A proposito di lapidazione. E a proposito di dilapidazione

A voler fare dello spirito si potrebbe chiedere come mai si sono scatenati contro la asserita condanna alla lapidazione dell’iraniana Sakineh soprattutto i cultori duri e puri della bibbia, compreso il sempre giovin filosofo di bell’aspetto Bernard Levy che, a quanto ho letto di recente, è l’ideatore della campagna a favore di Sakineh. Non è forse la bibbia la fonte della legittimità della lapidazione così come la si vuole fonte della legittimità dell’espulsione dei palestinesi dalle proprie terre? Non è proprio Abramo, quello per il quale i fanatici fanno quel che fanno ad Hebron con la scusa della sua tomba nonostante Israel Filkenstein abbia dimostrato che il personaggio non è mai esistito, non è proprio Abramo ad avere dato un bell’esempio lapidando un poveraccio che s’era azzardato a lavorare il sabato sia pure solo per raccogliere un po’ di legna per il fuoco?
Strana faccenda la Verità, sacra e con la V maiuscola: estensibile e accorciabile a piacere come il classico elastico delle mutande…

Ben venga qualunque cosa incruenta che provochi o faciliti la caduta del regime teocratico in Iran, anche se l’ideale sarebbe che vi provvedessero gli iraniani senza troppi “aiuti”  dall’estero consì come non sarebbe auspicabile – o no? – che i “padani” ricevessero aiuti, che so, dalla Germania e dall’Austria o dall’Iran contro “l’oppressione italiana”, facendo magari andare in pezzi lo Stivale così come Berlino fece andare in pezzi la Jugoslavia. Leggo che in Virginia, cioè negli Usa, c’è una signora nelle identiche condizioni di Sakineh, una signora cioè che è stata condannata a morte in quanto adultera che ha aiutato il proprio amante ad accoppare il marito e forse un figliastro. Certo, la condanna non sarà tramite la barbara e biblica lapidazione, ma tramite la più civile e per le nostre panze piene più tranquillizzante sedia elettrica o iniezione letale, per praticare la quale sarà legata a un letto a foma di croce come Gesù Cristo, ma pare che questa differenza non renda affatto felice la signora nel braccio della morte a stelle e strisce. Sono sicuro che l’eterno bel giovine parigino Bernard Levy organizzerà un’altra protesta planetaria a favore della condannata a morte della Virginia e magari contro il persistere della condanna a morte nei civilisssimi Stati Uniti, faro di civilità e guida dell’intero Occidente che spinge allo “scontro di civiltà”. Cioè a una nuova guerra mondiale. Non sono forse presenti in questo blog coloro che si lamentano perché qui si batte spesso il chiodo palestinese anziché anche quello del Polisario, del Ciad, della Nigeria, delle tribù amazoniche (di cui peraltro ce ne freghiamo ben più che della foca monaca in Sardegna…), ecc? Sono perciò certo che saranno i primi a scattare in piedi a favore non solo di Sakineh, ma anche della signora in Virginia e dei vari altri in attesa del boia nei civilissimi States. O no?

Sì sì, lo so: Sakineh, o meglio suo figlio, il suo avvocato e il giovin signore Levy sostengono che Sakineh è innocente, non ha aiutato il proprio amante ad accoppare il proprio marito, e che è stata anche torturata per confessare. Ma non è la stessa cosa che dicono i vari Previti, Berlusconi e benefattori come loro? Esiste forse qualche imputato o condannato che non si dichiari innocente e vittima di una montatura? Il nostro amato Chiavaliere si dice addirittura vittima di un complotto della magistratura del suo Paese, del quale è – a nostra ignominia – il capo del governo. Non pare però che Levy e chi per lui gli creda, e francamente non gli credo neppure io. E a proposito dell’avvocato si Sakineh fuggito in Europa c’è qualcosa che non quadra. “Sono fuggito perché il regime aveva preso in ostaggio mia moglie”, leggo sui giornali. Oibò! A un uomo gli prendono in ostaggio la moglie e lui che fa? Scappa. Come a dire che lascia che l’ostagio faccia una brutta fine. Altrimenti che ostaggio è? Ma a parte questa prima stranezza, ecco la seconda: “Ora erò mia moglie mi ha raggiunto in Europa”. Ah! Ma allora che cavolo di ostaggio era? Mistero.
Mistero come le 99 frustate. Secondo il figlio e l’avvocato già date, ma secondo gli avvocati rimasti a Teheran – forse non sono fuggiti perché le loro mogli non sono state prese in ostaggio? – invece mai date. Mistero, soprattutto, come la stessa condanna a morte per lapidazione, prassi in disuso – per quel che ne so io – in Iran da molti anni, con il parlamento iraniano che ha in agenda la cancellazione di qualunque formula equivoca di sentenza di condanna a morte che possa far pensare alla lapidazione, in uso invece nella da noi molto amata Arabia Saudita. Il cui regime fa forse più ribrezzo di quello iraniano, se non altro perché quei re spendaccioni non li elegge nessuno, ma anche perché li fioriscono i fanatici alla Bin Laden. O no?

