La direttiva della “tolleranza zero” del 2003 appare sempre più un falso. Bertone infanga anche Ratzinger? La solidarietà di Berlusconi equivale a calpestare e vendere la dignità dei bambini italiani stuprati da sacerdoti. HANS KÜNG: Benedetto XVI ha fallito, i cattolici perdono la fiducia
Il 20 di questo aprile il vescovo di Miami, John C. Favalora, si è dimesso per avere coperto più di un caso di pedofilia nel clero della sua diocesi. Tra le varie polemiche nel clero vaticano leggo che Favalora “fu comunque uno dei primi vescovi ad adottare le nuove linee-guida invocate dalla Conferenza episcopale americana contro la pedofilia. A tal punto si spinse la sua azione che lo scorso ottobre fu criticato per avere autonomamente messo al bando, nella sua arcidiocesi, i Legionari di Cristo e il Movimento Regnum Christi, oggi sottoposti dal papa a visita apostolica dopo che è emersa la doppia vita del fondatore Marcial Maciel”.
Ora, se la logica non è solo una opinione, tutto ciò significa che NON è vero che nel 2003 Ratzinger ha fatto emanare la nuova “severa digniplina” contro i sacerdoti pedofili saltata fuori a sorpresa solo nei giorni scorsi. Senza contare che non il papa, ma solo un cardinale che si chiama Scicluna, avrebbe diramato l’asserito nuovo ordine. Ma c’è dell’altro. Sempre riguardo le polemiche su Favalora leggo su un autorevole quotidiano: Favalora “il 16 aprile [2007] aveva affrontato estesamente il problema della pedofilia in un articolo pubblicato sul sito della sua diocesi nel quale si legge: “Il processo di ammettere la propria peccaminosità è doloroso e i vascovi europei faranno quel che hanno fatto i vescovi negli Usa, introdurre cioè politiche di tollerenza zero per chi abusa””.
Bene. Ma se la tolleranza zero è stata introdotta dai vescovi degli Usa, come cavolo si fa a sostenere che è stata invece imposta da Ratzinger – che certo NON è un vescovo degli Usa! – già nel 2003? Si noti inoltre che Favalora nel 2007 – cioè ben quattro anni DOPO il 2003 – scrive che i vescovi europei “faranno”, al futuro, quello che i vascovi americani invece già fanno. Non si scappa: se nel 2007 “faranno” quel che negli Usa già fanno, allora significa ovviamente che fino al 2007 NON lo hanno ancora fatto! O vogliamo come al solito ridurre la logica a uno stuzzicadenti?
CONCLUSIONE: l’arma segreta tirata fuori dal Vaticano con ritardo sospetto è chiaramente un falso. Oppure anziché una bomba a “tolleranza zero” era una bombetta, un petardino, un peto, qualcosa che proveniva non dalle massime sfere ma da sfere con i cui “ordini severi” i vescovi quanto meno europei (ma anche africani, australiani, sudamericani, ecc.) possono fare quel che Bossi diceva che avrebbe fatto con la bandiera italiana.
Ultima considerazione: NON è una bella idea quella del segretario di Stato Vaticano Raffaele Bertone, detto anche don Dentone per il suo pauroso sorrisone, di riparare alla gaffe sull’equazione omosessuali=pedofili, perché non fa altro che peggiorare le cose. In due modi. Il primo è una pedata in faccia a tutte le suore del mondo, della quale stranamente nessuno si è accorto: infatti, l’omosessualità ovviamente esiste anche tra monache, come tra non monache, però la pedofilia non pare proprio sia una loro tigna. Si tratta di una tigna diffusa solo tra i colleghi di sesso maschile, cioè tra preti, sacerdoti, vescovi, ecc. Il secondo modo col quale Bertone peggiora le cose è che Ratzinger gode fama di omosessualità ben da prima di essere eletto papa. Ho già scritto su questo blog una puntata in cui riferivo che in un liceo di Milano un sacerdote nel corso di un dibattito pubblico si è lamentato per “la mancanza di coraggio di questo papa di vivere la sua omosessualità”, praticata o no che sia (questi sono affari suoi privati). Bertone vuole forse far nascere il sospetto che il papa abbia tendenze pedofile? Insomma, questo Bertone dal Vaticano dovrebbero cacciarlo a spron battuto, anziché fargli fare il segretario di Stato gli facciano fare il cuoco in un convento. Non di monache…
Ah, dimenticavo. Che Berlusconi tramite il fido Letta o direttamente esprima pubblica solidarità del governo italiano verso il papa e il Vaticano in piena bufera pedofila è doppiamente orribile. La solidarietà di uno che stando a quanto pubblicamente rivelato da sua moglie “frequenta le minorenni” e che per giunta si mette sotto la suola delle scarpe perfino il sacramento della comunione, come ha fatto al funerale di Vianello pur essendo divorziato e non essendosi neppure confessato (prima che Berlusconi “confessi”…..!!!), è una solidarietà che puzza. Tanto da essere altro fango. Inoltre tale solidarietà va a danno (stavo per scrivere “va in culo”) dei non pochi cittadini italiani minorenni che – narrano anche le cronache, comprese quelle del pianeta Mediaset/Mondadori) – hanno subito e subiscono sturpi e vioenze sessuali di vari tipo dal clero. Capisco il bisogno di leccare la pantofola papalina per raccattare voti e la pantofola verde di Bossi per restare a galla, ma mettersi anche a calpestare o vendere la dignità di sicuramente non pochi bambini italiani mi pare una cosa davvero orribile. E dico orribile per non usare un’altro termine.
Tutto ciò premesso, ecco cosa scrive il teologo tedesco amico del papa, che a un certo punto lo ha tradito impedendogli l’insegnamento universitario.
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Benedetto XVI ha fallito,
i cattolici perdono la fiducia
di HANS KÜNG
Negli anni 1962-1965 Joseph Ratzinger – oggi Benedetto XVI – ed io eravamo i due più giovani teologi del Concilio. Oggi siamo i più anziani, e i soli ancora in piena attività. Ho sempre inteso il mio impegno teologico come un servizio alla Chiesa. Per questo, mosso da preoccupazione per la crisi di fiducia in cui versa questa nostra Chiesa, la più profonda che si ricordi dai tempi della Riforma ad oggi, mi rivolgo a voi, in occasione del quinto anniversario dell’elezione di papa Benedetto al soglio pontificio, con una lettera aperta. È questo infatti l’unico mezzo di cui dispongo per mettermi in contatto con voi.
Avevo apprezzato molto a suo tempo l’invito di papa Benedetto, che malgrado la mia posizione critica nei suoi riguardi mi accordò, poco dopo l’inizio del suo pontificato, un colloquio di quattro ore, che si svolse in modo amichevole. Ne avevo tratto la speranza che Joseph Ratzinger, già mio collega all’università di Tübingen, avrebbe trovato comunque la via verso un ulteriore rinnovamento della Chiesa e un’intesa ecumenica, nello spirito del Concilio Vaticano II. Purtroppo le mie speranze, così come quelle di tante e tanti credenti che vivono con impegno la fede cattolica, non si sono avverate; ho avuto modo di farlo sapere più di una volta a papa Benedetto nella corrispondenza che ho avuto con lui.
Indubbiamente egli non ha mai mancato di adempiere con scrupolo agli impegni quotidiani del papato, e inoltre ci ha fatto dono di tre giovevoli encicliche sulla fede, la speranza e l’amore. Ma a fronte della maggiore sfida del nostro tempo il suo pontificato si dimostra ogni giorno di più come un’ulteriore occasione perduta, per non aver saputo cogliere una serie di opportunità:
- È mancato il ravvicinamento alle Chiese evangeliche, non considerate neppure come Chiese nel senso proprio del termine: da qui l’impossiblità di un riconoscimento delle sue autorità e della celebrazione comune dell’Eucaristia.
– È mancata la continuità del dialogo con gli ebrei: il papa ha reintrodotto l’uso preconciliare della preghiera per l’illuminazione degli ebrei; ha accolto nella Chiesa alcuni vescovi notoriamente scismatici e antisemiti; sostiene la beatificazione di Pio XII; e prende in seria considerazione l’ebraismo solo in quanto radice storica del cristianesimo, e non già come comunità di fede che tuttora persegue il proprio cammino di salvezza. In tutto il mondo gli ebrei hanno espresso sdegno per le parole del Predicatore della Casa Pontificia, che in occasione della liturgia del venerdì santo ha paragonato le critiche rivolte al papa alle persecuzioni antisemite.
– Con i musulmani si è mancato di portare avanti un dialogo improntato alla fiducia. Sintomatico in questo senso è il discorso pronunciato dal papa a Ratisbona: mal consigliato, Benedetto XVI ha dato dell’islam un’immagine caricaturale, descrivendolo come una religione disumana e violenta e alimentando così la diffidenza tra i musulmani.
– È mancata la riconciliazione con i nativi dell’America Latina: in tutta serietà, il papa ha sostenuto che quei popoli colonizzati “anelassero” ad accogliere la religione dei conquistatori europei.
