Manifesto per la fondazione del partito Democrazia Laica. Per la difesa della laicità della Repubblica italiana (quindi anche della libertà di religione) e contro la guerra da “scontro di civiltà”

Il laicismo unisce, i clericalismi invece dividono. E spingono chiaramente verso una nuova disastrosa guerra chiamata “scontro di civiltà”. Se qualcuno vuole partecipare con me all’avventura della creazione del partito Democrazia Laica si faccia avanti. Questo è il manifesto che io propongo. Si accettano ovviamente suggerimenti e consigli, specie per il programma politico che io ho solo abbozzato in pochi punti.

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L’Italia è stata unificata e resa più civile, più moderna e più europea dalle personalità, dai gruppi, dalle associazioni e dai partiti laici e antitotalitari, cioè da un insieme che oggi è purtroppo molto indebolito e in via di estinzione come realtà organizzata e dotata di strutture politiche. Da qualche tempo è invece cresciuto l’interventismo della gerarchia vaticana nella vita politica della Repubblica Italiana, fino a superare abbondantemente in vari campi i limiti del lecito; interventismo che si è mobilitato non per la conquista di nuovi diritti dei cittadini italiani, quanto invece per impedirli. Di recente si è arrivati a sostenere che le leggi della Repubblica devono essere in sintonia con il credo man mano elaborato in Vaticano.
Questo comportamento, da religione di Stato, spinge da una parte all’ossequio filoclericale e dall’altra all’anticlericalismo, eccessi da evitare entrambi, ma spinge anche in direzione contraria al diritto di libertà di culto, inteso come diritto alla libertà per ogni culto, compreso il culto del non credere. Il Vaticano ha tentato a lungo d’imporre alla Comunità Europea il cappello delle “radici cristiane” nel progetto di Costituzione europea. Il tentativo finora è andato a vuoto e nel frattempo la Spagna, ex sagrestia d’Europa, si è molto laicizzata, diventando molto più moderna ed europea. Per bilanciare tali perdite il Vaticano ha aumentato la pressione sulla Repubblica italiana, con il chiaro scopo di farne il proprio “zoccolo duro” per non perdere anche l’influenza, i privilegi e il potere che da secoli esercita sul territorio italiano.