Da quando ho letto che è Levy l’ideatore e organizzatore della campagna pro Sakineh – per la cui vita e liberazione ho comunque firmato anch’io, e certo non me ne pento, invitando i lettor del blog a fare altrettanto, e non mi penti certo nepure di questo – ho capito il perché di tutte le notizie che non quadrano. Compresa la stessa lapidazione così cara ad Abramo&C. Si tratta di sputtanare l’Iran a tutti i costi, in modo da facilitarne quell’invasioe o almeno i bombardamenti “chirurgici” che tanto stanno a cuore dai vari Levy ai vari Netanyahu e Lieberman. Bisogna fare odiare l’Iran dall’opinione pubblica occidentale così come si fece odiare l’Iraq, in modo da legittimare o almeno rendere più facile una nuova aggressione militare contro chi non lecca gli stivali all’Occidente e ai suoi guardiani in Medio Oriente. Leggetevi il libro della signora Fiamma Nierenstein, colona italiana abitante nella colonia di Gilo, ma eletta senatrice in Italia nel partito delle libertà e dell’amore (minchia!), scritto con Levy, poi tutto sarà più chiaro. Oriana Fallaci e i suoi deliri sono, al confronto, simpatiche bizze. Almeno la buonanima non voleva fossero presi a pedate anche i palestinesi in quanto tali.

A dire il vero però ha chiarito tutto di recente anche Tony Blair, questo convertito al cottolicesimo rimasto però con il suo strano sorriso somigliante a un piccolo ghigno sbranatore.  In una intervista il buon Toni ha ribattuto il chiodo della panzana delle bombe atomiche iraniane, spettro da evitare anche “con un intervento militare dell’Occidente”, ha tuonato il neo pio cattolico. Qui le stranezze sono due. La prima è che l’Iran non solo ha detto chiaro e tondo che l’atomica non la vuole, anche se sarebbe equo l’avesse se non altro perché ce l’hanno varo suoi vicini di casa, ma anche che  l’uranio è disposto a farlo arricchire da altri Paesi, fuori dai propri confini, per esempio dalla Russia dell’amico Putin del Chiavaliere. La seconda stranezza è che il neo pio cattolico inglese ci ha rivelato che soffriva come un cane per i militari inglesi cher aveva mandato a farsi ammazzare in Iraq e ora vorrebbe che altri militari inglesi vadano a farsi ammazzare in Iran. Se ne deve dedurre che il buon Toni abusa ancora degli acolici. E che ne abusi ben più di quanto abbia ammesso nel suo libro visto che piange sì per i 1.400 inglesi uccisi in Iraq, ma se ne fotte bellamente delle decine di migliaia di iracheni uccisi anche da quei bravi militari inglesi e se ne fotte dei civili iraniani che creperanno per la nuova bufala delle “armi di distruzione di massa”. L’alcol fa brutti scherzi: in fatto di armi di distruzione di massa, atomiche comprese ma non solo, Toni Blair confonde infatti Bagdad e Teheran con tel Aviv. Dovrebbe alzare meno il gomito…

In effetti ha ragione la ragazza che nel corso di una manifestazione di protesta contro di lui ha dichiarato Blair in arresto per crimini contro l’umanità, in base alle leggi locali – che si badi bene sono in questo caso eguali a quelle italiane – secondo le quali qualunque cittadino può arrestare una persona che sta commettendo un reato per il quale sono previste le manette. Il pio Toni, sbigottito di fronte al candore della sua contestatrice, è stato messo in salvo dalla polizia, ma ha capito che tira una brutta aria, quella che meritano i tipi come lui e il suo degno compare George W. Bush, perciò ha per fortuna rinunciato alle sue concioni camuffate da presentazione del suo libro. Che gli ha fruttato la discreta sommetta di 10 milioni di sterline di anticipo. Strano: il pio neo cattolico non li verserà neppure ai parenti dei 1.400 militari da lui mandati a uccidere e a farsi uccidere in Iraq sulla base di balle di massa.

L’ipocrisia e il doppiopesismo impazzano. Il patriarca di Venezia, che mi pare si chiami Scola, alla solita kermesse estiva di Comunione e Liberazione, talmente dedita al lucro da essere stata ribattezzata Comunione e Fatturazione, si è esibito nell’estensione e abbreviazione dell’elastico della mutande che tanto va di moda. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, ha tuonato l’ottimo patriarca, senza immaginare che dopo qualche giorno Levy avrebbe lanciato in piazza la campagna contro le pietre per Sakineh. Il patriarca di Venezia intendeva lanciare una ciambella di salvataggio, ovviamente, al Chiavaliere, contraddicendo così anche quanto insiste a scrivere Famiglia Cristiana. Il soave concetto di perdonanza del patriarca è stato poi ribadito dai vari boss laici di CL, applauditissimi anche loro dai “diecimila giovani” ciellini che applaudirebbero anche un paracarro pur di sentirsi pure loro – poveracci! – diversi e migliori dagli altri, in modo da andare loro più facilmente in paradiso e gli altri che vadano pure all’inferno.
Strano, però: se non possiamo condannare nessuno perché siamo tutti peccatori, come dice l’ottimo patriarca, perché mai allora condanniamo invece in massa e urlando il governo iraniano? Capisco che Berlusconi non è – almeno fino ad ora – Ahamadinejad e, soprattutto, ha molti più quattrini di lui, però non capisco bene perché il primo non possiamo giudicarlo, neppure nelle sue varie porcherie politiche e forse anche giudiziarie,  mentre il secondo lo vogliamo a tutti i costi lapidare. Mah. Stranezze delle Verità. Oltre che degli elestici delle mutande.