– Non si è colta l’opportunità di venire in aiuto alle popolazioni dell’Africa nella lotta contro la sovrappopolazione e l’AIDS, assecondando la contraccezione e l’uso del preservativo.
– Non si è colta l’opportunità di riconciliarsi con la scienza moderna, riconoscendo senza ambiguità la teoria dell’evoluzione e aderendo, seppure con le debite differenziazioni, alle nuove prospettive della ricerca, ad esempio sulle cellule staminali.
– Si è mancato di adottare infine, all’interno stesso del Vaticano, lo spirito del Concilio Vaticano II come bussola di orientamento della Chiesa cattolica, portando avanti le sue riforme.
Quest’ultimo punto, stimatissimi vescovi, riveste un’importanza cruciale. Questo papa non ha mai smesso di relativizzare i testi del Concilio, interpretandoli in senso regressivo e contrario allo spirito dei Padri conciliari, e giungendo addirittura a contrapporsi espressamente al Concilio ecumenico, il quale rappresenta, in base al diritto canonico, l’autorità suprema della Chiesa cattolica:
– ha accolto nella Chiesa cattolica, senza precondizione alcuna, i vescovi tradizionalisti della Fraternità di S. Pio X, ordinati illegalmente al di fuori della Chiesa cattolica, che hanno ricusato il Concilio su alcuni dei suoi punti essenziali;
– ha promosso con ogni mezzo la messa medievale tridentina, e occasionalmente celebra egli stesso l’Eucaristia in latino, volgendo le spalle ai fedeli;
– non realizza l’intesa con la Chiesa anglicana prevista nei documenti ecumenici ufficiali (ARCIC), ma cerca invece di attirare i preti anglicani sposati verso la Chiesa cattolica romana rinunciando all’obbligo del celibato.
– ha potenziato, a livello mondiale, le forze anticonciliari all’interno della Chiesa attraverso la nomina di alti responsabili anticonciliari (ad es.: Segreteria di Stato, Congregazione per la Liturgia) e di vescovi reazionari.
Papa Benedetto XVI sembra allontanarsi sempre più dalla grande maggioranza del popolo della Chiesa, il quale peraltro è già di per sé portato a disinteressarsi di quanto avviene a Roma, e nel migliore dei casi si identifica con la propria parrocchia o con il vescovo locale.
So bene che anche molti di voi soffrono di questa situazione: la politica anticonciliare del papa ha il pieno appoggio della Curia romana, che cerca di soffocare le critiche nell’episcopato e in seno alla Chiesa, e di screditare i dissenzienti con ogni mezzo. A Roma si cerca di accreditare, con rinnovate esibizioni di sfarzo barocco e manifestazioni di grande impatto mediatico, l’immagine di una Chiesa forte, con un “vicario di Cristo” assolutista, che riunisce nelle proprie mani i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario. Ma la politica di restaurazione di Benedetto XVI è fallita. Le sue pubbliche apparizioni, i suoi viaggi, i suoi documenti non sono serviti a influenzare nel senso della dottrina romana le idee della maggioranza dei cattolici su varie questioni controverse, e in particolare sulla morale sessuale. Neppure i suoi incontri con i giovani, in larga misura membri di gruppi carismatici di orientamento conservatore, hanno potuto frenare le defezioni dalla Chiesa, o incrementare le vocazioni al sacerdozio.
Nella vostra qualità di vescovi voi siete certo i primi a risentire dolorosamente dalla rinuncia di decine di migliaia di sacerdoti, che dall’epoca del Concilio ad oggi si sono dimessi dai loro incarichi soprattutto a causa della legge sul celibato. Il problema delle nuove leve non riguarda solo i preti ma anche gli ordini religiosi, le suore, i laici consacrati: il decremento è sia quantitativo che qualitativo. La rassegnazione e la frustrazione si diffondono tra il clero, e soprattutto tra i suoi esponenti più attivi; tanti si sentono abbandonati nel loro disagio, e soffrono a causa della Chiesa. In molte delle vostre diocesi è verosimilmente in aumento il numero delle chiese deserte, dei seminari e dei presbiteri vuoti. In molti Paesi, col preteso di una riforma ecclesiastica, si decide l’accorpamento di molte parrocchie, spesso contro la loro volontà, per costituire gigantesche “unità pastorali” affidate a un piccolo numero di preti oberati da un carico eccessivo di lavoro.
E da ultimo, ai tanti segnali della crisi in atto viene ad aggiungersi lo spaventoso scandalo degli abusi commessi da membri del clero su migliaia di bambini e adolescenti, negli Stati Uniti, in Irlanda, in Germania e altrove; e a tutto questo si accompagna una crisi di leadership, una crisi di fiducia senza precedenti. Non si può sottacere il fatto che il sistema mondiale di occultamento degli abusi sessuali del clero rispondesse alle disposizioni della Congregazione romana per la Dottrina della fede (guidata tra il 1981 e il 2005 dal cardinale Ratzinger), che fin dal pontificato di Giovanni Paolo II raccoglieva, nel più rigoroso segreto, la documentazione su questi casi. In data 18 maggio 2001 Joseph Ratzinger diramò a tutti i vescovi una lettera dai toni solenni sui delitti più gravi (“Epistula de delictis gravioribus”), imponendo nel caso di abusi il “secretum pontificium”, la cui violazione è punita dalla la Chiesa con severe sanzioni. E’ dunque a ragione che molti hanno chiesto un personale “mea culpa” al prefetto di allora, oggi papa Benedetto XVI. Il quale però non ha colto per farlo l’occasione della settimana santa, ma al contrario ha fatto attestare “urbi et orbi”, la domenica di Pasqua, la sua innocenza al cardinale decano.
Per la Chiesa cattolica le conseguenze di tutti gli scandali emersi sono devastanti, come hanno confermato alcuni dei suoi maggiori esponenti. Il sospetto generalizzato colpisce ormai indiscriminatamente innumerevoli educatori e pastori di grande impegno e di condotta ineccepibile. Sta a voi, stimatissimi vescovi, chiedervi quale sarà il futuro delle vostre diocesi e quello della nostra Chiesa. Non è mia intenzione proporvi qui un programma di riforme. L’ho già fatto più d’una volta, sia prima che dopo il Concilio. Mi limiterò invece a sottoporvi qui sei proposte, condivise – ne sono convinto – da milioni di cattolici che non hanno voce.
1. Non tacete. Il silenzio a fronte di tanti gravissimi abusi vi rende corresponsabili. Al contrario, ogni qualvolta ritenete che determinate leggi, disposizioni o misure abbiano effetti controproducenti, dovreste dichiararlo pubblicamente. Non scrivete lettere a Roma per fare atto di sottomissione e devozione, ma per esigere riforme!
2. Ponete mano a iniziative riformatrici. Tanti, nella Chiesa e nell’episcopato, si lamentano di Roma, senza però mai prendere un’iniziativa. Ma se oggi in questa o quella diocesi o comunità i parrocchiani disertano la messa, se l’opera pastorale risulta inefficace, se manca l’apertura verso i problemi e i mali del mondo, se la cooperazione ecumenica si riduce a un minimo, non si possono scaricare tutte le colpe su Roma. Tutti, dal vescovo al prete o al laico, devono impegnarsi per il rinnovamento della Chiesa nel proprio ambiente di vita, piccolo o grande che sia. Molte cose straordinarie, nelle comunità e più in generale in seno alla Chiesa, sono nate dall’iniziativa di singole persone o di piccoli gruppi. Spetta a voi, nella vostra qualità di vescovi, il compito di promuovere e sostenere simili iniziative, così come quello di rispondere, soprattutto in questo momento, alle giustificate lagnanze dei fedeli.
3. Agire collegialmente. Il Concilio ha decretato, dopo un focoso dibattito e contro la tenace opposizione curiale, la collegialità dei papi e dei vescovi, in analogia alla storia degli apostoli: lo stesso Pietro non agiva al di fuori del collegio degli apostoli. Ma nel periodo post-conciliare il papa e la curia hanno ignorato questa fondamentale decisione conciliare. Fin da quando, a soli due anni dal Concilio e senza alcuna consultazione con l’episcopato, Paolo VI promulgò un’enciclica in difesa della discussa legge sul celibato, la politica e il magistero pontificio ripresero a funzionare secondo il vecchio stile non collegiale. Nella stessa liturgia il papa si presenta come un autocrate, davanti al quale i vescovi, dei quali volentieri si circonda, figurano come comparse senza diritti e senza voce. Perciò, stimatissimi vescovi, non dovreste agire solo individualmente, bensì in comune con altri vescovi, con i preti, con le donne e gli uomini che formano il popolo della Chiesa.
4. L’obbedienza assoluta si deve solo a Dio. Voi tutti, al momento della solenne consacrazione alla dignità episcopale, avete giurato obbedienza incondizionata al papa. Tuttavia sapete anche che l’obbedienza assoluta è dovuta non già al papa, ma soltanto a Dio. Perciò non dovete vedere in quel giuramento a un ostacolo tale da impedirvi di dire la verità sull’attuale crisi della Chiesa, della vostra diocesi e del vostro Paese. Seguite l’esempio dell’apostolo Paolo, che si oppose a Pietro “a viso aperto, perché evidentemente aveva torto” (Gal. 2,11). Può essere legittimo fare pressione sulle autorità romane, in uno spirito di fratellanza cristiana, laddove queste non aderiscano allo spirito del Vangelo e della loro missione. Numerosi traguardi – come l’uso delle lingue nazionali nella liturgia, le nuove disposizioni sui matrimoni misti, l’adesione alla tolleranza, alla democrazia, ai diritti umani, all’intesa ecumenica e molti altri ancora hanno potuto essere raggiunti soltanto grazie a una costante e tenace pressione dal basso.
