Dal miracolo berluscone della bonanza per tutti alle lacrime, sangue e futuro incerto per (quasi) tutti. Scajola sì, Berlusconi no anche se ne ha combinate di molto peggio. Intanto l’avvocato Carlo Taormina ci spiega come nascono le famose leggi ad personam e dove punta il Chiavaliere

Mentre continua il Romanzo Berlusconale, che promette in ogni pagina benesse e bonanza per tutti, l’Italia comincia a sbattere la faccia contro muri che pare siano fatti di cemento armato e che non siano scalfibili dal blablablà miracolistico. Siamo già al lacrime e sangue, e alle manovre “correttive” di bilancio che rischiano di ricordare gli interventi – tardivi, scarsini e inefficaci – del Titanic. Mannaia sulle pensioni e sull’età dell’andata in pensione. Il tutto mentre le inchieste giudiciarie mostrano il ben godi nel quale se la spassavano e se la spassano le schiere di politici e tecnici che guidati dal tandem BB, Berlusconi Bossi, avrebbero dovuto reimpostare e reimpastare l’Italia facendola diventare un Paese finalmente civile e moderno, a democrazia inossidabie. Altro che Garibaldi e le camicie rosse, non a caso snobbati da questa belle gente.

Forse per colpa del deserto uzbeko m’è sfuggito qualcosa, ma mi pare che nella vicenda delle dimissioni del ministro Claudio Scajola giustamente volute da Silvio Berlusconi nessuno abbia atto rilevare un aspetto clamoroso. Vale a dire: se Scajola ha dovuto dimettersi per la faccenda di un po’ di quattrini di origine diciamo ignota per l’acquisto di un appartamento in pieno centro di Roma, come mai Berlusconi non si dimette per quel molto ma molto ma molto di più appurato su di lui? Dalla P2 a Mills la resistibile ascesa di Sua Emittenza diventato man mano il Caimano, il Cainano, l’Unto del Signore, l’Uomo d’Arcore, il Chiavaliere e infine Papino il Breve, in attesa di andare al Quirinale, è lastricata di faccende assodate e di bugie  e giuramenti clamorosamente falsi ben più gravi di quanto emerso su Scajola.

Ora pare che se ne debba finalmente andare anche “l’uomo dei fare” Guido Bertolaso, ma il Berlusca – che nel curriculum vitae ha ben più cose di Bertolaso – da palazzo Chigi non si schioda, ha sempre l’obiettivo di andare al Quirinale perché è l’unico domicilio che lo metterebbe al riparo a vita da manette e altre inchieste imbarazzanti. Strano questo fare il pulitore da parte di uno che si direbbe decisamente imbrattato. E’ come se a predicare la verginità o almeno la morigeratezza dei costumi fosse un grande puttaniere con in aggiunta caratteristiche sia alla Crasso che alla Creso.
Ma a parte questo, sentiamo cosa dice un ex fedelissimo di Berlusconi qual è l’avvocato Carlo Taormina, a suo tempo membro dello staff del governo Berlusconi e del cervello collettivo al servizio dell’Uomo di Arcore.

Avvocato, ho letto su un blog sue dichiarazioni piuttosto gravi sul capo del governo Silvio Berlusconi, che vorrei approfondire. Davvero lei conosce il modo con il quale Berlusconi chiede ai suoi legali le leggi note come leggi ad personam?

Qualcuno, a seguito di quelle mie recenti dichiarazioni, mi accusa di essere diventato un pentito anti-Silvio. Voglio dire subito che la mia è sempre stata e resta una cultura liberale incompatibile con qualsiasi venatura di sinistra, radicale o moderata. Voglio anche chiarire che non sono un pentito perché i miei giudizi sulle iniziative legislative sbagliate, ad personam e non, sono stati spesso negativi e li ho espressi quando avevo responsabilità politiche e istituzionali. Cito, per tutti, il caso della riforma dell’Ordinamento Giudiziario di Roberto Castelli. Io sono certamente per la separazione delle carriere – non fatta nemmeno da Castelli – ma ritenevo e ritengo che prima bisogna riformare i codici per fare una giustizia efficiente e poi si deve mettere mano all’organizzazione della magistratura. Castelli ha fatto l’inverso e oggi ne paghiamo le conseguenze. Infine, io non sono anti-Silvio. Continuo ad apprezzare Berlusconi ed il berlusconismo, ma ritengo che si sia determinata una deriva non accettabile per una democrazia compiuta: l’uccisione del Parlamento attraverso la nomina, e non con la elezione, dei deputati e dei senatori insieme alla inesistenza di una logica e di una organizzazione di partito, hanno prodotto il potere assoluto del capo. Forza Italia non era questo e la costituzione del Popolo della Libertà né ha spazzato via ogni ispirazione liberale. Io sono a favore del Berlusconi del 1994 ed il mio partito – LEGA ITALIA – ha precisamente l’obiettivo del ritorno alle origini.

Può dirci allora come le chiede le famose leggi ad personam?

Non significa svelare l’arcano se si indicano le modalità con le quali    Berlusconi chiede ai suoi legali di avviare itinera legislativi per la approvazione di leggi ad personam. L’ispirazione, quando è necessario, è del tipo di quanto sta accadendo per il “processo breve” e per il legittimo impedimento. La conclusione del processo Mills in Tribunale a Milano, ha comportato l’immediato inizio del processo a Berlusconi. L’ordine di risolvere il problema è partito, mentre in precedenza mai nessuno aveva pensato a questi due provvedimenti legislativi.
Devo dire che le varie leggi ad personam rispondono o hanno risposto sempre anche a problemi di carattere generale utili a tutti i cittadini, ma nelle pieghe si è sempre cercato di risolvere il problema specifico, senza peraltro riuscirci in ogni caso. Emblematica la diminuzione dei termini di prescrizione (la cosiddetta legge ex Cirielli), divenuta applicabile solo ai processi pendenti in primo grado e perciò inadeguata a risolvere i processi che, ad esempio riguardavano Cesare Previti, perchè pendenti in  appello o in cassazione. Berlusconi quando chiede leggi ad personam, pone il problema specifico che lo riguarda come il riflesso di una anomalia che può riguardare tutti i cittadini e bisogna dire che questo è talvolta vero, altre volte no.

Le proposte di legge più recente sono state definite dal premier non “ad personam”, bensì “ad libertatem”. Ma ad libertatem di chi?

Tra leggi ad personam e leggi ad libertatem non c’è alcuna differenza. Può coniarsi la formula di leggi ad libertatem personae arcorensis (= leggi per la libertà della persona di Arcore).

Il ministro Alfano si è addirittura esibito in un “No!” alla proposta di legge anti pentiti. Chi ha voluto la proposta di tale legge?

La reazione di Angelino Alfano alla proposta del Senatore Valentino sui pentiti di mafia non è veritiera ma solo il frutto di una strenua volontà di Alfano di costituirsi una storia personale antimafia. Non casualmente egli parla sempre del Governo Antimafia che, nella sua mente, dovrebbe avere l’epicentro nel ministro della giustizia. Gli piace crogiolarsi negli inasprimenti del 41 bis, nei provvedimenti di rafforzamento delle procure e nell’aggravamento delle misure patrimoniali di confisca. Egli non conosce i problemi e non sa, ovvero sa ma ritiene non pagante per la sua immagine di ministro antimafia, che il sistema ha da tempo superato la soglia della tollerabilità costituzionale: il 41 bis è contro le raccomandazioni europee, patrimoni assolutamente non rientranti nei provenienti di mafia vengono presi dallo Stato attraverso vere e proprie usurpazioni di potere. Io posso immaginare chi abbia potuto ispirare il senatore Valentino alla formulazione della proposta per cui, quando due pentiti parlano non si può formare una prova, ma occorrono sempre i riscontri esterni, perché, invece di convalidarsi l’uno con l’altro, possono essere contemporaneamente dei mentitori, come spesso è accaduto. Chiunque abbia voluto la legge, da tecnico dico che essa è giusta e segue il prevalente orientamento della giurisprudenza della cassazione. Ecco un caso di legge, sicuramente ispirata dall’esigenza di risolvere il problema di qualcuno, ma obiettivamente giusta.

