La direttiva della “tolleranza zero” del 2003 appare sempre più un falso. Bertone infanga anche Ratzinger? La solidarietà di Berlusconi equivale a calpestare e vendere la dignità dei bambini italiani stuprati da sacerdoti. HANS KÜNG: Benedetto XVI ha fallito, 
i cattolici perdono la fiducia

Il 20 di questo aprile il vescovo di Miami, John C. Favalora, si è dimesso per avere coperto più di un caso di pedofilia nel clero della sua diocesi. Tra le varie polemiche nel clero vaticano leggo che Favalora “fu comunque uno dei primi vescovi ad adottare le nuove linee-guida invocate dalla Conferenza episcopale americana contro la pedofilia. A tal punto si spinse la sua azione che lo scorso ottobre fu criticato per avere autonomamente messo al bando, nella sua arcidiocesi, i Legionari di Cristo e il Movimento Regnum Christi, oggi sottoposti dal papa a visita apostolica dopo che è emersa la doppia vita del fondatore Marcial Maciel”.

Ora, se la logica non è solo una opinione, tutto ciò significa che NON è vero che nel 2003 Ratzinger ha fatto emanare la nuova “severa digniplina” contro i sacerdoti pedofili saltata fuori a sorpresa solo nei giorni scorsi. Senza contare che non il papa, ma solo un cardinale che si chiama Scicluna, avrebbe diramato l’asserito nuovo ordine. Ma c’è dell’altro. Sempre riguardo le polemiche su Favalora leggo su un autorevole quotidiano: Favalora “il 16  aprile [2007] aveva affrontato estesamente il problema della pedofilia in un articolo pubblicato sul sito della sua diocesi nel quale si legge: “Il processo di ammettere la propria peccaminosità è doloroso e i vascovi europei faranno quel che hanno fatto  i vescovi negli Usa,  introdurre cioè politiche di tollerenza zero per chi abusa””.

Bene. Ma se la tolleranza zero è stata introdotta dai vescovi degli Usa, come cavolo si fa a sostenere che è stata invece imposta da Ratzinger – che certo NON è un vescovo degli Usa! – già nel 2003? Si noti inoltre che Favalora nel 2007 – cioè ben quattro anni DOPO il 2003 – scrive che i vescovi europei “faranno”, al futuro, quello che i vascovi americani invece già fanno. Non si scappa: se nel 2007 “faranno” quel che negli Usa già fanno, allora significa ovviamente che fino al 2007 NON lo hanno ancora fatto! O vogliamo come al solito ridurre la logica a uno stuzzicadenti?

CONCLUSIONE: l’arma segreta tirata fuori dal Vaticano con ritardo sospetto è chiaramente un falso. Oppure anziché una bomba a “tolleranza zero” era una bombetta, un petardino, un peto, qualcosa che proveniva non dalle massime sfere ma da sfere con i cui “ordini severi” i vescovi quanto meno europei (ma anche africani, australiani, sudamericani, ecc.) possono fare quel che Bossi diceva che avrebbe fatto con la bandiera italiana.

Ultima considerazione: NON è una bella idea quella del segretario di Stato Vaticano Raffaele Bertone, detto anche don Dentone per il suo pauroso sorrisone,  di riparare alla gaffe sull’equazione omosessuali=pedofili, perché non fa altro che peggiorare le cose. In due modi. Il primo è una pedata in faccia a tutte le suore del mondo, della quale stranamente nessuno si è accorto: infatti, l’omosessualità ovviamente esiste anche tra monache, come tra non monache, però la pedofilia non pare proprio sia una loro tigna. Si tratta di una tigna diffusa solo tra i colleghi di sesso maschile, cioè tra preti, sacerdoti, vescovi, ecc. Il secondo modo col quale Bertone peggiora le cose è che Ratzinger gode fama di omosessualità ben da prima di essere eletto papa. Ho già scritto su questo blog una puntata in cui riferivo che in un liceo di Milano un sacerdote nel corso di un dibattito pubblico si è lamentato per “la mancanza di coraggio di questo papa di vivere la sua omosessualità”, praticata o no che sia (questi sono affari suoi privati). Bertone vuole forse far nascere il sospetto che il papa abbia tendenze pedofile? Insomma, questo Bertone dal Vaticano dovrebbero cacciarlo a spron battuto, anziché fargli fare il segretario di Stato gli facciano fare il cuoco in un convento. Non di monache…

Ah, dimenticavo. Che Berlusconi tramite il fido Letta o direttamente esprima pubblica solidarità del governo italiano verso il papa e il Vaticano in piena bufera pedofila è doppiamente orribile. La solidarietà di uno che stando a quanto pubblicamente rivelato da sua moglie “frequenta le minorenni” e che per giunta si mette sotto la suola delle scarpe perfino il sacramento della comunione, come ha fatto al funerale di Vianello pur essendo divorziato e non essendosi neppure confessato (prima che Berlusconi “confessi”…..!!!), è una solidarietà che puzza. Tanto da essere altro fango. Inoltre tale solidarietà va a danno (stavo per scrivere “va in culo”) dei non pochi cittadini italiani minorenni che – narrano anche le cronache, comprese quelle del pianeta Mediaset/Mondadori) – hanno subito e subiscono sturpi e vioenze sessuali di vari tipo dal clero. Capisco il bisogno di leccare la pantofola papalina per raccattare voti e la pantofola verde di Bossi per restare a galla, ma mettersi anche a calpestare o vendere la dignità di sicuramente non pochi bambini italiani mi pare una cosa davvero orribile. E dico orribile per non usare un’altro termine.

Tutto ciò premesso, ecco cosa scrive il teologo tedesco amico del papa, che a un certo punto lo ha tradito impedendogli l’insegnamento universitario.

——————————

Benedetto XVI ha fallito, 
i cattolici perdono la fiducia
di HANS KÜNG

Negli anni 1962-1965 Joseph Ratzinger  –  oggi Benedetto XVI  –  ed io eravamo i due più giovani teologi del Concilio. Oggi siamo i più anziani, e i soli ancora in piena attività. Ho sempre inteso il mio impegno teologico come un servizio alla Chiesa. Per questo, mosso da preoccupazione per la crisi di fiducia in cui versa questa nostra Chiesa, la più profonda che si ricordi dai tempi della Riforma ad oggi, mi rivolgo a voi, in occasione del quinto anniversario dell’elezione di papa Benedetto al soglio pontificio, con una lettera aperta. È questo infatti l’unico mezzo di cui dispongo per mettermi in contatto con voi.