5. Perseguire soluzioni regionali: il Vaticano si mostra spesso sordo alle giustificate richieste dei vescovi, dei preti e dei laici. Ragione di più per puntare con intelligenza a soluzioni regionali. Come ben sapete, un problema particolarmente delicato è costituito dalla legge sul celibato, una norma di origine medievale, la quale a ragione è ora messa in discussione a livello mondiale nel contesto dello scandalo suscitato dagli abusi. Un cambiamento in contrapposizione con Roma appare pressoché impossibile; ma non per questo si è condannati alla passività. Un prete che dopo seria riflessione abbia maturato l’intenzione di sposarsi non dovrebbe essere costretto a dimettersi automaticamente dal suo incarico, se potesse contare sul sostegno del suo vescovo e della sua comunità. Una singola Conferenza episcopale potrebbe aprire la strada procedendo a una soluzione regionale. Meglio sarebbe tuttavia mirare a una soluzione globale per la Chiesa nel suo insieme. Perciò
6. si chieda la convocazione di un Concilio: se per arrivare alla riforma liturgica, alla libertà religiosa, all’ecumenismo e al dialogo interreligioso c’è stato bisogno di un Concilio, lo stesso vale oggi a fronte dei problemi che si pongono in termini tanto drammatici. Un secolo prima della Riforma, il Concilio di Costanza aveva deciso la convocazione di un concilio ogni cinque anni: decisione che fu però disattesa dalla Curia romana, la quale anche oggi farà indubbiamente di tutto per evitare un concilio dal quale non può che temere una limitazione dei propri poteri. È responsabilità di tutti voi riuscire a far passare la proposta di un concilio, o quanto meno di un’assemblea episcopale rappresentativa.
Questo, a fronte di una Chiesa in crisi, è l’appello che rivolgo a voi, stimatissimi vescovi: vi invito a gettare sulla bilancia il peso della vostra autorità episcopale, rivalutata dal Concilio. Nella difficile situazione che stiamo vivendo, gli occhi del mondo sono rivolti a voi. Innumerevoli sono i cattolici che hanno perso la fiducia nella loro Chiesa; e il solo modo per contribuire a ripristinarla è quello di affrontare onestamente e apertamente i problemi, per adottare le riforme che ne conseguono. Chiedo a voi, nel più totale rispetto, di fare la vostra parte, ove possibile in collaborazione con altri vescovi, ma se necessario anche soli, con apostolica “franchezza” (At 4,29.31). Date un segno di speranza ai vostri fedeli, date una prospettiva alla nostra Chiesa.
Vi saluto nella comunione della fede cristiana.
Cari tutti,
per favore non toccatemi il 211 ed il povero Galeazzo Musolesi: egli è uno scrittore satirico dello stesso livello del broccolino di Peter. Un saluto a tutti U.
x Sylvi
Una breve traduzione di un pezzo dell’articolo incluso nel link, sotto History.
Aldrich Mansion
English to Italian translation
Aldrich Mansion è situato su un maestoso settantacinque acri su scenico Narragansett Bay. Costruito durante gli “anni d’oro” del senatore Nelson Aldrich W., nativo Rhode Island nato in povertà, ma destinato alla gloria. La tenuta una volta ha tenuto una casa da tè, in quanto distrutto da un incendio. E ‘stato qui Abby Aldrich, uno degli otto figli senatore, mercoledì John D. Rockefeller, Jr. (l’unico erede maschio della fortuna Standard Oil e padre di Nelson A. Rockefeller, ex governatore di New York e poi vicepresidente della Stati Uniti).
Insieme con l’elegante castello stesso, la tenuta è sede di una Casa di trasporto, custode’s Cottage e darsena. Originariamente costruito per facilitare il trasporto di merci a Warwick Neck, un tunnel ferroviario e indotte dalla torre di 150 piedi al Mansion.
La costruzione del castello iniziò nel 1896 dalla ditta di New York di Carrere e Hastings. Quasi duecento artigiani, molti dei quali sono stati spediti dai Europa, sono stati commissionati per creare questa struttura dinamica. Alcuni sedici anni dopo, la Mansion settanta-room, un tempo noto come Indian Oaks, è stata completata.
Ornato dipinti e sculture in legno intricato adornano le sale e le camere. Marmo italiano, in una varietà di design e colore è impiegato ampiamente per caminetti, pavimenti e bagni. I soffitti a volta di una stanza spaziosa riceve sono splendenti, con ricchezza d’oro. Il soggiorno vasto e sale da pranzo, così come una musica e belle arti da camera, sono situati al piano principale. Etc………..
Ciao, Anita
Pregansi comunque psicopatici ed integralisti di sinistra, di non disturbare.
… macchi ti caga… sei falso come una cacca venduta x cioccolato… Commovente e patetica la storiella dei 20mila euro … elargiti in beneficenza ai meno capaci di te… Il leader de sta c.d.c. Continua a pifferare eliocentricamente… magari i fantasiosi 20mila… (parole o noccioline..) riappaiono nel tuo conto bancario… naturalmente come x magia… ecce cchi nel blog crede ad un cialtrone spiritato come te… motivo questo che mi ha fatto male piu delle tue pifferate diffamanti… se scrivo di te e (apparte le offese ricevute ed il tentato discredito nei miei confronti sul blog… in persona non ne saresti capace…) non x mettermi al tuo livello… e contraccambiare… te lo ripeto atte non cce bisogno dinsultarti… ci riesci benissimo da solo…
…x il resto non ho altro daggiungere… ma finche continui… non manchero di sottolineare la tua/e falsita eliocentriche destronze, come il tuo conto bancario… del quale a questo punto chiedo a te le prove di quel che hai scritto… Faust puo dimostrare con fatti la tua diffamazione e discredito su di me… Ora dimostra anche tu con documenti alla mano le ciarlatanate che cerchi di vendere in questo blog…
Visto che su tua provocazione squallida, non avevo nessun obbligo a portare giustificazioni documentali… Ora aspetto i tuoi… Ecco i miei documenti sulla Fondazione ONG… e chi sono…. con nome e cognome… aspetto le tue eliocentrodestronze flautolenze… di elargizioni ai poveri della terra… elargizioni che esistono solo nella tua mente truffaldina e questa storia dei 20mila euro “regalati” acchi ne aveva bisogno è credibile come le stigmate di padrepio-pio-pio… e con questo ho chiuso con un ciarlatano eliodestrocentrico come te…. Non permetterti mai piu di discreditarmi agli occhi dei blogghisti… o di cchicchessia… MAI PIU.. Faust perdona ma non dimentica… passo e chiudo!!
http://fundetelrd.org/nosotros/consejo-directivo.html
Faust
cara Sylvi,
sull’altare dei “pazzi delle Brigate Rosse” almeno quelli in buona fede, si è sacrificato un grande pezzo di Costituzione, compresi un sacco di persone come Guido Rossa.
Vedo che subdolo certo livore esce dai pori…
Non ti preoccupare tra un pò , verranno dimenticate tutte le stragi di stato o meno…
Sai che ti dico,hai ragione io mi tengo l’Elvira che mi merito, in quanto al tuo Stelutis Alpinis ,sai cosa farne!
cc
ps- x Sylvi
Insieme alla grammatica!
x CC
Cos’è, son tutti così raffinati i piemontesi????
Quello che esce dai miei pori lo so io, dei tuoi preoccupati tu.
E ho chiuso!!!
Sylvi
Caro Uroburo,
eh noh !
Non sono assolutamente d’accordo con te ,quando mi paragoni il “Galeazzo” al poppy.
Galeazzo , si erge ancor oggi , imperituro , sopra gli immortali colli!
Unica speranza, unica bandiera di una stirpe invitta, che ancor rivendica la sua gloria!
Galeazzo è insieme una persona, una speranza, una fede che immortale si erge a difesa di ideali e non ha venduto il Kulo ai pluto.massonici.giudeo. traditori ,servi del denaro-dollaro come poppy.
Vergognati ,caro Uroburo
cc
x Sylvi
anche IO !
x Sylvi
Ci siamo asciugati…piove.
Continuo con la traduzione, sempre Google, non corretta.
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Una magnifica scala in marmo porta al secondo livello. Sei eleganti suites, ognuna con il proprio bagno in marmo fireplaced e camera da letto, occupare questo piano. Il senatore Aldrich e la signora (ex Abby Chapman Greene), ognuno abitato uno dei tre più grandi di queste suite, che comprendono soggiorno, spogliatoio e cabina armadio.
La suite senatore detiene una scalinata privata che conduce alla grande terrazza che si affaccia su Narragansett Bay.