Ci può illustrare il senso del cosiddetto “processo breve” e del “legittimo impedimento”? Servono a tutto il popolo italiano?

Il legittimo impedimento è una norma che serve solo a Berlusconi ed è grave che i suoi consiglieri giuridici non lo distolgano o lo abbiano convinto della utilità della norma. In regime di assenza di immunità parlamentare e di foro privilegiato per i reati commessi da ministri nella loro funzione, nessuna pubblica qualità può differenziare la posizione degli imputati. La previsione del legittimo impedimento per la qualità pubblica – presidente del consiglio, ministro, sindaco, presidente di   regione – viola il principio di uguaglianza di cui all’art. 3 della Costituzione. Non si è mai visto, da che mondo è mondo, un imputato che autocertifichi il suo impedimento. Né si è mai visto un sistema nel quale, l’autocertificazione dell’impedimento da parte di un organo del potere esecutivo, determini un obbligo del giudice di ritenerlo sussistente. Ciò è in evidente contrasto con il principio della separazione dei poteri, giacché si attribuisce al potere esecutivo un compito prevaricatore della giurisdizione e si impedisce a questa ultima di esplicarsi. Solo una norma costituzionale, peraltro in maniera aberrante, potrebbe sancire la deroga al rapporto di autonomia tra potere esecutivo e giudiziario.
Quanto al “processo breve” esso risponde ad una logica costituzionale perché l’art. 111 impone la ragionevole durata dei processi ed esso quindi risponde ad una esigenza generale. A parte, però, la comparsa dell’interesse personale di Berlusconi con la norma transitoria che imporrebbe l’applicazione della nuova disciplina solo ai processi pendenti in primo grado, appunto, come quelli che riguardano il premier, c’è una ragione profonda di incostituzionalità che nessuno vuole cogliere.
Tra processo breve che, per essere tale, fa divieto alla giurisdizione di emanare la sentenza, e processo lungo, la Costituzione impone la preferenza per il processo lungo. La giurisdizione, infatti, è, per la Costituzione, lo strumento attraverso il quale si dà attuazione all’ordinamento giuridico, che non esisterebbe se, dopo aver comandato certi comportamenti, non ne sanzionasse la violazione. Questa, invece, l’operazione  consumata dalla normativa sul processo breve, tra l’altro divenuto anche un processo lungo dopo gli ultimi accomodamenti approvati in Senato, a dimostrazione che quel che interessa è, allo stato, salva l’approvazione del legittimo impedimento, la norma transitoria.
Tra lodo Alfano primo e lodo Alfano bis mi deve essere sfuggito qualche passaggio. Qual è la logica di quei lodi?

Il lodo Alfano bis serve semplicemente a dare veste costituzionale al lodo dichiarato recentemente incostituzionale dalla Corte. Poiché nessuna delle altre cariche coinvolte ha chiesto scudi giudiziari, mi pare evidente che l’assolutezza del potere del capo giunge, per tutelare i suoi interessi giudiziari, a stravolgere anche la Costituzione.

Di recente Berlusconi ha dichiarato che con i magistrati “dobbiamo usare le maniere forti”. Non è una dichiarazione grave, incompatibile con il ruolo e le responsabilità di primo ministro?

I magistrati non sanno fare politica, ma esercitano solo un loro potere in chiave altamente corporativa. In molti casi occorre essere duttili. Faccio un esempio. Oggi, quando si rinvia una causa in cui  ci sia un imputato a piede libero, si rinvia a di quattro, cinque mesi. Nel caso di Berlusconi, ho visto posizioni immotivate di contrarietà ad accettare un legittimo impedimento del premier o al rinvio a pochissimi giorni. Una gestione meno personalizzata e persecutoria, sotto questo profilo, avrebbe fatto si che non si verificasse la situazione attuale, che il premier ritiene di dover risolvere a colpi di leggi ad personam che scardinano il sistema costituzionale dello Stato. Che si debbono usare “le maniere forti” e una affermazione sul piano fisico assolutamente da non condividere, ma non posso che condividere il giudizio negativo sull’operato della magistratura poco sensibile agli interessi della gente, non improntato allo spirito di servizio, concepito come esercizio, spesso abusivo, del potere, frequentemente politicizzato. La maniera forte per reagire è di duplice portata: rilanciare la responsabilità dei magistrati e apprestate leggi sbarramento di discrezionalità incontrollabili.

Perché tanto astio di Berlusconi contro i magistrati?

L’astio di Berlusconi nei confronti dei magistrati dipende, per un verso, da una visuale imprenditoriale che il premier conserva rispetto alle questioni economico-societarie, che lo porta a valutare i risultati in termini di profitto e di vantaggi occupazionali per cui è portato a valutare come formalismi le contestazioni giudiziarie; per un altro verso, non c’è dubbio che soprattutto i tempi e i modi (penso all’avviso di garanzia del 1994) con i quali i magistrati si “dedicano” a Berlusoni facciano guadagnare odio piuttosto che amore. Mi pare di aver capito che dal punto di vista della persecuzione giudiziaria contro Berlusconi , siano d’accordo un po’ tutte le parti politiche.

Esistono le “toghe rosse” per giunta persecutorie di cui parla Berlusconi? Se sì, chi sono? Se no, perché il premier ne parla così ossessivamente?

Le “toghe rosse” sono vive e vegete, non sono solo rosse ma anche verdi e talvolta dal coloro insospettabile. Sono molto più numerose di quanto solitamente non si dica, occupano tutti i gangli vitali della magistratura inquirente e giudicante e sono in grado di condizionare il resto della magistratura. Egemonizzano il CSM, divenuto ormai specchio del ANM. Quotidianamente, nella esperienza professionale, questo cancro della magistratura produce grandissimi danni e se ne è spettatori inermi.

Pare che Berlusconi e i suoi legali approntino di queste leggi sapendo bene in anticipo che sono incostituzionali. Perché lo fanno?

Certo che tutti sanno di approvare leggi incostituzionali, ma tutti sanno anche che per un certo tempo quella legge produce effetti da cogliere nella logica del “carpe diem” . Come sanno che una denunzia di incostituzionalità alla Corte, comunque congela situazioni che è utile congelare. Il “legittimo impedimento” sarà sicuramente mandato alla Corte Costituzionale, ma il processo in cui sarà sollevata la questione, continuerà ad essere sospeso e nel frattempo si farà il Lodo Alfano bis.

Ci racconti cosa ha fatto di preciso lei per Berlusconi in tema di proposte di legge.

Io non ho nulla di preciso da raccontare. Ho fatto tutte le leggi ad personam, insieme ad altri, nella consapevolezza che si trattava di questo tipo di leggi, ma riuscendo a rendere una utile risposta ai problemi generali per cui non poteva poi, se non ingiustamente, essere escluso Berlusconi dal novero dei beneficiari. Voglio anche dire che il risultato ad personam, infine, non c’è mai stato perché i “legislatori berlusconiani”, che magari nelle ore notturne mi escludevano dalla consultazione, modificavano i testi rendendoli inservibili oppure provvedeva a ciò Ciampi con il suo consigliere giuridico, il magistrato Loris, D’Ambrosio che dettava la norma per come doveva essere cambiata e veniva cambiata.

Lo rifarebbe o se ne è pentito? E nel caso, perché?

Certo, che non ero felice di dovere prestare i miei studi alle leggi ad personam, ma devo dire con chiarezza che lo scontro con la sinistra era forte e determinato dal fatto che non veniva riconosciuta a Berlusconi la legittimazione a governare il Paese. Questo mi faceva sentire in qualche modo assolto dal delitto di “interesse privato in atto legislativo”. Oggi, invece, una motivazione di questo genere sarebbe sicuramente pretestuosa. A parte Di Pietro, attualmente questa legittimazione è riconosciuta a Berlusconi, salvo che dalla Magistratura che ha sostituito Violante come proprio referente politico, appunto, con  Di Pietro.

