La Sakineh di Teheran è viva. Quella della Virginia, l’handicappata Teresa Lewis, è stata invece uccisa questa notte. Nel vergognoso silenzio dei professionisti dei due pesi e due misure come Bernard Levy e Carla Bruni Sarkozy. Woody Allen: “La stampa racconta balle”. As usual
E dunque la Sakineh statunitense che risponde al nome di Teresa Lewis e di cui tutti ce ne siamo bellamente fregati, anzi strafregati, è stata puntualmente giustiziata. Ovvero uccisa legalmente. Con una iniezione letale dopo averla legata come un Cristo donna a un lettino a forma di croce per poterle infilare il veleno nelle arterie. Ci sono giornali che pudicamente, o meglio ipocritamente, nascondo tutto sotto il tappeto di “un cocktail di barbiturici che le ha fermato il cuore”. Insomma, un po’ come se fosse andata al bar e avesse bevuto un cockail sbagliato, o meglio: il cocktail della Giustizia… Made in Usa. Più esattamente, in Virginia. Quando l’hanno uccisa in Europa erano le 3 di notte. Anche in Francia, e la signora Carla Bruni sposata Sarkozy se la dormiva beatamente come il figo filosofo maestrino di pensiero Bernard Levy, che si mobilita solo se c’è da dare addosso all’Iran. Che miserabili.
I fatti.
Alla pari della coetanea iraniana Sakineh, Teresa Lewis è stata condannata a morte per avere in qualche modo collaborato all’uccisione di suo marito Julian e del figliastro Charles, delitti compiuti nel 2002 allo scopo di incassare i soldi di una polizza di assicurazione, 250mila dollari, e fuggire con l’amante. Intervistata in carcere dal Washington Post, Teresa ha ammesso le sue responsabilità ed espresso rimorso senza accampare scusanti: “Non ho premuto il grilletto quel giorno, però feci del male, lasciai che due persone fossero uccise. Questo lo so. Ho tradito due persone che amavo. Ma ho paura della morte, vorrei continuare a vivere”. Desiderio non esaudito: di continuare a vivere non gliel’hanno permesso.
Questa condanna a morte ha vari lati orribili, oltre a quello intrinseco di ogni condanna capitale. Il primo è che Teresa è una ritardata mentale, il suo quoziente di intelligenza è solo 72: vale a dire, appena due punti sopra l’incapacità di intendere e di volere. Il secondo è che la sua domanda di grazia è stata respinta proprio perché per quei due miserabili punti: “Teresa Lewis non rientra nella definizione legale di una ritardata mentale”, ha seraficamente dichiarato il governatore Robert McDonnell. La definizione legale scatta infatti a quota 70. Ma è il terzo lato orribile il più incredibile e orribile di tutti: mentre lei è stata condannata a morte, gli autori materiali del delitto – tali Shallenber e Fuller – sono stati invece condannati NON alla pena capitale, bensì all’ergastolo. Incredibile, ma vero. Orribile, ma vero.
A dire il vero di lato orribile ce n’è un altro: si tratta infatti di una sentenza chiaramente discriminatoria verso le donne. Gli esecutori materiali, coloro cioè che il grilletto lo hanno premuto, sono di sesso maschile, e pur avendo la responsabilità maggiore non sono stati condannati a morte, anche se pare che uno dei due si sia suicidato in carcere. Il giudice Charles Strauss si è scagliato principalmente contro Sakineh, pardòn, Teresa, definendola “la testa del serpente” del duplice delitto. Come faccia un “serpente” con la testa da handicappato a subornare due uomini fino a renderli assassini è un bel mistero, ma mister Strauss non bada a queste quisquillie. Lui, da bravo yankee pronipote dei cow boy dalla pistola e dall’impiccagione facile, nonché inventori del linciaggio, è un vero macho e spara sentenze.
Come si vede, i casi della Sakineh iraniana e della Sakineh statunitense di nome Teresa Lewis sono pressocché identici, ma il secondo è più grave. E’ più grave sia per l’handicap della Sakineh della Virginia sia per il fatto che a differenza della Sakineh iraniana è stata uccisa per davvero. Nella nostra beata indifferenza. Non ha detto “bah” neppure l’eroica signora Carla Bruni in Sarkozy, che credo avrebbe fatto meglio a firmare prima di tutto contro la decisione di suo marito di spingere i rom a togliersi dai piedi della Francia. Per non parlare del filosofo fighetto Bernard Levy, l’organizzatore della campagna a favore della Sakineh di Teheran: per quella della Virginia ha preferito fottersene. Embé, i due pesi e due misure mica sono pizza e fichi! Tanto meno lo sono la forsennata volontà di diffamare l’Iran in ogni modo per poter facilitare la sospirata invasione o almeno gli agognati bombardamenti “chirurgici”. La gente miserabile a volte è molto miserabile. Si parva licet, dove sono i Marco Tempesta che reclamano attenzione per TUTTI e comunque MAI per i casi disperati? Vallo a sapere. Dormono beati il sonno del giusto. O della ragione?
Non è la prima volta che negli Usa mandano a morte un handicappato e – se non ricordo male – perfino una persona che aveva commesso il delitto quando era minorenne. Ma neppure questo è bastato ai pii e virtuosi Carla Bruni e Bernard Levy per mobilitarsi o almeno interessarsi della povera disgraziata d’Oltreoceano. Su Carla Bruni non c’è molto da dire: scegliersi la causa umanitaria “giusta”, indovinata, aiuta la propria immagine, la promuove, provoca buona pubblicità. Sul signorino Levy vale però la pena aggiungere qualche parola. Questo autentico fissato contro l’Iran è uno dei massimi teorici dell’impossibilità di usare con Teheran qualsiasi carota, qualsiasi deterrente che non sia la guerra o almeno una grandinata di bombe. Ecco cosa ha dichiarato il fighetto parigino il 22 agosto del 2006 al Wall Street Journal, ovviamente glissando sul fatto che le armi atomiche le ha la sua amatissima Israele e non altri in Medio Oriente: “C’è una differenza radicale tra la Repubblica islamica dell’Iran e gli altri governi con armi nucleari. Questè differemza è dovuta alla visione apocalittica del mondo degli odierni governanti dell’Iran. Questa visione […] condiziona chiaramente la percezione e le linee politiche di Ahmadinejad. La minaccia di una rappresaglia [nucleare] contro l’Iran è inefficace di fronte al complesso del suicidio e del martirio che affligge oggi parte del mondo islamico […]. In questo contesto, la reciproca distruzione assicurata, cioè il deterrente che ha funzionato così bene durante la Guerra Fredda non avrebbe alcun significato […]. Per gente che la pensa a quel modo non sarebbe un freno, ma al contrario un incentivo”.
Questa idiotissima tesi dell’aspirazione al suicidio atomico di buona parte dell’Islam, e comunque dell’Iran, è stata ripresa nello stesso periodo – guarda caso sempre nel 2006 – in Italia da Mario Pirani su Repubblica. Pirani è un ottimo giornalista, ma è legittimo pensare che gli faccia velo l’avere partecipato alla guerra del ’48 in Israele contro arabi e palestinesi. Inoltre, come ho già avuto modo di dire in precedenza, ha disinvoltamente confuso tra bombe atomiche, A, e bombe H, all’idrogeno, enormemente più potenti, pur di accreditare – già 4 anni fa! – l’idea che l’Iran punti perfino alle H. Ma ovviamente tacendo che, secondo vari autori ed esperti, ad avere la bombe H oltre alla atomiche è Israele! Ho detto che si tratta di una tesi idiotissima, e aggiungo che è falsa in modo dimostrabile: finora infatti il regime iraniano, per quanto detestabile come tutti i regimi teocratici, ha mostrato una grandissima elasticità e capacità di compremessi e moderazione pur di NON offrire né agli Usa né a Israele la scusa buona per attaccarlo. Anche perché l’Iran porta ancora le ferite degli 8 anni di guerra scatenatagli contro dall’Iraq di Saddam, aizzato dall’Occidente, ed è in piena ricostruzione e rilancio. Meno propensi al suicidio di così…
Levy dunque mente. E, spiace dirlo, sulla sua scia sbaglia Pirani. Ma proseguiamo. Il fighetto di Parigi in quell’indecorosa e alluncinata intervista al Wall Steet Journal del 6 agosto 2006 arriva al ridicolo. Ha infatti anche affermato che per l’allora imminente 22 agosto di quell’anno, 2006, probabilmente Ahmadinejad tramava qualcosa di apocalittico. Perché? Perchè qual giorno il calendario musulmano celebra l’ascesa al cielo di Maometto sul suo celebre cavallo. Motivo per cui secondo l’imbecillità in malafede del monsieur parisienne quella poteva essere la data migliore, la più appropriata per Ahmadinejad per scatenare – udite udite!!! – la fine apocalittica di Israele e se necessario del mondo! Roba da ricovero immediato alla neuro dell’aspirante ma fallito profeta biblico di Parigi. Mestatore da strapazzo, ma riverito maestrino del pensiero (agitato, affabulatorio e ipercinetico quanto il nostro filosofo fighetto politicamente inconcludente Massimo Cacciari, ma tralasciamo). Levy dovrebbe semmai prendersela con quella parte di rabbinato fanatico e con gli altrettanto fanatici fondamentalisti cristiani degli Usa che – come a volte ricorda Noam Chomsky, ebreo contrario al sionismo – sognano per davvero l’Armageddon, detto anche Apocalisse o Fine del Mondo, e cercano pure di favorirlo: i primi non so bene per quale motivo religioso, i secondi perché con l’Apocalisse tornerebbe finalmente Gesù Cristo sulla terra e instaurerebbe finalemente il regno dei cieli…. C’è bisogno di commenti? Non credo. La conclusione però è che qualunque cosa dica monsieur Levy non gli si può credere, stando la sua cantonata galattica dell’agosto 2006, per non parlare delle altre. Vedasi il continuo battere e ribattere non solo suo, ma di tutti un po’, sulle “bombe atomiche iraniane”. Che non solo non esistono, ma l’Iran, come ha dichiarato anche Ahmadinejad all’Onu ieri, non ha nessuna intenzione di produrre. Ovviamente l’Iran chiede che se ne privino anche gli altri, compresa Israele.
Purtroppo però Levy non lo hanno ricoverato al manicomio. E così ha potuto continuare a straparlare, seminando altro veleno contro l’Iran, gli arabi e l’islam, e lanciando la bufala della “lapidazione” di Sakineh, quella iraniana, perché colpevole di adulterio quando invece è stata condannata a morte sì, ma per concorso in omicidio:reato piuttosto grave, come dimostra il caso della sua omologa della Virginia. O no? A me risulta che in Iran la lapidazione non esiste più da anni, però sospendo il giudizio in attesa di notizie più certe: purtroppo infatti i miei contatti in Iran pare siano svaporati o privati del telefono o hanno cambiato numero. I rifugiati politici che vivono a Roma mi hanno detto che la lapidazione esiste, ce ne sono 12 in attesa e una sarebbe stata eseguita un anno fa vicino Teheran, ma dei rifugiati politici non sempre c’è da fidarsi. Non voglio pensare che abbia mentito perfino Amnesty International, ma è un fatto che sulla motivazione della condanna a morte ha mentito. Ecco infatti cosa si legge sul suo sito all’URL http://www.amnesty.it/pena_di_morte_Iran_lapidazione_adulterio : ” Sakineh Mohammadi Ashtiani è stata condannata nel maggio 2006 per aver avuto una “relazione illecita” con due uomini ed è stata sottoposta a 99 frustate, come disposto dalla sentenza. Successivamente è stata condannata alla lapidazione per “adulterio durante il matrimonio” “. Come si vede, anche Amnesty il concorso in omicidio lo nasconde sfacciatamente!
