Ormai è ufficiale: il governo Berlusconi si regge sugli interessi privati del premier e sulla complicità di chi (non solo) politicamente ci guadagna

Ormai dunque è ufficiale, lo ha detto chiaro e tondo una fetta del suo partito di governo: il Chiavaliere Papino il Breve, al secolo Silvio Berlusconi, sta al governo solo per sfuggire alla Giustizia. E il governo si regge su ricatti e “do ut des” nei confronti dell’Unto d’Arcore che fanno leva sulle sua magagne pregresse, quelle per le quali sta sfasciando il Paese pur di non andare sotto processo. I parlamentari che hanno scelto di seguire Gianfranco Fini nella rottura con il Chiavaliere – gente che certo non è di sinistra né ci si è improvvisamente convertita – hanno ammesso chiaro e tondo nelle utlime ore don Silvio pratica “il ricatto e il killeraggio”. Ovviamente il killeraggio è per chi non essendo ricattabile non ama calare le mutande come una qualsiasi ragazzotta, ansiosa di andare in parlamento o in tv, in un giornale o in una particina in qualche film. L’onorevole Italo Bocchino – e mi scuso per l’ironia involontaria di queste tre parole, comunque in tema con la prassi corrente – ha fatto sapere all’onorevole Niccolò Ghedini, l’arcigno maggiordomo del contenzioso giudiziario del suo padrone politico e cliente di bottega, che è pronto “l’elenco delle società off shore riconducibili all’impero finanziario del Chiavaliere”. In aggiunta, è stato ritirato fuori il noto sporco affare della vendita della reggia di Arcore, l’ex convento bendettino di 147 stanze,  un enorme parco di un milione di metri quardi, una biblioteca ricca di preziosi libri antichi e una pinacoteca con quadri preziosi, per un totale di 3.500 metri quadri di appartamento coperto dove il grande Papino il Breve si accontenta di abitare quando è in zona.
Ricordiamo che la villona era di Annamaria Casati Stampa, che avendola ereditata dopo la tragico morte dei genitori quando era ancora minorenne – aveva infatti 19 anni e a quell’epoca si diventava maggiorenni a 21 –  se la vide affidare con altra “roba” a un tutore, il senatore Giovanni Bergamasco. Superare i litigi con altri parenti, quelli del ramo materno Fallarino, non fu facile: l’avvocato dei Fallarino era un giovane avvocato che si chiamava già Cesare Previti. Che con un saltafosso che potrebbe somigliare a un tradimento, ma che in ogni caso non è elegante né troppo corretto, molla i Fallarino e si mette con Bergamaschi. E’ così che le 147 stanze e tutto il resto vengono svenduti a Berlusconi nonostante l’espresso divieto messo per iscritto dalla ragazza di NON vendere anche la biblioteca e la pinacoteca (se no nricordo male, neppure il parco). Il tutto per la miserabile cifra di 500 milioni di lire, quando dopo poco tempo il Chiavaliere dandola in garanzia a una banca ne ebbe un fido grande 15 volte il prezzo pagato. Come meravigliarsi che dopo questa mega inculata alla ragazza, cioè dopo questo mega favore a Sua Emittenza questi sia diventato il cliente fosso ed unico dello studio Previti? E come meravigliarsi se in seguito lo stesso Previti abbia corrotto magistrati romani per conto del suo datore di lavoro (la Cassazione ha scritto che agiva in tandem con Berlusconi!), per non parlare del caso Mills?
Bocchino ex ex camerati hanno fatto rilevare altre cose che dovrebbero attirare l’attenzione della magistratura anche senza il Bocchino di turno. Per prima cosa hanno fatto rilevare che nella società che gestisce formalmente Il Giornale, ufficialmente proprietà del fratello di Paolo ma non anche di Silvio Berlusconi, ci sono stati aumenti di capitali e iniezioni di quattrini che, stando le dichiarazioni dei redditi, NON possono essere arrivati da Paolo. Il che è come dire che i quattrini sono stati fatti arrivare grazie a Silvio: alla faccia al divieto di superare una certa soglia di possesso di mass media?
Sempre Bocchino&C hanno finalmente fatto notare ad alta voce che i rapporti del Chiavaliere con Putin non sono limpidissimi. E te credo! Mesi fa ho fatto rilevare che corre voce che Papino il Breve si occupa degli investimenti delle enormi cifre che affluiscono al giro di Putin grazie alle vendite di gas e petrolio russo, e non ho voluto insistere sulla voce – sicuramente malevola e infondata – che  tale affluenza di quattrini al giro di Putin  non è limpida. Bocchino&C hanno anche finalmente detto ad alta voce che non sono adamantini neppure i rapporti tra il nostro amato capo di governo, ormai amato almeno quanto “l’amato leader” della Corea, e Gheddafi. Mesi fa ho chiesto se c’erano accordi perché Mediaset si occupasse eventualmente della tv libica. A parte l’aver fatto notare già prima che a Gheddafi è stato venduto il 5% – per ora – addirittura dell’Eni.

