E’ morto Cossiga. Schiacciato anche dal peso di avere accettato la decisione dell’inviato Usa, Steve Pieczenik, uomo del segretario di Stato Kissinger, di spingere le Brigate Rosse a uccidere Aldo Moro. Che proprio da Kissinger era stato minacciato di “eliminazione” se avesse portato i comunisti a far parte del governo
Volevo scrivere un pezzo dedicato solo al succo del discorso che emerge dall’assalto delle truppe berluscone al presidente della Camera, Gianfranco Fini, e alla sua famiglia. Ma la scomparsa di Francesco Cossiga mi porta a dedicare qualche riga anche a lui.
Sì, certo, Cossiga è stato – come Giulio Andreotti – l’asse portante del lato più oscuro del potere politico in Italia. Per essere chiari: il lato responsabile anche delle stragi come quella del 12 dicembre 1969 a piazza Fontana a Milano. Cossiga ne era talmente cosciente che, oltre ad avere accennato più volte alle proprie responsabilità, ha nominato Andreotti senatore a vita spiegando pubblicamente che questi avrebbe dovuto essergliene grato perché una tale nomina lo metteva per sempre al riparo della legge e dei magistrati. Cossiga ha cioè ammesso di avere procurato ad Andreotti, perché ne aveva evidentemente bisogno, ciò che il Chiavaliere Mascarato Pipino il Breve sta tentando di ottenere con testardaggine da anni, anche a costo di sfasciare man mano il parlamento, le istituzioni e le fondamenta del Paese intero.
In particolare, Cossiga è corresponsabile della morte di Aldo Moro. Corresponsabile, si badi bene, e non responsabile: perché la responsabilità è delle Brigate Rosse che lo hanno prima rapito e poi materialmente ucciso. Corresponsabile della sua uccisione, forse anche del rapimento se è vero che fu lui a negare l’auto corazzata chiesta per Moro dal capo della sua scorta, il maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi.
Detto questo, bisogna per onestà aggiungere che probabilmente Cossiga ha scelto il male minore. Mi spiego. I patti di Yalta rendevano di fatto impossibile, a meno di un bagno di sangue, che in Italia governasse il partito comunista. Anzi, gli Usa avrebbero certissimamante scatenato un golpe, con annessa tragedia di grandi dimensioni, anche se il partito comunista avesse solo fatto parte di un governo democratico, cioè composto anche da altri partiti. Di più: gli Usa non avrebbero mai tollerato che l’Italia uscisse dalla Nato, per impedirlo erano disposti a tutto. E di tutto hanno fatto… In tali condizioni, Cossiga, con Andreotti&C, hanno fatto in modo che un numero limitato di vittime, quelle delle stragi, quelle degli uccisi da polizia e carabinieri nelle manifestazioni e quelli del terrorismo, nato per reazione alla strage di piazza Fontana e al pericolo reale di golpe, scongiurasse una guerra civile devastante come quella della Grecia, dove i comunisti invece si illusero di potersene fregare di Yalta, o un colpo di Stato militare come appunto quello greco prima e quello cileno dopo.
Sì, certo: Andreotti ha fatto la stessa cosa servendosi della mafia. O meglio: anche della mafia siciliana. Lui ha acettato la situazione esistente in Sicilia, messa a sua disposiazione quando Salvo Lima e i suoi passarono dalla corrente democristiana di Amintore Fanfani a quella di Andreotti, permettendogli così di passare da leader laziale, al guinzaglio del Vaticano, a leader nazionale di lungo corso. Ma fare la guerra alla mafia, anziché usarne i voti per stare in parlamento e al governo, significa dover mettere in piedi un meccanismo repressivo militare di tipo quasi afgano. Con il risultato di perderla…
Insomma, non mi metto ad applaudire Cossiga, così come non applaudirò Andreotti quando sarà il suo turno, se eventualmente prima del mio, ma non desidero unirmi al coro di chi gode per la sua morte e si augura, come ho letto in altri blog, che “patisca le pene dell’inferno”. Desidero solo che si rifletta di più su cosa è in realtà la politica, compresaquella democratica. Ogni potere ha la sua bella dose di merda e sangue. Oltre che di lacrime. Altrui, ovviamente.
Di Cossiga comunque apprezzo l’avere detto chiaro e tondo – certo, in ritardo. Ma da capo dello Stato non poteva certo dirlo – che l’aereo dell’Itavia finito nel mare di Ustica è stato abbattuto per errore dai francesi, ponendo la parola fine – se fossimo un Paese serio – alla lunga serie di leggende e “misteri” assurte a Verità. Idem per la strage alla stazione di Bologna, dovuta a un errore di chi trasportava esplosivo per conto dei palestinesi e non alla volontà dei neofascisti come Giusva Fioravanti e Francesca Mambro che sono stati condannati come colpevoli. Idem per avere messo in chiaro che avere fatto “pentire” Patrizio Peci – dando così inizio alla frana e alla fine delle Brigate Rosse prima e dell’intero terrorsimo italiano dopo – era merito non del famoso generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, bensì dello sconosciuto maresciallo delle guardie carcerarie Angelo Incandela, come ho scritto nel mio libro “Agli ordini del generale Dalla Chiesa”.
Riguardo Moro, le colpe di Cossiga sono gravi. Riporto qui di seguito quanto ho scritto tempo fa:
«Lo stesso attentato a Moro, no? La prigione di Moro».
«Sì?»
«Erano arrivati alla casa vicina a dove stava lui. Hanno avuto l’ordine di fermarsi. Lo so perché un mio alunno faceva parte di queste cose qui. Me lo ha detto lui: “Noi abbiamo avuto l’ordine di fermarci e tornare indietro”. Erano arrivati a pochi… A venti metri erano arrivati. Quindi lo sapevano benissimo. Cioè, lo sapevano. Setacciando casa per casa, alla fine lo dovevano trovare».
«Via Montalcini?»
«Adesso non so perché io non sono addentro alle segrete cose. Però questo me lo ha detto un mio alunno che stava lì, insomma, ecco, faceva parte di quelli lì. Hanno dovuto rimettere, capito? Ma non parliamo male che non è questa né la sede né il luogo né il caso».
Questa è una parte del mio dialogo al cardiopalma con un gesuita confessore della Chiesa del Gesù in uno dei primi giorni dell’agosto 1993. Stavo scrivendo il libro Tangenti in confessionale, spacciandomi nei confessionali delle chiese più rappresentative d’Italia, dal duomo di Torino alla basilica di S. Pietro in Vaticano fino a S. Gennaro a Napoli, per un politico che accettava le mazzette dagli industriali e a volte, al contrario, per un industrale che le pagava ai politici. Volevo capire e documentare il comportamento e l’influenza della Chiesa nei confronti di un fenomeno come quello della corruzione e delle tangenti, troppo diffuso per essere ignoto ai suoi confessori e quindi alla gerarchia. Che infatti si dimostrò a conoscenza del fenomeno in modo capillare, senza però considerarlo quasi mai una cosa immorale, insomma un peccato. Mi «confessavo» con un mini registratore avvolto in un giornale tenuto in mano perché stesse il più vicino possibile alla bocca dei religiosi. La tarda mattinata di un giorno tra il 2 e il 4 agosto sono andato nella chiesa del Gesù, in piazza del Gesù. Una scelta dovuta al fatto che in quella piazza c’era la sede della direzione nazionale della Democrazia Cristiana e al fatto che in qualla chiesa Andreotti andava a messa quasi ogni mattina, dove presumevo si confessasse anche.
