E’ morto Cossiga. Schiacciato anche dal peso di avere accettato la decisione dell’inviato Usa, Steve Pieczenik, uomo del segretario di Stato Kissinger, di spingere le Brigate Rosse a uccidere Aldo Moro. Che proprio da Kissinger era stato minacciato di “eliminazione” se avesse portato i comunisti a far parte del governo
Volevo scrivere un pezzo dedicato solo al succo del discorso che emerge dall’assalto delle truppe berluscone al presidente della Camera, Gianfranco Fini, e alla sua famiglia. Ma la scomparsa di Francesco Cossiga mi porta a dedicare qualche riga anche a lui.
Sì, certo, Cossiga è stato – come Giulio Andreotti – l’asse portante del lato più oscuro del potere politico in Italia. Per essere chiari: il lato responsabile anche delle stragi come quella del 12 dicembre 1969 a piazza Fontana a Milano. Cossiga ne era talmente cosciente che, oltre ad avere accennato più volte alle proprie responsabilità, ha nominato Andreotti senatore a vita spiegando pubblicamente che questi avrebbe dovuto essergliene grato perché una tale nomina lo metteva per sempre al riparo della legge e dei magistrati. Cossiga ha cioè ammesso di avere procurato ad Andreotti, perché ne aveva evidentemente bisogno, ciò che il Chiavaliere Mascarato Pipino il Breve sta tentando di ottenere con testardaggine da anni, anche a costo di sfasciare man mano il parlamento, le istituzioni e le fondamenta del Paese intero.
In particolare, Cossiga è corresponsabile della morte di Aldo Moro. Corresponsabile, si badi bene, e non responsabile: perché la responsabilità è delle Brigate Rosse che lo hanno prima rapito e poi materialmente ucciso. Corresponsabile della sua uccisione, forse anche del rapimento se è vero che fu lui a negare l’auto corazzata chiesta per Moro dal capo della sua scorta, il maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi.
Detto questo, bisogna per onestà aggiungere che probabilmente Cossiga ha scelto il male minore. Mi spiego. I patti di Yalta rendevano di fatto impossibile, a meno di un bagno di sangue, che in Italia governasse il partito comunista. Anzi, gli Usa avrebbero certissimamante scatenato un golpe, con annessa tragedia di grandi dimensioni, anche se il partito comunista avesse solo fatto parte di un governo democratico, cioè composto anche da altri partiti. Di più: gli Usa non avrebbero mai tollerato che l’Italia uscisse dalla Nato, per impedirlo erano disposti a tutto. E di tutto hanno fatto… In tali condizioni, Cossiga, con Andreotti&C, hanno fatto in modo che un numero limitato di vittime, quelle delle stragi, quelle degli uccisi da polizia e carabinieri nelle manifestazioni e quelli del terrorismo, nato per reazione alla strage di piazza Fontana e al pericolo reale di golpe, scongiurasse una guerra civile devastante come quella della Grecia, dove i comunisti invece si illusero di potersene fregare di Yalta, o un colpo di Stato militare come appunto quello greco prima e quello cileno dopo.
Sì, certo: Andreotti ha fatto la stessa cosa servendosi della mafia. O meglio: anche della mafia siciliana. Lui ha acettato la situazione esistente in Sicilia, messa a sua disposiazione quando Salvo Lima e i suoi passarono dalla corrente democristiana di Amintore Fanfani a quella di Andreotti, permettendogli così di passare da leader laziale, al guinzaglio del Vaticano, a leader nazionale di lungo corso. Ma fare la guerra alla mafia, anziché usarne i voti per stare in parlamento e al governo, significa dover mettere in piedi un meccanismo repressivo militare di tipo quasi afgano. Con il risultato di perderla…
Insomma, non mi metto ad applaudire Cossiga, così come non applaudirò Andreotti quando sarà il suo turno, se eventualmente prima del mio, ma non desidero unirmi al coro di chi gode per la sua morte e si augura, come ho letto in altri blog, che “patisca le pene dell’inferno”. Desidero solo che si rifletta di più su cosa è in realtà la politica, compresaquella democratica. Ogni potere ha la sua bella dose di merda e sangue. Oltre che di lacrime. Altrui, ovviamente.
Di Cossiga comunque apprezzo l’avere detto chiaro e tondo – certo, in ritardo. Ma da capo dello Stato non poteva certo dirlo – che l’aereo dell’Itavia finito nel mare di Ustica è stato abbattuto per errore dai francesi, ponendo la parola fine – se fossimo un Paese serio – alla lunga serie di leggende e “misteri” assurte a Verità. Idem per la strage alla stazione di Bologna, dovuta a un errore di chi trasportava esplosivo per conto dei palestinesi e non alla volontà dei neofascisti come Giusva Fioravanti e Francesca Mambro che sono stati condannati come colpevoli. Idem per avere messo in chiaro che avere fatto “pentire” Patrizio Peci – dando così inizio alla frana e alla fine delle Brigate Rosse prima e dell’intero terrorsimo italiano dopo – era merito non del famoso generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, bensì dello sconosciuto maresciallo delle guardie carcerarie Angelo Incandela, come ho scritto nel mio libro “Agli ordini del generale Dalla Chiesa”.
Riguardo Moro, le colpe di Cossiga sono gravi. Riporto qui di seguito quanto ho scritto tempo fa:
«Lo stesso attentato a Moro, no? La prigione di Moro».
«Sì?»
«Erano arrivati alla casa vicina a dove stava lui. Hanno avuto l’ordine di fermarsi. Lo so perché un mio alunno faceva parte di queste cose qui. Me lo ha detto lui: “Noi abbiamo avuto l’ordine di fermarci e tornare indietro”. Erano arrivati a pochi… A venti metri erano arrivati. Quindi lo sapevano benissimo. Cioè, lo sapevano. Setacciando casa per casa, alla fine lo dovevano trovare».
«Via Montalcini?»
«Adesso non so perché io non sono addentro alle segrete cose. Però questo me lo ha detto un mio alunno che stava lì, insomma, ecco, faceva parte di quelli lì. Hanno dovuto rimettere, capito? Ma non parliamo male che non è questa né la sede né il luogo né il caso».
Questa è una parte del mio dialogo al cardiopalma con un gesuita confessore della Chiesa del Gesù in uno dei primi giorni dell’agosto 1993. Stavo scrivendo il libro Tangenti in confessionale, spacciandomi nei confessionali delle chiese più rappresentative d’Italia, dal duomo di Torino alla basilica di S. Pietro in Vaticano fino a S. Gennaro a Napoli, per un politico che accettava le mazzette dagli industriali e a volte, al contrario, per un industrale che le pagava ai politici. Volevo capire e documentare il comportamento e l’influenza della Chiesa nei confronti di un fenomeno come quello della corruzione e delle tangenti, troppo diffuso per essere ignoto ai suoi confessori e quindi alla gerarchia. Che infatti si dimostrò a conoscenza del fenomeno in modo capillare, senza però considerarlo quasi mai una cosa immorale, insomma un peccato. Mi «confessavo» con un mini registratore avvolto in un giornale tenuto in mano perché stesse il più vicino possibile alla bocca dei religiosi. La tarda mattinata di un giorno tra il 2 e il 4 agosto sono andato nella chiesa del Gesù, in piazza del Gesù. Una scelta dovuta al fatto che in quella piazza c’era la sede della direzione nazionale della Democrazia Cristiana e al fatto che in qualla chiesa Andreotti andava a messa quasi ogni mattina, dove presumevo si confessasse anche.