Insomma, siamo in pieno porcaio. E non perché lo dica io o altri grilli o elefanti parlanti, ma perché lo dicono – e inistono a dirlo – eminenti uomini del partito di governo e certo non di sinistra, non 2komunisti”, anzi tutt’altro. Del resto la porcheria della legge per fregare il fisco italiano a tutto vantaggio dell’azienda berluscona Mondadori non è che l’ennesima conferma della cialtroneria e del sopruso elevati a norma di governo. Qui però va aggiunto dell’altro, ancora più grave. Molto più grave. Berlusconi e la sua servile armata vanno cianciando, compresi i Bossi (mon Dieau!), di una Costituzione che NON è quella di cui loro cianciano dandola per esistente. La Costituzione italiana infatti dice chiaro e tondo che deputati e senatori una volta eletti NON rappresentano più solo gli interessi dei loro elettori, ma devono rapprentare quelli del popolo italiano nella sua interezza, vale a dire devono occuparsi dell’interesse generale, nazionale, non particulare, siculo o padano che sia. Il comportamento berluscone e bossifero di far finta che la Costituzione sia quella di cui vaneggiano loro e non quella che invece esiste dal dopoguerra significa due cose, precise e gravi. Certo non è il reato di Alto Tradimento, però si tratta di tradimento quanto meno della realtà, e su questo il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, dovrebbe meditare. La seconda è che ne consegue una visione corporativa, e quindi miserabile, del mandato parlamentare: ogni parlamentare cura gli interessi solo della sua corporazione, scambiando il proprio collegio elettorale per un “fascio” di littoria memoria. Del resto l’esempio vien dall’alto: il Chiavaliere tratta il governo, il parlamento e la Repubblica come fosse “cosa nostra”, cioè sua, dei suoi eredi, dei suoi sodali, dei suoi amici e amici degli amici. Insomma, le Cricche sorgono perché replicano la Grande Cricca berluscona.
E sempre a proposito di calpestare la Costituzione, nelle ultime ore l’amato leader berluscone è arrivato a dire “basta con gli inutili formalismi della Costituzione, bisogna dare voce al popolo”. Insomma la spinta a buttar via la Costituzione per sostituirla con i bagni di folla di ventennale memoria è sempre più consistente, perciò sempre più pericolosa per la enuta delle nostre istituzioni democratiche.
Non so se Gianfranco Fini con l’appartamento di Montecarlo ci abbia lucrato. Personalmente NON lo credo, e non perché si tratta di andare in culo al Chiavaliere, ma perché ci sono le intercettazioni ambientali, pubblicate a suo tempo, nelle quali si sente distintamente incazzarsi con sua moglie, all’epoca Daniela Di Sotto, e con il cognato di turno perché NON voleva avere nulla a che fare con le loro iniziative nel campo delle cliniche private che servono, per mungere quattrini dalle Regioni. Voglio dire: se Fini NON voleva i milioni di euro poco chiari delle cliniche private, perché mai dovrebbe essersi abbassato a lucrare qualche centinaia di migliaia di euro con una truffa a Montecarlo?
In ogni caso, ritengo la faccenda di Montecarlo semplicemente di scarso peso e di nessuna gravità. Anche ammesso, ma non concesso, che Fini anziché essere stato raggirato dal nuovo cognato rampante ci abbia marciato di suo, beh, a fronte del marciarci e del marciume delle varie Cricche cresciute all’ombra berlusocna e, soprattutto, a fronte del modo con il quale il Chiavaliere ha ammassato le sue immense fortune e non vuole MAi rispondere alla legge, quella di Montecarlo è tuttalpiù una marachella. Un ragazzino che ruba una mela NON può essere messo a confronto con chi a quanto leggo su vari libri e qualche atto giudiziario munge lo Stato, paga Craxi e quant’altri per farsi fare leggi ad personam come il decreto contro i limiti regionali delle tv private, beffa la Casati Stampa, compra sentenze per fottere la Mondadori al Gruppo L’Espresso, corrompe l’avvocato inglese Mills perché testimoni il falso e via di questo orribile passo.

Sulla questine di Montecarlo e della donna di Fini, Elisabetta Tulliani, voglio invece far notare alcune cose:
– la volgarità di Gaucci, l’ex uomo della signora Tulliani. Se lui è stato così solerte a sborsare un pacco di miliardi per fare ricchi i Tulliani in blocco perché non essendo un Adone la gnocca appariscente doveva pagarsela e pure cara, beh, batta la testa contro il muro, ma eviti di mettere in piazza la sua miseria tipicamente maschilista di chi sbava per vendicarsi. Un uomo che viola i fatti privati con la sua donna è un omuncolo, un quacquaraqquà, un poveraccio da compatire.
– La volgarità di Vittorio Sgarbi, che ci tiene ad alludere pesantemente dicendo che “la Tulliani veniva a casa mia”, “la Tulliani la conosco bene”. Gli uomini che si divertono a sputtanare le donne, e specie se sono donne con cui hanno avuto a che fare, somigliano più a mascalzoni che a persone apprezzabili.
– Riguardo Sgarbi c’è da aggiungere che a suo tempo ha anticipato il killeraggio mediatico del bravo, nel senso manzoniano del termine, Vittorio Feltri. Aveva infatti un programma televisivo su una rete Mediaset nel quale accusava pesantemente guarda caso i magistrati, cosa utile a parare il culo al suo padrone. Una volta arrivò ad accusare un magistrato di essere un assassino. Con le sue intemperanze pro domo domini sui, il baldo e ribaldo Sgarbi fece perdere varie cause per diffamazione e/o risarcimento danni e perciò un sacco di quattrini a Sua Emittenza al punto che questi si vide costretto a chiudere il programma. Il troppo stroppia… Come insegna Giuliano Ferrara, altro volenteroso di grande stazza.
– Poi c’è il giornalismo spazzatura di Feltri. Ma trattandosi di sapazzatura della peggior specie, a parlarne troppo ci si sporca. Mi limito a far notatre che questo tizio che batte e ribatte su Montecarlo è lo stesso individuo che difese a spada tratta (anche) don Gelmini quando venne travolto dalle denunce pedofile dei suoi giovani “in recupero”: “don Gelmini ha fatto tanto di quel bene che anche se ha fatto qualcosa con qualche ragazzino è poca cosa, lo si perdona volentieri”. Ah sì? E allora come mai lo stesso Feltri oggi non ripete lo stesso concetto con Fini? Dovrebbe infatti intonare un laudeamus del tipo: “Con tutto il bene che Fini ha fatto all’Italia in qualità di alleato essenziale perché il caro leader Berlusconi  la potesse governare a lungo, cosa volete che sia la faccenduola di Montecarlo?”. Fermo restando il fatto che con l’editore che si ritrova, mungitore indebito di miliardi della Regione Lombardia tramite la discarica di Cerro Maggiore,  Feltri farebbe meglio a tacere. E magari ad arrossire. Oppure a raccontarci qualcosina sugli aumenti di capitale de Il Giornale cui ha alluso Bocchino. Come ha detto Piero Ostellino sul Corsera a proposito della campagna di Feltri contro Fini, un conto è fare informazione, un altro conto è fare militanza politica. Ovvero: Feltri non fa informazione. Nonostante faccia scrivere su Il Giornale un tizio cacciato dall’Ordine dei giornalisti perché in rapporti troppo stretti con il servizio informazioni militari, meglio noto come SISMI.

Post Scriptum – Avanti di questo passo Bossi (mamma li turchi!) riuscirà ad avere il federalismo in cambio del suo appoggio a Berlusconi a non farlo condannare pesantemente in tribunale. Beh, diciamo la verità: meglio, molto meglio l’unità d’Italia fatta anche grazie al concedersi in alto loco, su consiglio di Cavour, della  contessa di Castiglione.  Vogliamo paragonare forse il brutto contenzioso giudiziario del Chiavaliere Mascarato con lo splendore delle grazie della contessa? A fronte delle quali il “ce l’ha duro” bossifero è roba da masturbation.

925 commenti
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  1. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Gia´la Cina, un tempo per una concorrenza sleale scoppiava una guerra. Oggi ci si allea.

