Strano questo Bossi: invece di urlare contro la legge che affossa le intercettazioni telefoniche e ambientali, consegnando così ancor più la “sua” Milano e la sua “Lumbardia” alle varie mafie, prima tace come tacerebbe chi fosse stato eventualmente comprato da Berluscon de’ Berlusconi e poi si mette addirittura a urlare a favore della legge affossatrice
Strano comportamento quello di Umberto Bossi sulla legge contro le intercettazioni telefoniche e ambientali. Avrei voluto scriverlo già domenica, poi però imprevisti piuttosto impegnativi mi hanno portato via tempo e attenzione costringendomi al rinvio, ma nel frattempo gli avvenimenti mi hanno dato ragione in modo imprevisto e clamoroso. Mi spiego. Se c’è un politico che dovrebbe essere massimamente d’accordo nel mantenere la possibilità di usare con manica larga le intercettazioni telefoniche e ambientali ebbene quello dovrebbe essere Bossi. Anni fa ha cominciato Oreste Del Buono col dire che Milano è la più grande città calabrese, poi un prefetto in una intervista spiegò che l’abbondanza di negozi e bar che a Milano aprono e falliscono dopo poco tempo è dovuta al fatto che la mafia calabrese per riciclare i suoi quattrini usa per l’appunto l’apertura e il fallimento di un gran numero di esercizi pubblici. Si scoprì anche che le migliori “famiglie” di Platì, epicenro della ‘Ndrangheta, sono tutte presenti a Milano come soci di un noto club sportivo, mi pare di pesca. Infine, l’anno scorso c’è stato uno spettacolo teatrale a Vigevano che denunciava ad alta voce l’ingresso a gonfie vele della ‘Ndrangheta nel Milanese, spettacolo del quale potete farvi un’idea guardando guesto video: http://www.youtube.com/watch?v=wszVT_XCXco . E’ uscito perfino un libro dal titolo chiarissimo: “A Milano comanda la ‘Ndrangheta”, di Giuseppe Caruso e Davide Carlucci, del quale potete farvi un’idea guardando e ascoltando questo video con intervista a uno dei due autori: http://blogbookshop.blogspot.com/2009/10/libri-milano-comanda-la-ndrangheta-di.html .
E come se non bastasse nei giorni scorsi sia la Repubblica che il Corriere della Sera hano dedicato ampio spazio alla presenza a Milano della ‘Ndarngheta e non solo. Giovedì 1 luglio Repubblica nelle pagine milanesi pubblicava, con richiamo nella prima pagina, una inchiesta dal titolo e sommario che non lasciano dubbi: “Nelle case fantasma di Milano i clan espropriano il Comune. Cinquemila alloggi controllati dai boss. E “riassegnati” con graduatoria parallela”. Il tutto corredato da una mappa che segnalava i vari pezzi della città controllati dai vari clan: campani, calabresi, slavi, siciliani, pugliesi e napoletani. Venerdì 2 luglio la prima pagina delle cronache milanesi aveva un titolo più che espslicito: “I tentacoli della ‘ndrangheta”, con descrizione dei singoli tentacoli. E nelle pagine interne titolo e sommario a tutta pagina spiegavano: “I rampanti del crimine fanno affari nel sottobosco delle giunte locali. A caccia delle “amicizie” giuste tra assessori e consiglieri”. Venerdì 6 il Corrriere della Sera non ha voluto essere da meno: “Milano crocevia dei rifiuti tossici” titolava a tutta pagina un servizio che dava vonto di come le ecomafie stanno avvelenando anche Trezzano, Buccinasco, Corsico, Opera, Pavia, Bergamo, Grumello del Monte nel Bergamasco, Coccaglio e Castegnato nel Bresciano. Il tutto mentre perfino il cardinale Tettamanzi lanciava l’allarme mafia per la spartizione della mega torta dell’Expò del 2015.
Beh, siamo onesti: per uno come Bossi che a parole dice di tenere sopra ogni cosa alla “sua” Milano e Lombardia tutte queste segnalazioni e denunce sarebbero dovute bastare e avanzare per volere a tutti i costi che le indagini per proteggere dai roditori siculo-campano-calabro-pugliesi il formaggione padano non venissero affossate dall’eliminazione o dalla concessione al contagocce e a tempo risicato delle intercettazioni telefoniche e ambientali. E invece? Invece nisba! Tutti zitti, compreso il senatùr, tutti a evitare di fiatare contro l’autostrada che SilvioBerlusconi&C stanno asfaltando per il malaffare anche e soprattutto a Milano, Lombardia e “Padania”. Tutti zitti, a questo punto direi vergognosamente zitti, anche quando è arrivato il gran botto dei 300 arrestati della ‘Ndrangheta, una metà dei quali proprio a Milano e “Lumbardia”. Poi, di colpo, il 15 luglio il boss Bossi si mette addirittura a urlare che la legge affossa intercettazioni bisogna “approvarla presto, prima che si inventino un’altra P3 e la P4″. Ahhhh, boss Bossi, come ci si riduce a fare da stalliere quando si prova gusto a stare beati nel formaggione di Roma e Milano e Lombardia ladrone….
E poi mi vengono a dire che il senatùr è radicato nel territorio! Strano radicamento quello di chi non vuole sentire e vedere marciumi così giganteschi e anzi consente che vengano pure agevolati con una legge che oltre a favorire gli “amici degli amici” di Dell’Utri&C eviti a Berlusconi il fastidio della divulgazioni di eventuali sue conversazioni molto private con donne varie, ministre, escort, fanciulle in fiore tese al traguardo del 18° anno di età, cioè minorenni tipo Noemi o – meglio – tipo quanto pubblicamente denunciato dalla ex consorte Veronica Lario.
Non voglio assolutamente raccogliere le voci in base alle quali Berluscon de’ Berlusconi passerebbe ogni anno al senatùr un assegno di 4 milioni di euro. Così come sapete bene che non ho mai raccolto le voci secondo le quali Bossi venne colpito da ictus mentre si intratteneva in forbite conversazioni padane con Luisa Corna, bella e brava cantante che non merita certo il castigo delle attenzioni di un Bossi con annesso sigaro toscano. Però questo silenzio di Bossi, che di fatto collude con la volontà del Chiavaliere di affossare le indagini serie e di conseguenza con il dare via libera al malaffare dei “terroni” nella sacra Milano e nella sacra Lumbardia, alla faccia di Alberto di Giussano, “Va pensiero” e altre amenità, è un silenzio che fa riflettere e magari si presta pure al malignare. E sì, perché è un silenzio o da politicamente rincoglionito o da politicamente “ammorbidito”.
Lungi da noi il malignare! Anche perché per dimostare che anche Bossi è ormai alla frutta con una politica francamente miserabile, familista e quindi necessariamente ladrona, basta e avanza quanto ha detto nell’ultimo suo comizio: “Non è vero che la Lega è finita. Dopo di me ci sono i miei figli, e perciò la Lega continua, non è finita”. Che schifo di discorso! Un discorso miserabile anche se i suoi figli fossero dei geni. Il guaio è che invece sono dei Bossi. Uno è perfino un incrocio tra un asino e una trota.
Povera Italia! Povera Milano! Povera Lumbardia!
L’Università contro la Gelmini e Berlusconi va da Mr Cepu
Agli studenti di eCampus mail del rettore: «Lunedì visita di Berlusconi. Abiti formali». E ignora la protesta degli Atenei pubblici.
Povero Nord..
Dal governo…800mila euro dati alla “Libera scuola dei popoli padani” che ha fra i soci la moglie di Bossi».
Il destino è segnato dal Nord ,usciranno diplomate solo più tante trote!
Aspettiamo la bufera; l’Arpa ha ha messo in allarme la PC.
Se non arriva il temporale ci squagliamo come gelati!
caro cc
la Gelmini ha chiamato la Rettore dell’Università di Udine nel ristretto numero (cinque) dei consiglieri sullo sviluppo delgli studi scientifici.