La libertà di scelta religiosa e di scelta atea o agnostica è un diritto inalienabile, che parafrasando una nota frase di Camillo Benso di Cavour potremmo riassumere con l’espressione “Libere Chiese in libero Stato”, aggiornandola ed ampliandola in “Libere Chiese in libera Europa”. Il crescendo di invadenza vaticana va però in direzione opposta a tale diritto e a parte dei diritti universali dell’uomo, e legittima per reazione un’analoga invadenza da parte di altre religioni, aumentando così il pericolo del ripetersi di esiti drammatici già vissuti in passato, e contribuisce in modo preoccupante al deterioramento della scuola e della sua centralità nella formazione dei cittadini e del futuro del Paese. Ecco perché l’invadenza del Vaticano va contrastata, con urgenza e fermezza, ed ecco perché quella delle altre confessioni va prevenuta con altrettanta urgenza e fermezza prima che sia troppo tardi. Si può essere cristiani e cattolici senza inginocchiarci anche fuori dalle chiese, così come si può essere atei o professare altre religioni senza per questo tenere sermoni o montare in cattedra fuori dai propri templi.Pur tralasciando le passate mobilitazioni della gerarchia clericale contro quelli che sono poi diventati diritti civili, come il diritto al matrimonio con rito non religioso, il diritto alla contraccezione preventiva, all’aborto e ai trapianti di organi, ancora oggi i cittadini italiani pagano le conseguenze dell’interventismo del Vaticano in troppi campi:
•    fecondazione assistita;
•    convivenza more uxorio di cittadini dello stesso sesso;
•    diritto alla contraccezione;
•    diritto alla pillola del giorno dopo;
•    diritto all’aborto terapeutico senza l’ostacolo delle cosiddette “obiezioni di coscienza” e senza intollerabili pressioni di presunti “amici della vita”;
•    diritto a decidere sulla propria morte contro l’accanimento terapeutico deciso da estranei contro la volontà dell’interessato e dei suoi congiunti, anche ben oltre il limite della umana dignità;
•    diritto alla prescrizione medica di sostanze utili ad attenuare l’insostenibile dolore fisico nei malati terminali.
•    diritto all’eguaglianza, almeno nelle scuole pubbliche, da parte di insegnanti di materie non religiose nei confronti degli insegnanti di religione, sfacciatamente preferiti nelle graduatorie per l’assunzione in ruolo.
Il dilagare di malattie sessuali quali l’Aids, che in Africa miete centinaia di migliaia di vittime e crea un mare di orfani, a causa del divieto “religioso” del preservativo, perfino in presenza del suo utilizzo a fini procreativi senza rischio tra sieropositivi, indica che questi argomenti non hanno nulla né di religioso da una parte né di ideologico dalla parte contrapposta. Si tratta di problemi drammaticamente concreti, che creano dolore e sofferenza in tutti coloro che si vedono privare la dignità di nuovi diritti e l’esercizio della propria sessualità senza i condizionamenti di tabù imposti dall’alto per motivi che in realtà nulla hanno a che vedere con la religione.
Purtroppo l’invadenza della gerarchia vaticana non si ferma ai temi citati, ma si spinge anche a pretendere una serie di privilegi decisamente inaccettabili, perché oltretutto contraddicono pesantemente il principio di eguaglianza dei cittadini e tra fedi diverse, compresa la fede nella mancanza di fede:
•    incasso di quasi l’80% del gettito fiscale dovuto all’8 per mille versato da molti contribuenti all’atto della dichiarazione dei redditi senza specificare il beneficiario. Il libro L’obolo, scritto dal giornalista Curzio Maltese, ha rivelato l’impressionante ammontare delle cifre incamerate ogni anno dal Vaticano in questo modo. Cifre che meglio sarebbe investire nella scuola, cioè nel futuro dei giovani e quindi dell’intera società;
•    esenzione da tasse come l’Ici ottenuta in molti modi, anche inserendo piccoli spazi per il culto in immobili chiaramente ad uso commerciale, turistico, ecc. E’ da notare come varie inchieste giornalistiche e buoni libri dimostrano che il Vaticano possiede beni immobili pari a un quarto di tutti quelli esistenti a Roma e un quinto di tutti quelli esistenti in Italia;
•    nomina anche nelle scuole pubbliche degli insegnanti di religione su decisione del vescovo locale, anziché per concorso come per tutti gli altri insegnanti;
•    privilegio nell’assunzione a tempo indeterminato degli insegnanti di religione rispetto a tutti gli altri anche aventi maggiore anzianità, e con il ministro Giulio Tremonti privilegio perfino negli aumenti di stipendio;
•    licenziabilità dei citati insegnanti di religione a discrezione del vescovo locale;
•    stanziamenti sempre più sostanziosi per la scuola privata, che in Italia è di fatto quella gestita dal Vaticano o da organismi ad esso facenti capo. La Regione Lombardia è arrivata al punto di stanziare fondi per aiutare le famiglie che, per i propri figli, alla scuola pubblica preferiscono quella privata, cioè di fatto confessionale. Si utilizza quindi il pubblico denaro per degradare ulteriormente la scuola pubblica! Degrado che l’attuale ministro della Pubblica Istruzione, Maria Stella Gelmini, vuole acuire a livello nazionale imponendo a tutte le Regioni le stesse regalie di danaro pubblico a favore della preferenza per le scuole private, vale a dire facenti capo al Vaticano, a discapito di quelle pubbliche, facenti capo cioè alla Repubblica Italiana. E’ invece il ruolo centrale e strategico della scuola pubblica nel futuro di un Paese civile che deve essere recuperato e rilanciato con urgenza, pena il declino irreversibile e annessi possibili esiti traumatici.