Avevo apprezzato molto a suo tempo l’invito di papa Benedetto, che malgrado la mia posizione critica nei suoi riguardi mi accordò, poco dopo l’inizio del suo pontificato, un colloquio di quattro ore, che si svolse in modo amichevole. Ne avevo tratto la speranza che Joseph Ratzinger, già mio collega all’università di Tübingen, avrebbe trovato comunque la via verso un ulteriore rinnovamento della Chiesa e un’intesa ecumenica, nello spirito del Concilio Vaticano II. Purtroppo le mie speranze, così come quelle di tante e tanti credenti che vivono con impegno la fede cattolica, non si sono avverate; ho avuto modo di farlo sapere più di una volta a papa Benedetto nella corrispondenza che ho avuto con lui.

Indubbiamente egli non ha mai mancato di adempiere con scrupolo agli impegni quotidiani del papato, e inoltre ci ha fatto dono di tre giovevoli encicliche sulla fede, la speranza e l’amore. Ma a fronte della maggiore sfida del nostro tempo il suo pontificato si dimostra ogni giorno di più come un’ulteriore occasione perduta, per non aver saputo cogliere una serie di opportunità:

- È mancato il ravvicinamento alle Chiese evangeliche, non considerate neppure come Chiese nel senso proprio del termine: da qui l’impossiblità di un riconoscimento delle sue autorità e della celebrazione comune dell’Eucaristia.
– È mancata la continuità del dialogo con gli ebrei: il papa ha reintrodotto l’uso preconciliare della preghiera per l’illuminazione degli ebrei; ha accolto nella Chiesa alcuni vescovi notoriamente scismatici e antisemiti; sostiene la beatificazione di Pio XII; e prende in seria considerazione l’ebraismo solo in quanto radice storica del cristianesimo, e non già come comunità di fede che tuttora persegue il proprio cammino di salvezza. In tutto il mondo gli ebrei hanno espresso sdegno per le parole del Predicatore della Casa Pontificia, che in occasione della liturgia del venerdì santo ha paragonato le critiche rivolte al papa alle persecuzioni antisemite.
– Con i musulmani si è mancato di portare avanti un dialogo improntato alla fiducia. Sintomatico in questo senso è il discorso pronunciato dal papa a Ratisbona: mal consigliato, Benedetto XVI ha dato dell’islam un’immagine caricaturale, descrivendolo come una religione disumana e violenta e alimentando così la diffidenza tra i musulmani.
– È mancata la riconciliazione con i nativi dell’America Latina: in tutta serietà, il papa ha sostenuto che quei popoli colonizzati “anelassero” ad accogliere la religione dei conquistatori europei.
– Non si è colta l’opportunità di venire in aiuto alle popolazioni dell’Africa nella lotta contro la sovrappopolazione e l’AIDS, assecondando la contraccezione e l’uso del preservativo.
– Non si è colta l’opportunità di riconciliarsi con la scienza moderna, riconoscendo senza ambiguità la teoria dell’evoluzione e aderendo, seppure con le debite differenziazioni, alle nuove prospettive della ricerca, ad esempio sulle cellule staminali.
– Si è mancato di adottare infine, all’interno stesso del Vaticano, lo spirito del Concilio Vaticano II come bussola di orientamento della Chiesa cattolica, portando avanti le sue riforme.
Quest’ultimo punto, stimatissimi vescovi, riveste un’importanza cruciale. Questo papa non ha mai smesso di relativizzare i testi del Concilio, interpretandoli in senso regressivo e contrario allo spirito dei Padri conciliari, e giungendo addirittura a contrapporsi espressamente al Concilio ecumenico, il quale rappresenta, in base al diritto canonico, l’autorità suprema della Chiesa cattolica:
– ha accolto nella Chiesa cattolica, senza precondizione alcuna, i vescovi tradizionalisti della Fraternità di S. Pio X, ordinati illegalmente al di fuori della Chiesa cattolica, che hanno ricusato il Concilio su alcuni dei suoi punti essenziali;
– ha promosso con ogni mezzo la messa medievale tridentina, e occasionalmente celebra egli stesso l’Eucaristia in latino, volgendo le spalle ai fedeli;
– non realizza l’intesa con la Chiesa anglicana prevista nei documenti ecumenici ufficiali (ARCIC), ma cerca invece di attirare i preti anglicani sposati verso la Chiesa cattolica romana rinunciando all’obbligo del celibato.
– ha potenziato, a livello mondiale, le forze anticonciliari all’interno della Chiesa attraverso la nomina di alti responsabili anticonciliari (ad es.: Segreteria di Stato, Congregazione per la Liturgia) e di vescovi reazionari.

Papa Benedetto XVI sembra allontanarsi sempre più dalla grande maggioranza del popolo della Chiesa, il quale peraltro è già di per sé portato a disinteressarsi di quanto avviene a Roma, e nel migliore dei casi si identifica con la propria parrocchia o con il vescovo locale.

So bene che anche molti di voi soffrono di questa situazione: la politica anticonciliare del papa ha il pieno appoggio della Curia romana, che cerca di soffocare le critiche nell’episcopato e in seno alla Chiesa, e di screditare i dissenzienti con ogni mezzo. A Roma si cerca di accreditare, con rinnovate esibizioni di sfarzo barocco e manifestazioni di grande impatto mediatico, l’immagine di una Chiesa forte, con un “vicario di Cristo” assolutista, che riunisce nelle proprie mani i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario. Ma la politica di restaurazione di Benedetto XVI è fallita. Le sue pubbliche apparizioni, i suoi viaggi, i suoi documenti non sono serviti a influenzare nel senso della dottrina romana le idee della maggioranza dei cattolici su varie questioni controverse, e in particolare sulla morale sessuale. Neppure i suoi incontri con i giovani, in larga misura membri di gruppi carismatici di orientamento conservatore, hanno potuto frenare le defezioni dalla Chiesa, o incrementare le vocazioni al sacerdozio.

