Il governo italiano è sempre più cialtrone e baro, degno dell’indegnità di un Marcello Dell’Utri. E’ arrivato al punto di sostenere la bestialità che “il crocifisso è simbolo nazionale dell’Italia”, buttando così nel cesso il tricolore più di Bossi. In Israele perfino il governo è diventato “terrorista antisemita filo Hamas”?

Per dire che il signor Marcello Dell’Utri anche se eletto è indegno di stare nel parlamento italiano non c’è bisogno di notare che è stato condannato anche in appello a ben 7 anni di galera per appoggio esterno alla mafia. Bastano e avanzano i suoi due commenti alla sentenza: “E’ tutta spazzatura”; “Il mio eroe resta Mangano”. Non so se, come peraltro a non pochi sembra da tempo, se il signor Dell’Utri sia spazzatura, ma è più facile lo sia lui che la magistratura italiana o un collegio giudicante o anche solo una sentenza.  Una sentenza può essere sbagliata, succede, ma proprio per questo esistono i gradi di appello fino alla Cassazione. Se un privato cittadino amareggiato da una condanna a 7 anni di galera può andare comprensibilmente in escandescenze e dire che “è tutta spazzatura”, un parlamentare non può invece esprimersi in questo modo. E purtroppo il signor Dell’Utri si esprime in questo modo contro la magistratura e tutta una serie di processi e sentenze già da anni, in sintonia del resto con il suo socio e datore di lavoro Silvio Berlusconi e con avvocati corruttori condannati in via definitiva come Cesare Previti, altra persona indegna del ruolo che ha ricoperto in parlamento e – vergogna della Repubblica italiana – perfino nel governo come ministro.
Riguardo poi il fatto che il mafioso Vittorio Mangano sia e resti l’eroe di Dell’Utri è comprensibile, ognuno hai i suoi eroi e ovviamente Dell’Utri li ha tra i mafiosi a 30 carati, ma non è comprensibile che Dell’Utri dopo dichiarazioni come queste non venga cacciato dal parlamento per indegnità, magari su discreto intervento del presidente della Repubblica. Verso le 8 di sera dell’1 luglio in un comizio in piazza Cordusio, a Milano, nella manifestazione contro la legge del bavaglio alla stampa, ho sentito che del suo eroe Dell’Utri apprezza il fatto che “in galera non ha mai parlato”. A questo proposito mi vengono in mente alcune parole dell’intervista del fratello di Dell’Utri rilasciata a Repubblica quando questi venne arrestato su ordine della magistratura di Torino: “Mio fratello anche in galera non parlerà mai”. Quale ammissione migliore che suo fratello avrebbe potuto ammettere una serie di cose gravi? E quale messaggio migliore per rassicurare chi andava rassicurato? Ricordiamo tra l’altro che il passaporto del fratello di Dell’Utri è stato usato per far scappare in Venezuela un certo bancarottiere di nome Filippo Rapisarda.

Ormai l’indecenza di questi gaglioffi al governo è tale che si permette di bacchettare pubblicamente il capo dello Stato anche l’avvocato Niccolò Ghedini, altro personaggio che è stato fatto eleggere in parlamento dalle truppe cammellate berluscone solo perché lavora alla confezione di leggi su misura per il signor padrone Silvio Berlusconi e i suoi lacchè. Ma anche qui è il grande Chiavaliere Papino il Breve ad avere tracciato la rotta: non è la prima volta che lui critica pubblicamente il capo dello Stato, cosa piuttosto malsana in una democrazia visto che Berlusconi è il capo del governo.
L’indecenza di questi indecenti è sugellata dal ricorso del governo italiano contro la decisione della Comunità Europea di dare ragione alla signora che nel Veneto ha chiesto di togliere il crocifisso dalle aule della scuola statale frequentata da suo figlio. Con la stessa decisione la Comunità Europea ha chiesto che siano tolti i simboli religiosi dai luoghi pubblici. O meglio: dai luoghi di uffici pubblici, perché nessuno si sogna di far togliere i simboli religiosi anche dai crocicchi, dalle cime di colline e di monti, dalle facciate di chiese, dai santuari e dalle edicole nelle strade e nelle piazze dove se ne contano a decine di migliaia. La scusa accampata dai legulei che hanno stilato il ricorso è che “il crocifisso è simbolo nazionale italiano”! Ora capisco perché Umberto Bossi può dire che lui con il tricolore ci si pulisce il culo e può diventare ministro anziché finire in galera: perché per le facce di bronzo e i truffatori al governo il simbolo nazionale italiano NON è il tricolore, ma il crocifisso! Mai sentita bestialità peggiore. Bestialità arricchità da truffa collaterale laddove nel ricorso si legge che la croce figura ad esempio in molte bandiere comunali. Se è per questo, e se non ricordo male, figura anche nella bandiera svizzera. Ma cosa cavolo c’entra la croce con il crocifisso? La Croce Rossa ha per simbolo una croce, ma solo i mentitori di professione e i bossoberlusconi possono ragliare che si tratta della croce del crocifisso, cioè di un simbolo religioso, anziché di un semplice segnale che si nota meglio. E comunque la bandiera italiana NON ha nessuna croce e nessun crocifisso.

Il mirino di ogni fucile e arma da puntamento, compresi i congegni di puntamento delle mega bombe da aereo, ha una corce per indivisure l’obiettivo da colpire. C’è qualcuno che vuole sostenere si tratti di un simbolo religiso, cioè di qualcosa che ha a che vedere con la croce? I mentitori di professione e i padani amanti della Roma ladrona perché ci si trovano a proprio agio, come si trovano a proprio agio nella Lombardia ladrona e in altri posti dove invadere con i propri dirigenti le istituzioni pubbliche, sognano che la bandiera italiana è già stata sostituita dal famoso Carroccio con tanto di croce: ma il loro è, per l’appunto, un sogno. Non vorrei parere irriverente, ma questa è un’epoca in cui è sempre più chiaro che per troppi membri del clero la croce è troppo spesso il segno nel mirino con il quale prendono di mira il sedere dei minorenni da stuprare: perciò non è prudente elevare, con un golpe, la croce a simbolo nazionale. Non tutti gli italiani sono pedofili. E’ vero che l’Italia sta portando ormai da quasi un ventennio la croce del berlusconismo, alla quale è sempre più inchiodata fino a esiti prevedibilmente drammatici, ma non per questo una tale sventura deve diventare simbolo nazionale anche per le generazioni future.

La volgarità del modo di agire di questi legulei si può forse spiegare con l’opera corruttrice che la palazzinara Propaganda Fide ha almeno a Roma in fatto di abitazioni da dare in affitto a prezzi minimi e di palazzine da svendere agli “amici”, ma risalta in tutta la sua indecenza alla luce della recente sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti: per il reato e per le cause di pedofilia il Vaticano è perseguibile. Era ora! E l’avvocato Jeff Anderson, difensore di alcune vittime degli stupri commessi da preti, promette di portare in tribunale anche Ratzinger. Anderson ha per un verso ragione: è stato Ratzinger, col suo compare Raffaele Bertone, a ordinare per iscritto ai vescovi di tutto il mondo il segreto su tutti i casi di pedofilia del clero, con obbligo di segnalarli solo alle autorità del clero ma NON alle autorità civili. Per un altro verso credo però che Anderson abbia torto: Ratzinger è anche un capo di Stato, per quanto minuscolo e per molti versi vergognoso e stracarico di colpe storiche, e per i capi di Stato è riconosciuta l’immunità anche dagli Usa. Le regole sono regole, e vanno rispettate anche nei confronti di chi magari è odioso e meriterebbe calci nel sedere.  E per rendersi odioso Ratzinger non si risparmia nulla: l’infelice mossa più recente è l’indecente avere costretto l’arcivescovo di Vienna, Schoenborn,  a scusarsi con il cardinale Sodano, diventato ancor più impresentabile dopo le sue recenti accuse contro le magistrature che in fatto di lotta ai pedofili non guardano in faccia a nessuno.