Entrato in chiesa, mi sono diretto verso il primo confessionale a destra, dove c’era un religioso già al lavoro. Non avrei immaginato neppure da lontano che il discorso sarebbe piombato nel caso Moro, e in modo così tranchant: «Lo stesso attentato a Moro, no? La prigione di Moro»… Io parlavo di tangenti e corruzione politica, il confessore di punto in bianco per dirmi che si trattava di un fenomento arcinoto ma tollerato mi raccontava della mancata liberazione di Moro!
Dato il caldo e il mio essere stato arrestato quattro anni prima proprio per l’affaire Moro, il cuore m’è schizzato in gola e ho cominciato a sudare come un cavallo. La storia che mi ha raccontato quel gesuita è la seguente: «Un mio ex alunno si era arruolato nella polizia ed era entrato nel corpo delle “teste di cuoio”. Un giorno è venuto a chiedermi l’autorizzazione morale per infiltrasi nelle Brigate Rosse, voleva cioè sapere da me se l’infiltrarsi era morale o immorale. Gli dissi che era morale. Passato del tempo, quel mio ex alunno è tornato da me schifato. Mi ha raccontato che mentre stavano andando a liberare Moro ed erano arrivati a una ventina di metri dalla sua prigione, all’improvviso ricevettero l’ordine di tornare indietro. Il mio ex alunno rimase talmente schifato che si è dimesso dalla polizia. Ora lavora nella falegnameria del padre». Chiaro quindi che si trattava della prigione di via Montalcini, altrimenti non si spiegherebbero lo schifo e lo scappar via dalla polizia.
Ero sconvolto. Ma uno o due giorni dopo sarei rimasto ancora più sconvolto. Sono andato infatti a confessarmi anche nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina, nella omonima piazza, scelta perché in quella piazza aveva il suo storico ufficio privato l’ancor più storico Andreotti. Mi si è presentato un giovane parroco con i capelli a spazzola e l’accento pugliese. Anziché nel confessionale, mi ha sorpreso facendomi accomodare in sagrestia, seduti uno di fronte all’altro su banali sedie e separati da nulla. Ero teso perché temevo si capisse che il giornale che stringevo nervosamente in mano nascondeva quello che nascondeva. Ma a un certo punto ho rischiato di cadere dalla sedia: quel parroco mi stava dicendo che era stato il confessore di Cossiga durante tutto il sequestro Moro!
«Quando, durante l’affare Moro, Cossiga era ministro degli Interni e lo confessavo io, in quel frangente dicevo: “Professore, io la posso solo assolvere dei suoi peccati. Ma la situazione sua se la deve andare a sbrigare da qualche altro”. Allora c’era Ferretto, c’era Dossetti [ndr: ex compagni di studi di Cossiga diventati frati]. Dicevo: “Vada a sentire loro. Perché, anche, loro sono quelli che, avendo fatto carriera con lei, con Moro e col partito, a un certo punto hanno fatto un’altra scelta, possono aiutarla adesso”. A questo tipo di sollecitazione lui diceva: “Lascio perdere tutto”.»
Tradotto in linguaggio comune, il suo ex confessore mi stava dicendo che Cossiga aveva deliberatamente abbandonato Moro al suo destino. E chissà se gli aveva raccontato anche di avere rifiutato l’auto corazzata chiesta pochi giorni prima dell’agguato in via Fani dal maresciallo Leonardi, il capo scorta sempre più preoccupato per la sicurezza di Moro. In ogni caso, lo straordinario racconto del parroco di S. Lorenzo in Lucina confermava in pieno non solo quanto più volte più o meno chiaramente ammesso dallo stesso Cossiga, ma anche quanto raccontato nell’intervista a «L’Unità» dall'”amerikano” Pieczenik.
Pieczenik, chi era costui? Steve Pieczenik – assistente del Segretario di Stato Henry Kissinger e capo dell’Ufficio per la gestione dei problemi del terrorismo internazionale del Dipartimento di Stato Usa, ufficio istituito dallo stesso Kissinger – era l’uomo inviato dagli Usa per dirigere la stategia del governo italiano per il sequestro di Moro. Come ha confermato il ministro dell’Interno dell’epoca, cioè Cossiga, Pieczenik venne invitato subito dopo il rapimento di Moro a fare parte di un comitato di esperti capeggiato dal ministro per fare fronte all’emergenza. (Ne faceva parte anche il criminologo Franco Ferracuti, della P2). La strategia impostata dall’esperto «amerikano» ricalcava fedelmente quanto previsto dal Field Manual redatto nel 1970 dalla Cia per definire il comportamento Usa verso i propri alleati in caso di loro gravi crisi. Si tratta di una strategia che definisce il terrorismo «fattore interno stabilizzante», secondo il principio «destabilizzare al fine di stabilizzare», e che non si fa scrupolo di prevedere la strumentalizzazione di eventuali gruppi eversivi dei Paesi alleati se essa può risultare positiva per gli interessi americani. Leggiamo ora cosa ha detto Pieczenik in una intervista del 16 marzo 2001 all’«Italy Daily» riguardo il suo compito durante il sequestro Moro:
«Stabilizzare l’Italia, in modo che la Democrazia Cristiana non cedesse… e assicurare che il sequestro non avrebbe condotto alla presa del governo da parte dei comunisti… Il mantenimento delle posizioni della DC: quello era il cuore della mia missione. Nonostante tutte le crisi di governo, l’Italia era stato un Paese molto stabile, saldamente in mano alla DC. Ma in quei giorni il Partito comunista di Berlinguer era molto vicino a ottenere la maggioranza, e questo non volevamo che accadesse… Io ritengo di avere portato a compimento tale incarico. Una spiacevole conseguenza di ciò fu che Moro dovette morire… Nelle sue lettere Moro mostrò segni di cedimento. A quel punto venne presa la decisione di non trattare. Politicamente non c’era altra scelta. Questo però significava che sarebbe stato giustiziato… Il fatto è che lui, Moro, non era indispensabile ai fini della stabilità dell’Italia».
Più chiari e cinici di così! In seguito però Pieczenik in un suo libro del 2007, edito in Francia, ha aggiunto altro:
«Lessi le molte lettere di Moro e i comunicati dei terroristi. Vidi che Moro era angosciato e stava facendo rivelazioni che potevano essere lesive per l’Alleanza Atlantica. Decisi allora che doveva prevalere la Ragione di Stato anche a scapito della sua vita. Mi resi conto così che bisognava cambiare le carte in tavola e tendere una trappola alle Br. Finsi di trattare. Decidemmo quindi, d’accordo con Cossiga, che era il momento di mettere in pratica una operazione psicologica e facemmo uscire così il falso comunicato della morte di Aldo Moro con la possibilità di ritrovamento del suo corpo nel lago della Duchessa. Fu per loro un colpo mortale perché non capirono più nulla e furono spinti così all’autodistruzione. Uccidendo Moro persero la battaglia. Se lo avessero liberato avrebbero vinto. Cossiga ha approvato la quasi totalità delle mie scelte e delle mie proposte e faceva il tramite con Andreotti […]. «Sono stato io a decidere che il prezzo da pagare era la vita di Moro….. Cossiga era sempre informato sulla mia strategia e non poteva fare altro che accettare. Le Br invece potevano fermarmi in un attimo ma non hanno saputo farlo o voluto».