Quando esattamente e per quali motivi lei ha avuto una crisi morale? Oppure Berlusconi l’ha brutalmente cacciata?

Io non ho avuto alcuna crisi morale per le leggi ad personam. La mia disaffezione rispetto a Forza Italia e alla Casa della Libertà è stata determinata dalle gestioni affaristiche delle articolazioni periferiche di Forza Italia, rispetto alla quale Berlusconi, sicuramente ad esse estraneo, non era nella minima delle condizioni per intervenire e correggere il tiro. Nonostante, poi, ogni tentativo per dare costrutto propositivo ed organizzativo al Partito, non esisteva nulla e nulla era possibile fare, mentre Berlusconi spopolava in una sorta di dittatura interna in cui l’ultimo valore era quello della meritocrazia. Nonostante ciò, io ho fatto di tutto per essere costruttivo all’interno del Partito e per essere leale a Berlusconi, ma i suoi scherani, per ragioni che non sono mai riuscito ad individuare per la abilità con cui è stata portata avanti la manovra, hanno fatto in modo di attuare una mia progressiva emarginazione.

L’ultimo atto, che considero la vera e propria cacciata, senza conoscerne le ragioni, fu la mia cancellazione dalle liste elettorali del 2006, dopo essere stato collocato al quarto posto, dopo Berlusconi, Bondi e Cicchitto, nel Collegio Lombardia I. Berlusconi si scusò “per essere incorso in culpa vigilando” che, però a dimostrazione della risibilità dell’affermazione, si sarebbe ripetuta nel 2008, tornata elettorale cui giunsi dopo aver dedicato due anni alla costruzione dei Circoli del Buon governo di Marcello Dell’Utri, dopo le dovute assicurazioni del mio ritorno in Parlamento, smentito ancora una volta alla vigilia della formazione delle liste.

C’è chi dice che il governo Berlusconi durerà altri tre anni e chi dice che lui preferirà andare a elezioni anticipate non appena sistemate con le leggi “ad libertatem”, cioè “ad Berlusconem”, le sue pendenze giudiziarie. Lei di che parere è?

Non so quanto durerà il governo Berlusconi, ma penso che sia suo obiettivo quello della Presidenza della Repubblica. Sarebbe un bene per la politica italiana perché le carte si rimescolerebbero, essendo l’attuale Popolo della Libertà fatto di ominicchi più che di uomini, assolutamente inadeguati a replicare anche un’unghia delle capacità di Berlusconi, Tremonti e Letta compresi.

Molti dicono che Berlusconi ormai non ce la farà a diventare presidente della Repubblica, parere che non mi sento di sottoscrivere. Lei che ne pensa?

Io penso che Berluscocni sarà il prossimo Presidente della Repubblica. In questa legislatura se Napolitano avesse il punto di orgoglio di dimettersi da un contesto politico di maggioranza che non lo ha votato; nelle prossima legislatura, in caso contrario.

Come sarà l’Italia tra 5-10 anni? Ancora unita o definitivamente spezzata almeno in due?

Fra cinque- dieci anni l’Italia sarà bipolarista ma con una base di equilibratura al centro, destinata a garantire stabilità senza avere potere. Non è un futuro entusiasmante.

Cosa pensa della visita di Berlusconi in Israele? Saremo al guinzaglio anche di quel Paese oltre che degli Usa?

La visita ad Israele è stata un capolavoro di diplomazia, in cui, però, la bilancia è andata tutta dalla parte ebraica ed io credo che la mossa abbia avuto come obiettivo l’intento di Berlusconi di superare, attraverso il mondo ebraico, le difficoltà attualmente esistenti, al di là delle apparenze, di Berlusconi con l’America di Obama.

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  1. Di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**: Non bastano misure difensive, occorre affrontare di petto la speculazione e la finanza
    Di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**: Non bastano misure difensive, occorre affrontare di petto la speculazione e la finanza says:

    Non bastano misure difensive, occorre affrontare di petto la speculazione e la finanza

    Di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**

    E’ proprio vero che bisogna fare di necessità virtù. Finalmente l’Europa, nelle drammatiche riunioni della Commissione Europea, della BCE e dei 27 ministri dell’Ecofin, ha deciso la emissione di euro bond per costruire un “fondo salva stati”. Noi lo abbiamo sempre sostenuto. Non per far fronte alle emergenze, ma per sostenere lo sviluppo.

    Comunque, le necessitate decisioni sono utili, ma non sufficienti. Non bastano, perchè sono solo misure difensive. Occorrerebbe, invece, adottare subito misure di attacco duro e preciso contro la speculazione. Bisogna bloccare il perverso meccanismo dell’attuale sistema finanziario.

    L’assalto speculativo della settimana scorsa ha fatto crollare l’euro del 5% con perdite di ben 440 miliardi di euro nelle borse europee. E’ evidente che, senza l’introduzione di nuove più stringenti regole, la stessa liquidità immessa dagli stati e dalle banche centrali per il salvataggio del sistema bancario, ha di fatto rinvigorito gli hedge fund e le banche e le loro attività speculative più aggressive.

    I governi, in verità, hanno finora tenuto un atteggiamento ambiguo. Da un lato hanno reagito “istericamente” di fronte alle eruzioni vulcaniche della crisi sistemica, mettendo mano alla cassa e dall’altro mostrando una inaccettabile debolezza nei confronti del mondo finanziario e della sua ideologia. Noi riteniamo che questa miscela di contraddizioni vada superata da parte soprattutto dell’Europa, se vuole salvare se stessa e avviare con l’America di Obama una nuova Bretton Woods.

    In questo contesto è assai utile la lettura dei resoconti della “Commissione di Indagine su Wall Street e la crisi finanziaria” del Senato Usa, guidata dal democratico Carl Levin e dal repubblicano Tom Coburn.

    La Commissione ha spiegato come le grandi banche di investimento, a partire dalla Goldman Sachs, si siano “specializzate nei meccanismi di invenzione di strumenti finanziari sintetici”.

    In un mercato normale gli asset commerciabili con un valore reale sottostante sono in quantità finite. Esiste cioè un certo numero di case o di azioni o di barili di petrolio su cui investire. Il ‘prodotto finanziario sintetico’, invece, non ha un asset reale, per cui il suo numero è potenzialmente illimitato. Sono diventati pure scommesse fatte da operatori che non hanno alcun interesse ai sottostanti asset di riferimento. In pratica, “sono diventati delle fiches di un casinò gigantesco”.

    Tra i “titoli sintetici” vi sono prodotti finanziari strutturati, quali i Residential Mortgage Backed Securities (Rmbs), che, come in un paniere, raccolgono un gran numero di differenti ipoteche immobiliari. Essi vengono suddivisi in “tranches”, che sono dei contenitori di flussi finanziari, pagamenti di rate, interessi, ecc, di vario rischio e qualità. Su di esse sono emessi nuovi titoli. Successivamente differenti Rmbs vengono raccolti e strutturati in altri derivati chiamati CDO (collateralized debt obligations).

    La Commissione del Senato Usa ha anche documentato che le agenzie di rating, a cominciare dalle due più importanti, la Standard & Poor’s e la Moody’s, hanno consapevolmente sostenuto questo processo fornendo “bollini di qualità” AAA a simili prodotti finanziari per convincere i potenziali compratori, non solo gli investitori istituzionali ma anche i semplici risparmiatori.