Non so quanto durerà questo governo di magliari che l’Italia si ritrova, e non so quanto durerà l’Italia con questo governo di magliari. Ma il caso Brancher, che si aggiunge al caso del sottosegretario Nicola Cosentino e al mega caso Berlusconi plurimputato, è l’ennesima e più cialtrona dimostrazione di dove sono capaci di arrivare questi magliari. E ci tocca anche sentire il servo sciocco del Chiavaliere, la simpatica mortadella Sandro Bondi, ex comunista del menga (l’ex si riferisce alla parola comunista, non alla parola menga), declamare in pubblico la corbelleria “noi dobbiamo difendere chi è accusato ingiustamente” quando il presidente della camera, Gianfranco Fini in un dibattito pubblico ha denunciato la “non opportunità” che il sottosegretario Nicola Cosentino resti al ministero “perchè in politica bisogna essere come la moglie di Cesare al di sopra di ogni sospetto”. Bondi è un altro che ha le idee confuse, o fin troppo chiare, visto che continua a confondere il governo di una Repubblica con un  comitato di affari privati, preferibilmente sporchi. Chi “è accusato ingiustamente” viene difeso dai propri avvocati, e da se stesso, in tribunale e NON dal governo e dai suoi servi a pagamento.

Nelle ultime ore la stampa Usa ha rivelato che anche Nixon era uno che ordinava assassinii, zelantemente fatti eseguire da Kissinger, un personaggio che ha la coscienza talmente sporca da non permettere alle persone normali di capire come possa dormire tranquillo. Ma quella di Nixon non è una sorpresa. C’è solo Kennedy che ha tentato in tutti i modi di fare uccidere Fidel Castro e c’è Bush figlio che ha dovuto ammettere di recente che l’Iraq con l’attentato alle Torri Gemelle non c’entrava nulla, come del resto era noto e documentato da sempre. Bush s’è consolato dicendo che il Saddam da lui fatto accoppare, assieme a chissà quante decine di migliaia di iracheni, era una minaccia per non ho capito bene chi, ma sicuramente per la voglia di petrolio altrui degli Usa e, anche se non si ha il coraggio di dirlo, di Israele. Ho infatti letto – ma non ho ancora controllato la notizia –  che Israele ha aperto una raffineria proprio in Iraq. In attesa di aprirne altre in Iran….

A proposito di Israele, la barbara pratica degli “omicidi mirati” i suoi governanti evidentemente l’hanno imparata da Nixon&C, ammesso che avessero qualcosa da imparare. In quanto a raccontar frottole anche Israele comunque non è secondo a nessuno. Dopo avere sempre dipinto Hamas – e tutta Gaza – come un covo di delinquenti e terroristi con i quali non si può trattare, ma solo usare Piombo Fuso, e che è terrorista chiunque la pensi diversamente, ecco che decine di migliaia di israeliani sono in marcia verso la casa di Netanyahu per reclamare una trattaviva con Hamas che conduca alla liberazione del famoso caporale Shalit. E ora come la mettiamo?  Todos terroristas anche quelle decine di migliaia di sionisti duri e puri che per riavere Shalit vivo e libero chiedono si faccia almeno un minimo di politica anziché sempre e solo guerra con le motivazioni più balorde?

E deve essere diventato un covo di terroristi antisemiti perfino il governo israeliano visto che ha annunciato che per riavere Shalit è disposto a “liberare mille detenuti palestinesi”. Ovviamente Netanyahu bara, né più e né meno come i suoi zelanti e ottusi servitori di nostra conoscenza, perché omette di dire che poi quei mille li rimette in galera con  le scuse più varie, come è stato fatto in passato con molti degli altri palestinesi liberati con simili scambi. E comunque di palestiensi detenuti illegalmente ce ne sono troppi, mi dicono ben 11.000, minorenni compresi. E così, se Gaza è il più grande campo di concentramento mai esistito al mondo, più grande anche di Masada, Israele è la più grande prigione a cielo aperto di detenuti, in spregio alle regole di qualunque democrazia degna di questo nome. A volte penso anch’io che Israele andrebbe difesa soprattutto dai suoi fanatici al governo e dalla maggioranza di estremisti che li hanno eletti con l’obiettivo di guidare l’Occidente allo “scontro di civiltà”, cioè alla guerra contro l’Islam.

323 commenti
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  1. ber
    ber says:

    marco tempesta { 04.07.10 alle 11:23 } Chi è che parla di Nord virtuoso? (Striscia)
    ———–
    Sylvi, per esempio.

    Scusate ieri io ho tentato di far passare il commento a questo post,…
    che poi è una presa in giro del “Tremonti e i cialtroni del sud”,…

    non è passato,…l’ho messo su FB e Marco sa benissimo come si entra.
    Ciao a tutti,Ber

  2. Peter
    Peter says:

    che in Italia il 10% delle famiglie possegga almeno il 50% delle ricchezze e’ la situazione italiana da almeno una trentina d’anni, e prima l’ineguaglianza era certo peggiore.
    E’ una percentuale ben nota dagli anni ’80 del secolo passato, la ricordo perche’ la citava spesso Mario Capanna in TV

    Peter

  3. Controcorrente
    Controcorrente says:

    I Rospsi e gli algoritmi.

    Leggo sulla più antica rivista scientifica italiana” Sapere “, diretta dal noto bolscevico Carlo Bernardini alcune notarelle interessanti che hanno scatenato la mia creatività.
    E’ un tentativo di andare kulturalmente oltre i noti “pentiti” Pascoli e Carducci.

    A) Sembra che I Rospi possano prevedere l’arrivo dei terremoti.
    E’ stato scientificamente provato che all’Aquila , i simpatici animeletti maschi, abbiano precipitosamente abbandonato i Nidi” nella giornata che ha preceduto il terremoto.

    Soluzione : Ho avviato una ricerca per estrarre e riprodurre in laboratorio i componenti chimici che hanno svolto l’operazione “sensoria”.
    Walli Street e la City, mi finaziano,
    Scopo :” prevedere le drammatiche crisi Cicliche del Kapitalismo.

    B) Valenti matematici italiano hanno “prodotto” un algoritmo” che se supportato da corretti dati di Input, possono prevedere se in un terreno sia più conveniente piantare vitigni di trebbiano, piuttosto che di barbera.
    Lo stesso Algoritmo sembra valga anche per moltte altre applicazioni , tipo la convenienza o meno di piantare pale eoliche nei “condomini.

    Soluzione : Penso di adattare L’lgortimo alla “mente” di Sylvi, al fine di venire a capo delle “imperscrutabili “ragioni” per le quali abbia letto quasi tutto Eco e nulla di Saramago, (a cui sembra opporre un rifiuto preventivo ideologico.
    Lo scopo però è poter rispondere alla fatidica domanda di quali siano mai “le differenze sostanziali” nelle conclusioni a cui prevengono due libri come “il nome della Rosa” e il Vangelo secondo Gesù Cristo.

    cc

  4. Vox
    Vox says:

    TURCHIA CHIUDE SPAZIO AEREO AI VELIVOLI ISRAELIANI

    L’alt della Turchia
    «Israele si scusi o rompiamo»

    Ankara chiude lo spazio aereo ai caccia israeliani.
    Ma Netanyahu non molla

    (Repubblica e Corriere)

  5. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Oggi non so proprio cosa cucinare. Mi farò un piatto da monaci trappisti: aglio, olio e peperoncino. E se ci aggiungessi del curry?
    Mò provo…

  6. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Caro marco,

    du “taccole” colte nell’orto , fresche, fresche, e un pò di ricotta, fresca , fresca…
    Un Goto de vin, un pezo di pan,e vai giulivo !

    cc

  7. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Tratto da L’Unita !!

    Ecco un grandioso Kult della mia prima maturità…(sic!)
    ——

    Una sostanziosa sequenze di tavole che isolano «brani» significativi e che verrano pubblicati al ritmo di due pagine al giorno, con durata variabile per ciascun titolo, fino a coprire, in alcuni casi, un’intera settimana. Cominciamo dunque con L’Eternauta che, oltre ad essere un classico e un fumetto cult, è un pezzo di storia e una drammatica testimonianza della tragedia del popolo argentino e della tragica vicenda personale del suo autore Héctor German Oesterheld, nato a Buenos Aires nel 1919 e morto nel 1977. Oesterheld, uno dei più bravi e prolifici sceneggiatori argentini (con lui hanno collaborato le migliori firme del fumetto internazionale, a cominciare da Hugo Pratt), è purtroppo diventato uno delle decine di migliaia di desaparecidos, degli «scomparsi» durante la feroce dittatura militare di Videla che soffocò l’Argentina dal 1976 al 1983. Con lui furono assassinate le quattro figlie (due delle quali incinte) e tre dei loro mariti, colpevoli di opporsi alla dittatura argentina e di simpatizzare o militare in alcuni gruppi rivoluzionari.

