E’ morto Cossiga. Schiacciato anche dal peso di avere accettato la decisione dell’inviato Usa, Steve Pieczenik, uomo del segretario di Stato Kissinger, di spingere le Brigate Rosse a uccidere Aldo Moro. Che proprio da Kissinger era stato minacciato di “eliminazione” se avesse portato i comunisti a far parte del governo

Volevo scrivere un pezzo dedicato solo al succo del discorso che emerge dall’assalto delle truppe berluscone al presidente della Camera, Gianfranco Fini, e alla sua famiglia. Ma la scomparsa di Francesco Cossiga mi porta a dedicare qualche riga anche a lui.
Sì, certo, Cossiga è stato – come Giulio Andreotti – l’asse portante del lato più oscuro del potere politico in Italia. Per essere chiari: il lato responsabile anche delle stragi come quella del 12 dicembre 1969 a piazza Fontana a Milano. Cossiga ne era talmente cosciente che, oltre ad avere accennato più volte alle proprie responsabilità, ha nominato Andreotti senatore a vita spiegando pubblicamente che questi avrebbe dovuto essergliene grato perché una tale nomina lo metteva per sempre al riparo della legge e dei magistrati. Cossiga ha cioè ammesso di avere procurato ad Andreotti, perché ne aveva evidentemente bisogno, ciò che il Chiavaliere Mascarato Pipino il Breve sta tentando di ottenere con testardaggine da anni, anche a costo di sfasciare man mano il parlamento, le istituzioni e le fondamenta del Paese intero.
In particolare, Cossiga è corresponsabile della morte di Aldo Moro. Corresponsabile, si badi bene, e non responsabile: perché la responsabilità è delle Brigate Rosse che lo hanno prima rapito e poi materialmente ucciso. Corresponsabile della sua uccisione, forse anche del rapimento se è vero che fu lui a negare l’auto corazzata chiesta per Moro dal capo della sua scorta, il maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi.

Detto questo, bisogna per onestà aggiungere che probabilmente Cossiga ha scelto il male minore. Mi spiego. I patti di Yalta rendevano di fatto impossibile, a meno di un bagno di sangue, che in Italia governasse il partito comunista. Anzi, gli Usa avrebbero certissimamante scatenato un golpe, con annessa tragedia di grandi dimensioni, anche se il partito comunista avesse solo fatto parte di un governo democratico, cioè composto anche da altri partiti. Di più: gli Usa non avrebbero mai tollerato che l’Italia uscisse dalla Nato, per impedirlo erano disposti a tutto. E di tutto hanno fatto… In tali condizioni, Cossiga, con Andreotti&C, hanno fatto in modo che un numero limitato di vittime, quelle delle stragi, quelle degli uccisi   da polizia e carabinieri nelle manifestazioni e quelli del terrorismo, nato per reazione alla strage di piazza Fontana e al pericolo reale di golpe, scongiurasse una guerra civile devastante come quella della Grecia, dove i comunisti invece si illusero di potersene fregare di Yalta, o un colpo di Stato militare come appunto quello greco prima e quello cileno dopo.
Sì, certo: Andreotti ha fatto la stessa cosa servendosi della mafia. O meglio: anche della mafia siciliana. Lui ha acettato la situazione esistente in Sicilia, messa a sua disposiazione quando Salvo Lima e i suoi passarono dalla corrente democristiana di Amintore Fanfani a quella di Andreotti, permettendogli così di passare da leader laziale, al guinzaglio del Vaticano, a leader nazionale di lungo corso. Ma fare la guerra alla mafia, anziché usarne i voti per stare in parlamento e al governo, significa dover mettere in piedi un meccanismo repressivo militare di tipo quasi afgano. Con il risultato di perderla…

Insomma, non mi metto ad applaudire Cossiga, così come non applaudirò Andreotti quando sarà il suo turno, se eventualmente prima del mio, ma non desidero unirmi al coro di chi gode per la sua morte e si augura, come ho letto in altri blog, che “patisca le pene dell’inferno”. Desidero solo che si rifletta di più su cosa è in realtà la politica, compresaquella democratica. Ogni potere ha la sua bella dose di merda e sangue. Oltre che di lacrime. Altrui, ovviamente.
Di Cossiga comunque apprezzo l’avere detto chiaro e tondo – certo, in ritardo. Ma da capo dello Stato non poteva certo dirlo – che l’aereo dell’Itavia finito nel mare di Ustica è stato abbattuto per errore dai francesi, ponendo la parola fine – se fossimo un Paese serio – alla lunga serie di leggende e “misteri” assurte a Verità. Idem per la strage alla stazione di Bologna, dovuta a un errore di chi trasportava esplosivo per conto dei palestinesi e non alla volontà dei neofascisti come Giusva Fioravanti e Francesca Mambro che sono stati condannati come colpevoli. Idem per avere messo in chiaro che  avere fatto “pentire” Patrizio Peci – dando così inizio alla frana e alla fine delle Brigate Rosse prima e dell’intero terrorsimo italiano dopo – era merito non del famoso generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, bensì dello sconosciuto maresciallo delle guardie carcerarie Angelo Incandela, come ho scritto nel mio libro “Agli ordini del generale Dalla Chiesa”.

Riguardo Moro, le colpe di Cossiga sono gravi. Riporto qui di seguito quanto ho scritto tempo fa:

«Lo stesso attentato a Moro, no? La prigione di Moro».
«Sì?»
«Erano arrivati alla casa vicina a dove stava lui. Hanno avuto l’ordine di fermarsi. Lo so perché un mio alunno faceva parte di queste cose qui. Me lo ha detto lui: “Noi abbiamo avuto l’ordine di fermarci e tornare indietro”. Erano arrivati a pochi… A venti metri erano arrivati. Quindi lo sapevano benissimo. Cioè, lo sapevano. Setacciando casa per casa, alla fine lo dovevano trovare».
«Via Montalcini?»
«Adesso non so perché io non sono addentro alle segrete cose. Però questo me lo ha detto un mio alunno che stava lì, insomma, ecco, faceva parte di quelli lì. Hanno dovuto rimettere, capito? Ma non parliamo male che non è questa né la sede né il luogo né il caso».
Questa è una parte del mio dialogo al cardiopalma con un gesuita confessore della Chiesa del Gesù in uno dei primi giorni dell’agosto 1993. Stavo scrivendo il libro Tangenti in confessionale, spacciandomi nei confessionali delle chiese più rappresentative d’Italia, dal duomo di Torino alla basilica di S. Pietro in Vaticano fino a S. Gennaro a Napoli, per un politico che accettava le mazzette dagli industriali e a volte, al contrario, per un industrale che le pagava ai politici. Volevo capire e documentare il comportamento e l’influenza della Chiesa nei confronti di un fenomeno come quello della corruzione e delle tangenti, troppo diffuso per essere ignoto ai suoi confessori e quindi alla gerarchia. Che infatti si dimostrò a conoscenza del fenomeno in modo capillare, senza però considerarlo quasi mai una cosa immorale, insomma un peccato. Mi «confessavo» con un mini registratore avvolto in un giornale tenuto in mano perché stesse il più vicino possibile alla bocca dei religiosi. La tarda mattinata di un giorno tra il 2 e il 4 agosto sono andato nella chiesa del Gesù, in piazza del Gesù. Una scelta dovuta al fatto che in quella piazza c’era la sede della direzione nazionale della Democrazia Cristiana e al fatto che in qualla chiesa Andreotti andava a messa quasi ogni mattina, dove presumevo si confessasse anche.
Entrato in chiesa, mi sono diretto verso il primo confessionale a destra, dove c’era un religioso già al lavoro. Non avrei immaginato neppure da lontano che il discorso sarebbe piombato nel caso Moro, e in modo così tranchant: «Lo stesso attentato a Moro, no? La prigione di Moro»… Io parlavo di tangenti e corruzione politica, il confessore di punto in bianco per dirmi che si trattava di un fenomento arcinoto ma tollerato mi raccontava della mancata liberazione di Moro!
Dato il caldo e il mio essere stato arrestato quattro anni prima proprio per l’affaire Moro, il cuore m’è schizzato in gola e ho cominciato a sudare come un cavallo. La storia che mi ha raccontato quel gesuita è la seguente: «Un mio ex alunno si era arruolato nella polizia ed era entrato nel corpo delle “teste di cuoio”. Un giorno è venuto a chiedermi l’autorizzazione morale per infiltrasi nelle Brigate Rosse, voleva cioè sapere da me se l’infiltrarsi era morale o immorale. Gli dissi che era morale. Passato del tempo, quel mio ex alunno è tornato da me schifato. Mi ha raccontato che mentre stavano andando a liberare Moro ed erano arrivati a una ventina di metri dalla sua prigione, all’improvviso ricevettero l’ordine di tornare indietro. Il mio ex alunno rimase talmente schifato che si è dimesso dalla polizia. Ora lavora nella falegnameria del padre». Chiaro quindi che si trattava della prigione di via Montalcini, altrimenti non si spiegherebbero lo schifo e lo scappar via dalla polizia.
Ero sconvolto. Ma uno o due giorni dopo sarei rimasto ancora più sconvolto. Sono andato infatti a confessarmi anche nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina, nella omonima piazza, scelta perché in quella piazza aveva il suo storico ufficio privato l’ancor più storico Andreotti. Mi si è presentato un giovane parroco con i capelli a spazzola e l’accento pugliese. Anziché nel confessionale, mi ha sorpreso facendomi accomodare in sagrestia, seduti uno di fronte all’altro su banali sedie e separati da nulla. Ero teso perché temevo si capisse che il giornale che stringevo nervosamente in mano nascondeva quello che nascondeva. Ma a un certo punto ho rischiato di cadere dalla sedia: quel parroco mi stava dicendo che era stato il confessore di Cossiga durante tutto il sequestro Moro!
«Quando, durante l’affare Moro, Cossiga era ministro degli Interni e lo confessavo io, in quel frangente dicevo: “Professore, io la posso solo assolvere dei suoi peccati. Ma la situazione sua se la deve andare a sbrigare da qualche altro”. Allora c’era Ferretto, c’era Dossetti [ndr: ex compagni di studi di Cossiga diventati frati]. Dicevo: “Vada a sentire loro. Perché, anche, loro sono quelli che, avendo fatto carriera con lei, con Moro e col partito, a un certo punto hanno fatto un’altra scelta, possono aiutarla adesso”. A questo tipo di sollecitazione lui diceva: “Lascio perdere tutto”.»
Tradotto in linguaggio comune, il suo ex confessore mi stava dicendo che Cossiga aveva deliberatamente abbandonato Moro al suo destino. E chissà se gli aveva raccontato anche di avere rifiutato l’auto corazzata chiesta pochi giorni prima dell’agguato in via Fani dal maresciallo Leonardi, il capo scorta sempre più preoccupato per la sicurezza di Moro. In ogni caso, lo straordinario racconto del parroco di S. Lorenzo in Lucina confermava in pieno non solo quanto più volte più o meno chiaramente ammesso dallo stesso Cossiga, ma anche quanto raccontato nell’intervista a «L’Unità» dall'”amerikano” Pieczenik.

Pieczenik, chi era costui? Steve Pieczenik – assistente del Segretario di Stato Henry Kissinger e capo dell’Ufficio per la gestione dei problemi del terrorismo internazionale del Dipartimento di Stato Usa, ufficio istituito dallo stesso Kissinger – era l’uomo inviato dagli Usa per dirigere la stategia del governo italiano per il sequestro di Moro. Come ha confermato il ministro dell’Interno dell’epoca, cioè Cossiga, Pieczenik venne invitato subito dopo il rapimento di Moro a fare parte di un comitato di esperti capeggiato dal ministro per fare fronte all’emergenza. (Ne faceva parte anche il criminologo Franco Ferracuti, della P2). La strategia impostata dall’esperto «amerikano» ricalcava fedelmente quanto previsto dal Field Manual redatto nel 1970 dalla Cia per definire il comportamento Usa verso i propri alleati in caso di loro gravi crisi. Si tratta di una strategia che definisce il terrorismo «fattore interno stabilizzante», secondo il principio «destabilizzare al fine di stabilizzare», e che non si fa scrupolo di prevedere la strumentalizzazione di eventuali gruppi eversivi dei Paesi alleati se essa può risultare positiva per gli interessi americani. Leggiamo ora cosa ha detto Pieczenik in una intervista del 16 marzo 2001 all’«Italy Daily» riguardo il suo compito durante il sequestro Moro:

«Stabilizzare l’Italia, in modo che la Democrazia Cristiana non cedesse… e assicurare che il sequestro non avrebbe condotto alla presa del governo da parte dei comunisti… Il mantenimento delle posizioni della DC: quello era il cuore della mia missione. Nonostante tutte le crisi di governo, l’Italia era stato un Paese molto stabile, saldamente in mano alla DC. Ma in quei giorni il Partito comunista di Berlinguer era molto vicino a ottenere la maggioranza, e questo non volevamo che accadesse… Io ritengo di avere portato a compimento tale incarico. Una spiacevole conseguenza di ciò fu che Moro dovette morire… Nelle sue lettere Moro mostrò segni di cedimento. A quel punto venne presa la decisione di non trattare. Politicamente non c’era altra scelta. Questo però significava che sarebbe stato giustiziato… Il fatto è che lui, Moro, non era indispensabile ai fini della stabilità dell’Italia».

Più chiari e cinici di così! In seguito però Pieczenik in un suo libro del 2007, edito in Francia, ha aggiunto altro:

«Lessi le molte lettere di Moro e i comunicati dei terroristi. Vidi che Moro era angosciato e stava facendo rivelazioni che potevano essere lesive per l’Alleanza Atlantica. Decisi allora che doveva prevalere la Ragione di Stato anche a scapito della sua vita. Mi resi conto così che bisognava cambiare le carte in tavola e tendere una trappola alle Br. Finsi di trattare. Decidemmo quindi, d’accordo con Cossiga, che era il momento di mettere in pratica una operazione psicologica e facemmo uscire così il falso comunicato della morte di Aldo Moro con la possibilità di ritrovamento del suo corpo nel lago della Duchessa. Fu per loro un colpo mortale perché non capirono più nulla e furono spinti così all’autodistruzione. Uccidendo Moro persero la battaglia. Se lo avessero liberato avrebbero vinto. Cossiga ha approvato la quasi totalità delle mie scelte e delle mie proposte e faceva il tramite con Andreotti […]. «Sono stato io a decidere che il prezzo da pagare era la vita di Moro….. Cossiga era sempre informato sulla mia strategia e non poteva fare altro che accettare. Le Br invece potevano fermarmi in un attimo ma non hanno saputo farlo o voluto».

Pieczenik ha dunque detto chiaro e tondo che il falso comunicato n. 7  è il frutto di una ben precisa decisione strategica sua e di Cossiga. Per spingere le Brigate Rosse a uccidere Moro e porre così le basi della loro distruzione. Come in effetti è avvenuto. Da notare che tutto ciò conferma in pieno le minacce di eliminazione di Moro profferite dal segretario di Stato degli Usa, Henry Kissinger, nel corso del loro incontro negli Usa, quando Moro espose la sua intenzione di fare entrare i comunisti nel governo. Minacce che impressionarono non poco Moro, che ne parlò preoccupato sia ai propri familiari che a uomini politici suoi amici come il democristiano Giovanni Galloni. Che in seguito rese pubblico quanto raccontatogli da Moro riguardo le minacce fattegli da Kissinger

Chiedo scusa, ma mi rendo conto che parlare del Chiavaliere e delle sue porcate, nonché delle porcate dei suoi molti lacché, è fuori luogo.

