E’ morto Cossiga. Schiacciato anche dal peso di avere accettato la decisione dell’inviato Usa, Steve Pieczenik, uomo del segretario di Stato Kissinger, di spingere le Brigate Rosse a uccidere Aldo Moro. Che proprio da Kissinger era stato minacciato di “eliminazione” se avesse portato i comunisti a far parte del governo
Volevo scrivere un pezzo dedicato solo al succo del discorso che emerge dall’assalto delle truppe berluscone al presidente della Camera, Gianfranco Fini, e alla sua famiglia. Ma la scomparsa di Francesco Cossiga mi porta a dedicare qualche riga anche a lui.
Sì, certo, Cossiga è stato – come Giulio Andreotti – l’asse portante del lato più oscuro del potere politico in Italia. Per essere chiari: il lato responsabile anche delle stragi come quella del 12 dicembre 1969 a piazza Fontana a Milano. Cossiga ne era talmente cosciente che, oltre ad avere accennato più volte alle proprie responsabilità, ha nominato Andreotti senatore a vita spiegando pubblicamente che questi avrebbe dovuto essergliene grato perché una tale nomina lo metteva per sempre al riparo della legge e dei magistrati. Cossiga ha cioè ammesso di avere procurato ad Andreotti, perché ne aveva evidentemente bisogno, ciò che il Chiavaliere Mascarato Pipino il Breve sta tentando di ottenere con testardaggine da anni, anche a costo di sfasciare man mano il parlamento, le istituzioni e le fondamenta del Paese intero.
In particolare, Cossiga è corresponsabile della morte di Aldo Moro. Corresponsabile, si badi bene, e non responsabile: perché la responsabilità è delle Brigate Rosse che lo hanno prima rapito e poi materialmente ucciso. Corresponsabile della sua uccisione, forse anche del rapimento se è vero che fu lui a negare l’auto corazzata chiesta per Moro dal capo della sua scorta, il maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi.
Detto questo, bisogna per onestà aggiungere che probabilmente Cossiga ha scelto il male minore. Mi spiego. I patti di Yalta rendevano di fatto impossibile, a meno di un bagno di sangue, che in Italia governasse il partito comunista. Anzi, gli Usa avrebbero certissimamante scatenato un golpe, con annessa tragedia di grandi dimensioni, anche se il partito comunista avesse solo fatto parte di un governo democratico, cioè composto anche da altri partiti. Di più: gli Usa non avrebbero mai tollerato che l’Italia uscisse dalla Nato, per impedirlo erano disposti a tutto. E di tutto hanno fatto… In tali condizioni, Cossiga, con Andreotti&C, hanno fatto in modo che un numero limitato di vittime, quelle delle stragi, quelle degli uccisi da polizia e carabinieri nelle manifestazioni e quelli del terrorismo, nato per reazione alla strage di piazza Fontana e al pericolo reale di golpe, scongiurasse una guerra civile devastante come quella della Grecia, dove i comunisti invece si illusero di potersene fregare di Yalta, o un colpo di Stato militare come appunto quello greco prima e quello cileno dopo.
Sì, certo: Andreotti ha fatto la stessa cosa servendosi della mafia. O meglio: anche della mafia siciliana. Lui ha acettato la situazione esistente in Sicilia, messa a sua disposiazione quando Salvo Lima e i suoi passarono dalla corrente democristiana di Amintore Fanfani a quella di Andreotti, permettendogli così di passare da leader laziale, al guinzaglio del Vaticano, a leader nazionale di lungo corso. Ma fare la guerra alla mafia, anziché usarne i voti per stare in parlamento e al governo, significa dover mettere in piedi un meccanismo repressivo militare di tipo quasi afgano. Con il risultato di perderla…
Insomma, non mi metto ad applaudire Cossiga, così come non applaudirò Andreotti quando sarà il suo turno, se eventualmente prima del mio, ma non desidero unirmi al coro di chi gode per la sua morte e si augura, come ho letto in altri blog, che “patisca le pene dell’inferno”. Desidero solo che si rifletta di più su cosa è in realtà la politica, compresaquella democratica. Ogni potere ha la sua bella dose di merda e sangue. Oltre che di lacrime. Altrui, ovviamente.
Di Cossiga comunque apprezzo l’avere detto chiaro e tondo – certo, in ritardo. Ma da capo dello Stato non poteva certo dirlo – che l’aereo dell’Itavia finito nel mare di Ustica è stato abbattuto per errore dai francesi, ponendo la parola fine – se fossimo un Paese serio – alla lunga serie di leggende e “misteri” assurte a Verità. Idem per la strage alla stazione di Bologna, dovuta a un errore di chi trasportava esplosivo per conto dei palestinesi e non alla volontà dei neofascisti come Giusva Fioravanti e Francesca Mambro che sono stati condannati come colpevoli. Idem per avere messo in chiaro che avere fatto “pentire” Patrizio Peci – dando così inizio alla frana e alla fine delle Brigate Rosse prima e dell’intero terrorsimo italiano dopo – era merito non del famoso generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, bensì dello sconosciuto maresciallo delle guardie carcerarie Angelo Incandela, come ho scritto nel mio libro “Agli ordini del generale Dalla Chiesa”.
Riguardo Moro, le colpe di Cossiga sono gravi. Riporto qui di seguito quanto ho scritto tempo fa:
«Lo stesso attentato a Moro, no? La prigione di Moro».
«Sì?»
«Erano arrivati alla casa vicina a dove stava lui. Hanno avuto l’ordine di fermarsi. Lo so perché un mio alunno faceva parte di queste cose qui. Me lo ha detto lui: “Noi abbiamo avuto l’ordine di fermarci e tornare indietro”. Erano arrivati a pochi… A venti metri erano arrivati. Quindi lo sapevano benissimo. Cioè, lo sapevano. Setacciando casa per casa, alla fine lo dovevano trovare».
«Via Montalcini?»
«Adesso non so perché io non sono addentro alle segrete cose. Però questo me lo ha detto un mio alunno che stava lì, insomma, ecco, faceva parte di quelli lì. Hanno dovuto rimettere, capito? Ma non parliamo male che non è questa né la sede né il luogo né il caso».
Questa è una parte del mio dialogo al cardiopalma con un gesuita confessore della Chiesa del Gesù in uno dei primi giorni dell’agosto 1993. Stavo scrivendo il libro Tangenti in confessionale, spacciandomi nei confessionali delle chiese più rappresentative d’Italia, dal duomo di Torino alla basilica di S. Pietro in Vaticano fino a S. Gennaro a Napoli, per un politico che accettava le mazzette dagli industriali e a volte, al contrario, per un industrale che le pagava ai politici. Volevo capire e documentare il comportamento e l’influenza della Chiesa nei confronti di un fenomeno come quello della corruzione e delle tangenti, troppo diffuso per essere ignoto ai suoi confessori e quindi alla gerarchia. Che infatti si dimostrò a conoscenza del fenomeno in modo capillare, senza però considerarlo quasi mai una cosa immorale, insomma un peccato. Mi «confessavo» con un mini registratore avvolto in un giornale tenuto in mano perché stesse il più vicino possibile alla bocca dei religiosi. La tarda mattinata di un giorno tra il 2 e il 4 agosto sono andato nella chiesa del Gesù, in piazza del Gesù. Una scelta dovuta al fatto che in quella piazza c’era la sede della direzione nazionale della Democrazia Cristiana e al fatto che in qualla chiesa Andreotti andava a messa quasi ogni mattina, dove presumevo si confessasse anche.
Entrato in chiesa, mi sono diretto verso il primo confessionale a destra, dove c’era un religioso già al lavoro. Non avrei immaginato neppure da lontano che il discorso sarebbe piombato nel caso Moro, e in modo così tranchant: «Lo stesso attentato a Moro, no? La prigione di Moro»… Io parlavo di tangenti e corruzione politica, il confessore di punto in bianco per dirmi che si trattava di un fenomento arcinoto ma tollerato mi raccontava della mancata liberazione di Moro!