Pieczenik ha dunque detto chiaro e tondo che il falso comunicato n. 7 è il frutto di una ben precisa decisione strategica sua e di Cossiga. Per spingere le Brigate Rosse a uccidere Moro e porre così le basi della loro distruzione. Come in effetti è avvenuto. Da notare che tutto ciò conferma in pieno le minacce di eliminazione di Moro profferite dal segretario di Stato degli Usa, Henry Kissinger, nel corso del loro incontro negli Usa, quando Moro espose la sua intenzione di fare entrare i comunisti nel governo. Minacce che impressionarono non poco Moro, che ne parlò preoccupato sia ai propri familiari che a uomini politici suoi amici come il democristiano Giovanni Galloni. Che in seguito rese pubblico quanto raccontatogli da Moro riguardo le minacce fattegli da Kissinger
Chiedo scusa, ma mi rendo conto che parlare del Chiavaliere e delle sue porcate, nonché delle porcate dei suoi molti lacché, è fuori luogo.
Post Scriptum
1) – Una volta pubblicato il libro Tangenti in confessionale, inviai una lettera a Cossiga con la fotocopia della pagina che riportava quanto dettomi dal suo ex confessore nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina. Nella missiva facevo notare la pesantezza delle affermazioni del sacerdote e chiedevo a Cossiga se poteva fornirmi una spiegazione di quelle affermazioni, spiegazione che avrei tenuto per me o reso pubblica se e quando lui avesse eventualmente desiderato. Beh, Cossiga mi rispose. Non negò nulla. Si limitò a scrivermi che “Si tratta di cose troppo importanti per lasciarle dire a un prete”. Purtroppo però lui non disse nulla in più.
2) – Qualche tempo dopo la pubblicazione del libro, il pubblico ministero Franco Jonta mi interrogò per sapere chi fosse il sacerdote del confessionale della chiesa del Gesù che mi aveva parlato della manca liberazione di Moro. Nonostante il tono perentorio del magistrato, con velata minaccia di guai giudiziari, ho opposto il segreto professionale, specificando però che ero disponibile a rispondere, ma solo dopo che l’Ordine dei giornalisti mi avesse sciolto, su mia richiesta, dall’obbligo del segreto. Tornato a Milano, ho chiesto per iscritto di esserne sollevato data l’importanza dell’argomento e della mia testimonianza. Ottenuto il permesso, sono stato riconvocato a Roma da Jonta, e questa volta gli ho portato una copia del nastro con il dialogo nel confessionale.
Man mano che ascoltava il nastro il magistrato si incupiva sempre di più. E ogni tanto continuava a ripetermi: «Ma non le sembra strano?» Ho cominciato a sentirmi a disagio, e a un certo punto ho temuto che magari venissi accusato di avere falsificato il nastro. All’ennesimo «Ma non le sembra strano?» mi sono stufato e ho ribattuto: «A me sembra strano, anzi stranissimo, però la sua è una domanda che dovrebbe rivolgere non a me, ma al confessore».
Silenzio di gelo. Finito il nastro Jonta guardandomi in modo che mi è parso ostile mi ha chiesto: «E chi sarebbe questo confessore?»
«Credo lei volesse dire “chi è” e non “chi sarebbe”. Comunque la risposta è semplice: quello che riceve nel primo confessionale a destra entrando in chiesa», ho risposto specificandone anche il nome: «C’è affissa una targhetta in ottone con il nome del confessore e gli orari durante i quali è presente».
«E che lo interrogo a fare? È chiaro che mi opporrà il segreto del confessionale».
“Beh, ma scusi, dottor Jonta, per arrivare a questa conclusione non c’era bisogno di farmi sciogliere dall’obbligo del segreto e farmi tornare a Roma. Ma se non intende interrogarlo, qual è il motivo per cui ne vuole sapere il nome? Qualcuno vuole chiedergli di tacere?”.
“Ma come si permette!”.
“Premesso che a norma di Costituzione sono libero di pensare quel che mi aggrada, le ho solo posto delle domande. Alle quali noto che lei non risponde. Ma poi, guardi che quel confessore non può assolutamente accampare il segreto perché ha detto chiaro e tondo, come lei ha sentito ascoltando il nastro, che il suo ex alunno in realtà non è andato a confessarsi, a parlare cioè dei propri peccati, ma solo a chiedergli un consiglio. Lei perciò può e anzi deve interrogarlo. E se non risponde lo può anche arrestare o comunque mandare sotto processo. Proprio come ha minacciato di fare con me. O devo pensare che secondo lei io ho meno diritti del prete?”.
“Nicotri, guardi che qui cosa fare lo decido io. Lei non può certo starmi a dire cosa devo o non devo fare”.
“Ho detto cosa può, non cosa deve fare. Con la sua coscienza se le vede lei. Comunque guardi che questa è l’unica occasione di chiarire finalmente la bruttissima faccenda della mancata liberazione. E in ogni caso, confessore o non confessore, è sicuro che di ex teste di cuoio figli di falegnami infiltrate nelle Brigate Rosse e scappate dalla polizia dopo la faccenda Moro per andare a fare il falegname dal papà non ce ne sono tante. Se questo ex poliziotto lo cercate, lo trovate di sicuro. Se lo volete trovare, naturalmente”.
“Ah, ma allora lei non vuole capire! Qui comando io, e lei non deve assolutamente dirmi cosa cavolo devo fare!”.
Conclusione? La prima è che sono uscito dal palazzo di Giustizia vergognandomi. Vergognandomi delle mia disponibilità con il magistrato. Vergognandomi d’essermi fatto sciogliere dall’obbligo del segreto. Mi sentivo molto a disagio, in imbarazzo con me stesso. La seconda è che è chiaro come il sole che NON si è voluto e non si vuole chiarire il “mistero” della prigione di Moro. Esattamente come a suo tempo non si voleva che la si trovasse. I “consigli” di Pieczenik parlano chiaro. I pesi sulla coscienza e le ammissioni di Cossiga anche. Il cadavere di Moro pure.