A guardia della terrazza siedono due sfingi di marmo decorativi. Soprattutto questo secondo livello sono più otto suite, ognuna con bagno privato, un tempo utilizzata per la visita gli ospiti e la famiglia.
Portafinestra serviva come finestre durante i corridoi e le stanze di questo piano. Tutti sono incorniciate da una cancellata alta fino alla vita installati per proteggere la signora Aldrich durante i suoi occasionali episodi di sonnambulismo.
Nel 1939, ottantacinque ettari della tenuta Aldrich Mansion sono stati trasferiti dagli eredi del senatore alla Diocesi Provvidenza per una somma simbolica. Nel 1946, Nostra Signora della Provvidenza Seminario fatto la Mansion Aldrich la sua casa.
Oggi, l’atmosfera elegante e affascinante di Aldrich Mansion serve come luogo ideale per ricevimenti di nozze, sposa e docce per bambini, feste di compleanno e anniversario. Con la sua vista panoramica della baia, la Mansion serve anche e soprattutto un luogo sereno per conferenze, riunioni e seminari.
Anita
A Brasilia il BRIC rafforza cooperazione e commercio
Di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**
La miopia, se non curata, è una malattia grave e progressiva. Vale anche per la politica. Si vedono solo le cose a noi più vicine, che, nel nostro piccolo, diventano ossessive, ma che sono irrilevanti sugli scenari internazionali.
Ne è la prova la grande superficialità con cui vengono riportati eventi di valenza strategica come il summit dei paesi del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) tenutosi il 15 aprile a Brasilia. Qui, i 4 capi di stato hanno consolidato il processo di cooperazione e di decisione, che sta cambiando la distribuzione del peso politico ed economico del mondo.
Al loro primo summit, a Yekaterinburg, in Russia, nel giugno 2009, furono i cinesi a scuotere i centri di potere, mettendo in discussione il ruolo dominante del dollaro, come moneta di riserva e del commercio internazionale. A Brasilia, è stato il presidente russo Dmitri Medvedev a porre alcune questioni rilevanti da definire nelle sedi internazionali.
Ricordando che i paesi del BRIC costituiscono il 26% del territorio, il 32% delle terre agricole, il 42% della popolazione e il 14,6% del Pil mondiale, Medvedev ha rivendicato il loro impegno per la riforma del sistema di Bretton Woods. Ha sostenuto, inoltre, che la cooperazione economica tra i quattro ”può migliorare attraverso la creazione di spazi di interazione finanziaria, sotto forma di accordi per l’uso delle monete nazionali nel commercio reciproco e lo scambio di informazioni su possibili attacchi speculativi alle valute, alla borsa e alla borsa merci”.
L’incontro ha ribadito la volontà di giungere ad un “ordine mondiale multipolare, ad un’architettura finanziaria più stabile e ad un sistema monetario internazionale più stabile e diversificato”. Perciò, rivendicano un loro ruolo più significativo nei lavori del G20, che ritengono l’unica sede di decisione politica internazionale. L’appuntamento del summit di novembre a Seul è considerato, a questo proposito, come il termine ultimo per cambiare anche il sistema delle quote di controllo del FMI. Esso, finora, ha penalizzato pesantemente le nazioni emergenti.
I paesi del BRIC riconoscono che le cause della crisi finanziaria globale non sono state ancora rimosse. Del resto, le recenti dichiarazioni del presidente Obama confermano tale preoccupazione e i rischi di future nuove crisi sistemiche. Comunque, in una coerente strategia di ripresa economica, essi accelerano i loro scambi commerciali, i grandi investimenti e le joint ventures.
Naturalmente la Cina è il partner più dinamico nei commerci tra questi paesi, utilizzando anche la sua moneta, lo yuan. Nel settore dell’energia la Cina sta costituendo delle joint ventures in Argentina per oltre 3 miliardi di dollari e in Canada per 5 miliardi. Dal Venezuela ha aumentato l’import di petrolio del 21% in un anno e in Brasile ha stipulato un contratto di 10 miliardi con Petrobras. Inoltre, ha concordato di costruire un’acciaieria a Port Acu, nello stato di Rio, investendo ben 5 miliardi di dollari. Quindi, la Cina non sta solo comprando materie prime, di cui ha enorme bisogno, ma costruisce fabbriche e investe nelle industrie in collaborazione con i governi e gli imprenditori del posto.
Ecco perché da un anno la Cina ha rimpiazzato gli USA come primo partner commerciale del Brasile. E si stima che entro il 2015 supererà l’Unione Europea nel commercio con l’intera America Latina.
In Europa qualcuno, in un ottica suicida, pensa al protezionismo commerciale e non ad aprirsi con lungimiranza a questi paesi. Non si può stare fermi. I paesi emergenti si muovono. Infatti, a Brasilia è stato anche costituito l’IBSA, il nuovo gruppo di cooperazione formato da India, Brasile e Sud Africa.
L’Europa e l’Italia, invece, sembrano voler continuare sulla strada della vecchia cooperazione. Eppure, Enrico Mattei, a suo tempo, aveva già intuito la necessità di fare joint ventures moderne ed innovative con i paesi in cui l’ENI investiva.
*Sottosegretario all’economia nel governo Prodi ** Economista
cara Anita,
grazie; meriterebbe veramente visto.
Qui sono due giorni che soffia la bora e la bora porta bel tempo, sole e asciutto.
Ieri ho trascorso la giornata sul Collio, che in questa stagione è una sinfonia di colori.
Eravamo una bella brigata .
Abbiamo concluso in un’osteria con i racconti di uno storico che ci ha tenuti impegnati fino a notte fonda con bellissimi scorci di vita passata.
Vado a bagnare le mie piante, compreso il basilico che ho trapiantato da poco in quantità industriali.
Grazie e ciao
Sylvi
Bando alle ciancie Sylcontrocorrenti,e bando ai campanilismi.
Si parla di federalismo, ma non credo che sia un bene per l´Italia, costerebbe un mare di soldi.
Quanti presidenti di regioni , quanti parlamentari regionali, e quanti di questi a Brüssel, che oramai non si sa piu´chi parla per l´Italia, e´antieconomico ,un mare di soldi per nullafacenti. L´ideale sarebbero non venti come adesso ma solo nove regioni e cioe´ insieme:-
1) Sicilia-Calabria-Sardegna
2)Puglia-Basilicata-Campania
3)Molise-Abruzzo
4)Lazio -Umbria-Marche
5)Toscana -Emilia Romagna
6)Friuli Venezia Giulia-Veneto-Trentino alto Adige
7)Lombardia
8)Piemonte
9)Liguria-Valle D´Aosta
Una piccola variazione potrebbe essere
Molise- Abruzzo-Marche
Lazio-Umbria
Costerebbe? Costa gia´un mare di soldi….
Cucu´….c e´ nessuno?
C´e´ancora un sole meraviglioso, esco anch´io…bay bay….
Rodolfo
x Controcorrente
Se Poppy ha dato l’impressione di essere servo del denaro e’ perche’ e’ stato pesantemente criticato molte volte per le sue ore lavorative.
Crescere 5 figli negli US non e’ un gioco, di cui 3 sono ancora giovani.
Poi ci sono lavori che richiedono molto, come lo era quello di mio marito, solo gli impiegati statali, governativi e bancari lavorano 5 giorni la settimana, 8 ore al giorno o meno, e con lunghe vacanze.
Mio marito era sposato col suo lavoro, era la sua vita, lo amava, lui non contava le ore, solo i risultati.
Infatti quando se ne ando’ il business incomincio’ a crollare ed in fine andarono in bancarotta e una parte memorabile e storica di questo Stato non esiste piu’.
Si credevano che il business funzionasse da solo.
Anita
Voglio raccontare lattacco delinquenziale e no solo virtuale, del quale sono stato vittima nel blog di G. Bocca e citato dallamico Uroburo:
Anita quando mi conobbe sul blog, e sapendo che vivevo in Sto Dom. fece una ricerca nel web e incontro un articolo-notizia su di un giornale locale… dove cera il mio nome e cognome e indirizzo… ( articolo che ha ripostato ultimamente e che lo ripostero in spagnolo ed in italiano… come voglio dare anche una risposta a Rodolfo sulla pedofilia etc… e lo faro su post antecedente a quello del gg, x toglierlo dalla vista e x rispetto al tema trattato dal Blogmaster e x non disturbare i blogghisti con fatti personali… Anita lo riportoo xcche larticolo parlava bene di me e della mia attivita professionale a Sto Dom. e quindi lo fece in buona fede, in quanto Anita mi ha sempre voluto bene… quindi in questa storia che vado a raccontare è innocente…)
Avuti questi dati personali merde come *** e NN ed in misura minore il popoye (che si distingue dai suddetti in quanto nonlo ritengo una merda…) eppoi belbo e hvg ed altri, cavalcarono la tigre della diffamazione e denuncia anonima fatta da NN, con tanto di nome e cognome e indirizzo che sosteneva di conoscermi moolto bene… alla DNCD ( Direccion Nazional de Control de Droga) della Rep. Dom. e mi denuncio come un italiano narcotrafficante.