Non è una trota, non è politicizzata, è coriacea ed è carnica!!!!
Fra tanti sprechi non la vedrai sguazzare te lo garantisco!
Tu ci informi sulla Padania, io sui refoli di vento che possono diradare nembi e cumuli.
Sylvi
Ogni tempo ha il suo fascismo. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col terrore dell’intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola.
Primo Levi,
8 maggio 1974
Palermo ricorda Borsellino
La sorella Rita: ora è peggio del ’92
Con l’agenda rossa tra le mani per commemorare il fratello Paolo ucciso il 19 luglio 1992.
Ovazione per il lavoro dei magistrati.
La Sapienza «ilumina i saperi». Esami al buio per protestal
Chiusura delle facoltà, spacchettamento degli atenei, entrata dei privati nei Cda , delega in bianco sul diritto allo studio, precarizzazione della ricerca: l’università italiana è una bomba pronta a scoppiare!
Per protesta contro i tagli e l’approvazione del ddl Gelmini, alla facolta di Lettere e Filosofia della Sapienza è mobilitazione per tutto il mese di luglio.
Esami nei viali e da stasera alle 21 e fino all’alba, anche in notturna, a lume di candela.
……… e il gioco è fatto. marco tempesta { 17.07.10 alle 17:56 }
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Caro Marco,
a sentir te della Freedom Flottiglia non se n e doveva più parlare da settimane ed invece si sta preparando una bella crisi diplomatica tra Turchia ed Israele.
Mi sa tanto che tu sei bravissimo a complicare gli affari semplici ed a rendere banalmente semplici le faccende complesse…. U.
x Marco
Caro Marco,
secondo le notizie dello scorso anno, l’Israele ritiene enorme riserva di gas naturale…..
Ecco uno pezzo dei tanti articoli, traduzione Google:
Da Jerome R. Corsi
© 2010 WorldNetDaily
Mare Mediterraneo
NEW YORK – Un enorme quantita’ di gas naturale si trova al largo della costa di Israele in acque profonde e promette di essere una manna per l’economia dello stato ebraico e uno stimolo per altri sviluppatori alla ricerca di petrolio off-shore e di gas naturale nel Mediterraneo.
Noble Energy, una società di New York Stock Exchange, ha scoperto circa più di 3 trilioni di piedi cubici di gas naturale in tre serbatoi di alta qualità praticato nella società Tamar n. 1 pozzo nel Mar Mediterraneo, circa 56 miglia al largo della Israele porto settentrionale di Haifa.
Noble Energy ha perforato il n ° 1 pozzetto Tamar ad una profondità di circa tre miglia, al di sotto 5.500 metri di acqua.
etc……
Ci sono altre compagnie coinvolte.
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Una perforazione difficoltosa perche’ si trova su una lastra di sale…ma non impossibile.
Anita
DIARIO SICILIANO
Sandro non e’ riuscito a vedere il bambino, che era previsto tra il 5 e l’ 11, cosi per motivi di lavoro e’ dovuto ripartire il 12. Ieri giono 17, finalmente dopo quattro giorni di apprensioni e’ venuto al mondo Carmelo, un gigante di 4 Kg. e piu’, con una altezza di 54 Cm., devo sinceramente dire, non perche’ e’ il mio nipote , che e’ il piu’ bello delle decine che ho visto in questi giorni, assomiglia naturalmente a me, persino i capelli neri con la scherma a sinistra. Era messo male, si e’ aspettato, si e’ sperato , ma all’ ultimo ci siamo dovuti arrendere al parto cesareo.
Ora finalmente riusciro’ ad andare a mare ed a fare quel giretto di cui avevo parlato .
In Germania , quando nasce un bambino , visite si, complimenti pure, anche il piu’ assoluto silenzio e il rispetto delle regole.
Qui a Catania si possono fare anche errori, avremmo potuto permettere a mia figlia la piu’ costosa clinica ma i parenti del marito e il marito stesso erano contrari e, con il tempo ho capito perche’.
All’ entrata si legge:-” E’ proibito severamente scrivere sui muri”, ma poi si leggono scritte….tipo:-” E’ nato un principe”…….
“Attenti bambine e’ nato Cristiano”….. “E’ nato la gioia dello zio, il piccolo Angelo”…..”6 tutta la mia vita, ti amo piccolina”… e innumerevoli altre, fino a quelle che suscitano emozioni che io trascrivo ” Amore mio piccolo, domani ti portero’ in paradiso, ma ti aspetto al piu’ presto, ti amo, papa’ e mamma”……fino a quelle che non c’ entrano per niente come:-” Viva il fumo’.
Si legge anche l’ avviso :- “E’ vietato l’ ingresso ai minori di 14 anni” , ma naturalmente non e’ cosi e bambini dai 2 in su’ vanno e vengono con le loro gioiose risate e schiamazzii vari.
Devo dire che non ho mai mangiato tanti confetti come negli ultimi quattro giorni. Funziona cosi:- Quando nasce un bambino e viene portato alla puerpera, questa si ritrova sommersa da una marea di gente messa attorno al letto,qualcuno porta palloncini colorati sotto forma di Paperino, Topolino o orsetti vari ognuno dice la sua:- “Che bedda”, “un angelo” , “che nicu” , “che beddi occhi ca’ avi” , ” a ucca e chidda du patri” , ” no……no nun viriti cha’ ucca e’ pricisa a chinna do nonnu?” ecc. ecc., intanto…. perche’ e’ usanza, il marito regala alla moglie un anello di diamanti o un bracciale , e lei dopo averlo esaminato e provato lo passa alla vicina e dunque questo gioiello comincia a fare il giro di tutta la congreca fino a finire di nuovo nelle sue mani. Nel mentre il marito con un vassoio in mano, che non si sa’ mai da dove spunta, comincia ad offrire a TUTTI confetti, non e’ naturalmente consigliabile rifiutare. Fantastico, inarrivabile, gioiose famiglie, tanto chiasso , tanti sorrisi, tanti commenti. E’ vita…
Dunque….ho pensato, perche’ no? E’ effettivamente molto piu’ bello che nelle sterili cliniche, dove vige il silenzio, come se invece di nascere…morisse qualcuno.
A me, per esempio e’ capitato di stringere le mani a gente perfettamente sconosciuta, tutti sentono la necessita’ di andare a visitare e fare i loro complimenti, per cui si passa mezz’ ore intere in presentazioni:- “Sugnu Tano un amico, piacere…..sono Enza cugina del marito, piacere ….. sugnu Pippu un amico del cognato, piacere…….. piacere, piacere, piacere……. ”
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Sulla disputa Marco-Sylvi su Napoli, diro’ solo che lassu’ nel nord vivono ovattati e sono gia’ morti.
Nel sud si vive la vita nel bene e nel male,tra la felicita’ e la tristezza, a modo nostro e’ vita nel vero senso della parola.
Questo concetto lo avrei potuto anche ampliare, ma la mischpoche mi reclama ad alta voce per cui, arrivederci ai primi d’ Agosto. Rodolfo
Er richiamo de la famigghia
eravan tutti in pinziero
tutti acca’ a Libera Rota
ca’ de Ridolfo forestiero
nisciun sentia piu’ cosa nota.
Accampato adda’ in Sicilia
er Ridolfo all’erta stava
ca’ lo figghio de sua filia
a sto’ munno mo’ passava.
Natu alfin lo picciriddu
quattru chili va pisannu
allu nonnu se ssamigghiu
ma speramo ch’e’ n’ingannu.
Ca’ ar Ridolfo bel giullare
senza loggica alla menti
‘u picciriddo assamiare
nu li vole propriu in nienti.
Pero’ nui simo brava genti
como chilli alla Sicilia
aguramu tutti benvolenti
allo nipute et alla filia.
Er Ridolfo poi speramo
ca rimmane alla isolona
cosi’ de men lo sopportamo
pur che simo gente bbona
Peter
versi e scherzi a parte, cio’ che lui scrive sullle abitudini siciliane conferma che il buon Camilleri non esagera affatto nelle sue descrizioni, anzi forse si trattiene.