Entrato in chiesa, mi sono diretto verso il primo confessionale a destra, dove c’era un religioso già al lavoro. Non avrei immaginato neppure da lontano che il discorso sarebbe piombato nel caso Moro, e in modo così tranchant: «Lo stesso attentato a Moro, no? La prigione di Moro»… Io parlavo di tangenti e corruzione politica, il confessore di punto in bianco per dirmi che si trattava di un fenomento arcinoto ma tollerato mi raccontava della mancata liberazione di Moro!
Dato il caldo e il mio essere stato arrestato quattro anni prima proprio per l’affaire Moro, il cuore m’è schizzato in gola e ho cominciato a sudare come un cavallo. La storia che mi ha raccontato quel gesuita è la seguente: «Un mio ex alunno si era arruolato nella polizia ed era entrato nel corpo delle “teste di cuoio”. Un giorno è venuto a chiedermi l’autorizzazione morale per infiltrasi nelle Brigate Rosse, voleva cioè sapere da me se l’infiltrarsi era morale o immorale. Gli dissi che era morale. Passato del tempo, quel mio ex alunno è tornato da me schifato. Mi ha raccontato che mentre stavano andando a liberare Moro ed erano arrivati a una ventina di metri dalla sua prigione, all’improvviso ricevettero l’ordine di tornare indietro. Il mio ex alunno rimase talmente schifato che si è dimesso dalla polizia. Ora lavora nella falegnameria del padre». Chiaro quindi che si trattava della prigione di via Montalcini, altrimenti non si spiegherebbero lo schifo e lo scappar via dalla polizia.
Ero sconvolto. Ma uno o due giorni dopo sarei rimasto ancora più sconvolto. Sono andato infatti a confessarmi anche nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina, nella omonima piazza, scelta perché in quella piazza aveva il suo storico ufficio privato l’ancor più storico Andreotti. Mi si è presentato un giovane parroco con i capelli a spazzola e l’accento pugliese. Anziché nel confessionale, mi ha sorpreso facendomi accomodare in sagrestia, seduti uno di fronte all’altro su banali sedie e separati da nulla. Ero teso perché temevo si capisse che il giornale che stringevo nervosamente in mano nascondeva quello che nascondeva. Ma a un certo punto ho rischiato di cadere dalla sedia: quel parroco mi stava dicendo che era stato il confessore di Cossiga durante tutto il sequestro Moro!
«Quando, durante l’affare Moro, Cossiga era ministro degli Interni e lo confessavo io, in quel frangente dicevo: “Professore, io la posso solo assolvere dei suoi peccati. Ma la situazione sua se la deve andare a sbrigare da qualche altro”. Allora c’era Ferretto, c’era Dossetti [ndr: ex compagni di studi di Cossiga diventati frati]. Dicevo: “Vada a sentire loro. Perché, anche, loro sono quelli che, avendo fatto carriera con lei, con Moro e col partito, a un certo punto hanno fatto un’altra scelta, possono aiutarla adesso”. A questo tipo di sollecitazione lui diceva: “Lascio perdere tutto”.»
Tradotto in linguaggio comune, il suo ex confessore mi stava dicendo che Cossiga aveva deliberatamente abbandonato Moro al suo destino. E chissà se gli aveva raccontato anche di avere rifiutato l’auto corazzata chiesta pochi giorni prima dell’agguato in via Fani dal maresciallo Leonardi, il capo scorta sempre più preoccupato per la sicurezza di Moro. In ogni caso, lo straordinario racconto del parroco di S. Lorenzo in Lucina confermava in pieno non solo quanto più volte più o meno chiaramente ammesso dallo stesso Cossiga, ma anche quanto raccontato nell’intervista a «L’Unità» dall'”amerikano” Pieczenik.
Pieczenik, chi era costui? Steve Pieczenik – assistente del Segretario di Stato Henry Kissinger e capo dell’Ufficio per la gestione dei problemi del terrorismo internazionale del Dipartimento di Stato Usa, ufficio istituito dallo stesso Kissinger – era l’uomo inviato dagli Usa per dirigere la stategia del governo italiano per il sequestro di Moro. Come ha confermato il ministro dell’Interno dell’epoca, cioè Cossiga, Pieczenik venne invitato subito dopo il rapimento di Moro a fare parte di un comitato di esperti capeggiato dal ministro per fare fronte all’emergenza. (Ne faceva parte anche il criminologo Franco Ferracuti, della P2). La strategia impostata dall’esperto «amerikano» ricalcava fedelmente quanto previsto dal Field Manual redatto nel 1970 dalla Cia per definire il comportamento Usa verso i propri alleati in caso di loro gravi crisi. Si tratta di una strategia che definisce il terrorismo «fattore interno stabilizzante», secondo il principio «destabilizzare al fine di stabilizzare», e che non si fa scrupolo di prevedere la strumentalizzazione di eventuali gruppi eversivi dei Paesi alleati se essa può risultare positiva per gli interessi americani. Leggiamo ora cosa ha detto Pieczenik in una intervista del 16 marzo 2001 all’«Italy Daily» riguardo il suo compito durante il sequestro Moro:
«Stabilizzare l’Italia, in modo che la Democrazia Cristiana non cedesse… e assicurare che il sequestro non avrebbe condotto alla presa del governo da parte dei comunisti… Il mantenimento delle posizioni della DC: quello era il cuore della mia missione. Nonostante tutte le crisi di governo, l’Italia era stato un Paese molto stabile, saldamente in mano alla DC. Ma in quei giorni il Partito comunista di Berlinguer era molto vicino a ottenere la maggioranza, e questo non volevamo che accadesse… Io ritengo di avere portato a compimento tale incarico. Una spiacevole conseguenza di ciò fu che Moro dovette morire… Nelle sue lettere Moro mostrò segni di cedimento. A quel punto venne presa la decisione di non trattare. Politicamente non c’era altra scelta. Questo però significava che sarebbe stato giustiziato… Il fatto è che lui, Moro, non era indispensabile ai fini della stabilità dell’Italia».
Più chiari e cinici di così! In seguito però Pieczenik in un suo libro del 2007, edito in Francia, ha aggiunto altro:
«Lessi le molte lettere di Moro e i comunicati dei terroristi. Vidi che Moro era angosciato e stava facendo rivelazioni che potevano essere lesive per l’Alleanza Atlantica. Decisi allora che doveva prevalere la Ragione di Stato anche a scapito della sua vita. Mi resi conto così che bisognava cambiare le carte in tavola e tendere una trappola alle Br. Finsi di trattare. Decidemmo quindi, d’accordo con Cossiga, che era il momento di mettere in pratica una operazione psicologica e facemmo uscire così il falso comunicato della morte di Aldo Moro con la possibilità di ritrovamento del suo corpo nel lago della Duchessa. Fu per loro un colpo mortale perché non capirono più nulla e furono spinti così all’autodistruzione. Uccidendo Moro persero la battaglia. Se lo avessero liberato avrebbero vinto. Cossiga ha approvato la quasi totalità delle mie scelte e delle mie proposte e faceva il tramite con Andreotti […]. «Sono stato io a decidere che il prezzo da pagare era la vita di Moro….. Cossiga era sempre informato sulla mia strategia e non poteva fare altro che accettare. Le Br invece potevano fermarmi in un attimo ma non hanno saputo farlo o voluto».