Devo qui fare una premessa:
1) Ero e sono, con mia incredulita… una persona conosciuta nel paese… sia allora che ora al mio rientro… dove mi salutano x strada.
2) Mio suocero era nel Consiglio di aministrazione della Camera di Commercio dominico-usa.
3) Mia moglie faceva affari con il governo usa (in questo ho ricevuto avvertimenti e minacce ( xscherzo dice lui..) da Popey che poteva farmi cercare dai “suoi marines, Popey che non centra niente con tutto il resto dei fastidi procuratomi dalla suddetta gentaglia.
Lavoravo come produttore televisivo x la RAI… e come operatore culturale e assessore d Immagine del Presidente della Rep. Dom. Dr. Joaquin Balaguer; dellAmbasciata italiana; della Commisione della Comunita Europea x Caraibi e Centro America; di una multinazionale italiana x la costruzione di Grandi opere e consulente dImmagine dellAmbasciata olandese e chi ppiu ne ha ppiu ne metta… In pratica un gg si e laltro pure ero sui giornali dominicani…
Un gg. mi chiama un colonnello della DNCD, mio caro amico che mi dice che hanno ricevuto dall Italia una telefonata- denuncia anonima su di me come narcotrafficante… lufficio addetto-adatto riferiri della talefonata al mio amico colonnello, addetto ai rapporti con la UE, e ci accordiamo x una cena con lui ed unaltro colonnello responsabile x l Italia e invitano anche lallora Capo del Interpol italiana, anchegli mio grande amico. Durante la cena mi spiegarono i fatti e mi chiedono se voglio fare una controdenuncia all Espresso… ed individuare il delinquente. Chiedo di lasciar passare unpo di tempo x aquisire dati piu specifici sull anonimo (xcche poteva essere piu di uno dei suddetti sospettati..) Il colonnello della DNCD era furioso e intransigente nel perseguire lEspresso x sapere lidentita del delinquente e chiese al colonnello italiano di aprire un indagine, soprattuto preoccupato x me e la mia famiglia e xprevenire unaltra minaccia fatta dallanonimo ( dato questo che screditava la credibilita del denunciante..) che nel caso la DNCD non faceva il suo dovere arrestandomi, avrebbe inviato la denuncia a tutti i massmedia dominicani… Decisi di lasciare perdere x non creare difficolta alla famiglia di mia moglie e peggiorare i miei difficoltosi rapporti con la Cia ex USIA, ( nota x CG, non esiste piu dal 92 ed ha cambiato il nome in RD. intitolando il centro al direttore di allora F.P., ed ora è un centro culturale…) e non solo xcche riconosciuto comunista, ma xcche mi sono rifiutato di accettare la loro proposta di direttore del centro audiovisuale della Istituzione nordamericana appena arrivato nel paese) e chiesi ai miei amici di agire solo nel caso la minaccia del delinquente di denunciare x omissioni dindagine la DNCD ( che essendo una denuncia anonima anche se avessero pubblicato la notizia calunniosa sui massmedia, non aveva valore), ma nel caso fosse successo, i miei amici usa-dominicani- europei e italiani mi avrebbero difeso agli occhi dellopinione pubblica dominicana) Chiaramente il delinquente MAI avrebbe pensato con chi aveva acche fare… lEspresso cancello i post in questione e la cosa fini senza altre conseguenze… e immediatamente dopo questa cena mi assegnarono un premio del Presidente Joaquin Balaguer e lAmbasciata italiana un premio dell Associazione Autori cinematografici italiani… eppoi tutto fini con la scomparsa dal blog di NN il piu sospettato ed a seguire scomparve *** … mentre sia Popey, belbo e ppoi con Nicotri, hvg ed altri gatti modenesi… hanno continuato affarmi guerra… basandosi sulla denuncia calunniosa del NN… *** subbodorata la puzza, spari nel nulla anche lui.
Ho cercato di essere breve… ma avrei molto da raccontare ed ora son tornato nel “mio” paese… e su una tranquilla spiaggia comincero asscrivere romanzi… Sto scrivendo il primo, nel quale non tocchero questa storia se non di striscio…
Mi son perso la spiaggia di oggi ma non potevo fare ammeno di raccontare questo fatto x Uroburo ed il blog di Pino Nicotri… erano gg che volevo farlo.
Abbacchi e bbacci dal Vs. Diavolaccio di Fiducia…
Faust
cara Anita,
grazie a te ,ho rivisto molte scene del Film che hai menzionato con Brad Pitt ed Antony Hopkins , che ritengo un grande della cinematografia mondiale.
Potenti mezzi del DVD.
I luoghi da te descritti , mi evocavano la memoria di Mio Nonno paterno ,vissuto parecchi anni negli States , prima del suo rientro per la Prima Guerra Mondiale e di mia Nonna Materna addirittura nata in Argentina.
Non credo che abbiano visto questi luoghi ,neanche il Nonno ,che lavorò nelle miniere e grazie ad una Zia che gestiva già una Pensioncina ,riuscì ad ottenere un visto” comodo” per gli States.
Purtuttavia , la mente come sai ,spazia….
Purtroppo si sono persi i contatti con i parenti rimasti…!!!
In tutti i casi ,diciamo che Ti Adotto, come parente perduta, e voglio dedicare a te questi versi banali e semplici tratti dall’ELVIRA, a parti rovesciate, come se TU fossi rimasta ed Io fossi partito…
Elvira, Elvira
Angelo mio,
ritorna il dolor
Tesoro mio.
Ritorna Angelo
del mio primo Amor,
ricordati o Vergine
se hai tu cuor.
Addio per sempre
i sogni dorati,
addio per sempre
quei dì passati.
Addio per sempre Amor
Amor tutto svanì
Elvira, Elvira
non ti pentir.
Non ti pentire
in avvenire
né dar la colpa
al mio partire.
Non ti pentire
e neppur gioir:
lontan da te
vado a morir.
Vado a morire
di là del mare,
dove non trovo
mai più di amare.
Vado a morire
laggiù, laggiù.
Addio ingrata
Ti rivedrò mai più.
Come se io fossi un tuo “amore sconosciuto e mai rivelato di quando eri in Italia.
Comunque L’ingrata del testo, non è rivolta alla “spasimata”, ma al destino!
ciao
cc
Ps -Questione di evocazioni,prima di partire per militare conobbi una francesina..!!
Tu sei la mia francesina ,mai più rivista…!!
Cancellare il 211 ma non scherziamo, non si tratta neppure di satira ma di ma di un sapiente assemblaggio di frasi fasciste, che per quelli un po’ “vispi” erano già esilarante satira al momento in cui venivano pronunciate, per quasi tutti gli altri, “meno vispi”, lo sarebbero diventate dopo il risultato finale. Questi post andrebbero incorniciati siamo alla pari con “Fascisti su Marte” di Guzzanti.
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Ringrazio tutti per gli auguri.
Dei 46 anni sono molti, 10 li abbiamo dormiti, 12 lavorati, 14 a preoccuparci ed accudire figli e genit0ri, i 10 restanti
più o meno a metà tra bisticciare e fare all’amore, attività parimenti utili a combattere l’alzhaimer.
Antonio — antonio.zaimbri@tiscali.it
Insisto, pregansi psicopatici ed integralisti di astenersi dal commentare i miei post. I loro sproloqui non sono graditi. Se si deve ragionare si ragiona, se si deve solo sproloquiare ho di meglio da fare. Chiaro?
Non oso pensare ad una ONG che abbia come presidente una certa persona. Ce ne vuole di coraggio…se il presidente è così, non oso immaginare gli altri membri…
Ma tant’è, il mondo è grande e c’è posto per tutti.
Credo comunque che anch’io mi prenderò un periodo sabatico, al pari di Peter. Stiamo sempre a parlare delle stesse cose senza fare passi avanti. Non va bene. Nessun rimprovero, per carità, solo una costatazione. Ho desiderio di qualcosa di nuovo, non dei soliti argomenti triti e ritriti. Mi trasferisco su Facebook, dove qualcuno di noi c’è già. Vi dò appuntamento lì ed amici come prima.
x Controcorrente
La poesia tocca a casa.
In Italia lasciai un innamorato.
Eravamo solo amici, io intuivo i suoi sentimenti, ma lui non sapeva dei miei.
Venne negli US a ricercarmi, incontro’ mio cognato il quale gli disse che ero “felicemente” sposata con due bambini.
Ricevetti una breve letterina anonima dove annunciava la sua morte nell’anno 2000.
Scrissi al suo paese di nascita, San Martino BuonAlbergo, Verona, e mi confermarono che era morto nello stato di New York.
Non me lo sono mai dimenticato.
Anita
PS: Ho ritrovata la sua foto in internet…era un calciatore.