Nella vostra qualità di vescovi voi siete certo i primi a risentire dolorosamente dalla rinuncia di decine di migliaia di sacerdoti, che dall’epoca del Concilio ad oggi si sono dimessi dai loro incarichi soprattutto a causa della legge sul celibato. Il problema delle nuove leve non riguarda solo i preti ma anche gli ordini religiosi, le suore, i laici consacrati: il decremento è sia quantitativo che qualitativo. La rassegnazione e la frustrazione si diffondono tra il clero, e soprattutto tra i suoi esponenti più attivi; tanti si sentono abbandonati nel loro disagio, e soffrono a causa della Chiesa. In molte delle vostre diocesi è verosimilmente in aumento il numero delle chiese deserte, dei seminari e dei presbiteri vuoti. In molti Paesi, col preteso di una riforma ecclesiastica, si decide l’accorpamento di molte parrocchie, spesso contro la loro volontà, per costituire gigantesche “unità pastorali” affidate a un piccolo numero di preti oberati da un carico eccessivo di lavoro.

E da ultimo, ai tanti segnali della crisi in atto viene ad aggiungersi lo spaventoso scandalo degli abusi commessi da membri del clero su migliaia di bambini e adolescenti, negli Stati Uniti, in Irlanda, in Germania e altrove; e a tutto questo si accompagna una crisi di leadership, una crisi di fiducia senza precedenti. Non si può sottacere il fatto che il sistema mondiale di occultamento degli abusi sessuali del clero rispondesse alle disposizioni della Congregazione romana per la Dottrina della fede (guidata tra il 1981 e il 2005 dal cardinale Ratzinger), che fin dal pontificato di Giovanni Paolo II raccoglieva, nel più rigoroso segreto, la documentazione su questi casi. In data 18 maggio 2001 Joseph Ratzinger diramò a tutti i vescovi una lettera dai toni solenni sui delitti più gravi (“Epistula de delictis gravioribus”), imponendo nel caso di abusi il “secretum pontificium”, la cui violazione è punita dalla la Chiesa con severe sanzioni. E’ dunque a ragione che molti hanno chiesto un personale “mea culpa” al prefetto di allora, oggi papa Benedetto XVI. Il quale però non ha colto per farlo l’occasione della settimana santa, ma al contrario ha fatto attestare “urbi et orbi”, la domenica di Pasqua, la sua innocenza al cardinale decano.

Per la Chiesa cattolica le conseguenze di tutti gli scandali emersi sono devastanti, come hanno confermato alcuni dei suoi maggiori esponenti. Il sospetto generalizzato colpisce ormai indiscriminatamente innumerevoli educatori e pastori di grande impegno e di condotta ineccepibile. Sta a voi, stimatissimi vescovi, chiedervi quale sarà il futuro delle vostre diocesi e quello della nostra Chiesa. Non è mia intenzione proporvi qui un programma di riforme. L’ho già fatto più d’una volta, sia prima che dopo il Concilio. Mi limiterò invece a sottoporvi qui sei proposte, condivise – ne sono convinto – da milioni di cattolici che non hanno voce.
1. Non tacete. Il silenzio a fronte di tanti gravissimi abusi vi rende corresponsabili. Al contrario, ogni qualvolta ritenete che determinate leggi, disposizioni o misure abbiano effetti controproducenti, dovreste dichiararlo pubblicamente. Non scrivete lettere a Roma per fare atto di sottomissione e devozione, ma per esigere riforme!
2. Ponete mano a iniziative riformatrici. Tanti, nella Chiesa e nell’episcopato, si lamentano di Roma, senza però mai prendere un’iniziativa. Ma se oggi in questa o quella diocesi o comunità i parrocchiani disertano la messa, se l’opera pastorale risulta inefficace, se manca l’apertura verso i problemi e i mali del mondo, se la cooperazione ecumenica si riduce a un minimo, non si possono scaricare tutte le colpe su Roma. Tutti, dal vescovo al prete o al laico, devono impegnarsi per il rinnovamento della Chiesa nel proprio ambiente di vita, piccolo o grande che sia. Molte cose straordinarie, nelle comunità e più in generale in seno alla Chiesa, sono nate dall’iniziativa di singole persone o di piccoli gruppi. Spetta a voi, nella vostra qualità di vescovi, il compito di promuovere e sostenere simili iniziative, così come quello di rispondere, soprattutto in questo momento, alle giustificate lagnanze dei fedeli.
3. Agire collegialmente. Il Concilio ha decretato, dopo un focoso dibattito e contro la tenace opposizione curiale, la collegialità dei papi e dei vescovi, in analogia alla storia degli apostoli: lo stesso Pietro non agiva al di fuori del collegio degli apostoli. Ma nel periodo post-conciliare il papa e la curia hanno ignorato questa fondamentale decisione conciliare. Fin da quando, a soli due anni dal Concilio e senza alcuna consultazione con l’episcopato, Paolo VI promulgò un’enciclica in difesa della discussa legge sul celibato, la politica e il magistero pontificio ripresero a funzionare secondo il vecchio stile non collegiale. Nella stessa liturgia il papa si presenta come un autocrate, davanti al quale i vescovi, dei quali volentieri si circonda, figurano come comparse senza diritti e senza voce. Perciò, stimatissimi vescovi, non dovreste agire solo individualmente, bensì in comune con altri vescovi, con i preti, con le donne e gli uomini che formano il popolo della Chiesa.
4. L’obbedienza assoluta si deve solo a Dio. Voi tutti, al momento della solenne consacrazione alla dignità episcopale, avete giurato obbedienza incondizionata al papa. Tuttavia sapete anche che l’obbedienza assoluta è dovuta non già al papa, ma soltanto a Dio. Perciò non dovete vedere in quel giuramento a un ostacolo tale da impedirvi di dire la verità sull’attuale crisi della Chiesa, della vostra diocesi e del vostro Paese. Seguite l’esempio dell’apostolo Paolo, che si oppose a Pietro “a viso aperto, perché evidentemente aveva torto” (Gal. 2,11). Può essere legittimo fare pressione sulle autorità romane, in uno spirito di fratellanza cristiana, laddove queste non aderiscano allo spirito del Vangelo e della loro missione. Numerosi traguardi – come l’uso delle lingue nazionali nella liturgia, le nuove disposizioni sui matrimoni misti, l’adesione alla tolleranza, alla democrazia, ai diritti umani, all’intesa ecumenica e molti altri ancora hanno potuto essere raggiunti soltanto grazie a una costante e tenace pressione dal basso.
5. Perseguire soluzioni regionali: il Vaticano si mostra spesso sordo alle giustificate richieste dei vescovi, dei preti e dei laici. Ragione di più per puntare con intelligenza a soluzioni regionali. Come ben sapete, un problema particolarmente delicato è costituito dalla legge sul celibato, una norma di origine medievale, la quale a ragione è ora messa in discussione a livello mondiale nel contesto dello scandalo suscitato dagli abusi. Un cambiamento in contrapposizione con Roma appare pressoché impossibile; ma non per questo si è condannati alla passività. Un prete che dopo seria riflessione abbia maturato l’intenzione di sposarsi non dovrebbe essere costretto a dimettersi automaticamente dal suo incarico, se potesse contare sul sostegno del suo vescovo e della sua comunità. Una singola Conferenza episcopale potrebbe aprire la strada procedendo a una soluzione regionale. Meglio sarebbe tuttavia mirare a una soluzione globale per la Chiesa nel suo insieme. Perciò
6. si chieda la convocazione di un Concilio: se per arrivare alla riforma liturgica, alla libertà religiosa, all’ecumenismo e al dialogo interreligioso c’è stato bisogno di un Concilio, lo stesso vale oggi a fronte dei problemi che si pongono in termini tanto drammatici. Un secolo prima della Riforma, il Concilio di Costanza aveva deciso la convocazione di un concilio ogni cinque anni: decisione che fu però disattesa dalla Curia romana, la quale anche oggi farà indubbiamente di tutto per evitare un concilio dal quale non può che temere una limitazione dei propri poteri. È responsabilità di tutti voi riuscire a far passare la proposta di un concilio, o quanto meno di un’assemblea episcopale rappresentativa.
Questo, a fronte di una Chiesa in crisi, è l’appello che rivolgo a voi, stimatissimi vescovi: vi invito a gettare sulla bilancia il peso della vostra autorità episcopale, rivalutata dal Concilio. Nella difficile situazione che stiamo vivendo, gli occhi del mondo sono rivolti a voi. Innumerevoli sono i cattolici che hanno perso la fiducia nella loro Chiesa; e il solo modo per contribuire a ripristinarla è quello di affrontare onestamente e apertamente i problemi, per adottare le riforme che ne conseguono. Chiedo a voi, nel più totale rispetto, di fare la vostra parte, ove possibile in collaborazione con altri vescovi, ma se necessario anche soli, con apostolica “franchezza” (At 4,29.31). Date un segno di speranza ai vostri fedeli, date una prospettiva alla nostra Chiesa.
Vi saluto nella comunione della fede cristiana.