Poiché i vescovi non sono nominati dalle rispettive comunità di credenti, bensì dallo Stato del Vaticano e ad esso debbono rendere conto, ne consegue che la Repubblica Italiana ha ceduto parte della propria sovranità a uno Stato estero qual è a tutti gli effetti il Vaticano, anche in tema di esercizio del diritto internazionale.
Oltre a ciò, il problema è che gli insegnanti in questione non sono insegnanti di religioni o storia delle religioni, come dovrebbero invece essere, bensì di fatto solo insegnanti di religione cattolica, intesa sempre e comunque come “la vera religione”. Su questo punto la gerarchia facente capo al Vaticano e alcune forze politiche al suo seguito e adoratrici della “realtà territoriale” hanno preso posizione esplicita, anche in tempi recenti, appellandosi alla tradizione, alla “identità italiana” e alle “radici europee”.
Riguardo all’invocare le tradizioni come un obbligo da perpetuare, bisogna sottolineare che anche lo schiavismo, le case di tolleranza, lo sfruttamento dei minori, la subordinazione della donna e la sua mancanza del diritto di voto, la monarchia, la pena di morte, la tortura, il disprezzo verso gli ebrei perché “popolo deicida”, la mancanza di diritti eguali per tutti e perfino la mancanza dell’habeas corpus, tutte queste realtà storiche sono state delle tradizioni. Tradizioni durate molti secoli e a volte millenni, ma non per questo abbiamo dovuto restarne prigionieri, ce ne siamo anzi per fortuna liberati. Le “tradizioni” sono da sempre in continuo aggiornamento e volerle ingessare o restarne prigionieri è – per usare un linguaggio caro al clero vaticano – contro natura, oltre che contro la Storia e i diritti universali degli esseri umani.


Riguardo l'”identità italiana”, non è il Vaticano il più adatto a parlarne e a spiegare cosa essa sia. Non è infatti fare dell’anticlericalismo ricordare che il papato si è opposto più di una volta alla realizzazione dell’unità d’Italia, unità che avrebbe potuto essere realizzata già dai Longobardi, i laboriosi lombardi di oggi, ben 800 anni prima di quanto avvenuto. L’unità d’Italia è stata peraltro conquistata appena 150 anni fa e a prezzo di guerre anche contro lo stesso Stato pontificio. Come qualunque altra, l’identità italiana è comunque cambiata nel tempo, modificandosi sotto l’incalzare della Storia ed emancipandosi sotto l’incalzare del sapere, della cultura e del progresso in generale.
Riguardo infine alle famose “radici cristiane” dell’Europa, da qualche tempo fatte diventare “giudaico-cristiane”, con una inversione di 180 gradi rispetto alla tradizione, è il caso di dirlo, durata 16 secoli, ci sono da notare alcune cose.
La prima è che nonostante le intenzioni del Vaticano il termine “giudaico-cristiano” rende evidente la stessa realtà che esso vuole nascondere, e cioè che le radici in questione hanno origini ben più antiche (esse affondano nel Vicino e Medio Oriente): né l’ebraismo e neppure il cristianesimo sono infatti realtà “made in Europe”, dove sono infatti arrivate dal Medio Oriente.
La seconda cosa da notare è di fatto una prosecuzione della prima. Se la definizione “giudaico-cristiane”, riferita alle radici in questione, indica implicitamente che esse arrivano fino in Oriente, c’è da aggiungere che in realtà esse affondano molto più in là di quanto comunemente si voglia ammettere e far sapere: nonostante la damnatio memoriae dei popoli pagani operata dal Vaticano con la Bibbia, le nostre radici arrivano infatti fino in Mesopotamia e oltre. Basta notare come perfino piccole realtà di essenziale uso quotidiano, come l’orologio e il calendario, i numeri e le operazioni aritmetiche, per non parlare di molto altro, sono eredità che abbiamo ricevuto da spazi territoriali e culturali che abbracciano almeno 3-4.000 anni di storia e comprendono in forma organica l’attuale Vicino e Medio Oriente, spingendosi peraltro ancora più in là.
Voler far partire la Storia dal tempo della Bibbia o da quello più recente dei vangeli rappresenta un grave errore, oltre che un sopruso nei confronti della verità. Vale a dire, una falsificazione della Storia, ovvero dei fatti realmente accaduti, anche se troppo spesso volutamente ignorati, specie in relazione alle loro influenze sulla cultura e sull’identità dei popoli. Tale ignoranza è però oggi non più ammissibile alla luce delle imponenti acquisizioni realizzate da discipline quali l’archeologia, la storiografia, lo studio delle lingue precedenti il greco e il latino e lo studio delle conoscenze scientifiche e tecnologiche di popoli e culture anteriori, e non di poco, ai greci e ai latini. Anteriori cioè ai popoli e alle culture alle quali usiamo far ascendere le nostre radici precedenti il cristianesimo e precedenti la stessa presa di coscienza dell’esistenza del territorio chiamato Europa.
La terza cosa da notare, infine, è che le radici vantate dal Vaticano sono state man mano favorite e poi imposte manu militari per motivi politici dal potere imperiale, quello di Costantino e Teodosio prima e di Carlo Magno dopo, recidendo, con metodi non di rado degni dei moderni talebani, radici ben più antiche. E’ ormai assodato e noto che le più importanti ricorrenze cristiane, quali il Natale, la Pasqua, la Quaresima, ecc., non sono altro che tradizioni preesistenti, “pagane”, delle quali il clero romano si è semplicemente appropriato. Perfino le processioni e la venerazione delle immagini sacre ci sono state trasmesse dall’antico Egitto e dalla Mesopotamia, oggi quest’ultima ancor più aborrita perché si chiama Iraq.