Per chi amava la boxe:
Benvenuti-Griffith 40 anni di pugni tra amici…
di Salvatore Maria Righitutti
Prima dei colonnelli in Grecia e di Gimondi al Giro, ma dopo la pallottola di Tenco, il primo singolo dei Pink Floyd e l’offensiva americana nel delta del Mekong. Correva il 17 aprile 1967, un bel po’ di tempo fa, certo molto più dei 40 anni misurati dal calendario, da quando il mondo ha messo la quarta verso chissà dove. Si viaggiava ancora in bianco e nero e si aspettava il boom, quando Benvenuti e Griffith salirono per la prima volta sul ring, al Garden. Quella notte c’era una radio accesa in ogni casa, 18 milioni in ascolto, e il giorno a Roma niente pane, ancora la raccontano, perché tutti i fornai erano rimasti seduti a sentire e a sognare. Dall’altra parte, l’America non l’aveva nemmeno preso tanto sul serio, quell’italiano col ciuffo biondo e la parlata svelta che voleva buttare giù il campione a casa sua, figurarsi: «Ma perché hai fatto tutta questa strada per perdere, Benvenuti?».
Questa è una lunga e bella storia di botte e di cuore, di boxe e di vita, perché solo per amore, diciamo così, ti puoi voltare indietro dopo quasi mezzo secolo per rimettere in piedi il tuo avversario, o almeno provarci. Non li fanno più così, come Nino ed Emilio, che ormai basta la parola per dire di una coppia e di un’epoca intera. Ve li immaginate, i campioni di oggi, quelli che la foto sì, ma col cappellino dello sponsor, a ritrovarsi, riabbracciarsi e aiutarsi tra otto lustri? Vi immaginate Materazzi e Zidane, o Valentino e Biaggi, o Nadal e Federer, o tutte le altre coppie da applausi e cazzotti che vi vengono in mente, ve li vedete nel 2050 che uno corre dall’altro come un fratello, per toglierlo dai guai di una brutta malattia, o di una bancarotta feroce, da svuotare le tasche fino all’ultimo soldo? Era natale invece, dicembre 2009, quando Giovanni Benvenuti, per tutti Nino, ha deciso che era arrivato il momento di dare una mano ad Emile Griffith, divorato dall’Alzheimer e sul lastrico nonostante sei milioni di dollari guadagnati picchiando e facendosi picchiare sul ring.
Perché Emilio veniva dalle Isole Vergini e non da qualche cottage del Maine, ed era un pugile proprio come uno se lo immagina: quattro fratelli e quattro sorelle, una madre affettuosa e ingombrante, Emelda, insomma una bella fila di bocche da sfamare. Vinceva, 112 incontri in carriera, incassava e spediva i soldi a casa, Griffith. Tra i suoi avversari, a quei tempi erano più di incontri, erano epica piegata dentro un quadrato di corde e asciugamani, anche Rubin Carter, Hurricane, il pugile che è marcito in galera innocente per un bel pezzo, e che Bob Dylan ha cantato in uno dei più pezzi del suo repertorio. Benvenuti che tramite Facebook parla con Louise, figlio adottivo di Griffith che negli anni sessanta era dichiaramente e orgogliosamente gay, tanto da ridurre in fin di vita Benny Paret che prima di incontrarlo lo aveva canzonato con qualcosa tipo “checca”.
Un giro di telefonate ad amici imprenditori finché Luciano Ferrari, a Latina, gli dice sì, facciamolo. Un viaggio lampo a New York, a Long Island, per riabbraccia il rivale che è diventato l’altra parte di sè, come se tutto quello che li divideva, col tempo sia diventato il contrario, un formidabile silicone di affetto, ricordi e zingarate. All’aereoporto della Grande Mela, raccontano, quando Nino si è presentato lo hanno riconosciuto subito, «mister Benvenuti?», proprio come 43 anni fa, la prima volta di quel viaggio che era molto oltre l’oceano, era come fiondarsi sulla luna con un biglietto sola andata. Un assegno di diecimila dollari per togliere un po’ di castagne dal fuoco, per Griffith che dovrebbe campare con un sussidio di 300 dollari al mese, uno che ha perso due volte in 19 anni e che ora deve girare col cappello per arrivare a fine mese.
Benvenuti e Griffith di nuovo insieme, da ieri, da quando Emile è arrivato a Fiumicino un po’ stordito, e non per il jet lag. Loro che si sono tirati tanti pugni, in tre incontri stampati su tutti i libri di sport, e in parecchi libri di storia. La loro prima scazzottata al Madison, con la voce di Paolo Valenti a fare da colonna sonora di quelle quindici riprese, poi la rivincita di Griffith, «di quell’incontro ricordo la sofferenza, un’esperienza mai provata nella mia carriera», disse poi Benvenuti rimasto in piedi nonostante una costola rotta. E poi l’ultima, di nuovo al Madison, nel marzo 1968, un anno dopo la prima volta. Dodici mesi ininterrotti di pugni, onore e sudore, ma intanto c’era già stato un bel colpo di manovella. Il terremoto del Belice, gli scontri di Valle Giulia, l’assassinio di Martin Luther King. Il mondo è andato avanti sempre più in fretta, Nino ed Emilio hanno continuato col loro passo di antichi rivali ed eterni amici. C’è l’ultimo round da fare, e se non sei caduto prima, non cadi mai più.”
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Dove sono nato e cresciuto c’era una palestra federale.
Veniva allenata da Natalino Rea e Steve Klaus, la nazionale italiana ad allenarsi prima di partecipare alle diverse olimpiadi. Da ragazzini entravamo in palestra per osservare, zitti zitti, giovani campioni che divennero in seguito i Benvenuti, i Mazzinghi, i Duilio Loi e chissà quanti altri di cui oggi non ricordo il nome.
Nino Benvenuti imparò certamente da quella scuola di uomini veri a diventare quello che è, un galantuomo che aiuta un suo lontano avversario in difficoltà.
Merce rara, al giorno d’oggi.
C.G.
xZ
Non voglio scervellarmi a fare i conti , ma ad occhio e croce(se e´la verita´, cosa che dubito molto) nella tua vita hai dormito molto poco e fatto troppo amore. E´forse per questo che ti sei cosi rimbambito?
Rodolfo
Caro Gino,
non rimestare nel “pacco dei ricordi”, rischi di diventare un pezzo da museo , direbbe qualcuno.
Io dico che se Non si ha paura del “proprio passato” vissuto con anima pura, Non si può aver paura del proprio futuro.
Il “nuovismo”,quando è a “tutti i costi” è il peggior “passatismo” che io conosca.
Tragicamente finisce con il ripetersi , peggio e più” subdolo” del Prima.
Adelante Pedro, ma con judicio, era una lezione manzoniana.
Bello il gesto di “Nino”
Tu mi evochi, con Benvenuti , Mazzinghi una delle tante storie italiane della gioventù.
Mi evochi però anche un caso dei primi tempi di quanto “fosse “già all’epoca condizionante la TV , IL Media per eccellenza.
Nino era più bello, Sandro con quel suo nasone già da pugile meno.
Nino vinse un titolo , quello dei Medi J , contro Sandro.
Nino perse quel titolo in circostanze misteriose in Korea.
Io all’epoca tifavo Nino, era più bello era più in Tv,anche al cinema poi….poi conobbi ancghe la storia di Sandro..
Già , già ..bei tempi..
cc
x TUTTI
Non so se le avete viste…sono una lunga serie dell’eruzione del vulcano Eyjafjallajokull.
http://www.boston.com/bigpicture/2010/04/more_from_eyjafjallajokull.html?camp=localsearch:on:twit:bigpic
Mi sono appena arrivate…magnifiche e spaventose foto.
Anita
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x C.G.
mi scusi per il http://www……
X TUTTI ….se passa….
Bellime e spaventose foto dell’eruziono del vulcano eyjafjallajokull
http://www.boston.com/bigpicture/2010/04/more_from_eyjafjallajokull.html?camp=localsearch:on:twit:bigpic
Da non perdere….
Anita
eruzione
ESPERIENZE DI RESISTENZA E DI LOTTA POLITICA
di NILOUFER BHAGWAT
Global Research
In tutto il mondo la situazione è davvero apocalittica. Stiamo assistendo ad un collasso finanziario ed economico di regioni che storicamente devono molto allo sviluppo capitalistico e allo stesso tempo alle guerre più cruente della Storia, alla ricolonizzazione e alla distruzione di stati-nazione in tutti i continenti, all’aggressione di mercati, piani e spazi economici di interi Paesi con il preciso scopo di eliminare in massa la popolazione civile considerata d’intralcio all’uso e al consumo delle risorse.
Nonostante siano stati invasi o occupati numerosi Paesi (compresi, fra gli altri, Palestina, Congo, ex-Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Somalia, Yemen, Haiti) e nonostante Iran, Russia e Cina siano stati direttamente minacciati o individuati come obiettivi futuri, oggi non è stato ancora fatto alcun serio tentativo di promuovere una comprensione politica di imperialismo e fascismo – estensioni del capitalismo – nonostante il grande coraggio e il successo e dei movimenti politici e delle forze di resistenza.