Pieczenik ha dunque detto chiaro e tondo che il falso comunicato n. 7 è il frutto di una ben precisa decisione strategica sua e di Cossiga. Per spingere le Brigate Rosse a uccidere Moro e porre così le basi della loro distruzione. Come in effetti è avvenuto. Da notare che tutto ciò conferma in pieno le minacce di eliminazione di Moro profferite dal segretario di Stato degli Usa, Henry Kissinger, nel corso del loro incontro negli Usa, quando Moro espose la sua intenzione di fare entrare i comunisti nel governo. Minacce che impressionarono non poco Moro, che ne parlò preoccupato sia ai propri familiari che a uomini politici suoi amici come il democristiano Giovanni Galloni. Che in seguito rese pubblico quanto raccontatogli da Moro riguardo le minacce fattegli da Kissinger
Chiedo scusa, ma mi rendo conto che parlare del Chiavaliere e delle sue porcate, nonché delle porcate dei suoi molti lacché, è fuori luogo.
Post Scriptum
1) – Una volta pubblicato il libro Tangenti in confessionale, inviai una lettera a Cossiga con la fotocopia della pagina che riportava quanto dettomi dal suo ex confessore nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina. Nella missiva facevo notare la pesantezza delle affermazioni del sacerdote e chiedevo a Cossiga se poteva fornirmi una spiegazione di quelle affermazioni, spiegazione che avrei tenuto per me o reso pubblica se e quando lui avesse eventualmente desiderato. Beh, Cossiga mi rispose. Non negò nulla. Si limitò a scrivermi che “Si tratta di cose troppo importanti per lasciarle dire a un prete”. Purtroppo però lui non disse nulla in più.
2) – Qualche tempo dopo la pubblicazione del libro, il pubblico ministero Franco Jonta mi interrogò per sapere chi fosse il sacerdote del confessionale della chiesa del Gesù che mi aveva parlato della manca liberazione di Moro. Nonostante il tono perentorio del magistrato, con velata minaccia di guai giudiziari, ho opposto il segreto professionale, specificando però che ero disponibile a rispondere, ma solo dopo che l’Ordine dei giornalisti mi avesse sciolto, su mia richiesta, dall’obbligo del segreto. Tornato a Milano, ho chiesto per iscritto di esserne sollevato data l’importanza dell’argomento e della mia testimonianza. Ottenuto il permesso, sono stato riconvocato a Roma da Jonta, e questa volta gli ho portato una copia del nastro con il dialogo nel confessionale.
Man mano che ascoltava il nastro il magistrato si incupiva sempre di più. E ogni tanto continuava a ripetermi: «Ma non le sembra strano?» Ho cominciato a sentirmi a disagio, e a un certo punto ho temuto che magari venissi accusato di avere falsificato il nastro. All’ennesimo «Ma non le sembra strano?» mi sono stufato e ho ribattuto: «A me sembra strano, anzi stranissimo, però la sua è una domanda che dovrebbe rivolgere non a me, ma al confessore».
Silenzio di gelo. Finito il nastro Jonta guardandomi in modo che mi è parso ostile mi ha chiesto: «E chi sarebbe questo confessore?»
«Credo lei volesse dire “chi è” e non “chi sarebbe”. Comunque la risposta è semplice: quello che riceve nel primo confessionale a destra entrando in chiesa», ho risposto specificandone anche il nome: «C’è affissa una targhetta in ottone con il nome del confessore e gli orari durante i quali è presente».
«E che lo interrogo a fare? È chiaro che mi opporrà il segreto del confessionale».
“Beh, ma scusi, dottor Jonta, per arrivare a questa conclusione non c’era bisogno di farmi sciogliere dall’obbligo del segreto e farmi tornare a Roma. Ma se non intende interrogarlo, qual è il motivo per cui ne vuole sapere il nome? Qualcuno vuole chiedergli di tacere?”.
“Ma come si permette!”.
“Premesso che a norma di Costituzione sono libero di pensare quel che mi aggrada, le ho solo posto delle domande. Alle quali noto che lei non risponde. Ma poi, guardi che quel confessore non può assolutamente accampare il segreto perché ha detto chiaro e tondo, come lei ha sentito ascoltando il nastro, che il suo ex alunno in realtà non è andato a confessarsi, a parlare cioè dei propri peccati, ma solo a chiedergli un consiglio. Lei perciò può e anzi deve interrogarlo. E se non risponde lo può anche arrestare o comunque mandare sotto processo. Proprio come ha minacciato di fare con me. O devo pensare che secondo lei io ho meno diritti del prete?”.
“Nicotri, guardi che qui cosa fare lo decido io. Lei non può certo starmi a dire cosa devo o non devo fare”.
“Ho detto cosa può, non cosa deve fare. Con la sua coscienza se le vede lei. Comunque guardi che questa è l’unica occasione di chiarire finalmente la bruttissima faccenda della mancata liberazione. E in ogni caso, confessore o non confessore, è sicuro che di ex teste di cuoio figli di falegnami infiltrate nelle Brigate Rosse e scappate dalla polizia dopo la faccenda Moro per andare a fare il falegname dal papà non ce ne sono tante. Se questo ex poliziotto lo cercate, lo trovate di sicuro. Se lo volete trovare, naturalmente”.
“Ah, ma allora lei non vuole capire! Qui comando io, e lei non deve assolutamente dirmi cosa cavolo devo fare!”.
Conclusione? La prima è che sono uscito dal palazzo di Giustizia vergognandomi. Vergognandomi delle mia disponibilità con il magistrato. Vergognandomi d’essermi fatto sciogliere dall’obbligo del segreto. Mi sentivo molto a disagio, in imbarazzo con me stesso. La seconda è che è chiaro come il sole che NON si è voluto e non si vuole chiarire il “mistero” della prigione di Moro. Esattamente come a suo tempo non si voleva che la si trovasse. I “consigli” di Pieczenik parlano chiaro. I pesi sulla coscienza e le ammissioni di Cossiga anche. Il cadavere di Moro pure.
3) – Per concludere, aggiungo l’articolo di Repubblica, a firma di Daniele Mastrogiacomo, pubblicato il 7 novembre 1993 quando pareva che Jonta volesse interrogarmi per appurare la verità anziché far finta di niente:
MORO, UN AGENTE E LE BR
ROMA – Per la prima volta, dopo 15 anni, si potrà capire se le Br erano infiltrate. C’ è un testimone d’ eccezione, finora rimasto nell’ ombra, che potrebbe confermare questa circostanza. Il suo nome, per il momento, è segreto. Avrebbe raccontato il particolare ad un sacerdote. Un religioso della chiesa di piazza del Gesù a Roma, abituale confessore di politici, amministratori e imprenditori. Nei prossimi giorni, il Pm Franco Ionta, titolare della quinta inchiesta sul caso Moro, dovrebbe convocarlo: gli chiederà di rivelare il nome dell’ agente che negli anni passati gli confidò cosa avvenne durante i drammatici 55 giorni del rapimento, mentre si cercava affannosamente il covo dove il leader dc era prigioniero. Il nuovo impulso alle indagini è stato offerto da Giuseppe Nicotri, inviato del settimanale L’ Espresso e autore del libro “Tangenti in confessionale”. Si tratta di una serie di testimonianze raccolte nel segreto della confessione dal giornalista che, di volta in volta, si è spacciato per un politico corrotto, un industriale concusso o di un amministratore pubblico. Nel capitolo: “E’ come il caso Moro”, il dialogo tra Nicotri nelle spoglie di un politico e il suo confessore tocca il sequestro del leader dc. Uomo politico, parlando dei magistrati: “Per anni sapevano, probabilmente”. Sacerdote: “Ma sì, ma non potevano darsi la zappa sui piedi. Che era proibito. Lo stesso attentato a Moro, no? La prigione di Moro”. Uomo politico: “Sì?”. Sacerdote: “Erano arrivati alla casa vicina a dove stava lui. Hanno avuto l’ ordine di fermarsi. Lo so perché un mio alunno faceva parte di queste cose qui. Me l’ ha detto lui. Era un agente: ‘ Noi abbiamo avuto l’ ordine di fermarci e tornare indietro’ . Erano arrivati a pochi… a 20 metri erano arrivati. Quindi lo sapevano benissimo. Cioè, lo sapevano. Setacciando casa per casa, alla fine lo dovevano trovare”. Uomo politico: “Via Montalcini?”. Sacerdote: “Adesso non so perché io non sono addentro alle segrete cose. Però questo me l’ ha detto un mio alunno che stava lì. Insomma, ecco faceva parte di quelli lì. Hanno dovuto rimettere, capito? Ma non parliamo male che non è questa né la sede né il luogo né il caso”. Chi è l’ agente di cui parla il confessore? Il giudice Ionta ieri ha interrogato Giuseppe Nicotri e gli ha chiesto il nome del sacerdote. Sciolto dal vincolo del segreto professionale dall’ Ordine dei giornalisti della Lombardia, Nicotri ha aderito alla richiesta. L’ intenzione del magistrato adesso è di convocare il gesuita e di farsi confermare la rivelazione riportata nel libro di Nicotri e, ovviamente, il nome dell’ agente. Il giornalista ha detto al giudice che il suo interlocutore avrebbe appreso i particolari sulla prigione di Moro non nel segreto della confessione ma durante uno sfogo dell’ agente che gli chiedeva dei consigli. E ancora: che il poliziotto faceva parte di un gruppo di 40 uomini disposti a tutto e che era infiltrato nelle Br. – di DANIELE MASTROGIACOMO
c´ e´ da chiedersi quand´ e´ che il Ridolfo trovera´ mai una buona occasione per tenersi la boccaccia chiusa…
Peter
Poi tra l´altro pensavo che le piacesse, come me, ballare.
