E’ morto Cossiga. Schiacciato anche dal peso di avere accettato la decisione dell’inviato Usa, Steve Pieczenik, uomo del segretario di Stato Kissinger, di spingere le Brigate Rosse a uccidere Aldo Moro. Che proprio da Kissinger era stato minacciato di “eliminazione” se avesse portato i comunisti a far parte del governo
Volevo scrivere un pezzo dedicato solo al succo del discorso che emerge dall’assalto delle truppe berluscone al presidente della Camera, Gianfranco Fini, e alla sua famiglia. Ma la scomparsa di Francesco Cossiga mi porta a dedicare qualche riga anche a lui.
Sì, certo, Cossiga è stato – come Giulio Andreotti – l’asse portante del lato più oscuro del potere politico in Italia. Per essere chiari: il lato responsabile anche delle stragi come quella del 12 dicembre 1969 a piazza Fontana a Milano. Cossiga ne era talmente cosciente che, oltre ad avere accennato più volte alle proprie responsabilità, ha nominato Andreotti senatore a vita spiegando pubblicamente che questi avrebbe dovuto essergliene grato perché una tale nomina lo metteva per sempre al riparo della legge e dei magistrati. Cossiga ha cioè ammesso di avere procurato ad Andreotti, perché ne aveva evidentemente bisogno, ciò che il Chiavaliere Mascarato Pipino il Breve sta tentando di ottenere con testardaggine da anni, anche a costo di sfasciare man mano il parlamento, le istituzioni e le fondamenta del Paese intero.
In particolare, Cossiga è corresponsabile della morte di Aldo Moro. Corresponsabile, si badi bene, e non responsabile: perché la responsabilità è delle Brigate Rosse che lo hanno prima rapito e poi materialmente ucciso. Corresponsabile della sua uccisione, forse anche del rapimento se è vero che fu lui a negare l’auto corazzata chiesta per Moro dal capo della sua scorta, il maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi.
Detto questo, bisogna per onestà aggiungere che probabilmente Cossiga ha scelto il male minore. Mi spiego. I patti di Yalta rendevano di fatto impossibile, a meno di un bagno di sangue, che in Italia governasse il partito comunista. Anzi, gli Usa avrebbero certissimamante scatenato un golpe, con annessa tragedia di grandi dimensioni, anche se il partito comunista avesse solo fatto parte di un governo democratico, cioè composto anche da altri partiti. Di più: gli Usa non avrebbero mai tollerato che l’Italia uscisse dalla Nato, per impedirlo erano disposti a tutto. E di tutto hanno fatto… In tali condizioni, Cossiga, con Andreotti&C, hanno fatto in modo che un numero limitato di vittime, quelle delle stragi, quelle degli uccisi da polizia e carabinieri nelle manifestazioni e quelli del terrorismo, nato per reazione alla strage di piazza Fontana e al pericolo reale di golpe, scongiurasse una guerra civile devastante come quella della Grecia, dove i comunisti invece si illusero di potersene fregare di Yalta, o un colpo di Stato militare come appunto quello greco prima e quello cileno dopo.
Sì, certo: Andreotti ha fatto la stessa cosa servendosi della mafia. O meglio: anche della mafia siciliana. Lui ha acettato la situazione esistente in Sicilia, messa a sua disposiazione quando Salvo Lima e i suoi passarono dalla corrente democristiana di Amintore Fanfani a quella di Andreotti, permettendogli così di passare da leader laziale, al guinzaglio del Vaticano, a leader nazionale di lungo corso. Ma fare la guerra alla mafia, anziché usarne i voti per stare in parlamento e al governo, significa dover mettere in piedi un meccanismo repressivo militare di tipo quasi afgano. Con il risultato di perderla…
Insomma, non mi metto ad applaudire Cossiga, così come non applaudirò Andreotti quando sarà il suo turno, se eventualmente prima del mio, ma non desidero unirmi al coro di chi gode per la sua morte e si augura, come ho letto in altri blog, che “patisca le pene dell’inferno”. Desidero solo che si rifletta di più su cosa è in realtà la politica, compresaquella democratica. Ogni potere ha la sua bella dose di merda e sangue. Oltre che di lacrime. Altrui, ovviamente.
Di Cossiga comunque apprezzo l’avere detto chiaro e tondo – certo, in ritardo. Ma da capo dello Stato non poteva certo dirlo – che l’aereo dell’Itavia finito nel mare di Ustica è stato abbattuto per errore dai francesi, ponendo la parola fine – se fossimo un Paese serio – alla lunga serie di leggende e “misteri” assurte a Verità. Idem per la strage alla stazione di Bologna, dovuta a un errore di chi trasportava esplosivo per conto dei palestinesi e non alla volontà dei neofascisti come Giusva Fioravanti e Francesca Mambro che sono stati condannati come colpevoli. Idem per avere messo in chiaro che avere fatto “pentire” Patrizio Peci – dando così inizio alla frana e alla fine delle Brigate Rosse prima e dell’intero terrorsimo italiano dopo – era merito non del famoso generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, bensì dello sconosciuto maresciallo delle guardie carcerarie Angelo Incandela, come ho scritto nel mio libro “Agli ordini del generale Dalla Chiesa”.
Riguardo Moro, le colpe di Cossiga sono gravi. Riporto qui di seguito quanto ho scritto tempo fa:
«Lo stesso attentato a Moro, no? La prigione di Moro».
«Sì?»
«Erano arrivati alla casa vicina a dove stava lui. Hanno avuto l’ordine di fermarsi. Lo so perché un mio alunno faceva parte di queste cose qui. Me lo ha detto lui: “Noi abbiamo avuto l’ordine di fermarci e tornare indietro”. Erano arrivati a pochi… A venti metri erano arrivati. Quindi lo sapevano benissimo. Cioè, lo sapevano. Setacciando casa per casa, alla fine lo dovevano trovare».
«Via Montalcini?»
«Adesso non so perché io non sono addentro alle segrete cose. Però questo me lo ha detto un mio alunno che stava lì, insomma, ecco, faceva parte di quelli lì. Hanno dovuto rimettere, capito? Ma non parliamo male che non è questa né la sede né il luogo né il caso».