    In merito, il senatore Levin ha detto in sede di Commissione che il 91% degli Rmbs emessi nel 2007 e il 93% di quelli emessi nel 2006, tutti valutati con la tripla A, oggi non sono altro che “junk”, spazzatura. In pratica il gioco delle irrealistiche super valutazioni e quello successivo dei ribassi “pilotati” favoriscono gli speculatori e, quando raggiungono complessivamente dimensioni enormi, fanno esplodere il sistema. “Se dovessi identificare un evento scatenante della crisi finanziaria del 2008 – ha aggiunto – indicherei senza esitazione l’abbassamento di massa dei rating fatto dalle agenzie nel luglio 2007”. Inoltre, facendo riferimento alle speculazioni al ribasso della Goldman Sachs contro gli stessi CDO, pieni di ipoteche ad altissimo rischio, da lei precedentemente impachettati e immessi sul mercato, il senatore ha dimostrato che il 53% di tutte le posizioni di rischio sottoscritte dalla GS nel 2007 erano “short”, cioè al ribasso.

    Perciò parlare oggi dei debiti sovrani come se fossero “il problema” è fuorviante. Si rischia di fare il gioco della speculazione. I bilanci dovranno essere sicuramente messi sotto controllo, ma adesso occorre prendere subito le misure necessarie per bloccare i “prodotti finanziari sintetici” e introdurre nuove regole.

    L’Europa e gli Usa dovrebbero ad esempio ristabilire i principi del Glass-Steagall Act del 1933 che, separando la banche commerciali da quelle di investimento, proibiva di fatto anche l’emissione di titoli rischiosi e speculativi come quelli menzionati. Si potrebbe anche richiedere che da oggi in poi chi volesse concludere delle operazioni finanziarie dovrebbe dimostrare di avere la capacità patrimoniale di sostenerle e depositare una significativa parte in garanzia. La speculazione va fermata mettendo in campo l’autorità degli stati!

    E comunque sarebbe ora che i governi europei invitassero le chiacchierate agenzie di rating a zittire.

    *Sottosegretario all’Economia nel governo Prodi **Economista

  2. Peter
    Peter says:

    caro Pino

    bell’intervista, ma a parte pochi punti salienti confesso di non averci capito quasi niente. Lodo Alfano bis, legge 41 bis, leggi ad personam (che sapevamo gia’, ed ancora non ho capito quale arcano Taormina abbia svelato), etc etc.
    Il succo mi pare sia che qualcuno abbia all’improvviso una vaga consapevolezza che il sistema Italia sia marcio fino all’osso, e stia provando a puntare i piedi, dato che e’ ‘liberale’. Mah. Tra le righe, ha anche detto che di fatto in Italia c’e’ gia’ una dittatura. Lo sapevamo gia’, mi fa piacere che anche la destra ora se ne accorga. Da buon legale, forse si accorge che il potere degli avvocati e’ quasi zero una volta che in uno stato sono scomparse tutte le garanzie ed il rispetto delle leggi…
    Non fa nessun accenno ad una possibile secessione futura, ed io gli credo. Per il resto, il linguaggio ‘legalese’ e politichese italico e’ quasi illegibile

    un caro saluto

    Peter

  3. sylvi
    sylvi says:

    caro Pino,

    bentornato!
    Sarei curiosa di sapere com’è l’organizzazione turistica
    in Uzbekistan.
    Spero ne parli appena può.

    Saluti
    Sylvi

  4. Peter
    Peter says:

    x Sylvi

    ho scoperto che Samarcanda si trova in Uzbekistan (non l’avrei mai detto!) ma Expedia o altre websites non danno NESSUN hotel. Il che depone male…
    Invece ci sono buoni hotels (o cosi’ sembra) in Toshkent.
    Del resto, il nostro caro Pino e’ andato in un deserto…quindi tenda, survival kit, fucile e tutto il resto…

    Peter

  5. Anita
    Anita says:

    x Ber

    Ho scritto un messaggio per te sul forum precedente….in riguardo alle eridita’.

    Ciao, Anita

  6. Peter
    Peter says:

    x Anita

    grazie, forse ci vorra’ andare l’audace Sylvi.
    Su Expedia o altre websites non trovo hotels! il che non e’ rassicurante.
    Leggo sul tuo link che e’ nota come ‘la Roma dell’Est’. Ma quante Rome ci sono al mondo? La seconda era Costantinopoli, la terza Mosca…Poi ce n’e’ anche una da voi…

    Peter

  7. Anita
    Anita says:

    x Peter

    PS:
    Alla fine della pagina ci sono due links per gli hotels, mica male…e non costosi.

    Uzbekistan Hotels: Samarkand Hotels, Bukhara Hotels, Khiva Hotels
    Tashkent Hotels, Almaty Hotels, Astana Hotels, Bishkek Hotels

    Ciao, A.

  8. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Leggevo poco fa’ che c’e’ una citta’ col nome Roma in ogni continente e nazione.
    Napoli non scherza neanche.

    A.

  9. Anita
    Anita says:

    •Rome (Paris Métro), France
    •Rome, Georgia, U.S.
    •Rome, Illinois, U.S.
    •Rome, Indiana, U.S.
    •Rome City, Indiana, U.S.
    •Rome, Iowa, U.S.
    •Rome, Maine, U.S.
    •Rome, Maryland, U.S.
    •Rome Township, Michigan, U.S.
    •Rome Township, Minnesota, U.S.
    •Rome, New York, U.S.
    •Rome, Ohio, U.S.
    •Rome, Oregon, U.S.
    •Rome, Pennsylvania, U.S.
    •Rome Township, Crawford County, Pennsylvania, U.S.
    •Rome Township, Bradford County, Pennsylvania, U.S.
    •Rome, Adams County, Wisconsin, U.S.
    •Rome, Jefferson County, Wisconsin, U.S.

    Anita

  10. sylvi
    sylvi says:

    caro Peter,

    una mia amica è stata qualche anno fa a Samarkanda, Tashkent e a Bukhara ma non ha capito molto perchè erano sotto stretta sorveglianza contrabbandata per accoglienza.
    Comunque città meravigliose, ha detto. E miseria nera.

    Pino sicuramente non è stato a contare i pidocchi in albergo!
    Del resto…sempre meglio un pidocchio sotto la tenda , di uno in mezzo ad improbabili mollezze alberghiere!

    Sylvi

  11. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Bella questa intervista a Taormina.
    Berlusconi al Quirinale sarebbe una vergogna per l’Italia, anche se in fondo il Parlamento nel suo complesso non sia un monastero di frati francescani.

  12. ber
    ber says:

    Caro Pino,
    un bell’articolo e una bella intervista.
    Gente come Taormina hanno portato su il Faraone di Arcore,…
    adesso sono delusi?
    Le risorse sono poche,diceva Andreotti,…o i posti da ministri
    sono solo per i fedelissimi…,la sx è pronta?
    Un caro saluto,Ber

  13. Ratzy a Mary: Vatic Ano Ano Ano
    Ratzy a Mary: Vatic Ano Ano Ano says:

    Francesco Bonazzi per il Secolo XIX

    È un vero capolavoro la portantina lignea realizzata da Dino Anemone e da suo figlio Diego per le processioni con la statua di San Gaspare Del Bufalo, fondatore della Congregazione del preziosissimo sangue di Gesù. A commissionare l’opera, nel 2004, è stato l’economo Evaldo Biasini, ormai noto alle cronache come “don Bancomat” per quell’intercettazione in cui si rammarica di aver bisogno di 24 ore per dare 50 mila euro in contanti a Diego Anemone.

    Di questo lavoro c’è traccia nella lista sequestrata a Daniele Anemone (il fratello minore di Diego), insieme ad altri otto interventi di carattere “ecclesiale” realizzati tra il 2003 e il 2005. Interventi per i quali, secondo quanto risulta al Secolo XIX , sarebbero state emesse fatture per importi di scarsa entità.

    «Un mistero nel mistero», racconta un inquirente, una stranezza che però ricorda parecchio le famose mini-fatture emesse a enti religiosi dalla “Frasa Spa” di Adolfo Salabè, l’architetto coinvolto nello scandalo dei fondi neri del Sisde esploso nel 1993. Insomma, un film già visto, ma che vale la pena di riavvolgere perché la sensazione di chi oggi indaga sul “Salabè del 2000″ è che i sistemi per creare fondi riservati non siano cambiati molto. Anzi, sono gli stessi. Vediamoli.