Da notare: gli ospedali pub-blici sono pub-blici, cioe’ di nessuno che si possa identificare come ‘il pad-rone’, dato che lo stato praticamente non esiste se non (immagino) come una vacca da mungere, quindi ognuno puo’ farvi i por-ci comodi suoi, come scrivere cose di ogni genere sui muri, fumare nei corridoi e magari anche nelle corsie in barba ai divieti, magari buttando anche i moz-ziconi per terra, e guai a chi fiata: sei forse tu il pad-rone? E poi offrire i confetti a TUTTI (come sottolinea il buon Rodolfo), il che sarebbe al limite un atto di gentilezza salvo pero’ che non si puo’ rifiutare senno’ viene preso a male, e chissa’ cosa poi ne potrebbe seguire. Come se gli altri visitatori non fossero in un posto pubblico quindi di tutti, ma nel salotto di Salvo, ‘un amico’, cui e’ ob-bligatorio rendere omaggio come a tutti gli amici, e gli amici degli amici, e gli amici degli amici degli amici…
Se invece si vuole par-torire in un am-bi-en-te ‘normale’, senza chiasso, fumo, presentazioni e confetti non richiesti, scritte sui muri di ogni genere e grado, palloncini e paperini che volano, e magari anche musica a tutto volume, bisogna pagare, andare in una clinica privata, dove il padrone e’ ben definito e tangibile, magari anche il capo di una rispettabile cosca che ti fa fare il culo dalla sua sicurezza se pensi di stare come a casa tua? ho una fantasia sbrigliata, lo sapete.
Sui bracciali, gioelli ed anelli in regalo alle puerpere non faccio troppi commenti. Viene solo da chiedersi a quale parte, o societa’, o ceto, di Catania tale commento si riferisce
Peter
la parola am-bien-te proprio non passa per intero, me lo scordo sempre
Peter
scommetto che negli ospedali pubblici vanno pure i preti a fare battesimi pubblici nelle corsie per i casi piu’ difficili. Con tanto di chierichetti, incenso, rinunciate a Satana, etc etc. E guai a chi fiata…
Peter
Cara Sylvi,
più che al magnifico rettore carnico della beata friula, alla scuola italiana, servirebbe ormai un san gennaro in possesso di tutte le sue facoltà “miraco-listi-che”.
Stavo infatti riflettendo su quante “borse di studio” al merito potevano innescare quegli 800.000 euri,al posto di finanziare una pur spe-ciali-st-ica scuola di “Pesci-coltura”.
Devo ammettere però che “le trote della carnia” sono sempre in agguato !(pronte a reclamare parte del bottino)
cc
LA VITA
Lunga attesa,
timidi sorrisi,
fuggenti sguardi,
snervante attesa,
pensieri sognanti,
una spinta, uno sforzo,
giusto rilassamento,
un’ultimo sforzo,
oltre la porta un gemito,
sollievo degli astanti,
sorrisi smaglianti,
baci prorompenti,
abbracci copiosi,
proteggetemi,
proteggimi Mamma.
IL VELENO DELLE COLONIE STRISCIA SOTTOTERRA
Le acque reflue prodotte dai coloni in Cisgiordania si riversano nelle terre palestinesi, distruggendo i campi, inquinando le sorgenti, danneggiando la terra e il paesaggio.
REPORTAGE DI BARBARA ANTONELLI E NICOLAS HELM-GROVAS, Gerusalemme, 1 luglio 2010, Nena News (foto da http://www.palestinemonitor.org)- Le acque reflue prodotte in Cisgiordania, sia dalle colonie israeliane che dalle comunita’ palestinesi, ammontano a circa 91 milioni di metri cubi ogni anno: l’equivalente dell’acqua contenuta in 36.400 piscine olimpiche. La maggior parte di queste acque di scarico non riceve alcun trattamento di depurazione. Gli agenti contaminanti -sia organici che inorganici- si riversano direttamente in Cisgiordania, con conseguenze devastanti per l’inquinamento sia del territorio che del Massiccio Acquifero, la piu’ importante risorsa di approvvigionamento idrico per israeliani e palestinesi. In 43 anni di occupazione le autorita’ israeliane non si sono curate minimamente di installare impianti per il trattamento delle acque di scarico nelle 121 colonie sparse in tutta la Cisgiordania: le colonie soltanto producono 17,5 metri cubi all’anno di acque impure. Secondo un dettagliato report dell’organizzazione israeliana Bt’selem del 2009, su 121 colonie solo 81 sono dotate di impianti per il trattamento delle acque reflue. Alcuni dei quali usano metodologie superate, non seguono gli standard adottati in Israele o sono inadatti a coprire le necessita’ di colonie, la cui popolazione ha subito in pochi anni un boom demografico impressionante.
Altre strutture non funzionano a pieno regime o sono state parzialmente o del tutto disattivate, con la conseguenza che 5,5 milioni di metri cubi di acque reflue prodotte dalle colonie non ricevono alcun trattamento, riversandosi nelle vallate palestinesi. Le leggi a tutela dell’ambiente, in vigore in Israele, vengono ignorate nelle colonie. Cosi capita che le abitazioni degli insediamenti siano occupate da intere famiglie prima che i sistemi di depurazione e fognari siano completamente funzionanti o che industrie costruite su territorio occupato, inizino a funzionare a pieno regime, senza che siano dotate di sistemi di smaltimento a norma per le sostanze tossiche e i rifiuti. E’ indicativo che il Ministero israeliano per la tutela dell’ambiente abbia seguito – dal 2000 al 2009 – solo 53 casi per il malfunzionamento degli impianti nelle colonie, mentre lo stesso Ministero ha preso in esame 230 casi in Israele, solo nel 2006. Un farwest di leggi selvagge imperversa nelle colonie in Cisgiordania e al Ministero dell’ambiente fa comodo che sia cosi.
Anche il 90% delle acque reflue prodotte dai palestinesi non viene trattato. E anche qui le regole del gioco le decide Israele: l’amministrazione civile negli ultimi 15 anni non ha approvato progetti per gli impianti di depurazione dei liquami urbani, presentati da istituzioni palestinesi, con i fondi europei o internazionali; in altri casi li avrebbe approvati solo con la condizione di poter collegare a quegli stessi impianti anche le colonie.
Sempre Israele ha imposto all’Autorita’ Palestinese di costruire impianti all’avanguardia (non usati nemmeno in Israele) che rispondono a parametri che neanche l’Organizzazione Mondiale della Sanita’ richiede; cosa che fa aumentare i costi di costruzione, operativi e di mantenimento. Con la conseguenza che sia USA che Germania, principali finaziatori di tali impianti, hanno ridotto in modo considerevole i finanziamenti all’ANP per questo tipo di progetti.
Il sistema che rifornisce acqua alle colonie e’ inoltre gestito direttamente da Israele, quindi, che le acque reflue inquinino o meno l’ambiente palestinese circostante, non intacca minimamente la qualita’ dell’acqua potabile destinata ai coloni. Al contrario, villaggi o intere comunita’ palestinesi fanno affidamento sulle risorse idriche naturali; pertanto l’inquinamento delle falde acquifere prodotto dalle colonie, aggrava ulteriormente le gia’ drammatiche condizioni dell’accesso all’acqua potabile per i palestinesi. Con devastanti conseguenze anche per l’agricoltura, dato che le acque reflue inquinano il terreno, contaminano i campi, diminuiscono la fertilita’della terra.
Il problema si aggrava nelle aree industriali israeliane costruite in Cisgiordania. La piu’ estesa, quella di Barkan nel distretto di Nablus, vede almeno 80 industrie operative, che producono alluminio, vetroresina, pesticidi, componenti per l’industria militare. Dal 1982, Israele ha ricollocato le industrie piu’ inquinanti all’interno della Cisgiordania, danneggiando interee aree palestinesi. Un esempio tra tutte, la Geshuri industries, un’industria di pesticidi ricollocata nel 1987 in un’area adiacente a Tulkarem. Industrie che scaricano nelle vallate sottostanti rifiuti chimici non trattati.