Questa è una parte del mio dialogo al cardiopalma con un gesuita confessore della Chiesa del Gesù in uno dei primi giorni dell’agosto 1993. Stavo scrivendo il libro Tangenti in confessionale, spacciandomi nei confessionali delle chiese più rappresentative d’Italia, dal duomo di Torino alla basilica di S. Pietro in Vaticano fino a S. Gennaro a Napoli, per un politico che accettava le mazzette dagli industriali e a volte, al contrario, per un industrale che le pagava ai politici. Volevo capire e documentare il comportamento e l’influenza della Chiesa nei confronti di un fenomeno come quello della corruzione e delle tangenti, troppo diffuso per essere ignoto ai suoi confessori e quindi alla gerarchia. Che infatti si dimostrò a conoscenza del fenomeno in modo capillare, senza però considerarlo quasi mai una cosa immorale, insomma un peccato. Mi «confessavo» con un mini registratore avvolto in un giornale tenuto in mano perché stesse il più vicino possibile alla bocca dei religiosi. La tarda mattinata di un giorno tra il 2 e il 4 agosto sono andato nella chiesa del Gesù, in piazza del Gesù. Una scelta dovuta al fatto che in quella piazza c’era la sede della direzione nazionale della Democrazia Cristiana e al fatto che in qualla chiesa Andreotti andava a messa quasi ogni mattina, dove presumevo si confessasse anche.
Entrato in chiesa, mi sono diretto verso il primo confessionale a destra, dove c’era un religioso già al lavoro. Non avrei immaginato neppure da lontano che il discorso sarebbe piombato nel caso Moro, e in modo così tranchant: «Lo stesso attentato a Moro, no? La prigione di Moro»… Io parlavo di tangenti e corruzione politica, il confessore di punto in bianco per dirmi che si trattava di un fenomento arcinoto ma tollerato mi raccontava della mancata liberazione di Moro!
Dato il caldo e il mio essere stato arrestato quattro anni prima proprio per l’affaire Moro, il cuore m’è schizzato in gola e ho cominciato a sudare come un cavallo. La storia che mi ha raccontato quel gesuita è la seguente: «Un mio ex alunno si era arruolato nella polizia ed era entrato nel corpo delle “teste di cuoio”. Un giorno è venuto a chiedermi l’autorizzazione morale per infiltrasi nelle Brigate Rosse, voleva cioè sapere da me se l’infiltrarsi era morale o immorale. Gli dissi che era morale. Passato del tempo, quel mio ex alunno è tornato da me schifato. Mi ha raccontato che mentre stavano andando a liberare Moro ed erano arrivati a una ventina di metri dalla sua prigione, all’improvviso ricevettero l’ordine di tornare indietro. Il mio ex alunno rimase talmente schifato che si è dimesso dalla polizia. Ora lavora nella falegnameria del padre». Chiaro quindi che si trattava della prigione di via Montalcini, altrimenti non si spiegherebbero lo schifo e lo scappar via dalla polizia.
Ero sconvolto. Ma uno o due giorni dopo sarei rimasto ancora più sconvolto. Sono andato infatti a confessarmi anche nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina, nella omonima piazza, scelta perché in quella piazza aveva il suo storico ufficio privato l’ancor più storico Andreotti. Mi si è presentato un giovane parroco con i capelli a spazzola e l’accento pugliese. Anziché nel confessionale, mi ha sorpreso facendomi accomodare in sagrestia, seduti uno di fronte all’altro su banali sedie e separati da nulla. Ero teso perché temevo si capisse che il giornale che stringevo nervosamente in mano nascondeva quello che nascondeva. Ma a un certo punto ho rischiato di cadere dalla sedia: quel parroco mi stava dicendo che era stato il confessore di Cossiga durante tutto il sequestro Moro!
«Quando, durante l’affare Moro, Cossiga era ministro degli Interni e lo confessavo io, in quel frangente dicevo: “Professore, io la posso solo assolvere dei suoi peccati. Ma la situazione sua se la deve andare a sbrigare da qualche altro”. Allora c’era Ferretto, c’era Dossetti [ndr: ex compagni di studi di Cossiga diventati frati]. Dicevo: “Vada a sentire loro. Perché, anche, loro sono quelli che, avendo fatto carriera con lei, con Moro e col partito, a un certo punto hanno fatto un’altra scelta, possono aiutarla adesso”. A questo tipo di sollecitazione lui diceva: “Lascio perdere tutto”.»
Tradotto in linguaggio comune, il suo ex confessore mi stava dicendo che Cossiga aveva deliberatamente abbandonato Moro al suo destino. E chissà se gli aveva raccontato anche di avere rifiutato l’auto corazzata chiesta pochi giorni prima dell’agguato in via Fani dal maresciallo Leonardi, il capo scorta sempre più preoccupato per la sicurezza di Moro. In ogni caso, lo straordinario racconto del parroco di S. Lorenzo in Lucina confermava in pieno non solo quanto più volte più o meno chiaramente ammesso dallo stesso Cossiga, ma anche quanto raccontato nell’intervista a «L’Unità» dall'”amerikano” Pieczenik.
Pieczenik, chi era costui? Steve Pieczenik – assistente del Segretario di Stato Henry Kissinger e capo dell’Ufficio per la gestione dei problemi del terrorismo internazionale del Dipartimento di Stato Usa, ufficio istituito dallo stesso Kissinger – era l’uomo inviato dagli Usa per dirigere la stategia del governo italiano per il sequestro di Moro. Come ha confermato il ministro dell’Interno dell’epoca, cioè Cossiga, Pieczenik venne invitato subito dopo il rapimento di Moro a fare parte di un comitato di esperti capeggiato dal ministro per fare fronte all’emergenza. (Ne faceva parte anche il criminologo Franco Ferracuti, della P2). La strategia impostata dall’esperto «amerikano» ricalcava fedelmente quanto previsto dal Field Manual redatto nel 1970 dalla Cia per definire il comportamento Usa verso i propri alleati in caso di loro gravi crisi. Si tratta di una strategia che definisce il terrorismo «fattore interno stabilizzante», secondo il principio «destabilizzare al fine di stabilizzare», e che non si fa scrupolo di prevedere la strumentalizzazione di eventuali gruppi eversivi dei Paesi alleati se essa può risultare positiva per gli interessi americani. Leggiamo ora cosa ha detto Pieczenik in una intervista del 16 marzo 2001 all’«Italy Daily» riguardo il suo compito durante il sequestro Moro:
«Stabilizzare l’Italia, in modo che la Democrazia Cristiana non cedesse… e assicurare che il sequestro non avrebbe condotto alla presa del governo da parte dei comunisti… Il mantenimento delle posizioni della DC: quello era il cuore della mia missione. Nonostante tutte le crisi di governo, l’Italia era stato un Paese molto stabile, saldamente in mano alla DC. Ma in quei giorni il Partito comunista di Berlinguer era molto vicino a ottenere la maggioranza, e questo non volevamo che accadesse… Io ritengo di avere portato a compimento tale incarico. Una spiacevole conseguenza di ciò fu che Moro dovette morire… Nelle sue lettere Moro mostrò segni di cedimento. A quel punto venne presa la decisione di non trattare. Politicamente non c’era altra scelta. Questo però significava che sarebbe stato giustiziato… Il fatto è che lui, Moro, non era indispensabile ai fini della stabilità dell’Italia».