Dell’Iran ancora un paio di anni fa si diceva e si scriveva ovunque la gigantesca frottola e calunnia che per poter eseguire le condanne a morte di donne minorenni o nubili, e perciò ufficialmente vergini, quelle disgraziate venivano date in pasto a carcerieri perché le stuprassero, in modo da poterle giustiziare perché la legge vieta l’esecuzione capitale di vergini. A che bassezze spinge l’odio e la volontà belluina di aggredire un Paese “nemico”. Lo stupro delle vergini condannate a morte, la “bomba atomica iraniana”, la volontà dell’Iran di “distrugere a tutti i costi Israele”… e via mentendo e ingannando. Ecco perché questa storia della lapidazione nell’Iran di oggi è da prendere con beneficio di inventario. In un regime teocratico non si può purtroppo eslcudere nulla, perché sono da sempre i regimi delle peggiori nefandezze, vedasi l’intera storia dello Stato pontificio. Però prima di accettare versioni sicuramente non disinteressate è bene dubitare. E informarsi.
Ripeto, a scanso di equivoci: ho firmato e ho proposto ai lettori di questo blog di firmare l’appello a favore della Sakineh di Teheran, perché sono contro qualunque tipo di pena di morte, comprese quelle per impiccagione usate in Iran e quelle di vario tipo usate negli Stati Uniti. Che, forse il nostro fighettone di Parigi non lo sa, sono il Paese che – in brutta compagnia con l’Iran, la Cina e l’Arabia Saudita – ha una Giustizia che le condanne morte più le usa e le abusa. Levy in tema di lapidazioni si dia da fare contro il nostro alleato politico militare Arabia Saudita, che ancora le imbastisce, per giunta in piazza. Magari getti nella spazzatura la bibbia almeno nelle parti in cui alla lapidazione si applaude. E magari rifletta anche sull’orribile armamentario dei vari tipi di pena di morte negli amati Stati Uniti: frittura sulla sedia elettrica, soffocamente nella camera a gas, crocifissione al lettino con le iniezioni mortali e, usata di recente anche se rarissima, riduzione a colabrodo con la fucilazione. L’Iran e la Cina hanno meno fantasia: il primo impicca, il secondo fucila. Non gasano né crocifiggono né arrostiscono i condannati.
Ho firmato per la Sakineh di Teheran. Ma sono stato ingannato e defraudato perché nessuno ha detto che c’era una Sakineh in Virginia, Teresa Lewis, per la quale valeva pure la pena firmare un appello perché fosse lasciata vivere. Ho così scoperto una cosa che onostante la mia età ed esperienza non avevano ancora capito: a volte i benefattori hanno in realtà la coscienza e almeno una mano lorde di sangue.
Preferisco non commentare il nuovo schiaffo di Israele sferrato in queste ore all’Onu in faccia ad Obama con la ridicola scusa dell'”importante festa religiosa”. Mi limito a ripetere che la famosa minaccia di “distruzione di Israele” attribuita nell’autunno 2005 ad Ahmadinejad – e da allora incollatagli addosso per giustificare l’ingiustificabile, compreso i bassi deliri levyani – è una balla. Lo ha già chiarito lo stesso Ahmadinejad più volte, anche in tv a New York nel programma di Larry King. Non è certo un caso che Ahmadinejad, per me comunque indigesto al pari di un Avigdor Lieberman, abbia cordiali rapporti con non piccole fette di rabbinato, a partire dai Naturei Karta. Anche a voler tralasciare Ahmadinejad, che potrebbe avere mentito a Larry King, c’è da dire che il docente Juan Cole, dell’Università del Michigan, è tra gli studiosi che hanno già messo in chiaro come il leader iraniano sia rimasto vittima di una cattiva traduzione: NON ha mai parlato della necessità di “cancellare Israele”, ma si è invece limitato a ripetere in lingua farsi un concetto già espresso a suo tempo da Khomeini: vale a dire, che spesso Paesi potenti “svaniscono dalla pagina della Storia”. “Come l’Unione sovietica e la stessa monarchia iraniana”, ha aggiunto Ahmadinejd nel suo discorso “stranamente” travisato e stravolto. Dov’è la minaccia di “distruzione”, per giunta nucleare, nel dire che “Israele svanirà dalla pagina della Storia come l’Unione Sovietica e la monarchia iraniana”? Oltretutto, si noti bene, questi due regimi, quello sovietico e quello dello scià, sono “svaniti” senza neppure sparare un colpo! Non una bomba atomica, si noti altrettanto bene, bensì neppure una bombetta a mano o una fucilata. Grosso modo, e a occhio e croce, è la fine che farà il castrismo a Cuba: svanirà forse perfino prima dello svanire all’altro mondo dei fratelli Castro. Svanirà pacificamente, almeno si spera. Senza dimenticare che a volerlo fare sparire nel sangue sono stati non l’Iran, ma gli Usa. Esattamente come hanno fatto con le democrazie locali in Cile, in Argentina, in Congo, in Indonesia e altrove. Lo hanno fatto anche in Iran, assieme al lacché inglese, quando vi hanno organizzato il colpo di Stato che uccise la neonata democrazia iraniana strangolando il governo democraticamente eletto di Mossadeq.
Questi sono i fatti e questa è la Storia. Non le puttanate dei vari Levy e altri furbi “umanitari”. Ambé, certo: poi c’è papa Ratzinger che a Londra rifila balle su “Hitler ateo”, quando invece era cattolico e il cocco di papa Pio XII oltre che dell’intera gerachia della Chiesa tedesca, e ci sono milioni di “credenti” (alle balle) che ci credono onde liberararsi dei sensi di colpa e delle code di paglia lunghe mille chilometri. E che anche a Londra, come già a New York e in Australia, oltre che in Vaticano-Italia, rifila la balla della “scarsa vigilanza” della Chiesa sulla pedofilia di troppo suoi preti e vaste masse di “credenti” (alle balle) se la bevono di corsa perché, as usual, certe verità non potranno mai ammetterle. Il buon papocchio tedesco, volontario della Gioventù Hitleriana fino alla bella età di anni 16, è assecondato da tutti i mass media nel suo continuo nascondere che a dare l’ordine, per iscritto, di tacere alle autorità civili qualunque notizia sui preti pedofili è stato lui, in tandem con Tarcisio Bertone, oggi segretario di Stato del Vaticano cioè Numero Due dopo il Numero Uno papa Ratzinger. L’anno infatti firmato loro, nel giugno 2001, quello sciagurato ordine ai vescovi di tutto il mondo, in qualità rispettivamente di capo e vice capo della Congregazione per la dottrina della fede (l’ex orripilante Sant’Uffizio). E se non fosse stato per lo stop imposto da George W. Bush a un tribunale del Texas l’ottimo papa Ratzinger per quell’ordine scritto sarebbe stato processato e sicuramente condannato dai giudici che si occupavano di uno dei tanti casi di stupro di preti ai danni di minori.
Che pena vedere Bertone, l’impresentabile complice dell’ordine planetario “Salvate il prete pedofilo”, affianco al nostro presidente della Repubblica per festeggiare la breccia di Porta Pia e la presa di Roma. Il Vaticano avrebbe dovuto avere almeno il buon gusto e la decenza di mandare a quella cerimonia, la prima con un prelato in sua rappresentanza ufficiale, qualcun altro, ma NON il cardinal Dentone, pardòn, Bertone, coprotettore del clero pedofilo.
Povera Italia. Deve essere vero che il papa ha inviato felice il suo pur impresentabile segretario di Stato perché è ormai chiaro come la breccia di Porta Pia non sia servita tanto all’Italia per dilagare a Roma e nello Stato Pontificio quanto invece al Vaticano per dilagare in Italia…
E che pena vedere i giornali intossicati dai veleni e dalle grasse corruzioni berluscone abboccare come gonzi all’amo del “clamoroso documento” dello Stato caraibico di S. Lucia, che avrebbe dovuto dimostrare come il famoso appartamento di Montecarlo è stata un rapina di Gianfanco Fini pro domo mulieris. Ai mascalzoni strapagati, già rei di assassinio professionale ai danni di Dino Boffo, sono sfuggite sia le grossolanità del “documento” (anche un orbo vede che manca il numero di protocollo) sia la memoria del “conte Igor”. Vale a dire, non si ricordano più neppure della delinquenziale truffa che alcuni membri berluscon-finiani della commissione parlamentare Telecom Serbia ordirono con un rottame umano per diffamare in un sol colpo sia Massimo D’Alema che Romano Prodi accusandoli, con prove false, di avere lucrato una marea di miliardi con la (s)vendita di Telecom Serbia. Il “conte Igor”, il “supertestimone” mitomane e/o comprato, è finito in galera, i commissari felloni invece no, sono pure stati rieletti. E i giornalisti sensibili al soldo berluscone, velocissimi a dare credito al “conte Igor” e alle sue miserabili panzane, hanno pure fatto carriera, vedi Belpietro, autore di una memorabile porcata televisiva, pardòn, autore di un memorabile servizio televisivo pro domine berluscone sulla frottola Telecom Serbia. Non a caso oggi l’ottimo Belpietro è in prima fila nel “riferire obiettivamente la notizia” del documento caraibico. Anche se invece di essere una notizia è una cagata.
Essì, povera Italia. Con un giornalismo sempre più ossequioso. Ormai quasi da carta igienica.
A proposito di Carla Bruni e frottole spaziali: pochi giorni fa il regista Woody Allen, altro ebreo sideralmente lontano dal sionismo, in una intervista ha raccontato d’essere rimasto sbalordito quando ha letto sui giornali che la breve scena da lui affidata alla Bruni la si è dovuta ripetere ben 14 volte e che il presidente francese Sarkozy è piombato sul set infuriato e un po’ bevuto facendo scenate a dritta e a manca. “Tutte balle”, ha in pratica sintetizzato Woody. Che ha concluso: “Mi chiedo se ci raccontano balle così inventate di sana pianta anche riguardo la guerra in Afganistan”. Beh, sull’Iraq ci sono le prove che ce le hanno raccontate. Le raccontarono anche nel corso della guerra di Bush padre & C all’Iraq provocata dall’invasione del Quwait (autorizzata preventivamente dall’ambasciatrice Usa a Bagdad, con una trappola mortale per l’Iraq in attesa di quella mortale anche per Saddam con la seconda guerra all’Iraq). Per stimolare lo sdegno contro gli iracheni, la stampa mondiale scrisse che a Quwait City i soldati avevano rubato e portato via perfino le incubatrici dell’ospedale per bambini. Poi però è saltato fuori che era una balla colossale, addirittura quell’ospedale non era neppure dotato di nessuna incubatrice. Lo ha dimostrato, tra varie altre balle smascherate, una tesi di laurea che qualche anno fa è stata premiata dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia. Che però si è ben guardato dal cacciare dalla professione Carlo Rossella, il direttore di Panorama che – per “aiutare” il capo del governo italiano, che guarda caso era anche il suo editore e datore di lavoro Berlusconi, a far contento Bush Junior – avvalorò con uno “scoop sensazionale” la balla dell’uranio del Niger “venduto all’Iraq per le bombe atomiche di Saddam”.
Ecco perché quando si tratta di certe accuse contro “i soliti noti” da parte dei “soliti ignoti” è meglio andar cauti. Chiedendo magari anche come mai sulla Sakineh della Virginia si tace, come del resto si tace sulle adultere lapidate sì, ma in Arabia Saudita. Con i soliti due pesi e due misure della nostra vergognosa, gigantesca e non disinterresata ipocrisia.
La Sakineh della Virginia è stata uccisa. Quella di Teheran continua a vivere, almeno per ora. Dovremmo sprofondare dalla vergogna.