Dato il caldo e il mio essere stato arrestato quattro anni prima proprio per l’affaire Moro, il cuore m’è schizzato in gola e ho cominciato a sudare come un cavallo. La storia che mi ha raccontato quel gesuita è la seguente: «Un mio ex alunno si era arruolato nella polizia ed era entrato nel corpo delle “teste di cuoio”. Un giorno è venuto a chiedermi l’autorizzazione morale per infiltrasi nelle Brigate Rosse, voleva cioè sapere da me se l’infiltrarsi era morale o immorale. Gli dissi che era morale. Passato del tempo, quel mio ex alunno è tornato da me schifato. Mi ha raccontato che mentre stavano andando a liberare Moro ed erano arrivati a una ventina di metri dalla sua prigione, all’improvviso ricevettero l’ordine di tornare indietro. Il mio ex alunno rimase talmente schifato che si è dimesso dalla polizia. Ora lavora nella falegnameria del padre». Chiaro quindi che si trattava della prigione di via Montalcini, altrimenti non si spiegherebbero lo schifo e lo scappar via dalla polizia.
Ero sconvolto. Ma uno o due giorni dopo sarei rimasto ancora più sconvolto. Sono andato infatti a confessarmi anche nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina, nella omonima piazza, scelta perché in quella piazza aveva il suo storico ufficio privato l’ancor più storico Andreotti. Mi si è presentato un giovane parroco con i capelli a spazzola e l’accento pugliese. Anziché nel confessionale, mi ha sorpreso facendomi accomodare in sagrestia, seduti uno di fronte all’altro su banali sedie e separati da nulla. Ero teso perché temevo si capisse che il giornale che stringevo nervosamente in mano nascondeva quello che nascondeva. Ma a un certo punto ho rischiato di cadere dalla sedia: quel parroco mi stava dicendo che era stato il confessore di Cossiga durante tutto il sequestro Moro!
«Quando, durante l’affare Moro, Cossiga era ministro degli Interni e lo confessavo io, in quel frangente dicevo: “Professore, io la posso solo assolvere dei suoi peccati. Ma la situazione sua se la deve andare a sbrigare da qualche altro”. Allora c’era Ferretto, c’era Dossetti [ndr: ex compagni di studi di Cossiga diventati frati]. Dicevo: “Vada a sentire loro. Perché, anche, loro sono quelli che, avendo fatto carriera con lei, con Moro e col partito, a un certo punto hanno fatto un’altra scelta, possono aiutarla adesso”. A questo tipo di sollecitazione lui diceva: “Lascio perdere tutto”.»
Tradotto in linguaggio comune, il suo ex confessore mi stava dicendo che Cossiga aveva deliberatamente abbandonato Moro al suo destino. E chissà se gli aveva raccontato anche di avere rifiutato l’auto corazzata chiesta pochi giorni prima dell’agguato in via Fani dal maresciallo Leonardi, il capo scorta sempre più preoccupato per la sicurezza di Moro. In ogni caso, lo straordinario racconto del parroco di S. Lorenzo in Lucina confermava in pieno non solo quanto più volte più o meno chiaramente ammesso dallo stesso Cossiga, ma anche quanto raccontato nell’intervista a «L’Unità» dall'”amerikano” Pieczenik.
Pieczenik, chi era costui? Steve Pieczenik – assistente del Segretario di Stato Henry Kissinger e capo dell’Ufficio per la gestione dei problemi del terrorismo internazionale del Dipartimento di Stato Usa, ufficio istituito dallo stesso Kissinger – era l’uomo inviato dagli Usa per dirigere la stategia del governo italiano per il sequestro di Moro. Come ha confermato il ministro dell’Interno dell’epoca, cioè Cossiga, Pieczenik venne invitato subito dopo il rapimento di Moro a fare parte di un comitato di esperti capeggiato dal ministro per fare fronte all’emergenza. (Ne faceva parte anche il criminologo Franco Ferracuti, della P2). La strategia impostata dall’esperto «amerikano» ricalcava fedelmente quanto previsto dal Field Manual redatto nel 1970 dalla Cia per definire il comportamento Usa verso i propri alleati in caso di loro gravi crisi. Si tratta di una strategia che definisce il terrorismo «fattore interno stabilizzante», secondo il principio «destabilizzare al fine di stabilizzare», e che non si fa scrupolo di prevedere la strumentalizzazione di eventuali gruppi eversivi dei Paesi alleati se essa può risultare positiva per gli interessi americani. Leggiamo ora cosa ha detto Pieczenik in una intervista del 16 marzo 2001 all’«Italy Daily» riguardo il suo compito durante il sequestro Moro:
«Stabilizzare l’Italia, in modo che la Democrazia Cristiana non cedesse… e assicurare che il sequestro non avrebbe condotto alla presa del governo da parte dei comunisti… Il mantenimento delle posizioni della DC: quello era il cuore della mia missione. Nonostante tutte le crisi di governo, l’Italia era stato un Paese molto stabile, saldamente in mano alla DC. Ma in quei giorni il Partito comunista di Berlinguer era molto vicino a ottenere la maggioranza, e questo non volevamo che accadesse… Io ritengo di avere portato a compimento tale incarico. Una spiacevole conseguenza di ciò fu che Moro dovette morire… Nelle sue lettere Moro mostrò segni di cedimento. A quel punto venne presa la decisione di non trattare. Politicamente non c’era altra scelta. Questo però significava che sarebbe stato giustiziato… Il fatto è che lui, Moro, non era indispensabile ai fini della stabilità dell’Italia».
Più chiari e cinici di così! In seguito però Pieczenik in un suo libro del 2007, edito in Francia, ha aggiunto altro:
«Lessi le molte lettere di Moro e i comunicati dei terroristi. Vidi che Moro era angosciato e stava facendo rivelazioni che potevano essere lesive per l’Alleanza Atlantica. Decisi allora che doveva prevalere la Ragione di Stato anche a scapito della sua vita. Mi resi conto così che bisognava cambiare le carte in tavola e tendere una trappola alle Br. Finsi di trattare. Decidemmo quindi, d’accordo con Cossiga, che era il momento di mettere in pratica una operazione psicologica e facemmo uscire così il falso comunicato della morte di Aldo Moro con la possibilità di ritrovamento del suo corpo nel lago della Duchessa. Fu per loro un colpo mortale perché non capirono più nulla e furono spinti così all’autodistruzione. Uccidendo Moro persero la battaglia. Se lo avessero liberato avrebbero vinto. Cossiga ha approvato la quasi totalità delle mie scelte e delle mie proposte e faceva il tramite con Andreotti […]. «Sono stato io a decidere che il prezzo da pagare era la vita di Moro….. Cossiga era sempre informato sulla mia strategia e non poteva fare altro che accettare. Le Br invece potevano fermarmi in un attimo ma non hanno saputo farlo o voluto».
Pieczenik ha dunque detto chiaro e tondo che il falso comunicato n. 7 è il frutto di una ben precisa decisione strategica sua e di Cossiga. Per spingere le Brigate Rosse a uccidere Moro e porre così le basi della loro distruzione. Come in effetti è avvenuto. Da notare che tutto ciò conferma in pieno le minacce di eliminazione di Moro profferite dal segretario di Stato degli Usa, Henry Kissinger, nel corso del loro incontro negli Usa, quando Moro espose la sua intenzione di fare entrare i comunisti nel governo. Minacce che impressionarono non poco Moro, che ne parlò preoccupato sia ai propri familiari che a uomini politici suoi amici come il democristiano Giovanni Galloni. Che in seguito rese pubblico quanto raccontatogli da Moro riguardo le minacce fattegli da Kissinger
Chiedo scusa, ma mi rendo conto che parlare del Chiavaliere e delle sue porcate, nonché delle porcate dei suoi molti lacché, è fuori luogo.
Post Scriptum
1) – Una volta pubblicato il libro Tangenti in confessionale, inviai una lettera a Cossiga con la fotocopia della pagina che riportava quanto dettomi dal suo ex confessore nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina. Nella missiva facevo notare la pesantezza delle affermazioni del sacerdote e chiedevo a Cossiga se poteva fornirmi una spiegazione di quelle affermazioni, spiegazione che avrei tenuto per me o reso pubblica se e quando lui avesse eventualmente desiderato. Beh, Cossiga mi rispose. Non negò nulla. Si limitò a scrivermi che “Si tratta di cose troppo importanti per lasciarle dire a un prete”. Purtroppo però lui non disse nulla in più.
2) – Qualche tempo dopo la pubblicazione del libro, il pubblico ministero Franco Jonta mi interrogò per sapere chi fosse il sacerdote del confessionale della chiesa del Gesù che mi aveva parlato della manca liberazione di Moro. Nonostante il tono perentorio del magistrato, con velata minaccia di guai giudiziari, ho opposto il segreto professionale, specificando però che ero disponibile a rispondere, ma solo dopo che l’Ordine dei giornalisti mi avesse sciolto, su mia richiesta, dall’obbligo del segreto. Tornato a Milano, ho chiesto per iscritto di esserne sollevato data l’importanza dell’argomento e della mia testimonianza. Ottenuto il permesso, sono stato riconvocato a Roma da Jonta, e questa volta gli ho portato una copia del nastro con il dialogo nel confessionale.