3) – Per concludere, aggiungo l’articolo di Repubblica, a firma di Daniele Mastrogiacomo, pubblicato il 7 novembre 1993 quando pareva che Jonta volesse interrogarmi per appurare la verità anziché far finta di niente:
MORO, UN AGENTE E LE BR
ROMA – Per la prima volta, dopo 15 anni, si potrà capire se le Br erano infiltrate. C’ è un testimone d’ eccezione, finora rimasto nell’ ombra, che potrebbe confermare questa circostanza. Il suo nome, per il momento, è segreto. Avrebbe raccontato il particolare ad un sacerdote. Un religioso della chiesa di piazza del Gesù a Roma, abituale confessore di politici, amministratori e imprenditori. Nei prossimi giorni, il Pm Franco Ionta, titolare della quinta inchiesta sul caso Moro, dovrebbe convocarlo: gli chiederà di rivelare il nome dell’ agente che negli anni passati gli confidò cosa avvenne durante i drammatici 55 giorni del rapimento, mentre si cercava affannosamente il covo dove il leader dc era prigioniero. Il nuovo impulso alle indagini è stato offerto da Giuseppe Nicotri, inviato del settimanale L’ Espresso e autore del libro “Tangenti in confessionale”. Si tratta di una serie di testimonianze raccolte nel segreto della confessione dal giornalista che, di volta in volta, si è spacciato per un politico corrotto, un industriale concusso o di un amministratore pubblico. Nel capitolo: “E’ come il caso Moro”, il dialogo tra Nicotri nelle spoglie di un politico e il suo confessore tocca il sequestro del leader dc. Uomo politico, parlando dei magistrati: “Per anni sapevano, probabilmente”. Sacerdote: “Ma sì, ma non potevano darsi la zappa sui piedi. Che era proibito. Lo stesso attentato a Moro, no? La prigione di Moro”. Uomo politico: “Sì?”. Sacerdote: “Erano arrivati alla casa vicina a dove stava lui. Hanno avuto l’ ordine di fermarsi. Lo so perché un mio alunno faceva parte di queste cose qui. Me l’ ha detto lui. Era un agente: ‘ Noi abbiamo avuto l’ ordine di fermarci e tornare indietro’ . Erano arrivati a pochi… a 20 metri erano arrivati. Quindi lo sapevano benissimo. Cioè, lo sapevano. Setacciando casa per casa, alla fine lo dovevano trovare”. Uomo politico: “Via Montalcini?”. Sacerdote: “Adesso non so perché io non sono addentro alle segrete cose. Però questo me l’ ha detto un mio alunno che stava lì. Insomma, ecco faceva parte di quelli lì. Hanno dovuto rimettere, capito? Ma non parliamo male che non è questa né la sede né il luogo né il caso”. Chi è l’ agente di cui parla il confessore? Il giudice Ionta ieri ha interrogato Giuseppe Nicotri e gli ha chiesto il nome del sacerdote. Sciolto dal vincolo del segreto professionale dall’ Ordine dei giornalisti della Lombardia, Nicotri ha aderito alla richiesta. L’ intenzione del magistrato adesso è di convocare il gesuita e di farsi confermare la rivelazione riportata nel libro di Nicotri e, ovviamente, il nome dell’ agente. Il giornalista ha detto al giudice che il suo interlocutore avrebbe appreso i particolari sulla prigione di Moro non nel segreto della confessione ma durante uno sfogo dell’ agente che gli chiedeva dei consigli. E ancora: che il poliziotto faceva parte di un gruppo di 40 uomini disposti a tutto e che era infiltrato nelle Br. – di DANIELE MASTROGIACOMO
Vai.
C.G.
Mi è venuto in mente, un flash:
il Ridolfo deve essere uno di quei scarrafoni che scrivono frasi oscene nei cessi degli autogrill.
“superdotato 35 centimetri (addirittura! ndr), telefonare a….”
Come recita quel vecchio adagio..”a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”.
màh..
C.G.
x 88
se lei mi apostrofa come le aggrada, mi prendero´licenza di farlo anch´io.
Da queste parti si dice ´forewarned is forearmed´. Ovvero, uomo avvisato…
Peter
Davanti alle telecamere di NEXT, l’approfondimento quotidiano di Rainews24 curato da Piero Di Pasquale, l’ex vicepresidente del CSM ed ex vicesegretario della Democrazia Cristiana Giovanni Galloni confida “… io so per certa la notizia che i servizi segreti sia americani che israeliani hanno infiltrati nelle BR ma noi non siamo stati avvertiti di questo, sennò i covi li avremmo trovati’ … Per difendere la democrazia non bisogna uscire dalla democrazia. Bisogna trovare collegamenti e coordinamenti adeguati fra i Paesi. Quando nascono equivoci … Il nostro Paese è parte dell’Occidente – ha detto ancora Galloni – ma si sa benissimo che alcune cose in Italia non si possono fare”. Pino Nicotri { 19.08.10 alle 11:17 }
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Caro Pino,
senza saper nulla più di quel che sta scritto sui giornali, ero anch’io convinto che sia gli israeliani sia gli useggeta avessero qualcuno nelle BR. E sono sempre stato ultrasicuro che questi qualcuno avessero premuto perchè Moro fosse ucciso.
Per questo ho sempre pensato che “la strategia delle BR non fosse stabilita da loro ma da qualcun altro. Solo che loro non lo sapevano. Ma Moretti sì (quanto meno dopo)”.
Ed anch’io ho constatato che le BR sono state immediatametne smantellate non appena hanno avuto l’idea di sequestrare un alto ufficiale useggetta. Strano, mi son detto, per Moro nulla, per un qualunque generale tutti in galera!….. Curioso, no?
Poi c’è qualcuno che pensa che noi siamo un paese libbbbero e che gli Useggetta sono la patria della democrazia.
A proposito di brogli elettorali: non sono stati la storia d’Ittaglia per trent’anni, lo sono stati dal 1859 ad oggi. Senza interruzioni.
Un caro saluto U.
Ho vistro il filmato con l’anziana signora che balla. Anche a me ha ispirato tenerezza e non mi ha dato alcun fastidio. Che male ci sarebbe? U.
x Uroburo
Mah. La cosa che mi colpisce è che sono stati fatti fuori in un modo o nell’altro tutti gli uomini che non trattavano i palestinesi come delinquenti: Moro, Andreotti, Craxi. Cossiga è rimasto a galla solo perché è servito a Bill Clinton per mettere a palazzo Chigi Massimo D’Alema e non avere così noie in Italia per la guerra aerea contro la Serbia.
C’è qualcosa che “puzza” anche nel caso Tobagi: Caterina Rosenzweig, fidanzata e complice dell’assassino Marco Barbone, non solo non è stata toccata dalla giustizia, ma è stata aiutata a fuggire in Brasile, Paese che non ha accordi di estradizione con l’Italia. Per evitare le solite polemiche del cazzo non dico da chi è stata iutata, ma tanto è chiaro a chiunque sappia leggere e comunque a Milano lo sanno anche i sassi. Ma tengono la bocca chiusa…. Credo di essermi spiegato.
Un saluto.
pino
Che la nostra politica non sia mai stata autonoma, lo si è sempre saputo e, a onor del vero, anche detto. Due i direttori: USA e Vaticano. Stando a quanto ho sempre letto e stando a quanto suggerisce la logica, anche senza ascoltare le voci altrui, la faccenda mi sembra assolutamente plausibile.
Mi diverte sentire chi parla di democrazia, in questo blog.
@ Uro (106)
Nessuno, se non fosse che, come può notare, la “piangina” e lo “gnè-gnè” appaiono multiformi.
Un saluto.
x Rodolfo
UFFA……
Non e’ il video, lei ci ha associate con la signora nel video.
Lei non sa se e’ una persona anziana, certo non una giovincella.
Mi sembra una che si sta allenando per “Line Dancing”.
Nel nord est non siamo molto floreali.
Sportivi, si’, quell capellino non lo porterei neanche per portare fuori il cane.
Portiamo visiere o baseball caps.
Forse la signora nel video e’ una turista floridiana.
Again, e’ l’associazione, non il video.
Anita
x Pino
L’unica cosa che so e’ che erano gli anni della guerra fredda.
Gli spionaggi erano all’ordine del giorno, gli US per prevenire l’avanzamento del comunismo, il comunismo per avanzare.
In un post anche Marco ha detto tanto.
Francamente la guerra fredda continua…in mia opinione.
Anita
x Pino
Sito web in manutenzione.