Termino con qualcosa di faceto. Lapo Elkan ha detto qualcosa di importante per i posteri: “Il guaio dell’Italia è che mancano uomini come mio nonno Gianni Agnelli”. Verissimo. Il guaio infatti è che in Italia abbondano i Lapo Elkan…
Ma a dirla tutta, anche sulla squisita buonanima Gianni Agnelli detto l’Avvocato e Signor Fiat, è un guaio anche che lui e la sua famiglia abbiano truffato il fisco italiano. Mentre con una mano intascavano per anni e anni migliaia e migliaia di miliardi di nostre lire sotto forma di “aiutini” e “incentivi” governativi alla Fiat, con l’altra truffavano il fisco, cioè lo stesso Stato che gli regalava così tanti nostri quattrini, mettendo illegalmente al sicuro nei paradisi fiscali il bottino di famiglia. Ora per evitare guai maggiori i vari Agnelli, ed eredi Elkan oggi al timone della Fiat, hanno deciso di patteggiare dando al fisco la briciola di 100 milioni di euro. Non è una cosa un po’ strana, diciamo, almeno tanto quanto l’autoregalo del Chiavaliere alla sua Mondadori inguaiata pure lei col fisco? Per non parlare del fatto che, come soavemente ammesso nei giorni scorsi dai suoi avvocati – con il volenteroso sostegno del ministro della Pubblica (d)Istruzione Mariastella Gelmini – la Fiat se n’è sempre fottuta delle sentenze della magistratura italiana di reintegro al lavoro degli operai licenziati ingiustamente. Anche qui, intascare i quattrini regalati dallo Stato e prederlo poi a pernacchie fottendosene di quanto sentenziato dalla sua magistratura. Non è un comportamento almeno un po’ berluscone, sia pure ante litteram?

Stando così le cose, mi chiedo: ma che cazzo hanno da continuare a sorridere beati Marchionne, l’Elkann – fratello di Lapo – al vertice della Fiat e Montezemolo? E perché mai la stampa e le tv non li azzannano neppure per queste prese per il culo verso lo Stato italiano? Todos minzoleros?

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  1. Belbo&hvg: COME SI SPUTTANA l'IRAN A PARTIRE DALLA BALLA ATOMICA
    Belbo&hvg: COME SI SPUTTANA l'IRAN A PARTIRE DALLA BALLA ATOMICA says:

    Giorgio S. Frankel: “L’Iran e la bomba”conflitti globali

    Dalla prefazione dell’autore:

    Per progettare e costruire le prime atomiche partendo quasi da zero, durante la Seconda guerra mondiale, gli americani impiegarono sei anni, se si fa iniziare la «corsa alla Bomba» con la celebre lettera di Albert Einstein al presidente Roosevelt, o molto meno – solo tre anni e mezzo – se si conteggiano i tempi dall’avvio vero e proprio del «Progetto Manhattan». A confronto, l’atomica iraniana ha avuto tempi così lunghi e un procedere così lento che non si può certo parlare di una «corsa alla Bomba» da parte di Teheran. Quell’atomica, in effetti, è stata in prima pagina, per così dire, per quasi vent’anni, e sempre data per imminente – una questione, si diceva ogni volta, ormai di pochi anni: dai tre ai cinque, secondo molte previsioni, o anche meno, secondo altre. Ma il fatidico giorno «X» dell’Iran nucleare ha continuato a fuggire in avanti. Ancora nel 2009 non si era certi che Teheran avesse effettivamente deciso di dotarsi di armi atomiche. Del resto, nel novembre 2007 le agenzie di intelligence degli Stati Uniti, in una valutazione («National Intelligence Estimate») del programma nucleare iraniano, dissero che, molto verosimilmente, Teheran aveva chiuso la parte militare del programma stesso già nel 2003, a causa delle pressioni internazionali.

    Nel corso degli anni, numerosi «scoop» giornalistici e alcuni rapporti di vari centri di ricerca, soprattutto negli Stati Uniti, hanno parlato di prove concrete e decisive circa l’esistenza di un programma militare iraniano in uno stadio ormai avanzato. A questi si aggiungono, tra gli altri, anche occasionali rapporti di alcuni Comitati del Congresso degli Stati Uniti. Alcune «rivelazioni» sono poi risultate di fonte israeliana; sono quindi possibili casi di disinformazione e guerra psicologica. In linea di massima, gli «scoop» giornalistici, per quanto clamorosi, non sembrano avere avuto alcun seguito di rilievo per quanto riguarda la linea delle potenze occidentali e la politica dell’Aiea.