548
Lei vive in Gran Bretagna.
Ha scelto di diventare cittadino di quel paese per poter avere il diritto di votare. Dopo il suo post Nr.548 dubito molto che lei abbia capito qualcosa della svolta politica in UK.
Rodolfo
x549
Strano che lei se ne accorga cosi tardi.
Ne avevo gia´accennato io nel mio 480, ma in modo positivo, perche´giusto ed e´un bene per il paese. Rodolfo
xAnita 547
Non ti scusare mai per simili sciocchezze. Tu…o lei….tutto fa´brodo.
Tempo fa´, un Sir ha reclamato e preteso che gli dessi del lei.
Io personalmente sono al di sopra di certe sciocchezze.
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Le canzoni del “Trio Lescano ” me le ricordo bene perche´ le cantava mia mamma, lei a casa cantava sempre ed aveva una bella voce.
Un saluto Rodolfo
Caro Nicotri 544
“…Le ho solo fatto notare un fatto incontrovertibile: qui nessuno fa il tifo per una sola parrocchia, mentre lei invece è letteralmente ossessionato, e ossessionante……”
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Le pare davvero? A me non sembra. Quando clicco su “arruotalibera”, scrivo sulla prima cosa che mi ha colpito particolarmente leggendo i giornali o ascoltando la radio.
Nel mio post Nr.41 per esempio accennavo ad un Palestinese Ismail Khatib che ha ricevuto il “Premio per la Pace dell´Assia” 2010 qualche giorno fa´a Wiesbaden. Scrivevo che, di Palestinesi cosi si ha di bisogno. Cosa ci posso fare io se le proporzioni non sono uguali.
Se ci fossero piu´Palestinesi in grado di profilarsi nella politica o in qualsiasi altro campo , ne parlerei, ne accennerei con piacere.
La storia di Khatib io lo scritta perche´ sapevo che era una notizia che non sarebbe apparsa in nessun giornale Italiano.
Buona giornata Rodolfo
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Caro Nicotri,
come promesso, le mie riflessioni, le mie visioni sul problema Palestinese. Non le nascondo che quando guardo la cartina geografica di quel paese mi faccio prendere dallo sconforto.
Una cosa intanto e´chiara. Il popolo Palestinese ha bisogno di uno stato. Uno stato binazionale io lo escludo a priori.
Per Israele sarebbe un pessimo affare, per via dell´indice generale di natalita´.
Uno Stato Israeliano come l´attuale, con il 20% di Palestinesi e´sopportabile. Gli Israeliani Ebrei li batteranno nel recordo di fare figli e non e´escluso che quel 20% nell´arco di un paio di generazioni non diventi un 10%.
Bisognerebbe pero´vedere fino a quale punto quei Palestinesi si sentono Israeliani , cioe´ parte di quella nazione. .
Come dire , quanto si sentono Italiani gli abitanti del nord della Regione Friuli Venezia Giulia e Regione Trentino Alto Adige ?
Nonostante in Giudea e Samaria i coloni abbiano con cautela ripreso a costruire, pare che questo non abbia intorpedito per niente il processo di pace, come si temeva.
Secondo il mio parere Israele non ha li niente da cercare, i coloni devono abbandonare le loro case e tornare in Israele.
Poi pero´rifletto e penso. Potrebbero benissimo rimanere li ,ed essere una minoranza Ebraica Palestinese nello nuovo Stato Palestinese, nella stessa maniera dei Palestinesi di nazionalita´Israeliana. Se questi sono problemi insuperabili, i coloni Israeliani potrebbero tornare in Israele e prendere il post dei Palestinesi, i Palestinesi Israeliani possono prendere possesso delle case costruite dai coloni in Giudea e Samaria e vivere come Palestinesi in uno Stato Palestinese. Tutto , i palestinesi non potranno mai riuscire ad averlo, cioe´via i coloni dalla Giudea e Samaria e il 20% di Palestinesi a casa, mi dispiace , questo non va´e non si avverera´mai. Un po´confuso il mio ragionamento,ma non riesco a fare di meglio, sono di fretta.
Insomma ognuno al suo posto e tutti vissero felice e contenti.
Un cordiale saluto Rodolfo
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Cavolo….che distratto, dimendicavo la striscia di Gaza.
Ehsssi…..quello e´un grosso problema. Due le possibilita´.
Le due fazioni si riconciliano e ci si inventa un corridoio che li unisca. L´altra posibilita´e unirsi all´Egitto. Diciamo cosi…una provincia autonoma di quel paese. Altre soluzioni non esistono.
Dannazione, dimendicavo i Palestinesi del Libano e della Giordania e di quelli che persino hanno venduto le proprie terre.
Anche quelli si vogliono di nuovo insediare in quel lembo di terra.
Bah….li vedo solo una soluzione, per il piacere e la gioia di alcuni.
Una nuova diaspora per il popolo Ebraico. Cuntent?
Rodolfo
Lo Yacht „Irene“ con dieci attivisti Ebrei Propalestina con aiuti per il popolo di Gaza e´ stato catturato dalla marina Israeliana e dirottato nel porto di Aschdod. Dopo un controllo e´saltato fuori che gli “aiuti” consistevano in tre zaininetti pieni di giocattoli. Rodolfo
errori su errori… zaininetti… e senza accenti e tanto altro rileggendo……
spero vogliate scusarmi, ma poi penso che all´ultimo nun me ne frega proprio niente. Mica stiamo a fare esami…….
Mmazza quanto dormite…..
x Anita
guarda pero’ che Ed ha del tutto ragione a dire he la guerra in Iraq fosse sbagliata, ed ho gia’ detto che simpatizzo con la necessita’ dei sindacati di avere determinate garanzie per i lavoratori dato l’avversa situazione politica e congiuntura economica attuale.
Il punto e’ che molto difficilmente (salvo un ‘miracolo’ inaspettato) uno come Ed potra’ vincere le elezioni per loro! Il voto di ‘middle England’ e’ ancora decisivo, ed Ed non fa per lei.
Elezioni che potrebbero essere dietro l’angolo, dato che il rift tra tories e lib dem, come da copione, si va allargando per via dei tagli ai servizi pubblici e l’ostilita’ verso gli stranieri dei tories. I servizi pubblici languono sempre di piu’, e molti studenti stranieri perdono il visto e vengono rimandati a casa (per esempio). Ma per vincere e convincere ci vuole un leader adatto…
Un saluto
Peter
1) sylvi { 28.09.10 alle 21:42 } Perciò mettiti il pannolone e va a dormire!…niente di strano!
2) sylvi { 28.09.10 alle 17:26 } I Sindacati mandano a casa i loro Segretari…bravi…ma i segretari diventano : sindaci, presidenti di Provincia, di Regione …ed infine …onorevoli! Sarebbe capace di dirmi un nome di sindacalista (escluso AZ!!!) che non sia approdato a Roma? Sia di dx che di sx!
No, noi italiani siamo …un po’ speciali!
3) sylvi { 28.09.10 alle 19:08 } Ma noi vogliamo l’Ufficio di collocamento Pubblico Impiego;
la Pubblica Istruzione a disposizione di tutti i giovani…
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1) Perdirindindina ma questo è tal quale il linguaggio del pregevole signor Popeye! Ma i miei più vivi complimenti mia ineffabile signora: sta lentamente ma convintamente ritornando a casa….. Meno male, così anche noi siamo meno confusi.
2) Io conosco sindacalisti, arrivati fino alla segreteria nazionale, che hanno continuato a fare il loro lavoro al sindacato fino alla pensione. In compenso conosco un paio di sindacalisti di destra che hanno approfittato delle loro cariche per trovare sistemazioni interessanti e di tutto comodo …..
Tuttavia visto che essere un dirigente sindacale dà una grossa conoscenza di certe realtà e di certi meccanismi, utilissima in campo politico, mi spiega perché mai un dirigente sindacale non dovrebbe diventare sindaco o deputato? Spesso sono persone che hanno alle spalle una preparazione di ottimo livello. O forse lei i deputati della sinistra li preferisce manovali analfabeti? Vedo che il suo livore anti-sinistra non si ferma neppure davanti al buon senso. Caaaaalma signora …. e si deterga la bava dall’angolo della bocca che fa veramente volgare.
3) La sua affermazione che la scuola è diventata una sede di lavoro fisso ed inalienabile di fancazzisti, ovviamente sindacalizzati (ancora una volta il sindacato diventa il responsabile di tutto a partire dal sacco di Roma di Alarico), è francamente fuori dalla realtà.
Tra l’altro non tiene conto del fatto che il padronato ittagliano, che la democrazia non sa neppure dove abiti, ha sempre avuto una lista nera dei lavoratori da non assumere mai proprio perchè sindacalizzati. E che ha sempre usato i licenziamenti proprio per buttar fuori quei lavoratori che intendevano difendere i loro diritti in fabbrica. Tutto il padronato,compreso quello della sua PMI, che da questo punto di vista (la democrazia in fabbrica) è anche peggio del grande padronato.
Anch’io penso che il sindacato abbia talvolta difeso gente indifendibile, tuttavia non si capisce bene perchè sempre e solo gli errori delle sinistra debbano essere in discussione.
Vede cara, lei e Marco dimostrate di essere di destra perché in quel che dite non c’è mai proporzione e perché le vostre critiche alla sinistra, comunque solo in minima parte responsabile del funzionamento del sistema-paese, sono eccessive ed irrealistiche. Mentre le vostre critiche alla destra, si veda quel che lei dice della Gelmini (il cui obiettivo è comunque lo smantellamento della scuola pubblica a favore di quelle private, da noi particolarmente indecenti) sono sempre minime e parziali. Qualunque affermazione lei faccia è sempre di destra e spesso di estrema destra. Va benissimo, ovviamente, ma almeno che sia chiaro.
Un saluto U.
x Rodolfo,
di prima mattina scrivi sciocchezze!
L’Alto Adige è il Sud Tirol, terre austriache.
Il Trentino e il Friuli sono sempre state terre di cultura latina e italiana.
Casomai è l’Italia che le ha sempre trattate a calci in c.
Sylvi
DA PARTE DI AZ
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Per tutti ma per Sylvi in particolare
Riporto qui un lungo documento pubblicata da I MAESTRI DI STRADA di Napoli il giorno martedì 28 settembre 2010 alle ore 3.34
È piuttosto lungo ma interessante per capire molte cose, avrei preferito mettere un link ma pochi seguono face book e quindi sarebbe inutile.
In un posto dove esistono gli ippodromi clandestini, ossia piccoli oggetti tascabili facili da occultare, dove esistono milioni di metri cubi di edifici abusivi, discariche abusive e tanti altri piccoli oggetti che si perdono alla vista come spilli e perline, che uno si perda una scuola mi pare del tutto normale.
In realtà non ci siamo persi una scuola, ma una intera specie, come si è perso il famoso uccello dodo (dodo n., an extinct flightless bird, once a native of the island of Mauritius. Discovered 1598, extinct by 1681.) che non sapeva volare e non era neppure buono da mangiare ma si è estinto lo stesso per la tracotante incuria di coloni di passaggio.
In Campania ci siamo persi una intera specie di scuola: la formazione professionale per i giovani. Non è che ce ne fossero molti esemplari e neppure erano in buona salute ma “c’era una volta la formazione professionale” e per quanto malandata serviva ai giovani che volevano tirarsi fuori dai copioni prestabiliti.
Già vedo quelli che si agitano sulla sedia e cominciano a fremere: ma questa è la famosa formazione di serie B, la scelta precoce e quant’altro. Si è proprio quella. Quindi si potrebbe festeggiare: finalmente la Gelmini ha realizzato il sogno di tanti dispregiatori della formazione professionale: tutte le scuole sono dei licei.
MAI DIRE LICEO
Piano con i termini, si fa presto a dire liceo.