Dopo aver scritto, ci sono ritornata e il suo website non si apriva, senza alcun messaggio.
Poi ricevevo un avviso da Microsoft dicendomi che la connessione era impossibile, per le solite varie ragioni, cambiamento di indirizzo, errori tipografici, etc…
Ho provato ancora prima di spegnere il PC, alle 12AM circa, 6:00 AM vostre, e la pagina era ancora bianca.
Saluti, Anita
Della serie “Come ti lecco il culo ai Berluska”. Ovvero, il berlusconismo ha merdificato anche il giornalismo
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CASO
“Marina Berlusconi come la ninfa Galatea”
“Chi” celebra la Real casa
Signorini dedica 25 pagine ai familiari del premier. Il primo servizio è per la presidente della Mondadori: “Finalmente anche per lei le vacanze”. Nella Dinasty pure il marito, i figli, la suocera. E nonno Silvio “in forma e di ottimo umore”
di EMANUELE LAURIA
Marina Berlusconi
ROMA – Ritratto della Real Casa sul giornale di famiglia. Venti pagine dedicate al premier e ai suoi parenti più stretti. Uno “speciale” in quattro servizi corredati da fotografie in esclusiva. Eccoli, i Berlusconi in vacanza raccontati da Chi, il settimanale patinato di Mondadori. Sorrisi, affettuosità, tenerezze. E addirittura un topless: quello di Marina Berlusconi, primogenita del Cavaliere, proposta con il seno scoperto, durante il cambio di costume, dalla rivista di cui è editrice. Ma quello è un “topless da urlo”, come scrive l’autrice dell’articolo, Azzurra Della Penna. Vale la pena offrirlo ai lettori. È la “sorpresa” anticipata già nella copertina di Chi in edicola. È il pezzo forte di questo numero, aperto da un editoriale del direttore Alfonso Signorini che pure se la prende con “le miserie dei vip”: ma fa riferimento al calciatore David Beckham, insensibile alle sfortune della sorella Lynne. costretta a mantenere se stessa e i tre figli con una pensione sociale di 657 sterline al mese.
SEGUE su http://www.repubblica.it/politica/2010/08/19/news/marina_berlusconi_come_la_ninfa_galatea_chi_celebra_la_real_casa-6365823/?ref=HREC1-4
Della serie “L’opposizione non c’è o se c’è dorme e si sveglia in ritardo di vari giorni sui fatti”.
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INCHIESTA
Caso Mondadori, il Pd attacca
“E’ un esecutivo ad personam”
Penati: “I favori fiscali di cui ha beneficiato l’azienda grazie alle norme ad hoc sono un atto gravissimo, una vera e propria alterazione delle regole di mercato. Uno schiaffo in faccia agli italiani onesti”
La sede della Mondadori
MILANO – “I favori fiscali di cui ha beneficiato la Mondadori grazie alle norme ad hoc approvate dall’esecutivo, sono un atto gravissimo, una vera e propria alterazione delle regole di mercato. Uno schiaffo in faccia agli italiani onesti”. Filippo Penati, capo della segreteria politica del leader Pd Pierluigi Bersani, commenta così la vicenda Mondadori 1, che coinvolge Silvio Berlusconi.
“Emerge, ancora una volta – continua Penati- l’enormità del conflitto di interessi del presidente del Consiglio e la natura corporativa di un governo che si preoccupa degli interessi del premier dimenticando gli italiani. Secondo Bossi, Berlusconi e Tremonti il 5% è quanto devono pagare i grandi evasori nel nostro Paese. Peccato che gli italiani in regola con il fisco paghino oltre il 43%. Fa senso sentir parlare di nuovo redditometro e di evasione fiscale e scoprire poi che il governo, per legge, la consente agli amici o alle aziende del premier”.
“Si fanno favori fiscali a Mondadori – conclude l’esponente democratico – ma si tagliano i soldi agli enti locali obbligandoli ad aumentare le tasse ai cittadini per continuare a garantire loro servizi essenziali. Si aiuta Mondadori e intanto l’economia italiana è maglia nera tra i Paesi sviluppati. Questo è un governo ad personam che ha fatto dell’interesse personale metodo e prassi di azione. Un governo che deve andare al più presto a casa”.
In Europa c’è un club di ultras dove le politiche sulla sicurezza sono troppo influenzate dall’estrema destra: sono la Francia per le espulsioni dei rom, l’Olanda per l’islamofobia, la Svizzera per i minareti e l’Italia per il reato di clandestinità.
Le Monde,
18 agosto
x Anita
L’ho già scritto nel commento n. 82. Nel frattempo ho appurato che si trattava davvero di manutenzione non solo del mio sito.
Un bacione.
pino
@ Pino
Censura, censura! ;o)
Leggendo qui e la’…..
Ho trovato un giornale online che e’ aggiornato e che scrive onestamente come stanno le cose negli US.
IL SOLE 24ORE
Ho solo letto qualche articolo ed un paio di blogs, l’ho messo sul browser dei favoriti, almeno per ora.
Anita
Tòh,
le ex camicette nere seguaci di Fini, su Fare Futuro fanno mea culpa.
“Ci vergogniamo di aver avvallato editti bulgari (Biagi, Santoro Luttazzi, ndr) e non aver capito prima che Berlusconi usa il killeraggio e i ricatti”.
Alla buon’ora!
C.G.
A SILVIO
Si pensava, poi s’è confermata
la stoltezza tua e della tua armata,
armata brancaleone senza cor de lione,
cor malfermo, cor maldestro,
sol disonesto e lesto a rubar,
noi sempre umili, mansueti,
d’esser facili profeti del tuo profittar
Ma sol tu caro Silvio, Deo e Unto
con orgoglio a pochi eguale
fortemente hai voluto la carica istituzionale,
non per il popolo derelitto,
ma sol pe tuo sporco profitto,
e col massimo dei voti l’hai avuta
e a noi solo slogans e tanta rogna asciutta.
A te eterna ingiuria,
mai venuta meno prima,
questa carica a confermare,
possiam certo dichiarare,
che il futur per te sarà amarezza.
Forza genio versato al male,
sì, la tua strada sarà dura,
ma a te nul farà paura,
perchè come Bettino, Hammamet
è di là, vicino.
Non uno, ma già tanti son i tiranni,
ma quanti in Roma abbiam parenti,
e quante letterine, opulenti faccendieri,
e Silvio impune, impone il furto e tirannia,
può ben tua sporcizia e lecchinaggine.
Vedova è l’Italia della più onesta gioventù;
che tutto popolo soffre e impreca all’insù,
i più forti e onesti restan all’opposizion,
smarriti non son, aspettan; tremulo, abbattuto
geme, freme il popolo, ti detesta e tace,
Silvio; il popolo faran parlar nell’urna,
non bello , ne per te buono; il leon che dorme.
Pasquino
DA PARTE DI ALECHS
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@ Pino (113)
Sorri, ma non riesco proprio a capire dove sia la fabbrica di m.
La testata “Chi” è di proprietà di Berlusconi, tant’è che viene definita dagli
addetti ai lavori l'”house organ” della casata.