  2. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Caro Uro, tu parli probabilmente del settore metalmeccanico, io parlo del settore manufatturiero e dell’artigianato in generale, che ha una tipologia piuttosto vasta.
    Con quella gente ci ho lavorato per 25 anni, molti di loro sono diventati amici personali, abbiamo vissuto insieme le loro vicissitudini e quindi conosco i loro problemi per averli vissuti, non per averli letti o sentiti raccontare.
    La realtà non è quella che dipingono i giornali o i ‘saggi’ di economia. Chiaro che oggi, di fronte all’assalto cinese , il tessile italiano va solo se è di fascia alta, ma negli anni 70 e 80 l’assalto cinese ancora non c’era. A Bisceglie hanno resistito solo le aziende che hanno ristretto la produzione alla fascia alta, oppure si sono drasticamente ridimensionate e vendono solo nei mercati locali, a volte con propri punti vendita al dettaglio .
    Il problema però non è solo a livello di aziende, ma anche di singoli artigiani e piccolissimi commercianti. Essendo praticamente scomparso l’apprendistato, essendo molto pericoloso assumere lavoratori fissi, ormai chi prende il lavoro fa contratti a chiamata e a corpo, ovvero: “c’è da imbiancare un appartamento di 4 stanze; ti dò 500 euro per il lavoro, prendere o lasciare”. Vale per gli idraulici, per i falegnami, per gli elettricisti, i piastrellisti, i giardinieri, eccetera.
    Prima, invece, si costituivano le ‘brigate fisse’ e si sapeva che con quel titolare lavoravano quelle precise maestranze, e quel che si prendeva, veniva diviso a seconda non delle ore di lavoro ma della qualificazione dell’operaio. Tutti erano soddisfatti ed esisteva la certezza della continuità, nonchè il passaggio gerarchico a seconda della bravura dell’operaio. Questo, ai sindacati non andava bene. Hanno voluto mettere i puntini sulle i. Ne abbiamo visto le conseguenze.

  3. marco tempesta
    marco tempesta says:

    I nostri stipendi sono inferiori alle medie europee. Verissimo, ma lo è anche il costo della vita.
    Da noi qui a Formia, con 5 euro ci esce pizza (buona) acqua e caffè, dalla pizzeria sotto casa. A Bisceglie una pizza margherita costa 3 euro ed una più elaborata, dai 4 ai 5 euro, non di più. Io faccio la spesa settimanale spendendo intorno ai 25 euro, ai supermercati In’s.
    In nessun’altra nazione europea i costi sono questi.

  4. sylvi
    sylvi says:

    Epifani, di fronte all’invito al dialogo di Marchionne, ha risposto che però non si può tornare indietro sui diritti acquisiti dei lavoratori.
    Allora, di fronte alla ristrutturazione mondiale, ma soprattutto europea, del mondo della produzione e del lavoro, di fronte alla impellente necessita di regole comuni…tutti gli altri approveranno lo Statuto dei lavoratori all’italiana…e saremo felici e contenti…
    O no?!!!

    Sylvi

  5. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Linosse
    a Bisceglie abbiamo lavorato bene col tessile fino alla prima metà degli anni 90. Il picco però era negli anni ’70, quando noi ( il mio studio) ancora non eravamo su piazza. Abbiamo cominciato a lavorare nell’81 e in zona eravamo gli unici a poter affrontare il settore della moda, fino allora esclusiva competenza di un paio di fotografi a Bari. Tanto per dare un’idea, solo per la manifattura tessile dei Boccia, stampavamo intorno alle 300.000 (trecentomila) copie l’anno, di quelle foto che trovi nella scatola quando compri il pigiama. 300.ooo foto significa altrettanti capi venduti e quindi prodotti. Non so se mi spiego. La foto, come anche la scatola in cui è il pigiama, hanno un costo che, in fascia bassa, incide notevolmente sul costo finale del prodotto. Noi avevamo un tariffario differenziato ed adattato alle esigenze delle singole aziende, tenendo conto di alcune variabili quantitative e qualitative. Certe piccole manifatture, che utilizzavano ad esempio non modelle professioniste ma le stesse ragazze lavoranti, per contenere i costi, le aiutavamo non facendo pagare lo scatto ma solo le effettive foto stampate, che corrispondevano ai capi venduti. Nè prendevamo soldi extra se si doveva ripetere un capo o si doveva lavorare fuori orario. Campavano loro e campavamo noi. Poi, il crollo.

  6. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Ma vedi, Sylvi, avendo un’unità produttiva tu lo sai meglio di me, la questione non è se andare indietro o avanti nei diritti dei lavoratori, ma è il cambiare completamente l’impianto delle regole del lavoro dipendente.
    Ci vuole una deregolamentazione da una parte e un migliore coordinamento tra aziende dall’altra, specialmente per sostenere l’export. Si sta creando nuova ricchezza in Estremo oriente, in Russia, che prima non esistevano. Sono mercati in cui chi ha prodotti innovativi o in qualsiasi modo validi, entra con facilità. I biscegliesi stanno entrando sia col tessile di fascia alta sia con l’alimentare (conserve) e il dolciario. So di imprenditori che sono andati a fare le fiere anche in Giappone. La globalizzazione ha i suoi svantaggi ma anche i suoi vantaggi. Servono leggi di sostegno, un miglior equilibrio fiscale che induca l’imprenditore a reinvestire nell’azienda piuttosto che a portare i soldi in Liechtenstein, una legislazione che aiuti il credito, che aiuti l’informazione tecnologica e l’accesso alla ricerca universitaria. Serve una legislazione leggera che svincoli dai mille inconvenienti della burocrazia e che premii chi assume. Altro che le stupidaggini e i vuoti propositi che stiamo ascoltando dai vari esponenti dei partiti dei lavoratori.

  7. Anita
    Anita says:

    x Marco

    Parlando di industrie tessili.

    Il mio Stato, il R.I. era lo Stato con piu’ fabbriche tessili dell’Unione sin dal 1770.
    I fiumi provvedevano la waterpower.
    Lo Stato era il leader in texile.
    Il cotone veniva direttamente dal Sud.

    Poi dopo la grande depressione e l’alto costo causato dai sindacati, molte industrie si sono spostate negli stati del sud.
    Dagli anni 80 sono scomparse tutte, spostate in Cina o semplicemente non esistenti.

    Adesso ci rimangono gli antichi edifici, con le ruote di granito per tirare l’acqua…ormai edifici storici.

    Ci sono piccole industrie tessili, ma costituiscono solo una minima parte della nostra economia.

    Idem per tutte le grandi manifatture, siamo passati da uno Stato altamente industriale ad un Stato di servizio e….negozi.

    Il turismo e’ la nostra industria principale, ma stagionale.

    Ci sono solo rimaste molte zone fantasma.