Con l’ associazione israeliana Yesh Din, abbiamo preso in esame tre diversi casi, in tre diverse colonie, indicativi delle problematiche legate al mancato trattamento delle acque reflue, ma anche delle contraddizioni legate a un sistema di occupazione che si e’ ormai cristallizzato.
Elqana
Proprio a nord della statale 5, vicino Qalqilya a nord della Cisgiordania, nella vallata che dalla colonia scende giu’, un tubo di scarico pompa liquami urbani direttamente nelle terre palestinesi e nel piccolo torrente, principale risorsa idrica della vicina Az-Zawiya, a cui appartengono quelle terre.
Sulla collina, due grandi contenitori in allestimento indicano che l’impianto di purificazione dell’acqua della colonia e’ in fase di costruzione. Un’impresa che e’ il frutto della Compagnia per l’Economia dell’amministrazione locale e che dovrebbe mettere un freno al libero rifluire dei liquami nelle terre palestinesi. L’impianto e’ stato costruito illegalmente anche secondo la giurisdizione israeliana, al di fuori del perimetro della colonia, espropriando due ‘dunum’ di terra ai legittimi proprietari palestinesi.
La ONG Yesh Din segue diversi casi, per conto di comunita’ palestinesi, contro le attivita’ di costruzioni illegali anche secondo la legge di Israele, le uniche per le quali ci si puo’ appellare al sistema giuridico israeliano. Un anno fa, in una situazione simile riguardante la colonia di Ofra, vicino Silwad, gli avvocati di Yesh Din sono riusciti a congelare la costruzione di un impianto per il trattamento delle acque, ricorrendo alla Corte. Un impianto costruito senza permesso regolare e su terra espropriata a due famiglie palestinesi, rappresentate da Yesh Din. La Corte ha deciso l’immediato stop dei lavori della struttura, completata quasi al 90%. Dal momento dell’interruzione dei lavori, la colonia continua a riversare i liquami di scarico nelle terre palestinesi circostanti. Un caso che illustra bene il dilemma tra applicazione del diritto e pragmatismo: se le colonie si dotano di strutture per lo smaltimento delle acque reflue, consolidano ancora di più sul terreno il sistema illegale dell’occupazione. Se invece ci si appella al diritto israeliano, qualora possibile, si lascia però che l’inquinamento ambientale sia perpetrato impunemente, a scapito ancora una volta delle comunita’ palestinesi.
Nel caso della colonia di Elqana, il team di Yesh Din ha prima consultato la comunità palestinese, per verificare se fosse intenzionata a intraprendere un procedimento legale. La comunità ha scelto la strada del pragmatismo: consentire la costruzione illegale dell’impianto e rinunciare alla terra espropriata, per fermare il devastante inquinamento del terreno e sperare che la terra rimasta ritorni ad essere fertile. Non certo una vittoria, ma forse il male minore.
Ariel
La situazione di Ariel, a est di Elqana è molto simile. L’impianto per il trattamento delle acque qui è operativo ma non funziona a pieno regime, soprattutto non copre le reali necessita’ della colonia, che ha subito – da quando è stata costruita nei primi anni Novanta – un boom demografico a ritmi serrati, con un aumento della popolazione da 10.000 a oltre 60.000 coloni. In aggiunta, anche gli scarichi di rifiuti tossici e fanghi attivi esausti prodotti dalla vicina area industriale di Barkan, si riversano nella vallata palestinese. Ancora una volta le procedure di smaltimento dei rifiuti industriali in Cisgiordania seguono una legislazione meno ferrea rispetto a quella in vigore in Israele, cosa che ha favorito il trasferimento di molte aziende proprio in territorio occupato.
Sia Ariel che Barkan scaricano i loro rifiuti nella vicina Salfit, palestinese, avvelenando i campi e inquinando l’ambiente. L’area presentava gia’ preoccupanti problematiche per il trattamento delle acque reflue palestinesi, dato che Salfit stessa non è dotata di alcun impianto. Tra i 60 e i 70 milioni di shekel sono stati dati al municipio di Salfit dal governo tedesco per l’installazione di un efficace sistema di smaltimento. L’amministrazione civile israeliana, che ha pieno controllo sull’area C della Cisgiordania, ha richiesto che Ariel potesse essere allacciata allo stesso sistema e quando l’amministrazione di Salfit ha rifiutato, e’ stata costretta a restituire al governo tedesco il denaro gia’versato. Attualmente, sia i liquami di Salfit che di Ariel, si riversano nell’ambiente circostante.
Revava
Revava è un altra colonia con infrastrutture insufficienti per coprire il trattamento di depurazione dei liquami. Le acque di scarico scorrono abbondantemente nella vallata fino a uno o due miglia lontano dalla colonia. All’interno della colonia, un lavoratore palestinese (ironicamente molti lavoratori palestinesi sono costretti a lavorare proprio nelle colonie, non avendo altra scelta) ci ha spiegato che Revava e’ dotata di una cisterna per il raccoglimento delle acque reflue: la cisterna si riempie in tempi brevi perche’ insufficiente a coprire le esigenze di tutti i coloni, tanto che periodicamente le acque si riversano nella vallata. I residenti palestinesi del vicino uliveto hanno rinunciato a venire qui, sia per l’odore nausenate che per la presenza degli insetti.
Quando abbiamo visitato la vallata l’abbiamo trovata asciutta. Ad una più attenta indagine, ci siamo resi conto che, proprio tutto intorno all’insediamento, i coloni hanno scavato profonde voragini, per fare da contenimento alle acque di scarico ed evitare che rifluiscano direttamente nella vallata, in modo da non destare l’attenzione o i reclami dei residenti palestinesi.
“L’occupazione crea una realta’ ecologica che non è sostenibile”, dice Dror Etkes diYesh Din. “Non si tratta solo di un outpost o di una colonia da cui fuoriesce acqua inquinata.” E’ evidente che per il singolo residente palestinese o la singola comunita’, la cui terra è stata espropriata o inquinata, anche una minima iniziativa legale assume un significato capitale. “La realta’ pero’ – prosegue Dror Etkes – e’ che la ‘grande architettura’ messa in piedi dall’occupazione, oltre ad essere illegale, non e’ a lungo termine sostenibile.” Le colonie solo in alcuni casi rispondono ad un aumento demografico accelerato: e’ vero che le abitazioni negli insediamenti sono spesso incomplete quando i coloni vi si trasferiscono. Ma come tutto il sistema politico dell’occupazione, la priorità è accelerare la costruzione per creare una realta’ di fatto sul terreno, che difficilmente potra’ essere modificata in seguito. Paradossalmente, Yesh Din è stata accusata dalle organizzazioni di coloni di “non essere interessata anzi di impedire la tutela dell’ambiente”, come nel caso dello stop ai lavori di costruzione dell’impianto di Ofra, “bloccata – a detta dei coloni – a spese dell’ambiente”.
Oggi il cartello (in ebraico) dell’impianto ancora incompleto, ma presto funzionante, di Elqana recita: “l’impianto e’ costruito a vantaggio dei residenti.” Come sempre, il ‘vantaggio’ e’ sempre e solo quello dei coloni. (Nena-news)
TURCHIA-CURDI. DOPPIO BINARIO DI ISRAELE E USA
Washington e Tel Aviv ufficialmente appoggiano Ankara ma in segreto la tengono sotto pressione, anche con finalita’ anti-iraniane, non esitando in qualche caso ad addestrare alcune organizzazioni armate curde.
SERVIZIO DI MICHAELA DE MARCO
Roma, 12 luglio 2010 (foto dal sito www. digilander.libero.it), Nena News – Aerei da guerra turchi continuano a bombardare i ribelli del Partito dei lavoratori curdo, il Pkk, nella zona di Sidakan, nel nord Iraq. La Turchia ha chiesto a Baghdad, agli Stati Uniti e all’amministrazione regionale curda di Arbil la consegna di 248 ribelli curdi che operano in Iraq «il prima possibile». L’elenco comprende comandanti ribelli come Murat Karayilan, Cemil Bayik e Duran Kalkan.