    Nel 2008, la Guardia di Finanza di Frascati fa una verifica fiscale a una ditta della famiglia Anemone. Forse non sanno che si tratta di gente che ha il Nos (Nulla osta sicurezza) e che lavora almeno da 6 anni per i servizi segreti, la Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri e la stessa Guardia di Finanza.

    Nel computer di Daniele Anemone trovano la famosa lista dei lavori 2003-2007 sbucata sui giornali giovedì scorso. I nomi che fanno notizia sono altri, a cominciare da quelli di Scajola, Lunardi e Balducci, ma ci sono nove annotazioni che riguardano la Chiesa. Si comincia nel 2003 con i “Missionari di via Narni”, il “Complesso parrocchiale di Santa Maria Alocoque di Tor Vergata” e la chiesa di “Santa Maria in Trivio vicino a Fontana di Trevi” .

    Si va avanti, l’anno seguente, con lavori per “l’abbazia di Terni (coro)” e con la “portantina di San Gaspare”. Mentre nel 2005 sono registrate commesse per “Monsignor Camaldo (Università cattolica di San Giovanni)”, per la “casa di Santa Rita (padre Domenico)”, per “don Carlo Ambrosio” e una seconda tranche di lavori nella parrocchia di Tor Vergata.

    Non si sa come sia andata a finire quella verifica fiscale del 2008, anche perché uno degli ufficiali ha lasciato le Fiamme Gialle giusto pochi mesi fa per accettare un incarico dirigenziale in una municipalizzata romana. Ma dopo gli arresti della “cricca” decisi dalla procura di Firenze lo scorso 10 febbraio, la polizia tributaria del Lazio sta ora esaminando con rinnovato interesse anche le fatture trovate ai Castelli romani.

    Alcune di quelle relative ai lavori “religiosi” sarebbero di importi piuttosto bassi e non avevano destato particolare attenzione. Perché il fatto che un imprenditore che ha già molti ricchi clienti faccia lo sconto agli enti religiosi può rientrare fra le opere buone.

    Benissimo, ma le analogie con il precedente scandalo del Sisde ce lo spiega un commercialista che all’epoca fu tra i periti del Tribunale di Roma. Nel 1994, i carabinieri che indagavano sulle malversazioni del servizio segreto civile trovarono alcune fatture da 100 mila lire emesse dalla “Frasa Spa” per lavori di ristrutturazione in alcune chiese di Roma. Per esempio, una riguardava una ristrutturazione eseguita nella chiesa di San Pietro e Paolo dell’Eur.

    Visto che la Frasa era dei fratelli Salabè, la domanda su quelle fatture di importi ridicolo fu rivolta all’architetto Adolfo Salabè, che si fregiava già allora del titolo di Gentiluomo di Sua Santità (come Angelo Balducci). A verbale, l’uomo disse che “per la Chiesa dell’Eur, il lavoro era un rifacimento di intonaci”.

    Alla fine, racconta oggi uno che quelle fatture le ha studiate per bene , “ci convincemmo che gli enti religiosi pagassero il giusto e che la differenza con i documenti fiscali serviva a creare una provvista in nero per il Sisde, da usare per altre ristrutturazioni di appartamenti di servizio”.

    Va da sé che la Frasa Spa, come la Borgo Parahelios e altre società dei Salabè, lavorava parecchio con il Sisde. Proprio come gli Anemone. Ma allora perché non fare tutto in nero direttamente; visto che tanto nessuna autorità fiscale italiana va mai a fare controlli incrociati Oltretevere?

    La risposta è questa: si emetteva un fattura da pochi soldi a inizio anno, quando il Sisde ancora non sapeva se quella spesa sarebbe stata indicata nel capitolo riservato o meno. Poi il costo del “lavoro” cresceva in corso d’opera e a fine anno la differenza veniva caricata dal capitolo di bilancio “in chiaro” a quello riservato e senza rendicontazione.

    Insomma, le ristrutturazioni le eseguiva una ditta di fiducia dei servizi che emetteva una mini-fattura a un ente extraterritoriale. La differenza miliardaria la saldava il Sisde con fondi riservati. E la ditta riutilizzava quei soldi in nero per fare i favori che il servizio offriva ai politici.

  14. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x marco tempesta

    Devo prima riprendermi un po’ dagli stupori (al plurale).
    Un saluto.
    pino

  15. sylvi
    sylvi says:

    x Peter 7
    -Leggo sul tuo link che e’ nota come ‘la Roma dell’Est’-

    Anche S.Pietroburgo sarebbe, assieme ad Amburgo e ad Amsterdam, le “Venezie del Nord”!
    Non c’è niente di più diverso, se non che hanno dei canali.
    Splendide ognuna nel suo genere; e proprio per questo io non capisco che bisogno ci sia di fare paragoni improponibili.

    Fosse un’agenzia turistica a farli la boccerei, perchè incapace di vendere bene il suo prodotto!

    Sylvi

  16. Shalom: finalmente diventiamo normali, almeno la comunità italiana si squaglia. Era ora!
    Shalom: finalmente diventiamo normali, almeno la comunità italiana si squaglia. Era ora! says:

    Marco Imarisio per “il Corriere della Sera”

    Anche le storie complicate si possono raccontare con un’immagine semplice. L’immagine è quella di Tullio Levi che alle nove di sera entra in sinagoga da una porticina laterale dopo aver attraversato a testa bassa l’omonima piazzetta dedicata a Primo, con una faccia sulla quale si leggono tutti questi anni di tensione sotterranea e nessuno dei sorrisi che si addicono ai vincitori. Tocca a lui, il presidente della comunità ebraica torinese, annunciare al Consiglio che è finita, il rabbino capo Alberto Somekh è stato infine rimosso.
    On Crosetto e codazzo di ufficiali e agenti di scorta Alla fiera del libro di Torino

    «Almeno adesso è tutto più chiaro», dice. Ci sono strappi che durano anni, si protraggono nel tempo, ma quando ottengono i timbri dell’ ufficialità lasciano dietro di sé una sensazione di sconfitta generale. Non era mai successo, nella storia centenaria dell’ebraismo italiano, che un rabbino venisse cacciato.

    E a memoria di Levi anche in Europa dovrebbe essere la prima volta. La decisione è stata comunicata ieri da Roma, dove l’Unione delle Comunità ebraiche italiane aveva istituito una commissione fatta apposta per dirimere la disputa. Ha ragione il Consiglio di Torino che ne aveva chiesto la revoca dall’incarico, è stato il verdetto definitivo, il rabbino se ne deve andare.

    Ci sono voluti anni per arrivare a una decisione definitiva, perché dietro alla «incompatibilità ambientale» di Somekh, così l’aveva definita il Consiglio, si agita una questione che ormai percorre come un fiume carsico l’ebraismo italiano, quella di una ortodossia che fatica a confrontarsi con le esigenze di comunità sempre più piccole e al tempo stesso sempre più «miste» che chiedono ai loro maestri atteggiamenti più inclusivi.

    Levi rivendica l’ortodossia degli ebrei di Torino, ma al tempo stesso racconta di un contrasto che trova le sue radici proprio nell’incapacità presunta del rabbino di leggere i tempi che cambiano. «Noi siamo ortodossi- dice -, e ci teniamo a ribadirlo. Piuttosto, Somekh ha enormi difficoltà a rapportarsi con la complessità di una comunità come la nostra.

    Non è questione di rigidità o di troppa ortodossia. Ma un rabbino deve tenere presenti le multiformi realtà nella quale vive e lavora. Deve avvicinare, e non allontanare dalla sinagoga. Negli ultimi anni, ha dimostrato invece di essere insensibile nei confronti dei sentimenti e dei problemi dei nostri giovani».

    Nel gennaio del 2007 Levi si era dimesso, e con lui il Consiglio, per protesta contro l’operato del rabbino. Il suo estremo rigore era individuato come causa del disamore di molti ebrei torinesi, cresciuti in una comunità tradizionalmente laica.