    Gli Stati Uniti hanno più volte minacciato azioni militari contro il programma nucleare iraniano, soprattutto dopo la guerra in Iraq. Israele ha parlato della possibilità concreta di un proprio attacco «preventivo», anche con armi atomiche, contro la «minaccia» nucleare iraniana fin dall’inizio degli anni Novanta. Israele, con la sua potenza nucleare (che alcune stime mettono al terzo o quarto posto nella graduatoria mondiale), è un fattore chiave della persistente emergenza iraniana a livello globale, mentre Russia e Cina hanno stretti rapporti con l’Iran e negano l’esistenza di un programma nucleare militare (molto probabilmente non sarebbero a favore di un Iran nucleare, ancorché alleato), gli altri paesi del Medio Oriente, Turchia compresa, sono in linea di massima orientati al dialogo anziché a uno scontro, l’Europa sarebbe favorevole a sviluppare i rapporti economici con l’Iran, mentre negli Stati Uniti la Casa Bianca, già con Bush, il Pentagono e il Dipartimento di Stato hanno in varie occasioni attenuato i toni verso l’Iran, a dispetto della retorica bellicista del Congresso e di molti politologi e teorici «neocon» che hanno sviluppato una sorta di ideologia intorno all’ipotesi di bombardare l’Iran. Le minacce israeliane, come ha scritto il politologo Trita Parsi, sono un «bluff», ma le conseguenze di un eventuale attacco sarebbero troppo pericolose per correre il rischio, e questo costringe le altre potenze a continuare le pressioni sull’Iran per tenere sotto controllo il fattore Israele.

    Queste considerazioni, e altre che ne conseguono o possono a esse connettersi, non implicano necessariamente un atteggiamento di simpatia politica verso il regime di Teheran, la sua ideologia e la sua politica interna. Bisogna però ricordare che intorno al 2003, prima e dopo la guerra in Iraq, coloro che dicevano che l’Iraq non aveva un arsenale di «armi di distruzione di massa» e non poneva una minaccia ai vicini e tanto meno al mondo venivano facilmente infamati come «amici» e sostenitori della dittatura di Saddam Hussein. Il punto è che quelle armi non c’erano e le prove della loro esistenza erano assolutamente false, mentre la successiva distruzione dell’Iraq è stata tragicamente vera e quasi irreversibile.

    Ai tempi della guerra in Iraq la boutade di successo negli Stati Uniti era: «Tutti vogliono andare a Baghdad, ma gli uomini veri vanno a Teheran!», ovvero: «Dopo l’Iraq, il primo della lista è l’Iran». Il punto è che, a parte ogni considerazione sul regime di Teheran, un attacco all’Iran col pretesto delle sue (ipotetiche) armi nucleari potrebbe provocare uno shock petrolifero mondiale, destabilizzare come una catastrofe l’intero Medio Oriente e mettere Stati Uniti e Cina in una pericolosa rotta di collisione frontale. Questi e altri possibili eventi connessi potrebbero poi essere ricordati, in un lontano futuro, come i prodromi della terribile Grande guerra globale del secondo decennio del XXI secolo.

    In altre parole, quello che sembrava possibile all’America di George W. Bush alla vigilia della spedizione in Iraq, quando gli Stati Uniti erano «l’unica super-potenza globale rimasta al mondo», e non intendevano tener conto dell’Europa o della Russia, non sembra più possibile, se non con rischi altissimi, all’America di Barack Obama, una potenza in declino, impastoiata in una difficile guerra sul fronte Afghanistan-Pakistan, e che prevede di combattere in quelle zone del mondo una «Lunga guerra» che durerà altri cinquant’anni, mentre la Cina e l’Asia emergono come futuro polo del potere globale.

    I rapporti di forza a livello globale sono in pochi anni molto cambiati. Anche il Medio Oriente è cambiato, come si vede col rapido avanzare degli interessi della Cina nel Golfo Persico, le modernizzazioni della regione, il nuovo ruolo della Turchia, il dinamismo degli emirati del Golfo e altri sviluppi. Nel Medio Oriente esteso si gioca una partita decisiva per il futuro ordine mondiale e per definire i confini tra il potere asiatico che avanza e quello americano che retrocede. L’Iran è certamente un settore chiave di questa competizione globale.

    Come si vede, dunque, la questione della (ipotetica) atomica di Teheran ha molte sfaccettature, a cominciare da quella tecnologica e industriale, relativa alle effettive capacità iraniane in campo nucleare, che però non può essere qui esaminata. Tra le sfaccettature di carattere più propriamente politico, una di grande rilievo è la propaganda, che quando è ben condotta è difficile da individuare subito. Nei paesi occidentali, la propaganda permea ogni altro aspetto della questione iraniana, condiziona sempre più il linguaggio politico, e ha acquisito una dimensione e una veemenza senza precedenti nella storia recente. Un’altra sfaccettatura comprende le pressioni e le manovre diplomatiche, le ritorsioni economiche, le minacce militari volte a bloccare il programma nucleare iraniano.

    _______________

    Giorgio S. Frankel – analista di questioni internazionali e giornalista professionista indipendente, si occupa di Medio Oriente e Golfo Persico dall’inizio degli anni Settanta. Negli ultimi anni ha scritto anche di Asia centrale, politica petrolifere internazionali, industria aerospaziale. In passato ha seguito a lungo i problemi strategici Est- Ovest, le questioni del Sudafrica e dell’Africa australe, oltre che della Turchia. Collabora a «Il Sole 24 Ore», al «Corriere del Ticino» e ad altri periodici, tra cui «Il Mulino» e «Affari Esteri». È docente al «Master in Intelligence» dell’Università della Calabria e ha insegnato in varie edizioni del «Master in Peacekeeping» dell’Università di Torino.