Il trattamento agiografico-salivare viene comunque riservato, con sommo
sprezzo del ridicolo, a tutti gli ospiti del giornale indipendentemente dalla
loro provenienza; come dimenticare certe istantanee (e certi pezzi) che
ritraevano Folena, Melandri, Rutelli, solo per citarne alcuni…mi pare poi che
una certa “attenzione” nei confronti della proprietà sia sempre esistita
nell’ambiente o sbaglio? O forse, ma sarebbe pura fantascienza, ci aspettiamo
il giornalismo di inchiesta da uno come Alfonso “Servo Vostro” Signorini?
Il problema è che giornali di quel tipo rappresentano, a giudicare dalle
vendite, l’unica fonte di (ehm, ehm!) informazione per molte persone, con tutti
i guasti che ne conseguono. Se a questo aggiungiamo il danno che fanno, con i
loro editoriali, i cosidetti (autonominatisi) terzisti che fanno finta di
essere super-partes, quella di “Chi”, a ben guardare è soltanto Nutella…
Un saluto.
p.s.: sarei curioso di scoprire i motivi per cui è stata autorizzata la
pubblicazione del topless…pubblicità al chirurgo, meibi, o fiuto per quello
che desidera vedere la “ggente”?
x Alechs
Hai ragione, ma leccare il culo ai Berluscones, come se si volesse lanciarli a mo’ di casato in stile Ranieri di Monaco, è diverso e più grave del coprirsi di ridicolo col solito blablablà sul ciarpame modaiolo.
Un saluto.
pino
cara Anita,
ma che cosa ti dirà “qualche blogger” se adesso ti metti a leggere “il sole 24″ il giornalaccio della Confindustria ?
Mi meraviglio di te!!!!!
Se lo trovi un po’ serio devi dirlo sottovoce e scrivere in piccolissimo…che vuoi metterlo fra i preferiti!
Ti abbraccio
Sylvi
Mah, non so quanto sia attendibile il rischio di aver potuto importare il comunismo sovietico in una nazione imborghesita come quella che negli anni ’70 votava PCI.
Le paure degli USA erano a mio avviso del tutto immotivate.
Vero invece che un compromesso storico tra due partiti di grande maggioranza avrebbe creato un mostro solo apparentemente socialdemocratico, ma in realtà puramente affarista e strettamente oligarchico. Moro poteva tranquillamente essere lasciato in vita, tanto ormai era bruciato. Le paure degli USA erano assolutamente infondate, tenendo conto dell’influenza vaticana sui più grossi nomi della politica dell’epoca.
Il sole 24 Ore è un giornalaccio della Confindustria.
C.G
Caro uroburo,
anche al sottoscritto” la “signora che balla” ha fatto molta tenerzza.
C’è molta gente invece ,con la puzza sotto il naso, intellettuali,a cui ha dato magari fastidio.
Chissà cosa fanno loro davanti allo specchio sicure/i di non essere osservati!
ciao
cc
E tu, caro CC
che cosa fai davanti allo specchio, oltre che scalarlo, sicuro di non essere osservato????
Sylvi
x Marco
mi sorprende solo che il presidente USA dell´epoca fosse, se non erro, Carter.
Gli USA nel complesso non hanno mai appoggiato il modello soc-ialdemocratico, che nella migliore delle ipotesi e´guardato con disprezzo dai ´neoliberisti´.
In ogni caso la parola comu-nista bastava a mandarli in tilt. Reagan ´stava male´solo a sentire la parola soci-alis-mo, come il nostro baldo brokkolino, finche´non si accorse in cosa esattamente consistesse il so-ccia-mella (in ´bolognese´) del Crasci…
Tenendo conto dei movimenti studenteschi in Europa degli anni ´70, la guerra persa in Vietnam, la confusione tra terrorismo e sinistra parlamentare in genere che perdura tuttora in Italia (vedi le allusioni della cara benpensante Sylvi), lo strillare ai comunisti ed alle toghe rosse dei fascisti persino ora al potere in Italia, non direi che le paure USA dell ´epoca fossero ´infondate´dal loro punto di vista reazionario. Certo non temevano l´URSS, ma temevano una perdita d´immagine e di prestigio quanto meno. E poi Yalta era Yalta, ma questo Moro lo sapeva. Per cui si assunse un rischio enorme, ma non era affatto ´bruciato´ politicamente
Peter
x CC e Uroburo
a me la signora che ´ballava´ non faceva tenerezza. Era anziana, fragile, un po´instabile sulle gambe e rischiava di cadere e rompersi un femore.
L´allusione di quel cafone era all´eta´di due forumiste, che cercava di mettere in ridicolo, come se si avventurassero, qui, in compiti poco consoni alla loro eta´.
Di ridicolo si copre sempre e solo lui, con il suo fenomenale display di ignoranza, cafonaggine, macismo spicciolo da bar sport, e sbruffonate su palpeggiamenti abusivi sui trasporti pubblici
Peter
x Peter:
Sarà, ma un PCI ed una DC uniti in una coalizione o in un unico partito, non avrebbero mai potuto condurre a minacce di alcun genere per gli USA nè portato vantaggi alla Russia. Quindi la guerra fredda, a parte le parole, per noi era fuori discussione.
La neonata coalizione sarebbe stata solo un comitato affaristico senza una vera colorazione politica.
Per quel che riguarda l’immagine, che immagine si sarebbe appannata? In Italia ha sempre comandato il Vaticano, specie con Paolo VI, e questo era chiaro e netto anche agli USA. Per cui…
In quanto alle guerriglie studentesche, i movimenti studenteschi erano infiltrati dai servizi segreti, sempre per lo stesso stupido motivo secondo il quale, a sentire gli USA, Mosca stava tramando per portare l’Italia nella sua orbita. Sì, figuriamoci…
L’interesse dei vari politicanti italiani era quello stesso di adesso: continuare a fare affari con i soldi delle opere pubbliche. Non c’era nessuna intenzione di entrare in orbite perdenti.
Se i politologi USA non l’avevano capito, stavano proprio messi male.
x Marco
beh, a ´scaricare´ Moro fu anche santa madre ecclesia , forse non per prima, ma certo non per ultima.
Secondo una testimonianza riportata ormai molti anni fa in tv in Italia, Moro prigioniero sbianco´ quando lesse il testo di ´uomini delle br´. I suoi criminali rapitori si chiedevano perche´ dato che loro (o almeno molti di loro) non conoscevano il linguaggio del palazzo, ma lui certo si´
Peter
Non so quanti politici di quell’epoca fossero dei veri politici e non soci in affari o uomini di potere e basta.
Forse si salvavano Spadolini, Pannella e pochi altri.
x Silvi
Cara Sylvi,
e si’ tutti i giornali che scrivono quello che sento dalle nostre TV e radio sono giornalacci.
Non so chi sia la Confindustria, il Sole 24 ORE riporta verbatim alcuni articoli e notizie che appaiono sui nostri notiziari, tradotti in Italiano alla lettera.
Forse hanno un miglior traduttore…
Un piccolo esempio: Ieri il Presidente ha fatto uno dei suoi tanti discorsi, ha detto che la disoccupazione sta diminuendo…e’ stato immediatamente contraddetto dai fatti.
500.000 hanno perso il lavoro, il numero piu’ alto dal novembre 2009.
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Se considerano di fiducia le informazioni del giornaletto cubano, o Luogocomune, per dirne due, almeno Il Sole, da quel poco che ho letto, riporta quello che veramente succede.
L’Unita’, pur essendo comu-nista, riporta le notizie con piu’ serieta’ di altri giornali di sx.