Guai! I veri licei si offenderebbero.
Meglio usare termini più confusi. Tipo istituti superiori.
Dunque abbiamo una riforma che rende gli istituti professionali simili ai licei. In tutto il peggio che i licei hanno: ad esempio nello storicismo più ridicolo (tra la storia della storiografia, la filosofia ridotta a storia della filosofia e tutte le storie del pensiero e la storia del legno, o la storia delle tariffe ferroviarie, la storia della moda e quant’altro io preferirei di gran lunga una buona storia della filosofia il cui valore pratico per chi la sappia apprezzare, è infinitamente superiore alla storia delle tariffe ferroviarie o delle acconciature dei capelli), ad esempio nel verbalismo ad oltranza, ad esempio nella noia eretta a sistema, inflitta come tassa necessaria che il candidato suddito deve pagare a una scuola che è di sudditanza in quanto insegna solo ad ascoltare, in quanto omaggia il principio di autorità contro ogni tentazione di riferirsi a evidenze sperimentali o a esperienze sensate e verificabili.
Dunque la riforma – il termine riforma ormai per me ha lo stesso odore della cacca – ha stabilito che la formazione professionale non è un affare dello Stato – capirai il danno – in compenso lo Stato essendo rappresentante degli interessi più generali – come si vede bene dalla classe politica che è al governo – si occupa solo di istruzione e nei suoi termini più generali. Ad esempio uno non impara più la meccanica, ma la ‘manutenzione’ in cui la meccanica di una dentiera e quella di un trattore sono presenti nella loro dimensione generale e direi metafisica, i nostri giovani provenienti dai ghetti di periferia finalmente imparano le “competenze trasversali”.
COMPETENZE TRASVERSALI
Un’altra parola che mi piaceva e ora mi fa schifo. Le competenze trasversali – secondo quello che abbiamo cercato di fare – attraversano le discipline, le frontiere tra l’umano e il meccanico, tra l’ora di religione e quella di disegno, tra l’arte e la scienza, tra quello che imparo a scuola e quello che imparo senza accorgermene tutti i giorni; insomma per noi le competenze trasversali erano un modo per affidare a ciascuno il compito di riorganizzare saperi, esperienze, parole, in funzione di sé, della propria personale storia, della propria personale presenza nel mondo.
Niente di tutto questo, le competenze trasversali non si appoggiano a nessuna conoscenza specifica, a nessuna esperienza vera, a nessun dolore subito, a nessuna gioia provata, esistono a prescindere, le vediamo stagliarsi in cielo come un ponte metafisico, un “trompe l’oeil” alla Magritte, un oggetto preso da un quadro di De Chirico, che unisce due sponde inesistenti, che appoggia su piloni invisibili, che unisce territori immaginari. La riforma che dichiara di voler riportare la scuola ai saperi operativi e pratici, ha abolito i laboratori dei primi anni.
L’accesso ai laboratori è l’accesso al sancta sanctorum che si realizza solo dopo tre anni e mezzo passati a ingurgitare segni neri su fogli bianchi o ad ascoltare parole assordanti nel silenzio delle emozioni e della partecipazione. Dopo quaranta mesi finalmente i giovani che hanno pagato il loro tributo a questo dio che succhia la linfa vitale, potranno fare ingresso in un laboratorio e sentiranno in pieno il privilegio di questo accesso perché della pattuglia iniziale di trenta allievi – a quel punto, con quel trattamento – ne saranno restati, se tutto va bene, nove – lo so che sono ottimista – mente 15 saranno definitivamente persi e 6 arriveranno alla meta arrancando e cercando di prendere strade laterali.
Ma i Nostri nella loro infinita saggezza hanno pensato che tutto questo sia affidato alle Regioni, e -voi comuni mortali mai immaginereste una simile figura acrobatica – se le Regioni non fanno a tempo a organizzare questa nobile impresa si può riaffidare ai vecchi istituti professionali, il compito di organizzare corsi professionali, utilizzando attrezzature costate milioni di euro e destinate alla polvere e alla ruggine. Sennonché – certamente in Campania, non so altrove – le scuole non hanno un euro per fare questo, non hanno né un docente né un tecnico da impiegare.
OBBLIGO FORMATIVO FINO A SEDICI ANNI
Otto anni fa la Ministra Moratti, con la legge 53 del marzo 2003 sancì l’obbligo di formazione fino a sedici anni e parallelamente, con i fondi derivanti dall’art 68 della legge finanziaria 144 del 1999 stabilì che si potevano fare percorsi diversi dalla scuola strettamente detta per prendere una qualifica professionale e successivamente eventualmente proseguire il percorso fino al diploma. Ci furono infinite critiche e grossi difetti nella realizzazione, tuttavia, intorno all’8 marzo del 2004 (un po’ tardino) cominciarono in Campania oltre 120 corsi OFIS (Offerta Formativa Integrata Sperimentale). A 2400 giovani campani fu offerta la possibilità di fare un corso di istruzione in cui attraverso laboratori e tirocini potevano imparare un mestiere, ma – dal punto di vista di noi educatori che lavoravamo con giovani in difficoltà – c’era anche la possibilità di ri-fondare il sapere sull’esperienza, avere un po’ di spazio per curare – sotto le specie dei percorsi trasversali – percorsi di cittadinanza attiva, per tenere in considerazione i bisogni emotivi e relazionali degli allievi.
La dispersione era ancora altissima, ma attraverso questo strumento si poteva recuperare qualcosa.
Noi del progetto Chance vedevamo in questo anche una occasione per generalizzare delle metodologie.
Ma i nostri amministratori democratici non erano dello stesso parere, gli sembrava che i mostri metodi non fossero sufficientemente egualitari e licealizzanti, cosicché fu costruito un provvedimento ad hoc che premiandoci ci isolava: realizzammo OFIS più sperimentali degli altri: OFIS Pilota, e già sapevamo che eravamo piloti del nulla.
Gli OFIS furono abbandonati alla deriva di una progettazione ripetitiva, spesso lasciata agli enti professionali, o a interessati improvvisatori. Ci sono state ovunque anche belle esperienze, autentico recupero umano e professionale dei ragazzi ma ciò a dispetto di un impianto progettuale che riproduceva senza troppe variazioni il modello fallimentare di una scuola parolaia e vuotamente teorica. L’anno successivo le scuole che presentano il progetto già diminuiscono e così di anno in anno. Ogni anno cambia la normativa regionale, alla fine siamo arrivati ai PAS che durano due anni invece di tre, che non sono integrati, non consentono il passaggio ‘automatico’ ai percorsi di istruzione.
Nel 2009/2010 i PAS, con un bilancio annuo dimezzato rispetto agli OFIS – senza la mensa, senza una quantità adeguata di laboratori e tirocini, senza l’accompagnamento degli educatori ma con oltre la metà del bilancio dedicato agli incentivi per i docenti, all’amministrazione, direzione, progettazione e quant’altro – sono 88. Vengono richiesti in tutto da 88 scuole: oltre un terzo in meno di quelle che avevano chiesto gli OFIS nel 2003. Nella sola provincia di Napoli gli istituti professionale tecnici che potrebbero attivare i PAS sono oltre 120: gli OFIS non adeguatamente gestiti, senza sufficiente supporto pedagogico, psicologico ed educativo in molte scuole erano diventati il terrore di quelli che ci stavano dentro e ancora di più di quelli che ne stavano fuori: quegli stessi docenti che avevano fatto in modo di tenere lontani i giovani più scassati, turbolenti ed aggressivi e se li vedevano rientrare più baldanzosi che mai e per di più “appoggiati” da professori ed educatori che per forza di cose avevano una certa affezione per i reprobi. Nelle scuole dove i corsi ‘alternativi’ sono stati mantenuti i dirigenti scolastici e i colleghi hanno dovuto combattere aspre battaglie ed accettare grossi compromessi per poter mantenere questa particolare sezione dell’offerta formativa.
Molti critici di Chance dicono che certi docenti ‘normali’ ce l’hanno con noi o perché non ci siamo spiegati bene, o perché siamo troppo rigidi sulle nostre posizioni. Non mi stancherò mai di ripetere, che a parte casi particolari, nessuno ce l’ha con noi: ce l’hanno con i ragazzi che in qualche modo rappresentiamo e difendiamo. L’esperienza degli OFIS ne è la dimostrazione: persino i dirigenti scolastici sono stati attaccati quando si sono sbilanciati troppo a favore degli “ultimi della classe”.
Apprendere oltre i 14 anni?
Dunque pochi corsi, maledetti e tardivi – mai cominciare insieme agli altri se no ci sentiamo normali – e tuttavia importanti per rispondere a questi giovani che alla fine avevano capito che apprendere oltre i 14 anni non è una malattia o una maledizione. Nell’anno 2009/10 ancora 1760 giovani potevano utilizzare questa possibilità.
Quest’anno come conseguenza della ‘riforma’ questi corsi si sarebbero dovuti moltiplicare, raggiungere un nuovo livello organizzativo e una maggiore stabilità, invece nulla di tutto questo: per quello che ne sappiamo non ci sarà alcun corso professionale in alternativa alla scuola ed i ragazzi che si sono iscritti al primo anno dovranno seguire il percorso di ‘istruzione- ancora più astratto, ancora con meno ore di laboratorio – per cinque inesorabili anni, per mille inesorabili giorni, per 6000 inesorabili ore e alla fine ritrovarsi un titolo di studio talmente generale e fungibile da dover trovare qualcuno che gli insegni dove si pigia il bottone per accedere la macchina che dovrebbero saper manovrare.
I dispersi della scuola che si contavano a battaglioni, ora si conteranno a reggimenti e divisioni.
E la cosa più straordinaria di tutte è che nessuna opposizione di nessun tipo, nessuno scienziato sociale di alcun tipo, nessun movimento di nessun tipo si è accorto di questa scomparsa: la scomparsa della formazione professionale dalle possibilità formative dei giovani napoletani, merita meno attenzione di quella meritata a suo tempo dai poveri dodo. Del resto per dare un nome ai “dodo” c’è stata una nobile gara tra coloni portoghesi che optavano per lo ‘scemo’ e quelli olandesi che optavano per il ‘puzzolente”. Onestamente, come si fa a impegnarsi per un uccello che non vola ed è pure scemo e puzzolente?
Un popolo che si chiama ‘dispersi’ o ‘a rischio’ o ‘drop out” a chi può interessare?
UNA SCUOLA CHE ERGE BARRIERE ALL’APPRENDIMENTO
Io credo che una scuola che non va incontro ai bisogni educativi dei propri allievi, che propone un quadro di riferimento ed una metodologia eguale per tutti, tarata sulla cultura verbalistica di un ceto medio impiegatizio, (vedi le note precedenti) sia una scuola che viola il principio di rimuovere gli ostacoli culturali e materiali per dare l’istruzione a tutti. Credo che una scuola così fatta nega – come si vede dalle enormi cifre della dispersione – un diritto costituzionale ed umano ad una massa enorme di cittadini e che un simile scandalo merita l’attenzione della cultura, della scienza e delle autorità di garanzia dello Stato Italiano.(e anche quella degli ecologisti e difensori del Panda maggiore….)
Penso che i cittadini in genere abbiano diritto a sapere se i finanziamenti previsti dall’art 68 della legge 144 del 1999 esistano ancora e se non esistono chi si sia assunto la responsabilità di cancellarli e se esistono ancora perché non vengono attivati.
Questo governo è pessimo, ma i suoi oppositori sono anche un po’ troppo distratti. O troppo ‘loici’. Io non crederò mai che tutto questo corrisponde all’interesse di qualcuno, mentre calza a pennello alla tracotanza ignorante di quelli che ci governano e alla saccenteria impotente di troppi oppositori.