  2. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Adottando il metodo della Goccia, tanto caro ad Mt, ritorno su un argomento che mi sta a “cuore”..(chissà se ne ho uno?)

    Adro, Adro,Adro…
    Dal Buogiorno di Massimo Gramellini
    La Stampa, di oggi..

    La scuola pubblica di Adro griffata col simbolo di un partito meriterebbe uno stato di indignazione permanente effettiva (e invece è già stata digerita con un’alzata di spalle fra l’abulico e il rassegnato), ma esiste un altro aspetto della vicenda che apre squarci lancinanti sul futuro. Quella scuola è un gioiello d’avanguardia, con i robottini che puliscono il prato, i banchi ergonomici, le lavagne elettroniche. Sta alle strutture cadenti e carenti in cui si muove la maggior parte degli insegnanti e dei ragazzi come una fuoriserie fiammante a un’utilitaria scassata.

    Questo perché gli abitanti di Adro si sono autotassati per finanziarla, nell’applicazione più estrema e gratificante del federalismo fiscale. Fino a prova contraria, infatti, è come se ogni cittadino di quel Comune lombardo avesse pagato le tasse due volte. La prima, obbligatoria, per sovvenzionare le scuole scalcinate del resto d’Italia. La seconda, volontaria, per edificare a due passi da casa il capolavoro destinato ai propri figli.

    E’ la rappresentazione plastica della crisi dello Stato Sociale. Il Pubblico non ce la fa e il Privato, inteso come fondazioni e sponsor, non è in grado di colmarne le lacune. Così la palla torna ai cittadini e la qualità dei servizi tenderà sempre più a corrispondere alla loro condizione sociale. I Paesi e i quartieri benestanti avranno le scuole e gli ospedali migliori, mentre gli altri dovranno accontentarsi di passeggiare fra i ruderi del Welfare, come ben sanno gli studenti e i degenti che si portano la carta igienica, e non solo quella, da casa.

    —–
    In più aggiugerei solo questo, una tassazione extra, non giustifica prorio un bel nulla,…al massimo una targa che ricordasse i benefattori,come si è sempre usato…
    I simboli di partito nelle Squole li hanno messi solo I Regimi, da noi Il Fascio Littorio,complice il badoglio..le leggi razziali contro gli Ebrei sempre il fascio littorio,complice il badoglio..
    per il resto quanto scrive Gramellini è una fotografia che mi soddisfa..!!

    cc

  3. Controcorrente
    Controcorrente says:

    cara Anita,
    la prossima volta quindi , forte della mia indicazione, ti prego di scrivere…le statistiche dicono che…meno cc ,che è fuori dalle statistiche , grazie!
    un bacione ed un saluto

    cc

  4. Controcorrente
    Controcorrente says:

    SIPE, che bel nome ha coniato Gramellini, se posso me ne ricorderò per il futuro!

    cc
    il Sipe !!

  5. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Cara Sylvi,
    presumo che le tue informazioni sul tempo del Nord ad Occidente, possano provenire o dai tg , o da informazioni dirette!
    Ti posso confermare che è così, ma attenzione ,verifica sempre meglio e se vuoi conoscere la verità,scrivimi direttamente che te la spiego bene!
    Io non racconto mai, delle mie avventure al cesso, in pubblico,come altri.
    Quindi all’occhio che se lo faccio, c’è nè può essere per tutti!
    Ovviamente parliamo del tempo e dei nembi cumuli !!
    Poi si tirano le somme sul tempo!

    cc

  6. Uroburo
    Uroburo says:

    1) L’aspirazione al posto fisso è tipica di un paese con scarso spirito imprenditoriale; è un problema generale del paese.
    2) L’ANPI non è il governo e neppure il PCI. Non si capisce bene perchè mai l’ANPI dovrebbe rappacificarsi con i repubblichini. Le lascio queste fantasticherie tipicamente italiote per cui alla fine tutto finisce a tarallucci e vino. Per parte mia sono totalmente d’accordo con quel che scriveva Artom. L’ANPI non ha mai preteso di governare, lo voleva il PCI (ma sempre in alleanza con la DC).
    3) La fine della lotta di classe la proclamano sempre e solo i padroni ed i loro alleati. Perché la politica del Banana non sarebbe una manifestazione di dura lotta di classe? Sulle spalle di chi si sono scaricati i costi?
    4) Ah beh … se adesso anche la DC è di sinistra allora è ben evidente dove si colloca lei.
    5) Persone settarie si trovano dappertutto. Cosa crede che fossero i parroci di provincia? Chissà perché alla sinistra ed in particolar modo al PCI si chiede quel che non si chiede Mai agli altri. Due pesi e due misure?
    Un saluto U.

  7. Uroburo
    Uroburo says:

    Pena di morte
    Caro Nicotri,
    qualche annno fa il governatore Mitchell, credo dell’Ohio, ha fatto esaminare da una commissione indipendente le pene di morte sentenziate nel suo stato in un certo periodo di tempo.
    Era saltato fuori che molto più del 10% erano sentenze del tutto assurdo. Mi pare addirittura la metà ma il signor Popeye potrà essere più preciso, U.