Di conseguenza, sempre più Paesi sono distrutti da aggressioni militari o soccombono a intestini golpe fascisti. Questo fallimento ideologico del cittadino politicamente consapevole è fatale, a lungo andare, per l’indipendenza politica dei cittadini e delle società; inoltre, anche in quei governi instaurati dopo rivoluzioni storiche, esso ha già seriamente indebolito la capacità di organizzare una determinata opposizione nazionale ed internazionale che sconfigga l’offensiva propagandistica conseguente l’aggressione militare, che ora è globale…
Cercando strategie per affrontare queste brutali aggressioni all’umanità, che colpiscono gran parte delle società, è bene citare fra gli altri movimenti che hanno avuto una certa importanza nel 20mo secolo la lotta politica condotta dal Mahatma Gandhi, la sua determinata opposizione alla dominazione dello spazio economico indiano da parte delle compagnie straniere, le sue preoccupazioni per il mondo evidenziate dall’opposizione alla colonizzazione della Palestina – iniziata con la Dichiarazione Balfour del governo britannico in collaborazione con il sionismo europeo – la sua critica delle devastazioni sociali in seguito al colonialismo e al capitalismo come sistemi economici, la sua strategia di educazione politica, le lotte di massa, la disobbedienza civile e la non collaborazione per sovvertire i sistemi politici ingiusti. Queste sono ancora strategie da tenere in considerazione nella ricerca di una ricostruzione equa della società del 21mo secolo.
Dopo la Great War of Indian Independence del 1857, in cui la Compagnia delle Indie orientali trucidò 10 milioni di indiani, mentre i movimenti anti-coloniali si trovavano nel caos, il Mahatma Gandhi emerse come leader nella corrente dominante dell’Indian Freedom Movement.
Gandhi poneva particolare importanza al fatto che isolati atti terroristici non avrebbero sconfitto il dominio coloniale britannico; la strategia da adottare, invece, avrebbe dovuto basarsi su una costante educazione politica, con lotte di massa e proteste riguardo a questioni cruciali, e cooperazione in tutti i settori dell’amministrazione che rendessero impossibile il governo ingiusto…
Martin Luther King si oppose al militarismo statunitense, che riteneva fosse la continuazione e l’estensione delle politiche anti-sociali dello sfruttamento economico e del razzismo negli Stati Uniti. Inoltre, M.L. King credeva che il militarismo penalizzasse gli interessi della classe operaia degli Stati Uniti.
Mahatma Gandhi credeva che in un Paese dove milioni di persone soffrono la fame, il cibo fosse la divinità da diffondere necessariamente in ogni casa e che la filosofia religiosa imponesse il rispetto di tutta l’umanità, indipendentemente dalle culture.
Martin Luther King, invece, metteva in evidenza che “qualunque religione che si professi preoccupata dell’anima dell’uomo ma non della miseria in cui gli uomini si dannano, delle condizioni economiche che li strangolano e delle condizioni sociali che li paralizzano è una religione spiritualmente moribonda e in attesa di essere sepolta”.
Dall’esperienza dell’apprendistato politico in Sudafrica, Gandhi giunse a scegliere la strategia politica della disobbedienza civile di massa, della non collaborazione, e della Satyagraha – la battaglia per la verità. In India, ispirati da questo movimento, milioni di persone abbandonarono progressivamente l’apatia politica e il fatalismo, iniziarono a discutere dei temi politici quotidiani e parteciparono alle lotte di massa, cosicché per l’Impero britannico divenne impossibile governare.
In questi ultimi anni, anche in Bolivia i cittadini indigeni hanno fatto ricorso alla disobbedienza civile, che si è concretizzata nell’assedio della sede governativa ed i governi hanno dovuto di volta in volta dimettersi finché non è stato eletto Evo Morales. Non è stata una rivoluzione colorata, la popolazione boliviana ha cambiato il proprio governo attraverso un movimento di massa che chiedeva giustizia politica ed economica per la popolazione indigena della Bolivia…
Il Mahatma Gandhi non si oppose all’industrializzazione e allo sviluppo economico, come talvolta erroneamente appare. Dal suo punto di vista, però, la grande industria doveva essere regolata e sotto il controllo sociale, attraverso la partecipazione dei lavoratori nella gestione, indipendentemente dal settore interessato; allo stesso tempo sosteneva che la disoccupazione nell’India rurale e urbana dovesse essere eliminata attraverso l’introduzione di migliori tecniche agricole e attraverso il ricorso alla piccola industria e all’artigianato. Inoltre, Gandhi pose particolare importanza, considerandole immediate priorità, alla creazione di infrastrutture rurali per l’acqua potabile, alle condizioni igieniche, alla sanità, all’alfabetizzazione, all’educazione e all’alloggio.
Sebbene i loro metodi divergano, ci sono molti punti in comune fra i programmi del Mahatma Gandhi e di Mao Tse Tung per quanto riguarda il miglioramento rurale come preludio dello sviluppo delle economie di Paesi in difficoltà agricole, storicamente devastati dalla colonizzazione. Mao Tse Tung era un nazionalista interessato prima di tutto al popolo cinese; il Mahatma Gandhi, sebbene comprendesse le specifiche condizioni della società indiana, estendeva la sua preoccupazione all’umanità intera. Tuttavia Gandhi era un realista politico e aveva colto con perspicacia la situazione dei movimenti politici del 20mo secolo. Nel 1945, in un’edizione riveduta del suo Reconstruction Programme del 1941 (pubblicato nei Selected Works of Mahatma Gandhi, Vol. III), avvertiva al paragrafo 13 del programma intitolato Economic Equality:
-Finché persiste un enorme divario fra i ricchi e i milioni di persone affamate è chiaramente impossibile istituire un sistema di governo non violento. Vedete il contrasto tra i palazzi di New Delhi e le misere baracche della povera classe operaia… è sicuro che ci sarà una violenta e sanguinosa rivoluzione un giorno, a meno che i ricchi non abdichino volontariamente e che si condivida il potere per il bene comune.-
Gandhi dava grande importanza all’esempio personale, sia dei singoli individui sia dei movimenti. A tal fine trasformò lo stile di vita semplice in una cultura raffinata, sottolineando come il consumo eccessivo fosse volgare e indecente, moralmente ripugnante e a scapito delle risorse sociali. Tutto ciò contrasta totalmente con il comportamento delle classi politiche odierne in India e altrove, dove si mostra acquiescenza verso stipendi e debiti aziendali di milioni e miliardi, cifre che vanno ben oltre le necessità di una un’intera esistenza vissuta agiatamente; e tutto questo solo per standard di vita osceni ed indecenti, con milioni di risparmi in titoli e simili, che non producono altro se non bolle economiche e speculazione, mentre molti governi si trovano ora di fronte a debiti inevitabili con un impatto sociale mondiale.
La lotta politica del Mahatma Gandhi conteneva un punto di vista morale che la rendeva inoppugnabile. Gandhi focalizzava l’attenzione sulle ingiustizie sociali e sul sistema politico che schiavizzava l’umanità, piuttosto che sull’individuo, spersonalizzando le questioni, ed era un generale politico del popolo par excellence, con un’intelligenza politica intuitiva e strategica, basata su una grande esperienza delle dinamiche politiche. Perciò il suo movimento eclissò, per sostegno e varietà di composizione, qualsiasi altro movimento anti-coloniale.
Anche se non è molto noto, Gandhi condivise gli obiettivi della prima rivoluzione soc-lista [russa] del 1917 che estese il proprio sostegno a tutti i movimenti di liberazione nazionale, dato che l’interesse primario di Gandhi si estendeva oltre la libertà dai soli regimi coloniali; quest’ultima, infatti, era per Gandhi solo il primo passo verso l’eliminazione della fame, della disoccupazione e dell’indigenza su larga scala e verso il benessere diffuso e le riforme sociali…
Gandhi credeva che si dovesse necessariamente abbandonare il capitalismo ed esplorare delle alternative, per evitare che il genere umano affondasse permanentemente nella miseria dello sfruttamento, della disoccupazione, delle indecenti disparità, della violenza e della guerra.
È stato il Mahatma Gandhi, e non un qualsiasi altro leader di credo politico alternativo, ad essere preso di mira e ucciso dall’ala destra fascista, e per di più in età avanzata, quando gran parte delle personalità politiche perde importanza; e tutto ciò perché la sua attività ed il suo programma politico erano percepiti come la maggiore minaccia per il futuro progetto imperiale
Titolo originale: The Most Barbaric Wars in Human History: The Political Relevance of Mahatma Gandhi
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=18233
cara Anita,
grazie per le belle immagini del Vulcano in eruzione!
Mai viste prima, con questa nitidezza!
Specialmente quella con i Fulmini, evoca come gli Antichi Greci, immaginassero il Monte Olimpo durante un temporale e la furia di Giove!
cc
caro Vox,
interessante, ma potresti riassumere!, qualche volta…
cc
Infine x tutti
Grazie Luciana, per la “rivalutazione delle teste di c..o ,NORMALI !
Pensavamo di essere dei minorati psichici!
cc
Anita , tu non farci caso, non penso che tu conosca Luciana Littizzetto
x CC
Le avevo appena ricevute…via e-mail.
Il post non voleva passare.
Anch’io non le avevo mai viste.
Il nome di quel vulcano da problemi a tutti, adesso si limitano a dire:
Quel vulcano dal nome impronunciabile.
Anita
Ma che strano, da ieri due dei miei post sono passati con ritardo.
Ieri sera ho perfino chiuso e spedito a Pino.
Il mio post era passato…ma in ritardo.