Io ho trovato quel video di una tenerezza senza uguali.
Sicuramente non era una pazza, ma sentiva quella gioia di vivere, di vitale importanza per noi anziani.
Poi ognuno vede con il proprio cuore e con la propria mente…..e se quelle non sono tanto in ordine si vedono anche altre cose.
Io vedo solo una donna anziana e la sua gioia di vivere, stop! Rodolfo
x”la testa di Peter”
fai sempre piu´pieta´……
x Rodolfo
E’ come la donna agisce, l’eta’ non e’ importante, potrebbe avere 50-60-70 anni ed oltre.
L’Anita non si sognerebbe mai di fare la ridicola in un supermarket, non credo neanche Sylvi.
Anita
Komare,
le sue “ricerche” su Aldo Moro quali risultati hanno dato?
Mi piacerebbe saperne di più, eventualmente sulla versione “usa-foraggiailterrorismodi stato- e scippa”.
C.G.
xAnita
Mi dispiace, io non vedo li niente di ridicolo.
Vedo solo una donna anziana e la sua voglia e gioia di vivere.
Sarebbe forse stato diverso se fosse stato un ragazzo o una ragazza?
Ci vuol ben altro per essere ridicoli. Rodolfo
Da notare che l´anziana voleva acquistare qualcosa, ed ancora verso la fine di quel video la ragazza che capisce e sorride.
x Poppy.
Unni sei?
P.S: ho dimenticato di dirti che durante il mio breve soggiorno in Sicilia ho conosciuto per vie traverse un militare italiano che guida elicotteri dell’esercito italiano.
È stato per diversi anni a Washington/DC , in Iraq e ultimamente pure in Afghanistan. Gli ho chiesto la sua opinione sui marlins ammeregani e mi ha detto che (cito a braccio) a parte la tecnologia avanzata di cui dispongono, hanno poco “sale nella zucca”, sono boriosi e arroganti con i loro partner di altre nazioni e piuttosto analfabeti.
Forse per questo vengono presi a sberle un pò da tutte le parti?
màh…
(Davvero, non sto raccontando storie)
C.G.
x Rodolfo que dixit:
“Ci vuol ben altro per essere ridicoli”.
Ben detto, per esempio quando si sale su un bus per fare la mano morta alle posteriora delle signore.
C.G.
xAnita che scrive:-
“L’Anita non si sognerebbe mai di fare la ridicola in un supermarket, non credo neanche Sylvi.
–
Dunque mancate di spontanieta´………..
Tutto deve essere calcolato?
Ma questo non e´vivere….questo e´vegetare.
Quella donna in quel momento sentiva cosi, sentiva la musica ….ballava e se ne fregava del mondo intero.
Rodolfo
E tu magari ci pensi e cosi ipocrita come sei, non lo fai. Bravo
x C.G.
Caro compare,
ho ben altro da fare che fare ricerche su Aldo Moro.
Come ho scritto ho letto articoli discordanti.
Non conosco i nomi delle Italiane persone coinvolte.
Non credo che Pino abbia scritto l’articolo solo per me.
Negli US il 99% non sa nemmeno chi fosse Aldo Moro e tutti i vostri primi ministri durante gli ultimi 65 anni.
Perche’ non chiede a qualcun altro?
Anita
Bye, I am going out.
il mio 62 e´per il 60
…delle persone Italiane…
la signora anziana del video non fa nulla di male, e´vero, e sembra rispettabile e gioviale.
Osservo pero´che un somaro che tiri il basto e la soma, diciamo in Sicilia sulle colline, neanche fa nulla di male, ed e´sicuramente una brava bestia.
Se pero´ne riportassi la foto o il video qui sul blog, con la scritta ´e´forse il Ridolfo´, il nostro simpaticone non dovrebbe aversene a male, no?
Peter
xcg
Poi se lo vuoi proprio sapere la mia mano morta e´sempre piaciuta…..anche questo bisogna saperlo fare, con discrezione e capacita´, con un sorriso , una strizzatina d´occhi ecc.. Tu se ci proveresti , con ilcervello che ti ritrovi ci guadagneresti un bel calcio nei cosidetti.
x66
e´un´esempio che non ha senso, un girar di frittata stupido…..
solo per il gusto ipocrita del contraddire.
Simili pensieri hanno il tempo che trovano e te li regalo. Rodolfo
Be´per ora mi avete stufato e annoiato.
Hasta la vista
x Rodolfo
che cosa significa la spontaneità?
Non sono spontanea, nè amo la musica e il ballo perchè non ho mai amato le carnevalate?
Anzi, a certi livelli, mi danno un fastidio tremendo?
Io non vedo lei in tutti i giocatori assatanati al Casinò.
Anzi, molti sono come me, “giocatori per gioco”, appunto!
Mio nonno diceva:
-mato chi gioga assai e mato chi nol gioga mai!-
Non è l’età che c’entra, è lo stile, e il senso della misura!
Sylvi
x Rodolfo
Se facessi una cosa simile in un supermercato attirerei una folla.
Siamo abbastanza riservati.
Non mi sognerei di vestirmi cosi’ neanche per andare a fare la spesa.
La spontaneità’ ha i suoi luoghi……
Anita
x AZ e per n. 44
Vi prego di moderare il linguaggio, tenendo fuori dalle polemiche le madre e i parenti vari dei singoli forumisti ed evitando minacce fisiche in caso di incontri con forumisti di opposte sponde.
Ho perciò modificato un commento di AZ e il commento n. 44. Al mittente del quale rinnovo la richiesta di piantarla con l’espressione “testa di Peter” e con le minecce di sfracelli nel caso incontri il Tale o il Talatro. Già una volta minacciò me di sputarmi in faccia il giorno che mi avesse incontrato: direi quindi che può bastare, nel senso che ha già dimostrato certe sue qualità non proprimanete apprezzabili.