506 commenti
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  1. Peter
    Peter says:

    il mio riferimento al Portogallo veniva inspirato dalla frase di Pino ´dopo la Grecia tocchera´al Portogallo´

    Peter

    ps
    x CC neanche i greci hanno mai avuto il bidet…sono io comunque che mi chiedo che modo di ragionare e´il tuo. Il mio commento non era sulla loro igiene personale, ma sullo stato delle loro citta’ e villaggi ed il modo barbaro in cui trattano i turisti

  2. Controcorrente
    Controcorrente says:

    caro peter, caro regista, vedo che accetti il Ruolo!
    Mi ero dimenticato il titolo che dovresti dirigere..

    Titola
    Il festival dei Luoghi Comuni

    cc
    Se ci stai, batti un colpo

  3. Peter
    Peter says:

    x CC

    i luoghi comuni, a stretto giro di posta, si sprecano nei tuoi posts. Ed in quelli degli altri bloggers (compreso il coro veneto prima del soccorso), i greci bucolici che ballano il sirtaki alle due di mattina (tanto di giorno mica lavorano…), i fiori ai turisti italici di Cafalonia, la Grecia culla di democrazia e civilta´, et altre balle.com

    Peter

  4. Controcorrente
    Controcorrente says:

    x Sylvì

    Quello che per voi è Stelutis Alpinis , per altri non lo è.
    Normale , per me è magari l’Elivira,per i Portoghesi il Fado, per i Greci il Sirtaki.
    Tutto qui.

    cc

  5. Controcorrente
    Controcorrente says:

    caro peter,
    caro regista “annoiato”dalle nebbie della perfida..(luogo comune)
    Noi montanari e zoticoni, prima di scendere al piano,ci si lavava..perchè i cosmopoliti come te (sic!), non ci potessero accusare di puzzare.
    Dieri che ognuno fa bene a tenersi le sue puzze in casa!
    (apparente luogo comune)

    cc

  6. Anita
    Anita says:

    Afghanistan, gas contro una scuola:
    i taleban avvelenano ottanta bambine

    Vertigini, vomito e svenimenti tra le alunne intrappolate a scuola
    KABUL

    Le bambine non devono studiare.

    La tragedia della donna in Afghanistan l’ha raccontata anche Khaled Hosseini nei suoi bestseller, ma l’autore del ’Cacciatore di aquilonì non aveva immaginato che i talebani sarebbero arrivati ad attaccare con gas tossici le scuole femminili.
    È invece quello che è successo per almeno tre volte nell’ultima settimana a Kunduz, nel nord dell’Afghanistan vicino al confine con l’Uzbekistan.
    Tredici bambine sono finite in ospedale oggi, 48 ieri, un’altra ventina all’inizio della settimana secondo quanto riportato da Bbc e altri media internazionali.

    http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201004articoli/54425girata.asp

    Anita

  7. Controcorrente
    Controcorrente says:

    caro peter,
    caro regista,

    …I greci moderni sono dei grandi imbroglioni truffaldini. Il loro contributo all´UE e´inesistente, ma sono bravissimi a fare il pianto greco…

    Dieri, che prima di intonare cori pericolosi su questoBlog,che darebbero adito a trombe fin troppo disposte a squillare da Noi, diciamo che “sentendo diverse “campane , forse il Governo Soc—sta di Papandreu, magari farebbe bene a dimezzare l’investimento in armamenti, dove guarda a “caso” la Germania ne è la maggiore esportatrice.
    Una “partita di giro”, che farebbe bene alle casse Greche !
    Non so a quelle tedesche!

    cc

    cc

  8. Controcorrente
    Controcorrente says:

    cara anita,
    non ti preoccupare è soltanto una discussione di “mera musicologia”.
    Tipo.. erano meglio i Beatles o i Rolling Stone!!
    Nulla di grave!

    cc

  9. sylvi
    sylvi says:

    cara Anita,

    a te rispondo.
    Se non hai seguito il botta e risposta fre me e CC sui cori alpini, su Stelutis Alpinis e sull’Elvira, è difficile che tu possa capire di che cosa stiamo parlando.
    Hai scelto una delle esecuzioni più accettabili in giro sul Web.