Concludo con un ricordo di Don Milani ( trovato sul mensile del AIMC ) che dice :… “se perde loro (i ragazzi difficili) la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.
Antonio — antonio.zaimbri@tiscali.it
caro Uroburo,
so che chi dissente da lei è di cultura fascista; lo ha sempre detto in lungo e in largo.
1 Era uno scherzo…ma se devo spiegarlo non mi è riuscito bene.
Chiedo scusa a CC!!
2 Lei conoscerà qualche sindacalista che ha continuato a fare il sindacalista.
Io conosco solo AZ!
Ho più volte detto che i sindacati e le ass. di categoria sono avvocati di parte…ci dovrebbe essere uno Stato che fa il giudice.
Noi non ce l’abbiamo e se c’è , non sa cosa sia il bene comune.
Non voglio e non ho tempo per impelagarmi con lei sulle diatribe sulla PMI che in Italia, come ho detto più volte è stata strizzata e strozzata proprio perchè i sindacati vi avevano poco potere.
Devo dire che Epifani, ieri sera a Ballarò ha parlato come mai l’avevo sentito,da uno che è pronto per la politica, l’imprenditore romano invece poteva andare a vendere fave!
3 Io ho scritto parecchi blog sulla scuola che sono il frutto di anni di studio e di lavoro sul campo.
Ho anche detto che la Gelmini conta come il due di coppe.
Non mi sono informata, ma lo farò sui maestri di strada e i tagli di cui parla AZ.
Ma se un maestro di strada “aggancia” dei ragazzini per trattenerli, se è in gamba, e lo sono, deve avere strutture, strumenti, mezzi…
Dieci maestri senza strutture non trattengono nessuno, questo lo capisce anche un bambino! Due ben organizzati sì!
Tempo fa parlavo di insegn. del sud che restano al nord 15gg e poi tornano al sud “malati” e al nord subentra il supplente, spesso anche lui del sud, doppio stipendio, doppio tutto e poi bloccano porti e ferrovie perchè a 50anni sono precari!!!
E i sindacati applaudono!
Sbraitate sulle Scuole Private; a parte il fatto che da noi sono un’infima minoranza, come le Cliniche private, del resto!
Ma quelle vanno bene, neh???
Visto come è ridotta la Scuola Pubblica, e la Gelmini non c’era 20anni fa …chi vuol studiare seriamente è costretto ad andare alla Privata.
Questo è il risultato di anni di “democrazia” nella Scuola!
E non mi dica che la sx non governava…
ma mi faccia il piacere…la Scuola è sempre stata l’orticello della sx!
Io non la paragono a nessuno; perciò lasci stare Marco dove sta, io non ho niente da spartire con lui.
E quando parlo so di che parlo!
buonagiornata
Sylvi
Ps: eviti di diventare ripetitivo con le sue affermazioni sulle mie idee, altrimenti mi tocca andare a cercare la matita blu; e come faceva il mio amato prof, che disegnava un pappagallo che faceva :
buongiorno,buongiorno, buongiorno………………….
caro AZ,
sottoscrivo tutto!
Quello che manca però è anche un contatto stretto di collaborazione con le aziende del territorio.
La Campania è malmessa di suo, se poi ci si mettono anche polemiche fra ins….
A Udine ci sono scuole professionali:il Ceconi, statale,ma anche con finanziamenti privati; il Bearzi dei Salesiani, antichissimo, nato come raccolta dei bambini difficili, e che ancora d’estate fanno accoglienza e animazione coi volontari; anche mia nuora lo fece a lungo gratis!
e che ora hanno predisposto i corsi di meccatronica…!!!!
Le aziende contattano i ragazzi prima del diploma!
Lo Stato si è dimostrato incapace di gestire il tutto…
tanto meno sa portare a buon fine i finanziamenti…
Ma se sapesse fare ciò, anche il resto ,Sanità, andrebbe meglio!
Vado Sylvi
Cavolo….che distratto, dimendicavo la striscia di Gaza.
Ehsssi…..quello e´un grosso problema. Due le possibilita´.
Le due fazioni si riconciliano e ci si inventa un corridoio che li unisca. L´altra posibilita´e unirsi all´Egitto. Diciamo cosi…una provincia autonoma di quel paese. Altre soluzioni non esistono.
… excche no uno stato su duei piani… uno sotto e l’altro sopra¿¿¿¿
… ma chi stara sotto e cchi sopra…??? Con la genialita e la creativita e la tecnologia hi-tecccc degli ebrei ( primi al mondo in tutto… grazie al dono Di-vino… )¿?¿? si puo fare il primo stato in condominio…
Paleonico
PS: macco trombetta al mio confronto resta solo un dilettante… Oggi con questa mia cialtronata scritta qui sopra… Lho dimostrato… accialtrone ccialtrone e mezzo…
Ps:2: chiaramente non è una risposta x il cialtroncello Di-vino OGM siculo-tetesco, che non saluto x non lordarmi… P.
Gaza, armi non convenzionali
Guerra ‘sperimentale’ e danni collaterali
Ferite e amputazioni non provocate da frammenti di bombe ma da metalli tossici e sostanze carcinogene. La guerra ‘nuova’ e i rischi per la popolazione. Intervista a Paola Manduca, del gruppo di ricerca New Weapons
Barbara Antonelli
Israele ha firmato nel 1993 la Convenzione di Parigi sulle armi chimiche (sviluppo, produzione, immagazzinamento e uso, CWC in inglese). La convenzione, uno dei maggiori risultati della Conferenza sul Disarmo delle NU, è entrata in vigore nel 1997, ma Israele non l’ha mai ratificata. Così come non ha mai aderito al Trattato sulle armi biologiche e batteriologiche, (BWC) entrato in vigore nel 1975.
Già nel 2006 il gruppo del New Weapons Research – una commissione indipendente di scienziati ed altri esperti internazionali che studiano l’impiego delle armi non convenzionali e i loro effetti – aveva denunciato l’uso di armi con caratteristiche tali da essere in contrasto con le convenzioni di Ginevra (armi termobariche in luoghi aperti, armi senza frammenti), armi usate dall’esercito israeliano che hanno prodotto danni di portata sconosciuta sia in Libano che a Gaza.
A maggio New Weapons ha redatto e diffuso un nuovo report in cui dimostra la presenza di metalli tossici e carcinogeni nei tessuti di feriti a Gaza tra il 2006 e il 2009, durante le operazioni militari condotte da Israele. I tessuti sono stati esaminati partendo da biopsie di ferite senza frammenti effettuate dai medici dell’ospedale Al Shifa di Gaza e sono stati analizzati in tre diverse università (Italia, Svezia e Libano). Ne abbiamo parlato con Paola Manduca, docente di biologia genetica all’Università di Genova e coordinatrice del gruppo di ricerca New Weapons.
Perchè avete scelto un’indagine su ferite non procurate da schegge o frammenti?
Ferite di questo tipo sono state segnalate dai medici di Gaza ma anche del Libano già dal 2006. Indicano che si tratta di armi non convenzionali, di fatto sconosciute o di cui si sa veramente molto poco, soprattutto i cui effetti sono ancora in fase di accertamento e di studio.
Già nel 2006 i medici libanesi e di Gaza ci avevano contattato perchè riscontravano ferite in assenza di frammenti o schegge: per esempio, i pazienti venivano trattati come casi simili a ferite amputanti ma spesso seguivano esiti sconosciuti, in alcuni casi anche la morte del paziente. Nel caso in cui si sono effettuate autopsie si sono riscontrati danni ad organi interni, soprattutto al fegato. In questa ultima ricerca, abbiamo scoperto che queste armi non convenzionali lasciano dei metalli all’interno delle ferite, metalli che si depositano sulla pelle e all’interno del derma.
Da una analisi per misurare la presenza di 32 metalli nelle biopsie, si dimostra la presenza in dosi più o meno elevate, ma sempre maggiori che nei tessuti normali, di sostanze altamente carcinogene (come il mercurio, l’arsenico, l’uranio), di altre potenzialmente carcinogene (ad esempio il cobalto), altre tossiche per il feto (come ad esempio alluminio, rame). Per gli effetti dei metalli vi siete basati su una letteratura medico-scientifica già esistente?
La nostra indagine si è basata su una letteratura medico-scientifica già esistente, ovviamente. Ma le conoscenze rispetto allo spettro di agenti che abbiamo individuato sono relativamente limitate. Si conosce l’effetto della assunzione di alcuni di questi metalli, se assunti singolarmente, come ad esempio nel caso di lavoratori coinvolti in processi che li usano. Ma non si conoscono gli effetti che i metalli possono avere se assunti in associazione e si conosce ancora poco sulla modalità con cui ogni metallo è più o meno in grado di interferire con diversi meccanismi all’interno dell’organismo. Non solo: l’effetto dell’assunzione in eccesso di un metallo può modulare la capacità di trattenere o di espellere un altro metallo, quindi scientificamente ci sono delle conoscenze base ma c’è ancora tanto da fare.
Alcuni dei metalli individuati sono in grado di produrre mutazioni genetiche, che cosa si intende esattamente?
Innanzitutto si possono causare gravi danni all’organismo, anche se non si provocano mutazioni genetiche. Detto questo, alcuni di questi metalli sono noti carcinogeni: è stato cioè dimostrato che possono provocare tumori, il che significa che possono anche provocare mutazioni genetiche. Questi stessi metalli carcinogeni possono anche causare un grave malfuzionamento a livello cellulare, quindi dare luogo a patologie.
Altri dei metalli individuati sono metalli noti perché associati a malattie croniche o in grado di indurre malattie o malformazioni in particolari comparti durante lo sviluppo dell’embrione. In questo caso non si può parlare di mutazione genetica ma di uno sbilanciamento complessivo, un malfunzionamento ereditabile anche se non c’è un danno al DNA. Quindi questi metalli pur non comportando una mutazione genetica diretta comportano una alterazione funzionale, che può anche essere ereditabile e quindi altrettanto grave.
Puoi farci qualche esempio di metalli e degli effetti tossici o patologie provocate?
Abbiamo trovato alte percentuali di alluminio, per esempio, che è un tossicante, è associato a malattie dell’apparato nervoso e all’alzheimer e anche all’incidenza di malformazioni infantili. È un metallo che viene anche assorbito dalla pelle e quindi è in grado di oltrepassare la placenta e danneggiare l’embrione. Anche il molibdeno è assorbito dalla pelle, è fetotossico e può provocare patologie croniche nell’apparato riproduttivo.
Si può quantificare quanto a lungo le sostanze rilasciate dalle armi rimangono nel derma?
Non abbiamo alcuna certezza sul raggio di diffusione nel corpo di queste sostanze.
Si può quantificare quale sia il raggio di esposizione ai metalli?
Per quanto riguarda la diffusione nell’ambiente, per esempio, i filtri delle munizioni al fosforo, che hanno una densità relativamente bassa perché sono di materiale spongioso (se la munizone è esplosa in aria, come a Gaza, dove la pioggia incendiaria che abbiamo visto nelle immagini è una pioggia di filtri imbevuti di fosforo) si diffondono per un raggio di 250-500 metri. I filtri sono di bassa densità, mentre i metalli contenuti in queste munizioni hanno una densità maggiore e quindi probabilmente si disperdono diversamente, ma non possiamo dire se si espandano su un raggio più ampio.
Si può quantificare l’esposizione della popolazione?
Uno dei metodi più diretti per conoscere il livello di esposizione ambientale, anche riconosciuto dalla Agenzia per l’energia Atomica (IAEA), è quello che abbiamo usato in una precedente indagine, cioè l’analisi dell’accumulo di metalli nei capelli. Abbiamo individuato tracce di metalli carcinogeni e tossici come uranio, tungsteno e alluminio nei capelli di un centinaio di bambini palestinesi che vivono nelle zone colpite dai bombardamenti, che rivelano un’esposizione avvenuta nei mesi tra agosto e dicembre 2009.