Oggi lo stesso, il link del vulcano…prima non era passato e non c’era neanche cliccando la freccia a sinistra, adesso ce ne sono due, un po’ diversi, ma due.
Ho well………..
Anita
Cari tutti,
che a nessuno venga l’idea di cancellare il messaggio n. 211. Il Galeazzo Musolesi è un grande scrittor comico, dello stesso livello del broccolino di Peter. Teniamocelo stretto. Un saluto U.
Scusate, pensavo che il mio messaggio n.288 fosse stato mangiato dal demente. Un saluto U.
Avete combattuto per liberare l’Italia? E’ vero. Ma non avete saputo trovare la pacificazione nella Giustizia! … Non ne parlerò piu!!! sylvi { 25.04.10 alle 11:13 }
La Festa della Repubblica, l’unica che poteva pacificare questa Nazione sylvi {25.04.10 alle 16:13}
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Caro CC,
quella della pacificazione dei conflitti nati durante la guerra mondiale è da sempre un cavallo di battaglia dei neofascisti, e SOLO dei neofascisti. Non conosco nessun altro partito italiano che abbia mai sollevato questo tema (Coschittaglia non essendo un partito non conta).
Serve per dire che avendo tutti combattuto in difesa dei loro ideali, tutti caduti sono uguali; e se sono uguali i caduti non si capisce perchè non dovrebbero essere uguali anche i combattenti. Quindi sgherri della RSI e partigiani sono tutti uguali, anzi essendo di partigiani notori kommunisti al servizio di Mosca, gli sgherri delle SS ittagliane, ed altre similari canaglie, erano puro meglio.
Bisogna distruggere anche il ricordo della Resistenza, in modo da poter instaurare senza opposizione il programma della P2. C’è da dire che ormai gli manca poco: quando il firmaiolo del Colle se ne sarà andato e sarà stato sostituito dal Banana il programma sarà stato realizzato. Allora finalmente fascisti saranno felici e gl’ittagliani, un poppppolo che ha sempre avuto la memoria corta, puro.
Ci vorrà un bel po’ di tempo per svegliarsi dal sogno: sai, con 6 1/2 TV su 7 si potrebbe far sognare anche un alligatore. mica solo 60 miioni de cojoni.
Per quanto mi riguarda, io non ho da rappacificarmi proprio con nessuno. I fascisti stiano con i fascisti e con i loro manutengoli, io sto per conto mio. Hanno vinto, governino. Poi prima o poi gl’ittagliani capiranno. Ma con caaaaalma, perdio! Com’è loro costume.
Un caro saluto U.
X Rodolfo
Ti dirò che rileggendo il post (271) pur non avendo le facoltà divinatorie di Marco, mi son detto, ora arriva Rodolfo e si mette a fare i conti.
Allora facciamo come con i bambini.
I numeri che fanno riferimento ad un numero limitato delle molte attività umane sono ovviamente buttati li più o meno a casaccio per fare somma a 46. Mi servivano pera rispondere a Sylvi che aveva parlato di baruffe ed io volevo solo sottolineare che se si sta insieme 46 anni oltre alle baruffe ci sono altre cose che uniscono.
Antonio — antonio.zaimbri@tiscali.it
Ps. Effettivamente però dormo poco ed quel dato è il più vicino alla realtà.
x Antonio
Congratulazioni per il vostro anniversario.
In tutti i matrimoni ci sono momenti belli e momenti turbolenti,
gioie e lacrime.
Ma l’unione di due cuori e due persone, riescono a superare tutto. (o quasi)
Cosi’ auguri per oggi ed i miei auguri per molti anni ad avvenire.
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Noi siamo arrivati al 46esimo, mio marito sperava di arrivare ai 50.
Forse e’ stato meglio cosi’, non so se avesse potuto affrontare la perdita di un altro figlio e la demolizione del business che era stato la sua vita.
Buona notte,
Anita
xAnita
Bah….beati gli AZ e le Anite…
io non sono arrivato mai all´ottavo anno.
Vedermi la stessa donna per un tempo cosi lungo nel mio letto mi immancolirebbe troppo, cosi quando mi stanca e comincia a diventare insopportabile,quando con il tempo si lascia andare e non e´piu´cosi attraente da dare impulsi al mio pisellino……la cambio, nella stessa maniera di come si cambia un´auto, cosi la vita diventa piu´eccitantante e vale la pena di viverla.
http://www.youtube.com/watch?v=EOdp3Mo2oaw&feature=related
Rodolfo
x Uroburo
Io non ho bisogno di rivolgermi a nessun intermediario per rispondere alle sue affermazioni citando le mie.
Non ho nemmeno bisogno di usare il suo eloquio forbito
( evacuare…ecc.) , nè di accusarla ad ogni piè sospinto di essere quello che non è!
Non ribadirò perchè non sono mai stata,nè sono di idee fasciste…tanto tutti quelli che non la pensano come lei sono fascisti!
Nella mia famiglia chi non voleva diventare fascista è partito…
mio nonno ha mantenuto sempre la tessera di quella che era la CGIL d’allora, non so più come si chiamava ma posso informarmi!
Non abbiamo mai confuso i combattenti della Resistenza con quelli della RSI!
Non le permetto di insultarmi semplicemente perchè constato che tutto il mondo civile ha siglato Paci con i nemici in guerra.
Paci che chiudevano i contenziosi e li stigmatizzavano.
In Italia NO!
Dobbiamo diventare tutti comunisti perchè si possa chiudere questo capitolo che dura da 65anni?
E’ questa la democrazia che molti di voi invocano?
Io ho solo detto che la Festa della Repubblica avrebbe unito TUTTO il popolo italiano.ED è l’unica Festa che ci avvicinerebbe ai popoli civili vicini!
Mantenendo la Festa della Liberazione con il suo VALORE che nessuno deve disconoscere. Ma non è la stessa!
Può insultare fin che vuole, ma io parlo dal futuro, non dal passato che non passa mai!
Ignori pure ciò che scrivo, ma se ribatte la prego di farlo con urbanità, sarebbe un buon esercizio di pacificazione!!!
Sylvi
Non voglio stigmatizzare l’Italia, ci sono molti paesi che hanno problemi con l’informazione libera; una delle forme più estreme si trova in Russia, dove Vladimir Putin controlla praticamente tutto.
Al Gore, 24 aprile,
ospite di “Che tempo che fa”, di Fabio Fazio.
Fiat : Le parole di Marchionne confermano che a Fiat, nonostante il restyling presidenziale, non cambia assolutamente nulla rispetto al passato.
Palermo, rubati messaggi e foto
dall’albero di Giovanni Falcone
Sfregio all’albero-simbolo del pellegrinaggio antimafia sotto il palazzo dove abitava il magistrato ucciso Cosa Nostra nel ’92.
Scomparsa anche la foto di Falcone.
Folla per Saviano e Al Gore al Festival del giornalismo
Centinaia di persone in fila a Perugia per l’incontro tra l’autore di “Gomorra” e il premio Nobel.
“La mafia si vince raccontandola”.
x tutti i Rodolfo incapsulati nel loro Walter, come direbbe la Littizzetto
L’importante è finire. Mina
Adesso arriva lui,
apre piano la porta
poi si butta sul letto
e poi e poi
ad un tratto io sento
afferrarmi le mani
le mie gambe tremare
e poi e poi e poi e poi
spegne adagio la luce,
la sua bocca sul collo
ha il respiro un po’ caldo
ho deciso lo mollo,
ma non so se poi farlo
o lasciarlo soffrire
l’importante è… finire.
Sylvi
Nessuno riscriva la storia
“Può succedere ancora, come allora, che senza accorgercene diamo via dei pezzi di libertà.
La belva che è dentro l’animo dell’uomo, la stessa che si sta scatenando in molte parti del mondo può tornare anche da noi, sotto diverse forme, se non diciamo ai ragazzi di stare attenti.
Per questo dobbiamo combattere perché non sia consentito di riscrivere la storia inventandone un’altra.
Non accettiamo mistificazioni come il fascismo buono e bonaccione, i massacri con il gas in Etiopia li abbiamo iniziati noi.
Basta mistificazioni come quella degli italiani brava gente perché allora siamo stati capaci di essere cattivi”. .
Caro Vox,
l’analisi del ns amico sulla fame mondiale e sul Gandhi sono ben fatte,ma se non si istruisce il popolo ad un vivere in pace e a contentarsi del “poco ma sufficiente”,… la lotta per la sopravvivenza sarà sempre spietata.
C’è ancora il contadino che in India fa il debito in banca per comperare le sementi e,se il raccolto va mele,si suicida insieme alla famiglia.
La prima cosa che mi ha raccomandato il gestore dell’albergo
dove ho soggiornato a Ponticherry è stato:
“non dare mance,devono arrangiarsi con il loro salario”,…
già,…180 rupie,tre euro, per la giornata di un muratore.
La ns generazione ha cominciato una nuova era,quella di internet ,che può raggiungere i popoli negli angoli più dispersi della terra,…facciamone buon uso e cerchiamo di far capire a
tutti,con parole,ma specialmente con le immagini,…che si può
vivere bene e in pace anche con poco.
Un saluto,Ber