Post Scriptum

1) – Una volta pubblicato il libro Tangenti in confessionale, inviai una lettera a Cossiga con la fotocopia della pagina che riportava quanto dettomi dal suo ex confessore nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina. Nella missiva facevo notare la pesantezza delle affermazioni del sacerdote e chiedevo a Cossiga se poteva fornirmi una spiegazione di quelle affermazioni, spiegazione che avrei tenuto per me o reso pubblica se e quando lui avesse eventualmente desiderato. Beh, Cossiga mi rispose. Non negò nulla. Si limitò a scrivermi che “Si tratta di cose troppo importanti per lasciarle dire a un prete”. Purtroppo però lui non disse nulla in più.

2) – Qualche tempo dopo la pubblicazione del libro, il pubblico ministero Franco Jonta mi interrogò per sapere chi fosse il sacerdote del confessionale della chiesa del Gesù che mi aveva parlato della manca liberazione di Moro. Nonostante il tono perentorio del magistrato, con velata minaccia di guai giudiziari, ho opposto il segreto professionale, specificando però che ero disponibile a rispondere, ma solo dopo che l’Ordine dei giornalisti mi avesse sciolto, su mia richiesta, dall’obbligo del segreto. Tornato a Milano, ho chiesto per iscritto di esserne sollevato data l’importanza dell’argomento e della mia testimonianza. Ottenuto il permesso, sono stato riconvocato a Roma da Jonta, e questa volta gli ho portato una copia del nastro con il dialogo nel confessionale.
Man mano che ascoltava il nastro il magistrato si incupiva sempre di più. E ogni tanto continuava a ripetermi: «Ma non le sembra strano?» Ho cominciato a sentirmi a disagio, e a un certo punto ho temuto che magari venissi accusato di avere falsificato il nastro. All’ennesimo «Ma non le sembra strano?» mi sono stufato e ho ribattuto: «A me sembra strano, anzi stranissimo, però la sua è una domanda che dovrebbe rivolgere non a me, ma al confessore».
Silenzio di gelo. Finito il nastro Jonta guardandomi in modo che mi è parso ostile mi ha chiesto: «E chi sarebbe questo confessore?»
«Credo lei volesse dire “chi è” e non “chi sarebbe”. Comunque la risposta è semplice: quello che riceve nel primo confessionale a destra entrando in chiesa», ho risposto specificandone anche il nome: «C’è affissa una targhetta in ottone con il nome del confessore e gli orari durante i quali è presente».
«E che lo interrogo a fare? È chiaro che mi opporrà il segreto del confessionale».
“Beh, ma scusi, dottor Jonta, per arrivare a questa conclusione non c’era bisogno di farmi sciogliere dall’obbligo del segreto e farmi tornare a Roma. Ma se non intende interrogarlo, qual è il motivo per cui ne vuole sapere il nome? Qualcuno vuole chiedergli di tacere?”.
“Ma come si permette!”.
“Premesso che a norma di Costituzione sono libero di pensare quel che mi aggrada, le ho solo posto delle domande. Alle quali noto che lei non risponde. Ma poi, guardi che quel confessore non può assolutamente accampare il segreto perché ha detto chiaro e tondo, come lei ha sentito ascoltando il nastro, che il suo ex alunno in realtà non è andato a confessarsi, a parlare cioè dei propri peccati, ma solo a chiedergli un consiglio. Lei perciò può e anzi deve interrogarlo. E se non risponde lo può anche arrestare o comunque mandare sotto processo. Proprio come ha minacciato di fare con me. O devo pensare che secondo lei io ho meno diritti del prete?”.
“Nicotri, guardi che qui cosa fare lo decido io. Lei non può certo starmi a dire cosa devo o non devo fare”.
“Ho detto cosa può, non cosa deve fare. Con la sua coscienza se le vede lei. Comunque guardi che questa è l’unica occasione di chiarire finalmente la bruttissima faccenda della mancata liberazione. E in ogni caso, confessore o non confessore, è sicuro che di ex teste di cuoio figli di falegnami infiltrate nelle Brigate Rosse e scappate dalla polizia dopo la faccenda Moro per andare a fare il falegname dal papà non ce ne sono tante.  Se questo ex poliziotto lo cercate, lo trovate di sicuro. Se lo volete trovare, naturalmente”.
“Ah, ma allora lei non vuole capire! Qui comando io, e lei non deve assolutamente dirmi cosa cavolo devo fare!”.
Conclusione? La prima è che sono uscito dal palazzo di Giustizia vergognandomi. Vergognandomi delle mia disponibilità con il magistrato. Vergognandomi d’essermi fatto sciogliere dall’obbligo del segreto. Mi sentivo molto a disagio, in imbarazzo con me stesso. La seconda è che è chiaro come il sole che NON si è voluto e non si vuole chiarire il “mistero” della prigione di Moro. Esattamente come a suo tempo non si voleva che la si trovasse. I “consigli” di Pieczenik parlano chiaro. I pesi sulla coscienza e le ammissioni di Cossiga anche. Il cadavere di Moro pure.

3) – Per concludere, aggiungo l’articolo di Repubblica, a firma di Daniele Mastrogiacomo, pubblicato il 7 novembre 1993 quando pareva che Jonta volesse interrogarmi per appurare la verità anziché far finta di niente:

MORO, UN AGENTE E LE BR

ROMA – Per la prima volta, dopo 15 anni, si potrà capire se le Br erano infiltrate. C’ è un testimone d’ eccezione, finora rimasto nell’ ombra, che potrebbe confermare questa circostanza. Il suo nome, per il momento, è segreto. Avrebbe raccontato il particolare ad un sacerdote. Un religioso della chiesa di piazza del Gesù a Roma, abituale confessore di politici, amministratori e imprenditori. Nei prossimi giorni, il Pm Franco Ionta, titolare della quinta inchiesta sul caso Moro, dovrebbe convocarlo: gli chiederà di rivelare il nome dell’ agente che negli anni passati gli confidò cosa avvenne durante i drammatici 55 giorni del rapimento, mentre si cercava affannosamente il covo dove il leader dc era prigioniero. Il nuovo impulso alle indagini è stato offerto da Giuseppe Nicotri, inviato del settimanale L’ Espresso e autore del libro “Tangenti in confessionale”. Si tratta di una serie di testimonianze raccolte nel segreto della confessione dal giornalista che, di volta in volta, si è spacciato per un politico corrotto, un industriale concusso o di un amministratore pubblico. Nel capitolo: “E’ come il caso Moro”, il dialogo tra Nicotri nelle spoglie di un politico e il suo confessore tocca il sequestro del leader dc. Uomo politico, parlando dei magistrati: “Per anni sapevano, probabilmente”. Sacerdote: “Ma sì, ma non potevano darsi la zappa sui piedi. Che era proibito. Lo stesso attentato a Moro, no? La prigione di Moro”. Uomo politico: “Sì?”. Sacerdote: “Erano arrivati alla casa vicina a dove stava lui. Hanno avuto l’ ordine di fermarsi. Lo so perché un mio alunno faceva parte di queste cose qui. Me l’ ha detto lui. Era un agente: ‘ Noi abbiamo avuto l’ ordine di fermarci e tornare indietro’ . Erano arrivati a pochi… a 20 metri erano arrivati. Quindi lo sapevano benissimo. Cioè, lo sapevano. Setacciando casa per casa, alla fine lo dovevano trovare”. Uomo politico: “Via Montalcini?”. Sacerdote: “Adesso non so perché io non sono addentro alle segrete cose. Però questo me l’ ha detto un mio alunno che stava lì. Insomma, ecco faceva parte di quelli lì. Hanno dovuto rimettere, capito? Ma non parliamo male che non è questa né la sede né il luogo né il caso”. Chi è l’ agente di cui parla il confessore? Il giudice Ionta ieri ha interrogato Giuseppe Nicotri e gli ha chiesto il nome del sacerdote. Sciolto dal vincolo del segreto professionale dall’ Ordine dei giornalisti della Lombardia, Nicotri ha aderito alla richiesta. L’ intenzione del magistrato adesso è di convocare il gesuita e di farsi confermare la rivelazione riportata nel libro di Nicotri e, ovviamente, il nome dell’ agente. Il giornalista ha detto al giudice che il suo interlocutore avrebbe appreso i particolari sulla prigione di Moro non nel segreto della confessione ma durante uno sfogo dell’ agente che gli chiedeva dei consigli. E ancora: che il poliziotto faceva parte di un gruppo di 40 uomini disposti a tutto e che era infiltrato nelle Br. – di DANIELE MASTROGIACOMO

