salentino. L’ho appena trovato anche on line, e’ il famoso pane con le olive ed a volte capperi.
    Pucciare e’ anche italiano, significa inzuppare pane o biscotti, intingere, usanza tipicamente italica ed ispanica.
    Si racconta che Alfonso XIII in visita in Ingh. fu molto seccato dalle occhiate dei suoi ospiti al suo ‘pucciare’, una cosa che qui non esiste. Alche’ si alzo’ ed ordino’ al seguito ‘spagnoli, pucciate!’. E tutti dovettero pucciare per il loro re…

    un saluto

    Peter

  21. Anita
    Anita says:

    x Uroburo

    Grazie per la ricetta, lei ha la pazienza di un santo….

    I latticini non vanno d’accordo con me, non uso neanche il burro ormai da molti anni.
    Sono sicura che la carne era tenerissima.

    Mi fa piacere che lei si goda la compagnia dei suoi amici, per me sono cose del passato, che ho fatto….ma non sono mai state reciprocate….

    Anche a me piace la paella, da quando abbiamo un influenza spagnola ci sono diversi ristoranti che la offrono, ma sempre per due….non so il perche’.

    Molte cose sono cambiate, una volta l’unico piatto per due era la Chateau’ Briand, anche quella sparita dai menù.

    Saluti, Anita

  22. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Peter, Peter,…perfino io so cosa significa la parola pucchiacca e non sono napoletana. 8)

    Ciao, Anita

  23. Anita
    Anita says:

    x Pino

    Caro Pino,

    su “Il libro di Pino Nicotri fresco di stampa, arrivato in libreria il 5 ottobre”….

    La pagina d’apertura del video non le fa giustizia, sembra terrorizzato, non la possono cambiare?

    Cordiali saluti,
    Anita

  24. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Anita

    Le singole immagini dei video possono creare effetti mostruosi. Non voglio credere la gente si fermi alla prima apparenza, e del resto non è che io stessi facendo una sfilata di moda. Segnalerò il problema al tecnico.
    Un saluto.
    pino

  25. La striscia rossa
    La striscia rossa says:

    Vivere in un’economia di mercato non è molto diverso dal parlare in prosa.
    Non è facile farne a meno, ma molto dipende da quale prosa scegliamo di usare.

    Amartya Sen

  26. Anita
    Anita says:

    x Pino

    Caro Pino,
    e’ vero quello che dice lei, comunque avrebbero potuto scegliere un immagine migliore.
    Non e’ una critica, e’ un commento.

    E’ da venerdi’ che piove, sto facendo la muffa, i giardinieri sono disperati, e’ il tempo dei ripari ai prati e di preparazione invernale.
    Alexander si deve adattare ad indossare l’impermeabile, non gli dispiace.

    Saluti, Anita

  27. Anita
    Anita says:

    x Pino

    Caro Pino,

    non sono matta, la sua immagine sulla prima pagina del video e’ cambiata, ora ha un espressione pensosa….

    La prima aveva gli occhi verso l’alto a destra, come sorpreso o spaventato.

    Anita

  28. Anita
    Anita says:

    x Peter – #280 –

    …non io, era una parola usata da mio marito, parola che io odiavo…non sapevo che era una parola napoletana, credevo che fosse siciliana.
    Ne ho imparata l’origine oggi in internet.

    You learn something new every day! E’ proprio vero.

    Vedi come sto diventando erudita su questo forum….

    Anita

  29. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Peter,
    io non fumo da 15 anni e la mia amica forse non ha mai fumato.
    Ma che strane idee le vengono?
    A me piace una bistecca di filetto (oppure una costata tipo fiorentina) a giusta cottura una volta ogni tanto. Altrimenti mi piace la carne lavorata: arrosti, umidi; ad esempio il filetto alla Wellington!….
    Tenga presenta che mangio la carne molto di rado, al massimo una volta alla settimana. Da quando faccio l’orto mangio moltissima verdura; ma in genere compero molta più verdura che carne o salumi.
    Un cordiale saluto U.