Se non si puntano i piedi sulla demistificazione delle “radici europee” e del'”identità italiana” – rispettivamente definite “radici cristiane” e “radici cattoliche”, con insistenza crescente da quando è nata la Comunità Europea, e recentemente trasformate entrambe in “giudaico-cristiane” – si finirà con il restare prigionieri dell’evidente strategia vaticana di ricerca di una qualche forma di coesistenza tra cristianesimo ed ebraismo, inclinata in realtà sempre più pericolosamente verso lo scontro con il mondo islamico, esponendoci quindi prevedibilmente al suo risentimento e alle sue reazioni.
Quello con il mondo islamico è uno scontro iniziato in tempi moderni con la spedizione di Napoleone in Egitto due secoli fa, ma già inaugurato in tempi anteriori con le varie crociate. Che altro non erano se non guerre europee volute dal Vaticano contro il mondo non solo islamico. Viceversa, si rischia che eventuali e peraltro auspicabili accordi di pacifica convivenza tra le diverse confessioni stendano una ancor più spessa e pesante cappa multi clericale sui diritti dei cittadini italiani tutti, laici e non laici, che seguono una religione o che non ne seguono nessuna. E nel caso di ormai non impossibile rottura dell’unità d’Italia, con conseguente espulsione della sua parte più debole dalla Comunità Europea, la situazione che si sta creando potrebbe avere conseguenze devastanti.


A tutto ciò bisogna aggiungere che in parallelo con l’aumento dell’invadenza clericale nella vita politica è cresciuta anche nella realtà delle scuole private il ruolo di Comunione e Liberazione, organizzazione filoclericale che punta a occupare nell’intero settore della scuola uno spazio simile a quello che è riuscita ad occupare nel settore della sanità della Regione Lombardia, diventata per alcuni politici regionali l’equivalente di ciò che è Mediaset per Silvio Berlusconi. Comunione e Liberazione ha inoltre contribuito ad alterare la natura della politica sanitaria lombarda: se tale politica prima era modellata sulla realtà della distribuzione statistica e territoriale delle patologie,  oggi invece è modellata sulla struttura e sulle esigenze del mondo della produzione sanitaria e farmaceutica. Si vuole forse snaturare anche il mondo della scuola con analoghi cambiamenti di rotta e di obiettivi? Nella scuola si vuole piegare l’interesse generale a favore di quello “privato”, in gran parte confessionale e comunque sempre affaristico?
Più in generale, il dilagare di Comunione e Liberazione nella realtà economica e politica lombarda è ben documentato dal libro dal titolo significativo: Assalto al potere in Lombardia, scritto da chi ben conosce il tema, perché dipendente della giunta regionale e per rappresaglia è stato sospeso pro tempore dal lavoro.
C’è da notare che Comunione e Liberazione è nata proprio in Lombardia, per l’esattezza a Milano, grazie all’uso molto disinvolto che il famoso professore di religione don Luigi Giussani fece negli anni ’60 del suo ruolo tra gli studenti del liceo Berchet dove insegnava. L’esempio del sacerdote Giussani – definito grande educatore, omettendo però che educava al cattolicesimo molto poco laico – trova oggi volenterosi imitatori. Nelle scuole private nell’orbita di Comunione e Liberazione non di rado gli insegnanti praticano, nei confronti di cognizioni e dottrine sgradite, la strategia del riduzionismo o del negazionismo, per esempio nei riguardi del darwinismo e dell’evoluzionismo, sostituiti d’autorità con il creazionismo biblico, ma anche sostituendo buona parte della storia antica con i miti della Bibbia, fatti passare per verità storiche quando è ormai assodato che non lo sono e che pertanto alimentano invece odi millenari tra varie confessioni con danno dei rispettivi popoli.