I metalli tendono a permanere nei capelli per tempi diversi, alcuni per anni, altri per periodi più brevi, e il fattore durata dipende dal metallo e dall’equilibrio dall’organismo. Sui tempi di permanenza della contaminazione così rilevata si può dire davvero poco. Possiamo però dire per certo che chi li ha assunti e accumulati è sottoposto a un rischio che si estende nel tempo se non cambia la esposizione ambientale o se non si riesca a produrne la eliminazione degli eccessi ed il riequilibrio dell’organismo.
E in un posto come Gaza, dove la popolazione è imprigionata da un assedio che dura da oltre tre anni, è possibile anche solo pensare a una bonifica del territorio?
Visto che i palestinesi della Striscia di Gaza non possono né uscire né entrare e vivono in una condizione di sovraffollamento, la bonifica del territorio non è certo praticabile. Inoltre visto che la popolazione civile continua a vivere in condizioni abitative precarie, anche in tende, i bambini continuano a giocare tra le macerie degli edifici bombardati, il livello potenziale di esposizione è ancora più elevato. I crateri di bombe sono contaminati da metalli carcinogenici e l’uso di armi senza frammenti (che contengono metalli) hanno probabilmente lasciato questi metalli che vengono inalati non solo nel momento dello scoppio e dalla persona ferita, ma anche dalle persone che in quell’area continuano a vivere. Il rischio di contaminazione non c’è solo per le persone coinvolte direttamente ma anche per quelle non colpite.
Si può risalire con certezza alla tipologia delle armi e al marchio di fabbricazione?
Per le armi al fosforo sicuramente sì, perché si sono ritrovati in numero abbondante diversi involucri di armi. Sono convinta che si potrebbe risalire anche ad altre armi, così anche in Libano, perché sono state conservate. Occorrerebbe qualcuno che facesse questo tipo di indagine.
Le munizioni al fosforo ritrovate sono di produzione statunitense. Per bombe più grandi come quelle a frammentazione, in cui l’involucro esplode, è più difficile identificare i numeri che farebbero risalire al tipo d’arma e non mi risulta che nessuno lo abbia fatto.
Gaza si differenzia da altre situazioni come l’Iraq o l’Afghanistan?
Gaza, come pure il Libano, sono gli unici luoghi da dove, a partire dal 2006, sono arrivate a noi diverse informazioni sull’uso delle armi non a frammentazione, e dove per certo sappiamo che sono state sperimentate le armi cosidette a danno collaterale limitato. Mentre nessun report simile ci è arrivato dai medici dell’Iraq. Dalla guerra in Afghanistan in poi si sono sviluppati sistemi di nuove armi, spesso modificando quelle già esistenti, sono state usate armi amputanti o armi a bassa intensità, anche mirate non a uccidere ma a colpire precisi soggetti, o modulate in intensità quali quelle usate in Libano e Gaza contro bambini. L’Iraq e l’ Afghanistan sono luoghi però da cui qualsiasi osservatore è stato mandato via e in buona parte è fuggito anche il personale medico, pertanto è molto difficile avere informazioni, date le condizioni di sicurezza, e anche chi sa parla poco. A Gaza ed in Libano i dati sono stati più accessibili e anzi sono stati gli stessi medici a rivolgersi a noi. Le armi al fosforo usate a Gaza sono simili se non identiche a quelle usate in Iraq.
In questi due anni il NWRC ha realizzato verifiche scientifiche con tecniche di istologia, microscopia elettronica a scansione e per spettrometria di massa su biopsie da vittime della guerra del 2006 e insieme a dottori libanesi e palestinesi ha raccolto casistica clinica e documentazione dalle quali emerge che bombe termobariche, small bombs caricate a metalli e ad esplosione mirata anche ad intensità subletale sono state usate nelle guerre del 2006 in Libano e a Gaza e ancora nel 2009 a Gaza. (Informazioni: http://www.newweapons.org)
Berlusconi ha parlato dell´autostrada Salerno-Reggio Calabria. Ad Agosto quando sono sceso era sempre allo stesso punto. E´possibile che come dice lui e´davvero completata?
Ma allora e´un miracolo. Rodolfo
caro rudy,
l’unico miracolo che vedo sei Tu quando interpreti la Bibbia !
L’altro miracolo è la tua intelligenza suprema, che ti consente di venire qui su questo Blog,a prendere per il Kulo le persone normali,facendo il finto tonto.
Vai sulla Salerno -Reggio Calabria,prendi lo svincolo per il Porto di Gioia Tauro e affogati !!
Ci saranno molti evviva e alleluya!!
cc
Meo Patacca
ospite di Controcorrente
Da buon vetero-marxista di lungo corso ho assistito allo spettacolo del parlamentarismo Italiota del premier ,tal Sivio Berlusconi da Arcore…in più di mezz’ora di nulla ,sull’economia e sullo stato dello stato italico due passaggi di rilevanza importante :
l’Italia sarà pronta a raccogliere le sfide della Nuova globalizzazione e due,” tragicomico” : il Conflitto tra Capitale e Lavoro e solo presunto !(parole sue).
Un buon viatico per l’introduzione in campo internazionale,a Wall Street stanno ancora ridendo adesso!!!!!!
Loro nella City e Wall street fanno affari globali, mica raccontano barzellette!
Si chiedono , ma dove lo hanno pescato gli Industriali italiani uno come Lui e giù risate..
In tanto al Parlamento Italiano continuano a volare fiumi di parole,dicono che nè avranno fino a serata inoltrata..
Meo Patacca
ps- Come al solito prendo le distanze dalle letture della sfera del mio inquilino.
cc
Non passa, taglio di nuovo…..e con qualche stanghetta
x Tutti
Oggi c’e’ un articolo su NYTs in opinioni che parla di un paesello montagnoso in Italia.
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Traduzione Google non corretta:
Tocco da Casauria, Italia –
Le turbine eoliche alte bianche che si innalzano direttamente dalla bacchetta nodosi olivi secolari qui parlare di qualcosa che accade straordinario in tutta Italia.
Al di là di combustibili fossili
Soluzioni Small Scale
Gli articoli di questa serie esaminare i tentativi innovativi per ridurre la dipendenza del mondo sul carbone, petrolio e altri combustibili alta intensità di carbonio, e le sfide affrontate.
Yoder Dave per il New York Times
En-ergia pulita permette di Tocco da Casauria, in una regione povera di montagna, per pagare i servizi come raccolta dell’immon-dizia senza tasse o oneri.
In Italia le tariffe elettriche elevati e volatili erano un principale motore per la conversione di Tocco da Casauria di elettricità da fonti rinnovabili.
Di fronte a costi dell’elettricità alle stelle, piccole comunità in un paese noto più per i rifiuti di cittadinanza am-bientale stanno trovando la salvezza economica nel rendere l’en-ergia rinnovabile.
Più di 800 le comunità italiane ora rendere più en-ergia di quanta ne uso a causa della recente introduzione di impianti ad energia rinnovabile, secondo un sondaggio di quest’anno dal gruppo di Legam-biente am-bientale italiana.
http://www.nytimes.com/2010/09/29/science/earth/29fossil.html?_r=1&th=&emc=th&pagewanted=all
Non so se il NYTs permettera’ di leggere l’articolo, specialmente del giorno.
Comunque ho letto che il costo dell’en-ergia elettrica in Italia e’ almeno il triplo della nostra.
Buon pomeriggio,
Anita
x Shalom
L’articolo da lei riportato non c’e’ nel suo link.
Ci sono brevi articoli in inglese.
Alcuni dal Lancet.
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Guerra ‘sperimentale’ e danni collaterali | Noi Donne .org
http://www.noidonne.org/articolo.php?ID=03248
Ecco da dove viene da “noidonne.org” e da altri websites in internet.
Ne ho aperto solo uno perche’ la mia sicurezza obbietta spesso.
Anita
ECCO IL BARATRO CHE CI ASPETTA, MENTRE BERLUSCONI AFFONDA L’ITALIA PER NON RISPONDERE DELLE PROPRIE AZIONI IN SEDE GIUDIZIARIA
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Marcus Walker, Charles Forelle e Brian Blackstone per The Wall Street Journal Europe- Milano Finanza
Mentre il 6 maggio scorso i leader della Bce si incontrano a Lisbona, Eurolandia corre il pericolo di andare in frantumi. Due settimane prima, dalla remota isola di Kastelorizo il primo ministro greco George Papandreou è apparso sulla televisione nazionale chiedendo pubblicamente aiuto all’Europa.
Dopo lunghi dibattiti, i leader europei e il Fondo monetario internazionale accordano un prestito di 110 miliardi di euro in tre anni. Ma è troppo tardi perché questa somma possa frenare la rovina del mercato finanziario. Tra gli investitori del Mediterraneo si diffonde il panico, contagiando le banche e i titoli di Stato spagnoli e portoghesi. I timori di un default spingono i rendimenti obbligazionari greci oltre il 10%, un tasso disastroso che renderebbe praticamente impossibile per Atene risanare le proprie finanze.
Trichet è restio a intervenire. Durante la giornata, dopo l’incontro mensile sulle politiche della Bce, alla domanda dei giornalisti che chiedono se la banca interverrà per acquistare titoli di Stato greci, taglia corto e risponde: «Non abbiamo parlato di questa possibilità». Ciò che il mondo non sa è che invece ne hanno discusso dopo cena.
Con i mercati in bilico, Trichet organizza nei locali piastrellati delle cantine del palazzo Bacalhoa, a sud di Lisbona, un incontro informale del consiglio direttivo della Bce.
Tra le bottiglie del rosso bordolese della tenuta, si discute per circa 45 minuti la possibilità di acquistare obbligazioni. L’argomento divide i banchieri. Per i funzionari tedeschi, l’acquisto di obbligazioni è paragonabile a «stampare moneta», con il rischio di alimentare l’inflazione. Il provvedimento è così controverso che gli osservatori della Bce lo definiscono l’«opzione nucleare».
Malgrado le riserve dei tedeschi, nella cantina una netta maggioranza è disposta ad andare avanti. Ma per mantenere un’immagine di indipendenza, la decisione formale viene rimandata al momento in cui i governi dell’Eurozona avranno adottato misure di bilancio di una certa severità. Il giorno successivo, il crollo del Dow Jones e le vendite massicce in Europa fanno temere ai banchieri centrali che i commenti di Trichet abbiano alimentato il panico generale (non sanno ancora che la colpa è in parte di alcuni guasti tecnici alla borsa di New York).
I membri del consiglio, decisi a giocare le proprie carte con la massima discrezione, non rendono dichiarazioni pubbliche dopo l’incontro nelle cantine. Il giorno dopo, venerdì, i leader dell’Eurozona devono vedersi a Bruxelles per approvare il pacchetto di salvataggio greco. Gli eventi li colgono di sorpresa: i prestiti tra le banche europee sono bloccati, mentre gli investitori si liberano in tutta fretta delle obbligazioni dei paesi europei più deboli.
Il presidente francese Nicolas Sarkozy, arrivato in anticipo al vertice di Bruxelles, tiene una serie di incontri individuali con i leader di altri Paesi dell’Eurozona e tenta di raccogliere consensi per il proprio piano che prevede, con l’espandersi della crisi oltre i confini della Grecia, l’annuncio (che i leader dovranno dare quel giorno stesso) dell’istituzione di un massiccio fondo di salvataggio, abbastanza imponente da salvare tutti i paesi della zona da possibili default.