449 commenti
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  1. AZ Cecina Li
    AZ Cecina Li says:

    Popeye il noto sfigato “CÀÁRITTO” non ne imbrocca UNA che è UNA , vorrebbe sfottere e finisce per sfottersi da solo. Se la tua boria non impedisse di funzionare a quei due o tre neuroni che vagano sperduti nella tua scatola cranica inutilmente ampia, prudenza vorrebbe di informarsi un pochino altrimenti fai, come d’abitudine, la figura del “bidcheraccio”. Comunque dato che oggi sono in buona e per dieci minuti non c’ho da fare un cazzo invece di mandarti come al subito speditamente “a fare in culo” ti aggiorno un po’, ed a “a fare in culo” ti ci mando dopo.

    A Cecina, ridente cittadina sul Tirreno, oltre alla consueta attività turistica dei siti costieri, alla eccellente attività agricola, alle varie attività artigianali di cui alcune a carattere artistico d’eccellenza annovera anche il Polo Tecnologico della Magona, realizzato nell’area e nei locali ristrutturati di una vecchia fabbrica di laterizi, da cui prende il nome. Nel centro svolgono le loro attività di ricerca scientifica e tecnologica avanzata nonché di studio e progettazione aziende di Finmeccanica tra cui la Nuovo Pignone. Nello stesso polo a anche sede una struttura distaccata del Dipartimento di Ingegneria Chimica, Chimica Industriale e Scienza dei Materiali dell’Università di Pisa.
    Non so se hai presente … l’UNIVERSITÀ DI PISA, quella della “Scuola Normale Superiore” e della ”Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna”, posti dove uno come te non lo farebbero neppure affacciare sul portone. Essendo l’università di Pisa un noto covo di di comunisti dove hanno studiato da, Eco, a Sofri, a Mussi ……. Con la raccomandazione di un sindacalista comunista estremista come A.Z. sarebbe anche possibile entrare. Ma A.Z. raccomanda solo correttezza e solidarietà per tutti, non favoritismi ai fanfaroni brookolini.

    Antonio antonio.zaimbri@tiscali.it

    Ps. Haaa!… Dimenticavo … “a fà ‘n culo”

  2. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Vedi?
    Non si risponde ad argomenti con argomenti, si risponde con insulti.
    Allora non ho ragione quando parlo di chiusura mentale?

  3. sylvi
    sylvi says:

    x Marco

    Ritengo il tuo periodare osceno, perchè postula l’ignoranza come possibilità di lavorare.
    Ti ritengo un clerical- fascista, e per me è un bell’insulto, perchè
    non far studiare il popolo significa quello che diceva mio nonno su Mussolini e la sua politica:

    – bisogna renderli poveri per renderli ubbidienti-
    -bisogna renderli ignoranti per renderli poveri.-

    E i quattro ricchi andranno alla Normale che non sarà aperta più ai vari Mussi e a molti ragazzi di famiglia “normale ” che conosco.

    Quando straparli di questi argomenti riesci a farmi andare in bestia. Contento?

    Sylvi

  4. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Sylvi:
    Sei tu che ti rifiuti di leggere, invece di interpretare a modo tuo.

    Io ho detto:
    – l’abbandono scolastico non è un fenomeno attuale, è sempre esistito (vero o falso?)
    – in passato, chi abbandonava la scuola andava subito a lavorare ( vero o falso?)
    – al presente chi abbandona la scuola non va a lavorare perchè esistono leggi che glie lo impediscono ( vero o falso?)
    – anche in Svizzera esiste questo problema ( vero o falso?)

    Il chè è ben diverso dall’attribuirmi di aver detto che i ragazzi non devono studiare.
    Ho detto anche che oggi chi studia non ha grandi possibilità di utilizzare economicamente il suo titolo di studio (vero o falso?).
    Se qualcuna di queste affermazioni è falsa, allora potrai dirmi che sto sbagliando. Ma se è tutto vero, dove starebbe l’errore?

  5. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Metto in forma breve anche l’altro controverso argomento:

    – la delinquenza è sempre esistita (vero o falso?)
    – esiste una delinquenza socialmente più pericolosa e una delinquenza socialmente meno pericolosa ( vero o falso?)
    – esiste la possibilità di dirottare il delinquente potenziale da una delinquenza più pericolosa ad una meno pericolosa ( vero o falso?)
    – alla luce del punto 1, conviene alla società che esista una malavita socialmente innocua piuttosto che una malavita socialmente pericolosa ( anche Catalano mi darebbe ragione, su questo).
    da cui si deduce che…

  6. sylvi
    sylvi says:

    x Marco

    non ho tempo di risponderti ampiamente, devo chiudere casa.
    Soltanto aggiungo che i tuoi test sono degni della scuola di oggi!!!

    Al primo punto del 406 ti rispondo che la peste, lo scorbuto, la lebbra, ecc. sono sempre esistiti, in varie forme.
    Motivo per non combatterli e vincerli?

    Esiste un Mondo al di fuori del tuo gatto…col quale è indispensabile confrontarsi.
    Sapevi che anche tra i trogloditi c’erano varie fasi di “civiltà”?
    Infine, la cultura è una conquista personale, uno sviluppo dell’anima, non un obbligo o uno straccio di carta che non serve nemmeno…
    “a scendere in campo”…
    Ma ho premura!

    Sylvi

  7. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Al poppy vorrei ricordare che quando in Italia esistevano già università di eccellenza, p.es. Bologna (1200 o giù di lì..) i suoi predecessori sul suolo US vivevano ancora sulle palafitte.
    O in qualche caverna dei Rocky Mountains.
    Così, detto senza fare polemica, solo per mettere i puntini sulle i.
    E magari pure qualche virgola..
    C.G.

  8. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Oggi la Komare non si è fatta viva.
    Comincio a preoccuparmi.
    KOMAAAAAAAAAAAAAAAAARE!!

    C.G.