Una scuola pubblica che insegni istituzionalmente nello stesso tempo due cose tra loro opposte e inconciliabili, vale a dire da una parte la storia e il pensiero critico, quindi anche scientifico, con il personale docente scelto dallo Stato italiano e dall’altra il suo opposto fideistico, quali per esempio il creazionismo e i miti biblici con il personale scelto ad nutum dal vescovo, è una scuola che offende il dettato costituzionale sulla parità dei cittadini italiani e che non è in grado di formare menti dotate di sufficiente intelligenza critica e capacità scientifica.
Una tale formazione scolastica, contraddittoria e schizofrenica, non è la più adatta per reggere le pesanti sfide economiche, culturali e globali che sempre più ci vengono lanciate da Paesi come l’India e la Cina, giganti che, spogliatisi ormai del tutto degli abiti coloniali imposti in passato dall’Europa, la stanno raggiungendo in molti campi. Con la prospettiva di superarla e soppiantarla nel ruolo mondiale. E’ quindi la scuola pubblica, non le singole confessioni né quella dominante, che deve essere messa al centro dell’interesse generale.


E’ la stessa Comunità Europea a lanciare l’allarme con una apposita risoluzione, la numero 1580 del 4 ottobre 2007, che vale la pena citare per intero in calce a questo documento, e che mette in risalto come il movimento creazionista persegua in realtà ovunque nel mondo cristiano, dagli Stati Uniti, dove è nato, all’Europa, dove lo si vuole espandere, l’obiettivo di abbattere la democrazia per sostituirla con la teocrazia. E anche in questo caso non è ideologia o anticlericalismo denunciare una tale situazione, si tratta invece di far notare, tra l’altro, un paio di cose. Senza scadere nell’antagonismo e nella contrapposizione reciproca, credo e scienza devono poter coesistere senza che un credo venga ad opporsi alla scienza contrastandone le acquisizioni, che hanno invece il merito di avere enormemente migliorato le condizioni di vita dell’umanità.
In Italia siamo arrivati al punto che il vicepresidente del Consiglio Nazionale per le Ricerche (CNR), Roberto De Mattei, si è fatto dare dallo stesso CNR un contributo di 9.000 euro per pubblicare gli atti di un convegno da lui organizzato sul tema “Evoluzionismo. Il tramonto di una ipotesi” (cfr “La Repubblica” del 23 dicembre 2009). De Mattei è un fervente creazionista, convinto che “Adamo ed Eva siano personaggi storici e siano i progenitori dell’umanità”.
Poiché crede nella Bibbia, e non solo riguardo all’origine dell’umanità, confondendo illegittimamente tra le sue legittime scelte religiose e la sua pubblica responsabilità di ricercatore scientifico, De Mattei lancia anche l’accusa che “in alcuni ambienti ecclesiastici c’è un atteggiamento debole, come di inferiorità verso certi ambienti intellettuali” assertori del darwinismo, e punta il dito contro i “vescovi e teologi che lo accettano”, chiosando che questi “sono gli stessi per esempio che sostengono che il libro della Genesi è una metafora e che non va preso alla lettera”.
Se questa è la mentalità scientifica e la disinvoltura del vicepresidente del CNR, possiamo intuire quale sia quella al livello della scuola di ogni ordine e grado. Insistere sulla verità storica delle narrazioni bibliche e prenderle come insegnamenti, per giunta divini, anziché spiegare che in massima parte sono solo miti e che nella totalità sono comunque di esclusiva origine umana significa legittimare valori che ledono in molti punti la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la Costituzione della Repubblica italiana.