    Ciao, Anita

  8. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    DA PARTE DI MARCO TEMPESTA
    ————————————–

    E’ andata a finire che il padronato itttagliano ti faceva fare
    l’apprendista
    (ma lavorare come un operaio epperò pagato da apprendista) e quando
    arrivavi
    alla fine dell’apprendistato ti licenziava. Hai capito, pistola? (Uro)
    ———
    Altra stupidaggine derivata dalle letture e non dalla vita vissuta.
    Al termine dell’apprendistato, di solito l’apprendista si
    metteva in proprio,
    avendo acquisito le competenze necessarie.
    L’apprendista è uno che ha una capacità lavorativa molto limitata
    rispetto
    all’esperto, è soggetto a errori e quindi a far danni ed in ultimo
    è anche un
    futuro concorrente.
    Mentre prima si accettava l’apprendista con tutti i suoi limiti,
    poichè
    costava poco, adesso non è più conveniente, perchè la spesa supera
    l’impresa e
    quindi il ragazzo che prima entrava da gavettista nel mondo del lavoro,
    ora ne
    è tagliato fuori.
    Bel risultato! Ma che maniera intelligente di risolvere i problemi del
    lavoro,
    eh, Uro?

  9. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Sylvi
    D’accordissimo sull’attaccarci all’Europa, se a sua volta l’Europa riuscirà a superare i personalismi e i localismi. Si stanno creando macroregioni e l’Europa è una di quelle. Dove però al momento attuale l’identità di ogni componente è tale da porre molte resistenze ad una omogeneizzazione delle regole e ad una maggiore collaborazione nei ruoli. La Francia ha una sua identità molto forte a cui non vuole rinuciare; la Germania idem, la Gran Bretagna non ne parliamo. Grecia, Spagna e Portogallo sono indietro e l’Italia è nel mezzo, senza essere nè carne nè pesce. Ad Est non se la passano meglio.
    Il cammino è ancora lungo ed irto di ostacoli, prima di poter parlare di una macroregione sufficientemente omogenea, pur con le proprie necessarie peculiarità.
    Nel frattempo, l’economia langue, la crisi energetica esiste, gli avvoltoi sono pronti a divorare il divorabile, tutto è coperto da una coltre di incertezza che impedisce di prendere decisioni sensate, a causa anche di una debolezza intellettuale e di scarsa propensione al rimboccarsi le maniche. Non solo in Italia.
    Da dove verrà la spinta a darsi una mossa? Non lo so. So che però l’andamento è sempre sinusoidale: toccato il fondo, si risale. Ma qual è il fondo? L’abbiamo già toccato o siamo ancora a metà strada?

  10. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Poi dopo la grande depressione e l’alto costo causato dai sindacati, molte industrie si sono spostate negli stati del sud.
    Dagli anni 80 sono scomparse tutte, spostate in Cina o semplicemente non esistenti. (Anita)
    ———-
    Dovunque i sindacati hanno messo mano, hanno fatto danni. Non solo in Italia, dunque.
    Una sana deregulation non farebbe male a nessuno. Anzi.

  11. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Tanto per dirne una: il mio amico comandante di nave, dice che gli ufficiali italiani sono molto meno preparati di quelli indiani e quindi lui, sulla nave italiana che comanda, prende a bordo ufficiali indiani invece che italiani. Dice che i tecnici e il personale li preferisce indonesiani e filippini, perchè oltre ad essere più preparati degli italiani, sono anche meno rompiballe. Ciò che però taglia la testa al toro, a suo parere è che indiani, filippini e indonesiani conoscono l’inglese, che sulla nave è lingua franca. Gli italiani, ufficiali compresi, l’inglese non lo conoscono. Un ufficiale che non conosce l’inglese, mette in pericolo la stessa incolumintà della nave.
    Alla Gelmini, questi problemi non passano neanche per l’anticamera del cervello. E neanche ai partiti dei lavoratori. Risultato? I posti di lavoro nella nostra gloriosa marineria se li prendono gli altri. Sono posti di lavoro dove il mozzo entra con 1500 euro al mese. Il resto, in proporzione.

  12. Vox
    Vox says:

    MA LA FIAT E’ GIA’ AMERICANA?

    MARCHIONNE:
    LE PROVOCAZIONI ANTIOPERAIE DI
    UN CONTRABBANDIERE DI SIGARETTE

    Mentre continuano le aggressioni ed i comportamenti teppistici di Marchionne nei confronti della FIOM, colpevole a questo punto di non si sa più bene cosa (forse di esistere), continua anche la discussione sulla delocalizzazione in Serbia di altre produzioni FIAT. Qualche riferimento in più potrebbe risultare utile alla comprensione del problema.

    Secondo i dati ufficiali, da dieci anni i maggiori beneficiari delle privatizzazioni in Serbia risultano essere le multinazionali statunitensi, quindi i milioni di tonnellate di bombe seminati nel 1999 sulla Serbia dalla U.S. Air Force, hanno dato i loro frutti.

    Prima tra tutte queste multinazionali statunitensi è la Philip Morris, presente per oltre il 50% degli “investimenti” americani sia nella stessa Serbia che nell’attiguo Montenegro, il quale è uno Stato indipendente dal 2006.

    “Investimenti” ovviamente è un eufemismo, dato che le multinazionali entrano in possesso dei beni locali grazie ai sussidi del Fondo Monetario Internazionale (super-banca privata che utilizza i fondi pubblici dei Paesi membri) ed al regime di sgravi fiscali che lo stesso FMI impone ai governi del posto.

    La Philip Morris, oltre a rappresentare la maggiore multinazionale del tabacco, risulta essere anche una delle prime del settore alimentare, dato che possiede la Kraft ed anche molti marchi minori, come la Invernizzi; infatti la Philip Morris ha rilevato in Serbia non soltanto le aziende di tabacchi, ma si è inserita in ogni genere di affari, compreso l’immobiliare.

    MARPIONNE, Amministratore delegato della FIAT, guarda la coincidenza, FA PARTE ANCHE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA PHILIP MORRIS, perciò il motivo di questo feeling fra lui e la Serbia, oggi feudo della Philip Morris, può risultare un tantino più chiaro.

    Come è riuscita la Philip Morris a piazzare il suo uomo Marchionne a capo della FIAT?

    L’esca è consistita nella sponsorizzazione della Ferrari con il marchio Marlboro.
    Per incassare i denari della sponsorizzazione, Luca Cordero di Montezemolo ha accondisceso a cedere il potere aziendale a Marchionne, e così il Montezemolo è stato pian piano costretto ad avviarsi mestamente al rifugio di quelli che non contano più nulla, cioè la politica.