Man mano che ascoltava il nastro il magistrato si incupiva sempre di più. E ogni tanto continuava a ripetermi: «Ma non le sembra strano?» Ho cominciato a sentirmi a disagio, e a un certo punto ho temuto che magari venissi accusato di avere falsificato il nastro. All’ennesimo «Ma non le sembra strano?» mi sono stufato e ho ribattuto: «A me sembra strano, anzi stranissimo, però la sua è una domanda che dovrebbe rivolgere non a me, ma al confessore».
Silenzio di gelo. Finito il nastro Jonta guardandomi in modo che mi è parso ostile mi ha chiesto: «E chi sarebbe questo confessore?»
«Credo lei volesse dire “chi è” e non “chi sarebbe”. Comunque la risposta è semplice: quello che riceve nel primo confessionale a destra entrando in chiesa», ho risposto specificandone anche il nome: «C’è affissa una targhetta in ottone con il nome del confessore e gli orari durante i quali è presente».
«E che lo interrogo a fare? È chiaro che mi opporrà il segreto del confessionale».
“Beh, ma scusi, dottor Jonta, per arrivare a questa conclusione non c’era bisogno di farmi sciogliere dall’obbligo del segreto e farmi tornare a Roma. Ma se non intende interrogarlo, qual è il motivo per cui ne vuole sapere il nome? Qualcuno vuole chiedergli di tacere?”.
“Ma come si permette!”.
“Premesso che a norma di Costituzione sono libero di pensare quel che mi aggrada, le ho solo posto delle domande. Alle quali noto che lei non risponde. Ma poi, guardi che quel confessore non può assolutamente accampare il segreto perché ha detto chiaro e tondo, come lei ha sentito ascoltando il nastro, che il suo ex alunno in realtà non è andato a confessarsi, a parlare cioè dei propri peccati, ma solo a chiedergli un consiglio. Lei perciò può e anzi deve interrogarlo. E se non risponde lo può anche arrestare o comunque mandare sotto processo. Proprio come ha minacciato di fare con me. O devo pensare che secondo lei io ho meno diritti del prete?”.
“Nicotri, guardi che qui cosa fare lo decido io. Lei non può certo starmi a dire cosa devo o non devo fare”.
“Ho detto cosa può, non cosa deve fare. Con la sua coscienza se le vede lei. Comunque guardi che questa è l’unica occasione di chiarire finalmente la bruttissima faccenda della mancata liberazione. E in ogni caso, confessore o non confessore, è sicuro che di ex teste di cuoio figli di falegnami infiltrate nelle Brigate Rosse e scappate dalla polizia dopo la faccenda Moro per andare a fare il falegname dal papà non ce ne sono tante. Se questo ex poliziotto lo cercate, lo trovate di sicuro. Se lo volete trovare, naturalmente”.
“Ah, ma allora lei non vuole capire! Qui comando io, e lei non deve assolutamente dirmi cosa cavolo devo fare!”.
Conclusione? La prima è che sono uscito dal palazzo di Giustizia vergognandomi. Vergognandomi delle mia disponibilità con il magistrato. Vergognandomi d’essermi fatto sciogliere dall’obbligo del segreto. Mi sentivo molto a disagio, in imbarazzo con me stesso. La seconda è che è chiaro come il sole che NON si è voluto e non si vuole chiarire il “mistero” della prigione di Moro. Esattamente come a suo tempo non si voleva che la si trovasse. I “consigli” di Pieczenik parlano chiaro. I pesi sulla coscienza e le ammissioni di Cossiga anche. Il cadavere di Moro pure.
3) – Per concludere, aggiungo l’articolo di Repubblica, a firma di Daniele Mastrogiacomo, pubblicato il 7 novembre 1993 quando pareva che Jonta volesse interrogarmi per appurare la verità anziché far finta di niente:
MORO, UN AGENTE E LE BR
ROMA – Per la prima volta, dopo 15 anni, si potrà capire se le Br erano infiltrate. C’ è un testimone d’ eccezione, finora rimasto nell’ ombra, che potrebbe confermare questa circostanza. Il suo nome, per il momento, è segreto. Avrebbe raccontato il particolare ad un sacerdote. Un religioso della chiesa di piazza del Gesù a Roma, abituale confessore di politici, amministratori e imprenditori. Nei prossimi giorni, il Pm Franco Ionta, titolare della quinta inchiesta sul caso Moro, dovrebbe convocarlo: gli chiederà di rivelare il nome dell’ agente che negli anni passati gli confidò cosa avvenne durante i drammatici 55 giorni del rapimento, mentre si cercava affannosamente il covo dove il leader dc era prigioniero. Il nuovo impulso alle indagini è stato offerto da Giuseppe Nicotri, inviato del settimanale L’ Espresso e autore del libro “Tangenti in confessionale”. Si tratta di una serie di testimonianze raccolte nel segreto della confessione dal giornalista che, di volta in volta, si è spacciato per un politico corrotto, un industriale concusso o di un amministratore pubblico. Nel capitolo: “E’ come il caso Moro”, il dialogo tra Nicotri nelle spoglie di un politico e il suo confessore tocca il sequestro del leader dc. Uomo politico, parlando dei magistrati: “Per anni sapevano, probabilmente”. Sacerdote: “Ma sì, ma non potevano darsi la zappa sui piedi. Che era proibito. Lo stesso attentato a Moro, no? La prigione di Moro”. Uomo politico: “Sì?”. Sacerdote: “Erano arrivati alla casa vicina a dove stava lui. Hanno avuto l’ ordine di fermarsi. Lo so perché un mio alunno faceva parte di queste cose qui. Me l’ ha detto lui. Era un agente: ‘ Noi abbiamo avuto l’ ordine di fermarci e tornare indietro’ . Erano arrivati a pochi… a 20 metri erano arrivati. Quindi lo sapevano benissimo. Cioè, lo sapevano. Setacciando casa per casa, alla fine lo dovevano trovare”. Uomo politico: “Via Montalcini?”. Sacerdote: “Adesso non so perché io non sono addentro alle segrete cose. Però questo me l’ ha detto un mio alunno che stava lì. Insomma, ecco faceva parte di quelli lì. Hanno dovuto rimettere, capito? Ma non parliamo male che non è questa né la sede né il luogo né il caso”. Chi è l’ agente di cui parla il confessore? Il giudice Ionta ieri ha interrogato Giuseppe Nicotri e gli ha chiesto il nome del sacerdote. Sciolto dal vincolo del segreto professionale dall’ Ordine dei giornalisti della Lombardia, Nicotri ha aderito alla richiesta. L’ intenzione del magistrato adesso è di convocare il gesuita e di farsi confermare la rivelazione riportata nel libro di Nicotri e, ovviamente, il nome dell’ agente. Il giornalista ha detto al giudice che il suo interlocutore avrebbe appreso i particolari sulla prigione di Moro non nel segreto della confessione ma durante uno sfogo dell’ agente che gli chiedeva dei consigli. E ancora: che il poliziotto faceva parte di un gruppo di 40 uomini disposti a tutto e che era infiltrato nelle Br. – di DANIELE MASTROGIACOMO
Caro Pino,
ho letto il suo articolo.
Ne avevo letto altri circa l’assassinio di Aldo Moro, sia in Inglese che in Italiano.
Ma ne ho solo un infarinata.
Il Dr. Steve Pieczenik e’ un noto scrittore e serve ancora come consigliere in affari internazionali e diversi business di successo.
Mi risulta che era molto attivo nel periodo della Guerra Fredda….
Buona nottte,
Anita
Non brindo per la morte di Cossiga, ma non mi unisco neppure al coro ipocrita che, come succede sempre, vuole che uno per il semplice e naturale fatto di essere defunto diventa bravo e rispettabile anche se in vita era stato una carogna. Ho per i morti lo stesso rispetto che ho per i vivi ne più ne meno.
Vorrei solo che da quei documenti che pare abbia lasciato emerga qualhe sprazzo di verità provate sulle vicende di cui parla pino nell’articolo, ma non nutro troppe speranze.
Antonio — antonio.zaimbri@tiscali.it
x Antonio.
Il “gobbo di Roma” Andreotti, farà lo stesso.
Omertà totale sui misteri d’Italia.