Non è ammissibile che il Vaticano remi contro la laicità e quindi contro la legalità della nostra Repubblica e che nello stesso tempo questa gli conceda tali e tante concessioni economiche e agevolazioni fiscali da farne un non trascurabile peso per l’erario. Peso che oltretutto ha quattro ben precise conseguenze negative: contribuisce a ridurre la possibilità di arrivare a una più equa tassazione, sempre promessa dai nostri governanti e sempre dagli stessi rinviata alle calende greche; impedisce alla radice lo sviluppo di iniziative pubbliche assistenziali e solidaristiche, con annessa creazione di posti di lavoro anche qualificato; favorisce invece la cultura e la pratica della carità appaltata di fatto a iniziative ed istituzioni facenti capo al Vaticano; infine, toglie risorse alla scuola pubblica.
La debolezza, le contraddizioni e i vizi di varia natura delle forze politiche, soprattutto della maggioranza, mettono il governo e la gran parte dei partiti nella condizione di avere più che mai bisogno dell’appoggio della gerarchia vaticana per conservare la propria base elettorale, cioè il proprio potere.
Tutto ciò è apparso drammaticamente chiaro nelle vicende del primo ministro Silvio Berlusconi negli ultimi mesi del 2009, sfociate nell’affermazione clamorosamente mendace sui “valori cristiani veicolati dal mio governo”. Il “caso Dino Boffo”, con i suoi annessi e connessi, è stato un episodio emblematico anche per cinismo, mercanteggiamenti e disponibilità alla simonia, oltre che per le torsioni acrobatiche che ha comportato. E a proposito di torsioni acrobatiche, la Lega Nord è passata da un anticlericalismo becero ad un altrettanto becero filoclericalismo, aggravato da una visione del cattolicesimo decisamente meschina e razzista.
Il bisogno governativo e più in generale politico, anche a livello regionale e comunale, di appoggio strumentale alla stampella vaticana comporta una ulteriore contrazione dei diritti civili e una ulteriore cessione di sovranità della Repubblica italiana a favore dello Stato estero del Vaticano.
Tutto ciò ha inoltre contribuito all’abbandono da parte dei partiti di sinistra dell’analisi della composizione della realtà produttiva, industriale, economica, finanziaria, contadina, professionale, ecc., e dell’analisi della composizione delle classi sociali. Un abbandono che obnubila la possibilità di efficaci riforme e cambiamenti strutturali e quindi di un più alto livello della qualità della vita delle classi dipendenti. Le categorie dell’analisi di classe sono state sostituite da categorie prevalentemente anagrafiche, come “giovani” e “anziani”, etnico-geografiche, come “extracomunitari” e “italiani”, religiose, come “cattolico” e “musulmano”. E c’è la tendenza ad aggiungere categorie ideologiche come “antisemita”, “filoisraeliano”, “filoarabo”, ecc. La distruzione della possibilità di intervenire incisivamente sulla realtà strutturale anche di classe è perciò praticamente nulla.


Le tensioni e i tentativi di accordo tra le tre religioni monoteiste, che di fatto sono le religioni dell’intero bacino del Mediterraneo e annesso retroterra, spingono in direzione di un rafforzamento clericale, inteso come rafforzamento dei cleri delle varie confessioni e di quelli delle loro divisioni scismatiche (non esiste infatti né un solo tipo di cristianesimo né un solo tipo di islam e neppure un solo tipo di ebraismo, in quanto le loro suddivisioni e sette assommano ormai a svariate decine).
Siamo così costretti a oscillare tra lo “scontro di civiltà” – che è piuttosto uno scontro di inciviltà, oltre che di fatto uno scontro di religioni, o meglio di interessi che si definiscono religiosi – e una ripresa dei vari clericalismi che sarà sicura causa di regressione sotto vari profili: politico, civile, sociale, morale, culturale, quindi anche scientifico, ed economico, oltre che religioso, ove per religione s’intenda l’inalienabile diritto a professare una fede, senza volerla imporre agli altri. Cioè senza voler a tutti i costi interferire nel dare a Cesare ciò che è di Cesare e, per chi ne ha almeno uno, dare al proprio Dio ciò che è del proprio Dio.
Non vogliamo restare prigionieri di tradizioni e radici che non hanno saputo evitare o che hanno provocato tragedie immani come il colonialismo, le guerre mondiali, i genocidi, l’uso della bomba atomica e la demenziale corsa agli armamenti nucleari, chimici, batteriologici e perfino “stellari, tutte prove evidenti dell’assenza di qualunque “superiorità” culturale o di civiltà nei confronti del resto del mondo, anzi prove di bancarotta morale e culturale di modelli di civiltà e sviluppo insostenibili, che se diventano accessibili al resto dell’umanità, il rischio è quello della distruzione delle risorse del pianeta.