    Come dicevo sopra: Francesco De Gregori ,uno dei cantantaurori più importanti in Italia, è stato paragonato a Bob Dylan, è nipote di Francesco De Gregori, partigiano non comunista, morto a Malga Porzus per mano di partigiani comunisti.
    Ciòè i partigiani uccidevano i partigiani che non la pensavano come loro!
    Il nipote ha tradotto questo brano in italiano. Lo trovi su You Tube.
    E’ il canto di chi muore ma non vorrebbe essere dimenticato.
    E’ il canto della memoria.
    Cioè universale.
    Non è stato scritto come coro alpino, me lo disse sua nipote mia prof di musica, ma come omaggio ai morti della montagna.
    In friulano ha un suono e una armonia che inevitabilmente perde in italiano.

    Ma se il Coro della Julia e anche quello della Tridentina esprimono a pieno l’amore per la montagna, forse, tramite De Gregori in italiano, potrai capire non solo il fascino di questo brano che canta l’amore perduto, ma anche quello che io intendo.

    Ti abbraccio
    Sylvi

  10. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    « Se tu vieni quassù tra le rocce,
    laddove mi hanno sepolto,
    c’è uno spiazzo pieno di stelle alpine:
    dal mio sangue è stato bagnato.

    Come segno una piccola croce
    è scolpita lì nella roccia:
    fra quelle stelle nasce l’erbetta,
    e sotto di loro io dormo sereno

    Cogli cogli una piccola stella:
    ti ricorderà il nostro amore.
    Dalle un bacio,
    e poi poggiala sul tuo seno.

    Quando a casa tu sarai sola
    e di cuore pregherai per me
    il mio spirito ti aleggerà intorno
    io e la stella siamo con te. »

    (Stelutis alpinis)

    Cara Sylvi,
    e’ difficile seguire un battibecco, ma se ti ricordi avevo menzionato la stella alpina nel diario di mia mamma.
    Avevo capito al volo il significato della tua frase:
    “stelle alpine…dal mio sangue è stato bagnato”.

    Ciao e buona notte.
    Un abbraccio,
    Anita

  11. Uroburo
    Uroburo says:

    Alla pregevole signora Silvy
    Mia pregevole signora,
    ho letto e riletto il suo messaggio n.341. Dimenticando le cortesie del passato (remoto perchè noi non ci parliamo da settimane) non ci ho capito proprio nulla. Ma naturalmente ha ragione lei, mia pregevole signora: si sa che a noi bidelli mancano abitualmente le parole. Troppa ramazza, signora. Noi mica siamo degli inteletuali come voi maestrine dalla pena rossa.
    Un cordiale saluto Uroburo

  12. Uroburo
    Uroburo says:

    PS per la pregevole signora Silvy
    Mia pregevole signora,
    lei cosa direbbe di qualcuno che per giorni e giorni devastasse i maroni (roberto!) al mondo intero su un canto nel dialetto della Val Brembana di cui non importasse una beata fava a nessun altro?
    Non la riterrebbe una discussione un tantino – come dire? – autistica? No vero? Non ne avevo il minimo dubbio.
    Un cordialissimo saluto Uroburo

  13. Anita
    Anita says:

    x Uroburo

    So bene cosa vuole dire “autism” in inglese, non ero sicura se corrispondeva in italiano.

    “L’autismo è considerato dalla comunità scientifica internazionale un disturbo che interessa la funzione cerebrale; la persona affetta da tale patologia mostra una marcata diminuzione dell’integrazione sociale e della comunicazione, attualmente risultano ancora sconosciute le cause di tale manifestazione”.

    Gira e rigira lei chiama la discussione un tantino – come dire? – autistica?

    hmmmmmmmmm….interessante!

    Anita

  14. AZ Cecina Li
    AZ Cecina Li says:

    Stelutis Alpinis e Bella Ciao hanno alcuni passaggi in comune, la morte violenta, la montagna, il fiore che accompagna la sepoltura.
    « Se tu vieni quassù tra le rocce,
    laddove mi hanno sepolto,
    c’è uno spiazzo pieno di stelle alpine:
    dal mio sangue è stato bagnato.”

    “E seppellire lassù in montagna
    O bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
    E seppellire lassù in montagna
    Sotto l’ombra di un bel fior.”

    Come quasi sempre negli inni e nelle canzoni popolari la retorica non manca, come brano musicale Bella Ciao è insignificante sia come musica che come testo (preferisco quello del canto delle mondine). Poi gli eventi storici l’anno trasformata in un simbolo e quel simbolo lo apprezzo al di la del valore del brano in se.
    Del resto anche l’inno di Mameli non è un gran che, la musica è piatta e le parole di più.
    Comunque cori alpini ed inni non sono certo al vertice dei miei gusti musicali, sono cresciuto a jazz, swing, blues e rock and roll.
    Mi emoziona molto di più ascoltare
    “WHAT A WONDERFUL WORLD” di Louis Armstrong
    http://www.youtube.com/watch?v=33i-P–FzPk&feature=related
    O “IL VECCHIO E IL BAMBINO” di Guccini
    http://www.youtube.com/watch?v=vrNe06xWbic

    Antonio antonio.zaimbri@tiscali.it

  15. AZ Cecina Li
    AZ Cecina Li says:

    Stelutis Alpinis e Bella Ciao hanno alcuni passaggi in comune, la morte violenta, la montagna, il fiore che accompagna la sepoltura.
    « Se tu vieni quassù tra le rocce,
    laddove mi hanno sepolto,
    c’è uno spiazzo pieno di stelle alpine:
    dal mio sangue è stato bagnato.”