    L’acquisizione della Chrysler da parte della FIAT è stata presentata dai media come un trionfo del genio italico di Marchionne, il quale peraltro ha una doppia cittadinanza, è infatti svizzero e canadese.
    In molti si erano chiesti come fosse stato possibile che si spalancassero le porte degli Stati Uniti ad una azienda italiana;

    ed infatti l’azienda non era più italiana, dato che era un uomo della Philip Morris a gestire i finanziamenti che lo Stato italiano versa alla FIAT, usandoli per rilevare un’azienda statunitense…

    Se si facesse il confronto tra il gigante Philip Morris – una delle più grandi multinazionali del mondo – e la pulce FIAT, si capirebbe immediatamente a chi vada davvero la fedeltà di Marchionne, collegandone inoltre il nome a losche vicende di illegalità e di contrabbando.

    La Philip Morris può infatti vantare una storia interessante, un vero romanzo criminale.

    Il 3 novembre del 2000 è stata denunciata davanti alla Corte Distrettuale USA Distretto Orientale di New York, insieme con un’altra multinazionale del tabacco, la Reynolds Nabisco. L’accusa contro le due multinazionali era quella di essere a capo del contrabbando mondiale di sigarette, quindi di costituire la cupola di tutte le organizzazioni criminali che operano nel settore…

    A sporgere la denuncia è stata la Commissione Europea, a nome della Unione Europea.

    Chi ha vinto questo epico scontro tra la UE e la Philip Morris? Ovviamente la Philip Morris, dato che la denuncia è stata insabbiata e le evasioni fiscali plurimiliardarie delle multinazionali del tabacco sono state condonate in cambio della promessa di cifre irrisorie e dilazionate nel tempo…

    http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=370

  13. La striscia rossa
    La striscia rossa says:

    Mi rivolgo con la dovuta creanza a lei Tempesta.
    Mi scusi Tempesta, ma quanto dobbiamo sopportare le sue stranezze?, per non scriver di peggio. Ma lei scrive immense sciochezze su tutto e tutti, ma si dia una regolata, non vorrà mica prendere per i fondelli tutto il blog?. Non possiamo mica rispondere sempre alle scemenze continue che lei instancabilmente sciorina?.
    Lei che campa bene con 600 euri al mese, penso che possa astenersi dallo scrivere stupidità come l’ultima sugli ufficiali della MM che non conoscono la lingua inglese.
    Sia umano non ci creda degli sprovveduti.

  14. Vox
    Vox says:

    PHILIP MORRIS

    La […] relazione della Commissione Antimafia conteneva anche altre notizie interessanti. La base in Europa del contrabbando di sigarette della Philip Morris veniva individuata in Montenegro, e ciò da prima dell’aggressione alla Serbia da parte della NATO nel 1999.

    Quindi la Philip Morris, in collaborazione con la CIA, aveva fatto, per molti anni prima, da battistrada per l’aggressione della NATO alla Serbia del 1999.

    La Commissione Antimafia, con molta ingenuità, prevedeva che, dopo l’abbattimento del regime serbo di Svobodan Milosevic, sarebbe cessata la “realpolitik” della NATO e della CIA tendente a fomentare l’eversione in Jugoslavia con quei traffici illegali.

    In realtà, ancora nel 2007 e nel 2008, le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari individuavano sempre in Montenegro, e addirittura nel governo montenegrino, la centrale del traffico illegale di sigarette.
    Che il Montenegro sia diventato nel frattempo un feudo della Philip Morris, ovviamente è solo una coincidenza.

    …L’asse storico CIA-Philip Morris-criminalità organizzata cerca oggi di destabilizzare l’Iran infiltrandosi nella società attraverso la corruzione generata dal business del contrabbando, così come ha già fatto in Jugoslavia (e in Italia). Chi mai è riuscito a farci credere che il contrabbando di sigarette fosse il business dei poveri? Alla Philip Morris infatti Marchionne non ha imparato solo a contrabbandare sigarette, ma anche a contrabbandare cazzate, dato che ci sono ancora in giro quelli che riescono a prendere sul serio il suo “Piano FIAT”.

    http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=370

  15. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    L’alto costo dei sindacati …
    E già, “il cotone proveniva dal sud” kazzeggia l’ineffabile komare.
    Conosciamo bene quali erano le condizioni di lavoro (e di apartheid) in quelle piantagioni.

    Poi, quei komunistacci di sindacalisti, i quali ottennero attraverso lotte dove spesso ci scappava il morto (anzi: i morti) migliori condizioni per quelle povere famiglie ridotte alla fame, costringendo i latifondisti – ovviamente razzisti – a sedere ad un tavolo per scendere a patti.
    Fu un periodo infame per il pradronato usaescippa: invece di guadagnare il 100% dovettero accontentarsi del 99,9%.
    Un dramma.

    C.G.

  16. Paleonico
    Paleonico says:

    … tanto x dimostrare la millanteria sofisticata del pifferaio di bisceglie…

    stampavamo intorno alle 300.000 (trecentomila) copie l’anno, di quelle foto che trovi nella scatola quando compri il pigiama.

    il fotografo fa le foto che poi saranno impaginate dal grafico che fa l’arte e la manda alla stampa… e non è il fotografo affare 300.copie… etc..
    “stampavamo intorno alle 300.000 copie… etc… Il committente faceva stampare alla tipografia e quindi non al fotografo… che non centrava nulla con la tipografia… semmai il supervisore era il grafico con il committente… gniente di nulla grave… una sottigliezza dalla quale si evince il millantare sottile e non sempre del pifferaio stonato…
    P.

  17. Linosse
    Linosse says:

    X M. T.
    Coraggio ,se Tremonti ha detto che la sicurezza è un lusso che non ci possiamo permettere,tu che sei un’indovino che ci azzecca sempre ,spingiti oltre e dicci quello che pensi ed hai sempre pensato ovvero che anche il salario è un lusso che non ci possiamo permettere(in particolare adesso) perchè abbiamo esagerato vivendo al di sopra delle nostre possibilità ?
    E che il sindacato taccia perchè dove mette mano ,dalla capanna africana al grattacielo di New York è un disastro …e sennò!
    Dai ,lo so che non vedi l’ora di pronunciarti in questo senso,buttati in dichiarazioni ardite ,ormai ci hai abituato alle dichiarazioni estreme enon vediamo il momento che lo faccia per cui insisto ,coraggio!
    Avanti un’altra.
    L.