Che poi tanto “misteri” non sono se li si guardava in faccia.
C.G.
Kissinger…sempre di mezzo quando si trattava di colpi di stato terroristico-militari per destabilizzare paesi che non si allineavano
alle direttive usaescippa.
Oggi non è cambiato niente, stessa solfa.
Fanno solo più rumore.
Bum..bum a tutto spiano, vedi Iraq e Afghanistan.
Sempre a “difesa dei loro fottuti interessi nazionali”.
C.G.
x Pino
caro Pino, ma a sentire lei si direbbe quasi che questo e´il migliore dei mondi possibili!
Cossiga scelse il male minore, Andreotti pure…O cosi´o i colonnelli e la guerra civile come nella piccola Grecia…E la guerra alla mafia impossibile pure quella!
Insomma, Moro cos ´era, uno che aveva perso il conto??
Che le elezioni in Italia vennero truccate per almeno 30 anni e´possibilissimo
un saluto
Peter
Avevo sentito anch’io della missione, bruscamente interrotta, degli operativi che avrebbero dovuto liberare Moro dalla prigione.
Penso, e posso forse sbagliare, che sia stata fatta ad arte, per lasciare alla storia un tentativo “positivo”.
Furono usati operativi “di complemento”, bravi si ma non bravissimi, il cui compito primario era quello di “confidare”, a poche persone scelte, questo tentativo.
In pratica hanno creato “rumors”.
Via Montalcini è “tecnicamente” improponibile!
Ripeto, è una mia opinione e forse sbaglio.
In rete, su Steve Pieczenik c’è una grande letteratura.
La trama di “Massima Sorveglianza” di Pieczenik ha dell’incredibile: come uno psichiatra può gestire un suo paziente Presidente della Repubblica (USA).
Poi ci sono i libri scritti in coppia con Tom Clancy….
Cara Anita,
io raccolgo funghi da anni. Raccolgo quasi solo boleti – soprattutto porcini perchè i badius li uso solo in mancanza di meglio – ma anche mazze di tamburo, cantarelli (sono funghi gialli chiamati galletti o finferli), russole.
Se il raccolto è buono prendo solo i porcini che faccio seccare al sole (con tempo pessimo uso un essicatore a 40 gradi per qualche giorno); tutti gli altri, che raccolgo solo alla disperata, li consumo solo freschi.
Raccolgo funghi nella zona prealpina ed alpina: sono buoni profumati e saporiti.
Ho assaggiato dei porcini raccolti in Scandinavia: enormi (cappelle da 25 centimetri e più) ma hanno pochissimi sapore, anche se fatti seccare sono accettabili.
Una volta una persona che conosco mi ha portato un sacchetto di porcini secchi raccolti nella Sila, in Calabria: non avevo MAI provato funghi così saporiti.
L’anno scorso ho comperato dei porcini raccolto sull’appennino ligure: anche questi erano molto più saporiti dei miei.
Io credo che man mano che ci si sposta da sud a nord i funghi perdano sapore (e spesso aumentino in grandezza); la stessa cosa accade per la verdura in genere: la verdura pugliese confrontata con quella del mio orto è stupenda per colori, consistenza, sapori e profumi.
Sole e terra fanno la differenza.
Un saluto U.
PS. Io conservo i funghi seccati nella madia della mia cucina, però li uso in un periodo massimo di due-tre anni. L’idea di metterli in frigorifero mi sembra buona ma occupano uno spazio che, in generale, non ho. Per la stessa ragione mi sembra assurdo conservarli in freezer, inoltre temo che perdano il loro profumo (come tutta la roba conservata in freezer).
Io metto in freezer solo pochissimi funghi che poi consumo cucinandoli (da qui l’idea che sia meglio farli seccare).
Ho provato a consumarli in insalata ma diventano molli.
Dopodichè ciascuno si regola come gli pare che il mondo è grande, grandissimo, e ci stiamo tutti; basta stare un po’ più in là.
Piazza Fontana nel 69 , nel Marzo del 78 il rapimento di Moro.
Ho cominciato ad interessarmi di politica e di vicende politiche molto tardi ,verso i 50 anni e piu´, prima il mio interesse era rivolto solo ed esclusivamente al gentil sesso ed al giuoco.
Durante un periodo di ferie , (mi sembra di averlo gia´ scritto)ero ospite da parenti a Vigevano, decisi con il mio primo bambino di andare a Milano a visitare il Castello Sforzesco, era il 1971 o 72.
Il bambino lo avevo in spalla in uno di quei zainetti tipo trekking.
Ad un tratto vidi una moltitudine di persone con bandiere, sembrava una festa ,ero curioso e mi mischiai con loro , ricordo che erano comunisti dalle bandiere , ma un signore mi invito´ad allontanarmi per via del bambino perche´dall´altra parte della piazza arrivavano i fascisti, la polizia si trovava in mezzo, e poteva essere molto pericoloso. “Ma lei con il bambino cosa ci fa´qui?”,fu la domanda.
Eh si….ero molto ingenuo….sembrava un festa.
Ora le mie domande ai blogghisti di questo blog, che sembra abbiano succhiato da neonati invece di latte….politica.
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Quale altro politico si sarebbe comportato diversamente?
C´era una possibilita´di comportarsi diversamente, dato che per la liberazione di Moro si chiedeva la liberazione di prigionieri che certamente non avevano rubato solo delle mele?
Dal Marzo del 78 mese del rapimento al Maggio del 78 giorno del ritrovamento del cadavere passarono 55 giorni.
55 giorni….ce ne saranno stati di dibattiti in Parlamento ed in Senato.
Quali erano le proposte dei comunisti? Come la pensavano?
Quali erano le loro idee?
Erano insomma daccordo al rilascio dei prigionieri?
–
Rilasciare prigionieri non sarebbe stato creare un precedente con consequenze immaginabili e reali?
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Non vorrei passare per “picconatore”, ma se qualcosa mi frulla per il cervello, perche´non scriverlo? Non sarebbe nemmeno leale.
Leggendo l´argomento del nostro blogmaster ho pensato:-
Se non erro la Confessione viene nella religione Cattolica prima della Comunione, non si puo´prendere la Comunione senza essersi prima confessati, non vale per quelli che prendono la Comunione ogni giorno , perche e´difficile in un cosi breve arco di tempo commettere altri peccati da confessare. Ma in linea di massima , mi sembra , funziona cosi.
Al confessore, dunque al Prete, che certamente puo´dare dei consigli, come quello di costituirsi se si ha commesso reati gravi, e´proibito parlarne con altri .Il segreto confessionale e´ l’obbligo per i sacerdoti Cattolici di conservare il piu´ assoluto segreto su quanto viene loro detto durante l’amministrazione del sacramento della penitenza. Eccezioni esistono in alcune chiese riformate fra cui quella Luterana e quella Anglicana.
Ora , sapendo questo , come puo´il nostro blogmaster , andare a confessarsi spacciandosi per questo e per quello con l´intenzione di capire come si comporta la Chiesa? O confessandosi di ritorcere confessioni dal confessore. Tutto questo e´morale?
Ottenuta una qualsiasi informazione dal confessore, e´quella la linea della Chiesa o del confessore stesso? Mah
Rodolfo
Il ricordo di Eugenio Scalfari
http://www.repubblica.it/politica/2010/08/18/news/un_personaggio_pirandelliano-6345912/?ref=HREA-1
Contrasti
Perde il lavoro e vende rene sul web
“Datemi un posto o 100mila euro”
L’uomo, ex dirigente di un’azienda friulana, dopo essere rimasto disoccupato aveva perso anche moglie e l’appartamento. La polizia postale interviene e lo blocca
Paziente obeso da Palermo a Modena
La Lega nord insorge: “Chi paga?”
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Salvatore Spatola, 39 anni, ha lasciato la Sicilia a bordo di un C-130 dell’Aeronautica militare per farsi curare all’ospedale Sant’Agostino. Mauro Manfredini, consigliere regionale del Carroccio: “Un trasporto costato almeno 150mila euro”
Ma non e´Anita?
http://tv.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/l-anziana-che-balla-al-supermarket-cult-sul-web/51882?video=&ref=HREV-5
O forse Sylvi?
x TUTTI
HO AGGIUNTO AL PEZZO IL SEGUENTE POST SCRIPTUM, CHE REPUTO PIUTTOSTO INTERESSANTE
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Post Scriptum
1) – Una volta pubblicato il libro “Tangenti in confessionale”, inviai una lettera a Cossiga con la fotocopia della pagina che riportava quanto dettomi dal suo ex confessore nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina. Nella missiva facevo notare la pesantezza delle affermazioni del sacerdote e chiedevo a Cossiga se poteva fornirmi una spiegazione di quelle affermazioni, spiegazione che avrei tenuto per me o reso pubblica se e quando lui avesse eventualmente desiderato. Beh, Cossiga mi rispose. Non negò nulla. Si limitò a scrivermi che “Si tratta di cose troppo importanti per lasciarle dire a un prete”. Purtroppo però lui non disse nulla in più.