L’ultimo raid dell’aviazione è seguito alla bomba all’oleodotto iracheno piazzata domenica scorsa dal Pkk, ed è, al momento, l’episodio più recente di un conflitto che si sta consumando nel Kurdistan Iracheno nel disinteresse internazionale. L’ordigno, a sua volta, sarebbe stato una risposta al bombardamento turco delle basi del Pkk la settimana precedente. Alcuni osservatori ritengono che i recenti attacchi del Partito dei lavoratori curdo siano una conseguenza dell’arresto lo scorso ottobre da parte delle forze di sicurezza turche di diversi membri del Pkk, e una manovra contro l’arresto di «disertori» nell’ambito di un procedimento giudiziario ancora in corso contro la cosiddetta attività di «propaganda terroristica».
Le operazioni armate curde erano state già annunciate dal portavoce del PKK, Ahmad Denis, che, sabato 19 giugno, aveva dichiarato che le operazioni avrebbero coinvolto tutte le città turche. Il presidente turco, Tayyip Erdogan, in quell’occasione dichiarò che gli attacchi ai «codardi militanti del PKK» non cesseranno «finchè il gruppo terroristico non verrà annientato».
Gli attori principali di questa guerra sono da un lato il Pkk, che sin dagli anni ‘70 aspira a vendicare la repressione turca che ha costretto migliaia di curdi a lasciare la loro terra e, soprattutto, a creare uno Stato curdo indipendente, e dall’altro la Turchia, che teme l’avverarsi del sogno separatista vista l’importante minoranza curda nel proprio territorio. Il conflitto turco-curdo e tutte le violenze che ne sono seguite hanno già macinato oltre 40 mila morti, e il fallimento dei negoziati dell’anno passato ha provocato il riemergere dei toni bellicosi e un’escalation di violenze senza fine. Ma dietro le quinte si muovono ben altri attori, che svolgono un ruolo spesso determinante. La Turchia, in questa battaglia contro i militanti armati curdi, viene fiancheggiata (ed equipaggiata) dalle potenze occidentali: Stati Uniti ed Unione Europea. Sulla scia degli avvenimenti dell’11 settembre del 2001, il Pkk è stato definito «organizzazione terroristica» dalla comunità internazionale.
Da parte sua Israele, assecondando gli interessi statunitensi di possedere quanti più alleati possibili nella regione, supporta il governo e l’esercito turco, al quale ha recentemente venduto 190 milioni di dollari di droni. La cooperazione sul piano commerciale e su quello della difesa tra i due paesi è in continuo aumento, nonostante i toni infiammati degli ultimi mesi, in modo particolare dopo l’uccisione lo scorso 31 maggio di 9 pacifisti turchi sulla nave «Mavi Marmara» per mano dell’esercito israeliano e in seguito al voto contrario (politicamente ed economicamente strategico) espresso dalla Turchia e dal Brasile nei confronti delle nuove sanzioni all’Iran da parte dell’Onu.
Negli ultimi mesi, anche Damasco ha spesso collaborato con Ankara alla lotta al «separatismo curdo». La stessa Siria conta un’importante minoranza curda al suo interno e avrebbe recentemente deciso di sanzionare le famiglie curde sospettate di aver legami con il Pkk. Nei giorni scorsi Damasco ha annunciato l’uccisione di 12 militanti curdi e, secondo quanto è stato riportato da Anadolu, l’agenzia di stampa turca, ha arrestato circa quattrocento presunti membri del PKK nelle città di Aleppo, Kamishli, Afrin, Al Hasaka e Al Raqqa (http://www.nena-news.com/?p=2091).
Ankara, nella sua lotta contro i separatisti, si rivolge anche agli stessi curdi, e, di recente, ha ospitato il leader curdo iracheno Massoud Barzani, per sviluppare le relazioni con i leader curdi «moderati» e tentare di arginare le minaccia del Pkk. Al termine dell’incontro, lo stesso Barzani ha definito «illegale» la presenza nel nord Iraq dei militanti del Partito dei lavoratori curd .
Il Pkk, dal canto suo, godrebbe di alcuni appoggi esterni di difficile definizione. Descriverli è assai complesso, vista la loro segretezza, e può generare confusioni. Recentemente, infatti, alcuni membri del Mossad (il servizio segreto dello Stato ebraico) e diversi ufficiali israeliani in pensione, sono stati sorpresi ad addestrare combattenti curdi nell’Iraq settentrionale. Dunque, parallelamente alle relazioni ufficiali tra Stato turco e Stato di Israele, pare che quest’ultimo tessi una fitta trama di relazioni anche col Pkk in funzione anti-turca (e anti-iraniana).
Se si considera la posizione turca nei confronti dell’aggressione israeliana contro il Libano nel 2006, nei confronti dell’embargo e dell’aggressione israeliana a Gaza nel 2008, l’insoddisfazione turca per la ritrosia israeliana di fronte alla mediazione di Ankara fra Tel Aviv e Damasco, la volontà turca di far partecipare Hamas ai negoziati e il recente voto contrario di Turchia e Brasile alle sanzioni contro il programma nucleare iraniano, non suscita alcuna meraviglia che tra Tel Aviv e Ankara non scorra buon sangue. A dimostrarlo sono le dichiarazioni turche da «paladino della causa palestinese» (nonostante poi, contraddittoriamente, Ankara non riconosca quella curda) e la campagna israeliana di incitamento contro la Turchia rivolta agli Stati Uniti e ai paesi dell’Unione Europea.
Le relazioni tra il Mossad e i curdi sono sotto analisi da anni, e la loro prima trasposizione mediatica risale al 2006, quando sul magazine New Yorker venne pubblicato un articolo di Saymour Hersh, uno dei più noti giornalisti investigativi statunitensi e premio Pulitzer, sull’appoggio americano e israeliano ai «terroristi curdi». Nel suo articolo, Hersh citava indiscrezioni di un consulente del governo con stretti legami con la dirigenza civile del Pentagono, asserendo che le relazioni con il Pkk si inserivano nel disegno di «esplorare mezzi alternativi di pressione sull’Iran» (anche Tehran è coinvolta in una guerra contro i curdi e responsabile dell’impiccagione di diversi militanti del “Partito per una Vita Libera in Kurdistan”, il ramo iraniano del Pkk formatosi in seguito all’operazione di smembramento tattico dopo l’11 settembre).
Quando, lo scorso 20 giugno, le truppe turche si sono inoltrate per oltre 10 kilometri nel nord dell’Iraq, uccidendo 3 militanti del Pkk, pare che sia stato avvistato il ritiro di agenti del Mossad israeliano. A dichiararlo è stato l’analista turco Sadat Laciner, il quale sostiene che Tel Aviv guarda con sospetto alla forza politica guidata dal primo ministro turco Tayyip Erdogan, il Partito della giustizia e dello sviluppo: «Il Pkk per Israele è un mero imprenditore con cui fare affari», ha spiegato Laciner al quotidiano turco in lingua inglese Today’s Zaman.
Nurullah Aydin, dell’università di Gazi, sostiene che Israele non solo addestra truppe per conto dell’amministrazione regionale curda, ma aiuta e spalleggia i «terroristi del Pkk». «Le deposizioni rese da terroristi catturati e le armi sequestrate durante i raid anti-terroristici indicano che ufficiali dell’esercito israeliano hanno fornito addestramento e armi al Pkk», ha detto, supponendo che il governo turco tenga tale informazione segreta.