    Oesterheld assecondò in parte l’impegno politico delle figlie, ma la sua «colpa» maggiore fu, forse, proprio l’aver scritto quel fumetto diventato così popolare e considerato pericoloso dal potere argentino. L’Eternauta, infatti, sotto la metafora di un’invasione aliena che si annuncia con una nevicata radioattiva che stermina la popolazione, è un apologo della capacità di resistenza e di organizzazione di un popolo sottomesso. Pubblicato a puntate, a partire dal 1958, sul settimanale Hora Cero, con i disegni di Francisco Solano Lopez, è una lunghissima saga di oltre 600 tavole che poi ebbe un seguito, sempre disegnato da Solano Lopez su testi di Alberto Ongaro. Le tavole che leggerete su l’Unità sono tratte da un remake di una decina di anni dopo, ad opera dello stesso Oesterheld, con gli splendidi disegni del grande Alberto Breccia. E ora vediamo un po’ più da vicino le altre storie e gli autori che troverete sul giornale. La macchina perversa di Felipe H. Cava e Federico del Barrio affronta il tema della memoria storica e in particolare del delicato periodo che segnò la transizione, in Spagna, dalla dittatura franchista alla democrazia.

    Già,già Videla e company..direi tutta una sequela di “bravi Timorati di Dio, se non sbaglio…!!!!

    cc

  8. x controcorrente (e Anita, Popeye e altri)
    x controcorrente (e Anita, Popeye e altri) says:

    Come è ormai ben documentato dai giornali Usa. Videla fu benedetto dal segretario di Stato Kissinger, sionista di razza, che invitò i massacratori argentini a “finire il lavoro prima che venga eletto Carter, perchè lui queste cose non ve le lascerà fare”. Non conoscevo questa storia dell’autore dell’Eternauta e della sua famiglia, che trovo sconvolgente. Eh, quando si cresce con la bibbia nel sangue… Del resto i criminali consigliori del Bush figlio si riunivano almeno una volta la settimana per leggere e commentare la bibbia, alla Casa Bianca. Così poi potevano organizzare meglio le bugie, l’invasione e i massacri dell’Iraq.
    Shalom

  9. Shalom: Netanyahu a tappe forzate verso la pulizia etnica e guerra, con altre  2.700 case per quei delinquenti dei coloni, maledetti da Dio perchè ladri di terra e di vite altrui
    Shalom: Netanyahu a tappe forzate verso la pulizia etnica e guerra, con altre 2.700 case per quei delinquenti dei coloni, maledetti da Dio perchè ladri di terra e di vite altrui says:

    NETANYAHU A WASHINGTON, PRESTO ALTRE 2.700 CASE PER COLONI
    Premier parte per Washington. Ieri ha incontrato con tre senatori filo-Israele e avversari accaniti di Obama

    Gerusalemme, 05 luglio 2010 (foto dal sito www. ivarfjeld.files.wordpress.com), Nena News – Il premier israeliano Benyamin Netanyahu parte oggi per Washignton dove incontrera’ Barack Obama. In anticipo sul suo viaggio ha fatto sapere di voler avviare negoziati diretti con i palestinesi (ora sono indiretti e mediati dall’inviato Usa George Mitchell). Si è guardato bene pero’ dall’annunciare lo stop definitivo alla costruzione ed espansione delle colonie ebraiche nella Cisgiordania sotto occupazione militare, previsto dal piano Road Map sottoscritto dal suo predecessore Ariel Sharon, e sul quale l’Autorità nazionale palestinese, almeno in apparenza, insiste prima di dare il via libera ai colloqui diretti con Israele. E infatti saranno almeno 2.700 le nuove abitazioni che verranno costruite in Cisgiordania allo scadere, il 27 settembre, della “moratoria” sull’espansione degli insediamenti colonici dichiarata da Israele alla fine dello scorso anno. Secondo quotidiano ‘Haaretz’, i consigli regionali dei coloni si stanno preparando alla lanciare la nuova massiccia colata di cemento armato nei Territori occupati palestinesi.

    Il premier israeliano, stando a quanto riferisce la stampa locale, percio’ respingera’ la probabile richiesta di Obama di prolungare la «moratoria». Non solo, ma non presenterà alcuna mappa con la proposta israeliana di confini tra lo Stato ebraico e il futuro Stato di Palestina, come da tempo gli chiedono gli americani. A Washington Netanyahu porterà solo l’elenco delle merci che Israele non intende far entrare a Gaza da tre anni sotto un rigido embargo .

    E mentre invia segnali concilianti ad Obama, Netanyahu non manca di incontrare i lobbisti filo-israeliani che accusano l’attuale Amministrazione di «aver abbandonato Israele». Accusa priva di logica di fronte al fatto che Obama se da un lato ha criticato Israele in alcune occasioni, dall’altro sino ad oggi ha riaffermato tutti gli aspetti, politici e militari, dell’alleanza con lo Stato ebraico. Il quotidiano di Tel Aviv “Maariv” riportava ieri che Netanyahu avrà un incontro con tre senatori Usa – John McCain, Joe Lieberman e Arlen Specter – che conducono una battaglia incessante contro Obama e hanno scelto, certo non per caso, di trascorrere in Israele la festività nazionale statunitense del 4 Luglio.

    Quella di Netanyahu con i suoi alleati americani e’ stata una riunione di «coordinamento» per decidere le prossime mosse al Congresso volte a paralizzare la già evanescente politica dell’Amministrazione Usa nel Vicino Oriente? (red) Nena News

  10. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Caro CC, qui non siamo in Puglia, la ricotta fa schifo.
    Ho comunque optato per un normale sugo pomodoro e basilico, approfittando delle piantine di basilico che crescono a 2 metri dalla porta di casa.

  11. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Razionalizzazione, scienza e pensiero di Dio!

    Per quanti sforzi si facciano nel tentativo di umanizzare l’esistenza ,appare sempre più chiaro che la razionalizzazione scientifica della produzione di beni,appare come l’unica via di uscita.
    L’unica cosa che “osta”,appare incredibile, sembra sia proprio, il desiderio del profitto senza limiti.
    Chissà cosa ne pensa L’altissimo !!
    O forse che Lui sia solo impegnato nell’accaparemento di anime , in concorrenza con il suo Competitor ?
    Mah !?
    Misteri dolorosi!

    cc

  12. sylvi
    sylvi says:

    caro CC,

    non c’è nessun mistero nelle scelte delle mie letture.
    Vado a naso, o a pelo del naso, direbbe il tuo amico vacanzuolo!
    Di Eco ho sempre letto le Bustine…perciò …
    ma c’è anche un secondo motivo…Eco non è fazioso…e non è furiosamente ateo…
    Furiosamente…appunto…come Marco che poi rischia di diventare
    ridicolo con i suoi monaci…

    Ma si faccia zucchine ,gamberetti e basilico….e ringrazi qualche spirito dei suoi speciali…se trova tutto sulla porta di casa…
    è la Provvidenza, lo diceva anche Manzoni.

    Mio nipote chiama…
    Sylvi

  13. Vox
    Vox says:

    CHI HA PAURA DEL NUCLEARE IRANIANO?

    da un art.
    di Thierry Meyssan

    PARTE I

    Il dibattito sull’esistenza di un eventuale nucleare bellico iraniano non è che fumo negli occhi… I sospetti avanzati dagli occidentali non sono che scuse per isolare uno Stato che mette in discussione il dominio militare ed energetico delle potenze nucleari ed il loro diritto di veto presso il Consiglio di Sicurezza.

    …Secondo la stampa occidentale -cioè secondo la Casa Bianca di cui si è fatta portavoce per l’occasione- la risoluzione è stata adottata da una “ampia base” e costituisce “una risposta al continuo rifiuto da parte dell’Iran di sottoporsi agli obblighi internazionali relativamente al suo programma nucleare”…

    Il mito della bomba dell’Iran

    Quando regnava lo Scià Reza Palhevi, gli Stati Uniti e la Francia mettevano in campo un vasto programma per fornire Teheran della bomba atomica. E’ stato ammesso, considerando la storia del paese stesso, che l’Iran non è un Paese che vuole espandersi e che le grandi potenze gli potevano fornire senza problema quel tipo di tecnologia. Quel programma è stato interrotto dall’Occidente all’inizio della Rivoluzione Islamica…

    L’ayatollah Komeini e i suoi successori hanno condannato la fabbricazione, lo stoccaggio, l’utilizzo e la minaccia di usare l’arma nucleare è contrario ai loro valori religiosi. Secondo loro non è moralmente accettabile usare armi di distruzione di massa che possono uccidere senza distinzione civili e militari, sia quelli che parteggiano che quelli che sono contrari ad un governo. Questa divieto ha avuto una codificazione con il decreto emanato dalla suprema Guida della Rivoluzione, l’ayatollah Kamenei, il 9 agosto 2005. I dirigenti iraniani hanno già dimostrato di essere coerenti con questa linea di principio e il popolo iraniano l’ha già pagata caramente. Questo durante la guerra in corso contro l’Irak (1980-88).