2) – Qualche tempo dopo la pubblicazione del libro, il pubblico ministero Franco Jonta mi interrogò per sapere chi fosse il sacerdote del confessionale della chiesa del Gesù che mi aveva parlato della manca liberazione di Moro. Nonostante il tono perentorio del magistrato, con velata minaccia di guai giudiziari, ho opposto il segreto professionale, specificando però che ero disponibile a rispondere, ma solo dopo che l’Ordine dei giornalisti mi avesse sciolto, su mia richiesta, dall’obbligo del segreto. Tornato a Milano, ho chiesto per iscritto di esserne sollevato data l’importanza dell’argomento e della mia testimonianza. Ottenuto il permesso, sono stato riconvocato a Roma da Jonta, e questa volta gli ho portato una copia del nastro con il dialogo nel confessionale.
Man mano che ascoltava il nastro il magistrato si incupiva sempre di più. E ogni tanto continuava a ripetermi: «Ma non le sembra strano?» Ho cominciato a sentirmi a disagio, e a un certo punto ho temuto che magari venissi accusato di avere falsificato il nastro. All’ennesimo «Ma non le sembra strano?» mi sono stufato e ho ribattuto: «A me sembra strano, anzi stranissimo, però la sua è una domanda che dovrebbe rivolgere non a me, ma al confessore».
Silenzio di gelo. Finito il nastro Jonta guardandomi in modo che mi è parso ostile mi ha chiesto: «E chi sarebbe questo confessore?»
«Credo lei volesse dire “chi è” e non “chi sarebbe”. Comunque la risposta è semplice: quello che riceve nel primo confessionale a destra entrando in chiesa», ho risposto specificandone anche il nome: «C’è affissa una targhetta in ottone con il nome del confessore e gli orari durante i quali è presente».
«E che lo interrogo a fare? È chiaro che mi opporrà il segreto del confessionale».
“Beh, ma scusi, dottor Jonta, per arrivare a questa conclusione non c’era bisogno di farmi sciogliere dall’obbligo del segreto e farmi tornare a Roma. Ma se non intende interrogarlo, qual è il motivo per cui ne vuole sapere il nome? Qualcuno vuole chiedergli di tacere?”.
“Ma come si permette!”.
“Premesso che a norma di Costituzione sono libero di pensare quel che mi aggrada, le ho solo posto delle domande. Alle quali noto che lei non risponde. Ma poi, guardi che quel confessore non può assolutamente accampare il segreto perché ha detto chiaro e tondo, come lei ha sentito ascoltando il nastro, che il suo ex alunno in realtà non è andato a confessarsi, a parlare cioè dei propri peccati, ma solo a chiedergli un consiglio. Lei perciò può e anzi deve interrogarlo. E se non risponde lo può anche arrestare o comunque mandare sotto processo. Proprio come ha minacciato di fare con me. O devo pensare che secondo lei io ho meno diritti del prete?”.
“Nicotri, guardi che qui cosa fare lo decido io. Lei non può certo starmi a dire cosa devo o non devo fare”.
“Ho detto cosa può, non cosa deve fare. Con la sua coscienza se le vede lei. Comunque guardi che questa è l’unica occasione di chiarire finalmente la bruttissima faccenda della mancata liberazione. E in ogni caso, confessore o non confessore, è sicuro che di ex teste di cuoio figli di falegnami infiltrate nelle Brigate Rosse e scappate dalla polizia dopo la faccenda Moro per andare a fare il falegname dal papà non ce ne sono tante. Se questo ex poliziotto lo cercate, lo trovate di sicuro. Se lo volete trovare, naturalmente”.
“Ah, ma allora lei non vuole capire! Qui comando io, e lei non deve assolutamente dirmi cosa cavolo devo fare!”.
Conclusione? La prima è che sono uscito dal palazzo di Giustizia vergognandomi. Vergognandomi delle mia disponibilità con il magistrato. Vergognandomi d’essermi fatto sciogliere dall’obbligo del segreto. Mi sentivo molto a disagio, in imbarazzo con me stesso. La seconda è che è chiaro come il sole che NON si è voluto e non si vuole chiarire il “mistero” della prigione di Moro. Esattamente come a suo tempo non si voleva che la si trovasse. I “consigli” di Pieczenik parlano chiaro. I pesi sulla coscienza e le ammissioni di Cossiga anche. Il cadavere di Moro pure.
3) – Per concludere, aggiungo l’articolo di Repubblica, a firma di Daniele Mastrogiacomo, pubblicato il 7 novembre 1993 quando pareva che Jonta volesse interrogarmi per appurare la verità anziché far finta di niente:
MORO, UN AGENTE E LE BR
Repubblica — 07 novembre 1993 pagina 18 sezione: CRONACA
ROMA – Per la prima volta, dopo 15 anni, si potrà capire se le Br erano infiltrate. C’ è un testimone d’ eccezione, finora rimasto nell’ ombra, che potrebbe confermare questa circostanza. Il suo nome, per il momento, è segreto. Avrebbe raccontato il particolare ad un sacerdote. Un religioso della chiesa di piazza del Gesù a Roma, abituale confessore di politici, amministratori e imprenditori. Nei prossimi giorni, il Pm Franco Ionta, titolare della quinta inchiesta sul caso Moro, dovrebbe convocarlo: gli chiederà di rivelare il nome dell’ agente che negli anni passati gli confidò cosa avvenne durante i drammatici 55 giorni del rapimento, mentre si cercava affannosamente il covo dove il leader dc era prigioniero. Il nuovo impulso alle indagini è stato offerto da Giuseppe Nicotri, inviato del settimanale L’ Espresso e autore del libro “Tangenti in confessionale”. Si tratta di una serie di testimonianze raccolte nel segreto della confessione dal giornalista che, di volta in volta, si è spacciato per un politico corrotto, un industriale concusso o di un amministratore pubblico. Nel capitolo: “E’ come il caso Moro”, il dialogo tra Nicotri nelle spoglie di un politico e il suo confessore tocca il sequestro del leader dc. Uomo politico, parlando dei magistrati: “Per anni sapevano, probabilmente”. Sacerdote: “Ma sì, ma non potevano darsi la zappa sui piedi. Che era proibito. Lo stesso attentato a Moro, no? La prigione di Moro”. Uomo politico: “Sì?”. Sacerdote: “Erano arrivati alla casa vicina a dove stava lui. Hanno avuto l’ ordine di fermarsi. Lo so perché un mio alunno faceva parte di queste cose qui. Me l’ ha detto lui. Era un agente: ‘ Noi abbiamo avuto l’ ordine di fermarci e tornare indietro’ . Erano arrivati a pochi… a 20 metri erano arrivati. Quindi lo sapevano benissimo. Cioè, lo sapevano. Setacciando casa per casa, alla fine lo dovevano trovare”. Uomo politico: “Via Montalcini?”. Sacerdote: “Adesso non so perché io non sono addentro alle segrete cose. Però questo me l’ ha detto un mio alunno che stava lì. Insomma, ecco faceva parte di quelli lì. Hanno dovuto rimettere, capito? Ma non parliamo male che non è questa né la sede né il luogo né il caso”. Chi è l’ agente di cui parla il confessore? Il giudice Ionta ieri ha interrogato Giuseppe Nicotri e gli ha chiesto il nome del sacerdote. Sciolto dal vincolo del segreto professionale dall’ Ordine dei giornalisti della Lombardia, Nicotri ha aderito alla richiesta. L’ intenzione del magistrato adesso è di convocare il gesuita e di farsi confermare la rivelazione riportata nel libro di Nicotri e, ovviamente, il nome dell’ agente. Il giornalista ha detto al giudice che il suo interlocutore avrebbe appreso i particolari sulla prigione di Moro non nel segreto della confessione ma durante uno sfogo dell’ agente che gli chiedeva dei consigli. E ancora: che il poliziotto faceva parte di un gruppo di 40 uomini disposti a tutto e che era infiltrato nelle Br. – di DANIELE MASTROGIACOMO
x Peter
Non ho detto ciò che lei mi attribuisce, ho solo stimolato una riflessione. La cui conclusione, certo, può essere proprio quella che lei mi ha attribuito. In definitiva era Leibnitz a dire che tutto ciò che accade è ciò che di meglio potrebbe accedere. Si chiama ottimismo leibnitziano. E non sempre lo condivido. La Shoà e simili tragedie mi impediscono qualsiasi ottimismo, leibnitziano o no: oso pensare che avrebbe potuto succedere di meglio, cioè che certi orrori si potrebbe anche evitarli. Anche se è innegabile che anche tali orrori sono il frutto di semi preesistenti.