  30. Peter
    Peter says:

    x Uroburo

    scusi, e’ il mio consueto sarcasmo…non sarebbe la prima volta che sentirei di una (o uno) dal palato fine che pero’ fuma, per cui il senso del gusto in realta’ e’ molto ridotto…
    Fa bene a mangiare carne e salumi di rado, io proprio non riesco a farne a meno. Mio padre (praticamente vegetariano per vocazione) mi soprannominava il carnivoro…

    un saluto

    Peter

  31. Anita
    Anita says:

    x Peter

    A proposito di pucciare, a casa mia non era permesso, era solo permesso di usare il pane per il sughetto delle pietanze, ma non di pulire il piatto col pane.

    Negli US gli Italiani usano il pane con la pasta asciutta e lo inzuppano nelle minestre, dico gli Italiani perche’ ceno con piu’ Italiani.

    Abitudine che non ho mai preso.

    Anita

  32. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Anita,
    usualmente cucino per me in brevissimo tempo e con piatti ultra-semplici: verdure soprattutto; ai pasti bevo acqua, talvolta latte oppure the.
    Ma quando cucino per degli ospiti allora non bado nè a spese nè a tempo. Se preparo una cena incomincio alle 14.00 e continuo fino al momento di mettersi in tavola alle 20.00; oppure dalle 7.30 alle 13.00.
    Uso carne comperata da un allevatore che macella bestie sue e di cui conosco i metodi di allevamento; salumi di marca o di rare origini; formaggi stagionati, spesso d’alpe (d’alta montagna); vini acquistati da me in zona di produzione, di ottima o altissima qualità e ben conosciuti (da me).
    Naturalmente lo faccio abbastanza di rado, diciamo una volta al mese.
    Quest’estate ho dato due feste in giardino ed ho cucinato la Jambalaya; mi hanno detto che era favolosa. Devo dire che mi diverto molto e che alla fine, quando mi fanno i complimenti sono soddisfatto. Soprattutto perchè l’impegno ha avuto un riconoscimento.
    E’ raro che gli inviti vengano ricambiati, c’è una sorta di pigrizia e la gente che ha piacere di ricevere è sempre di meno. Ma io per ora mi diverto; debbo però precisare che sono abitudini piuttosto recenti, hanno circa un anno e mezzo.
    Un saluto U.

  33. Peter
    Peter says:

    x Anita

    il pane con la pasta is a bit of a joke…pensavo lo facessero solo alcuni miei amici orientali (es. filippini) quando li invito a pranzo, dato che di regola loro non mangiano pasta, ma devono accompagnare qualunque pietanza con riso, ed in mancanza di quello, pane (second best…). Per cui anche la pasta si accompagna col pane. Io faccio notare che i carboidrati non si accompagnano tra loro, e loro scrollano le spalle….

    Peter

  34. Uroburo
    Uroburo says:

    Caara Silvy,
    non mangio spessissimo il pesce ma la sua mi sembra un’ottima ricetta. E poi l’accompagnamento mi sembra notevole……. U.

  35. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Caro Peter,

    credo che le buone maniere si imparino in casa…ma si possono anche perdere.

    L’ho dovuto constatare con i miei figli dopo che si sono sposati.

    Idem con i miei nipoti, i miei insegnamenti sono andati persi, a volte mi sembrano cannibali.

    Anche l’uso delle posate, impalano la carne come se la forchetta fosse una forca…
    Io sto zitta, anche perche’ vedo che gli altri adulti fanno lo stesso.

    Anita

  36. Anita
    Anita says:

    Oops….

    ….per forca intendo dire come quella nel dipinto American Gothic di Grant Wood.
    Pitch fork. A.

  37. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Anita

    Certo che non è matta! Ho fatto cambiare la foto. E domani ne metteranno una migliore, dove pare persino che io sorrida…. Incredibile.
    Salutoni.
    pino

  38. Anita
    Anita says:

    x Pino

    Benissimo, allora era d’accordo con me.
    Vero che e’ il contenuto del video che conta, ma specialmente su Youtube la prima apparenza e’ quella che salta agl’occhi.