Gli opinionisti, non sono reporters.
Un abbraccio,
Anita
Ti abbraccio
Sylvi
x Marco
suvvia…le vendite d´armi andavano a gonfie vele, si diceva, quando un tale era ministro della difesa. Ed un talaltro divenne poi noto come il somaro del cavaliere…
Sei proprio deludente. Comunque, a torto o a ragione, il compromesso storico erano in molti, troppi, a non volerlo. Compresi molti che contavano per davvero
Peter
x Sylvi
oops
ho lasciata la coda del tuo post…il mio non voleva passare, ho cambiate alcune parole…
Una svista.
Anita
cara Anita,
la Confindustria è l’associazione degli Industriali Italiani.
Il sole 24ore è il giornale che riporta soprattutto notizie economiche.
Sull’economia ha giornalisti informati.
ciao ylvi
http://tg24.sky.it/tg24/economia/2010/08/18/marina_berlusconi_topless_mondadori.html
Il Sole 24 ore riporta le notizie economiche DELLA CONFINDUSTRIA. E’ informato, per quanto può esserlo un giornale, su quel che vuole il padronato.
Quindi parla benissimo dell’Useggetta e, ovviamente, male di Obama. U.
x Uroburo
Allora mi spieghi perche’ quello che scrive Il Sole corrisponde con quello che veramente sta succedendo negli US?
L’economia e’ FERMA, nessuno spende soldi, non si fidano.
Tutti i miliardi spesi con il “Stimulus package” non hanno portato risultati, solo parole e impieghi governativi, e laute pensioni per i sindacati=unions.
Obama ne vuole varare un’altro, dopo aver detto che non lo farebbe mai…..
Mentre le pensioni governative per gli anziani sono “frozen” per 3 anni.
La Blue Cross del mio Stato ha gia’ abbandonato i pazienti su Medicaid, i piu’ poveri e bisognosi.
Il consenso dell’amministrazione di Obama e’ calato al 41%, un motivo ci deve essere.
Questo dal Gallup poll e da MSNBC e dalla CNN.
Bye, Anita
Un’altro motivo ci deve essere dato che hanno scelto l’Obama.
Gli ammeregani mica sono tutti stupidi, mica volevano alla guida del paese una Sarah (Pinco) Pallina e quel rimbambito del Maccaine.
Sono state le guerre provocate da quei mascalzoni che c’erano prima a vuotare le casse dello stato, ma su questo la komare svolazza e quaglieggia.
Ovviamente.
C.G.
cara Sylvina,
mi guardo e tutte le “volte” mi dico : “ma quanto sono bello”,intelligente e bravo!
Non finisco mai di stupirmi!
Cosa vuoi farci è narcisismo spinto di sinistra!
cc
volevo rispondere a Guido dalla Germania,
del quale ho apprezzato il post.
Ma la mia risposta, sul più bello, se n’è andata in Croazia.
Non voglio pensar male, ma insomma, quel che non hanno fatto col comunismo, ora lo fanno con una selva di ripetitori che si intersecano allegramente!
Buonanotte
Sylvi
x C.G.
Obama ha aumentato le spese delle guerre, non diminuite.
La guerra in Afghanistan l’ha dichiarata la “guerra giusta”, la sua guerra.
Le guerre in Yemen e Somalia, non le conta?
Bye, ho compagnia.
Anita
Oggesù! Caro Pino ti mando un messaggio per il blog U.
DA PARTE DI UROBURO
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Caro Marco,
non si capisce bene chi avrebbe mai potuto aver voglia di “ importare il comunismo sovietico “ [marco tempesta 19.08.10 alle 19:08] in Italia. I dirigenti comunisti no di certo perché il PCI è sempre stato un partito molto gramsciano e pochissimo leninista; un partito che aveva smesso le velleità rivoluzionarie fin dagli anni Trenta, e proprio per merito di Togliatti, anche per questo un politico di altissimo livello. Il PCI è sempre voluto arrivare a conquistare l’egemonia sulle masse popolari collaborando con i cattolici e i socialisti. Il loro obiettivo è sempre stato un governo di coalizione che mettesse mano alle riforme di struttura indispensabili al paese.
Siccome tu vieni dalla parte di gran lunga più avanzata del paese, ti indicherò alcuni dei problemi esistenti qui a Milano: una cultura politica medievale; scarsissime capacità imprenditoriali, la violenza come abituale strumento politico, una corruzione dilagante, un mercato del lavoro asfittico e dominato da organizzazioni para-delinquenziali che ricattavano i lavoratori non riconoscendo loro alcun diritto (gente che deve pagare il caporale per avere un lavoro e non essere pagata per il lavoro che fa!), varie delinquenze organizzate che pervertivano le prassi politiche e sociali di una parte del paese (generalmente a nord di Roma), una classe dirigente nazionale (soprattutto aristocratica ma anche borghese) che da sempre vive sulle spalle del paese senza dare nulla in cambio ecc.
Un governo di coalizione DC-PSI-PCI avrebbe dovuto metter mano a queste riforme di struttura prima ancora che a problemi politici come la collettivizzazione dei mezzi di produzione. Insomma l’obiettivo del PCI era di fare uscire l’Italia dal Medioevo non quello di proiettarla nel socialismo. Il comitato d’affari è solo la tua visione politica da Magna Grecia: voi se non è merda non la vedete neppure. Una parte della DC, la meno medievale era disponibile, la parte più avanzata (chessoio: Gava, Lima, Ciancimino ecc.) invece no.
Nelle intenzioni dei dirigenti del Pci, a cominciare da Togliatti, si doveva arrivare alle riforme di struttura tramite la collaborazione delle forze popolari, che comprendevano anche la DC, rappresentante delle masse cattoliche che costituivano una parte non piccola del paese.
Evidentemente tu, oltre a non conoscere la storia d’Italia, ritieni che gli Useggetta siano un normale paese democratico e non una grande potenza da 200 anni lanciata verso la conquista del potere mondiale in regime di monopolio.
Gli Useggetta hanno osteggiato non solo le forze di sinistra ma anche le forze nazionaliste, politicamente moderate, che avevano l’obiettivo di fare l’interesse del loro paese. Ad esempio Janio Quadros in Brasile, Papandreu padre in Grecia o Mossadeq in Iran oltre a vari altri politici latino-americani (che di sinistra non avevano neppure il nome).
Un governo socialdemocratico in Italia era inaccettabile per l’Useggetta, e naturalmente anche per il Vaticano perché sarebbe stato senza ritorno per le forze eversive di destra su cui si poggiavano gli Useggetta. Moro quindi doveva essere messo politicamente fuori gioco, e una volta catturato dalle BR, alle quali aveva svelato vari segreti, doveva essere ucciso perché non confermasse quel che aveva detto. Evidentemente hai dimenticato che uno dei segreti meglio protetti dell’intera storia del nostro paese sono stati i verbali degli interrogatori di Moro in prigionia….
Moro doveva morire, lo capirebbe anche un bambino. Tu no perché sei troppo inteligente.
La classe politica italiana del periodo 1945-1978 ha avuto al suo interno alcuni grandi uomini di stato: De Gasperi e Moro, Togliatti e Berlinguer, Nenni e Lombardi tra gli altri. Che tu non veda la differenza con quelli di adesso è solo la dimostrazione della tua cecità.