In effetti, una soluzione di tipo greco sarebbe stata per l’Italia una jattura. E’ evidente. Eccetto un paio di volte negli anni ’80, ho sempre votato comunista, anche dopo essere finito in galera per volontà del Partito comunista con le note accuse ridicole per il caso Moro e la direzione strategica dell’intero terrorsimo italiano (Brigate Rosse, Prima Linea e la cosiddetta Autonomia Organizzata, che di organizzato non aveva peraltro assolutamente nulla). Ciò non mi impedisce di capire che se i partigiani non avessero deposto le armi, con tutto ciò che ne è conseguito, l’Italia sarebbe precipitata nel baratro: gli americani avrebbero fatto ciò che i sovietici hanno fatto a Budapest, ma non lo avrebbero fatto “solo” a Roma e a Milano.
A mio avviso gli errori sono stati due, anzi tre, e tutti di Togliatti, cioè dei comunisti: 1) l’amnistia è stata troppo ampia. Molti uomini dell’apparato fascista, e poliziesco, avrebbero dovuto finire in galera o essere giudicati da un tribunale militare e fucilati. Parlo di centinaia, se non di alcune migliaia, di canaglie troppo compromesse; 2) l’epurazione non c’è stata o è stata blanda. Saggio non cacciar via da tutto l’apparato del pubblico impiego l’intera macchina burocratica precedente, cioè di fatto fascista, ma una buona parte andava cacciata. E forse anche processata e condannata; 3) recepire di fatto i Patti Lateranensi è stato un latro grave errore, del quale paghiamo ancora oggi, e pagheremo ancor più domani, le conseguenze. Il fascismo tendenziale del dna italiano, ieri di stampo mussoliniamo e oggi di stamo berlusconiano, è il frutto avvelenato di secoli di mignottanze chiesastico vaticane. L’italiano medio, passato per l’educazione cattolica, cioè di fatto pretesca e quindi nella stragrande maggior parte dei casi ipocrita e amorale, è convinto fin nel midollo osseo che si può fare qualunque porcata e cavarsela con un paio di pater, ave e gloria, più un atto di dolore e una bella offerta a santa Rosalia in Sicilia e a san Carlo in Lombardia…. L’italiano medio perciò non sa cosa sia l’educazione civica, cosa sia l’etica, cosa siano la responsabilità personale e quella collettiva, motivo per cui vota i berluscones e i capi bastones perché ha bisogno di una figura paterna-padronale, congeniale al nostro populismo di massa e a-civismo di massa inoculati dai guasti di 15 secoli di supremazia chiesastica. Che pur di non mollare l’osso ci porterà a una nuova guerra, dopo avere spianato la strada – come ha riconosciuto lo stesso Cossiga qualche anno fa – al fascismo di Mussolini. Nonché al nazismo di Hitler. E alle note conseguenze. Come fa rilevare Giorgio Bocca in una intervista attualmente in rete, siamo l’unico Paese che dopo gli orrori della seconda guerra mondiale si riavvia – mutatis mutandis – al popolismo di marca fascistoide. In Francia e in Germania hanno i leader che hanno, hanno fatto piazza pulita della propria sporcizia e ammesso ampiamente e pubblicamente i propri grandi errori storici, le proprie responsabilità, gli Usa hanno addirittura un presidente di pelle nera: noi – convinti di essere sempre “italiani brava gente” fin dalle nostre porcherie mai ammesse delle guerre coloniali – abbiamo per la terza volta Berlusconi. Più – ignominia delle ignominie – un figlio di Bossi! E ci avviamo dietro il Chiavaliere e la sua banda di farabutti verso un nuovo baratro.
Un saluto.
pino
Dagli articoli pubblicati su Repubblica oggi risulta che Cossiga era affetto da depressione con manie su tutto quello che era segreto.Tutti i casi in cui è stato coinvolto se ne vanno con lui e restano segreti.Ricordo quello che combinò nel ’77 da Presidente del Consiglio con le morti senza giustificazioni di Francesco Lo Russo e Giorgina Masi ,innocenti manifestanti colpiti a morte ambedue ventenni ,nel pieno della loro giovinezza da proiettili sparati ad altezza d’uomo e non per caso e che scatenarono il nefasto periodo degli anni di piombo.
Uomo di Stato?
Anche questa resta un’incognita .
La certezza è che resta un personaggio di spicco in tutti gli intrighi e le conseguenze degli anni ’70 e ’80 da Gladio al caso Moro e …chissà cos’altro.
L.
x commento n. 8
Le sue, riguardo il caso Moro, sono considerazioni superate dalla storia e già a suo tempo sbugiardate. Trattare per salvare Moro non avrebbe per nulla favorito il terrorismo, così come non lo favorì avere invece trattato, sempre con le BR, per salvare a Napoli un boss della DC come quel ceffo dell’assessore Cirillo.
Il fatto è che la morte di Moro è stata sì voluta dagli Usa, e personalmente da Kissinger e dal suo scagnozzo Piecnezik, ma anche dal partito comunista italiano, che mai e poi mai avrebbe permesso la “trattativa”. Cossiga s’è trovato in mezzo a questa incudine e annesso martello. Cosa avrebbe fatto ognuno di noi, me compreso, nei panni di Cossiga? Me lo sono chiesto spesso. Non c’è bisogno di Richelieu o di Mazzarino per sapere che il potere, qualunque potere, anche quello religoso, gronda sangue, lacrime e merda. Forse che la stessa unità d’Italia è stata realizzata per mezzo di una tarantella e annessa festa in piazza con pizza per tutti anziché anche tramite una terribile repressione e degrado del Sud? Forse che la sua cara Israele non è costata e non costa sangue, lacrime e merda per troppi poveri disgraziati innocenti?
Buona giornata.
pino nicotri
x Linosse
Caro Linosse, guardi che lo Stato NON è la S. Vincenzo…. Gli uomini di Stato, compresi i grandi uomini di Stato, NON sono dei santi o benefattori. Churchill è stato un grande uono di Stato. Ma anche un terribile macellaio, data la sua responsabilità nella lunga e inutile, anzi controproducente campagna di bombardamenti incendiari, cioè puramente terroristici, sulle città tedesche. Per non parlare di quel presidente Usa che fece sganciare ben due bombe atomiche sui civili giapponesi: uomo di Stato o grande criminale? Io direi l’una e l’altra cosa. Idem per uno Stalin o un Mao Tze Tung. Per non parlare dei papi…
Lo Stato è una macchina con ingranaggi che stritolano anche. Soprattutto i deboli.
Un saluto.
pino
X P. Nicotri 17
Forse più che lo Stato è il potere che è un bulldozer che non fa caso a dove passa con la conseguenza di stritolare tutto senza fare una piega.Per questo motivo bisognerebbe scegliere meglio le persone che ricoprono ruoli di responsabilità.
Per mettere in ruolo un insegnante,per es, occorrono un titolo di studio e un esame di abilitazione.
Questi politici che scorrazzano in lungo e largo pe il Paese ci stanno dimostrando che bisogna essere più cauti nelle scelte ,o no?
L.
x Linosse
Lo Stato non è che il mediatore e regolatore dei poteri esistenti….
Certo, i politici oggi alla guida del Paese fanno orrore, la gran parte è gentaglia profittatrice facile al delinquere. Il dramma però è che sono l’espressione del Paese reale. Ormai siamo al punto che anche se si scoprissero le prove certe e inoppugnabili di reati gravissimi compiuti in ipotesi dal Chiavaliere o da un suo Dell’Utri la gente li rivoterebbe in massa. Anche se ci fossero le prove inoppugnabili che – sempre ipoteticamente parlando – inculano bambini o hanno accoppato qualcuno. Il fatto è che ormai l’italiano medio è stufo di 60 anni di pace e benessere continui, per il semplice motivo che nell’intera storia dello Stivale una simile pacchia non c’è mai stata. Ergo, ricomincia a sentire il richiamo della foresta… E delle caverne. Guelfi e ghibellini con l’eterno reciproco bisogno di sangue.