    Cordialita’,
    Anita

  39. Anita
    Anita says:

    x Uroburo

    Mentre mi sto facendo bella pensavo ai consigli che ha ricevuto sul suo piatto speciale; il manzo alla Californiana.

    Secondo me il limone farebbe coagulare la panna.

    Buonanotte,
    Anita

  40. LETTERA APERTA ALLA STAMPA ITALIANA
    LETTERA APERTA ALLA STAMPA ITALIANA says:

    LETTERA APERTA ALLA STAMPA ITALIANA
    Con sgomento apprendiamo che domani, 7 ottobre, scenderanno in piazza sotto l’insegna “Verità per Israele” persone che per cultura e impegno democratico avremmo preferito veder scendere in piazza dietro l’insegna “Verità SU Israele”.
    Non ci riferiamo agli organizzatori, che coltivano un concetto di democrazia e di diritti umani ristretto a pochi intimi, come ben sappiamo. Né ci riferiamo ai Ferrara, ai Fassino, ai Pezzana, ai
    Buffa, ai Loquenzi o ai Venetti, per carità! Ma ci riferiamo alla scienziata Rita Levi Montalcini, il cui nome non può essere sufficiente a farle scegliere la difesa di uno stato che viola i diritti umani e
    le risoluzioni ONU da 62 anni. Ci riferiamo allo scrittore Saviano, che ha troppo ben studiato i meccanismi della camorra, i suoi crimini e le sue infiltrazioni nelle istituzioni pubbliche per non essere in grado di capire quali azioni nefande, illegali e disumane commette da 62 anni lo stato di Israele e quali sono i suoi “padrini”. E, ancora, ci riferiamo a coloro che hanno sbandierato la difesa della vita e della giustizia studiando, fotografando, cantando o scrivendo, e che non possono
    ignorare la realtà, per quanto mistificata possa essere.
    Ci rivolgiamo a loro che, pur dichiarandosi democratici, hanno accolto l’invito di Nirenstein, una colona israeliana insediata illegalmente nella colonia di Gilo, e legalmente rappresentante del Parlamento italiano, la quale usa la sua carica istituzionale tanto a fianco del governo Berlusconi che di quello di Israele.
    A tutti coloro che riteniamo realmente amici della verità e, in primis, dei diritti umani ad essa comunque collegati, chiediamo: perché, invece di diffonderla quella verità, e contribuire a fermare la catena d’odio generata da violenze e ingiustizia, avete scelto di schierarvi dalla parte dello stato occupante? Perché condividete con Nirenstein la convinzione che lo stato di Israele sia “proprietario” di ogni regione che occupa illegalmente senza riconoscere i confini della Risoluzione Onu che l’ha fatto nascere? perché non considerate che le 73 Risoluzioni Onu sono state regolarmente ignorate da quello Stato, senza che alcun organismo internazionale alzasse un dito per fermare i crimini contro l’umanità di cui esso si macchia dalla sua nascita? Nirenstein parla di diritto a costruire insediamenti israeliani su quei territori che dovrebbero rappresentare lo stato di Palestina, ed è tanto convinta di questo diritto che lei stessa è un’occupante.
    Ma voi che andrete a manifestare per la “verità”, siete mai stati a vedere cosa significa l’occupazione israeliana? Già illegale in quanto occupazione è comunque particolarmente odiosa per le violenze e l’umiliazione continua che impone agli occupati. Avete mai visto i villaggi assetati e assediati dai coloni come la vostra Nirenstein?
    E come giustifica una scienziata che ha passato la sua esistenza per migliorare la vita umana, come giustifica l’uso del fosforo bianco e delle altre armi proibite su esseri umani di ogni età? E a un
    fotografo come Toscani chiediamo: ma cosa cerca con l’adesione a una tanto macabra manifestazione? Cerca qualche foto ancor più straziante di quelle che le azioni della democrazia israeliana ci hanno abituato a vedere? E al professor Veronesi chiediamo: lo sa lei che Israele impedisce alla parlamentare palestinese Khalida Jarrar di curare un tumore al cervello? Lo sa lei, che per professione cura chi soffre, quanta gente Israele fa morire per impedimento alle cure? E allo
    scrittore Saviano chiediamo: lei che parla, e molto bene, di legalità, lo sa lei che le pratiche di quotidiana legalità israeliana nei confronti dei palestinesi fanno impallidire perfino la camorra?
    Sappiamo di parlare di FATTI e non per presa di posizione ideologica. Noi siamo un’associazione che ha nome “Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese” e chiediamo: hanno presente Saviano,