    “E seppellire lassù in montagna
    O bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
    E seppellire lassù in montagna
    Sotto l’ombra di un bel fior.”

    Come quasi sempre negli inni e nelle canzoni popolari la retorica non manca, come brano musicale Bella Ciao è insignificante sia come musica che come testo (preferisco quello del canto delle mondine). Poi gli eventi storici l’anno trasformata in un simbolo e quel simbolo lo apprezzo al di la del valore del brano in se.
    Del resto anche l’inno di Mameli non è un gran che, la musica è piatta e le parole di più.
    Comunque cori alpini ed inni non sono certo al vertice dei miei gusti musicali, sono cresciuto a jazz, swing, blues e rock and roll.
    Mi emoziona molto di più ascoltare
    “WHAT A WONDERFUL WORLD” di Louis Armstrong
    http://www.youtube.com/watch?v=33i-P–FzPk&feature=related
    O “IL VECCHIO E IL BAMBINO” di Guccini

    Antonio antonio.zaimbri@tiscali.it

  16. Anita
    Anita says:

    x Controcorrente -#334-

    Se ti riferisci a questo:
    “Il sangue mediorientale dei maschi europei”.

    Allora si puo’ ben dire che non si parla solo di Europei, ma di stirpe europea, gli americani, australiani, molti sud americani, canadesi, etc…sono di stirpe europea, percio’ si puo’ dire che i maschi bianchi hanno il sangue mediorientale.

    Argomento interessante, fammi sapere.

    Buona notte e buon risveglio,
    Anita

  17. ber
    ber says:

    x Passator Cortese,
    …niente di preoccupante,…abbiamo eletto solo degli amministratori imbecilli,… che non conoscono nemmeno la storia d’Italia.

    Nella mia città, Pescara,il nuovo sindaco di cd,che ha rimpiazzato
    quello di cs due anni fa ,…ha tenuto un discorso sull’anniversario della liberazione di ben tre- quarti-d’ora,senza mai menzionale la parola” resistenza e partigiana”.

    Siamo arrivati al ridicolo irrazionale,…casi palesi di cliniche psichiatriche,…alla Lombroso.
    Però da due anni non si vedono più gli spazzini,…pardon,…gli “operatori ecologici” che puliscono le strade,…ci pensa la brezza di mare ad accumularla negli angoli.

    Un saluto,Ber

  18. sylvi
    sylvi says:

    Poichè la mia iNgnoranza GRASSA GRASSA non fa che vommitare o evacquare siocezze, mi affido alla poesia per comunicare!!!

    Un signore di Scandicci
    Testo di Gianni Rodari – Musica di Sergio Endrigo e Bacalov –

    Problema: i confini della Toscana hanno uno sviluppo di 1.330 chilometri, di cui 329 costieri, 249 insulari, 752 terrestri, che la dividono da Liguria, Emilia, Marche, Umbria e Lazio. La sua superficie è di 22.940 chilometri quadrati, di cui 5.800 di montagna, 1.930 di pianura e di 15.260 di collina. I fiumi della Toscana sono: l’Arno (lungo 241 chilometri), il Serchio (lungo 103 chilometri), l’Ombrone (lungo 161 chilometri), il Cecina (lungo 76 chilometri). Si domanda: quanto è alta la torre di Pisa?]

    Un signore di Scandicci
    un signore di Scandicci
    Buttava le castagne
    buttava le castagne
    E mangiava i ricci
    Quel signore di Scandicci

    Un suo amico di Lastra a Signa
    un suo amico di Lastra a Signa
    Buttava via i pinoli
    buttava via i pinoli
    E mangiava la pigna
    Quel suo amico di Lastra a Signa

    Tanta gente non lo sa,
    non ci pensa e non si cruccia.
    La vita la butta via
    e mangia soltanto la buccia

    Suo cugino in quel di Prato
    suo cugino in quel di Prato
    Buttava il cioccolato
    buttava il cioccolato
    E mangiava la carta
    Suo cugino in quel di Prato

    Un parente di Figline
    un parente di Figline
    Buttavia via le rose
    buttava via le rose
    E odorava le spine
    Quel parente di Figline

    Tanta gente non lo sa,
    non ci pensa e non si cruccia.
    La vita la butta via
    e mangia soltanto la buccia

    Un suo zio di Firenze
    un suo zio di Firenze
    Buttava in mare i pesci
    buttava in mare i pesci
    E mangiava le lenze
    Quel suo zio di Firenze

    Un compare di Barberino
    un compare di Barberino
    Mangiava il bicchiere
    mangiava il bicchiere
    E buttava il vino
    Quel compare di Barberino

    Tanta gente non lo sa,
    non ci pensa e non si cruccia
    La vita la butta via
    e mangia soltanto la buccia!
    La vita la butta via
    e mangia soltanto la buccia!

    La dedico ad alcuni intellettuali del blog!
    Sylvi

  19. ber
    ber says:

    Caro Linosse,
    se guardi bene i disastri mondiali finanziari trovi sempre le stesse persone,…se muoiono di vecchiaia,… sono quelli dello stesso pensiero economico….

    Il consumismo sfranato e “progressista”,…i soldi fatti con l’inflazione,(con le crisi i soldi se ne fanno pochi),l’sportazione di capitali mal guadagnati,…l’abbassamento dei salari fino alla disperazione della borghesia-operaia,…
    IL RISOGIMENTO DEL CAPITALE,…con capitali mal guadagnati che soggiornavano allestero in attesa del “buon investimento”,(leggi monopolio di pochi),…su cui non si erano nemmeno pagate le tasse,..
    e il circolo si chiude per ricominciarne un’altro,…
    durata media 30 anni.

    Un saluto,Ber

  20. ber
    ber says:

    …x Linosse,
    scusa mi ero dimenticato di un particolare:

    Il ciclo dei 30 anni prima si realizzavano con una buona guerra
    mondiale,…adesso che le guerre sono locali,…bosogna rassegnarsi,…con le monetine locali…

  21. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Quel signore di Scandicci ,i suoi parenti ed amici, dovevano avere uno stomaco di ferro per poter ingurgitare tutta quella merda.

    Rodolfo

  22. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Ogun
    se la gira e se la spassa
    come meglio e più, gli scassa..