  18. Paleonico
    Paleonico says:

    sull’attaccarci all’Europa, se a sua volta l’Europa riuscirà a superare i personalismi e i localismi…

    … altrimenti non ci resta che attaccarci al piffero del millantator sottile… solo chi non capisce…
    Faust, mio cuggino ed io habbiamo ggia dato…
    buona continuazione acchi lo regge, sto ciarlatan del piffero …
    saro assente x altri gg.
    Saluti
    Paleonico

  19. AZ Cecina Li
    AZ Cecina Li says:

    Sopraffatto da cotanta sapienza corroborata da altrettanta eticità, moralità e giustizie, non posso che convincermi che tutto il mio modo di pensare, agire e vivere era ed è profondamente sbagliato, conseguentemente come inizio della mia autocritica vedrò di commentare in modo diverso un episodio che domina le cronache internazionali.
    Nel lontano Cile uno sparuto gruppetto di lavoratori che in quanto tali non possono che essere dei fottuti scansafatiche e mangiapane a ufo, pur di non lavorare si sono spinti fino alla profondità di 700 metri e li dopo un provvidenziale crollo si sono opportunisticamente rintanati in un comodo rifugio e li se ne stanno spaparanzati aspettando che con gravi oneri per l’azienda li vadano a recuperare. Del resto è noto che i “latinos” sono dei vagabondi sempre in siesta, non come i collaborativi cinesi che in simili frangenti si lasciano bellamente spiaccicare sottoterra con costi irrisori e dopo pochi giorni si scava un altro pozzo ci si infilano dentro un certo numero di questi esseri subumani riprende la produzione per sommo gaudio del capitalismo vincente e dominante e globalizzato. Quelli no se ne staranno per mesi a mangiare a ufo alla barba dei poveri imprenditori e degli esorbitanti costi che porteranno l’impresa fuori mercato.
    Ora vado perché devo controllare che non battano la fiacca i due ragazzini rumeni che ho messo a lavorare nel mio terreno, tanto a scuola erano sempre indietro per via della lingua ed appesantivano il percorso cognitivo di tutta la classe di mio nipote, mentre così si portano a casa un bell’euro all’ora, ed in due lavorano molto di più del padre che ne pretende due da solo.
    Spero vivamente di avere con questo ridotto un poco il gap che mi separa dalle vette di sapienza e moralità espresse di recente su questo blog dall’inedita, e a dire il vero un po’ strana, santa alleanza friulo-biscegliese.

    Antonio antonio.zaimbri@tiscali.it

  20. Anita
    Anita says:

    x Marco

    Today, nearly half of all union members are public-sector employees. In many states and central cities — think California and New York City — public-sector unions channel vast flows of money, all of it originating from taxpayers, to themselves and to Democratic politicians. The unions use that money to promote some public policies that are not obviously in the interests of public-sector employees — restrictive trade regulations, for example, which appeal to nostalgic union leaders who would like to see millions of unionized autoworkers and steelworkers once again.

    In the Congress, the unions got the Democratic House to pass the card check proposal and got every Democratic senator not only to vote for it but to co-sponsor it, as well.

    Traduzione:

    Oggi, quasi la metà di tutti i membri dell’Unione sono pubblici dipendenti. In molti stati e città centrali – si pensi California e New York City – sindacati del settore pubblico gestire i flussi di denaro, tutti provenienti da contribuenti, a se stessi e ai politici democratici. I sindacati usano quel denaro per promuovere alcune politiche pubbliche che non sono, ovviamente, negli interessi dei dipendenti pubblici-settore – regulations commerciali restrittive, per esempio, che fanno appello ai leader sindacali nostalgici che vorrebbero vedere a milioni di lavoratori dell’auto sindacalizzati e lavoratori delle acciaierie di nuovo come una volta .

    Nel Congresso, i sindacati hanno ottenuto dalla Democratic House il passaggio della proposta di controllo della card check e ottenuto da ogni senatore democratico non solo di votare a favore, ma anche di co-sponsor.

    Anita

  21. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    Tutto il cotone veniva dal Sud dato il clima caldo.

    Il Nord e’ sempre stato contrario alla schiavitu’, vendevano al Nord perche’ ricevevano il dovuto prezzo.

    Il Nord Est era industrializzato, il Sud, no.

    Anita

  22. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Si sono aperte le danze: quaglieggio a passo di foxtrot.
    Scrivevo di sfruttamento nelle piantagioni di cotone e mi si quaglieggia che nel sud faceva caldo, che era carente di industrie.
    Uno zompo, quello dell’ineffabile komare, vecchio come il cucco.
    C.G.

  23. Vox
    Vox says:

    TRASFORMISMO

    CHI scriveva queste righe nel 1990?

    “Diconsi quattordici anni. Durante i quali la Rai ha mantenuto gli antichi privilegi (canone, diretta, deficit ripianato dallo Stato) e la Fininvest ne ha scippati vari per sé, complici i partiti, la Dc, il Pri, il Psdi, il Pli e il Pci, con la loro stolida inerzia, e il Psi con il suo attivismo furfantesco, cui si deve tra l’altro la perla denominata ‘decreto Berlusconi’ cioè la scappatoia che consente all’intestatario di fare provvisoriamente i propri comodi in attesa che possa farseli definitivamente. Decreto elaborato in fretta e furia nel 1984 ad opera di Craxi in persona, decreto in sospetta posizione di fuorigioco costituzionale, decreto che perfino in una repubblica delle banane avrebbe suscitato scandalo e sarebbe stato cancellato dalla magistratura in un soprassalto di dignità e che invece in Italia è ancora spudoratamente in vigore senza che i suoi genitori siano morti suicidi per la vergogna. Niente.
    Non soltanto non sono morti, ma sono ancora lì, in piena salute, a far danni alla collettività, col pretesto di curarne gli interessi, interessi che sarebbero gli stessi, secondo loro, del dottor Silvio di Milano due, il quale pretende tre emittenti, pubblicità pressoché illimitata, la Mondadori, un quotidiano e alcuni periodici. Poca roba .Perché non dargli anche un paio di stazioni radiofoniche, il Bollettino dei naviganti e la Gazzetta Ufficiale, così almeno le leggi se le fa sul bancone della tipografia? Poiché nemmeno il garofano, pur desiderandolo, ha osato chiedere tanto per l’amico antennuto, cosa che avrebbe impedito ogni spartizione per esaurimento del materiale da spartire, eccoci giunti allo sgradito momento della resa dei conti: il varo dei capolavori di Mammì, che non è il titolo di una canzonetta, ma il ministro delle Poste, colui che ha scritto sotto dettatura il testo per la disciplina dell’etere” (L’Europeo, 2 agosto 1990).

    Indovinato?
    No?

    Oggi costui scrive per Berlusconi.
    Con amore imperituro (e lauto guadagno).
    Vittorio Feltri.

  24. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    PS:

    Ai tempi delle piantagioni i sindacati non esistevano.

    I sindacati iniziarono circa 120 anni fa’, col brotherhood delle ferrovie.

    Sicuro, il cotone cresce nelle zone calde, cosi’ come la canna da zucchero.

  25. Anita
    Anita says:

    x C.G. -#368-

    E’ lei che quaglieggia e bara.