Più chiari e cinici di così! In seguito però Pieczenik in un suo libro del 2007, edito in Francia, ha aggiunto altro:
«Lessi le molte lettere di Moro e i comunicati dei terroristi. Vidi che Moro era angosciato e stava facendo rivelazioni che potevano essere lesive per l’Alleanza Atlantica. Decisi allora che doveva prevalere la Ragione di Stato anche a scapito della sua vita. Mi resi conto così che bisognava cambiare le carte in tavola e tendere una trappola alle Br. Finsi di trattare. Decidemmo quindi, d’accordo con Cossiga, che era il momento di mettere in pratica una operazione psicologica e facemmo uscire così il falso comunicato della morte di Aldo Moro con la possibilità di ritrovamento del suo corpo nel lago della Duchessa. Fu per loro un colpo mortale perché non capirono più nulla e furono spinti così all’autodistruzione. Uccidendo Moro persero la battaglia. Se lo avessero liberato avrebbero vinto. Cossiga ha approvato la quasi totalità delle mie scelte e delle mie proposte e faceva il tramite con Andreotti […]. «Sono stato io a decidere che il prezzo da pagare era la vita di Moro….. Cossiga era sempre informato sulla mia strategia e non poteva fare altro che accettare. Le Br invece potevano fermarmi in un attimo ma non hanno saputo farlo o voluto».
Pieczenik ha dunque detto chiaro e tondo che il falso comunicato n. 7 è il frutto di una ben precisa decisione strategica sua e di Cossiga. Per spingere le Brigate Rosse a uccidere Moro e porre così le basi della loro distruzione. Come in effetti è avvenuto. Da notare che tutto ciò conferma in pieno le minacce di eliminazione di Moro profferite dal segretario di Stato degli Usa, Henry Kissinger, nel corso del loro incontro negli Usa, quando Moro espose la sua intenzione di fare entrare i comunisti nel governo. Minacce che impressionarono non poco Moro, che ne parlò preoccupato sia ai propri familiari che a uomini politici suoi amici come il democristiano Giovanni Galloni. Che in seguito rese pubblico quanto raccontatogli da Moro riguardo le minacce fattegli da Kissinger
Chiedo scusa, ma mi rendo conto che parlare del Chiavaliere e delle sue porcate, nonché delle porcate dei suoi molti lacché, è fuori luogo.
Post Scriptum
1) – Una volta pubblicato il libro Tangenti in confessionale, inviai una lettera a Cossiga con la fotocopia della pagina che riportava quanto dettomi dal suo ex confessore nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina. Nella missiva facevo notare la pesantezza delle affermazioni del sacerdote e chiedevo a Cossiga se poteva fornirmi una spiegazione di quelle affermazioni, spiegazione che avrei tenuto per me o reso pubblica se e quando lui avesse eventualmente desiderato. Beh, Cossiga mi rispose. Non negò nulla. Si limitò a scrivermi che “Si tratta di cose troppo importanti per lasciarle dire a un prete”. Purtroppo però lui non disse nulla in più.
2) – Qualche tempo dopo la pubblicazione del libro, il pubblico ministero Franco Jonta mi interrogò per sapere chi fosse il sacerdote del confessionale della chiesa del Gesù che mi aveva parlato della manca liberazione di Moro. Nonostante il tono perentorio del magistrato, con velata minaccia di guai giudiziari, ho opposto il segreto professionale, specificando però che ero disponibile a rispondere, ma solo dopo che l’Ordine dei giornalisti mi avesse sciolto, su mia richiesta, dall’obbligo del segreto. Tornato a Milano, ho chiesto per iscritto di esserne sollevato data l’importanza dell’argomento e della mia testimonianza. Ottenuto il permesso, sono stato riconvocato a Roma da Jonta, e questa volta gli ho portato una copia del nastro con il dialogo nel confessionale.
Man mano che ascoltava il nastro il magistrato si incupiva sempre di più. E ogni tanto continuava a ripetermi: «Ma non le sembra strano?» Ho cominciato a sentirmi a disagio, e a un certo punto ho temuto che magari venissi accusato di avere falsificato il nastro. All’ennesimo «Ma non le sembra strano?» mi sono stufato e ho ribattuto: «A me sembra strano, anzi stranissimo, però la sua è una domanda che dovrebbe rivolgere non a me, ma al confessore».
Silenzio di gelo. Finito il nastro Jonta guardandomi in modo che mi è parso ostile mi ha chiesto: «E chi sarebbe questo confessore?»
«Credo lei volesse dire “chi è” e non “chi sarebbe”. Comunque la risposta è semplice: quello che riceve nel primo confessionale a destra entrando in chiesa», ho risposto specificandone anche il nome: «C’è affissa una targhetta in ottone con il nome del confessore e gli orari durante i quali è presente».
«E che lo interrogo a fare? È chiaro che mi opporrà il segreto del confessionale».
“Beh, ma scusi, dottor Jonta, per arrivare a questa conclusione non c’era bisogno di farmi sciogliere dall’obbligo del segreto e farmi tornare a Roma. Ma se non intende interrogarlo, qual è il motivo per cui ne vuole sapere il nome? Qualcuno vuole chiedergli di tacere?”.
“Ma come si permette!”.
“Premesso che a norma di Costituzione sono libero di pensare quel che mi aggrada, le ho solo posto delle domande. Alle quali noto che lei non risponde. Ma poi, guardi che quel confessore non può assolutamente accampare il segreto perché ha detto chiaro e tondo, come lei ha sentito ascoltando il nastro, che il suo ex alunno in realtà non è andato a confessarsi, a parlare cioè dei propri peccati, ma solo a chiedergli un consiglio. Lei perciò può e anzi deve interrogarlo. E se non risponde lo può anche arrestare o comunque mandare sotto processo. Proprio come ha minacciato di fare con me. O devo pensare che secondo lei io ho meno diritti del prete?”.
“Nicotri, guardi che qui cosa fare lo decido io. Lei non può certo starmi a dire cosa devo o non devo fare”.
“Ho detto cosa può, non cosa deve fare. Con la sua coscienza se le vede lei. Comunque guardi che questa è l’unica occasione di chiarire finalmente la bruttissima faccenda della mancata liberazione. E in ogni caso, confessore o non confessore, è sicuro che di ex teste di cuoio figli di falegnami infiltrate nelle Brigate Rosse e scappate dalla polizia dopo la faccenda Moro per andare a fare il falegname dal papà non ce ne sono tante. Se questo ex poliziotto lo cercate, lo trovate di sicuro. Se lo volete trovare, naturalmente”.
“Ah, ma allora lei non vuole capire! Qui comando io, e lei non deve assolutamente dirmi cosa cavolo devo fare!”.