    Somekh, nato a Milano nel 1961, padre iracheno e madre polacca, dottore in studi talmudici alla Yeshiva University di New York, era arrivato a Torino nel 1992 e subito aveva introdotto tesi che scartavano con la tradizione locale, come il dissenso su una Scuola ebraica aperta a tutti. I suoi rifiuti a celebrare Bar Mitzvah – la cerimonia che segna l’ingresso nella vita adulta- di famiglie non completamente osservanti, erano diventati una consuetudine. Ne aveva fatto le spese anche il nipote di Primo Levi, e basta il nome.

    L’atteggiamento del rabbino verso le famiglie miste, quelle in cui la madre non è di religione ebraica, è sempre stato di totale chiusura. I riti del sabato intanto andavano deserti, destando la preoccupazione della Consulta rabbinica italiana. Solo una settantina di fedeli in sinagoga, su 870 iscritti alla comunità, la terza più grande d’Italia dopo Roma e Milano.

    «In questi anni – è l’accusa di Tullio Levi- i comportamenti contraddittori del rabbino hanno alimentato drammi individuali e familiari. Ma la tendenza in atto proprio nell’ebraismo ortodosso non è volta all’emarginazione delle famiglie miste, bensì al loro recupero». Era il 23 marzo del 2009 quando il Consiglio della Comunità ebraica di Torino ha votato la revoca del mandato di rabbino capo a Somekh. Dopo dimissioni date e ritirate, lettere e petizioni, ricorsi e cause, il conflitto è andato avanti fino a ieri.

    «Una questione profonda e delicata» dice Claudia De Benedetti, torinese, vicepresidente dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane. Non aggiunge altro, perché sa bene che quel che è successo non è una bega locale. Non riguarda solo la sua città ma l’intero ebraismo italiano, alle prese da tempo con una emorragia di aderenti che gli studiosi attribuiscono alla laicizzazione della società, alla difficoltà di educare i figli nel rispetto di regole antiche e complesse.

    E’ successo qui, una lacerazione che conduce a una prima volta assoluta. «Ne avremmo fatto volentieri a meno, di questo record» è il congedo amaro di Tullio Levi. E sulla sua faccia non si legge alcun sollievo per l’allontanamento di un «nemico». Ma solo tanta preoccupazione per un cambio di stagione che si annuncia comunque incerto.

  17. Cerutti
    Cerutti says:

    Berlusconi al Quirinale?
    Oddio!
    Mi domando solo come farà a presentarsi in pubblico.
    A meno che non arruoli a tempo pieno scolaresche, gruppi di massaie, qualche legaiolo in camicetta verde vestito da druido e se li porti appresso per fare la clack, ogni volta che esce dal portone.
    Ah.. che tempi quelli di Sandro Pertini quando era presidente e che quando smetteva di lavorare se ne tornava nella sua abitazione, davanti a Fontana di Trevi, facendo due passi a braccetto con sua moglie.
    Bei tempi, quelli.
    C.G.

  18. Peter
    Peter says:

    e’ primavera inoltrata, vi aggiorno sul giardino, certo che non aspettate altro.
    I climi nordici non si addicono alle piante mediterranee. Provare per credere. I tre fichi non danno segni di produzione. L’albicocco cresce forte e rigoglioso, e’ fiorito, i fiori sono andati via, di frutti neanche l’ombra. L’ulivetto nel lato sud e’ rimasto esattamente alto come due anni fa (60cm). Produce delle olive che non raccolgo (una decina in tutto), e le produce in primavera (?!), cioe’ adesso. I pomodori nella ‘serra’ l’anno scorso non produssero quasi niente, la temperatura c’era, la luce non bastava. Quelli in giardino produssero pochissimo…Quest’anno ne ho messi alcuni in vaso sul lato sud (soleggiato), vedremo…
    Le viti idem come sopra, cioe’ come i fichi e gli albicocchi.
    Invece i susini, meli e peri vanno bene. Anche i ciliegi sono in fiore, e cosi’ i peschi. Il guaio con le susine e’ che i vermi arrivano appena maturano, ma il raccolto e’ generoso ed il sapore eccellente (senza i vermi dentro). Aspetto con ansia le prime ciliegie quest’anno, e le prime pesche. I peschi sono pero’ facilmente attaccati dalle tigne, e come al solito non ho provveduto in tempo. Tutti gli altri alberetti citati invece resistono molto bene ai parassiti.
    Mi sono deciso a sfrondare l’eucalipto, il tree surgeon verra’ questa settimana. Sono curioso di vedere come fara’.
    Le piante rose sono bellissime nei vivai (nurseries) dove sono esposte, ma appena le metti in giardino perdono molto della loro avvenenza, e vengono attaccate dalle tigne ed acari…
    Dico tutto cio’ cosi’ potete imparare dall’esperienza altrui…
    Buona domenica

    Peter

    ps
    invece le piante di bacche (ribes, uvaspina, etc) vanno a meraviglia. Il raccolto promette molto bene. Peccato che non mi piacciano, le regalo sempre

  19. ber
    ber says:

    x Peter,
    il caldo è in ritardo e quindi tutta la stagione di maturazione dei frutti.
    Le piogge sono state abbondanti e le piante sono state attaccate da funghi e parassiti che crescono bene con l’umidità.
    Le piante mediterranee,fico etc,…mettili vicino ad un muro esposto a sud che riflette i raggi del sole,…hanno bisogno di caldo.A me è nato un fico proprio su un muro vecchio,tra gli interstizi.

    I pomodori li devo ancora piantare,…sono in ritardo.
    Anch’io incomincio adesso a fare esperienza….
    La cultura contadina ha diecimila anni,…non si annulla in una stagione.
    Ciao,Ber

  20. Peter
    Peter says:

    x Ber

    caro Ber, d’accordo ma il lato sud degli orti albionici non e’ paragonabile a quello degli orti mediterranei, compresi gli abruzzesi, ovvio. Comunque tu confermi che avevo ragione: il lato sud e’ piu’ soleggiato, quindi alberi e piante da frutto vanno molto meglio. Anche il sapore delle susine era migliore (ho un susino a sud, due a nord, dato che c’e’ piu’ spazio). Il giardino di fronte a sud era un piccolo prato all’inglese, da me convertito in frutteto tra la perplessita’ dei vicini

    Peter

  21. Anita
    Anita says:

    x Peter e x Ber

    Dopo tanti anni di prove pianto solo fiori annuali…..

    Gli alberi sono troppo ombrosi e le loro radici assorbono tutta l’acqua, i cespugli, (troppi) sono dei mostri benche’ vengano potati tutti gli anni.
    Gli scoiattoli si sono mangiati i bulbi dei giacinti, tulipani e narcisi.
    Questo capita quando si abita in una casa troppo a lungo…..

    Ho un pero, nato da solo, le pere arrivano alla grossezza di una noce e gli scoiattoli fanno festa assistiti dai procioni.

    Cosi’ mi accontento del bel prato verde, e dei fiori annuali.
    Le puzzole sono in cerca dei bruchi, fra poco ci metteremo il controllo per i nuovi bruchi…
    L’unica cosa che fiorisce bene sono le ortensie e non tutte.
    ——————————-

    Ieri sono arrivate le ciliege al supermarket, $7,00 alla libra=0.454 Kilograms.
    Non so da dove vengono, odio fare la spesa al sabato…troppa confusione…

    Buona domenica, qui il sole brilla ed e’ asciutto…non caldo.

    Anita

  22. ber
    ber says:

    x Anita,
    le ciliege sono care anche qui.
    Le migliori sfiorano le 6 eurox1,25=7,50 dollari,…
    siamo al mercato globale.
    Qui è piovuto e questo Maggio non si vuole mettere al bello.
    Sulle spiagge hanno piantato le aste degli,…ombrelloni,…per gli ombrelloni aspettano ancora…,forse mercoledi arriverà il bel tempo,…per la costa adriatica.
    Buona domenica,Ber

  23. Anita
    Anita says:

    PS:

    Quando sono venuta nel R.I. il prodotto maggiore erano le patate, ed in estate il grano turco, le mele in autunno.