Nel 2008, Hersh scrisse un altro articolo secondo il quale anche la Cia e le forze speciali americane avevano legami con gruppi clandestini in Iran, tra cui il Mujahideen-e-Khalq (Mek) e il Pjak curdo. Allora, Hersh scrisse che «Il partito curdo Pjak, che pare sia sostenuto segretamente dagli Stati Uniti, compie le sue operazioni contro l’Iran dalle sue basi nell’Iraq del nord da almeno tre anni». Nell’articolo del 2008, Hersh riferì anche che il Pjak «ha sottoposto la Turchia, che è membro della NATO, a ripetuti attacchi terroristici e i rapporti sul sostegno americano al gruppo sono stati fonte di attrito tra i due governi». Infine il giornalista americano scrisse che Israele e Usa hanno lavorato assieme per fornire un sostegno militare e logistico al Pkk e alla sua versione iraniana Pjak: il tutto avviene in gran segreto e si inserisce in una strategia di ampia portata, a «doppio binario» finalizzata alla destabilizzazione della regione in funzione «anti-asse del male», ossia di quei paesi ritenuti «nemici» da Tel Aviv e Washington. Nena News
Cara Sylvi,
dimenticavo di consigliarti, di metterti in lista di attesa.
Potresti sempre percepire un buon “assegno” per metter su una Privata che insegni il “marilenghe”.
Poi , potresti avere sempre delle consulemze per un “buon dizionario” di marilenghe-inglese e viceserva.
Insomma vedi di guardarti intorno, chi si ferma è perduto!
Per finire poi potresti entrare nelle comissioni per accertare la conoscenza del”marilenghe” per accedere a concorsi pubblici,
pagano bene di questi tempi.
cc
GIORDANIA FURIOSA PER MANOVRE USA-ISRAELE CONTRO SUO PROGRAMMA NUCLEARE
Washington minaccia taglio aiuti diretti se Amman procederà ad arricchimento uranio
Roma, 14 luglio 2010 (foto dal sito http://www.cv-library.co.uk), Nena News – Israele non firma il Trattato di non proliferazione, pur essendo l’unica potenza atomica nel Vicino Oriente, ma impone ugualmente la sua politica nucleare ai paesi della regione. Non solo a quelli «nemici» come l’Iran ma anche a quelli amici, come la Giordania che pure coopera attivamente alla sicurezza dello Stato ebraico e alle sue politiche nei confronti dei palestinesi.
Governo e monarchia hashemita tacciono pubblicamente e lasciano alla stampa il compito di sfogare la loro irritazione per la linea israeliana, forte dell’appoggio dell’Amministrazione Obama. Tel Aviv e Washington, vogliono imporre alla Giordania di non arricchire in casa l’uranio scoperto (almeno 65mila tonnellate, 3% delle riserve mondiali) nel suo territorio e destinato alle due centrali che vorrebbe costruire nel golfo di Aqaba, sul mar Rosso. «Sì al nostro pacifico programma nucleare, al diavolo Israele», ha titolato secco il giornale pro-governativo “al Dostour”. «Malgrado tutti i trattati di pace e la nostra posizione moderata, Israele vuole tenerci in ansia dopo averlo già fatto nella questione delle forniture di acqua potabile», ha scritto l’editorialista Hilmi al Asmar riflettendo l’amarezza e la rabbia dei governanti giordani che pure mostrano una linea morbida nei confronti di Israele e della sua occupazione dei territori palestinesi.
La stampa di Amman, rilanciando rivelazioni fatte da funzionari governativi, riporta che Israele sta facendo pressioni su Corea del sud e Francia affinché non forniscano al regno hashemita la tecnologia nucleare di cui ha bisogno per sviluppare il suo programma, volto unicamente a produrre energia elettrica, di fronte alla totale dipendenza della Giordania dal petrolio dei paesi vicini. Nei mesi scorsi la Jordan Atomic Energy Commission e la francese Areva hanno firmato un accordo per lo sfruttamento di giacimenti d’uranio in Giordania, con un valore potenziale stimato in 600 milioni di euro. I governi di Francia e Giordania inoltre hanno sottoscritto un’intesa per la creazione di un centro di formazione per ingegneri e tecnici del settore energetico e grandi imprese transalpine parteciperanno alla gara d’appalto per la costruzione delle due centrali nucleari sul Mar Rosso.
Israele, prima di dare il suo «via libera» al programma nucleare giordano, vuole imporre ad Amman l’arrichimento del suo uranio in un paese occidentale. La Giordania per ora rifiuta ma deve fare i conti con le pressioni della superpotenza americana. Spinta da Israele, riferiva qualche giorno fa il sito d’informazione al-Bawaba, Washington minaccia di tagliare i finanziamenti diretti se il regno hashemita insisterà nel voler arricchire l’uranio in casa. Sono in ballo oltre 600 milioni di dollari in aiuti economici e militari ai quali la Giordania, paese a basso reddito pro capite e privo di risorse naturali, non può rinunciare.
Nena News
x Pasquino 165
con tutto il rispetto per la vita, la sua poesia potrebbe a buon titolo anche chiamarsi ‘la purga’
Peter
caro peter,
devo dire che il tuo fulminante 170,è all’altezza del miglior Humor Inglese, solo battuto qualche volta dal sarcasmo piemontese, che però ha il difetto di volgere sovente più sul tragico.
Ho a lungo riletto il testo incriminato, e devo ammettere che “se di involontario ” ,descrive però innegabilmente con dovizia di particolri , la “funzione” che tu richiami; anche l’ultima invocazione mistica alla mamma, sembra richiamare quei casi gravissimi di stitichezza acuta.
Un vero pezzo sublime, degno di essere recitato in una manifestazione di alta comicità,di doppi sensi.
cc
cc
ec-che se anche involontario…
Caro peter,
scusa ancora la logorrea che mi percorre oggi.
Ma essendo il sottoscritto un “appassionato ” di teatro ,penso al “pezzo” che se recitato da un buon comico ,costerebbe pochissimo.
Un titolo : La Purga
Scenario : Un lenzuolo bianco come sfondo, una sedia, un rotolo di carta igienica.Stop
Un buon attore con mimica facciale, e buona recitazione enfatica,che accompagna la mimica facciale.
Da chiedere il Copy-right.
cc
x CC
caro CC, infattti anch’io mi figuravo esattamente lo stesso tipo di scenario, il che dimostra che tu ed io siamo molto ‘like-minded’.
Povero Pasquino (ed anche rarissimamente il Ridolfo, che pero’ e’ molto meno innocente): e’ questo il guaio dei puri di cuore, forse vedranno Dio, ma non si accorgono del loro linguaggio quasi sempre ‘freudiano’.
Pensa che due miei vecchi conoscenti in Italia, entrambi devoti e pii all’ecclesia madre, si erano persi in una lunga conversazione domenicale dopo la santa messa. Confrontavano le abitudini ‘comunicarie’ di preti diversi, pensa un po’ tu. Un prete dava la particola in bocca ai fedeli, un altro in un’altra parrocchia si schifava a vedere quelle bocche sdentate dei vecchi, e la dava in mano. Continuarono per una mezz’ora buona a discutere tra loro se fosse meglio darla in bocca o darla in mano, mente io li guardavo seduto ad un tavolo, sempre piu’ perplesso ed accigliato, dato che erano entrambi religiosissimi, quindi mi sforzavo di non ridere. Alla fine credo che anche loro vennero assaliti da un remoto, satanico dubbio…
Peter
x CC
oddio, mi pare che si chiedessero anche se fosse meglio prenderla in bocca o in mano…
Peter
Caro U.
la freedom flotilla ha semplicemente causato un danno, ovvero ha dato una scusa ad Israele per menare siluri alla Turchia.
Conoscendo la mentalità dei ‘nostri’, la scusa l’avrebbero trovata ugualmente, ma la flotilla glie l’ha porta su un piatto d’argento.
Complimenti.
Fatto sta che dopo la mazziata, le navi ora acconsentono a sbarcare in Egitto. Bella vittoria di Pirro.
-E’ arrivata la bufera,
è arrivato il temporale…-
cantava il bravissimo Rascel. Finalmente!
Un caloroso BENVENUTO al piccolo Carmelo, perchè le colpe dei nonni non devono ricadere sui nipoti!!
caro CC,
vedo che sei in possesso di alcune informazioni che riguardano la marilenghe!