Conclusione? La prima è che sono uscito dal palazzo di Giustizia vergognandomi. Vergognandomi delle mia disponibilità con il magistrato. Vergognandomi d’essermi fatto sciogliere dall’obbligo del segreto. Mi sentivo molto a disagio, in imbarazzo con me stesso. La seconda è che è chiaro come il sole che NON si è voluto e non si vuole chiarire il “mistero” della prigione di Moro. Esattamente come a suo tempo non si voleva che la si trovasse. I “consigli” di Pieczenik parlano chiaro. I pesi sulla coscienza e le ammissioni di Cossiga anche. Il cadavere di Moro pure.
3) – Per concludere, aggiungo l’articolo di Repubblica, a firma di Daniele Mastrogiacomo, pubblicato il 7 novembre 1993 quando pareva che Jonta volesse interrogarmi per appurare la verità anziché far finta di niente:
MORO, UN AGENTE E LE BR
ROMA – Per la prima volta, dopo 15 anni, si potrà capire se le Br erano infiltrate. C’ è un testimone d’ eccezione, finora rimasto nell’ ombra, che potrebbe confermare questa circostanza. Il suo nome, per il momento, è segreto. Avrebbe raccontato il particolare ad un sacerdote. Un religioso della chiesa di piazza del Gesù a Roma, abituale confessore di politici, amministratori e imprenditori. Nei prossimi giorni, il Pm Franco Ionta, titolare della quinta inchiesta sul caso Moro, dovrebbe convocarlo: gli chiederà di rivelare il nome dell’ agente che negli anni passati gli confidò cosa avvenne durante i drammatici 55 giorni del rapimento, mentre si cercava affannosamente il covo dove il leader dc era prigioniero. Il nuovo impulso alle indagini è stato offerto da Giuseppe Nicotri, inviato del settimanale L’ Espresso e autore del libro “Tangenti in confessionale”. Si tratta di una serie di testimonianze raccolte nel segreto della confessione dal giornalista che, di volta in volta, si è spacciato per un politico corrotto, un industriale concusso o di un amministratore pubblico. Nel capitolo: “E’ come il caso Moro”, il dialogo tra Nicotri nelle spoglie di un politico e il suo confessore tocca il sequestro del leader dc. Uomo politico, parlando dei magistrati: “Per anni sapevano, probabilmente”. Sacerdote: “Ma sì, ma non potevano darsi la zappa sui piedi. Che era proibito. Lo stesso attentato a Moro, no? La prigione di Moro”. Uomo politico: “Sì?”. Sacerdote: “Erano arrivati alla casa vicina a dove stava lui. Hanno avuto l’ ordine di fermarsi. Lo so perché un mio alunno faceva parte di queste cose qui. Me l’ ha detto lui. Era un agente: ‘ Noi abbiamo avuto l’ ordine di fermarci e tornare indietro’ . Erano arrivati a pochi… a 20 metri erano arrivati. Quindi lo sapevano benissimo. Cioè, lo sapevano. Setacciando casa per casa, alla fine lo dovevano trovare”. Uomo politico: “Via Montalcini?”. Sacerdote: “Adesso non so perché io non sono addentro alle segrete cose. Però questo me l’ ha detto un mio alunno che stava lì. Insomma, ecco faceva parte di quelli lì. Hanno dovuto rimettere, capito? Ma non parliamo male che non è questa né la sede né il luogo né il caso”. Chi è l’ agente di cui parla il confessore? Il giudice Ionta ieri ha interrogato Giuseppe Nicotri e gli ha chiesto il nome del sacerdote. Sciolto dal vincolo del segreto professionale dall’ Ordine dei giornalisti della Lombardia, Nicotri ha aderito alla richiesta. L’ intenzione del magistrato adesso è di convocare il gesuita e di farsi confermare la rivelazione riportata nel libro di Nicotri e, ovviamente, il nome dell’ agente. Il giornalista ha detto al giudice che il suo interlocutore avrebbe appreso i particolari sulla prigione di Moro non nel segreto della confessione ma durante uno sfogo dell’ agente che gli chiedeva dei consigli. E ancora: che il poliziotto faceva parte di un gruppo di 40 uomini disposti a tutto e che era infiltrato nelle Br. – di DANIELE MASTROGIACOMO
x ´testa cornuta´ (e lingua biforcuta)
chick to chick? danzavate pollastro a pollastro? pulcino a pulcino?
il resto e´spazzatura e non commento, ma lei riesce ad essere divertente solo quando non vuole…
Peter
Mi ascolti. Lei è un giovane brillante, ed è sulla strada della ricchezza. Non rovini tutto.
Lavori, stia al gioco, compri macchine nuove, costruisca una casa più grande. Non cerchi di fare l’eroe. Non voglio essere costretto a servirmi delle fotografie.
John Grisham, «Il socio»
L’Economist: «Schizzi di fango»
L’articolo si intitola «Schizzi di fango» e spiega che sono «giorni da cani» per la politica italiana: l’Economist prevede un «autunno vivace» per l’Italia e sostiene che «è probabile che gli appelli a fare l’interesse del Paese siano coperti dal rumore dei politici impegnati a posizionarsi in vista della ripresa a settembre».
L’Economist osserva che in questa fase «il ruolo di Giorgio Napolitano è cruciale» e che ora «i cani d’attacco sono stati sciolti», con le accuse di Maurizio Bianconi al Capo dello Stato e la ‘guerra tra bandè fra Pdl e finiani.
20 agosto
x”testa di pietra
“cheek to cheek” naturalmente, ma io l´ho scritto come si pronuncia in Italiano.Attaccarsi a queste cose naturalmente e´il suo stile e quello oramai lo conosciamo.
Patrizia D’Addario denuncia:
«Aggredita in una villa nel Salento»
E’ quanto la ex escort barese ha denunciato alla Questura di Lecce.
La 43enne avrebbe riferito di essere stata aggredita e poi trattenuta con forza.
la manus lunga lunga, interviene.
x”testa di pietra”
ma cosa vuole commentare……si nasconda piuttosto….
Patrizia D’Addario?
Una puttanella da quattro soldi, 1000 Euro….quisquiglie…noccioline
1000 Euro per tutta la notte ben intesi
caro marco,
certo che per sparare “cazzate” a ripetizione,qualche volta sei imbattibile.
Scusa , ma ti vengono così, o ti è stato inoculato fin da piccolo il “virus” antiso-ciale che ti ha fottuto una parte del ragionamento.
Capisco che il tuo sguardo “magnetico” ,bloccasse le assemblee del 68!
Peccato che qualche “talent scout” non ti avesse notato ai tempi.
Di sicuro per me il tuo posto ideale sarebbe stato nel partito so–ista craxiano, sempre che tu in effetti non ci sei stato effettivamente.
Prendila come un’intuizione dettata dagli spiriti!
cc
Rudy,
quelli che parlano come te, in genere,sono proprio i più grandi “frequentatori”. del genere.
Ovvero,prima frequentano con assiduità , poi disprezzano!