  9. Peter
    Peter says:

    x Marco

    su di un blog di discussione non vale fare domande in bianco e nero, cioe´ che ammettono solo si´ o no come risposta.
    Con interrogatori siffatti, per esempio, sarebbe possibile far condannare in tribunale persone del tutto innocenti.
    Tu continui a fare un´ apologia del contrabbando. Le premesse non sono che la delinquenza e´ sempre esistita, che ce n´e´ una grave ed una debole, etc. La premessa e´ quella di una societa´ sottosviluppata, con una vasta economia sommersa, dove i diritti ed i sindacati non contano, dove comanda il racket, ed allora, forse, puo´ essere visto come il male minore il fottere chi non si vede e non grida, cioe´ lo Stato e le sue casse, a sua volta gestito spesso da corrotti, mafiosi e fascisti. Ma avere indulgenza verso certa delinquenza, che forse non meritava di essere mitragliata in mare dalla GdF, non equivale certo a guardare al contrabbando come una cosa socialmente utile, addirittura la risposta a certi mali del Sud. Il discorso che fai tu e´del tipo, c´e´ un vecchio in fin di vita, allora c´e´ poco male a rapinarlo e svuotargli la casa, tanto…

    Torna il tema del sesso dei minori. E´ ovvio che lo fanno, ed imparano a farlo. Ma deve accadere tra di loro, non con gli adulti. Pero´ non tollero l´ipocrisia di certe societa´, dove la colpa e´ sempre e solo dei maschi, e donne di una certa eta´ fanno del sesso con ragazzi quindicenni, e se la cavano, mentre nel caso opposto l´ uomo va in galera, letteralmente.
    Non porterei neanche ad esempio societa´ antiche dove c´era anche la schiavitu´, ed i padroni potevano fare tutto cio´ che volevano con ragazzi e ragazze, schiavi, di qualunque eta´…Certo non solo con gli schiavi, ma gli standards societari di certo ne risentivano…
    Ho visto tempo fa in DVD Caligula, con M. McDowell (l´attore dell´Arancia Meccanica) del 1979, versione uncut. Francamente facevo fatica a credere che fosse uscito negli anni ´70. Forse Pasolini aveva fatto scuola?

    un saluto

    Peter

  10. Damocle
    Damocle says:

    Riflessioni del compagno Fidel
    Per caso esagero?

    Dopo avere fatto riferimento i giorni 17 e 18 agosto al libro di Daniel Estulin che racconta con fatti irrefutabili la forma orribile in cui le mentalità dei giovani e dei bambini degli Stati Uniti sono deformate dalle droghe ed dai media, dalla partecipazione cosciente degli organismi d’intelligenza nordamericani ed inglesi, nella parte finale dell’ultima Riflessione espressi: “È terribile pensare che le intelligenze ed i sentimenti dei bambini e dei giovani degli Stati Uniti sono così mutilati.”

    Ieri le agenzie di notizie comunicavano l’informazione offerta da uno studio pubblicato dall’Università di Beloit, dove si faceva riferimento a fatti che avvengono per la prima volta nella storia degli Stati Uniti e del mondo, riguardanti le conoscenze ed abitudini degli studenti universitari statunitensi che si laureeranno nel 2014.

    Il giornale Granma pubblica l’informazione con linguaggio eloquente:

    1º non “portano orologio per sapere l’ora, ma utilizzano i loro telefonini.”

    2º “Credono che Beethoven sia un cane che hanno conosciuto in un film.”

    3º Che Michelangelo è un virus “informatico.”

    4º “Che la posta elettronica è ‘troppo lenta’, perché sono abituati a digitare messaggi in sofisticati telefoni mobili.”

    5º “Molto pochi di loro sanno scrivere in corsivo.”

    6º “Credono che la Cecoslovacchia non sia mai esistita.

    7º “Che le aziende nordamericane abbiano sempre fatto il commercio con il Vietnam.”

    8º “Che le macchine coreane abbiano sempre circolato tutto il tempo nel loro Paese.”

    9º “Che gli Stati Uniti, il Canada ed il Messico siano stati sempre legati da un Trattato di Commercio Libero.”

    Ci si rimane da stucco, quando realizziamo fino a che punto l’educazione può essere deformata e prostituita, in un Paese che ha oltre 8 000 armi nucleari ed i più poderosi mezzi di guerra nel mondo.

    E pensare che ci sono ancora persone sagge capaci di credere che le mie avvertenze sono esagerate!

    Fidel Castro Ruz
    19 agosto 2010

  11. Popeye
    Popeye says:

    l’UNIVERSITÀ DI PISA, quella della “Scuola Normale Superiore” e della ”Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna”, posti dove uno come te non lo farebbero neppure affacciare sul portone.
    ——–
    Caro Antonio,
    Per la miseria! Tutto questo a Cecina? E io credevo che avevano sono una scuola per i “Sadda Tubi”. L’UNIVERSITÀ DI PISA vale come la tua raccomandazione cioè due di picche a briscola. Perché vorrei far parte di questo istituto!

  12. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    DA PARTE DI RODOLFO
    ———————-
    Parooole , parooole , paroooole……..
    http://www.youtube.com/watch?v=wrlew2G6nvA

    Il mio post mica l´hai capito nevvero?
    Sei un ingenuo….poche sono le donne che si possono conquistare con le poesie. Caso mai …con i lunghi discorsi, insomma stancarle
    con le parole… una fatica…..
    Difficilmente mi posso immaginare te declamare
    “L´infinito” e le ragazze che ti ascoltano estasiate ….spossate dal ridere ….vorrai dire.-
    Caso mai se ne trova una, sai quella con gli occhiali spessi e i capelli a tuppo, ma con quelle non c´e´piacere, la maggior parte sono senza sale , prive di fantasia e frigide.

    No..no…. per conquistare una donna c´e´bisogno di faville , di estro,
    di brio, di intraprendenza, iniziativa…..fatta di “tuca tuca”.
    Alle donne piace essere ammirate, vezzeggiate, e toccate, alle donne piace se le sorridi, se le fai capire che e´bella , che ti piace e sopratutto se la corteggi, altro che poesie.
    http://www.youtube.com/watch?v=_9AK9z78Jfc&translated=1
    Rodolfo

  13. sylvi
    sylvi says:

    x C.G.

    …ne trovi una, quella con gli occhiali spessi e i capelli a tuppo, con quelle non c’è piacere…la maggior parte sono senza sale, prive di fantasia e frigide…Rodolfo

    Quando Rodolfo “col Campere”( felice performance di Peter) scendeva fra gli altoatesini o i friulani…tanto per lui …pari sono…deve avermi intravista.
    Confesso, è il mio ritratto!

    Altro che poesie!
    Altro che Pasquino…al quale sono poeticamente vicina…
    al quale non spetta a me suggerirgli di consolare il suo dolore con il Tuca Tuca…

    Passo e chiudo

    Ps: Anita ha detto che avrebbe accettato alcuni inviti di fine estate.
    Spero si trovi in piacevole compagnia.