  8. Popeye
    Popeye says:

    Caro Signor Nicotri,
    Sono al corrente delle nuove ricerche che 10% sono sbagliate, ma sono anche al corrente delle nuove ricerche che per ogni giustiziato cinque vite sono salvate. Puo’ anche essere che uno dei Rosenberg e’ più innocente della Sakineh. Ma non era questo il motivo del mio intervento. Volevo semplicemente notare che il caso Lewis in Virginia e’ ben diverso dal caso Sakineh. Voglio anche notare che nell’Usa la pena di morte può essere solo data da una giuria civile che esamina il caso e pronunzia la sentenza indipendente da ogni giudice o avvocato d’accusa mentre nell’Iran sono i “giudici teocratici” a accusare e pronunziare la sentenza. Non e’ scritto nelle nostre legge che si può applicare la pena di morte per adulterio o per essere omosessuale ma nella sharia si.

  9. Anita
    Anita says:

    x Uroburo

    La pena di morte ed esecuzioni ingiuste.

    Il Death Penalty Information Center (USA) ha pubblicato una lista di 8 detenuti “giustiziati ma forse innocenti”, anche se nessuno di loro ha ancora avuto la sua innocenza riconosciuta da nessun tribunale.
    Almeno 39 esecuzioni sono state effettuate negli Stati Uniti a fronte di prove di innocenza o di dubbio sul senso di colpa grave
    ===
    Nel Regno Unito, il Criminal Cases Review Commission hanno concesso un perdono e tre’ assoluzioni per persone giustiziate tra il 1950 e 1953 (quando il tasso di esecuzione in Inghilterra era Galles in media 17 per anno), con il pagamento di un risarcimento.

    Anita

  10. Anita
    Anita says:

    Statistiche.

    Every day, an average 12 Americans are murdered by illegal immigrants. Not to mention the 13 killed daily on the roads by “aliens.”

    Ogni giorno, una media di 12 americani sono assassinati da immigrati clandestini. Per non parlare dei 13 morti al giorno sulle strade da “alieni”.

    Questi sono casi che si sanno, ma diverse persone spariscono giornalmente dovuto al traffico umano, in particolare in Arizona.

    Anita

  11. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    DA PARTE DI UROBURO
    —————————
    Risultato elezioni politiche 1976,
    Camera dei Deputati

    DC 38.71%
    PCI 34.37
    PSI 9.65
    MSI 6.11
    PSDI 3.37
    PRI 3.9
    DP 1.51
    PLI 1.30
    PR 1.07
    SVP 0,50
    PCI-PSI-PdUP 0.07
    Altri 0.23

    Il PSDI è sempre stato un partito di destra, era il partito atlantico per definizione; il PRI ed il PSI non hanno mai rinunciato ad un’alleanza con la DC (se non negli ultimi tempi di La Malfa padre); il PR era su posizioni rigidamente anticomuniste.
    Le sinistre italiane hanno sempre avuto un’ala filogovernativa che in nessun modo si distingueva dalla DC (e speso era perfino peggio, vedi il Crassi).
    Credo proprio che la maggioranza alle sinistre lei se la sia sognata di notte.
    Altrimenti procede per via teorica come Marco, senza conoscere le reali posizioni dei partiti. U.

  12. sylvi
    sylvi says:

    caro CC,

    sono andata adesso su Ivrea e ho visto che il maltempo è tutto qui!!!
    Comunque non vorrei che tu avessi mangiato quei frutti che noi chiamiamo in maniera onomatopeica ” spicecul”!!! Innervosiscono!

    Andro: Tre sono i problemi.
    – L’acquisto dell’area e la costruzione della scuola sono regolari?
    – Le donazioni dei cittadini sono legali?
    – La Scuola è pubblica e ammette tutti i bambini del Comune ad usufruirne nell’assoluto rispetto dei programmi statali?

    Resta fuori il governo del Comune, che può cambiare e il simbolo che si può discutere.
    Veramente restano fuori parecchie altre cose: come il disinteresse statale per l’edilizia scolastica ( in questo blog ne parlo solo io!!!), e anche un mostro di demagogia sul reclutamento del personale, sull’accoglimento ACRITICO e disorganizzato di alunni disabili e di extracomunitari comunque sia. Ma questa è un’altra puntata.
    A parte il fatto che, come tu sai bene, la Germini non c’entra negli edifici, lei deve mandare gli ispettori a controllare che siano a norma…nient’altro!

    Qui invece, e anche altrove, si confonde …scuole e simboli ( che ho già condannato!) con ….cittadini che non pagano le tasse e altri cittadini che si rifiutano di accettare una scuola ugualitaria al ribasso. Si, uguaglianza al ribasso!

    “La qualità dei servizi tenderà sempre più a corrispondere alla loro condizione sociale”…
    Ma dove vive Gramellini? Non è sempre stato così?
    Ammettiamo che i cittadini di Andro, fra loro ci saranno lavoratori dipendenti che pagano tutte le tasse, abbiano voluto bypassare uno Stato ladro e inefficiente, facendo da sè, dov’è lo scandalo?
    Se avessero dato quei soldi allo Stato che fine avrebbero fatto?
    Molte altre domande avrei da fare…

    Ps: Mia madre, vedova di guerra, ha pagato le tasse della Scuola privata facendo sacrifici inenarrabili…affari suoi…le resta la mia perenne gratitudine e la mia ammirazione. Fatti nostri!
    O doveva per forza mandarmi dove non voleva?
    In nome della Libertà ,immagino!