Anche questa è un’intuizione spiritica!
cc
Mi dispiace caro controcorrente, mai stato con una di quelle e mai pagato. Gia´da ragazzo pensavo che le 100 lire e´meglio metterle sotto la scarpa , farsi una pippa e riprendersi le 100 lire, che buttarle per una di quelle. Mi dispiace. Non sono brutto, faccio colpo sulle donne…..che motivo avrei di uscire soldi, un obbrobrio sarebbe….
Non voglio essere frainteso che solo i brutti vanno con quelle, naturalmente no, ma davvero non ho avuto mai avuto bisogno di pagare una donna, nemmeno durante il mio servizio militare. Rodolfo
Ps. Pensando ai soldi, credo poi che la malcapitata dovrebbe fare molta fatica.
Rudy,
che vuoi , era un’intuizione dettata dagli “spiriti”, possono sbagliare anche loro.
Però la Bibbia è piena di racconti di “puttane di lusso” e non mi sembra che fossero poi tanto disprezzate !
Come vedi era un ruolo “riconosciuto” ed apprezzato !
Puttane di lusso ergo “cortigiane”.
Quello che non andava giù era l’adulterio ,(praticata ancora oggi)in fondo che vuoi la matrice di sangue è la stessa.
Bisogna riconoscere che una certa “civilizzazione” è avvenuta,nei fatti,nello spirito temo di no !
cc
ec – con lapidazione , praticato ancor oggi-
se non non si capisce
xcontrocorrente
Le cortigiane nei palazzi, certo….alcune hanno influito persino sul corso della storia, donne molto intelligenti….e´un po´diverso.
. Ma parlando di oggi e del popolo.
So´ che parecchie di loro vengono costrette, altre hanno un destino avverso e sinceramente provo una profonda pena per quelle donne.
Non ho scritto che le disprezzo in generale, pero´potrei benissimo disprezzare una D´Addario . Rodolfo
E perchè mai la d’addario si e le altre no!
Perchè ha trombato con il tuo Capo per poi sputtanarlo, è questa la sua grande colpa??
X tutti
L’attacco al Sito di Articolo 21 ,dimostra tutta la democrazia di merda, di cui sono capaci coloro che si riempono le loro bocche di merda con la parola democrazia!
Tempi grami ci attendono !
cc
Devo essere sincero si, non si puo´carpire la fiducia delle persone chiunque siano e poi tradirle. Io la vedo cosi. Rodolfo
x CC
Ed il problema grave e´che lo ha sputtanato, solo perche´non e´riuscita a raggiungere i suoi scopi. Se no ci si sarebbe buttata ai piedi.
Poi e´andata a vendersi di qua´e di la´ a chi offre di piu´.
Una porcheria senza pari. Rodolfo
x post 169 e x Controcorrente
Per cortesia, evitate il termine “puttana”. E’ spregiativo. Per un mestiere che è sicuramente migliore, più onesto e pulito di quello dei vari Spazzolini e Feltrini appecoronati un tanto – molto – al chilo.
Riguardo la signora D’Addario, NON ha carpito la fiducia proprio di nessuno: è stata catapultata a casa di Berlusconi, per infilarsi nella quale NON ha fatto assolutamente nulla, l’occasione l’è cascata in bocca grazie a Tarantini. Oltretutto è davvero triste, da ribrezzo, misurare il valore di una donna in base alla tariffa….
Se c’è qualcuno che ha tradito alla grande la fiducia altri è chi si è fatto votare per non finire in galera e farsi fare leggi ad personam perfino per non far pagare le tasse alla propria Mondadori, tradendo così la fiducia degli elettori e prostituendo anche il parlamento, oltre che il giornalismo e la media morale pubblica e privata, nonché corrompendo l’opposizione o facendone accoltellare la parte non corruttibile.
La fiducia è tradita da chi fa diventare ministro un corruttore di magistrati come Previti e un amico degli amici, stallieri mafiosi compresi, come Dell’Utri.
pino nicotri
x commento 169 e 170
Aggiungo: non si vuole regolarizzare anche la professione di prostituta? Beh, allora NON si può pretendere NESSUN atteggiamento corretto da chi a causa dell’ipocrisia e del puttanume (questo sì!) imperante si vede negare il pubblico riconoscimento e la messa in regola della propria professione di fronte alle leggi . O pretendiamo di trattare certe categorie a calci nel culo pretendondo però che si comportino come professionisti d’alto livello? Chi si vede negare i propri diritti e la proprià dignità professionale, oltre che umana, di obblighi professionali NON può certo averne nessuno. Altro che balle!
x Uroburo
beh, visto che tutto il marcio ed il medievale e´a nord di Roma, noi del sud dobbiamo fare ´na bella secessione e tutto e´risolto.
Altro che compromessi storici utopistici…Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato…W i bossi (del sud…)
saluti
Peter
x Pino
cosa vuole, il Ridolfo e´abituato al tariffario dei camionisti. Bisogna compatirlo.
E poi odia le prostitute perche´sono care, di qui le corse in bus e tram che costano di meno…
Di porcherie senza limiti sono solo i suoi posts
Peter
x testa cornuta
ah si´, in italiano si dice chick? e dove, sotto l´Etna?
Lei si attacchi ai tram che rincorre notte e giorno…
Peter
a proposito, dubito che Moro avesse mai rivelato ´segreti´alle br. Ci avrebbe rimesso in ogni caso a farlo, e non credo fosse tipo da cedere a minacce o violenze.
Avrebbe ipoteticamente potuto farlo verso la fine, sentendosi solo ed abbandonato da tutti. Ma anche cosi´non mi convince
Peter
x U.
´se non e´merda non la vedete neppure´. Errore, la gente vede e subisce, da secoli.
Nonostante la nostra analogia di vedute politiche, per una frase del genere le getterei in faccia il contenuto di un bicchiere, fosse anche Champagne di marca, o birra friulana da quattro soldi.
Se mai ci si trovasse…
saluti
Peter
Ora è deciso, le auto elettriche invaderanno il mercato nei prossimi anni. Come facciamo ad esserne così sicuri? Perché la seconda economia mondiale (o presunta tale) ha deciso che le case automobilistiche cinesi dovranno produrre auto elettriche. Non sarebbe una novità, se non fosse che a guidare questa scelta, comportando una “sterzata” piuttosto drastica all’economia, è lo stesso Governo di Pechino, il quale prenderà in mano le redini delle circa 100 piccole e grandi aziende automobilistiche cinesi, per farne una sorta di colosso unico dell’auto elettrica. (Da Ecologiae)
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Ciao Marchionne!
caro Pino,
sul termine “puttana” hai perfettamente ragione!
Infatti se è vero che la semiologia è :
Semiologia (semiotica). Dal greco semeion (“segno”). Studio di ogni tipo di segno, sia esso linguistico, visivo, gestuale, ecc. prodotto in base a un codice accettato e condiviso socialmente.