Buona serata a tutti.
pino nicotri
A proposito della frase di AZ n.36:
-s’è picchiato troppo nella frasca….-
La mia maestra Elisa di 1°e 2° elementare era una “fascistona” come ho sempre sentito dire a casa mia, sua sorella maestra…pure.
Ancora oggi, mio zio classe 1924, la ricorda, sua maestra giovanissima.
Dice: amava la Patria, amava l’Italia e ce la spiegava storicamente e geograficamente anche con qualche bacchettata data con il metro regolamentare!
Amava Mussolini perchè credeva che ci aiutasse a diventare una Nazione!
Lui la ricorda amorevole, attenta, bravissima maestra.
Era quella dell’olio di fegato di merluzzo, che, quando non c’era, lo comprava a sue spese!
Immediatamente , alla fine della guerra , furono, entrambe le sorelle,prese dai partigiani, picchiate, umiliate, e rasate in piazza!
Io la ricordo come una maestra severa, che seguiva i suoi alunni, soprattutto quelli più poveri e meno “curati a casa”.
Tutti, nessuno escluso dove abitavo, hanno trovato il “trattamento”
riservatole: ingiusto, inumano, intollerante!!!…
Io la ricordo con molto affetto, anche se non ero propriamente un’alunna modello.
L’ho vista vecchia e molto vigile. Abbiamo parlato.
Mi ha detto, -guarda sempre avanti!-
Sylvi
x Sylvi
guardi che cosi´conferma appunto il senso del post di AZ. Io stesso ho ricordato qualche parente ´fascistone´perche´credeva che Mussolini facesse grande l´Italia, etc etc. Non credo che si fossero mai ´sporcate le mani´, anche se poi continuarono a votare a destra dopo la guerra.
Pino e AZ parlavano di ex-gerarchi che ne avevano fatte di tutti i colori, e confluirono poi nella stessa DC, nei quadri dell´esercito, nella pubblica amministrazione, con conseguenze deleterie per la stessa democrazia italiana, ancora oggi, perche´tante cosine in Italia si tramandano regolarmente da una generazione all´altra
Peter
Ridolfo kazzeggia:
“Poi se lo vuoi proprio sapere la mia mano morta e´sempre piaciuta”…
Forse intendeva pasciuta. A forza di smanettarselo.
Poveretto…
C.G.
Komare,
siccome si atteggia sempre a saputella-vuvuvù, pensavo che sull’assassinio di Aldo Moro e il presunto coinvolgimento della Zia, mi potesse dare qualche notizia su come la pensano gli ammeregani.
Mi posso immaginare benissimo che non conoscano Moro.
Quella karogna di Henry Kissinger e la sottokarogna Pieczenik, invece lo conoscevano benissimo. E come!
Perchè non scrive loro una bella lettera ?
Mi è parso di capire che è uno dei suoi hobbyes preferiti, quello di scrivere ai papaveri della politica US.
Buona giornaaaata.
C.G.
x Peter
Alcuni avranno votato a dx, altri al centro e altri ancora, pur turandosi il naso, a sx.
Sicuramente le “vendette” e le sopraffazioni non hanno giovato alla sx, e fatto alla grande il gioco della Curia Romana!
Sylvi
x C.G.
Scrivo in ritardo perche’ il Website era in via di MANUTENZIONE.
Non posso studiare la storia di Aldo Moro, sono saputella solo su quel che so.
Mi attengo a notizie giornaliere o almeno di cose e periodi che ho vissuto, qui, negli US.
Scrivo ai miei rappresentanti come fanno milioni di cittadini, sono loro che dovrebbero lavorare per me, e non io per loro.
Lo rendono facilissimo, provvedono gli indirizzi ed anche il numero di telefono.
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Ecco cosa scrive il Vice Segretario degli Affari Pubblici al Governo Italiano:
Death of Former Italian President Francesco Cossiga.
On behalf of the United States Government, I would like to express our condolences on the death of former Italian President Francesco Cossiga, a brave and committed statesman and a lifelong friend of the United States.
A staunch supporter of NATO, President Cossiga worked with successive U.S. Administrations to preserve and defend the cause of freedom in Europe.
We send our deepest sympathy to his family and to the people of Italy.
Philip J. Crowley
Assistant Secretary, Bureau of Public Affairs
Washington, DC
August 18, 2010
Traduzione:
Morte dell’ex presidente Francesco Cossiga italiano.
A nome del governo degli Stati Uniti, vorrei esprimere il nostro cordoglio per la morte dell’ex Presidente della Repubblica italiana Francesco Cossiga, uno statista coraggioso e impegnato tutta la vita e un amico degli Stati Uniti.
Un convinto sostenitore della NATO, il Presidente Cossiga ha lavorato con successive amministrazioni nordamericane per preservare e difendere la causa della libertà in Europa.
Inviamo le nostre più sentite condoglianze alla sua famiglia e al popolo d’Italia.
Philip J. Crowley
Segretario, Ufficio Affari Pubblici
Washington, DC
18 agosto 2010
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Anita
x Rodolfo
In Inglese la frase “testa di Peter” puo’ avere molteplici significati sess-uali e non simpatichi, non c’e’ bisogno che glieli spieghi.
E’ uno slang usato da diversi comici, e da gente di basso livello.
Percio’ e’ imperativo che la smetta di usare quella frase.
Spero che ci siamo capiti.
Anita
correction
….simpatici….
Caro Pino,
il demente ha fame U.
x TUTTI
Il sito è scomparso dopo mezzanotte ed è ricomparso quando Anita ha potuto inviare di nuovo i suoi commenti. Però ancora pochi minuti fa a me risultava “Sito web in manutenzione”. Non so che dire. E non voglio essere pessimista né pensar male.
Buona giornata a tutti.
pino nicotri
x Uroburo
Mandami il post al mio recapito, che provvedo.
pino
DA PARTE DI UROBURO
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Caro Pino,
ho letto il tuo articolo sui Cossiga. In generale sarei d’accordo con il messaggio di Peter n. 5: se giustifichiamo tutto allora anche i mafiosi hanno ragione.
Vorrei tuttavia entrare nel merito di alcune tue affermazioni che non condivido.
1) “… guerra civile devastante come quella della Grecia, dove i comunisti invece si illusero di potersene fregare di Yalta, o un colpo di Stato militare come appunto quello greco prima e quello cileno dopo”.
Per la verità l’insurrezione in Grecia si ebbe solo dopo che gli inglesi avevano nominato ministro degli interni un poliziotto fascista ex collaborazionista. Hanno messo il KKE nella condizione di doversi difendere sul piano militare minacciandone l’annientamento fisico. IL KKE ha accettato la sfida, purtroppo ha poi fatto una serie di gravi errori politici (rottura con la Iugoslavia) ed è stato sconfitto.
Se c’è proprio qualcosa che l’Italia non ha MAI rischiato è una guerra civile. Il PCI sapeva benissimo che non avrebbe mai potuto vincerla, e questo prescindendo dal fatto che il partito aveva abbandonato ogni velleità rivoluzionaria fin dagli anni Trenta e che da allora era, de facto, diventato un partito socialista democratico. Lo dimostra, tra l’altro, proprio l’accettazione del Concordato come parte integrante della Costituzione.
Il giudizio su questo aspetto è complesso. Sono anch’io del parere che sia stato un errore ma per la DC era un punto vitale. Togliatti ha pensato di tenersi buoni i democristiani che, comunque, l’hanno scaricato poco dopo.