    Saddam Hussein lanciò missili non guidati contro le città iraniane. L’esercito iraniano rispose alla stessa maniera fino a che intervenne l’iman Khomeini. Egli fece cessare i lanci, proprio in virtù di quel principio, vietando di tirare alla cieca sulle città nemiche. Il paese scelse di seguire una guerra più lunga piuttosto che vincerla usando delle armi di sterminio.

    La posizione iraniana anticipa quello che è il diritto internazionale. E’ soltanto dal 1996 che la Corte internazionale di Giustizia dell’Aia ha ricordato che ogni distruzione di massa è un crimine, e che il principio stesso della dissuasione nucleare, cioè la minaccia di perpetrare un crimine, costituisce un crimine esso stesso.

    Il mito di un programma militare iraniano è stato forgiato dagli anglo-sassoni appena dopo l’invasione dell’Afganistan e dell’Irak.
    Il loro piano strategico prevedeva di accerchiare l’Iran cominciando dai suoi due paesi confinanti. In quel periodo, i servizi degli Stati Uniti e britannici hanno diffuso false informazioni su questo stato alla stessa maniera di come lo hanno fatto a proposito del preteso programma d’armi di distruzione di massa di Saddam Hussein.

    …Le accuse contro l’Iran sono state abbandonate da Washington, fin dal 3 dicembre 2007, allorquando il direttore nazionale dell’Informazione il vice-ammiraglio John Michael McConnel rese pubblico un rapporto. In codesto rapporto sintetizzato si prese la conoscenza che l’Iran aveva cessato da anni qualsiasi programma nucleare militare e che, se lo riproponeva, non era in grado nella maniera più assoluta di produrre la bomba atomica se non dopo il 2015…

    Alla fine, c’è stato il tentativo del clan Bush-Cheney di deformare l’opposizione dello stato-maggiore degli Stati Uniti [creando il sospetto di] un attacco da parte dell’Iran contro Israele.

    In questa prospettiva, Tsahal aveva affittato due basi militari aeree in Georgia, da dove i bombardieri avrebbero potuto colpire l’Iran senza bisogno di rifornimenti in volo. Voilà!

    Ma questo progetto fu inaspettatamente interrotto a causa della guerra nell’Ossetia del Sud e i bombardamenti delle basi israeliane dalla Georgia attraverso la Russia…

    Oggi in sostanza, il generale Scowcroft e il suo cavallo di battaglia, Barak Obama, hanno ripreso questa polemica e la utilizzano per far avanzare i loro piani. Non si tratta più di preparare una guerra contro l’Iran, ma di iniziare una forte pressione su Teheran per obbligarla a cooperare con gli anglo-sassoni in Afganistan e anche in Irak.
    (continua)

    CHI HA PAURA DEL NUCLEARE IRANIANO?

    PARTE II

    L’indipendenza energetica degli Stati Emergenti

    (Ovvero, come operano “democraticamente” Usa, GB & Co. per piegare gli altri paesi ai propri interessi)

    Da più di sessant’anni, l’Iran si preoccupa della sua indipendenza energetica. Durante la monarchia imperiale, il Primo ministro Mohammad Mossadegh, nazionalizzò l’Anglo-Iranian Oil Company, ed espulse la maggioranza dei consiglieri e dei tecnici britannici.

    Nelle sue intenzioni e in quelle degli altri sudditi dello Scià, si trattava di recuperare una fonte di finanziamento e appropriarsi dei mezzi di sviluppo economico. Il petrolio iraniano avrebbe assicurato la crescita di un’industria iraniana.

    Londra allora si sentì lesa nei suoi diritti e portò la questione davanti alla Corte di Giustizia Internazionale dell’Aia. E perse. I Britannici sollecitarono allora gli Stati Uniti ad organizzare un colpo di Stato.

    Alla fine dell’ “operazione Aiax”, Mossadegh fu arrestato mentre gli successe l’ex generale nazista Fazlollah Zahedi. Il regime dello Scià divenne allora il regime più pressivo del pianeta.

    La Rivoluzione Islamica, che detronizzò lo Scià, riprese nel programma questa esigenza di indipendenza energetica. Mentre si effettuavano le ricerche petrolifere, Teheran comprese nel suo vasto programma di ricerche scientifiche e tecnologiche lavori sul nucleare civile. Intanto, secondo i geologi iraniani, il paese scopriva di poter sfruttare l’uranio, molto più importante del petrolio.

    Non avendo combustibile nucleare, Teheran si rifornì grazie al presidente argentino Raùl Alfonsine. Furono siglati tre accordi con l’Argentina, nel 1987 e nel 1988. Le prime consegne di uranio arricchito al 19,75% si ebbero nel 1993. Ma questi accordi furono interrotti dagli attentati di Buenos Aires nel 1992 e nel 1994, accusando l’Iran, ma probabilmente furono organizzati dal Mossad che si era inserito nel paese durante la dittatura del generale Videla.

    Nel 2003, l’Iran firmò il Protocollo aggiunto del Trattato di non proliferazione, che teneva conto delle scoperte scientifiche. In virtù di queste nuove disposizioni i firmatari dovevano segnalare all’Agenzia Internazionale dell’energia atomica, gli impianti nucleari che stavano per essere costruiti, diversamente dal passato quando non dovevano essere resi noti che sei mesi prima la loro messa in funzione.

    Sulla base del cambiamento delle regole, Teheran rende noto la costruzione in corso di impianti nuovi a Natanz e Arak…

    Eletto presidente della Repubblica a metà del 2005, Mahmoud Ahmadinejad valuta che il suo paese ha concesso un tempo sufficiente all’AIEA per poter effettuare i controlli necessari per il periodo di passaggio, e che il Gruppo dei Tre vuole trascinare a lungo le cose per prolungare in maniera indefinita la moratoria a carico dell’Iran. Decide dunque di riprendere il processo di arricchimento dell’uranio…

    E’ l’inizio del conflitto giuridico. La Germania, la Francia ed il Regno Unito ottengono il sostegno del G8 e convincono il Consiglio dei governi dell’AIEA a portare il conflitto davanti al Consiglio di sicurezza dell’ONU…
    (continua)

    CHI HA PAURA DEL NUCLEARE IRANIANO?

    PARTE III

    Contratti capestro e BP (sempre lei!)

    Il comportamento delle grandi potenze verso il problema del petrolio iraniano ieri e il loro comportamento dinanzi a quello dell’uranio iraniano oggi, è sconvolgente.

    All’indomani della Seconda Guerra Mondiale, gli Anglo-sassoni avevano imposto contratti capestro all’Iran per l’estrazione del petrolio senza pagarne il giusto prezzo.

    Essi avevano anche impedito all’Iran di attrezzarsi di grandi raffinerie per trasformarlo. E’ in queste condizioni che l’Iran doveva importare ad un prezzo maggiore quel petrolio che la BP aveva prodotto raffinandolo all’estero, rispetto a quello che aveva sottratto loro in patria [in pratica, dovevano ricomprare il proprio petrolio a un prezzo maggiore! – Vox]

    Oggi, le grandi potenze vorrebbero vietare all’Iran di arricchire il proprio uranio per farne combustibile. In tal modo, il paese non avrebbe la possibilità di utilizzare le sue proprie ricchezze minerali e sarebbe costretto a venderle a basso prezzo (!)

    Nel 2006, gli anglo-sassoni fanno adottare dal Consiglio di sicurezza una risoluzione che esige che Teheran sospenda le sue attività legate all’arricchimento, compresa la ricerca per lo sviluppo. In seguito, hanno proposto agli iraniani di comprare loro dell’uranio appena estratto e di vendergliene di quello arricchito.

    La reazione di Mahmoud Ahmadinejad a questo scambio è esattamente quello fatto da Gandhi in una situazione analoga.

    Gli Inglesi avevano vietato agli Indiani di tessere il cotone. Ne acquistavano ad un prezzo basso una materia prima che non potevano utilizzare, in seguito gliela rivendevano al prezzo maggiorato sotto forma di tessuti col loro cotone a Manchester. [Inglesi brava gente, eh? E i figlioli Usa hanno imparato da loro]

    Il Mahatma Gandhi violò la legge imperiale e si mise a filare lui stesso il cotone su di un telaio rudimentale che diventò il simbolo del suo partito politico.