    Lei ha scritto:

    “E già, “il cotone proveniva dal sud” kazzeggia l’ineffabile komare.
    Conosciamo bene quali erano le condizioni di lavoro (e di apartheid) in quelle piantagioni.”

    Io ho solo scritto che il cotone proveniva dal Sud.

    Anita…e chiudo, l’aria si facendo puzzolente.

  26. sylvi
    sylvi says:

    Prima di prendere il mio fardello di fine settimana e andarmene…
    a passare una giornata familiare…che quando ci si riesce è una bella brigata quasi miracolosa…infatti festeggiamo il compleanno io e mio cognato…un po’ spaesati da come gli anni corrono….corresse così l’economia!!!..

    dicevo che rifletto su chi parla di cileni, cinesi, rumeni, lavoratori fiom, e chi più ne ha più ne metta…
    A Marco…noi non dobbiamo aspettare che l’Europa si formi, dobbiamo formarla…
    ad AZ …la riforma Dini del ’92 mi ha mangiato 2 anni di lavoro…e di pensione…era necessario…non mi è piaciuto, ma non ho fatto la rivoluzione!
    Ho sempre ritenuto la Scuola IL FONDAMENTO perchè se il chirurgo ti salva la vita, una buona Scuola ti fa un individuo autonomo e pensante!
    Non rimangio niente di ciò che ho scritto sul blog;
    io ho fatto del mio meglio…e tutti gli altri???

    Concludo: i nostri uomini politici non sono sbucati dal nulla…non sono arrivati dalla Luna…sono noi stessi…fanno i furbi come vorremmo farlo noi…e si sputtanano costantemente come facciamo noi,senza venire a capo di nulla!

    Comunque pretendo rispetto per le mie idee, come io rispetto quelle degli altri anche se non le condivido!
    Poi…chi ha lana o caschemir da tessere…tessa!!!

    Buona domenica.
    SYlvi

  27. marco tempesta
    marco tempesta says:

    la Fininvest ne ha scippati vari per sé, complici i partiti, la Dc, il Pri, il Psdi, il Pli e il Pci, con la loro stolida inerzia, e il Psi con il suo attivismo furfantesco, cui si deve tra l’altro la perla denominata ‘decreto Berlusconi’ cioè la scappatoia che consente all’intestatario di fare provvisoriamente i propri comodi in attesa che possa farseli definitivamente.
    ———
    Vox, non si parla male del PCI in questo blog. Per cui depenniamo il PCI dall’elenco dei partiti responsabili del disastro, altrimenti AZ e CC si incazzano.

  28. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Cara Sylvi, io conto per uno. Da solo non ce la faccio a formare l’Europa.
    Al massimo posso votare Di Pietro o De Magistris, ma più in là non mi è consentito di andare.

  29. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Come al solito, Linosse non dà uno straccio di contributo alla discussione, nè men che mai l’uno o l’altro dei frequentatori del blog a parte Uroburo, dicono che ciò che scrivo non corrisponde a verità. Ad Uroburo rispondo circostanziatamente. Agli altri che devo rispondere?
    Se per loro va tutto bene, per me va ancora meglio. Ho di che mangiare, di che divertirmi. I mie hanno altrettante possibilità. Ognuno badi a se stesso, se non si è capaci di fare autocritica, ma senza lamentarsi, per favore.

  30. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    La komare oggi è nervosa.

    P.S. 1: ho sempre pensato che chi bara, ineffabile signora, è proprio lei. Diciamolo. Lo dico.
    Opinioni, come sempre.
    P.S. 2: nervosismo dovuto casomai a qualche indisponenza dell’Alex?
    Gli faccia fare il cane-cane, quello che di sera se ne va fuori a trovarsi qualche bella kagnetta per fare petting e vedrà come ringalluzzisce.
    Provi questa terapia pressochè infallibile, mi saprà dire se ho ragione o torto.

    Buona giornaaata
    da C.G.

  31. Anita
    Anita says:

    x C,G.

    Non ho voglia di sentire le sue solite caxxate.

    Sto benissimo, il sole brilla e il cane sta altrettanto bene.

    Non vivo nella pampa, i cani non si lasciano liberi. MAI

  32. marco tempesta
    marco tempesta says:

    post 369
    non commento l’intelligenza di chi l’ha scritto, perchè è evidente a tutti qual è il livello e l’attendibilità.
    Per i frequentatori del blog, dico invece che esistono macchine chiamate minilab, costosissime (l’ultima l’abbiamo pagata 160 milioni nel 1990+ i costi del leasing) che si ammortizzano solo con i grandi numeri. L’offset conviene al confezionista solo per le grandi tirature per singola copia, tipo 5000 copie uguali per ogni scatto. Le tirature nella pigiameria non arrivavano mai a quei valori, ma andavano sotto le 1500/2000 copie a capo per i capi più venduti e nell’ordine del migliaio o delle centinaia per i capi meno venduti. I capi però erano molti e i campionari due all’anno. Trecentomila copie le facevamo solo per i genitori di Francesco Boccia, poi c’eraano gli altri clienti, e non erano pochi. Credo che in un anno si andasse vicini, fra tutti i clienti, al milione di copie. Di minilab in un certo periodo agli inizi degli anni ’90, ne avevamo in funzione 3 contemporaneamente: un Gretag, un Noritsu e un Durst.

  33. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Povero cane.
    Costretto pure a fare la pipì nelle Dogtoiletten.
    Sempre sotto assillo. Sempre pulito, un damerino..
    Scappa Alex trovati una cagnetta e metti sù famiglia!
    C.G.

  34. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Adesso si usa l’elettronica anche nell’offset, quindi i costi sono abbattuti rispetto al passato. Non si parte più dalle quadricromie classiche ma è tutto digitale. Il digitale ha semplificato enormemente anche la ripresa. Infatti mentre con la pellicola gli errori non erano correggibli, col digitale si può sistemare tutto in postproduzione. Nella fotografia di moda ai tempi dell’analogico, ovvero quando fotografavo io, dovevamo ottenere risultati perfetti in quella precisa giornata di lavoro, scattando senza riscontro ( la polaroid era di scrso aiuto) e stando attenti a che il capo scendesse perfettamente, senza pieghe, senza dislivelli, che tutti i ricami fossero perfettamente leggibili, che la modella avesse una posa naturale e non l’espressione ebete, che il capo fosse illuminato uniformemente. In Studio era più facile, ma il più delle volte si fotografava in esterni, in location, come si usa dire, e bisognava fare i conti con la luce che non era mai uguale col passsare delle ore. Allora si dovevano selezionare i capi da fotografare di mattina e quelli che potevano andare meglio di pomeriggio, correndo dietro alle ombre, di cui si doveva tener conto in anticipo quando si utilizzava la location. Sbagliare non era consentito, specie quando le modelle venivano da Roma o da Milano e dovevano ripartire in serata. Eravamo assistiti da un art director, che a sua volta era stato, in gioventù, un modello di fama internazionale e di cui sono amico personale ancora oggi. E’ su facebook tra i mei amici e si chiama Mauro Mastrofilippo. Lui ne sa qualcosa, del mondo della moda giù in Puglia.