    Ogun
    se la gira come puote
    in mezzo a bottiglie “vuote”

    ma il Vin chè v’era dentro
    ha allietato il”convento”

    Pifferi, tamburini e trombe
    possono sonar fincheè gli pare..
    per cercar di far mutar il Vin in aceto

    Che i nostri cuor
    già lo han gustato
    lo buono..

    Pifferi ,tamburini e trombe
    sono un cor stonato
    ciucchi del vin ormai “virato!

  23. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Car ber,
    non ti stupire, per il “discorso ” di Pescara.
    Sembra che si siano passati la Voce.

    Vedi si dice che la storia dovrebbe essere narrata, quando c’è il distacco degli anni , dagli avvenimenti.
    E così , ci si ritrova nella curiosa situazione in cui per “anni” la storia contemporanea, non è stata “insegnata” nelle scuole.
    Oggi che gli anni stanno passando,si finirà per insegnare, una revisione di una storia mai insegnata.

    Curioso , no?

    cc

  24. alex
    alex says:

    @ Sylvi (363)
    “…Ciòè i partigiani uccidevano i partigiani che non la pensavano come loro!…”
    – – – – – – – –
    ‘Mmazza che brillante capacità di sintesi! Come compatisco quei poveri studenti…

  25. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Mentre dalla Germania e dalla Svizzera percepisco una pensione mensile dolo per dodici mesi, come tutti gli altri, la pensione Italiana la percepisco per 13 mesi. Ai Greci va´molto meglio percepiscono per 12 mesi piu´una doppia pensione a Pasqua ed un´altra a Natale.
    Le donne nubili in Grecia ereditano la pensione dei padri se questi sono stati dei soldati o dei poliziotti, e precisamente a vita.
    Dopo 35 anni i Greci percepiscono una pensione che e´uguale al 70-80% dello stipendio percepito in media negli ultimi 5 anni.
    I Tedeschi solo tra il 42 e il 46%.
    Ora i Tedeschi sono furibondi perche non vogliono essere loro a pagare le pensioni lussureggianti di un sistema pensionistico che loro non capiscono.
    C´e´veramente un po´di confusione, da una parte pare che l´aiuto Tedesco sia sicuro al 100%, ma molti sono i Tedeschi che non sono per niente daccordo, dall´altra i Greci che si augurano l´introduzione della vecchia moneta, la dracma Greca, perche´sono convinti che prima si stava meglio. Questo pero´e´quello che pensano anche tanti Italiani della nostra vecchia Lira.
    Rodolfo

  26. Rodolfo
    Rodolfo says:

    No…. non e´come qualcuno e´portato a pensare, mancanza di civilta´,
    forse e´persino il contrario.

  27. sylvi
    sylvi says:

    x Alex

    Veramente la mia “brillante capacità di sintesi” fa andare in bestia Uroburo ( e non solo!) il quale, facendo il bidello, ha come motto filosofico: – Più la pende e più la rende!!!-

    Sylvi

  28. sylvi
    sylvi says:

    x Rodolfo

    Chi sono e dove abitano gli italiani che rimpiangono la vecchia lira?

    Comunque grazie per il link su Sebastopoli.
    Ero curiosa di sapere come andasse a finire la diatriba fra Russia e Ukraina sulla Base russa di Sebastopoli il cui contratto sta scadendo.
    A parte le uova e l’ombrello ci sono molti però….
    il prezzo del gas che la Russia ha diminuito a favore dell’Ukraina.
    La minaccia della Russia di riprendersi la Crimea, da sempre territorio russo, che Kruscev ucraino aveva regalato all’Ukraina.

    Insomma un bel ginepraio!

    Sylvi

  29. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Caro Rodolfo,

    ai Greci la Dracma, agli Italiani la Lira ai tedeschi il Marco.
    Non so cosa possano suonare i Greci con la dracma, noi italiani invece di sicuro suoneremo la Lira,temo che i teutonici a lungo andare non potranno suonare granchè con il loro Marco.
    Un pò come i nostri Padani, con il loro Padano.

    cc

  30. alex
    alex says:

    @ Ciccì (384)
    “…ai Greci la Dracma, agli Italiani la Lira ai tedeschi il Marco…”
    “…temo che i teutonici a lungo andare non potranno suonare granchè con il loro Marco…”
    – – – – – – – –
    Perché, noi del blog col Tempesta, invece?

  31. sylvi
    sylvi says:

    Su con la vita, caro CC,

    di questo passo, SE i VOSTRI Padani suoneranno il Padano, Noi suoneremo il NOSTRO san Marco!

    Bossi senior e Bossi Trota è cosa vostra!
    L’è doppiamente DURA!!!

    Sylvi

  32. Controcorrente
    Controcorrente says:

    caro Az,

    scrivo a te, perchè almeno dal nostro incontro, diverse esperienze le abbiamo in comune a partire dallo Sport.
    Anche se tu “insegni ” e pratichi Sport individuali. come l’atletica ed io me miserrimo, ho solo un passato di sport di squadra e per giunta Amerikani,(anche se i Cubani se la cavano benissimo nella stessa disciplina).

    Ebbene sì , lo confesso, ero uno Juventino, lo sono sempre stato fin dall’ infanzia.
    Ma da quest’anno , dopo che sugli spalti dell’Olimpico di Torino è stato esposto uno striscione dal titolo : Infami quelli che festeggiano il 25 Aprile, ho detto basta.
    Non me ne frega più niente!
    Nella vita di ognuno di noi ,viene il momento in cui bisogna dire basta!

    Carissimo , non so se tra cento anni ,quando presumo , molti di noi,saranno assenti,la StoriaItalica, parlerà (in primis)di Calciopoli e del processo Moggi , quale pietra miliare del rinnovamento italico e padano, Può darsi, che si sia sulla buona strada.

    La storia dello sport, metafora della vita , sta diventando una storia dopata, e nessun Sport sfugge a questa legge.
    Per cui caro Az,se tu resisti ancora nello spiegare ai ragazzi che nella corsa è importante sì la frequenza, ma anche la lunghezza della falcata e cerchi ottenere un connubio ottimale tra le due cose,io ho smesso da tempo.
    Tanto vale lasciare “doping libero”…e largo ai” tifosi” della Storia!
    Può darsi che nel futuro LE TROTE insegneranno storia,e quelli comte saranno sostituiti da Farmacisti nenanche laureati.
    Gira ,gira, il mestolon,ingarbuglia, ingarbuglia,,tira fuori il polpetton !!
    E’ la stessa cosa.

    tuo
    cc

    Ps E poi basta, adesso ,perchè se no, finiamo ancora di cadere nella dispusta se Numa Pompilio , sia veramente esistito o meno!