    Allo stesso modo gli Inglesi si era appropriati di un monopolio del sale e applicavano una tassa eccessiva su questo prodotto di prima necessità. Gandhi andò contro la legge imperiale, attraversando il paese con una marcia epica, andò lui stesso a raccogliere il sale. E’ attraverso questo tipo d’azione che l’India conquistò la sua indipendenza economica.

    Le dichiarazioni sconvolgenti di Mahmoud Ahmadinejad… esprimono la volontà dell’Iran di sfruttare lui stesso le fonti minerarie e di fornirsi così di energia indispensabile per il proprio sviluppo economico.
    Del resto, niente nel Trattato di non proliferazione vieta a nessuno di arricchire l’uranio.

    Il Protocollo di Teheran

    In occasione del summit di Washington sulla sicurezza nucleare (12 e 13 aprile 2010), il presidente del Brasile Lula da Silva presenta le sue richieste al suo omonimo statunitense. Egli gli chiede quali misure ci potrebbero essere per ristabilire la fiducia per arrestare la spirale delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza…

    A sorpresa, il presidente Obama… gli invia una lettera, il 20 aprile. In essa viene indicato un provvedimento negoziato nel novembre 2009, poi abbandonato, costituirebbe una buona chance. L’Iran avrebbe il consenso di vendere dell’uranio scarsamente arricchito con dell’uranio debolmente arricchito. Questo scambio si potrebbe effettuare in un paese terzo, la Turchia per esempio. Teheran potrebbe allora alimentare di combustibile il suo reattore per usi sanitari senza aver necessità di arricchire da solo l’uranio. Tale lettera per conoscenza fu inviata da Obama al suo omologo turco…

    Lula da Silva raggiunge il primo ministro turco a Teheran e firma il documento auspicato col presidente Ahmadinejad (17 maggio) [2010]

    … Con un bel voltafaccia, Washington deposita al Consiglio di sicurezza un [altro] progetto di risoluzione che aveva già preparato precedentemente con gli altri membri permanenti…

    Non esigono più un accordo provvisorio, ma esigono che l’Iran rinunci alla tecnica di arricchimento. La risoluzione n.1929 è adottata, comprendendo anche la Russia e la Cina (9 giugno) [le quali tentano di mitigare i punti della risoluzione e ritardare un attacco militare sempre più plausibile – Vox]

    Per il Brasile, la Turchia, l’Iran e i 118 paesi non- allineati che li sostengono, lo choc è pesante. E’ del tutto chiaro che la preoccupazione delle grandi potenze non è tanto di impedire all’Iran l’arricchimento dell’uranio per fabbricare bombe, ma di impedire la conoscenza dell’autosufficienza che garantirebbe la sua indipendenza.
    (continua)

    CHI HA PAURA DEL NUCLEARE IRANIANO?

    PARTE IV

    Le conseguenze della risoluzione n.1929

    …Washington aggiunge a delle sanzioni dell’ONU le proprie e l’Unione Europea gli tiene dietro. Questo nuovo dispositivo è indirizzato a privare l’Iran dell’energia che è necessaria alla sua economia. Vieta alle società che hanno interessi in Occidente di vendere del petrolio raffinato o qualsiasi altro carburante a Teheran.

    Prima conseguenza di queste misure unilaterali, la Total è costretta a ritirarsi dall’Iran. Il ministro del Brasile per gli affari esteri Celso Amorim annuncia che per quanto gli compete, le società agro-industriali del suo paese non possono assumersi il rischio di fornire di etanolo l’Iran. Per tali rotture con conseguenti catastrofi economiche non solo per gli iraniani, ma per francesi ed anche brasiliani.

    A Mosca inizia il subbuglio. I sostenitori del Primo ministro Vladimir Putin si ritengono imbrogliati. Per loro, le sanzioni contro l’Iran non devono andare a destabilizzare il paese. Avevano permesso una posizione al presidente Dmitry Medvedev in collaborazione con gli Stati Uniti a condizione che ci si limitasse a sanzioni stabilite dall’ONU. Si trovano ormai dinanzi al fatto compiuto: la risoluzione del Consiglio di sicurezza serve come giustificazione per misure unilaterali secondo Washington e Bruxelles allo scopo di disarmare l’Iran…

    la Germania si comporta con zelo. La cancelliera Angela Merkel fa confiscare materiali destinati per la costruzione della centrale nucleare civile a Busher e interpella gli ingegneri russi che l’allestiscono. La tensione si alza a Mosca e l’ambasciatore Churkin richiama i suoi partners del Consiglio di sicurezza alla ragione.

    A Pechino, le cose non sono più chiare. La Cina accetta il voto per la risoluzione n.1929 in cambio alla rinuncia da parte di Washington a nuove sanzioni contro la Corea del Nord. Pechino, che non immaginava misure per la difesa sia di Teheran che di Pyongyang, ha dovuto cedere terreno in quanto gli Stati Uniti si riservano di dar loro cappotto al G8 a Toronto…

    il presidente del Venezuela, Hugo Chavez, annuncia che il suo paese non applicherà decisioni senza fondamento giuridico. In senso concreto, Caracas rifornirà Teheran di benzina e le proporrà servizi bancari che oggi le vengono rifiutati.

    L’Iran decide di manifestare il proprio malumore rinviando di un mese ogni nuovo negoziato e ponendo condizioni per la ripresa delle trattative. Capovolgendo la retorica dominante, Teheran accetta di discutere l’applicazione del Trattato di non proliferazione per “ristabilire la fiducia” con gli occidentali, alla condizione che essi “rinnovino la fiducia” con l’Iran e i non-allineati.

    A tale scopo il presidente Ahmadinejad esige che i negoziatori esprimano una dichiarazione solenne secondo la quale non frapporranno problemi sulla base della buona fede e toglieranno di mezzo il presupposto del “due pesi, due misure”: dovranno esigere che Israele firmi il Trattato di Non-Proliferazione (e di conseguenza accetti la regola delle ispezioni da parte dell’AIEA e la denuclearizzazione progressiva) nell’impegno all’applicazione anche per loro del TNP…

    Washington rilancia la polemica. Il direttore della CIA, Leon Panetta, dichiara in una trasmissione molto seguita che secondo le recenti informazioni, l’Iran avrebbe ormai abbastanza uranio debolmente arricchito per fabbricare bombe.

    L’accusa è infondata dal momento che l’Iran non dispone che di uranio arricchito minore del 20% quando le bombe atomiche hanno bisogno di uranio arricchito nella misura del 70, anzi 80%.

    Poco importano i fatti e la logica. La ragione del più forte ha sempre la meglio.

    Conclusioni

    31 anni dopo l’inizio della Rivoluzione islamica, l’Iran non è andato fuori dalla sua traiettoria. Malgrado la guerra per procura che le grandi potenze gli hanno regalato, malgrado gli embarghi e le sanzioni di ogni tipo, esso continua a pensare alla costruzione delle relazioni internazionali e a battersi per la sua indipendenza e per quella delle altre nazioni…

    L’Iran ha proposto di fare del vicino Oriente una zona denuclearizzata e Teheran non ha smesso di portare il suo progetto che sarà esaminato dall’ONU malgrado l’opposizione feroce di Israele.

    L’Iran ha preso numerose iniziative a favore degli Stati del Terzo Mondo condividendo il loro punto di vista sul nucleare, l’ultima occasione è stata la Conferenza internazionale sul disarmo nucleare che è stata organizzata nell’aprile del 2010.

    In quell’impegno il problema centrale non era l’Iran ma il rifiuto delle grandi potenze di uniformarsi ai loro impegni di firmatari del Trattato di non-proliferazione: distruggere più velocemente i loro stocks di armi nucleari.

    Adesso, lungi dall’impegnarsi su questa strada, l’amministrazione Obama ha reso pubblica la sua nuova (?) dottrina nucleare che prevede di far uso dell’arma atomica non solo in risposta a un attacco nucleare, ma come primo colpo contro gli Stati non-nuclearizzati che oppongono resistenza. [Torniamo a Hiroshima?]

    http://www.voltairenet.org/article166133.html

  14. peter
    peter says:

    x Vox

    abbiamo ripreso con le lenzuolate, neh? beh, vuol dire che dovro’ comporre una poesia anche su di Ella

    Peter

  15. Anita
    Anita says:

    Il vero pericolo dall’Iran comunque, e’ che trasferisca un’arma nucleare ad un gruppo che possa covertly detonarla in una citta’ americana, nessuna strategia di deterrenza sarebbe efficace, come si si puo’ accordare con un regime che vuole la tua distruzione?