    Sylvi

  14. Uroburo
    Uroburo says:

    Ecco ciò che faranno quei 50.000 soldati Usa in Iraq …. previsto per rimanere in Iraq fino a quando non sono richieste da un accordo USA-Iraq .. Le truppe statunitensi hanno quattro missioni, ….. 3. La protezione degli Stati Uniti e alleati agenzie civili che continuano a cercare di ricostruire un paese distrutto che sta ancora cercando di mettere insieme un governo di cinque mesi dopo le elezioni….. potrebbe essere utilizzato se Baghdad cercato l’aiuto degli Stati Uniti e il presidente Obama ha concordato. …. Quanti civili rimarranno e quanti andranno, non si sa’. 227 Anita { 20.08.10 alle 22:07 }
    ————————————————————
    Cara Anita,
    sotto la propaganda del suo governo, che lei ripropone paro paro, l’unico vero obiettivo del vostro intervento in Irak, e quindi anche quello dei vostri soldati rimasti di stanza laggiù, è quello obliquamente illustrato al punto 3: “La protezione della agenzie civili degli Stati Uniti e alleati … ” Tutto il resto è solo fuffa o materiale di contorno.
    Facciamo una premessa: l’Irak è solo uno stato fantoccio e il suo governo è solo un governo Quisling. Lo dico proprio quel che ha scritto lei: “sta ancora cercando di mettere insieme un governo di cinque mesi dopo le elezioni”. E’ la miglior dimostrazione che il vostro intervento aveva scopi diversi da quelli dichiarati, che, ovviamente, non sono stati raggiunti proprio perché erano solo una scusa formale.
    L’unico scopo del vostro intervento è sempre stato quello di impadronirvi del petrolio irakeno. Se vogliamo con il corollario di controllare l’Iran. Per far questo dovevate eliminare un leader che si poneva su posizioni autenticamente nazionaliste: Saddam proprio come Mossadeq. Anche l’appoggio allo stato d’Israele ha come unico scopo quello di controllare le risorse mediorientali (ed anche quello dell’appoggio alla lobby ebraica mondiale, ormai fuori controllo perfino per voi).
    Impadronirvi del petrolio irakeno era importante per due diverse ragioni: essere voi a controllare una delle più importanti risorse petrolifere mondiali e, secondariamente, toglierlo ad altri paesi, che ora dipendono da voi nel loro sviluppo.
    Trovo veramente indecente che voi pretendiate di ricostruire, guadagnando delle fortune sulle spalle di un paese povero, proprio quel che voi stessi avete distrutto: la ricchezza (vostra) basata sul latrocinio e sulla miseria (altrui), secondo le vostre migliori abitudini e regole e secondo la vostra prassi consolidata. Ma chi credete di prendere in giro?
    Il governo irakeno utilizzerà i vostri tagliagole secondo quello che sarà l’interesse esclusivo dell’Useggetta, com’è sempre accaduto con i paesi a voi soggetti, ad esempio in America Latina. Ma la vera chicca sta proprio nella sua ultima frase: non si sa quanti civili rimarranno e neppure quello che faranno. Insomma i vostri mercenari avranno carta bianca.
    Mi auguro che la situazione ritorni presto ad essere esplosiva, che l’esercito irakeno si liquefi e che voi siate costretti a ritornare in Irak, e naturalmente a rimanere in Afghanistan.
    Il mondo ha bisogno che voi siate molto occupati per almeno una decina d’anni. U.

  15. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Io capisco il pensiero di Marco riguardo il contrabbando ecc.
    In effetti non sono state delle buone idee, ed hanno riciclato quella gente a “lavori” molto piu´deprecabili.
    Il contrabbando e quel tipo di delinguere (cosi come per esempio quello ai confini della Svizzera, sparito del tutto) sarebbe passato di moda (con il tempo)come tante altre cose, se si fossero create nei punti caldi fabbriche, posti di lavoro, se si fosse fatta una politica di incentivi e di propaganda.
    Fare il contrabbandiere, non e´un lavoro leggero, ed il fatto che i delinquenti non abbiano voglia di lavorare e´solo una leggenda metropolitana.
    Con il tempo si sarebbero convinti anche loro , se ci fosse stato il lavoro. I Napoletani e la gente del sud che non ha voluto delinquere e´partita all´estero.Sono rimasti quelli con il posto sicuro nelle amministrazioni statali, i commercianti ed altri gruppi naturalmente .
    L´errore e´stato fatto, ma si potrebbe ancora correre i ripari.
    La gente ha bisogno solo di lavoro, retribuito s´intende come si deve.
    Niente elemosine. Ma resta una situazione difficile , tragica e confusa, verrebbe voglia di parlare della legge del manganello….ma so´che e´anche sbagliato.Rodolfo

  16. Uroburo
    Uroburo says:

    Ci sarebbe poi da fare alcune considerazioni sull’esportazione della democrazzzzia, che è il cavallo di battaglia dell’Useggetta fin dall’inizio della sua politica estera: credo che non ci sia stata una sola loro campagna militare che non abbia avuto come giustificazione formale la democrazzzia o la libbbertà (naturalmente per loro).
    Nel Terzo Mondo sono molto diffuse forme di governo autoritarie, molte legate ad interventi diretti od indiretti delle “democrazie occidentali” (ad esempio le infinite guerre civili congolesi fomentate dall’Unione Minière belga). Tuttavia in quasi nessun paese al mondo – tranne un ristrettissimo gruppo di paesi europei, tra i quali non figura (almeno a mio modo di vedere) l’Ittaglia – la democrazia, almeno come la conosciamo noi in Occidente nella forma della democrazia parlamentare, funzione bene.
    Non vi è una democrazia parlamentare funzionante in Giappone, men che meno in Corea, non in Sud Africa; nessun paese islamico ha una democrazia parlamentare funzionante. forse adesso in America Latina c’è qualche eccezione.
    In realtà una democrazia parlamentare ha un senso solo in paesi che hanno una organizzazione politio-sociale nazionale. Ma la quasi totalità dei paesi del Terzo Mondo hanno un’organizzazione sociale di tipo tribale ed una rappresentanza nazionale non può (sottolineo: non può) rappresentare le istanze della popolazione. Per di più in quei paesi le donne sono totalmente sottomesse agli uomini e quindi, molto spesso, il loro voto non ha un reale significato politico: Ma anche gli uomini, con qualche rara eccezione, non si interessano di politica e non fanno altro che rispettare le indicazioni di voto dei capi tribù. In realtà in queste realtà sociali un parlamento funzionerebbe molto meglio se fosse composto dai capi delle tribù che compongono la popolazione, ed in tal caso le elezioni sarebbero del tutto inutili.
    Insomma la democrazzzia rimane sostanzialmente inesportabile, anche perchè richiederebbe, per poter essere realmetne acquisita, tempi secolari. Sarebe forse meglio che si rispettasse il sistema sociale degli altri paesi espandendo la democrazia in casa propria. In Italia in Meridione, ad esempio; in Useggetta negli stati del Sud e nei ghetti poveri delle città.
    Un saluto U.

  17. Anita
    Anita says:

    x Rodolfo

    I miei corteggiatori mi scrivevano poesie scritte….mi dispiace di non averle conservate.
    Me non ero una donna, ero sotto i vent’anni, troppo giovane per apprezzarle.

    Poi ne ho ricevute passata la settantina, non sapevo come prenderle, troppo anziana per prenderle in considerazione…quelle le ho conservate ma solo per la mia vanita’ e stupore.

    Non occorre brio e faville, basta un incontro di occhi, un tocco di mano….

    Anita

  18. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Caro Peter,
    in fisica ci sono le costanti e ci sono le variabili.
    Se si considerano variabili le costanti, l’esperimento non riesce.

    A tutti piacerebbe una Società ideale, ma quella società non esiste, non è mai esistita in passato nè potrà esistere in un futuro prossimo.
    Ne deriva che la delinquenza è una costante, non una variabile.
    E’ di qui che deve partire il tuo ragionamento, non da ‘se la delinquenza non ci fosse’.

    Non ci troviamo mai ai conti perchè si fa sempre lo stesso errore, ovvero quello di confondere le costanti con le variabili.
    La delinquenza è una costante come esistenza e una variabile come collocazione nella società. Se si accetta questo, si può continuare a ragionare sul reale, sull’effettivo. Altrimenti si ragiona sull’ideale, sull’ipotetico, e sono ragionamenti che non servono a niente.

  19. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Fare il contrabbandiere, non e´un lavoro leggero, ed il fatto che i delinquenti non abbiano voglia di lavorare e´solo una leggenda metropolitana. (Rodolfo)
    ——
    Verissimo.

  20. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Anita “basta un incontro di occhi, un tocco di mano….”

    Ma e´quello che voglio fare intendere io tutto il tempo

  21. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Il discorso che fai tu e´del tipo, c´e´ un vecchio in fin di vita, allora c´e´ poco male a rapinarlo e svuotargli la casa, tanto…(Peter)
    —–
    Per niente. Il discorso che faccio io è quello di scegliere il minore tra due mali, non altro.