    Montalcini e ancor più Veronesi cosa significa avere 26 medici uccisi mentre nelle ambulanze della Mezzaluna cercavano di salvare vite umane dalla furia di missili su cui il democratico stato di Israele faceva scrivere ai proprio bambini frasi d’odio verso altri bambini?
    Come Amici dela MR Palestinese non possiamo dirci amici di chi alla giustizia sostituisce la prepotenza e l’illegalità, ma siamo amici della verità e della pace giusta, non quella che vorrebbe la Nirenstein prendendo spunto dalle parole di Tacito, ma quella che ci ispirano le parole di Primo Levi, quelle parole pesanti che interrogano tutti noi, sia quando diciamo MAI PIU’, sia quando ci chiediamo, rispetto al passato ma anche al presente: come potevate non sapere quello che stava avvenendo? E parole ancor più pesanti Primo Levi ha lanciato addosso a Israele e noi vogliamo ricordarle a chi ignorando, strumentalmente o meno, la verità, si dichiara amico di QUESTO
    Israele: “Ognuno è ebreo di qualcuno. Oggi i palestinesi sono gli ebrei di Israele”. Ed era quarant’anni fa che Primo Levi scriveva queste parole, quando gli ex terroristi dell’Hagana e della banda Stern erano riconosciuti come fondatori dello Stato e investiti di cariche rispettabili, e quando umiliazioni e massacri che sembravano enormi altro non erano che avvisaglie di quel che sarebbe successo poi.
    Noi, Amici della MR Palestinese, per statuto e per convinzione siamo un’associazione umanitaria, ma lo siamo nel senso più integro e pieno della parola: umanitario è per noi battersi per la giustizia con metodi non violenti, e quando vediamo le ambulanze schiacciate dai carriarmati, capiamo che solo denunciando i criminali, comunque si chiamino e qualunque sia il loro passato, possiamo portare il nostro contributo per una soluzione di pace basata sulla giustizia.
    Per questo non ci diremo mai amici di QUESTO Israele, ma vorremmo dirci amici di uno stato di Israele fondato sulla reale democrazia e rispettoso della giustizia e della legalità internazionale.
    Siamo d’accordo con Riccardo Pacifici quando, nei confronti del criminale nazista Priebke che circola scandalosamente per le vie di Roma, afferma che “i crimini contro l’umanità non cadono
    mai in prescrizione”. Siamo d’accordo, ma non ci rivolgiamo a lui perché ne conosciamo l’attitudine a quella modalità di pensiero basata su “due pesi e due misure”, ma ci rivolgiamo a tutti coloro che realmente perseguono un ideale di giustizia e a loro diciamo ancora: cercate la verità SU Israele e probabilmente la troverete ancora nelle parole dello stesso Pacifici, meno nobili forse di quelle appena citate, ma sicuramente veritiere: difendere Israele significa difendere “I nostri valori occidentali”, vale a dire le risorse petrolifere, e non solo, del Medio Oriente. E’ questa la verità che cercate? E vi basta a coprire i crimini contro l’umanità di cui Israele si è macchiato ripetutamente?
    A coloro che, come noi, si battono contro la pena di morte e per la libertà di espressione chiediamo: come fate a ritenere giusto che l’esercito israeliano uccida chi sventola una bandiera contro il muro infame del furto di terra e dell’apartheid? Come fate a tacere davanti agli omicidi senza processo che Israele decreta coi suoi missili assassini “mirati” a eliminare i suoi nemici, non importa se veri
    o presunti?
    A voi che appoggiate la Nirenstein quando chiede che si tolgano targhe stradali intestate ai martiri palestinesi, non chiediamo di valutare con lo stesso metro le targhe ai tanti ex terroristi israeliani
    perché sappiamo che la storia è fatta anche di riabilitazioni, ma chiediamo: come potete accettare che i coloni abbiamo eretto un monumento a Goldenstein, il colono che uccise a mitragliate
    “qualche decina” di musulmani chini a pregare nella loro moschea? E quanti di voi sanno che ancora in questi giorni un’altra moschea è stata incendiata da coloni israeliani nei pressi di Betlemme? Un suggerimento: provate a chiamare sinagoga la moschea e poi guardatevi allo specchio.