    Sylvi

  13. Vox
    Vox says:

    Mondocane
    Fulvio Grimaldi, giornalista eternamente scomodo
    (come un giornalista dovrebbe essere)

    Sfidando i fucilatori nazisionisti che, per impedire lo stormo di navi amiche che si susseguono alla volta dell’Auschwitz Gaza, aveva massacrato 9 attivisti del contrattacco internazionale e della giustizia, la “Liberty” e la “Free Gaza” hanno saputo raggiungere le sponde di Gaza. 46 campioni della solidarietà e dello sputtanamento dello Stato del Terrore sono stati accolti nel porto di Gaza, sgretolato dalle bombe e con sul fondo le salme delle decine di pescatori ammazzati dall’”esercito più morale del mondo”, da migliaia di palestinesi in giubilo, con in testa Ismail Haniyeh, capo di Hamas e tuttora legittimo primo ministro di Palestina. Le zanne dei nazisionisti sono rimaste nel fodero, rinchiusevi dalla rivolta politico-morale e dall’indignazione di un pezzo di mondo che ha cessato di farsi imbonire e intimidire dalla tracotanza dei falsari di un’entità senza legittimità. Il valore non solo simbolico di questa vittoria è incommensurabile. Ad majora! Il mostro è ferito.
    http://fulviogrimaldi.blogspot.com/

  14. Vox
    Vox says:

    IL FALLIMENTO DEL CAPITALISMO AMERICANO:
    44 MILIONI DI POVERI

    http://poorrichards-blog.blogspot.com/2010/09/forty-four-million-living-in-poverty-in_18.html

    The failure of American capitalism:
    44 million living in poverty in the US

    The number of people living in poverty in America rose to 43.6 million in 2009, the US Census Bureau reported Thursday. This is the largest number since the agency began making such estimates 50 years ago and represents an increase of 3.8 million compared to 2008.

    As of last year, one in every seven Americans was poor, according to the government’s definition of poverty. The official poverty rate of 14.3 percent is the highest since 1994.

    The poverty rate jumped more than a full percentage point, from 13.2 percent in 2008. There were 8.8 million families living in poverty in 2009, including one child in every five. This is the same rate of child poverty that existed nearly five decades ago, when President Lyndon B. Johnson announced his “War on Poverty.”

  15. Vox
    Vox says:

    L’UMANITA’ RISCHIA UNA GUERRA NUCLEARE GLOBALE?

    http://www.informationclearinghouse.info/article26381.htm

    Concealing The Risk of An All Out Nuclear War

    By Michel Chossudovsky

    We have reached a turning point in our history. The US and its allies are preparing to launch a nuclear war with devastating consequences.

    During the Cold War, the concept of “mutual assured destruction” (MAD) was put forth. An understanding of the consequences of nuclear war largely contributed to avoiding the outbreak of war between the US and the Soviet Union.

    Today, in the post-Cold war era, no such understanding prevails.

    The spectre of a nuclear holocaust, which haunted the world for half a century has been relegated to the status of “collateral damage”.

    This military adventure in the real sense of the word threatens the future of humanity.

    The details of ongoing war preparations in relation to Iran have been withheld from the public eye. (See See Michel Chossudovsky, Preparing for World War III, Targeting Iran, Global Research, August 1, 2010, Towards a World War III Scenario? The Role of Israel in Triggering an Attack on Iran, August 13, 2010)

    The media is involved in acts of camouflage. The devastating impacts of a nuclear war are either trivialized or not mentioned. Meanwhile, public opinion has its eyes rivetted on what might be described as “fake crises”.

    A Third World War is no longer a hypothetical scenario. Already in 2007, president Bush had hinted in no uncertain terms that if Iran did not comply with US demands, we might “reluctantly” be forced into in a World War III situation:

    ” We got a leader in Iran who has announced that he wants to destroy Israel(?). So I’ve told people that if you’re interested in avoiding World War III, it seems like you ought to be interested in preventing them from have the knowledge necessary to make a nuclear weapon. I take the threat of Iran with a nuclear weapon very seriously….” (George W. Bush, 17 October 2007)

    Real versus Fake Crises

    In an utterly twisted logic, World War III is presented as a means to preserving World Peace.

    Iran is blamed for refusing to abide by the “reasonable demands” of “the international community”.

    Realities are twisted and turned upside down. Iran is being accused of wanting to start World War III. Inherent in US military doctrine, the victims of war are often heralded as the aggressor.

    World War III is upheld as a bona fide humanitarian undertaking which contributes to global security. In a bitter irony, those who decide on the use of nuclear weapons believe their own propaganda. President and Commander in Chief Barack Obama believes his own lies.

    Neither the War nor the worldwide economic depression are understood as part of an unprecedented crisis in World history. Ironically, the dangers to humanity of an all out nuclear war do not instil fear and public concern.

    Instead, fake “crises” — e.g. a global warming, a Worldwide flu pandemic, a “false flag” nuclear attack by “Islamic terrorists”–, are fabricated by the media, the governments, the intelligence apparatus and the Washington think tanks.