    Nessuno impedisce all’Iran di usare l’energia atomica a scopo civile, infatti gli USA portarono il nucleare in Iran negli anni ‘50, ma nessuno a cominciare dagli arabi vogliono un Iran con armi atomiche.

    Anita

  16. Popeye
    Popeye says:

    X Shalom
    Ma vai ha hahare!
    Undicesimo comandamento: Fa a altri quello che vogliono fare a te, solo fallo per prima!

  17. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Senti chi parla!
    Loro i danni, con questi gingilli, ne hanno fatti già abbastanza.
    Solo loro le hanno usate senza scrupoli con tutte le conseguenze che sappiamo.
    O nò?
    C.G.

  18. Popeye
    Popeye says:

    Caro Cerutti,
    Se credere a quelle frottole ti alleggerisce il peso sulla coscienza di falce e martello sicuramente non sarò io a contraddirti.

  19. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Caro Poppy, non capisco il fatto che se qualcuno porta argomenti, opinioni anche se opinabili, punti di vista altrui che non combaciano con i tuoi, tu la butti sempre a ramengo.
    Oppure a “harhare”.
    Non ti sembra un modo un pò sempliciotto, comodo ma insignificante? Dire il nulla?
    màh..

    C.G.

  20. Popeye
    Popeye says:

    La prima mossa concreta è il divieto agli aerei militari con la stella di David di sorvolare i cieli turchi.
    ——————-
    Da ridere! Aerei militari israeliani non altro da fare ma sprecare benzina sorvolando la bella Turchia.

  21. Popeye
    Popeye says:

    Caro Cerutti,
    Dico in poche parole la mia opinione di quello scritto! Gli Stati Uniti non era l’unico “mostro” che andava in giro a quei tempi ma c’era un altro con camicia rossa con falce e martello che faceva i soliti giochetti da vigliacco. Una cosa che i cari Damocle e Shalom hanno convenientemente dimenticato. A questa categoria ci appartieni anche tu caro Gino, vedi le cose solo con un occhio un poco come Dayan il guercio.

  22. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Poppy.
    Come volevasi dimostrare.
    Argomenti (seri) tanto per intavolare una discussione (seria)
    MAI?
    C.G.

    P.S.: uso da decenni la creatività e non la falce e martello.
    Attrezzi di mestieri, questi, di nobilissima tradizione.
    Ma questo è di secondaria importanza…

  23. Popeye
    Popeye says:

    Caro Cerutti,
    Parlavo di politica, non del tuo mestiere. Quando si parla di politica vedi solo meta’ dei colori, quelli che piacciano a te.

  24. Popeye
    Popeye says:

    Notizie che VOX non porterà mai:
    “Niente di cui meravigliarsi”, sostiene Boris Berezovskij, l’oligarca russo che vive da anni in esilio a Londra e che ricoprì alti incarichi durante la presidenza di Boris Eltsin. Intervistato dalla rete televisiva britannica Sky, Berezovsky afferma: “Il comportamento dei dormienti arrestati negli Usa può far sorridere e pensare che tutta questa storia sembra quasi una commedia, una farsa. Ma non c’è niente da ridere. Il Kgb ha sempre usato questi metodi. La rete dei dormienti è di vitale importanza per allestire operazioni ben più sofisticate. Sono certo che ce ne sono ancora parecchi negli Usa e parecchi qui in Gran Bretagna”.
    —————-
    L’orso russo perde il pelo ma non il vizio!

  25. Luisa Morganitni
    Luisa Morganitni says:

    Continua la repressione israeliana contro gli attivisti dei comitati popolari per la resistenza nonviolenta al muro e all’occupazione militare

    Adeeb Abu Rahmah, del villaggio di Bili’n, condannato a due anni di prigione

    Il 30 giugno 2010 Adeeb Abu Rahmah, attivista dei Comitati popolari di resistenza nonviolenta del villaggio di Bil’in contro il Muro israeliano e gli insediamenti, è stato condannato a 2 anni di prigione da una Corte militare israeliana, dopo essere stato arrestato durante una manifestazione il 10 luglio 2009, ed essere stato trattenuto 11 mesi nel carcere militare di Ofer, nei Territori Occupati palestinesi.

    Adeeb Abu Rahmah fa il taxista ed ha 11 figli, è conosciuto per la sua generosità e la sua costante presenza alle manifestazioni settimanali di Bil’in: la sua condanna rappresenta un ulteriore tentativo da parte delle autorità israeliane di reprimere e criminalizzare la lotta popolare contro l’occupazione.

    La sentenza che lo ha condannato lo accusa di “incitamento alla violenza”, “attività contro l’ordine pubblico” e “presenza in una zona militare chiusa”, come è stata definita l’area di Bil’in ogni venerdì dalle 8 del mattino alle 8 di sera, proprio per impedire che le manifestazioni settimanali si svolgessero. Il caso di Adeeb è stato giudicato sulla base di confessioni estorte a quattro ragazzini di 14,15 e 16 anni, arrestati durante la notte dai militari israeliani e costretti a testimoniare che Adeeb gli avesse detto di lanciare pietre contro i soldati.

    La condanna di Adeeb è solo l’ultima di una serie di misure repressive messe in atto da Israele per fermare la lotta popolare nonviolenta, attraverso l’arresto dei manifestanti, palestinesi, israeliani e internazionali, le incursioni notturne nei villaggi e la criminalizzazione dei membri dei Comitati Popolari che animano le proteste.

    Negli ultimi cinque anni il villaggio di Bil’in ha portato avanti costantemente la sua resistenza nonviolenta contro la costruzione del muro, ed altri villaggi si sono uniti alla sua lotta, come Nil’in, Al-Masara, Budrus e Jayyus, Al Wallaja e tanti altri. Secondo i dati raccolti dal gruppo “Addameer” e da “Stop the Wall”, più di 1.566 palestinesi sono stati feriti e 16 sono stati uccisi tra il 2005 e il 2009 nel corso delle manifestazioni nonviolente nei Territori Occupati. Dal 2002 nei villaggi di Bil’in, Nil’in, Al-Masara e Budrus sono stati arrestai 176 cittadini. Tra loro uno dei leader del Comitato di Bili’n, Abdellah Abdel Rahma, per il quale continua la campagna per la sua liberazione.

    Ma la lotta popolare di resistenza nonviolenta continua.

    Tutta la solidarietà ad Adeeb, che reo di voler vivere in libertà è costretto a restare in una prigione israeliana.

    Oggi più che mai è necessario fare pressioni affinché gli oltre 7 mila prigionieri politici palestinesi, di cui più di 300 minori, siano rilasciati, e per fermare la repressione militare israeliana contro la resistenza popolare nonviolenta palestinese.

    Inviate email di protesta all’ambasciatore israeliano in italia (amb-sec@roma.mfa.gov.il) e al ministro degli Esteri italiano Frattini (gabinetto@cert.esteri.it) per chiedere l’immediata liberazione di Adeeb e di tutti i prigionieri palestinesi.

    Inviate email e lettere anche a Margaret Sekaggya, Rappresentante delle Nazioni Unite per la difesa dei diritti umani, a Riyad H. Mansour, ambasciatore della missione permanente di osservazione sulla Palestina, a Daniel Carmon, rappresentante di Israele alle Nazioni Unite. Maggiori informazioni sul sito del villaggio di Bil’in: http://www.bilin-village.org.

    Luisa Morgantini

    Già Vice presidente del Parlamento Europeo

    Rete Internazionale per la Resistenza Popolare Nonviolenta Palestinese

    Associazione per la Pace

    luisamorgantini@gmail.com

    +39 348 3921465

  26. Anita
    Anita says:

    Repubblica.it, la racconta giusta….

    IL RACCONTO
    Anna la Rossa e Mike il Paisà
    quelle spie della porta accanto
    La casalinga, la vamp, l’opinionista: ecco i nuovi 007. Sembravano ordinarie famiglie sparse nei sobborghi della Virginia e del New Jersey. Fra le imputazioni per gli arrestati c’è anche il riciclaggio di denaro sporco di VITTORIO ZUCCONI

    http://www.repubblica.it/esteri/2010/06/30/news/anna_la_rossa_e_mike_il_pais_quelle_spie_della_porta_accanto-5265918/index.html?ref=search

    G.W.Bush era color blind…almeno nei riguardi degli occhi blue di Putin.