    Tanto ci sarebbe ancora da dire a chi in buona fede andrà cantando lodi al non democratico stato di Israele, ma ci basta dire che noi proseguiremo la nostra lotta per far sì che quelle che finora sono
    state niente più che timide condanne morali si trasformino in sanzioni capaci di fermare le pratiche assassine che, sotto i vostri occhi chiusi e forse con la vostra complicità, Israele commette quotidianamente.
    Vogliamo concludere questa lunga lettera con le parole di Hanus Hachenburg, un bambino del terribile lager di Terezin, e con quelle del poeta palestinese Mahmud Darwish, che sembrano specchiarsi a distanza di oltre cinquant’anni: Una macchia di sporco dentro sudicie mura e tutt’attorno il filo spinato
    30.000 ci dormono… (Hachenburg)
    Se avessi contemplato il volto della vittima e riflettuto, ti saresti ricordato di tua madre nella camera a gas, avresti buttato via le ragioni del fucile e avresti cambiato idea: non è così che si ritrova un’identità (Darwish).
    Concludiamo con la speranza che quando il popolo palestinese, finalmente, avrà ottenuto quanto impone la giustizia e avrà raggiunto la pace, non si dimenticherà di ciò che è stato. MAI PIU’, per
    nessuno.

    Associzione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese
    _________________________________
    dr.ssa Patrizia Cecconi
    Presidente Ass. Amici MRP
    p.cecconi@inwind.it
    06.5880187 – 347.6090366

    Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese
    Sede legale: Via Monti Parioli, 48 – 00197 Roma – Tel.: 06 3226751 – Fax: 063226901
    Sede operativa: Via Baldassarre Orero, 59 – 00159 Roma
    C.F.: 90054650586 – c/c/p n. 62237201
    Sito internet: http://www.palestinamezzalunarossa.org – e_mail: info@palestinamezzalunarossa.org

  41. AZ Cecina Li
    AZ Cecina Li says:

    x Anita
    Forse ti stupirà sapere che Wilma De Angelis aveva iniziato come cantante jazz, e fu “reginetta del jazz” e partecipò ad un Sanremo jazz con il gruppo Basso Valdambrini Cuppini.
    Nel ’60 fece diverse serate nel locale dove io facevo il bagnino, era passata al melodico ma un pomeriggio partecipò ad una jazz session con Arigliano, alcuni elementi della New Emily Jazz e della Roman New Orleans Jazz Band in cui un giovanissimo Lucio Dalla suonava il clarinetto, ne uscì un “Summertime” anomalo ma strepitoso. Era una simpaticona sempre sorridente un po’ rotondetta ma molto carina e molto giovanile al primo approccio credevo fosse quasi mia coetanea ed invece aveva 9 anni più di me, piacevoli ricordi di gioventù.

    Antonio antonio.zaimbri@tiscali.it

  42. Anita
    Anita says:

    x Antonio

    Caro Antonio,

    so abbastanza di Wilma De Angelis anche se non la conosco di persona.