2) “… fare la guerra alla mafia … significa dover mettere in piedi un meccanismo repressivo militare di tipo quasi afgano. Con il risultato di perderla…”
Non condiviso proprio nulla di quanto scrivi. Non dico quello sbruffone di Giuliano Amato ma neppure i deputati mafiosi sosterrebbero una tesi simile. Di Pietro ha mostrato come si fa la lotta alla mafia volendo farla: seguendo la pista dei loro capitali, mettendo in galera quelli che sanno ed assicurando loro l’impunità se cantano.
Mai nessuno stato nella storia dell’umanità è stato veramente più debole di qualunque organizzazione malavitosa, per una banale questione di numeri. La guerra alla mafia non si vuole fare per ragioni di interesse. Tutto qui. In fondo è la prima attività economica del paese.
Quel che non capiscono è che è un’attività tossica che perverte tutta l’economia, tutta la politica, tutta la vita sociale di TUTTO il paese, Milano compresa.
3) “Di Cossiga comunque apprezzo l’avere detto chiaro e tondo – certo, in ritardo.”
Sai che non sono tanto convinto?
Io non credo che la Francia avrebbe potuto creare una situazione di guerra in acque vicinissime al territorio nazionale senza prima avvertire il nostro governo e noi non avremmo accettato. Ma gli israeliani sì, quelli non avrebbero avvertito nessuno.
Se la strage di Bologna fosse stato un errore dei palestinesi perché non rendere pubbliche le indagini? Il nostro stato stragista si sarebbe rifatto una verginità….
4) Conclusioni. Sono molto più d’accordo con l’articolo di Scalfari che non con te.
Korniga era matto, era una mina vagante, è stato uno dei principali responsabili (con il Crassi, lo Spennella, Sgarbi ed il Ferara) della fine della Prima Repubblica, sostituita da questo letamaio.
Sul piano politico è stato uno stragista ed ha mantenuto il paese completamente asservito all’Useggetta.
Un governo con l’appoggio esterno del PCI l’ha fatto Andreotti, subito dopo la morte di Moro. Purtroppo Berlinguà non ha avuto il coraggio di cambiare nome al partito diventando anche di nome oltre che de facto un qualunque partito socialista democratico europeo, atlantico e riformista. Ha perso il treno ed Occhetto non è più riuscito a prenderlo.
Mi dispiace molto ma il Banana rimarrà in sella: questo paese non vuole e non si merita di meglio.
Un caro saluto U.
PS. Se Moro doveva morire non poteva essere liberato. Moro vivo sarebbe stato un disastro per l’Useggetta e poco gestibile perla DC. Le BR avrebbero guadagnato a liberarlo ma hanno sbagliato tutto.
E perché mai? Da tempo io penso che la strategia delle BR non fosse stabilita da loro ma da qualcun altro. Solo che loro non lo sapevano. Ma Moretti sì.
Leggo su Blitzquotidiano:
Flottiglia verso Gaza. Arrestati per furto militari israeliani: non solo uccisero 9 attivisti, ma li derubarono
Almeno quattro militari israeliani sono stati arrestati in questi giorni nell’ambito delle indagini sul furto di computer e telefonini di attivisti filo-palestinesi che erano a bordo della flottiglia attaccata il 31 maggio scorso (con un bilancio di 9 attivisti turchi uccisi) mentre cercava di rompere il blocco della Striscia di Gaza. Lo rivela oggi l’edizione online del giornale Yediot Ahronot.
In manette sono finiti in particolare un tenente, comandante di una delle unità dei reparti d’elite intervenuti nel cruento abbordaggio, accusato dalla polizia militare israeliana di aver rubato fra 4 e 6 computer portatili, nonché un soldato – che lo avrebbe aiutato a piazzare parte del maltolto – e almeno altri due militari, coinvolti nell’acquisto della refurtiva.
I primi due sono in arresto, anche se le responsabilità del soldato (che secondo il suo legale avrebbe capito solo dopo la vendita d’aver avuto a che fare con materiale ricettato e che comunque ha raccontato tutto agli investigatori denunciando l’ufficiale) appaiono minori. Mentre gli altri sarebbero per ora in stato di fermo e sotto interrogatorio. L’indagine comunque è ancora in corso e non si escludono ulteriori sviluppi, ha riferito al giornale una fonte della procura militare.
”L’inchiesta è appena agli inizi – ha detto la fonte -, ma se quello che sembra sarà provato si tratta di una vicenda imbarazzante e vergognosa. Questi soldati non comprendono il valore dell’uniforme che indossano”. Commenti improntati a sdegno e a preoccupazione per il proliferare di scandali nei ranghi delle Forze Armate sono riecheggiati intanto anche da parte di esponenti politici israeliani, soprattutto di opposizione.
Accuse di furti a bordo della flottiglia erano state avanzate dai reduci fin dal loro rilascio. Un’attivista italiana aveva denunciato anche l’uso della sua carta di credito avvenuto dopo che questa era stata confiscata con i suoi effetti personali dai militari.
Israele, i rabbini proibiscono gli smartphone: “Sono una depravazione”
I cellulari di ultima generazione e gli apparecchi tecnologici che permettono di guardare video e navigare sul web sono “depravazioni da strada” che vanno proibite. È il contenuto di una circolare diffusa dai rabbini sefarditi di Israele, guidati dal loro capo Rabbi Yosef Ovadia, indirizzata agli studenti delle scuole religiose del Paese.
“Abbiamo saputo di piccoli attrezzi che permettono di guardare filmati, navigare su Internet e, Dio sia clemente, di raggiungere anche i posti peggiori al mondo”, si legge nella nota, rilanciata dal sito del quotidiano Yedioth Ahronoth. “In un istante (con questa tecnologia, ndr) un uomo può inciampare e cadere, Dio non voglia, nel fondo di un baratro”, si legge ancora nella nota, che quindi “intima” agli studenti, in vista dell’inizio del nuovo anno scolastico, di “rimanere alla larga da queste attrezzature pericolose, di mantenersi moderati e attenti”.
I leader religiosi sefarditi invitano quindi “i giovani intelligenti” a lasciarsi rafforzare dalla Torah e a dedicare ogni momento libero al suo studio, “con desiderio e gioia”. Un appello tanto più importante, scrivono i rabbini, in un periodo in cui “si viene a sapere di disastri quotidiani a cui è difficile opporsi” e le strade sono piene di vecchie e nuove “depravazioni” che impediscono di dedicarsi alla religione. Solo lo studio della Torah, conclude la circolare, potrà tornare utile nel giorno del giudizio
L’entrata in politica di Berlusconi – creando la figura ibrida dell’editore-capopartito — ha rappresentato una svolta radicale, direi un mutamento genetico del giornalismo italiano in qualcos’altro: un servizio politico, una macchina da guerra al servizio di un uomo e della sua causa politica. Quelli che si sono rifiutati di obbedire gli ordini molto espliciti sono stati cacciati e sostituiti con persone che erano disposte a farlo. Indro Montanelli si è rifiutato (non per fare di lui un santo ma è un semplice dato di fatto) perché non rientrava nella sua concezione di giornalismo. Vittorio Feltri, invece, ha accettato ed eccoci qua diciassette anni dopo. Se considerate “cantare in coro” giornalismo, allora non siamo d’accordo e parliamo di qualcos’altro.