  35. Vox
    Vox says:

    @MT

    Il PCI lo ha messo nella lista Feltri,
    da bravo fascista-mutante qual era (ed è).

    Per me, l’unica vera colpa del PCI è stata quella
    di non aver prodotto abbastanza anticorpi contro
    i vari occhetti, fassini, dalemi et al. mutanti infiltrati.

  36. marco tempesta
    marco tempesta says:

    - Lo hanno circondato mentre si riposava su una sdraio in riva al mare. Poi lo hanno insultato e preso a calci. La vittima è un giovane venditore ambulante bengalese. Gli aggressori, cinque bambini sui 10-11 anni. E’ successo sulla spiaggia di Civitanova Marche, in provincia di Macerata, tra le risate dei genitori dei piccoli bulli.
    «Il ragazzo bengalese si era appena fermato a riposare sotto un ombrellone dello stabilimento balneare Golden Beach, quando i bambini lo hanno circondato e insultato, sferrando calci alla sdraio sulla quale era seduto» racconta la giornalista. «Alzati da qua, vattene, questa è proprietà privata!» hanno detto al giovane immigrato. Poi gli insulti: «Amigo, vai a vendere fuori da qua. Questa roba l’hai rubata». Il tutto sotto gli occhi di un gruppo di adulti, molto probabilmente i genitori, seduti a pochi ombrelloni di distanza. Questi ultimi – ricostruisce la cronista – non solo non sono intervenuti ma hanno anche riso del comportamento dei figli.
    ————
    Disgustoso. Cosa ci si può aspettare da questi ragazzini, con dei genitori del genere?

  37. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    E questo nelle civilissime Marche…
    Fossi stato presente gli avrei cantato la marsigliese.
    Ai genitori, ovviamente.
    Senza peli sulla lingua, questo è poco ma sicuro.
    C.G.

  38. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x tempesta.
    Vero quello che scrivi sui sistemi di stampa.
    Anche se, diciamolo, il digitale non ha (ancora) raggiunto la qualità offset. Specialmente nella stampa su stampa di caratteri leggeri e la costante nei colori (CMYK) cyan-magenta-yellow-black.
    Comunque per le ordinazioni “on demand” e di piccole tirature personalizzate il digitale ha una sua funzione. Per tirature sopra i 15-20’000 esemplari compresa la laccatura online, l’offset è ancora
    imbattibile.
    Con il tempo il digitale migliorerà, questione di tre-quattro anni.

    C.G.

  39. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x CG
    Si, l’offset fatto bene, ha una qualità che il digitale non ha ancora. Comunque ho fatto fare a Luglio una serie di stampe plotter 70×100 su carta comune ( costo 2.50 euro cadauna) e devo dire che la qualità era più che accettabile. Infatti le ho usate per la mostra, al posto della stampa fotografica molto più costosa.

  40. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x CG
    Comunque la ripresa fotografica in digitale, oggi è nettamente superiore a quella su pellicola, sia nei parametri di chiaroscuro che nei parametri cromatici. Nel bianconero hai la perfetta leggibilità dei bianchi in tutte le sfumature, senza avere la chiusura dei neri, cosa impossibile con la pellicola. Sono vantaggi preziosissimi specie quando si fotografano i matrimoni, con lei in abito bianco e lui in abito scuro. Le donne ci tengo a che si veda perfettamente l’abito e gli uomini vogliono che la tonalità di scuro del loro vestito non venga alterata. Con la pellicola, o salvavi l’uno o salvavi l’altro.
    Le macchine professionali da 20 megapixel, hanno poi una risoluzione che la pellicola si sogna: puoi ingrandire 3 metrix6 senza perdita di nitidezza.

  41. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    Il povero cane esce 3-4 volte al giorno.
    Ha un guinzaglio di 26 piedi, i cani di razza non sono cani di strada, i matrimoni sono cose serie…ci vogliono carte, pedigree e testimoni visuali.

    Se il mio cane, che ha ancora i suoi gioielli, mettesse in cinta una cagnetta di razza di un vicino sarebbero belle gatte da pelare.

    Forse lei conosce solo cani di strada.

    Il povero cane e’ un signore, fortunato di avere trovata una padrona diligente.

    SI FACCIA I FATTI SUOI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    Thank you!

    Anita

  42. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Lei che campa bene con 600 euri al mese, penso che possa astenersi dallo scrivere stupidità come l’ultima sugli ufficiali della MM che non conoscono la lingua inglese.
    —–
    x Striscia:
    Il comandante in questione è comandante da oltre 15 anni, per una compagnia italiana. Oltre ad essere mio amico personale, ha anche rilasciato un’intervista per il giornale in cui scrivo, regolarmente pubblicata, in cui si esprime esattamente in tali termini. Non solo, ma aggiunge che professionalmente gli ufficiali che escono dalle scuole nautiche italiane sono anche molto impreparati.
    L’intervista non ha avuto smentite.

  43. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Se ricordate il caso, lui era proprio il comandante di quella nave mercantile italiana bloccata in un porto straniero due anni fa, perchè la compagnia non aveva pagato i rifornimenti di carburante, nè gli stipendi ai marinai. Ne hanno parlato i giornali e la TV.
    Ora quella compagnia non esiste più e lui lavora con un’altra compagnia sempre italiana.

  44. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Mammamia kome è inkazzosa oggi, la Komare!
    E pensare che le davo un piccolo consiglio spassionato adatto per far felice un cagnetto molto probabilmente prigioniero delle “buone maniere”. Ingessato dentro i canoni del quieto vivere tra vicini di casa.
    Ekkèdiamine!
    Avevo un cane (di razza bergamasca), femmina, che si prendeva “licenze” notturne.
    La vedevo felice, poi. È campata quasi 15 anni a piatti di pastasciutta, niente schifezze pedigrèe, pilloline, punturine, sciroppini, fegatini, eccetera.
    Un cane-cane.

    Àh, se i cani potesse parlare, ne sentiremo delle belle…
    C.G.

  45. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    Il mio post per lei non passa.
    Lo mandero’ a Pino, mi dispiace disturbarlo, credo che sia al mare.

    Anita

  46. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Forse non passa per le parolacce indirizzatemi.
    Provi a farci una risata sopra. Ogni tanto.
    È tutta salute, mi creda.
    Buonanooooootte.
    C.G.

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