    Anita

  27. Anita
    Anita says:

    E’ impossibile portare avanti una discussione, fa bene Popeye a tagliarla corta.

    Un buon esempio e’ il -casino- che e’ successo ieri perche’ ho scritto che gli Stati Uniti sono stati fondati su principi religiosi.

    Per poco non sono state tirate fuori le Crociate…………..

    A questo punto devo chiedere quale era l’America che ammiravate e cosa vi piaceva di questa giovane nazione?

    Anita

  28. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Caro P., tu sei ancora fermo a falce e martello. Tranquillo, non esiste più. In quanto agli spioni, tutte le nazioni hanno i loro. Persino noi abbiamo i nostri.

  29. marco tempesta
    marco tempesta says:

    L’America è un fantastico melting pot dove a cuocere c’è di tutto.
    Un conto è il popolo americano, coloratissimo nel senso lato del termine, altro conto è il governo americano. Come un conto sono gli italiani ed altro conto il governo italiano, un conto gli ebrei e altro conto il governo israeliano, e così via. Chissà come mai, i governo mostrano sempre una composizione low level rispetto alla media dei cittadini di qualsiasi nazione. La politica come mangiatoia dei peggiori o rifugio dei mediocri. Purtroppo la popolazione, abituata a delegare scambiando la delega cieca per democrazia, alla fine paga dazio in termini economici e di vite umane, incapace di partecipare attivamente alla vita politica e squalificare ladri e mestatori invece che lasciar fare tutto a loro. Questo vale per qualsiasi nazione, eccetto forse il Nord Europa.

  30. Damocle
    Damocle says:

    per popeje

    L’8 dicembre del 1991, l’Unione Sovietica venne ufficialmente sciolta.
    Il primo gennaio 1992, “nacquero” le prime nazioni indipendenti di Russia, Ucraina e Bielorussia.

    Oggi un interventista di questo blog si dimentica che quelli in camicia rossa non esistono più, mentre voi fascisti statunitensi ci siete ancora e siete portati a ridurre democrazie in stati dittatoriali come la storia purtroppo insegna, vedi Videla, Pnochet e altre tristi realtà

    L’ex Presidente honduregno Manuel Zelaya ha accusato gli USA di essere gli unici autentici responsabili del Colpo di Stato del 2009, che lo obbligò ad abbandonare la presidenza della nazione, non dopo delle regolari elezioni, ma con un colpo di stato, indolore si, ma sempre colpo di stato, mi capite bene finti democratici di questo illuminato blog!

    In una lettera pubblicata lunedì, Zelaya ha inoltre scritto “Quello che sospettavamo al principio ha trovato conferma. Dietro al Golpe ci sono gli Stati Uniti” d’America.
    Ha anche scritto che il popolo honduregno è un fedele testimone del ruolo che gli interessi economici degli Stati Uniti hanno giocato in questo tragico evento.

    Dunque miei cari, l’unione Sovietica non c’è più, i comunisti si sono dissolti nel nulla, i comunisti dissolvendosi non hanno sganciato atomiche come forse avreste fatto voi, mentre voi ci siete ancora e destabilizzate democrazie liberamente elette al sol scopo di rubare, rubare, rubare, ma questo volgare gioco, anche per voi ladroni del pianeta, sta volgendo inesorabilmente al termine!

  31. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Cara Anita, ci sono tali e tanti sommergibili nucleari nel mediterraneo, da sconsigliare qualsiasi nazione nel compiere azioni irreversibili. In Iran sanno benissimo che due minuti dopo il lancio di un loro missile nucleare, l’intera loro nazione diventerebbe un Sahara impercorribile persino dai mezzi di soccorso.

  32. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Perle Popeyane e Anitiane !

    “…..L’orso russo perde il pelo ma non il vizio!……!

    …””Nessuno impedisce all’Iran di usare l’energia atomica a scopo civile, infatti gli USA portarono il nucleare in Iran negli anni ‘50, ma nessuno a cominciare dagli arabi vogliono un Iran con armi atomiche…..”

    Conclusioni :

    1)Cribbio ,ma allora non erano i Komunisti con falce e martello a farvi paura , ma proprio i Russi.
    E pensare che all’epoca propagandisti della tua risma spaccavo i coglioni al mondo con frasi di questo tipo :—i russi sono un popolo gentile , lavoratore e pacifico ..se solo non fosse Komunista è il Komunismo che li rovina sti disgraziati..”ma va la propagandista da quatrro soldi “falsi”…

    2)Nessuno vieta infatti a 22 giocatori di scendere in campo per giocare una partita di pallone (soccer)…salvo l’arbitro che gli ha sequestrato il pallone!
    Anita, ma va la ,anche tu !

    cc

  33. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Damocle:
    più che fascisti, io li chiamerei ladri. Ma è inutile fare i moralisti con gli Usa, per il semplice fatto che in Africa gli europei non sono da meno in quanto a rapinare la gente.

  34. Anita
    Anita says:

    Per la miseria, non ho neanche cliccato ‘submit’ ed e’ partito 3 volte….lo stavo riscrivendo perché era sparito da solo.

    Anita

  35. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Cara Anita,

    devi sapere che personalmente non riconosco nessun” vangelo”.

    cc

  36. Anita
    Anita says:

    x CC

    Neanch’io.
    Il vangelo o vangeli non c’entrano niente con quello che ho scritto io.

    Anita

  37. Antonio Ronchi: Gent Rabbino capo di Roma, dr Riccardo Segni,
    Antonio Ronchi: Gent Rabbino capo di Roma, dr Riccardo Segni, says:

    Gent Rabbino capo di Roma, dr Riccardo Segni,

    in risposta ad un articolo apparso su “Informazione corretta” lei affermava che :
    ” premesso che sono convinto che la maggioranza di coloro che hanno manifestato in questi giorni siano anche antisemiti (in fondo all’anima se non in superficie), credo che sia necessario capire………..”

    A questo proposito mi siano consentite alcune righe di commento:

    penso non ci sia bisogno di tirare in ballo l’ “anima” o magari il “pneuma” o lo “spirito” per capire che le persone impegnate nella difesa dei diritti del popolo palestinese – oggettivamente un popolo oppresso – ovvero nella ricerca di una soluzione per la convivenza di due popoli su una sola terra siano in realtà anche sostenitori indiretti dei diritti del popolo ebraico.
    Sostenitori schietti, ruvidi ma che cercano delle soluzioni non-violente ad un pericoloso e destabilizzante conflitto per la pace mondiale.
    Del resto come porsi di fronte allo Stato di Israele che proclama come presupposto del suo esistere il concetto dell’ “ebraicità” ovvero di un sistema di differenziazioni, e quindi di discriminazioni, impostate su base etnica ?
    Solo un esempio: in Israele il servizio militare è riservato unicamente ai cittadini di “discendenza” ebraica (quasi inesistenti le cosiddette conversioni) ma al tempo stesso uno dei titoli per l’accesso ai concorsi nella pubblica amministrazione è proprio di avere svolto il servizio militare !!
    Il commento più diffuso che ho sentito tra i compagni sostenitori dei diritti palestinesi dopo l’eccidio dei pacifisti della flotilla da parte delle forze armate israeliane è stato ancora una volta comunque di sorpresa ed incredulità “Come, proprio loro che hanno subito tante persecuzioni ……… ?!”
    Il che semplicemente sta a significare la consapevolezza della tragedia del popolo ebraico ma, al tempo stesso, l’esigenza di sperare che dalle esperienze oscure della Storia si possa uscire più responsabilizzati, consapevoli non certo più aggressivi e violenti !
    E’ vero: bisognerebbe non fare confusione tra simboli religiosi e quelli politici ma alcuni “cortocircuiti” a volte vanno semplicemente messi in conto !
    La macroscopica asimmetria tra la richiesta di liberazione dell’unico militare israeliano detenuto dai palestinesi ed il lento massacro di migliaia di civili palestinesi non può che favorire appunto tali cortocircuiti.
    Si guardino piuttosto i sostenitori di una Nazione ANCHE ebraica dai laudatores di turno, dai premier come Berlusconi che hanno nelle compagine governative forze più o meno dichiaratamente xenofobe.
    I denigratori dei diritti delle minoranze non possono certo essere “amici” del popolo ebraico, da sempre tra i popoli esso stesso minoranza !