– Non è una questione di destra e sinistra. Esistono giornali di destra e di sinistra, alcuni buoni e meno buoni. Giornali come Corriere della Sera, La Stampa, Sole 24 Ore sono giornali di centro e, a volte, di centrodestra. Nel caso del Corriere, la grande maggioranza dei commentatori (Ernesto Galli della Loggia, Angelo Panebianco, Sergio Romano, Piero Ostellino, Pierluigi Battista) sono quasi sempre filogovernativi e filoberlusconiani. Sono giornali che hanno avuto le loro oscillazioni secondo il vento politico e l’orientamento dei loro direttori e proprietari. Come tutti i giornali, non vivono in un vuoto ma navigano dentro un contesto politico che a volte può essere molto pesante e difficile. Ma rimangono giornali nel senso che i loro giornalisti sentono il dovere professionale di informare i loro lettori: per cui se è condannato un amico di Berlusconi lo dicono e spiegano perché. Se l’economia va bene o va male lo dicono sia quando il governo è di destra sia quando è di sinistra. I giornali di Berlusconi rispondono a un’altra serie di esigenze. Se l’economia va bene è merito di Berlusconi se sta al governo o all’opposizione; se va male è colpa di qualcun’altro.
xAnita e di sponda a Sylvi
Lei ha perfettamente ragione quella frase puo´vere moltleplici significati, ognuno capisce quel che vuole o quel che gli sembra nel suo intimo di essere. Io vi vengo incontro, a lei ed al blogmaster e non la usero piu´. Parola. Non sono Inglese sono Italiano ed in questo blog si scrive in Italiano……usero´dunque da ora in poi, quello che ho sempre inteso e cioe´”testa di Pietra”, lei capisce….da “Pietro”, come dire in Sicilia “testa zubba” o come si dice ad un bambino “testa dura”. E´consentito ……di grazia?
Se non e´consentito fatemelo sapere.
Di seguito…..leggo che lei non andrebbe mai vestita come quella anziana del mio video postato ieri, mentre la Sylvi non ama la musica e non canta …… parla di stile e del senso della misura.
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E´ vestita cosi male quell´anziana dal sorriso cosi disarmante in quel video? E´vestita cosi male questa vitale e anziana signora che gira e rigira , che balla il “tip-tap”, senza cadere a terra e senza che le si spezzino le caviglie? E´vestita davvero cosi male questa signora che balla cosi leggera , cosi allegra , cosi piena di gioia di vivere? Invece di offendersi, non si sa´perche´, mi sarei meravigliato della sincerita´di chi avesse risposto:-“Magari fossi io”. A me sembra vestita cosi come milioni di americani vestono, ha un paio di pantaloni decenti, una blusa colorata a fiori, un cappellino vezzoso e non ridicolo come quelli della regina Elisabetta.
Dunque non e´vestita di stracci. Mostri prego come veste lei in un giorno qualunque quando va´al supermercato, e´possibile una grande differenza? Io con tutta la mia buona volonta´, non credo.
Quel video e´stato nel frattenpo cliccato milioni di volte e sfido io, trovare una persona normale, che se ne risenta o che lo trovi ridicolo.
A questo punto una capatina dal psicologo non farebbe male.
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Ho letto , non solo una volta, che a Sylvi piace ballare e persino cantare, magari tra se….mentre cucina, ora leggo che non e´piu´cosi.
Mi dispiace. Per quanto riguarda entrare in un “casino” per giocare solo 10 euro lo trovo di pessimo gusto e non all´altezza di quel che la Sylvi dice di se stessa. Meglio giocare al “lotto” o al “totocalcio”, avrebbe piu´possibilita´ di vincere una cifra.
Per quanto riguarda i giocatori “assatanati” ne ho conosciuto e ne conosco tanti, gente che ha giocato e sperperato milioni di euro. Sono gente malata.A me personalmente fanno pena. Quelli non sono veri giocatori.
Io invece lo faccio per professione ed i conti si fanno sempre a fine anno. Diciamo che e´un investimento. Non esistono sistemi alla Roulette o al Poker, esistono solo metodi e strategie…che se ben applicate danno buone soddisfazioni. Come me ne esistono tanti e se fosse per noi ,chiuderebbero tutti i “casino” che invece vanno avanti perche´esistono proprio gli “assatanati” e per quelli che vanno a giocare solo 10 o 100 euro. Chiarito questo volto pagina .
Alle mamme …alle nonne….e a tutte le persone ragionevoli.
E´stata per me una sorpresa, (ma poi non tanto) vedere ancora una volta dove puo´arrivare l´animo umano.
Molti avranno letto ieri la frase di Zaimbri che il blogmaster ha oramai cancellato. Come puo´una donna, una madre e nonna non reagire a frasi cosi offensive, solo per convenienza? Solo perche´era una frase in loro difesa? Dov´e´la sensibilita´ della donna e della madre. Io posto un video senza malizia e si reagisce, un´altro scrive una porcata e si tace per convenienza. Che dire…non ho parole.
Io forse mi sono espresso, in un momento di conati di vomito, in un modo un po´alterato, ma se sara´ possibile, e´ mio desiderio di incontrare Zaimbri. Quando si scrivono post si puo´ anche sbagliare o esagerare e superare i limiti della decenza quando si tente ad essere “n´ommo ´e merda” .E´possibile.
Io posso aver scritto, come ha accennato Nicotri, che se lo avessi incontrato gli avrei sputato in faccia. L´ho scritto.
Ma so´ anche che non lo avrei mai fatto, cosi come lo sa´Nicotri.
Non ho mai messo madri ,padri o sorelle nel mezzo, perche la cosa mi fa´schifo, non e´nel mio carattere e non posso….non riesco ad offendere nell´intimo e nelle sue cose care , il mio avversario.
Dunque , il giorno che speriamo lo incontrero´, mi presentero´e faro´ una sola domanda. Se ha il coraggio di ripetere la frase di presenza, saranno consequenze. Certamente non sono cosi altero e arrogante da affermare che non ci possano essere consequenze anche per me o solo per me, ma in ogni caso saranno consequenze, ed io naturalmente faro´ il possibile affinche´siano consequenze a senso unico.
Es todo. Rodolfo
Un consiglio a Zaimbri. Stia attento a come si esprime in internet.
Esistono anche dei pazzi in questo mondo.
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=55360
USA-Italia. Galloni a ‘Next': Moro mi disse che sapeva di infiltrati CIA e Mossad nelle BR
“Non posso dimenticare un discorso con Moro poche settimane prima del suo rapimento: si discuteva delle BR, delle difficoltà di trovare i covi. E Moro mi disse: ‘La mia preoccupazione è questa: che io so per certa la notizia che i servizi segreti sia americani che israeliani hanno infiltrati nelle BR ma noi non siamo stati avvertiti di questo, sennò i covi li avremmo trovati’ “. Davanti alle telecamere di NEXT, l’approfondimento quotidiano di Rainews24 curato da Piero Di Pasquale, l’ex vicepresidente del CSM ed ex vicesegretario della Democrazia Cristiana Giovanni Galloni confida un ricordo degli anni di piombo che suggerisce paragoni con la vicenda del rapimento dell’imam della moschea milanese da parte della CIA.
“Me ne sono ricordato proprio ora, perché nei 55 giorni di prigionia di Moro ebbimo grandi difficoltà a metterci in contatto con i servizi americani, difficoltà che non incontrammo poi durante il rapimento del generale Dozier”, racconta Galloni.
L’internazionalizzazione della sfida delle BR
Il generale James Lee Dozier venne rapito a Verona il 17 dicembre 1981: fu liberato con un blitz delle forze dell’ordine italiane, con i Nocs, il 28 gennaio 1982. Più di vent’anni dopo, alcuni documenti della CIA pubblicati mostreranno la scarsa fiducia di quest’ultima nelle possibilità di ritrovare vivo l’alto ufficiale e nelle capacità investigative italiane, nonché la preoccupazione per una internazionalizzazione in chiave anti americana del terrorismo italiano ed europeo. Ma anche, almeno stando a quanto è stato reso noto, la relativa scarsa conoscenza dei servizi americani, fino ai primi anni ’80, delle BR:
“Nonostante alcune speculazioni sul trasferimento di Dozier in un paese vicino, le autorità italiane credono che il generale sia in Italia, forse nell’area tra Milano, Verona e Venezia – si legge ad esempio in un documento CIA del dicembre 1981 – Noi non abbiamo prove che nel passato le Brigate Rosse abbiano cercato di spostare i loro rapiti oltre i confini nazionali. La prigione del popolo dove fu detenuto Aldo Moro non è mai stata localizzata, ma la maggior parte degli esperti di sicurezza è convinta che il leader democristiano non sia mai stato lontano da Roma, e forse lo hanno tenuto sempre dentro Roma stessa”.