    I campi di patate, estensioni, sono diventate abitati, strade e centinaia di negozi.

    Ci sono ancora coltivazioni di blue berries, non so il nome in Italiano.
    Vicino a me c’e’ una coltivazione, si possono raccogliere o comprare gia’ raccolte…ne faccio una scorta per l’inverno, nel freezer.
    C’e’ anche una piccola farm, crescono un po’ di tutto, ma i prezzi sono proibitivi e dubito che tutto sia prodotto li’.

    Anita

  24. Anita
    Anita says:

    x Ber

    Quindi le nostre ciliegie verrebbero a 15 dollari al kl.
    Non calano molto anche durante la stagione, ogni tanto c’e’ una vendita, ma sono i soliti ‘speciali’ per attirare la gente ai negozi.

    Anita

  25. sylvi
    sylvi says:

    Civiltà
    Prodotto Tipico
    Friulano – lo slogan –

    17 maggio Giornata mondiale contro l’omofobia.

    Prosciutto crudo, due calici di Caberner Sauvignon, un pezzo di formaggio Montasio e una candela accesa.E le coppie omosessuali che si baciano, sulla bocca. Con tenerezza!

    Sono i manifesti che da domani saranno affissi nelle Province di Udine e Pordenone.
    Il Clero protesta ma anche dice: confrontiamoci!

    Io sono , credo giustamente, orgogliosa della mia gente!

    Sylvi

  26. sylvi
    sylvi says:

    x Peter

    A nord io metterei solo rododendri e altre piante acidofile come azalee, camelie, ortensie…fanno dei meravigliosi giardini multicolori, che oltretutto ho visto sull’autostrada Chester- Liverpool, bellissime.
    Inutile insistere con frutti mangerecci.
    A sud invece può essere diverso; mi pare sensato il consiglio di Ber che dice : a ridosso di un muro c’è più calore. E più luce.

    A Londra mio zio piantava regolarmente in giardino ortaggi di sementi italiane, allora importate clandestinamente perchè proibite.
    Ma i vicini inglesi non disdegnavano affatto l’assaggio!

    Sylvi

  27. Ratzy a Mary: la Chiesa e il sacco di Roma
    Ratzy a Mary: la Chiesa e il sacco di Roma says:

    Il centro di Roma è nelle mani del Vaticano. E non è una metafora. Tutto il centro storico della Capitale – al di là delle sedi extraterritoriali – conta vaste proprietà immobiliari della Santa Sede che fanno capo sia alla Congregazione di Propaganda Fide sia all’Apsa, il patrimonio della Sede Apostolica.

    È però soprattutto la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, una delle nove congregazioni della Curia romana, alla latina Propaganda Fide, ad avere proprietà di grande pregio concentrate nel quadrilatero più ambito della città, valutato, al netto delle rivalutazioni di mercato, intorno ai 9 miliardi di euro.

    Legati alla Propaganda Fide e ai suoi immobili, ci sono due nomi molto noti in questi giorni: quello di Angelo Balducci, consultore della Congregazione fino al 10 marzo scorso, e quello del costruttore Diego Anemone, che di molte case e palazzi della Congregazione ha gestito la manutenzione.

    A mettere in moto una gestione più ‘economica’ e lucrosa degli immobili papalini sono state la fine del regime dell’equo canone e i lavori per il grande Giubileo del 2000. Tutto avviene quando Crescenzio Sepe, Segretario generale dell’Anno Santo, viene nominato Prefetto di Propaganda Fide, cioè «papa rosso»: rosso perché cardinale, e papa perché ha potere sulle terre di missione, in sostanza sulle Chiese dell’Africa e dell’Asia.

    Per gli immobili, a partire dall’inizio del millennio, vengono perseguite due strategie: vengono eseguiti sfratti “per finita locazione” ai vecchi inquilini che abitavano in case che avevano bisogno di importanti opere di ristrutturazione, con “cause intentate dagli inquilini contro gli sfratti”, secondo quanto afferma Mario Staderini, segretario dei Radicali italiani, “perché non sono avvenuti per morosità”.

    C’è stata poi la messa a reddito con la collocazione degli immobili, spesso a vip, magari dopo le ristrutturazioni effettuate delle aziende di Diego Anemone. Del resto, numerosi palazzi di Propaganda Fide si “irradiano a raggiera” da piazza di Spagna per via di Propaganda, via della Vite, via Gregoriana, via Sistina, via Condotti, la salita di San Sebastianello, via Sant’Andrea delle Fratte, via della Mercede.

    Cesara Buonamici, conduttrice del Tg5 ha spiegato cosa è successo nel suo caso: “Sono affittuaria dell’appartamento in via della Vite dal 2003. L’appartamento è di proprietà di Propaganda Fide, pertanto i lavori di ristrutturazione non sono stati commissionati dalla sottoscritta, ma dall’ente, prima del mio ingresso”.

    Stessa situazione per l’ex ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio che vive in via Sistina. Altri immobili sono stati venduti, come quello di via dei Prefetti, all’ex ministro Lunardi.

    Con l’arrivo di papa Ratzinger, però, Propaganda Fide ha subìto una brusca virata. Nel 2006 è stato nominato “papa rosso” l’arcivescovo di Bombay, Ivan Dias, lontano dai “giri romani”.

  28. L'ultimo segreto di Fatima: un altra cazzata,però diversa dalla cazzata detta dal papa un po' lacco
    L'ultimo segreto di Fatima: un altra cazzata,però diversa dalla cazzata detta dal papa un po' lacco says:

    Bruno Vespa fa scuola e la Chiesa impara. Così, in occasione della visita del Papa in Portogallo, esce un libro dal titolo “L’ultimo segreto di Fatima”, firmato Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano.

    I libri del celebre giornalista e abilissimo conduttore di Porta a Porta sono ormai un appuntamento annuale, una sorta di tradizione consolidata. Testi dalla pregevole fattura, ben scritti, tutti con un minimo comun denominatore: possedere le caratteristiche dei cosiddetti “instant book”, ovvero di quei testi elaborati su temi di particolare attualità che piacciono e vengono letti perchè affrontano argomenti che chi legge vede succedere proprio in quel momento. Giornalisti e scrittori, dunque, si affollano a “sfornare” testi sui temi più diversi, con l’obiettivo di far presto e centrare l’evento.

    Stupisce, però, che anche la Chiesa abbia imparato la lezione e abbia seguito la scia. Eppure un fatto è certo: proprio in questi giorni in cui il Papa era al santuario della Madonna di Fatima è comparso improvvisamente nei negozi il libro-intervista dal titolo “L’ultimo segreto di Fatima” a firma di Tarcisio Bertone, con la presentazione di Benedetto XVI e il supporto del vaticanista rai Giuseppe de Carli.

    Il testo era uscito tre anni fa ed è stato “casualmente” riproposto in concomitanza con la visita del ponteifice, come si addice a ogni operazione pubblicitaria che si rispetti. Nelle stesse ore in cui il testo ricompariva, il Papa a Fatima annunciava che la profezia non si è conclusa, presentando un’interpretazione della visione di Fatima più estesa rispetto a quella del passato, riferibile soltanto all’attentato del 13 maggio 1981 contro Giovanni Paolo II.

    “L’accanimento mediatico, affermava tre anni fa il cardinale Segretario di Stato Bertone nel libro-intervista scritto con De Carli, è quello di non volersi capacitare che la profezia non è aperta sul futuro ma si è realizzata nel passato”. Nella nuova edizione del libro appena uscita, invece, lo stesso Bertone si corregge e modifica le sue parole dicendo che la profezia si può estendere anche al ventunesimo secolo, in linea con quanto detto dal pontefice, che ha ribadito come il terzo segreto non sia compiuto.