    Una mia amica ha lavorato con lei per tanti anni, ancora l’aiuta a registrare le sue canzoni, a riportare i nastri sui CD, l’aiuta col computer…sai quando si spengono le luci ben pochi rimangono fedeli.
    Firma sempre gli auguri che mi arrivano da Milano.

    Mi dispiace di non avere conservato diverse foto.

    Si mantiene bene, ho appena ricevuta una foto recente col suo compagno di molti anni.
    Ho il suo ultimo video, registrato dalla sua amica pochi giorni fa’.

    Wilma vive ancora per il palcoscenico, sempre piu’ piccoli, ma per lei sono come l’aria che respira.

    Negli US sarebbe inneggiata come nei vecchi tempi.

    Buonanotte,
    Anita

  43. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x 293
    Ecco, non la verità SU Israele e il suo popolo, ma la verità SUI suoi governi spesso e volentieri paranazisti.
    Quella verità che si cerca di mettere a tacere da 60 anni.
    Ma gli “ultimi” in quella regione tanto vessata e massacrata resisteranno un giorno di più.

    C.G.

  44. Peter
    Peter says:

    x Pino

    leggo sul web che quelle dichiarazione di steve pietzenik (o come si chiama) vennero fatte in un’intervista in Francia del 2006. Avrebbero ‘sacrificato’ Moro per paura che parlasse di Gladio, che sarebbe venuta fuori qualche anno dopo. Immagino che ci fossero altre cose sulla strategia della tensione, ma vai a sapere. Anche il defunto Coxigga, si legge nel sito, avrebbe ammesso anni fa la fabbricazione del falso messaggio delle br.
    Nulla di nuovo in tutto cio’, si direbbe. Mi chiedo pero’, come mai quei signori abbiano potuto ammettere candidamente tutto cio’ e farla franca? senza che nessuno abbia almeno tentato un’inchiesta ed un’incriminazione ? mi chiedo anche perche’ ne abbiano parlato loro stessi al pubblico. Mah…

    un saluto

    Peter

  45. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Anita,
    c’è un piatto trentino (arrosto al latte) nel quale si mettono due limoni in un litro e più di latte che deve arrivare a coprire ì’arrosto. Lo scopo è appunto quello farlo coagulare.
    Le assicuro che la puccia ha un sapore squisito.
    Naturalmente chi non ama il latte non lo gusta. U.
    PS. Ricordo che la ricetta era molto semplice: leggera rosolatura dell’arrosto in olio e/o burro e poi coprire con latte mettendoci due limoni tagliati a metà. Cucinare al forno o in casseruola a fuoco bassissimo per due o tre ore girando la carne e regolando la puccia (allungare o restringere).

  46. sylvi
    sylvi says:

    caro Pino,

    ricordando la lettera 222 dei giornalisti di Rai 3 su CHI L’HA VISTO.

    Non ho guardato il finale perchè la Sciarelli mi aveva già indignato a sufficienza.
    Tutti i casi che ha trattato in questi ultimi tempi , i due fratelli nel pozzo, le due bambine scomparse, la ragazza uccisa in Chiesa trasudavano sensazionalismo, voglia di scoop e nessuna sensibilità autentica, e nemmeno professionalità!
    Ieri sera, prima che annunciasse in diretta la fine della povera Sarah, mi aveva già stomacato, come diciamo dalle nostre parti, e ho chiuso.
    Ora, noi guardiamo praticamente, solo il tg 3 e saltuariamente.
    Non è questione di ideologia, ma di pretendere che ciascuno faccia al meglio il suo mestiere.
    Ho sempre pagato il canone intero usufruendo di un servizio parziale.
    Ieri sera le parole “TV di servizio” in bocca alla Sciarelli mi sono sembrate blasfeme. E ho chiuso anche con lei.

    Non parlo più di VERGOGNA perchè è una merce che è scomparsa, nè di RISPETTO perchè potrei essere tacciata di passatismo.

    E ‘Una bella giornata, vado a comprare le mele nelle Valli del Natisone!!!
    Buonagiornata

    Sylvi

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