  22. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Anita scrive:-
    “I miei corteggiatori mi scrivevano poesie scritte….mi dispiace di non averle conservate.
    Me non ero una donna, ero sotto i vent’anni, troppo giovane per apprezzarle.

    Vedi dunque che ho ragione? Rodolfo

  23. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Ma avere indulgenza verso certa delinquenza, che forse non meritava di essere mitragliata in mare dalla GdF, non equivale certo a guardare al contrabbando come una cosa socialmente utile, addirittura la risposta a certi mali del Sud.
    ——–
    I mali del Sud sono anch’essi una costante. Il contrabbando a Bisceglie esisteva già prima dell’Unità d’Italia. Tant’è che dopo l’unità molti contrabbandieri si sono spostati a Kierc, nel Mar Nero, dove è appunto nata una comunità biscegliese, parte della quale è tornata a Bisceglie dopo la II guerra mondiale.
    Purtroppo le origini dei disagi del Sud hanno radici molto profonde e solo una persona superficiale e male informata può credere che l’unico vero problema sia la malavita organizzata. Quella è l’effetto, non la causa dei mali meridionali.

  24. Rodolfo
    Rodolfo says:

    xAnita
    Se i tuoi corteggiatori invece di scriverti poesie, fossero stati un po´ piu´intraprendenti, forse qualcuno sarebbe riuscito a farti innamorare.
    Rodolfo

  25. Anita
    Anita says:

    x Uroburo

    Idealmente democrazia nasce in un popolo, e il piu’ delle volte e’ frutto di una rivoluzione culturale, di un rovesciamento di valori, e’ un bisogno che i popoli hanno sentito.

    Nel mondo arabo le democrazie degne di tale nome sono pochissime e molto giovani.
    Anche in Italia la democrazia ha poco meno di 60 anni.
    Ma in Italia non e’ stata esportata, e’ stata sostenuta dagli italiani perche’ ha trovato terreno fertile.

    Se un popolo e’ sotto il giogo di feroci dittature, si puo’ solo aiutare i segmenti della popolazione che desidera vivere in un mondo diverso, pur non abbandonando la loro cultura, tradizioni e religioni.

    Questo si intende per esportare la democrazia, non per clonare popolazioni in ugualianza con la nostra.

    Anita

  26. Anita
    Anita says:

    x Rodolfo

    Forse si’, ma la mia situazione famigliare era un enorme svantaggio, ed erano altri tempi.

    Anita

  27. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Rodolfo,
    ci sono due argomenti su cui abbiamo idee opposte: il Medio Oriente e la religione. Per il resto, andiamo d’accordo.

  28. marco tempesta
    marco tempesta says:

    A proposito di donne, l’amica che è venuta a trovarmi da Bisceglie ha 28 anni. Dice che vuole tornare e portare anche sua madre. Evidentemente è stata bene. A Settembre si è già prenotata la donna del Mercoledì, che è stata la prima a venirmi a trovare a casa nuova. Lei ha 35 anni e la conosco da quando ne aveva 16. Ad Ottobre dovrammo mettere in piedi una mostra qui, col figlio di mio nipote, 28 anni, suoi amici coetanei e artiste biscegliesi trentenni. La domanda è: se io sono tutte quelle brutte cose che Sylvi ritiene che io sia, come mai tanto seguito così giovane? Significa che l’idea che ha Sylvi di me è completamente sballata, ma sballata del tutto. Cosa ne consegue? Ne consegue che se si è fatta un’idea sballata di me, in maniera altrettanto sballata interpreta ciò che scrivo. Il problema allora è mio o è suo?

  29. Peter
    Peter says:

    x Marco

    scusa, ma qui con le costanti e variabili sei tu che ´ quaglieggi´. E´ vero che nulla si crea e nulla si distrugge, ma e´´ anche vero che tutto si trasforma, e la delinquenza di oggi non e´´ quella di 20 o 30 anni fa, o 50, o 150 come i tuoi biscegliesi pre-unitari.
    Poi ti scordi che il contrabbando al Sud, come molte altre attivita´ illegali, e´´ sempre stato controllato e sfruttato dalle grandi organizzazioni criminali, come la camorra. Smettila di dipingerlo come una cosa a gestione familiare e artigianale di soli poveri cristi, quelli sono o erano solo le pedine

    un saluto

    Peter

  30. marco tempesta
    marco tempesta says:

    col figlio di mio nipote,
    accidenti all’abitudine di non rileggere prima di postare: leggasi figlio di mio cugino. Il figlio di mio nipote ha 1 anno! Sarà anche lui un artista come suo padre e i suoi nonni ( e suo prozio), ma è ancora presto per farlo partecipare a una mostra.

  31. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Caro Peter, tu hai una visione un po’ strana di ciò che è la camorra adesso e di ciò che è stata anche solo 40 anni fa.
    A Napoli la camorra era il datore n1 di lavoro vero, specie nell’edilizia, e il garante della pace sociale. In cambio di voti, certo, ma di politica onesta io non ho mai sentito parlare da nessuna parte, in Italia. Mi parlerai anche del sacco edilizio di Napoli, ma il sacco edilizio lo abbiamo avuto contemporaneamente in tutta Italia, non solo a Napoli.
    Poi è precipitato tutto, per opera di gente venuta da fuori Napoli (Ottaviano, Casal di Principe) e per l’incapacità dello Stato di discernere il bersaglio da colpire. Se lo Stato fosse stato capace di schierarsi, la camorra funzionerebbe ora come un sindacato invece che come una delle peggiori associazioni a delinquere.
    I mali di Napoli nascono quasi sempre a Roma, non dimentichiamolo.

  32. marco tempesta
    marco tempesta says:

    anche vero che tutto si trasforma, e la delinquenza di oggi non e´´ quella di 20 o 30 anni fa, o 50, o 150 come i tuoi biscegliesi pre-unitari. (Peter)
    —–
    Verissimo, ma io non me ne scordo affatto.
    Accuso infatti lo Stato di averla fatta arrivare nelle terribili condizioni in cui è adesso.

  33. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Smettila di dipingerlo come una cosa a gestione familiare e artigianale di soli poveri cristi, quelli sono o erano solo le pedine
    (Peter)
    ———
    Non ho mai affermato che era a gestione famigliare, so benissimo che era tutta mafia e camorra e anche un po’ di sacra corona unita. Ho solo affermato che le pedine che ci lavoravano erano molte e, soprattutto, sottratte alla delinquenza socialmente pericolosa.
    E’ un discorso diverso, mi sembra.

  34. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Molto peggio di mafia e camorra se per questo è la ndrangheta, dedita ai rapimenti. Vogliamo paragonare il contrabbando ai rapimenti?
    Naturalmente ogni forma di delinquenza organizzata nuoce al territorio, in una nazione moderna. Poichè la delinquenza è ineliminabile, si tratta di dirottarla in attività socialmente meno pericolose.
    Come?
    Diversificando le soglie di rischio.

  35. Anita
    Anita says:

    x Marco

    Ci sono molte ragioni per cui una donna molto piu’ giovane trova appoggio su di un uomo il doppio della sua eta’.
    La mente piu’ vissuta, la tua esperienza in vari campi, la mancanza di competenza con coetanee, il conforto come di un paio di vecchie ciabatte in una fredda notte d’inverno.
    Un espressione inglese: Comfortable like a pair of old slippers in a wintry night.
    (non e’ un offesa)
    Certo che intellettualmente e’ piu’ soddisfacente la compagnia di una persona piu’ anziana.