    Le parole del Papa, insomma, non hanno fatto in tempo ad essere pronunciate che “l’instant book della Chiesa” era nuovamente pronto per essere venduto. Operazione di marketing perfetta, o forse un’improvvisa necessità di riaffrontare l’argomento? Non è dato saperlo.

  29. Anita
    Anita says:

    Questo non passa…

    x Sylvi

    Appunto, qui nel mio stato e stati confinanti i rododendri sono na-tivi, tanto che qualsiasi altre specie colori ne piantiamo ritornano alla forma na-tiva, lilla rosaceo.
    Ne ho un paio che non potiamo e sono gi-ganti.

    Quelli bian-chi sono stati impo-rtati dalla Virginia, sono un disastro, fioriscono prima del tempo, gli bastano un paio di giorni meno freddi in gennaio eppoi si secca-no.
    Le azalee abbondano, di tutti i colori.
    Sono in pieno colore adesso.

    Il nostro terreno e’ molto aci-do, anche per i prati dobbiamo usare molta cal-ce in granule.
    (una volta usavamo quella in polvere….orri-bile!)

    Ciao, Anita

  30. Cerutti
    Cerutti says:

    Si usa la calce disserbante in modo che su di un prato non spunti fuori neanche una margherita.
    Stì vandali…
    Il mio dopo essere stato stravolto dai miei figli con memorabili partite di pallone l’ho lasciato così come cresce. Uno spettacolo floreale. Ogni tanto le tre caprette del vicino fanno quello che madre natura gli ha insegnato.
    Vogliamo mettere, quei prati insignificanti alla Wimbledon?

    C.G.

  31. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    No, si usa la calce per dolcificare il terreno, senno’ l’erba non cresce e diventa gialla e prendono piede le erbacce.
    Dove non cresce il prato cresce il muschio.
    Bisogna anche mantenere la proprieta’ in modo che non diventi un “eye sore”.
    Non abito in campagna.
    Anita

  32. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Il santone indiano che non mangia e non beve da 74 anni dice la verità. A documentarlo è l’accurato check-up cui Prahlad Jani stato sottoposto in una stanza isolata di un ospedale sorvegliata da telecamere 24 ore su 24. (Yahoo notizie)
    ———-
    Campa di aria, beato lui…
    D’altro canto però, si nega le delizie del cibo e del buon vino.
    Ogni medaglia ha il suo rovescio.

  33. Cerutti
    Cerutti says:

    Ci ha più volte detto che abita a fianco di un campo da golf con tutta quell’erba avvelenata, quindi, ovviamente, un prato in fiore sarebbe una bestemmia.
    Un passerotto se non vuol morire stecchito se ne stà alla larga.
    Me li vedo davanti questi cultori rimbambiti: stanno in guardia e come cresce un’erbetta fuori dal comune, zac! giù di forbice.
    Poi si siedono in veranda e si guardano l’oblìo.
    Màh, contenti loro..
    C.G.

  34. sylvi
    sylvi says:

    cara Anita

    ho l’impressione che qui nel blog amino la polemica!!!
    A Pizzichettone, in prv. di Cremona , ho visto le caprette che brucavano l’erba lungo le mura della città e del fiume Adda.
    Forse non ci arrivavano i giardinieri …o costavano troppo.

    C.G. abiterà da quelle parti!?
    E qualcuno dovrà mungerle, a sera.
    Che tocchi a lui?????

    ciao
    Sylvi

  35. marco tempesta
    marco tempesta says:

    In effetti io sono un cultore del giardino a crescita randomizzata, ovvero del tutto selvatico. Qualche anno fa, parlando con un amministratore biscegliese, gli avevo fatto intravedere l’interesse botanico che poteva avere la serie di aiuole vicino a casa mia, dove cresceva di tutto. Bastava mettere dei cartelli che ilustrassero le varie specie botaniche presenti e portarci i bambini delle elementari, per far loro apprezzare la natura.
    Macchè: dopo qualche giorno, tutto raso al suolo. Terreno arato al posto del giardino selvatico. I vicini avevano protestato, mi è stato detto. Ignoranti ed insensibili. Poco intelligenti, per usare un termine non censurabile.

  36. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Qui a Milano, vicino a Paderno, avevo adocchiato un tratto erboso pieno di papaveri. Il grosso della fioritura doveva però ancora avvenire: c’era una marea di boccioli pronti a schiudersi. Già pregustavo le belle foto che avrei potuto fare, quando la mattina seguente, al mio passaggio, costernazione: tutto raso al suolo. La mentalità è la stessa anche qui al nord: distruzione!

  37. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Vicino a casa nostra, a Paderno ( Milano), alcuni campi di grano.
    Sembrano strani, i campi di grano nel milanese…
    I più vasti, a perdita d’occhio, li ho visti nella Castiglia y Leon, Spagna. Non si vedeva un solo albero a giro d’orizzonte!

  38. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    Veramente il mio giardino e’ pieno di uccelli, hanno molte casette ed usualmente hanno tre’ nidiate per stagione.

    Mangiano bene…gli compro anche i semi di thistle per gli uccellini piccoli e quelli di sun flower neri per i cardinali, etc…
    Inoltre ai semi misti per tutti.

    Il golf course e’ un velluto, lo curano senza tregua…i pesticidi, erbicidi, fungicidi sono approvati dalla legge.
    Io NON ci cammino col cane e nemmeno cammino col cane sulla mia terra dopo ogni applicazione.
    Se non piove, innaffio profondamente.
    Ho il sistema sotto terra.

    Molti anni fa’ i pesticidi erano piu’ potenti ed usavano un metodo diverso per disperderli.

    Ho notato le lucciole sul gol course, e’ un buon segno.

    Anni fa non avevamo tutti gli insetti e malattie che abbiamo adesso, sono importi asiatici e divorano tutto.
    Idem per molte specie di piante invasive non native del luogo.

    Lei si puo’ adattare come gli pare e piace, nessuno ci mette il naso.

    Anita

  39. Anita
    Anita says:

    PS:
    x C.G.

    Le posso dire che quando ho ospiti Italiani, si meravigliano della nostra fauna, mi dicono che in Italia si stanno mangiando tutto.

    Anche mio papa’ ne era meravigliato, stava alla finestra sognando di avere il suo fucile da caccia.

    I coyotes hanno dimezzata la popolazione, le malattie portate della zanzare hanno fatta una strage degli uccelli, l’idrofobia he fatto strage dei procioni, opossum ed altri mammiferi.

    Anita

  40. Anita
    Anita says:

    x Marco

    Una volta Paderno era fuori Milano, dalle parti di Porta Volta che era proprio periferia circondaria…

    Anita

  41. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Paderno è tuttora fuori Milano di una decina di chilometri.
    I miei amici hanno scelto di spostarsi fuori Milano, a Paderno appunto, perchè il traffico è più veloce rispetto al transito attarverso Milano città. Ci mettevano molto più tempo ad arrivare, quando abitavano poco più in là di Piazzale Maciachini.

  42. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Ho tralasciato di dire che il ristorante è in zona Sempione, nei pressi della Rai.

  43. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Scheragha R., 51 ans, un ressortissant pakistanais domicilié dans le quartier d’immigrés de Zurich-Höngg, a tué lundi soir sa fille Svera R, 16 ans, à coups de hache («Le Matin» d’hier). L’adolescente avait fugué du domicile familial depuis trois semaines et désirait vivre en ménage avec son copain. Mais le mode de vie occidental révulsait le père, un musulman intransigeant. Il ne supportait pas que son enfant se maquille et vive comme les autres filles de Zurich.
    ————–
    Pakistano islamico ammazza sua figlia di 16 anni, perchè voleva vivere all’occidentale.
    A gente così, darei delle punizioni esemplari, senza alcuna compassione. Nessuna cultura e men che mai quella islamica, ammette certe efferatezze.

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  3. […] L’ispirazione, quando è necessario, è del tipo di quanto sta accadendo per il “processo breve” e per il legittimo impedimento. La conclusione del processo Mills in Tribunale a Milano, ha comportato l’immediato inizio del processo a … Leggi l`intero post » […]

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