Ti rassicuro…i bez per il suo insegnamento non vengono dalle italiche casse…sono soldi che la UE destina alle lingue minoritarie, sardo compreso, ma nessuno ne parla!
E se leggiamo Pasolini e Turoldo ( il diavolo e l’acqua santa!) in marilenghe tu lo ritieni più sconveniente dei soldi che il Piemonte…o la Sicilia,per dirne due, hanno stanziato per il recupero delle loro parlate?….
E poi…la Facoltà di lingua e letteratura straniera dell’Università di Udine è la prima in Italia (fonte la Repubblica!)…nonostante si studi anche friulano!
Prendere gli 800.000 e dire che si poteva fare altro, se non è inserito in un contesto di efficienza e buona amministrazione, non vale granchè.
Se riferendoti alle ” trote carniche” intendi Tondo sono assolutamente d’accordo con te…
…anche se la Regina di S.Daniele è un’eccellente trota…e le sue uova in crostino stese in un letto di caprino e un bicchiere di Pinot fanno resuscitare i morti!!!!
Sylvi
x Alessandro
Le mie felicitazioni e i miei migliori auguri per l’arrivo di Carmelo.
pino nicotri
x CC
Dimenticavo:
il dizionario Friulano- Inglese esiste da qualche decennio.
Lo hanno predisposto un gruppo di studiosi canadesi di origine friulana.
Sylvi
x CC
magari una doppia versione teatrale sarebbe ancora meglio.
In una un fricchettone in frac e cravatta, tipo V. Gassmann da giovane, che declama ‘La Vita’ con una partoriente nello sfondo in preda alle doglie. Al termine, dira’ l’invocazione ‘proteggimi, mamma’.
Subito dopo, ‘La Purga’, con un bambinone cresciuto seduto al WC, in casacca da notte e berretto di lana. Al termine pero’, ‘puliscimi, mamma’
Peter
x Sylvi
si vede che voi friulanio siete tutti presi dal vostro innato egocentr-is-mo, provincial-is-mo, campanili-s-mo, etc etc etc.
Questi ‘friulani canadesi’ non hanno proprio niente di meglio da fare. Povero Canada
Peter
x Peter e CC e anche il bravo Pasquino.
Il fatto è che tutto quello che dite è assolutamente vero.
Il “sublime” della nascita che passa attraverso la bassezza della miseria biologica più laida.
Ma una donna che ha partorito…sicuramente anch’io, quando ha quel grumetto di cellule strillanti in braccio si sente …vice dio!
Absit iniuria….
Sylvi
x Peter
Fanno, fanno …i friulo- canadesi…senza dimenticare il campanile!!!
C’è chi è campanilista seduto all’ombra del fico…o del pruno…
Sylvi
Quando un bimbo nasce si festeggia, senza se e senza ma.
Unito a un pensiero a quelli che, loro malgrado, camperanno (poco) di stenti.
Se non , addirittura, verranno usati come tiro al bersaglio.
O magari figlio/a di ragazzi giovanissimi da tutelare e aiutare.
Il mio primo le ebbi a 26 anni, e mi (ci) cambiò la vita.
In meglio.
C.G.
…del libro scritto da quella canaglia di rabbino Shapiro e che furoreggia in Israele perchè c’è scritto che la Torah è a favore dell’uccisione dei bambini non ebrei.
Ogni tanto vergognarsi può far bene anche ai più incalliti peccatori. E non mi riferisco certo al giovane Alessandro.
x Peter.
Circa un anno fa, sono stato invitato per motivi umanitari ad una festa del “Fogolar Furlan”. Una raccolta di denaro per aiutare una bambina portatrice di una malattia gravissima.
Devo dire che raramente ho riscontrato una disponibilità, un’italianità schietta e sincera, pur se rimarcata nella loro ostentata peculiarità, come quella volta.
La bambina è siciliana e vive in Sicilia con la mamma.
Altro che Italia di sù e Italia di giù come tentano di ridurla i legaioli in camicetta verde.
C.G.
Non faccio commenti sul racconti di Rodolfo,
perchè Peter si è espresso in maniera preclara!
Ho appena finito però di fare “una sciarratina?” con mio marito, a proposito dell’anello e del bracciale di diamanti…
il friulo, da buon morto che cammina…si è guardato bene dal farmi simili regali…
un bacetto…e stitico anche quello…
Mannaggia ai friulani!
Sylvi
cara la mia Sylvi,
il teatro, ha grandi capacità.
Una delle sue prerogative è proprio quella di “demitizziare” e contemporaneamente anche “mitizzare” molti aspetti della vita.
Neanche il “cinematografo” riesce in tale missione.
Nei suoi aspetti “demitizzanti” ha avuto nel passato ,se solo si pensa al grande teatro italiano delle “maschere”,la capacità innegabile di “rappresentare” , molto di più della psicologia, il carattere recondito dei caratteri regionali.
Arlecchin “batocio” servo di due paron, rappresenta il carattere veneto e a ben pensarci anche i due aspetti del Veneto.
Sempre pronto a menar il batocio sui più deboli, ma altrettanto a prenderle “beato “dal Paron.( in sostanza anche un” poco ?”ruffianetto)
Ora dici giusto ,la vita ha aspetti “tragicomici”,ma proprio per questo merita di essere esplorata in tuttti i suoi aspetti, per non ridursi al famoso personaggio di Eco, che nel “Nome Della Rosa”, ammazzava ,per negare “il riso”, come fonte di ogni peccato.
cc
cara la mia Sylvi,
non menar il torron per l’aia, gli ottocentomila euri, sono euri italici e non dell’EU.
Se fossero stati dell’Eu, patrocinanti il recurero delle Scuole delle trote, avrei inviato “reclamo agli organismi competenti”, come fa L’Anita con i suoi deputati.
Trattandosi di trote padane e soldi italici, mi limito al Blog, non voglio sprecare i soldi del francobollo.
Si tratta di due problemi diversi, credo che i soldi Ue,siano ben spesi ,trattandosi di folklore e tradizioni genuine, gli altri mi sembrano “perle ai porci”.
cc
caro CC,
ti ricordi “l’assalto alla diligenza” cioè gli emendamenti alla Finanziaria degli ultimi trentanni?
ti sei mai preso lo sfizio, a livello anche solo Regionale o Provinciale di vedere come venivano distribuiti i soldi?
Io ho fatto esperienza nei consigli d’Istituto…
..Se un grosso comune ha una decina di sedi scolastiche, più grandi , più piccole …come si distribuiscono i soldi?
I criteri…per non punire i più deboli e premiare i più prepotenti…
Comprare i nuovi dizionari ai piccoli o finanziare la festina di fine anno dei più arroganti?
Coi criteri…si facevano le ore piccole…
Mi deprime, non mi scandalizza la troticultura del Trota!!!
Sylvi
troticoltura ovviamente.
La cultura sta altrove!
Sylvi
BAMBINI PALESTINESI AL CAMPO ESTIVO SOTTO SCORTA MILITARE
[NOTE: SECONDO LA IV CONVENZIONE DI GINEVRA, LA II CONVENZIONE DELL’AJA, LA CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA E NUMEROSE RISOLUZIONI ONU, TUTTI (TUTTI!) GLI INSEDIAMENTI ISRAELIANI NEI TERRITORI PALESTINESI OCCUPATI SONO ILLEGALI. E SONO ILLEGALE ANCHE SECONDO LA LEGGE ISRAELIANA]
18 luglio 2010
At-Tuwani – South Hebron Hills
Ieri, 17 luglio 2010, nella scuola di At-Tuwani, un piccolo villaggio nelle colline a sud di Hebron, è iniziato il campo estivo. Per due settimane, tutte le mattine, animatori palestinesi e internazionali organizzeranno giochi e attività ricreative rivolti a bambini di età compresa fra i 6 e i 14 anni. Parte del campo estivo quest’anno si svolgerà anche ad Al Fakheit, un piccolo villaggio nel deserto, a sud di At-Tuwani, dove l’anno scorso, a settembre, è stata aperta una scuola per garantire il diritto all’istruzione anche ai bambini di quell’area.