    Cordiali saluti

    Antonio Ronchi, Ferrara

  38. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Anita

    Cara Anita,

    mi meraviglia che una persona intelligente, onesta e non fanatica come lei, anche se nettamente schierata (è un suo diritto), possa credere che l’Iran muoia dalla volgia di lanciare bombe atomiche sugli Usa! Capisco che a furia di bere le panzane sulle atomiche contro Israele o sulle atomiche di Saddam si possa finire col non distinguere più bene le cose, ma l’Iran è una nazione civile. Senza tendenze suicide. L’Iran da oltre 2.000 anni non ha mai rotto l’anima a nessuno siamo stati noi europei che abbiamo rotto le palle – e un gran numero di vite umane – anche all’Iran. Fermo restando il fatto che sarebbe meglio buttassero a mare la teocrazia, ma sono affari loro interni come la Padania o il berlusconismo per noi italiani. E senza dimenticare che i partiti “religiosi” è da anni che ricattano, condizionano e spingono alla pulizia etnica e al piombo fuso i vari governi israeliani di cui fanno parte anche se, per fortuna e almeno fino ad ora, in netta minoranza.
    La favola del “al lupo, al lupo!” atomico, compresa quella della Corea del Nord, è una bella invenzione raccontata da mane a sera e da sera a mattina per giustificare le nostre demenziali gigantesche spese in armamenti e in ricerche militari, cioè in modo sempre più devatstanti per ammazzare il prossimo. Qualcuno mi pare abbia detto che in qualche testa sacro c’è scritto che “chi di spada ferisce di speda perisce”.
    E’ curioso, e dovrebbe far riflettere, come la sindrome dell’assedio o dell’invesione imminente ce l’abbiano solo gli Usa e Israele, cioè i due Paesi nati su territori altru ed espansi incamerando altri territori altrui.
    Un saluto.
    pino

  39. IMPARATE, FILO ISRAELIANI E FILOSIONISTI DEL MENGA! ANCHE GLI EBREI FACEVANO AFFARI CON HITLER! E LO DICE LORENZO SORIA, EBREO PURE LUI
    IMPARATE, FILO ISRAELIANI E FILOSIONISTI DEL MENGA! ANCHE GLI EBREI FACEVANO AFFARI CON HITLER! E LO DICE LORENZO SORIA, EBREO PURE LUI says:

    Lorenzo Soria per “la Stampa”

    E’ una delle storie che Hollywood ama raccontare a se stessa e che viene tramandata di generazione in generazione: come la fabbrica dei sogni ebbe il suo momento di eroismo reale durante la II Guerra Mondiale, trasformandosi in un efficace braccio di propaganda e mandando al fronte divi come James Stewart, Robert Taylor e Clark Gable. C’è pure Carole Lombard, morta in un incidente aereo mentre era in un tour per vendere obbligazioni di guerra.

    Ma come le storie generate nelle sue sale di posa anche questa ha un difetto ed è che non corrisponde alla realtà, che è perlomeno un po’ più complessa: negli anni tra l’arrivo del nazismo in Germania e l’ingresso in guerra dell’America, Hollywood mantenne un atteggiamento alquanto timido e schizofrenico. Come il resto del Paese.

    Una tesi che emerge dalla ricerca di David Wilkes, professore di storia all’Università dell’Arkansas e autore di “The moguls and the dictators: Hollywood and the coming of World War II”. I «moguls» sono Harry Cohn alla Columbia, Louis Mayer alla MGM, Sam Goldwyin, Jack e Harry Warner, i padri-padroni degli studios e tutti di origine ebraica. I dittatori sono Hitler, Franco, Mussolini.

    Ed ecco, siamo nel 1933, l’anno in cui arrivano al potere Hitler in Germania e Frankin D. Roosvelt negli Stati Uniti. Un Paese, in quegli anni, ancora alle prese con gli effetti devastanti della Grande Depressione e, oltre che isolazionista, percorso da fremiti antisemiti.

    Nonostante l’industria del cinema fosse stata fondata da ebrei sfuggiti ai progrom europei, che avevano trovato negli studios una nicchia dove operare, quando Hitler decise che i loro impiegati ebrei in Germania dovevano venire licenziati gli studios acconsentirono, perché quello tedesco era un mercato molto ricco.

    E perché spinti in quella direzione da due potentissime figure, Joseph Breen e Will Hays, responsabili rispettivamente dell’associazione di categoria dei produttori e del loro codice etico-morale. Il compito di Hollywood, secondo Breen e Hays, doveva essere «intrattenere» e dare un’immagine positiva e ottimistica della «American way of life». E attenzione, aggiunsero: l’industria dello spettacolo «non va usata per fini di propaganda personale».

    Timorosi di perdere il mercato tedesco e di alienare una parte della stessa popolazione americana, gli studios si adeguarono al diktat hitleriano con la sola eccezione di Harry Warner, che decise di chiudere le operazioni della Warner in Germania.

    Anzi, scatenando l’ira di Breen e Hays che avevano vietato ogni critica e volevano che si parlasse di «quel che di buono Hitler ha fatto per la Germania», si mise a produrre film apertamente anti-fascisti, metaforicamente con “Juarez” e “Robin Hood” e poi apertamente con “Confessioni di una spia nazista”, basato sulla storia vera di alcuni agenti nazisti in azione e che copriva di ridicolo i loro simpatizzanti americani.

    Era il 1939, un anno in cui Hollywood produsse ben 954 film (contro i circa 400 di oggi) tra cui alcuni entrati nella leggenda: oltre a “Via col vento”, “Mr. Smith va a a Washington”, “Il mago di Oz”, “Ninotchka”, “Goodbye Mr. Chips”, “Il giovane Lincoln”, “Uomini e topi”.

    Mentre Hitler invadeva la Polonia, l’America si accalcava fuori dai cinema e seguiva appassionatamente la lotta per l’Oscar tra Judy Garland , Greta Garbo, Bette Davis e Vivien Leigh (alla fine la vincitrice).

    E quando Hollywood iniziò a sfornare i primi film che prendevano di mira i dittatori europei, i «moguls» si trovarono sul banco di accusa del Senato americano. «Dovete fare spettacolo, non incitare alla guerra – ripeteva il senatore Gerald Nye – se esiste l’antisemitismo dovete dare la colpa solo a voi stessi».

    Poco dopo, nel dicembre del 1941, ci fu l’attacco a Pearl Harbor. Roosvelt dichiarò guerra e finì per arruolare non solo milioni di giovani mandati a combattere sul fronte europeo e su quello del Pacifico ma anche Hollywood e le sue stelle. Fu solo a quel punto che venne fuori “Il dittatore”, con Charlie Chaplin nel duplice ruolo di un barbiere ebreo e del dittatore anti-semita Adenoid Hynkel, che Hitler volle vedere due volte e che negò ai suoi sudditi.

    “Casablanca”, con quella battuta «Scommetto a che a New York dormono, scommetto che in America dormono» arriva solo nel 1942 e poi fu la volta di “Sergeant York” e “Thank you Lucky Stars”, di “This is the Army” e dei film eroici con Erroll Flynn e con John Wayne. Ma ormai era una questione di sopravvivenza, non di principi.

  40. Peter
    Peter says:

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    e no, non ci siamo! i non cinefili ci possono anche cascare, ma io so benissimo che ‘the great dictator’ usci’ nel dicembre 1940, almeno in UK. Il che vuol dire che in US usci’ anche prima. Pearl Harbour ebbe luogo esattamente un anno dopo, dicembre 1941.
    Tuttavia, usci’ a guerra gia’ iniziata in Europa, da oltre un anno (settembre 1939, no?).
    Fu un film abbastanza coraggioso per i tempi, ma e’ una sciocchezza sostenere che Hollywood fosse del tutto ‘schierata’ coi nazisti e che il film usci’ solo dopo Pearl Harbour.

    La forte somiglianza tra Charlie Chaplin col baffetto ed Hitler era nota da ben prima dell’uscita del film.
    Mi pare che Hitler visito’ Napoli nel 1936, nel contesto del suo famoso viaggio a Roma ed in Italia, forse il suo primo in assoluto, dopo aver fatto pace con Mussolini e gli italiani. Infatti poco tempo prima Goebbels ci aveva chiamati un popolo di zingari e di camerieri, e Mussolini (a Bari) aveva espresso la sua sovrana pieta’ per un popolo (quello tedesco) che non vantava certo le tradizioni millenarie latine.
    I napoletani si misero a gridare ‘Charlie Chaplin! Charlie Chaplin!’ alla vista di Hitler, il che irrito’ moltissimo il ‘grande dittatore’.
    L’organizzatore tedesco della gita a Napoli fece una brutta fine

    Peter

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