Sempre sperando di sbagliarmi. E spero anche di grosso.
Un saluto.
pino
X P. Nicotri
Gli ultimi 60 anni sono stati di pacchia anche per molte altre nazioni ma che non si sono degradate al nostro livello.
Forse più che voglia di un ritorno alla foresta,che non esiste più (nello stivale è rimasto qualche arido cespuglio quà e là,il resto è costruzione)è che abbiamo fissato nel DNA un pervicace masochismo per cui invece di dedicarci in modo piacevole alla pacchia(se pacchia c’è stata) abbiamo bisogno di continuare a farci e fare del male a tutti quelli che hanno la sventura di esistere nelle vicinanze.
Più che bisogno di sangue ci piace ,maledettamente ,rotolarci nella merda in attesa di assoluzione.
Saluti
L.
Niente e nessuna concessione avrebbe salvato la vita di Moro.
Rodolfo
x Linosse
“ci piace ,maledettamente ,rotolarci nella merda in attesa di assoluzione”. Verissimo! Ottima sintesi!
Però nella merda ci vogliamo mettere sempre un po’ di sangue… Tanto poi, come lei ha ottimamente colto, arriva l’assoluzione. Un tanto al chilo.
pino
x commento n. 21
Lei non sa neppure di cosa parla. A meno che si riferisca alle manovre dei servizi israeliani… Un capitolo tutto da scrivere. Galloni ne ha accennato. Ma solo accennato.
DA PARTE DI RODOLFO
———————————-
xpost Nr 16, continuando ad ignorarci.
–
“Il fatto è che la morte di Moro è stata sì voluta dagli Usa, e personalmente da Kissinger e dal suo scagnozzo Piecnezik, ma anche dal partito comunista italiano, che mai e poi mai avrebbe permesso la “trattativa”. Cossiga s’è trovato in mezzo a questa incudine e annesso martello. Cosa avrebbe fatto ognuno di noi, me compreso, nei panni di Cossiga? Me lo sono chiesto spesso”.
–
Anche questa sua e´una considerazione che mi sembra superata dalla storia e gia´ a suo tempo sbugiardate.
Niente e nessuna trattativa o concessione avrebbe salvato la vita di Moro.
Le sembra ,ma io rimango del parere che, la morte di Moro non sia stata cosi voluta ne´ dagli Usa, ne´da Kissinger e ne´del suo suo scagnozzo Piecnezik. Solo fantasie di parte, come al solito.
E´stato un fatto e voleva essere un ricatto politico.
A cosa avrebbe giovato la morte di Moro agli USA?
Non si e´voluto cedere a ricatti, tutti daccordo dai comunisti ai democristiani questo e´tutto e Cossiga nel mezzo, che magari avrebbe voluto reagire diversamente e che pero´sapeva che cedere al ricatto non avrebbe in alcun modo salvato la vita di Moro, lo avrebbero ucciso in ogni caso. Rodolfo
Be´ora vado……speriamo che trovo il pollo di ieri.
Buon proseguimento. Rodolfo
Il nostro impegno per la libertà religiosa deve essere incrollabile.
È il principio in base al quale i popoli di tutte le fedi sono benvenuti in questo Paese e non verranno mai trattati in maniera diversa dal loro governo. È essenziale per quello che siamo.
Barack Obama,
14 agosto 2010
Francesco Cossiga è morto alle 13:30 di oggi per crisi cardiocircolatoria, dopo alcuni giorni di ricovero ospedaliero trascorsi in condizioni critiche. Il “picconatore” aveva 82 anni.
Ministro degli Interni, Presidente del Consiglio dei Ministri, Presidente della Repubblica, decine di onoreficenze fra cui quella di Gran Croce al merito della CRI e infine Senatore a vita: Francesco Cossiga è stato uno dei più grandi protagonisti della politica italiana degli ultimi decenni.
Un protagonista non amato da tutti. Venerdì scorso, mentre Cossiga era in fin di vita in ospedale, è apparso uno striscione contro di lui, a Roma nella zona della Garbatella.
“Quando muore un assassino noi ricordiamo le vittime Giorgiana Masi e Francesco Lorusso. Buona agonia Kossiga”. Il testo dello striscione, marchiato da una A cerchiata, era firmato Gruppo Cafiero.
Giorgiana Masi e Francesco Lorusso erano due studenti, entrambi morti nel 1977.
Giorgiana era una liceale di 19 anni, uccisa durante una manifestazione politica a Roma da un proiettile calibro 22 che le perforò l’addome.
Francesco era uno studente di medicina, militante di Lotta Continua, ucciso a Bologna dal fucile Winchester del carabiniere Massimo Tramontani, che venne poi prosciolto.
Le forze dell’ordine furono chiamate dagli esponenti di Comunione e Liberazione, preoccupati per la presenza degli studenti di sinistra, desiderosi di intervenire alla riunione dei ciellini.
Per i coccodrilli su Francesco Cossiga c’è la stampa nazionale. Per i dettagli biografici c’è Wikipedia.
x Rodolfo -#11-
No, non sono io, e neanche Sylvi.
Non e’ certo un complimento….e non e’ neanche il nostro stile.
x Uroburo
Per il freezer ha ragione, ma solo per quello del frigorifero.
Quello dei frigoriferi non mantiene bene data la temperatura non adeguata.
Il mio e’ indipendente, mantiene la temperatura di -20*F = -28.8*C.
Conserva benissimo per molti anni.
Le carni devono essere vacuum packed. (senza aria)
Mio papa’ aveva il suo posto segreto per i funghi, dopo che si sposto’ a Borgomanero era diventata la sua passione.
Peccato che visse solo 4 anni e non in buona salute.
Saluti, Anita
FINE DEL SERVO DELATORE
Nemico del popolo e degli operai,
per conto d’un stelle e strisce lasciava
la retta via per l’oscenità.
Note le sue ignobili imprese contro disoccupati
con le mani tese, diede feroce un saggio in
parecchi casi del suo losco passaggio,
quando il servo delatore percorse
l’infame lecchinaggio.
Insieme ad altri perfidi compari di ventura,
qual tigre delatore iniziò a scorrere…
il bosco e la pianuta…
Nell’ira sua implacabile, contro le persone
deboli e piegate la vita a chi pregavalo
mai risparmiò il perfido delatore.
Quel perdono che meritano solo i Santi,
del quale non si curano color che son briganti
Sicchè ognun oggi s’è svegliato il perfido lecchino,
che fu brigante celebre nei fasti dell’americano.
cara Anita,
quello che mi stupisce di Rodolfo è che riesca a trovare donne che trovano divertente “il suo stile”!!!
Ciao Sylvi
Rudyno,
….Ho cominciato ad interessarmi di politica e di vicende politiche molto tardi ,verso i 50 anni e piu´, prima il mio interesse era rivolto solo ed esclusivamente al gentil sesso ed al giuoco….
potevi tranquillamente continuare..!!!
cc
Su Cossiga
Se di mezzo al rapimento di Moro ci fosse stato US, Cossiga non avrebbe potuto trattare…con chi trattava?
Con gli US che, come si dice qui, volevano la sua morte?
Oppure con un gruppo di ragazzotti assassini che, con incoraggiamenti più o meno sotterranei, avevano lasciato sull’asfalto i cadaveri della sua scorta?
Quei cadaveri di servitori dello Stato hanno segnato la fine di Moro.
Perchè si può essere impudenti, arroganti, ma non fino al punto da pensare che, smaccatamente, la vita di Moro valesse di più di quella degli uomini che lo proteggevano per quattro soldi al mese!
Sarebbe invece interessante capire come mai le BR nostrane hanno “fatto tanta strada” mentre le tedesche sono state spazzate via in un amen!!!
Sicuramente Cossiga non è stato Uomo di Stato perchè non vedeva al di là del suo cinismo, del suo narcisismo e dei suoi fantasmi ciclotimici!
Sylvi
X Anita.
Appurato che ne tu ne Sylvi siete la signora che balla nel filmato del link ,post n°11, assodata per l’ennesima volta la vacuità l’irrimediabile maleducazione dell’individuo che si esercita soprattutto verso le donne. Spendo che delle signore non possono per decoro rispondergli come merita mi permetterei di farlo io prendendo a prestito una nota locuzione in vernacolo livornese, ma preferisco sorvolare. Anche perché Nicotri mi tirerebbe le orecchie.