Allora il termine in questione,quando viene usato in termine spregiativo è proprio indice inequivocabile di un codice accettato e condiviso socialmente da un certo gruppo di individui “socialmente ben individuabili”,con i quali l’unica mia condivisione possibile è la sopportazione in quanto volente o nolente fanno anch’essi parte del “genere umano”,almeno da un punto strettamente ed esclusivamente di “chimica biologica”.
cc
ps-Se invece che in riguardo al sesso inteso come “vendita del corpo, si intende invece la vendita del cervello o la manifesta “malafede”,allora il termine da un punto di vista semiologico ,diventa del tutto accettabile.
Il giornalismo italiano è infatti un caso ormai manifesto di “puttanologia”!
Scusa, CC, cos’è che non ti quadra in ciò che ho detto?
Vuoi forse farmi credere che il PCI, oltra al sindacalismo spacciato per politica del lavoro, fosse un partito non verticista?
Il fatto che gli iscritti in buona fede credessero di stare edificando la socildemocrazia, non significa che tali fossero le intenzioni dei vertici e di loro referenti ad est.
Per quel che riguarda la prostituzione intenzionale, non quella sotto costrizione, personalmente la considero un servizio sociale che deve necessariamente essere remunerato e sottoposto a regolare tassazione.
Le escort, che sono qualcosa di più che normali prostitute, devono essere remunerate in relazione alla qualità del loro servizio. Una donna che parla 3-4 lingue, colta, con maniere da gran signora e fisicamente adeguata, non vedo perchè, come accompagnatrice factotum, non debba essere pagata a livelli adeguati al ruolo.
Caro marco,
direi che sei un pessimo analista “politico”, ovvero le tue osservazioni attengono a dei meri “cliche” propagandisti dozzinali.
Che il gruppo dirigente del PCI fosse verticistico non c’è alcun dubbio,ma detto ciò da un punto di vista politico vuol dire molto poco.(Ad esempio potrebbe voler dire che esisteva una sostanziale condivisione di fondo sula maggior parte delle tematiche).
Quello che conta sono le osservazioni sulle politiche di fatto, sia parlamentari che di “messaggio” che quel partito ha fatto nei mometi cruciali della vita politica italiana.
Senza entrare nel merito, direi che le osservazioni di Uroburo sono perfettamente compatibili.
Le tue :…mi sembra di sentir parlare “Cicchitto”!
tutto qui !
cc
cara Anita,
per tua esclusiva “informazione” l’Unità da tempo non è più Organo ufficiale del PCI, non fosse altro per il semplice motivo che il PCI non esiste più !
Capisco che questo per te possa costituire un problema ,nel senso che per te magari “puzza” di com…mo, anche una raccolta in coope..tiva dei rifiuti solidi urbani.
Il fatto che poi riporti notizie più attendibili, (secondo il tuo messaggio) non è attribuibile al suo essere “com….ta”, semmai magari per esempio al solo fatto di non essere al soldo di Berlusconi.
In questo momento è al centro di un violento attacco, solo per il fatto che di aver rivelato i traffici tra tre campioni della Democrazia..ovvero Berlusconi, Putin, Gheddafi….!
Temo, battaglia persa tra gli italiani, che hanno un senso della democrazia , mediamente pari al senso medio della soc..lità delle Middle class americane,con l’aggravante che sono addirittura totalmente privi di senso dello Stato.
cc
cara Anita,
per tua esclusiva “informazione” l’Unità da tempo non è più Organo ufficiale del PCI, non fosse altro per il semplice motivo che il PCI non esiste più !
Capisco che questo per te possa costituire un problema ,nel senso che per te magari “puzza” di com…mo, anche una raccolta in coope..tiva dei rifiuti solidi urbani.
Il fatto che poi riporti notizie più attendibili, (secondo il tuo messaggio) non è attribuibile al suo essere “com….ta”, semmai magari per esempio al solo fatto di non essere al soldo di Berlusconi.
In questo momento è al centro di un violento attacco, solo per il fatto che di aver rivelato i traffici tra tre campioni della Democrazia..ovvero Berlusconi, Putin, Gheddafi….!
Temo, battaglia persa tra gli italiani, che hanno un senso della democrazia , mediamente pari al senso medio della soc..lità delle Middle class americane,con l’aggravante che sono addirittura totalmente privi di senso dello Stato.
cc
VARIA
1) Rodolfo { 20.08.10 alle 9:35 } Una guerra costata 740.000.000.000 (settecentoquaranta miliardi)
di dollari e la vita di 4500 soldati, per portare la Democrazia in quel paese … 50.000 soldati rimangono per aiutare alla ricostruzione. … grazie America
Mio caro e buon Rodolfo, il problema chiave sono proprio i 50.000 soldati …. Se lei fosse meno superficiale si chiederebbe cosa ci stanno a fare. Ad aiutare nella ricostruzione! Mio caro, lei non ci fa, c’è!
Da un secolo gli Useggetta mandano i loro soldati in mezzo mondo, ma sempre e solo per portare la democrazia. E ci sono un sacco di coxxioni che ci credono pure.
Altrimenti vediamo le cose in un altro, e più completo, modo: il povero Saddam dava molto fastidio ad uno staterello razzista della regione ed ogni scusa per eliminarlo era buona.
2) marco tempesta { 20.08.10 alle 9:48} Craxi, nè Tanassi, nè Rumor e compagnia bella. Tutti, guarda caso, politici del Nord … Dall’altra parte … uomini col senso staliniano del potere, e con la frustrazione di non poterlo esercitare alla maniera di Stalin … ancora adesso nella mentalità D’Alemiana. Il resto sono solo tue fantasie.
Mio caro e buon Marco, se tu non vedi la differenza tra Tansassi e Ciancimino (tanto per fare un esempio) non c’è proprio più nessuna speranza. Né per te nè per questo paese. Che infatti non capisce come il Banana abbia definitivamente pervertito tutta la vita politica e sociale dell’intero sistema Ittaglia.
3) Rodolfo { 20.08.10 alle 11:54 } Devo essere sincero si, non si puo´carpire la fiducia delle persone chiunque siano e poi tradirle.
Mio caro a buon Rodolfo, ma non si aveva il minimo dubbio che alla fin fine lei non fosse solidamente dalla parte del Banana. Daltronde da che parte può stare un estimatore del Korniga?’
4) Peter { 20.08.10 alle 13:23 } dubito che Moro avesse mai rivelato ´segreti´alle br.
E allora dove sono i verbali degli interrogatori? Eh? Dove caxxo sono???
5) Peter { 20.08.10 alle 13:37 } per una frase del genere le getterei in faccia il contenuto di un bicchiere
Caro Peter, lei ha, come sempre, un pessimo controllo dei suoi nervi.
Un saluto a tutti U.