Lo Spennella è stato uno dei principali responsabili del disfacimento della Prima Repubblica, che certo era migliore di questa. E Di Pietro è solo un pistola, come la maggior parte dei quattordicenni, maschi e femmine.
Un saluto U.
x C.G.
Lei non sa cosa sta combinando Obama, il Nobel Prize per la pace.
Lo scorso Sabato e’ iniziata una serie sul New York Times:
Secret Assault on Terrorism Widens on Two Continents – NYTimes.com
Obama’s “Shadow Wars”.
Se le interessa ricerchi l’articolo, io ce l’ho, ma non so se si apre.
E’ in Inglese.
Il NYTs e’ di sinistra, percio’ non incolpi FOX News o giornali di dx.
Io quaglieggio, ma so quel che dico e scrivo.
Anita
E´interessante a proposito di quaglieggio, come appunto in questo esca fuori il vero carattere delle persone ed i loro complessi, che non possono naturalmente risaltare da discorsi politici o economici.
Con il suo post Nr 103 il CG per esempio , coglie perfettamente il punto quanto scrive:-“Come recita quel vecchio adagio..”a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”.
E non si accorge pero´che nella sua fantasia ha fatto un´affermazione di punto in bianco e senza veri riferimenti ,( perche´ non ce ne sono)e ne consegue che il CG deve sicuramente avere un complesso molto grave. Caro CG, ti ho dato sempre buoni consigli, ti voglio confidare quello che pensano le persone normali……l´amare, l´amore o il sesso non si misura in Cm., liberati da queste stupidaggini.
Il post 129 di ” testa di pietra” rileva non uno, ma parecchi complessi. E´molto probabile che non riuscirebbe mai a muoversi come quella vitale e arzilla vecchietta. Insomma la solita invidia. Quale illusione poi quando crede di essere nel cervello degli altri e scrive:-“L´allusione di quel cafone era all´eta´di due forumiste, che cercava di mettere in ridicolo, come se si avventurassero, qui, in compiti poco consoni alla loro eta´”
E´strano , io tutto ho pensato tranne che quello, e sono molto certo che la “testa di pietra” e´cattivo nell´animo, quella e´la peggiore delle cattiverie , quella che da´l´impulso ad offendere per partito preso…..dunque ,cafone, ridicolo, ignorante, macismo spicciolo da bar sport, sbruffone e non ultimo naturalmente i palpeggiamenti sui trasporti pubblici, quelli che lui non puo´……fare in assenza di impulsi.
Poi se la prende se lo apostrofo “testa di pietra.
Invece e´tutto il contrario. Anni fa ho visto una fotografia di Anita, (che mi ha ultimamente si un po´deluso quando ha deviato sul solo cappellino ed anche altre cose, ma di poco conto), e sono rimasto affascinato da quel viso che mi ha ricordato molto il mio primo amore.L´ho persino (chissa´quando) gia´scritto. Se non fossi stato gia´in buone mani, sarei partito come un fulmine per farle sicilianamente una proposta che non avrebbe potuto rifiutare. Per quanto riguarda la Sylvi, ho gia´scritto in questo blog, che da parecchi suoi post traspare erotismo puro. Quando scrisse che sarebbe andata a ballare, pur essendo tutti e due in buone mani, accennai timidamente al desiderio di ballare con lei “chick to chick” una rotonda sul mare.
Mi respinse sdegnata con la frase:-“Con un uomo come lei mai….meglio morta”, che e´tutto dire.
Dunque quel video e´stato postato da me , solo per dimostrare come noi anziani dovremmo essere, come sarebbe auspicabile di essere e cioe´pieni di vita e di gioia di vivere. L´aspetto fisico e´di secondaria importanza, si e´giovani cosi come ci si sente dentro.
La “testa di pietra” , lo dico con moooooooolta sicurezza e´seduto e praticamente gia´ nell´altro mondo.
–
Nello spizzicare il blog, ho letto un post di Sylvi che accennava al “fogolar”. Mi e´sovvenuto e mi sono ricordato di un articolo letto non so´quanto tempo fa… un´intervista a Bruno Pizzul, un uomo di una straordinaria gentilezza e di una intelligenza (sportiva) fuori dal comune.
Io mi sono interessato, oltre che giocarlo, sempre di calcio.
Bruno Pizzul ha giocato prima che diventasse commentatore sportivo parecchie stagioni nel Catania, insieme a lui, chissa´perche´,
altri giocatori Friulani, in una stagione persino 7 giocatori nel Catania erano Friulani e tra loro naturalmente parlavano Friulano.
Le interviste le faceva , forse qualcuno si ricordera´, un giovane cronista di nome Candito Cannavo´, lavorava in quel tempo per la “Sicilia” , un giorno trovandosi negli spogliatoi ed ascoltando quel gruppo disse:-“Ma guarda che terra disgraziata e´la Sicilia, nel corso dei secoli abbiamo subito le invasioni dei Cartaginesi, Fenici, Arabi, Romani, adesso dobbiamo subire anche questi barbari che parlano questo linguaggio incomprensibile” , scherzosamente, lo aggiungo perche´ chissa´….
Bruno Pizzul raccontava che nei suoi frequenti viaggi in Canada´, in Argentina , in Australia ecc. esistono i cosidetti “Fogolar Furlans” dove viene (dai Friulani di seconda e terza generazione , a differenza del Friuli stesso) parlato esclusivamente Friulano. La lingua Italiana e´ per loro oramai sconosciuta.
Quello che mi e´rimasto impresso in quell´intervista e´stato il suo rammarico, pur avendone avuta la possibilita´, di rifiuto per un malinteso senso di nazionalismo di non aver imparato la lingua Slovena, che gli avrebbe consentito di farsi capire in tutte le lingue di matrice Slava cioe´ fino a Wladivostok.
Buona giornata a tutti. Rodolfo
Gli Americani vanno via dall´Irak, ma gli Iracheni supplicano:-
“Ami don´t go home”
molti li vorrebbero almeno fino al 2020.
Secondo me….gli Americani stanno commettendo dopo l´errore di avere invaso il paese , un altro grosso errore , quello di lasciarlo. Quello di abbandonare l´Irak instabile e senza un governo.
Rodolfo
Una guerra costata 740.000.000.000 (settecentoquaranta miliardi)
di dollari e la vita di 4500 soldati, per portare la Democrazia in quel paese, per liberarlo da un desposta che strangolava la popolazione.
50.000 soldati rimangono per aiutare alla ricostruzione.
Dunque nonostante tutto, e´tempo anche di ringraziare, grazie America per il coraggio e per lo spirito di sacrificio. Rodolfo
Caro Uro,
Craxi non me lo sono inventato io, nè Tanassi, nè Rumor e compagnia bella. Tutti, guarda caso, politici del Nord molto più interessati a far soldi che a creare la socialdemocrazia.
Dall’altra parte della barricata, uomini col senso staliniano del potere, e con la frustrazione di non poterlo esercitare alla maniera di Stalin. Gli strascichi li osserviamo ancora adesso nella mentalità D’Alemiana.
Il resto sono solo tue fantasie.
In quanto a Moro, i sodali di partito, Andreotti in testa, lo avrebbero giubilato col benestare del Vaticano,convincendolo a str zitto e a ritirarsi dalla politica attiva. Dopo quella brutta esperienza, Moro lo avrebbe fatto a tambur battente.