Antonio — antonio.zaimbri@tiscali.it
PS. sull’argomento dell’articolo, molte, se non tutte le cose riportate le sapevo ma messe così tutte insieme … fanno un po’ paura e tanto schifo.
Il passaggio sulla defascistizzazione mancata di Togliatti, mi ha ricordato la frase di un vecchio compagno che commentando il taglio dei capelli alle “collaborazioniste” disse ” S’è picchiato troppo nella frasca e poco sul tronco”
x Sylvi,
Semplice; ci sono donne, e ci sono donne.
Anita
Strano.
Si scrive (a proposito) del coinvolgimento degli usaescippa durante l’assassinio di Aldo Moro e la komare tace.
Niente , nix, nada
vuvuvù.quaglieggio io che quaglieggi tu.com
Strano davvero. Che stia aprendo gli occhi?
màh..
C.G.
dell ´ultimo post di Sylvi direi che non ha ne´ capo ne´ coda.
Moro doveva perire perche´ era perita la scorta? La scorta era pagata troppo poco per morire? a quanto la loro vita allora? il suo e´´ il solito discorso populista corporativista demagogico della destra, no?
Non si chiede perche´ Moro, perche´ allora, perche´ niente e nessuno potesse salvarlo? cosa avrebbe firmato Moro di li´ a qualche giorno? Cosa aveva minacciato Kissinger? chi aveva infiltrato le BR?
La stampa spagnola, che mi capita di leggere, ne parla con molta chiarezza proprio oggi, in seguito alla morte di Cossiga.
All´Italia di quegli anni viene pero´ riconosciuto di essere stata l´ unica democrazia parlamentare del Sud Europa, a differenza di Spagna, Portogallo e Grecia
Peter
Cara Sylvi,
…Quei cadaveri di servitori dello Stato hanno segnato la fine di Moro.
Perchè si può essere impudenti, arroganti, ma non fino al punto da pensare che, smaccatamente, la vita di Moro valesse di più di quella degli uomini che lo proteggevano per quattro soldi al mese!
Attenta a fare certe affermazioni,di cadeveri di fedeli servitori dello stato dopo quelli nè abbiano contati a decine di decine. (Falcone , Borsellinoect,ect )stranamente e molto smaccatamente, mi pare che non “abbia segnato la “fine di nessuno”.
Molti ragazzotti assasini sono in galera,qui mi sembra che ne circolino in quantità notevole a piede libero..magari stravotati democraticamente da molti che all’epoca dicevano ,ma dove andremo a finire..!!
Già dove andremo a finire?
O noh?
cc
X C.G 38
Non ci illudiamo!
Regola basilare per un riuscito quaglieggio strategico:
Tacendo obbedir e non tacendo.. quaglieggiar
Saluti
L.
x C.G.
Ho scritto il primo post.
Ho anche letto articoli discordanti, cosi’ non ho niente da dire.
Non sapevo niente di Aldo Moro, quello che so l’ho imparato su questo forum anni fa’…e da li’ ho fatto un po’ di ricerche.
Contento?
Anita
La Striscia rossa { 18.08.10 alle 15:17 }
Il nostro impegno per la libertà religiosa deve essere incrollabile.
È il principio in base al quale i popoli di tutte le fedi sono benvenuti in questo Paese e non verranno mai trattati in maniera diversa dal loro governo. È essenziale per quello che siamo.
Barack Obama,
14 agosto 2010
–
Giusto lo ha detto….ma vediamo i fatti.
I fatti sono che una grande maggioranza e´daccordo con Obama ed una grande maggioranza vedrebbe di buon occhio la costruzione di una Moschea in un´altro posto.
Qualche ora o giorno dopo Obama parlava in un´altra maniera, mostrandosi in questo caso ambivalente, una ambivalenza che si rispecchia anche nel popolo Americano.
Da un sondaggio esce fuori che il 70% degli Americani ritiene fondamentale il diritto dei Mussulmani di costruire una Moschea a 200 M. da “ground Zero”. Ma un 70% dichiara anche , che si dovrebbe prendere in considerazione ed avere rispetto per i sentimenti e per le emozioni dei superstiti , di chi in quel posto ha perso i propri cari e per le vittime , ed avere la sensibilita´di costruire la Moschea in altro loco. Pare persino che molti Mussulmani siano daccordo.
Sarah Palin per esempio porta questi argomenti:-
Giovanni Paolo II fece chiudere il convento delle Carmelitane per rispetto delle vittime Ebraiche di Auschwitz.
Oppure (cosi Sarah Palin) non sarebbe nemmeno da pensare di costruire una Chiesa nelle vicinanze del sacrario di Srebrenica dove nel Luglio del 1995 furono assassinati piu´di 8.000(ottomila) Mussulmani.
E´fuori d´ogni dubbio che ogni Americano ritiene fondato il diritto dei Mussulmani a costruire una Moschea, ma nello stesso tempo si fanno degli appelli di prendere questo diritto costituzionale di liberta´di religione con le pinzette per rispetto alle piu´di 3000 vittime ed i loro familiari.
L´11 Settembre e´per gli Americani un tasto molto delicato, e dopo questa data ci sono stati altri tre attentati di terroristi in America legati ad Al Qaida
Io stesso ritengo di pessimo gusto costruire una Moschea in quel posto. Rodolfo
x36
Cosa c´e´di male in quel video?
Una vecchietta che balla, beata lei…non fa´forse tenerezza.
Il mio voleva essere uno scherzo e con il cuore in mano.
Che ne so´di trovare delle teste bacate portate a pensare sempre ed esclusivamente al male.
Ci tengo a sottolineare due cose:-
x Zaimbri.Ci tengo molto e sono molto sicuro che un giorno ci vedremo.
Per te sara´una sorpresa, e non mi faro´impietosire di collassi e problemi di salute vari. Rodolfo
cari Peter e CC,
correggetemi se vado a memoria.
Mi pare fosse la vedova Schifani? ,ai funerali di Falcone e della sua scorta, che ha gridato in Chiesa …il suo strazio e quello della gente comune.
Potete far finta di non capire quello che intendevo dire;
da una parte c’erno …i segreti…dall’altra c’erano i cittadini che, drogati dalla propaganda fin che volete, ma cittadini che vedevano i morti sulle strade!!! Morti di poveri diavoli!
L’antistato erano le BR.
Come l’antistato sono i mafiosi.
E per cortesia non ricominciamo con la solfa dei “compagni o camerati …per me pari sono…che sbagliano”.
Cossiga e i suoi Com- Pari erano stati messi lì per governarci e darci la democrazia, ripulendo, e ne avevano i mezzi, anche gli eventuali substrati fascisti…o erano fascisti essi stessi per non volerlo fare???
Togliatti è stato Ministro della Repubblica, Nenni e i soc.ti hanno governato dal 1964 in poi…
Ma per favore…
Ho fatto il viaggio di nozze in Spagna al tempo di Franco,sono stata in Grecia e in Portogallo al tempo dei fascismi di allora…
e non sono come Rodolfo che ha incominciato a interessarsi di politica a 50anni!
Ho sempre conciliato l’amore con il senso civico , e non ho mai giocato più di dieci euro alla roulette!
Sylvi
x 44
oh oh oh, siamo ad un ennesino ´definitivamente´. Mi ricorda la definizione di ´forever´nel gergo dei contratti televisivi americani …
Peter
ps
non sara´mica AZ ad aver pieta´dei problemi di salute altrui??
E tu con la “testa di Peter che hai, hai trovato una buona occasione per intervenire. Beato te…che ti accontenti solo di questo. Rodolfo
Rodolfo
ha sicuramente il cuore in mano, su questo non ho dubbi; ma qualche volta dovrebbe mollare il cuore e prendersi cura del cervello!!!
Sylvi
Io a Zaimbri potrei facilmente rispondere per le rime.
Ma quello non e´il mio cuore, per certe cose sono incapace.
Non ho mai scritto alcuna cosa sui familiari di alcuno. Di questo ne sono molto orgoglioso. Rodolfo
xSylvi
mi dica , cosa vede di obbrobioso in quel video.
Si e´sentita offesa perche´era una donna anziana?
Ma magari fossero tutte le anziane cosi.
Lei forse non e´anziana,? E cosa c´e´di male ad essere anziani, come quella del video che si sentiva cosi giovane? Non capisco
Rodolfo
Male….giocare solo 10 euro alla roulette e vincere bisogna aver fortuna.
Se mi sara´consentito ritornero´su questo tasto. Rodolfo