L’altro dubbio di Galloni
‘Ma allora qualche informazione sul rapimento Moro allora dagli americani poteva arrivare?’, chiede Di Pasquale. “E’ possibile – risponde Galloni – d’altronde Pecorelli (il giornalista di OP assassinato in circostanze misteriose il 20 marzo 1979) scrisse che il 15 marzo 1978 sarebbe accaduto un fatto molto grave in Italia e si scoprì dopo che Moro doveva essere rapito il giorno prima… (Moro venne rapito il 16 marzo , ndr.) . L’assassinio di Pecorelli – ha aggiunto Galloni – potrebbe essere stato determinato dalle cose che il giornalista era in grado di rivelare”. Anni di indagini sulla morte di Pecorelli hanno portato di volta in volta a seguire piste dell’estremismo di destra, della Loggia P2, della mafia, fino al processo al senatore a vita Giulio Andreotti e all’ex magistrato Vitalone, chiuso dalla definitiva assoluzione sancita dalla Corte di Cassazione il 30 ottobre 2003.
“Del resto – ha proseguito Galloni – tutti i magistrati che hanno lavorato sul rapimento Moro hanno detto che le dichiarazioni delle BR non hanno avuto dichiarazioni del tutto convincenti. Qualcosa ci hanno nascosto. E l’interrogativo nasce in relazione anche ai servizi segreti deviati italiani, che rispondevano prima ai colleghi americani della CIA che ai loro superiori”.
Una tesi che si ricollega ai molti che negli anni scorsi hanno sostenuto che durante il rapimento Moro i servizi americani non offirono la massima collaborazione, per ostacolare il ‘compromesso storico’ che avrebbe portato al governo il PCI.
Rapporti paritari
“Dalla fine ’78 al 1984 ho fatto numerosi viaggi negli USA (…) – ha spiegato Galloni – Lì venni a sapere che la CIA era estremamente preoccupata per l’Italia, per il fatto che se i comunisti arrivavano al governo loro non avrebbero potuto mettere certe basi in Italia: una questione di vita o di morte per loro, rispetto alla quale qualunque atto sarebbe stato giustificabile. O si superano questi limiti o i rapporti non si svilupperanno mai su un piano di democrazia e parità”.
“Per difendere la democrazia non bisogna uscire dalla democrazia. Bisogna trovare collegamenti e coordinamenti adeguati fra i Paesi. Quando nascono equivoci … Il nostro Paese è parte dell’Occidente – ha detto ancora Galloni – ma si sa benissimo che alcune cose in Italia non si possono fare”.
x Rodolfo
Se legge sempre con attenzione i post degli altri come ha letto il mio sull’amore per la musica e il ballo, capendo fischi per fiaschi, allora non mi meraviglia che si senta rispondere per le rime da altri blogghisti!!!
Le poche volte che sono stata al Casinò, (come ben lei saprà ce n’è a Portorose e a Velden, sulla porta di casa) non sono andata per vincere…ma per capire che cosa succede; per fare statistica di vittoria e sconfitta alle slots machines per 10 euro!
Molto interessante!
Per vedere la faccia di uomini e donne al tavolo da poker, ancora più interessante!
Non mi è mai passato nell’anticamera del cervello di mettere “a bilancio” familiare le entrate o uscite …da gioco!
Lei parla di una signora che balla nel supermercato tirando in ballo me ed Anita, sottolineandone l’anzianità, anche se entrambe scriviamo in un blog che non è esattamente da infanti…ma quelli sono maschi!!!!
Lei compreso che va in giro garrulo a palpeggiare a dx e a manca!!!
Si offende però se si tirano in ballo madri e sorelle… sue!!!
Mi scusi, ma non è incoerente?
Se la signora le fa tenerezza…dovrebbe essere felice che fosse sua madre!!!!O no?
Sylvi
Sylvi
x Rodolfo.
Quando hai finito di farti pugnette (seghe) virtuali o meno, faccelo sapere.
Grazie.
C.G.
Fields Medal e il nome del piu´ importante e prestigioso premio internazionale di matematica.
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Israel News
Hebrew University’s Lindenstrauss to receive Fields Medal in math
Published: 08.19.10, 10:43 / Israel News
Prof. Eilon Lindenstrauss from the Hebrew University of Jerusalem will receive the prestigious Fields Medal for 2010.
Lindenstrauss has an undergraduate degree in physics and mathematics and a masters and doctorate in mathematics from the Hebrew University. The Fields Medal is awarded every four years and is considered the mathematics equivalent of the Nobel Prize. (Yael Branovsky)
xSylvi
Lei non risponde da persona intelligente, ma da persona menomata.Lei non risponde al mio post e purtroppo gira frittate per il gusto stupido di voler avere ragione a tutti i costi senza portare un solo argomento valido. Contenta lei……….la prego…passi lunghi e ben distesi. Rodolfo
E poi perche no…. se mia madre , buon anima, fosse ancora viva sarei molto felice di avere una madre cosi.
Altri no…..ne´di avere una madre cosi , ne´di poter essere cosi.
Chissa´perche´.
xcg
finisco come sempre verso le 13:30
x Rodolfo
Non mi sono mai permessa di darle del menomato…
badi a come parla perchè ho una ricchezza lessicale che è decisamente più ampia della sua…
anche se MAI….mi sporcherei!!!!
Sylvi
Non mi è mai passato nell’anticamera del cervello di mettere “a bilancio” familiare le entrate o uscite …da gioco!
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-Come potrebbe
Non ho scritto che lei e´menomata, ma:-
Lei non risponde da persona intelligente, ma da persona menomata.
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E´un po´diverso, ma capire puo´solo chi ha un quoziente di intelligenza un po´piu´alto del suo. Legga il seguito, chissa´che non si accendi qualche lampadina. Rodolfo
Se lei , o qualcun altro poi , per ipotesi mi dovesse dare del menomato, io personalmente me ne infischierei. Rodolfo
Non mi offenderei nemmeno se lo fossi davvero, guarda un po´.
Für heute reicht´s”. Ich wünsche euch einen schönen Tag . Rodolfo
Purtroppo la Costituzione viene presa a cazzotti da qualche decennio, anche dagli “antenati” di quelli che oggi dicono di difenderla a spada tratta. La morte di Cossiga tra l’altro dice che in Italia non è si è mai voluto fare i conti con la “notte della Repubblica”. Tanti guai di adesso nascono da lì. A cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80 entrò in vigore una Costituzione materiale adeguata alle leggi dell’ emergenza che mandò in soffitta quella formale. Furono varate leggi in base alle quali le persone venivano giudicate non per quello che avevano fatto ma per quanto pensavano di ciò che altri avevano fatto. Nacque così la repubblica penale che provocò terribili ferite allo stato di diritto prima nella cosiddetta lotta al terrorismo, poi con quello che seguì. La morte della politica iniziò allora e non può stupire che il protagonista della vicenda italiana sia da 17 anni l’uomo che è l’emblema dell’antipolitica.