Caro Uroburo,
temo che esclusa l’Anita, di berluschini di fondo , ormai sia chiaro che in questo Blog non c’è solo il buon Rudy!
Io dico , niente di male.
basta saperlo.
Poco tempo fa per esempio è andato in onda un revival su Indro Montanelli.
Tutti conoscevano “le sue pendenze”, (per dirla con l’Anita),ma tutti sapevano con chi avevano a che fare.
Ognuno di noi può pensare quello che vuole sul suo conto, ma che Indro nei limiti del possibile sia rimasto coerente con se stesso non v’è dubbio !
Se non ricordo male ,disse due cose che mi impressionarono in quelle interviste A) che la primigenia rivolta d’Ungheria fosse fatta da Comunisti genuiniB)chiamato ad esprimersi perchè teneva un “busto di stalin in salotto, disse che in fondo era l’uomo che aveva fatto fuori più co..sti in vita sua!
cc
Caro Uro, la differenza tra Tanassi e Ciancimino è che l’uno era un dilettante e l’altro un professionista, ma sempre disonesti erano, entrambi a spese degli italiani. Craxi non era da meno di Ciancimino, comunque, e non venirmi a dire che il terzo partito d’Italia, sedicente di sinistra, stesse lavorando per costruire la socialdemocrazia invece che il sistema mafioso di Stato. Dobbiamo dire grazie a Di Pietro e suoi due compagni, se ne è stata smantellata la struttura portante. Non si è andati fino in fondo, però.
Il Banana, pur non essendo meridionale nè di origini meridionali, sta lavorando a livelli ancor più pericolosi di quelli di Ciancimino, ma il fatto che non sia meridionale viene ritenuto irrilevante poichè, per definizione, la delinquenza organizzata è solo meridionale. Il Trota grande e trote al seguito, non certo nè meridionali nè di origine meridionale, stanno dando il peggior esempio possibile alle nuove generazioni di pivelli, ma il fatto che non siano meridionali è ritenuto irrilevante, poichè solo i meridionali, per definizione, danno il cattivo esempio.
Cossiga e i suoi legami con la ragnatela
Francesco Cossiga appartiene al gruppo dei “presidenzialisti puri”. Già nei primi anni sessanta si legava ad un gruppo eterogeneo, composto da politici, militari, costituzionalisti, avventurieri che voleva instaurare una Repubblica presidenziale. Lo stesso tema che Cossiga, da Presidente della Repubblica, riproporrà con scalpore, seguito da Bettino Craxi, che diverrà suo alleato in questa battaglia.
Il gen. De Lorenzo, nei giorni del luglio 1964 in cui pianificava il golpe, si recava spesso al Quirinale, oppure comunicava con il Presidente Segni per mezzo di Cossiga.
“Un gruppo di potere che agisce all’ombra di uno stuolo di protettori politici” annotava nel suo diario il generale Manes, inviso a De Lorenzo, incaricato di fare luce sulle deviazioni dei servizi segreti.
Tra questi “protettori”, secondo Manes, c’era Francesco Cossiga, che alla commissione d’inchiesta sul “piano Solo” garantì sulla “affidabilità democratica” di quel gruppo di ufficiali infedeli; e che negli anni successivi sponsorizzerà ampiamente le loro carriere.
Nel 1966 Cossiga diventò sottosegretario alla Difesa nel governo guidato da Moro. Iniziò così a destreggiarsi fra i sottoscala del potere in cui si fa la storia dell’Italia, parallela e segreta.
Svolgeva volentieri una serie di lavoretti “di coraggio”, come quello di apporre gli omissis ai risultati della commissione d’inchiesta sul “piano Solo”, in modo da coprire le responsabilità di De Lorenzo, e partecipava alla formazione di atti amministrativi concernenti Gladio, come lui stesso ha in seguito ammesso.
Dunque Cossiga era legato anche agli uomini del “partito del Golpe”:
* Giuseppe Santovito, che Cossiga nominerà a capo del Sismi nel 1978
* Edgardo Sogno, capo dei “resistenti democratici”, che diventerà nel 1991 uno dei “consiglieri” più accreditati al Quirinale
* Licio Gelli, clamorosamente riabilitato assieme a tutti i membri della loggia P2, sempre dallo stesso Cossiga;
* il colonnello Giuseppe D’Ambrosio che diventerà consigliere militare del presidente Cossiga, che tenterà di farlo nominare capo del Sismi, nel 1991.
Il colonnello D’Ambrosio, secondo i documenti in mano alla commissione P2, era stato coinvolto in un progetto di colpo di Stato.
Tutti costoro, nel 1992, si entusiasmeranno alle “picconate” di Cossiga e lo inviteranno a mettersi alla testa di un fantomatico “fronte degli Italiani onesti”. Questi erano i compagni di Cossiga in quegli anni.
Capo dei servizi segreti in quegli anni è il generale Vito Miceli, anch’egli facente parte della strategia della tensione e grande amico di Cossiga. Quando Miceli, il 30 novembre 1990, morirà, Cossiga renderà omaggio alla sua salma ufficialmente, ignorando la manifestazione dei parenti delle vittime delle stragi che contemporaneamente si svolgeva davanti a Montecitorio.
Anni in cui, come scrive lo storico Giuseppe De Lutiis nel suo “Storia dei servizi segreti”, cambiava anche la strategia dei poteri occulti: “Fino ad allora, la ricetta che i servizi segreti avevano seguito per curare i mali d’Italia, aveva previsto un potenziamento dell’estrema destra, con il concomitante sviluppo di atti terroristici e di rivolte, come quella di Reggio Calabria, gestite dalle strutture parallele.”
Dal 1984 fino al febbraio del 1991, fu al vertice del SISMI l’amm. Fulvio Martini, il “rinnovatore”. Finirà travolto dalla vicenda di Gladio assieme al suo capo di stato maggiore il gen. Paolo Inzerilli.
Parallelamente, al SISDE si succederanno i prefetti Vincenzo Parisi (1984-1987), che diventerà subito dopo capo della polizia, e Riccardo Malpica (1987-1991), che verrà poi condannato per lo scandalo dei fondi neri del SISDE.
Dalla primavera del 1992, almeno una parte dei dirigenti degli uffici giudicava che la spinta proveniente dal ’68 studentesco e dall’autunno caldo fosse stata riassorbita. Si riteneva quindi possibile “bruciare” una parte dei terroristi neri, cercando di utilizzare le loro gesta come contraltare del vero o presunto terrorismo rosso, in modo da dare credibilità alla tesi dei cosiddetti opposti estremismi.
Poche settimane dopo le elezioni del 5 e 6 aprile 1992, e mentre a Milano l’inchiesta “Mani pulite” cominciava a toccare i vertici del potere, si aprì una nuova stagione delle stragi.