    Anita

  36. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Infine, la cultura è una conquista personale, uno sviluppo dell’anima, non un obbligo o uno straccio di carta che non serve nemmeno…
    (Sylvi)
    ——
    Sulla cultura scolastica stendiamo un velo pietoso. A parte le elementari, il resto è da buttare.
    Con le tecnologie attuali, uno la cultura se la fa a sua misura, se ne ha le indispensabili basi, che vengono appunto dalle elementari. Possiamo aggiungerci certi licei, se vogliamo, ma non tutti. Un diploma di scuola media superiore non sempre dà capacità di apprendimento maggiori che non delle buone elementari.
    Non servono però solo le basi, serve anche la voglia di acculturarsi. Quanti laureati, al di fuori del loro settore, sono di una ignoranza abissale?
    In quanto all’argomento delle malattie che si possono debellare, vale fino a un certo punto. L’indole umana non è in progresso, nel senso che l’umanità di adesso non è mediamente migliore di quella dei tempi di Giulio Cesare, tenendo conto delle pulsioni e delle tendenze. Ci sono situazioni economiche e leggi che agiscono da freno, ma nel momento in cui il freno viene allentato, e questo succede ad esempio durante le guerre, l’umanità si dimostra altrettanto bestia di quella dei tempi di Cesare. Quindi cade l’argomento progresso.

  37. Paleonico
    Paleonico says:

    Per niente. Il discorso che faccio io è quello di scegliere il minore tra due mali, non altro.

    … naturalmente il male minore… lo decidi tu qual ti conviene… nevvero?¿?
    Scrivo in coda x non continuare sul nuovo… S e si vuole vedere fino acche punto arriva un ciarlatano (uno che parla assestesso… non gli interessa quel che pensano altri… lui è abilee a ciarlare e gira lObelisco dalla parte che allui piace… e non è un fatto di estetica o arte… e un fatto di punto di vista dell’obelisco… che è quasi sempre rotondo…
    sogni d’oro blog..
    P.

  38. Paleonico correzione...
    Paleonico correzione... says:

    S e si vuole vedere fino acche punto arriva un ciarlatano… basta leggersi cosa ha scritto in questi ultimi gg sul blog… come l’elogio e le giustificazioni alla delinquenza (fuori legge…) alla criminalita organizzata o spicciola del ciarlatano 1 e del reggicoda 2… difatti sono d’accordo quasi su tutto… al gioco sono due bari…. (non ho detto bisceglie… ma bari… come tutti i ciarlatani ai quali piace spennare i deboli e gli ingenui… ) Due maestri di ciarlataneria in bricciole di specchi rotti… lucciole vendute x l’anterne… Se li conosci evitali!!
    P.

  39. AZ Cecina Li
    AZ Cecina Li says:

    È mia profonda convinzione che la quantità di discorsi a sfondo sessuale, il vantare conquiste o prestazioni mirabolanti sia inversamente proporzionale alla reale quantità di sesso conquiste e prestazioni effettivamente praticate. Una convinzione avvalorata da decine di detti popolari tipo, per citarne
    uno un po’ meno pesante, “chi tromba parecchio c’ho poco tempo per parlarne”e simili ma ancor più scurrili locuzioni. Me lo avvalora ancor di più la recente affermazione del ”tombeur de femme” del blog che dice “ sai quella con gli occhiali spessi e i capelli a tuppo, ma con quelle non c´e´piacere, la maggior parte sono senza sale , prive di fantasia e frigide.. Mi viene spontanea la difesa d’ufficio della “bruttina”con occhiali. Stando alla mia personale statistica derivante dall’esperienza accumulata soprattutto in qualche anno da bagnino, (poi mi sono sposato ed ho fatto il bravo ragazzo) non ritenendomi un “bello impossibile” ma essendo “passabile” e molto possibilista, ho in quel periodo democraticamente spaziato su un arco di tipologie femminili piuttosto ampio ed il mio ricordo seppur lontano mi porta a valutazioni opposte da quella che di Rodolfo. A parte il fatto che se hanno lo chignon in quei momenti magari lo sciolgono e che comunque almeno gli occhiali se li tolgono, stando ai miei lontani ricordi direi che le ragazze (ma anche le donne mature) con le quali Venere e stata un poco parsimoniosa, nel rapporto ravvicinato tendono a compensare una modesta avvenenza con maggiore impegno, anche di tipo fisico. Di contro alla “bellona” può sembrare sufficiente sciorinare le proprie grazie senza profondere nell’attività troppa energia. Ora considerando che certe cose si fanno per lo più al buio o nella penombra, che nel momento topico la componente estetica cede largamente il passo all’aspetto biomeccanica, è allora assai probabile che “l’occhialuta” bistrattata da Rodolfo batta la “bellona” due a zero. Fatto queste considerazioni mi verrebbe proprio da dire che ancora una volta il Rodolfo dimostra che di donne ne sa poco o niente e che parla per fantasia e non per esperienza.

    Antonio antonio.zaimbri@tiscali.it

    Ps. Ma guarda te che rigirio di parole t’ho fatto per esprimere un concetto che in vernacolo si fa con dieci “ La bonona si lassa trombà, la bruttina ti tromba lei che è più meglio assai, il Rodolfo un capisce un cazzo”.

  40. Paleonico
    Paleonico says:

    Ciao Pino… ora si vado ammangiare èccena… zuppa di pesce al ajillo… manca il vino… m’accontento con meno…
    … appresto… ho ancora 2 gg … poi sapro con certezza se torno o rimando addopo le elezioni in Haiti… Quando torno ( sono pessimista e penso di rientrare a settembre…) prepara la Moka … porto un caffe di strordinaria rarita… quando vedrai i grossi chicchi… sentito l’aroma ed averne bevute qualche tazza… capirai la meravilla que mi porto in ittaglia… ho gia trovato il caffe (coi campesinos del nord della Cordillera caraibica) Caffe ORGANICO… raccolto sulle montagne… mentre io filmavo… ho filmato tutto il processo fino alla torrefazione semiclandestina e sto parlando di caffe organico emmica di cocaina o altro illegale… ma solo caffe… elloro non lo sanno… Unico… (… ti spieghero poi avvoce… ) non hanno insegne si torrefa in una palazzina anonima, in forma artigianale… paura di ritorsioni x minacce da brividi ricevute… dai produttori di caffe NON organico… come dalle multinazionali dei prodotti chimici e OGM… nemici coltelli… cose da non credere… ho del bel materiale da investigare… Intanto… forse riusciro apportare accasa anche il nuovissimo caffe biodinamico… è il primo anno che forse va alla vendita… ed io saro il primo accomprarlo e portarlo in ittaglia… ( sempre se alla dogana ittagliana… si impietosiscano dei miei pianti e mi lasciano portar via il caffe che è bellissimo essivede… senza farmi pagare nulla… sono con pochi soldi) oltre allo straordinario profumo… ed è x questo la mia paura che x eccesso di quantita esente da imposte o multa… ed una qualita suprema (ho la fattura di compra rilasciatami dal produttore e dalla torrefazione… l’infrazione è la grossa quantita che trasporto… e la voglia dei doganieri di portersene accasa… almeno una busta… Domani sono alla torrefazione e si vedra il da farsi e la quantita… ho tanti amici in italia e in europa e devo fare molti regali… se vogliono un po del caffe che ho… vabbene… se dovessero sequestrarmelo… mi procuro i documenti, pago il dovuto e lo sdogano… ma In attesa dello sdoganamento… mi faranno portare almeno na tazza di caffe alla mi mamma e x gli amici del blog che spero incontrare presto ( non ho molta voglia di lavorare in Haiti… troppo lunga la campagna… troppo tempo… troppe armi in giro…mentre ho voglia di tornare ammilano…) ciao ti faro sapere…
    Paleonico

  41. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    Ai tempi delle piantagioni i sindacati non esistevano.

    I sindacati iniziarono circa 120 anni fa’, col brotherhood delle ferrovie.

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