  33. Anita
    Anita says:

    x Antonio AZ

    Non avevo my visto il Youtube con i sottotitoli in Italiano.
    Anche a me piace Louis Armstrong’s “What a wonderful world”.

    I cori di montagna sono ricordi degli anni passati, delle canzoni dei miei avi, di mio papa’…..lui canticchiava: il Piave mormorava, io ero innamorata della “Montanara”.
    Ogni tanto ascolto un disco, ho ancora un mobile giradischi e tapes, grandi e piccole, lo ritengo appunto per suonare i miei vecchi dischi.
    Ho anche vecchi dischi in milanese…che mio marito considerava “barbari”….come me.

    Anita

  34. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Sylvina,
    da tempo ho spostato i confini al di là del Sesia.
    Non a caso!
    Bisogna darmene atto!
    Noi abbiamo resistito benissimo , con due capre e quattro tomini per secoli !(senza pezze al culo, metaforiche )
    Ovvero avevamo pezze al culo,ma non intonavamo per carattere pianti greci !
    Adesso i Lumbard e i Veneti, ci insegneranno come si fa a piangere !!
    Buona scuola , non che dire!

    cc

  35. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Sylvina,
    mi era sfuggito…
    Voi suonate il San Marco…
    Fate bene ad affidarvi ai Santi..
    Marco in vece vi dirà che del vostro Santo alla lunga , non gliene fregherà meno di un casso..
    Marginali…..Arlechin, buono a far divertir EL Paron..!!

    cc

  36. marco tempesta
    marco tempesta says:

    perche´ essendo per me la realta´ non razionale
    credo che la riflessione senza l´intuizione resta intellettualistica e accademica. (Alessandro)
    —–
    Devo una risposta d Alessandro, prima di abbandonare del tutto il blog, come già anticipato.
    La realtà non può essere razionale per il semplice fatto che non esiste. Non esiste la realtà, ma solo ciò che ognuno di noi percepisce come realtà. Ovvero un filtrato assolutamente personale di ciò che i nostri sensi captano e il nostro cervello elabora.
    E’ irrazionale addirittura persino la ‘ragione’, proprio perchè non si aggancia a parametri validi per tutti. Il meccanismo che noi chiamiamo razionalità, è tale solo entro determinati parametri e mina persino ciò che chiamiamo Scienza. Poichè anche la Scienza è collegata ai famosi filtri personali e viene sistematicamente aggiornata e quindi variata anche pesantemente, da ulteriori elaborazioni della conoscenza e del pensiero.

  37. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Sylvina, dimenticavo ancor.

    da voi si scrive lega , ma si pronunsia LIGA.
    Perchè mia bela Tosa, non comisi a scrivèr l’impresa gloriosa dei Prodi veneti , che con il Canon dela Stufa, riconquistarono il DOn , il Don dela piassa.

    cc

  38. Controcorrente
    Controcorrente says:

    caro marco,
    sinceramente non capisco il tuo abbandono.
    Se è a causa del faust o di altro.
    Pensa atutti quelli che dovrebbero abbandonare leggendo le mie “cassate”.
    Pino farebbe meglio a scrivermi di abbandonare, seduta stante.

    E che non vuoi darmi la soddisfazione di replicare a questo tuo..

    ..Poichè anche la Scienza è collegata ai famosi filtri personali e viene sistematicamente aggiornata e quindi variata anche pesantemente, da ulteriori elaborazioni della conoscenza e del pensiero.
    Marco, marco, per la miseria e di cosa parlo Io..
    Pensami!

    ciao
    cc

  39. Controcorrente
    Controcorrente says:

    caro Marco,
    ancora, nela freta de rispondere, porca vacca , me se venuto male la camisa da stirar del Tosetto. Ostregheta!
    Nela division de compiti, essendo io in pension, io stiro, e per fregar la tosa mia , gho nascosto la Camisa in meio a le altre , pregando il dio grappa che la tosa non se accorga.

    Per cui caro Marco, non ci lasciare.
    Che gli Dei del Triveneto, abbiano pietà del mio interloquire!

    amen
    cc
    Ps
    Secondo le nuove disposion, dela ministra,posso frequentar lesioni di veneto, a pato che la la Dosente sia la Sylvina nostra!

  40. sylvi
    sylvi says:

    x CC

    Intanto scominssio fin che el nievo ( ma questo deve esser graesan, me go dismintià) el dorme.
    Dosente xe 200!
    No ciapo studenti che i ga tute ste lacune!!!

    Sylvi

    Digo: ma Marco nol diseva a tuti che se ga de esser superiori???
    No so de che…ma superiori!

  41. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Mia bela tosa,
    ma proprio per questo ho invocato le Divinità del Grappa,che sotto certi aspetti è anche una divinità nostra!
    Perdono, preventivo!
    Se non sbaglio, poi tu sei mesa tosa e mesa mula!
    Abbi pietà

    cc

  42. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Cara la mia bela tosa,
    esercitassion de gramatica!
    A proposito del “verbo” ciapar, non so Ela, ma io” ciapo” più ben poco!
    Te devi acontentar qualche volta de PuTei studenti, veci e gnoranti,come il sotoscrito !
    Ciao
    cc

  43. Pasquino
    Pasquino says:

    A volte mi domando veramente con quale coraggio si possa abbandonare un blog che ti è sempre stato amico, sempre comprensivo e alle volte con te generoso, non ci sono parole ne giudizi abbastanza severi da poterti dire, solo questo; pensaci che forse è meglio il dignitoso silenzio del rumoroso ritorno…..

  44. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Cari tutti, mi rendo conto di fare brutta figura abbandonando dopo aver esortato diversi di voi a restare. Ho fatto braccio di ferro con uno di voi ed ho perso. Mi sono stancato, tutto ha un limite.
    Chi vuole restare in contatto con me, mi trova su Facebook.
    x CC: la realtà non esiste, niente è come sembra. Mai dimenticarlo!

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