Il piano Sarkozy non è dettagliatissimo, ma la forza della sua oratoria (e il suo entourage di fotografi e cameraman) travolge gran parte dei suoi colleghi. Dopodiché entra nella sala riunioni in cui lo attende la cancelliera tedesca Angela Merkel. Sarkozy la sollecita a prendere una decisione, dichiarando: «È il momento della verità». La Merkel riconosce la necessità di agire, ma sa che in Germania dovrà affrontare una dura battaglia per giustificare l’invio di finanziamenti pubblici sempre più sostanziosi per soccorrere i Paesi della Zona euro in difficoltà e chiede a Sarkozy i particolari del piano di salvataggio ma, ricevendo soltanto risposte vaghe, rifiuta di dare il proprio appoggio.
trichet
Al vertice di Bruxelles arriva anche Trichet, che avverte: la crisi sta per fare una nuova vittima, il Portogallo, e i governi devono agire, immediatamente. L’appello che Trichet lancia con l’abituale imperturbabilità genera uno scontro con il suo volubile connazionale Sarkozy. Il presidente francese sollecita ripetutamente il capo della Bce a impegnarsi per un intervento più incisivo sui mercati obbligazionari. Trichet, deciso a non scoprire le carte, risponde che la Bce non prende ordini. Durante la discussione, i testimoni raccontano che il banchiere centrale, solitamente pacato, alza la voce con Sarkozy.
La Merkel lo calma, dicendo acutamente a Sarkozy che la Germania appoggia l’indipendenza della Bce. Di fronte al pericolo di un nuovo stallo franco-tedesco, il presidente dell’Ue, Herman Van Rompuy, riesce, a tarda ora, a mediare un compromesso: i leader annunceranno l’imminenza di un ampio «fondo di stabilizzazione» europeo che i ministri delle Finanze rimpolperanno durante il fine settimana. Sabato sera sarà dato un annuncio completo che sorprenderà i mercati finanziari. Il pomeriggio del giorno successivo, Merkel e Sarkozy parlano per telefono. Il francese si aspetta un’azione di temporeggiamento da parte della Germania.
Ma la Merkel lo stupisce con una proposta: un fondo di salvataggio per la Zona euro del valore di 500 miliardi di dollari. Se la Germania deve appoggiare questo fondo, dovrà trattarsi di un’esplosione che convincerà i mercati, gli spiega. La cancelliera, però, si dice impensierita per l’eventuale incoraggiamento degli sperperi che potrebbe conseguire e teme che la corte suprema tedesca possa bocciare il fondo. Propone quindi delle condizioni severe: i crediti per il salvataggio dovranno essere approvati all’unanimità dai governi della zona euro e dovrà intervenire il Fmi.
Il fondo dovrebbe essere temporaneo e non devono essere emessi eurobond. Ma Sarkozy e la Commissione Europea avevano altre idee. Alle 14,45 del giorno successivo, domenica 9 maggio, i 27 commissari approvano una bozza di accordo. I punti principali sono: un voto di maggioranza per i membri dell’Eurozona sarebbe stato sufficiente per rendere disponibile il denaro, la commissione avrebbe raccolto tutti i fondi attraverso la vendita di eurobond e il piano di salvataggio avrebbe avuto una durata a tempo indeterminato. Non è previsto un ruolo per il Fmi.
Al suo arrivo a Bruxelles, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, costretto sulla sedia a rotelle da quando fu colpito dai proiettili di un attentatore vent’anni fa, si sente male. Un’ambulanza lo conduce all’ospedale più vicino. A Berlino, la Merkel si rivolge allora al membro di governo che reputava più tenace per imporre le richieste della Germania: il ministro dell’Interno, Thomas de Maizière, in precedenza capo dello staff del cancelliere, che sta facendo un’escursione in una zona remota della campagna tedesca.
Un mezzo di trasporto militare di emergenza lo conduce a Bruxelles. De Maizière arriva a Bruxelles alle 20,30, lasciando a disposizione solo alcune ore per raggiungere un accordo prima dell’apertura dei mercati asiatici, ed espone la linea dura della Germania. Spagna e Portogallo, i cui mercati si avvicinavano sempre di più alla situazione della Grecia, avrebbero dovuto adottare nuove misure di austerità.
De Maizière afferma che la Corte suprema tedesca avrebbe annullato qualsiasi accordo che avrebbe aumentato il debito attraverso l’emissione di eurobond. Ma alcuni Paesi sono contrari ai prestiti bilaterali. L’Italia, con il suo enorme debito pubblico, afferma che avrebbe lottato per prendere in prestito denaro sufficiente dai mercati obbligazionari. I ministri si siedono al tavolo ovale, i loro assistenti si accomodano nelle file di banchi dietro i ministri. I BlackBerry e i telefoni cellulari si spensero. Jean-Claude Juncker, il premier del Lussemburgo, accende una sigaretta dietro l’altra, nonostante il divieto di fumare all’interno degli edifici dell’Unione Europea.
Quando mancano dieci minuti alla mezzanotte, con le negoziazioni in via di apertura a Sydney, il ministro dell’economia francese Christine Lagarde comunica che il meeting avrebbe dovuto prolungarsi fino alle due di notte, in corrispondenza dell’apertura dei mercati di Tokyo. Con un dirigente olandese a fare da intermediario tra gli irascibili francesi e i tedeschi, i ministri raggiungono infine un accordo. I primi 60 milioni di euro del fondo di salvataggio sarebbero arrivati da un prestito della Commissione. Ma la maggior parte sarebbe arrivata da un ente creato appositamente, registrato come società finanziaria in Lussemburgo e della durata di tre anni.
Tale ente avrebbe prestato denaro ai governi colpiti dalla crisi, aumentando i fondi e vendendo obbligazioni il cui ammortamento sarebbe stato garantito, quota per quota, dai governi dell’Eurozona. Questa formula ha risparmiato all’Italia e ad altri Paesi la necessità di raccogliere loro stessi i fondi. Per risparmiare tempo prima dell’apertura dei mercati di Tokyo, tutte le parti accettano una nuova bozza di dichiarazione. «Alleluia», esclama la Lagarde. Ma l’esultanza ha vita breve. L’accordo ha permesso alla Bce di andare avanti con il suo piano di acquisto di obbligazioni e il pacchetto di salvataggio Ue ha contribuito a calmare il panico.
Ma quattro mesi più tardi le cause alla radice della crisi greca rimangono: non vi è alcuna autorità centrale per il coordinamento nazionale delle politiche fiscali e di spesa. Il mese scorso i mercati finanziari hanno spostato la loro attenzione su Irlanda e Portogallo. Rimangono dubbi in merito alla solvibilità delle banche delle aree in crisi dell’Europa, lasciandole in balia della generosità di Trichet e dei suoi prestiti temporanei, introdotti dalla Bce dopo il primo attacco della crisi. Nonostante le rassicurazioni di Trichet, il programma di acquisto dei titoli di Stato non solo continua ma nelle ultime settimane è addirittura aumentato e all’orizzonte non se ne vede la fine.
x Peter
Non so se leggi Repubblica.it, io leggo gli articoli piu’ salienti sul sito di Google it.
La sinistra secondo Miliband
parola-chiave: ottimismo
Uno sguardo ai commenti, il giorno dopo il discorso del neo-candidato del Labour: che deve recuperare i delusi di sinistra, guardando anche al centro. Un po’ come in Italia…
http://www.repubblica.it/esteri/2010/09/29/news/miliband-7550985/
Ciao, Anita
Comunque ho letto che il costo dell’en-ergia elettrica in Italia e’ almeno il triplo della nostra.Anita
cara Anita,
una volta, andando in Francia, mi sono portata dietro le bollette di luce- gas e telefono perchè nessuno mi credeva che potessimo pagare tanto.
Più del doppio di loro!
Tutto era nato perchè già anni fa in Francia avevano tutti, in cucina i fornelli elettrici, molto più pratici e puliti.
Spiegai che la nostra bolletta, con quattro fornelli elettrici più il forno, sarebbe salita alle stelle e quindi erano poco diffusi.
Comunque noi sulle bollette paghiamo anche le tasse sulle tasse!!!
Ci guardavano come se venissimo da un altro pianeta!!!
ciao Sylvi
Meno male che, in un’Italia sfasciata dai sindacalisti e dalla sinistra in genere, ci sono gli insegnanti…
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“Troppi disabili nelle scuole, torniamo alla Rupe Tarpea”
http://www.corriere.it/salute/disabilita/10_settembre_29/disabili-scuola-rupe-tarpea_2e713a40-cb8e-11df-a93d-00144f02aabe.shtml
A proposito di energia elettrica.
I costi dell’energia elettrica in italia sono (come molte altre cose) un vero rebus per il cittadino, variano un po da fornitore a fornitore, poi seconda della potenza impegnata, normalmente 3 kW per uso domestico, poi variano per fasce di consumo annuo ed un po’ anche da regione a regione, infine ultimamente per fascie orarie più alto il giorno e feriali e più basso notte e festivi.
La Toscana punta molto alle energie alternative, primi al mondo a sfruttare la geotermia che attualmente produce il 25% del consumo regionale, e le ricerche e le istallazioni continuano, Ora c’è anche un grosso sviloppo per l’eolico ed il solare, sulle colline a nord est di casa mio vedo una decina di enormi pale eoliche, il solare domestico con un po’ di incentivi e ottima informazione stà andando alla grande ed anche il pubblico fa la sua parte. All’ospedale di Cecina sono stati istallati 3000 pannelli solari, questo permetterà una produzione media giornaliera di 637 kw per un totale annuo di circa 480.000 kw, il consumo di circa 250 famiglie.
Ora indovinate dove questo governicchio vorrebbe istallare una centrale nucleare con annesso deposito di scrie radioattive, nella regione più virtuosa per le enegie rinnovabili. Gia avrà pensato virtuosa si ma un pochino comunista quindi meglio irradiarla un po’, poveri cocchi mi sa tanto che quello del berlusca resterà un desiderio irrealizzato.
Antonio
Di tanto in tanto Alex sbuca e fa ciao con la manina sul blog!
Sarei anch’io per ripristinare alcune Rupi Tarpee , non certamente per i ragazzini disabili, che molto spesso danno lezioni di tolleranza e amore agli altri”normali”…e persino a prof “di armonia” dei Conservatori, ma per i chiaccheroni del nulla che molto spesso non hanno chiaro l’argomento su cui dissettano.
Sylvi
caro alex,
pena di morte,rupe tarpea,ormai gli imbecilli neo-nazi, impazzano e sono pure apparentemente persone rispettabili.
Un pò come i tedeschi ai tempi di Hitler, quando portavano via gli ebrei vicini di casa.
Gli dicevano che andavano a fare le cure termali!
Loro gli credevano.
Anche qui c’è un sacco di gente che crede che Gaza, sia una località turistica con tanto mare e tanto sole,piena di fannulloni che vivono a sbafo!
checcè vuoi fà!
cc
x Antonio
La Francia sono decenni che ha puntato soprattutto sul nucleare, la Germania sul misto, anche nucleare, che sta disabilitando a favore dell’eolico e del solare.
Anche la Francia tende a chiudere nel futuro.
Nelle case hanno quasi tutti il doppio sistema : elettrico e a gasolio.
In caso di grande consumo si stacca uno automaticamente e interviene l’altro!
Ma dobbiamo dire che le due Nazioni hanno un grande territorio dove piazzare le pale eoliche e spingono per l’intallazione del solare con costi molto contenuti.
Per l’Italia e la sua forma geografica tutto è molto più complicato.
Comunque le alternative, anche là, sono ancora a percentuali molto basse.
Sylvi
x Sylvi
Cara Sylvi,
sentivo delle bollette elettriche da amici che abitano nel Veneto, uno vive in un appartamento studio e paga il doppio di me.