In coincidenza con il campo estivo è ricominciata anche la scorta militare israeliana per accompagnare ogni giorno nel tragitto da e per la scuola i bambini provenienti dai villaggi di Tuba e di Magayr Al Abeed
Dal 2001 i coloni dell’avamposto di Havat Ma’on hanno attaccato più volte i bambini lungo la strada da e per la scuola, ma solo nel novembre del 2004 l’autorità israeliana ha predisposto una scorta militare quotidiana.
I soldati avrebbero il compito di scortare i bambini, ma la realtà è che spesso non adempiono in maniera efficace al loro dovere come emerge dal report annuale sull’andamento scolastico 2009-2010, nella versione completa in uscita nelle prossime settimane. Dai dati delle ultime statistiche, infatti, è emerso che durante l’anno scolastico 2009-2010 i bambini sono stati vittime degli attacchi da parte dei coloni 19 volte.
Inoltre i soldati sono venuti meno al compito di scortare adeguatamente i bambini, dal momento che non hanno camminato al loro fianco nel 75% dei casi, si sono rifiutati di completare la scorta fino alla fine dell’insediamento nel 94% dei casi e hanno costretto i bambini a correre in 11 casi.
Durante l’ultimo anno scolastico, la scorta militare è spesso arrivata in ritardo, costringendo i bambini ad aspettare, a volte per ore, prima e dopo la scuola. I bambini hanno perso quasi 27 ore di lezione e hanno aspettato dopo la scuola l’arrivo dei militari israeliani per un totale di 53 ore.
Tutte le statistiche riguardanti l’anno scolastico 2009–2010 saranno disponibili nelle prossime settimane all’interno del report in uscita. I dati raccolti durante l’anno scolastico 2008-2009 si possono trovare in “Divieto di istruzione. La sofferenza dei bambini palestinesi tra occupazione militare ed espansione delle colonie”, a cura di Operazione Colomba e Humanity Together, disponibile al link: snipurl.com/vp4qc
Operazione Colomba e Christian Peacemaker Teams mantengono una presenza costante nel villaggio di At-Tuwani e nell’area delle colline a sud di Hebron dal 2004.
Per informazioni:
Operazione Colomba, +972 54 99 25 773
—
Operation Dove – Nonviolent Peace Corps
Palestine/Israel
Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII
Email: tuwani@operationdove.org
Web: http://www.operationdove.org
mobile: +972 54 9925773
x Sylvi
non voglio insistere coi siciliani, noto che anch’io ho conosciuto dei siciliani simpaticissimi e correttissimi sul piano personale, tutti poi sappiamo di grandi intellettuali siciliani, di livello europeo e mondiale. Ricordo ancora che due dei miei prof. all’universita’ erano siciliani, uno con un forte accento, e furono probabilmente i migliori che abbia avuto come docenti in Italia.
Pero’ quello di bracciali, spille, diademi e catenine alle nascite e’ un altro punto dolens nella mia memoria.
Pensi che un primario ostetrico delle mie parti era appunto siciliano. Come omaggio per la vita ‘fatta nascere’, per ogni nascituro doveva ricevere LUI, il miserabile, primario in un ospedale pubblico, catene d’oro o bracciali di diamanti, come se la puerpera fosse lui. Lui poi, immagino, se li rivendeva e lucrava ancora di piu’ (oltre a visite private su suolo pubblico, etc etc). Faccio notare che era l’unico a fare porcate simili, cioe’ a farsi dare gioielli dai poveri pazienti, in Puglia non si usa neanche per le puerpere, figurarsi gli ostetrici…Al massimo, si regala una catenina d’oro al bambino al momento del battesimo
Peter
Mi deprime, non mi scandalizza la troticultura del Trota!!!
Eccolo lì il punto, mia cara Sylvi, finalmente hai c’entrato la Quaestio!
Possibile, possibile…che una come Te , erede delle antiche tradizioni gentiliane , si lasci abbattere per così poco, al punto di rassegnarsi alla “esaurimento nervoso” ,piuttosto che alzare la voce e denunciare che al peggio non c’è mai fine!
Cara la mia Sylvi , mi deludi , ho sempre pensato che una dal carattere come il “tuo”, non cascasse in trappole di rassegnazione da “immature”…
Magari mi sbaglio e la Depressione è forse ???In parte condivisione ?
cc
Caro peter,
da tempo sto pensando di tradurre in sceneggiatura un vecchio racconto sui Tuchini (ribellione di contadini canavesani del trecento).
Lo scritto appartiene ad un vero amante delle tradizioni genuine locali ormai scomparso, che di professione , pensa un pò,faceva il medico condotto!
Se come penso ,sei un amante come il sottoscritto del teatro, penso che mi potrai dare una mano efficace, appena saprò inviarti il “il testo originale .magari in formato Pdf.
cc
…la depressione è forse???In parte condivisione?
mio caro cc,
In cauda venenum del serpentello!
Ma che condivisione del piffero!
O alla mia veneranda età mi hai preso per Don Chisciotte?
Al mio Sindaco scrivo RR e pretendo risposte.
Al Presidente della Provincia idem.
Al Tondo non scrivo nemmeno sul quotidiano perchè non risponde.
Illy rispondeva sempre!!!
Le orecchie le tengo ritte, la lingua pure…perchè sia sempre chiaro “chi è al servizio di chi”.
Ma per avere questa forza bisogna -non aver chiesto nè fatto favori-.
E qua casca l’asino!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Sylvi
x Rodolfo
Ho fatto fatica a capire il tuo messaggio.
Il figlio di Alessandro e’ nato in Sicilia, a Palazzolo Acreide?
Il paese di origine della famiglia di mio marito.
Allora e’ cittadino Italiano o Tedesco?
Non so le leggi Italiane.
Nel mio preferisco le usanze private delle mie parti, qui non sono permesse molte visite, solo i famigliari stretti.
Anche a casa non si fa visita prima di almeno 6 settimane, un bene per il neonato/a e per la mamma.
Auguri per il piccolo Carmelo e congratulazioni per la sua famiglia.
Gli dovevate proprio appioppare un nome cosi’ regionale?
Saluti, Anita
ciao Anita!
Dal racconto di Rodolfo credo di aver capito che è la figlia che ha partorito, quindi Alessandro è diventato zio!!!
Quando è nato Riccardo, le visite erano a orario,un’ora al mattino e una la sera, e soltanto una o due persone.
Ma la buona educazione ci spingeva ad andarsene al più presto per non affaticare puerpera e neonato.
Non credo che il carattere gioviale dei siciliani o dei napoletani debba esprimersi sempre e in qualsiasi circostanza.
Ti abbraccio Sylvi
x Sylvi
Grazie per il chiarimento, ero confusa dal messaggio di Rodolfo.
Quando ero in Sicilia mi facevo meraviglia dei nomi, Turiddu era il piu’ comune…
Qui i neonati stanno nella nursery dell’ospedale, li portano alle mamme ai diversi orari per dargli da mangiare o il latte proprio o la bottiglia.
Non sono permessi estranei, solo dalle finestre.
Al giorno d’oggi e’ anche per sicurezza, ci sono stati furti di neonati, perfino dalle case…c’e’ troppa gente malintenzionata in giro.
——-
Qui fa molto caldo, caldo di Agosto, non c’e’ sollievo in via.
Odio perfino a portare fuori il cane, non vedo un anima viva, perfino gli uccelli sono silenti, gli scoiattoli sono a pancia a terra sull’erba.
Tengo sempre acqua corrente a triccolo per gli assetati…e diverse vaschette per gli uccelli.
Pensa che sono in vista del mare e con molti alberi.
Ricambio l’abbraccio.
Anita
Credo proprio che l’Alex questa volta gliela fa dentro casa…
Magari sulla moquette.
Ca..pperi amari, Alex!!
Dopo, chi la sente…
C.G.