* Il 23 maggio furono squarciati il giudice Giovanni Falcone, la moglie e tre agenti di scorta con mille chili di esplosivo sull’autostrada presso Palermo, all’altezza di Capaci. La strage fu definita subito politico-mafiosa.
* Il 24 luglio è la volta di Paolo Borsellino, ucciso insieme a cinque agenti della scorta dall’esplosione di un’auto-bomba.
* Il 14 maggio1993 un’auto-bomba esplose ai Parioli a Roma, senza causare morti.
* Il 27 maggio un’autobomba scoppiò a Firenze, in via dei Georgofili, davanti alla galleria degli Uffizi. Cinque morti.
* Nella notte tra il 27 e il 28 luglio ci furono gli attentati a Milano (cinque morti) e a Roma, a San Giovanni e a San Giorgio al Velabro.
Mentre l’Italia, con Tangentopoli, era attraversata dallo scontro tra le forze del cosiddetto “rinnovamento”, con un decisivo punto di riferimento nelle inchieste dei magistrati, e il potere politico affaristico e criminale del vecchio regime, riprese in pieno la strategia della tensione, con modalità per molti aspetti simili a quelle degli anni Settanta.
Il nucleo duro dello “Stato parallelo”, baluardo di un potere durato per cinquant’anni, giocava la sua battaglia decisiva per il controllo dell’Italia.
http://www.uonna.it/ragnatela2.htm
Un post x Marco non c’e verso che passi, lo invio a Pino
Antonio
DA PARTE DI MARCO TEMPESTA
——————
Che infatti non capisce come il Banana abbia definitivamente pervertito tutta
la vita politica e sociale dell’intero sistema Ittaglia. (Uroburo)
———–
Scusa Uro, è dal quel dì che vado spiegando come mai il Banana ha un così
vasto seguito. Te lo riassumo, se non ricordi o non hai letto tutti i post in
cui ne ho parlato:
1 – Ampia capacità di comunicare e vendere qualsiasi prodotto, capacità
inesistente nelle sinistre. Quindi capacità di penetrazione nel territorio
sfruttando i gap logici della popolazione, tipico meccanismo captativo
pubblicitario che utilizza sistemi ben noti nell’ambiente della comunicazione a
fini di vendita. Non per niente è chiamato il Vanna Marchi della politica.
2 – Incapacità delle sinistre di essere convincenti nei confronti della
popolazione e quindi inesistenza, agli occhi dei più ingenui (e quindi dell
maggioranza), di una valida alternativa da contrapporre al berlusconismo, visto
non come un bene per la popolazione ma come il male minore.
Tra Pdl e Lega, lite furibonda
su Miss Padania a San Donà
«No a Miss Padania nella festa religiosa del Rosario» pronti a far cadere la giunta.
Replica beffardo il Carroccio: «Facciano Miss Berlusca!».
x Peter
Alla birra Moretti di friulano resta solo il nome!!!
E i miei ricordi di gioventù più belli, perchè la Birreria Moretti è stata, in p.zza XXVI Luglio, il crogiuolo di wurstel e crauti, prosciutto caldo alla mitteleuropa, goulasc all’ungherese e pizza dei napoletani che, dopo il militare, si fermavano definitivamente in questa terra …
e birra…Moretti!
Ora bevo birra austriaca e slovena…ottime !
La moretti la può buttare dove vuole!
Sic transit…sigh, sigh!
Sylvi
Il Ridolfo mi interpella dandomi “buoni consigli” (sob!).
Sbrodola:
“..Caro CG, ti ho dato sempre buoni consigli, ti voglio confidare quello che pensano le persone normali……l´amare, l´amore o il sesso non si misura in cm.”
E chi lo ha mai pensato?
Vaneggi?
Nel fare la “mano morta” con il sottoscritto caschi male.
Molto male.
Vai.
C.G.
xcg193
Ma cosi caschi dalla paddella alla brace. Contento tu….
Senza tarocchi e senza spiriti , credo che non ti libererai piu´dalle perversioni. A questo punto ti consiglio urgentemente un buon psichiatra. Rodolfo
x CC e per tutti
Pur essendo Italiana di nascita non sapevo esattamente cosa significasse la “mano morta”.
Sapevo che e’ un palpeggiare illecito.
Se e’ palpeggiare come fa ad essere una mano morta?
Ho trovato un forum che discute la “mano morta”
http://forum.wordreference.com/showthread.php?t=192218
Non c’e’ un vero equivalente in inglese, esiste “to grope”, ma non e’ con la mano morta ed e’ punibile specialmente sui posti di lavoro.
Forse Peter sa una parola migliore in Inglese.
Anita
A Siracusa pizzicavano il sedere a mia mamma…e mia mamma faceva un pandemonio.
X rudolfo.
Tòh! Stavo pensando la stessa cosa.
Che tu abbia (urgente ) bisogno di uno psichiatra. Guarda un pò..
Davvero, a volte si pensa male ma spesso ci si azzecca.
Non per niente mi chiamavano il mago del Bar del Giambellino.
Vero Komare?
C.G.
x C.G.
Nella canzone di Gaber…si’.
Ma lei si sta impersonando col Cerutti Gino della canzone.
Un tipo poco encomiabile…che rubava le lambrette e non aveva una lira.
Lei pensa sempre male, raramente ci azzecca.
Anita
Caro Uroburo,
permettimi di darti del tu. Non ti sei accorto che ho scritto che l´invasione dell´Iran e´stato un errore? E´li , nero su bianco.
Saddam pero´era anche un despota, il popolo soffriva e anche se nel referendum del 2002 ottenne il 100% dei voti, non dimendichiamoci che il voto era obbligatorio e Saddam l´unico candidato.
Per gli Iracheni e´stata una grande fortuna liberarsi di lui.-
Speriamo, sono sempre ottimista sai, che nonostante tutto le cose in Medio Oriente si sistemino definitivamente.
(gia´mi immagino la tua risposta a questa ultima frase) ma fa parte del gioco.
–
Sul tuo 185 al numero 3) Ricopi una mia frase, non ti sei accorto di quel”chiunque sia”? Che m´importa del Berluscazzo. La mia frase era intesa in generale, ed il caso della D´Addario che non essendo riuscita nei suoi intenti tradisce il Berlusca e´relativo . Poteva essere chiunque , avrei pensato sempre allo stesso modo. Parlo di comportamento etico, e tu non puoi , non essere daccordo con me.
Un saluto Rodolfo
xcg
ma finiscila va´, che fai pieta´. Continui a farti del male , pure masochista sei ?
x C.G.
YouTube – Giorgio Gaber – La Ballata del Cerutti Gino
http://www.youtube.com/watch?v=IgGcek6qd10
E’ la prima volta che la sento cantata, avevo solo letto la lirica.
Anita
Però!!! Non la conoscevo ma, a parer mio, la platea olimpica la meriterebbe.
http://www.youtube.com/watch?v=2H1zjRU8hBo