La mia bolletta massima ‘estiva’ e’ sui $270 al mese.
Ho l’aria condizionata centrale a temperatura costante, tre’ tra frigoriferi e freezer, 9 stanze, lavatrice, asciugatrice, tutto funziona elettrico, le TV sono sempre accese, il computer, l’irrigazione sotterranea funziona con una pompa, luci esterne, caldaia per l’acqua, e tanti altri odds and ends.
Varia secondo i mesi, piu’ alta nei mesi caldi, e nei mesi invernali dati i giorni corti.
Idem per il riscaldamento a Gas, le mie bollette non variamo perche’ pago mensilmente un prezzo fisso, 12 mesi l’anno.
Ogni hanno fanno una rivalutazione nel mese di settembre, quest’anno mi hanno ribassato di $20 al mese, da $265 sono passati a $245.
Se pago piu’ dell’uso mi rimborsano in Agosto, e viceversa.
Vedremo nel futuro……..il Presidente ci dice che con l’energia verde i prezzi saliranno tre o quattro volte.
Con l’economia che corre tanti non se lo potranno permettere e finiranno con i sussidi governativi, gia’ molto alti e abusati.
Tutto ricade su chi paga le tasse.
Un abbraccio,
Anita
Dopo il sirtaki la tarantella.
Da Come Don Chisciotte
Arriva la suoperstangata UE. Italia come la Grecia ?
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=28445
L.
Perché è reato dare dello “str…” a un dipendente, insulto longobardo offensivo anche a Roma. Sole 24 Ore
di Patrizia MaciocchiCronologia articolo29 settembre 2010
Il Giudice ha deciso che anche se il vocabolo st…è di origine longobarda,e molto diffuso, a Roma non si può usare contro un dipendente in senso dispregiativo.
Roma pensava di essere dispensata? Mah!
Sylvi
“Ho l’aria condizionata centrale a temperatura costante, tre’ tra frigoriferi e freezer, 9 stanze, lavatrice, asciugatrice, tutto funziona elettrico, le TV sono sempre accese, il computer, l’irrigazione sotterranea funziona con una pompa, luci esterne, caldaia per l’acqua, e tanti altri odds and ends.”
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Sarebbe da metterla in galera.
A vita.
C.G.
X C.G.585
Embe,allora!
Lei crede di pagare il consumo,la bolletta.
In realtà lo pagano quei poveretti “in bolletta” che non possono consumare ma che si consumano per permettere questo consumismo sfacciato.
Tutto normale signora la marchesa,io consumo ,tu paghi.
Finchè ci sono armi c’è speranza!
L.
Caro ControCorrente, mi rivolgo a te perche’ ci hai fatto affacciare col tuo Meo Patacca nel Parolaio di montecitorio, il famoso luogo dove, detto alla fiorentina, i cenci dicono male degli stracci. Oggi sono andati tutti li’ a valutare, analizzare, soppesare, passare al setaccio, le parole del cortofrottolo che tutto il mondo ci invidia. Come se questi in vita sua fosse mai stato tanto conseguente, da far seguire una qualche azione, dai suoi annunzi mirabolanti. Ma in Meravigliaolandia, la terra dove ogni menzogna e’ possibile, tutti sono ancora li’ a valutare le parole di un pluriinquisito per capire dove andra’ a finire l’amata patria. Ma maremma forcaiola (oggi pendo decisamente verso la Toscana), se tanto mi da tanto, e’ piu’ che chiaro dove andra’ a finire: verso la bancarotta fraudolenta! Anzi c’e’ gia’ dentro sino al collo, solo che si fa come sul Titanic: si suona il violino sino a quando l’inclinazione della tolda ci permette di stare in piedi. La saluto. F.
x C.G. e Linosse
No, le tasse che pago allo Stato pagano per chi e’ sull’assistenza sociale.
Paghiamo per chi non paga per qualsiasi motivo, anche per gli illegali.
Non solo, ogni mese con le mie bollette includo un assegno per la Salvation Army per il progetto “Help your neighbor”.
12 mesi l’anno.
Anita
Caro Follotitta 587
Il violino si è ridotto ad un consunto ammasso di legnetti senza più corde per cui l’unico strumento rimasto è lo scacciapensieri che emette una lugubre,ripetuta litania.
Fortuna che mi sono allenato al tuffo nel ghiaccio!.
L.
X Anita 588
Quant’è buona lei!
Che sia una professionista del quaglieggio lo sappiamo come sappiamo che è una guida per il mondo internet .
La cosa strana è che non sappia comprendere i commenti………perchè li comprende benissimo!
L.
Ho ascoltato per video il discorso di Bersani alla Camera.
Però…!!
Gli ha dato giù a rottadicollo, stroncando il Papino di Arcore e la feccia che gli tiene palo.
C.G.
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http://tv.repubblica.it/dossier/crisi-maggioranza/bersani-berlusconi-impresario-del-teatrino/53891?video=&pagefrom=1
L’ho gia’ scritto, ma vale la pena ricordarlo. L’imbroglio dei due pesi e due misure nel modo in cui il governo Prodi e’ stato liquidato dai suoi stessi sostenitori, e la protervia con cui tutti si affaccendano attorno al cadavere del peggior capo di governo da 150 anni a oggi, ha veramente dello strabiliante. Saviano oggi parlava della cultura della paura come base della nostra illiberalita’. Lui da esperto in problematiche legate alla camorra, ha centrato il problema, perche’ questo e’ appunto un governo che, senza che mi possa sorgere il minimo dubbio, usa per andare avanti sistemi mafiosi. Portando avanti se stessi e la propria impunibilita’, e indietro irrimediabilmente il paese, che alla scadenza del potere demagogico e personalistico (vedi Peron) si trovera’ a fare i conti con un potere assolutista di tipo fascista (vedi Videla). A dimostrazione che dio, o chi per lui, non ha pieta’ degli imbecilli. Un saluto a tutti. F.
X C.G.
Spero che il risveglio di Bersani sia l’inizio di una doverosa svolta,il lasciar passare ci ha portato a questa situazione disastrosa attraverso una inutile ricerca di come perdere tempo prezioso.
Fino a quando?
L.
x C.G.
Le case in Italia hanno di tutto, anzi giovani che vengono dalla Germania, studenti ospiti di famiglie, si lamentano che loro hanno piu’ comodita’ a casa loro.
E io dovrei andare in galera per il mio consumismo?
Non ho un jacuzzi, non ho una piscina, non ho un hot tub, quelli si’ che consumano energia.
Nel mio vicinato quasi tutti hanno l’aria condizionata, la informo che quelli che si mettono nelle finestre consumano di piu’ degli impianti centrali.
Anita
L’ho cancellato per sbaglio perché come mittente figurava Anonymus.
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Caro Linosse, beato lei che sa atterrare sul ghiaccio! E, vista la sua bravura le dedico il mio 592, con la speranza che un qualche miracolo ci eviti la mia previsione catastrofista di una dittatura militare fascista. Ma sono sicuro, e glelo posso firmare su un documento notarile, che in questo momento, e non certo da oggi, in stanze ovattate e segrete, qualcuno stia tramando e stabilendo modi e tempi di interventi destabilizzanti. Spero di sbagliarmi; da lontano le cose si possono anche vedere distorte. Ma spero sopratutto che in Italia vi siano ancora forze democratiche valide capaci di opporsi a questa deriva di illegalita’ e violenza (e non solo verbale). Come e’ gia’ successo in passato, e questo, nel mio cinismo, e’ l’unica speranza. La saluto. F.
GRAVISSIMO
Gravissimo e orwelliano il progetto di militarizzare la scuola e insegnare la guerra ai ragazzi, di cui si sta attuando (non a caso) un esperimento in Lombardia, sotto gli auspici dei “ministri” Gelmini e La Russa. Combinazione perfetta, i due, di ignoranza e violenza fascista.
Da un lato, si scardinano il sapere e il rispetto, l’amore per la conoscenza, tagliando i fondi alla ricerca e alla scuola pubblica, dall’altro si vogliono instillare “valori” in perfetto stile Figli della Lupa. E le camice verdi o mimetiche sembrano un buon sostituto a quelle nere. Non conta il colore, ma il significato che ci sta dietro. Un nuovo fascismo che avanza senza grandi ostacoli.
A Milano, i primi scontri tra studenti e polizia. Il Cile di Pinochet potrebbe essere meno lontano di quanto sembri.
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_settembre_29/protesta-studenti-allenati-per-la-vita-lezioni-ex-soldati-scuola-unuci-1703853944796.shtml
Concludo con un ricordo di Don Milani ( trovato sul mensile del AIMC…. ) AZ
caro AZ,
volevo proprio chiedertelo…ma leggi il giornale del Nemico…???
Aimc- Associazione Italiana Maestri Cattolici.
Trovare il mensile dell’AIMC se non si è iscritti???
Ma chi frequenti???
Sylvi
RAZZISMO ANTI-ITALIANO
«Ci rubano lavoro»
L’offensiva svizzera contro i lavoratori italiani
http://www.corriere.it/cronache/10_settembre_29/stella-offesa-svizzera_bd5c981c-cb89-11df-a93d-00144f02aabe.shtml
Un altro aspetto della guerra tra poveri. Anche se gli svizzeri non sono generalmente poveri, la base del conflitto e’ la stessa. Il razzismo, molto spesso, non e’ affatto semplice pregiudizio mentale, ma paura (fondata) di perdere il lavoro e l’identita’ nazionale. Un motivo in piu’ per combattere il capitalismo e progettare un futuro in cui ognuno possa trovare e conservare un lavoro nel proprio paese. E se volesse vivere altrove, non verrebbe guardato come un nemico e un alieno.
ma Vox, cosa scrive mai sulla Svizzera, cosa riporta…
Uroburo (e la scomparsa Marta) hanno sempre detto che chi critica la Svizzera e’ perche’ non la conosce, che diamine!
Mi meraviglio di lei!
Gli svizzeri, come del resto i tedeschi, hanno sempre avuto la ‘segreta’ aspirazione di avere immigrati-schiavi, tipo usa e getta (non usaegetta di Uroburo), e l’articolo riportato da Repubblica lo esprime benissimo.
Mi ha fatto sorridere la storia della coppia che sta li’ dal 1960 e paga la tasse…niente cittadinanza, pero’. Mica male…
Peter
x Peter
C’è poco da meravigliarsi. In Svizzera ancora a fine anni 60 venne massacrato di botte un lavoratore italiano, mi pare fosse un muratore, e si scatenò la canea contro “gli italiani che ci rubano il lavoro” (e, immagino, anche le donne….). Non volevo credere ai miei occhi quando la Rai qualche anno fa mandò in onda un servizio con articoli, dichiarazioni e interviste di quell’epoca, il tutto raccolto in terra elvetica.
Modestamente, quelli che in Veneto chiamano “gli sguiseri”, hanno preceduto la Lega e il suo fecale odio verso gli “altri”, extracomunitari o romani che siano. Non solo cioccolato e segreto bancario…
Mah.
pino nicotri
x Peter
Tempo fa’ mi informai per un amico quali erano i requisiti per permanenza in Svizzera.
Solo per permanenza ci vuole il permesso che varia da una municipalita’ all’atra, bisogna dimostrare un reddito minimo di $100’000 annui, se puo’ variare secondo la svaluta non lo so.
Si deve risiedere per 185 giorni ogni anno.
Per cittadinanza, residenza di 12 anni, richiesta 3 anni prima, e tutti i requisiti di essere amalgamati con la popolazione svizzera.
Qualche anno fa’ i requisiti erano molto piu’ stretti.
Il costo vita e’ piu’ caro, ma in compenso si paga una flat tax una volta l’anno.
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Avevo letto l’articolo del Corriere su Google.it di oggi.
Bye, Anita