    An understanding of fundamental social and political events is replaced by a World of sheer fantasy, where “evil folks” are lurking. The purpose of these “fake crises” is to obfuscate the real crisis as well as instil fear and insecurity among the population:

    “The whole aim of practical politics is to keep the populace alarmed … by menacing it with an endless series of hobgoblins, all of them imaginary… The urge to save humanity is almost always only a false face for the urge to rule it.” (H. L. Menken)

    While the real danger of nuclear war is barely acknowledged, these “fake crises” are invariably front page news.

    Mass unemployment, foreclosures and poverty are not characteristic of a (social) crisis.

    The legalization of torture and targeted political assassinations is not part of a (constitutional) crisis. Torturing and killing potential terrorists are intended to “make the world safer”.

    War waged on humanitarian grounds is considered a “solution” to a crisis rather than its cause.
    Economic Depression is not mentioned because the economic recession is said to be over. In other words there is no economic crisis.

  16. Vox
    Vox says:

    TENDOPOLI
    IL VOLTO DELLA POVERTA’ MADE IN USA

    I nuovi poveri, quelli che hanno perso il lavoro, la casa e la vita di una volta, non hanno altra scelta che costruirsi una tenda o tornare alla foresta…

    Tent City
    The Face Of Poverty

    VIDEO

    http://www.informationclearinghouse.info/article26380.htm

    The poor return to the forest and build tent cities.

    homeless camp tucked away in the woods of New Jersey, where over 40 people have been forced to live, with nowhere else to go.

  17. Popeye
    Popeye says:

    Homer George Ryan (Nato il 24 Febbraio 1934 , in Maquoketa, Iowa) È stato il 39 Governatore della Stato degli Stati Uniti di Illinois dal 1999 al 2003. E ‘stato membro del Partito Repubblicano . Anche se Ryan è diventato noto a livello nazionale quando ha ” sollevato il dibattito nazionale sulla pena di morte” mediante l’emissione di una moratoria sulle esecuzioni nel 2000, la sua carriera 35 anni di politica è stata offuscata dallo scandalo. Indagini per la corruzione diffusa durante la sua amministrazione ha portato al suo ritiro dalla politica nel 2003 e condannato per corruzione dal governo federale nel 2006. Ryan è entrato prigione federale il 7 novembre 2007, per scontare una condanna di sei anni e sei mesi. A partire dal 10 dicembre 2008 , è ospitato presso il campo di prigionia vicino al satellite Federal Correctional Institution in Terre Haute, Indiana.
    ————————–
    La conclusione della commistione non era di eliminare la pena di morte ma di riparare il sistema per ridurre gli errori per esempio pagare di più gli avvocati della difesa.

  18. Follotitta
    Follotitta says:

    Caro Marco (860-861), e’ incredibile quanti interventi si accumulino in meno di 1/2 giornata. Sul marxismo non so cosa abbia scritto, ma e’ molto probabile dal suo ‘Marx sbaglia’, che lei confonda marxismo e comunismo sovietico. Il primo e’ una teoria filosofica, che non ha mai contenuto nessuna ricetta politica specifica. Non vedo quindi come un filosofo possa ‘sbagliare’, visto che si limita a pensare, cioe’ a seguire un suo ragionamento logico. Il secondo e’ un esperimento politico, e probabilmente quando parla di errori si riferisce a quello. Ma basterebbe un min di onesta’ intellettuale per riconoscere che con il marxismo ha poco o niente a che fare, a parte una ricerca di validazione ideologica. Per farle un es, sarebbe come dire che la ns DC e le parabole dei vangeli sono la stessa cosa. Se lei poi in realta’ vuole dire che il comunismo sovietico e’ sbagliato, sono pienamente d’accordo con lei. Come non esserlo d’altronde, si trattava di un regime fascista basato sul collettivismo dell’economia.

  19. Follotitta
    Follotitta says:

    Caro Marco (861- 908), sul fatto che il capitalismo abbia bisogno di paletti e controlli, cioe’ di una regolamentazione, sono perfettamente d’accordo con lei, e la profonda crisi economica che attraversiamo ne e’ la conferma pratica. Nel 908 lei preconizza una societa’ felice per merito dei futuri sviluppi tecnologici. La mia obiezione e’ che quegli sviluppi in realta’ sono gia’ attuali, attuati o attuabili, ma non vedo tutto questo parallelo aumento di buonsenso da parte dei ns governanti, tale da cambiare qualcosa dell’attuale assetto socio-economico. Anzi vedrei + un peggioramento drastico della situazione, in cui il suo sviluppo tecnologico, con il senso di onnipotenza che necessariamente produce, potrebbe fare da volano. Il vero problema e’ che viviamo in una epoca contraddittoria: mentre la tecnologia e la scienza fanno passi da gigante, la mentalita’ della gente regredisce lentamente ma inesorabilmente verso l’eta’ della pietra. La saluto. F.

  20. ber
    ber says:

    Egr Sig Follotitta,
    sottoscrivo quanto detto sopra per Marco,…e la domanda mia e':
    Si stanno movendo i governi nella giusta direzione ?,..e, per quanto riguarda le regole che stanno riscrivendo per le borse,…
    perche’ Obama trova tanta avversione nei suoi confronti?
    Grazie e saluti,Ber

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