OBIETTIVI – In attesa di definirli con esattezza con un dibattito più ampio, sono comunque prioritari:
•    il potenziamento delle scuole pubbliche e dei programmi scolastici, anche dirottando a loro favore almeno parte dei fondi recuperabili ponendo fine ai privilegi economici del Vaticano e degli incostituzionali finanziamenti alle scuole private;

•    il riconoscimento effettivo della parità dei diritti e della dignità tra l’uomo e la donna anche in fatto di sovranità sul proprio corpo, promozione di una maggiore presenza della donna in tutti i campi della vita pubblica, sua autonomia nelle scelte in fatto anche di maternità e lotta contro le pretese di sua soggezione alle ideologie dei vari cleri, che di fatto sono pretese di prosecuzione della soggezione della donna all’uomo. Il potere maschile e maschilista ha già fatto troppi danni nel corso della Storia, ed è ormai urgente porvi un argine e combatterlo;
•    l’ampliamento dei diritti civili sulla base dell’eguaglianza tra tutti i cittadini italiani, e quindi a prescindere da considerazioni religiose e sessuali e di qualunque altra natura comunque discriminatoria;
•    l’abrogazione del Concordato e dei privilegi che comporta, anche per impedire che se ne stipulino altri sullo stesso modello per altre religioni.


Ecco intanto il testo completo della risoluzione n. 1580 approvato dalla Comunità Europea il 4 ottobre 2007:
1 – Lo scopo di questo rapporto non è quello di mettere in dubbio o combattere un credo – il diritto alla libertà di fede non lo permette. Lo scopo è di mettere in guardia contro certe tendenze a far passare un credo per scienza. È necessario separare i credo dalla scienza. Non è una questione di antagonismo. Scienza e credo devono essere in grado di coesistere. Non è una questione di contrapporre credo e scienza, ma è necessario evitare che un credo venga ad opporsi alla scienza.
2 – Per alcune persone la creazione, in quanto materia di credo religioso, dà un senso alla vita. Nonostante questo, l’assemblea parlamentare è preoccupata dei possibili effetti negativi che potrebbero avere le idee creazioniste all’interno del nostro sistema educativo, e delle conseguenze per la nostra democrazia. Se non stiamo attenti, il creazionismo potrebbe diventare una minaccia per i diritti umani, argomento di fondamentale interesse per il consiglio europeo.
3 – Il creazionismo, che è nato dal rifiuto dell’evoluzione delle specie attraverso la selezione naturale, è stato per lungo tempo un fenomeno quasi esclusivamente americano. Oggi le idee creazioniste tendono a farsi strada in Europa, e la loro diffusione sta influenzando un numero notevole di Stati membri del Consiglio europeo.
4 – L’obiettivo primario dei creazionisti di oggi, la maggior parte dei quali sono cristiani oppure musulmani, è l’educazione. I creazionisti sono tesi ad assicurarsi che le loro idee vengano incluse nei programmi scientifici della scuola, ma il creazionismo non può in ogni caso pretendere di essere una disciplina scientifica.
5 – I creazionisti mettono in dubbio il carattere scientifico di certi aspetti della conoscenza, e sostengono che la teoria evolutiva è solo una fra le tante interpretazioni possibili. Essi accusano gli scienziati di non fornire prove sufficienti per affermare la validità scientifica della teoria evolutiva. D’altra parte essi difendono le proprie affermazioni come scientifiche. Nulla di tutto questo regge ad una obiettiva analisi dei fatti.
6 – Stiamo assistendo ad una crescita delle modalità attraverso le quali viene messa in discussione certa conoscenza stabilita sulla natura, sull’evoluzione, sulle nostre origini e sul nostro ruolo nell’universo.
7 – C’è un rischio effettivo di generare una seria confusione nelle menti dei nostri figli tra ciò che ha a che fare con convinzioni, credo e ideali di ogni tipo, e ciò che ha a che fare con la scienza. Un atteggiamento apparentemente egualitario potrebbe apparire piacevole e tollerante, ma è in realtà pericoloso.
8 – Il creazionismo presenta molti aspetti contraddittori. L’idea dell’intelligent design, la più recente e più raffinata versione del creazionismo, non nega un certo livello di evoluzione, ma l’intelligent design, in forma più sottile, cerca di apparire come scientifico nel suo approccio, e proprio qui sta il pericolo.
9 – Questa assemblea ha regolarmente insistito sull’importanza fondamentale della scienza. La scienza ha reso possibili notevoli miglioramenti nelle condizioni di vita e di lavoro, e non è un fattore insignificante nello sviluppo economico, tecnologico e sociale. La teoria dell’evoluzione non ha nulla a che vedere con una divina rivelazione, ma è basata su fatti concreti.
10 – Il creazionismo sostiene di essere basato su rigore scientifico. In realtà i metodi utilizzati dai creazionisti sono di tre tipi: affermazioni puramente dogmatiche; un uso distorto di citazioni scientifiche, a volte illustrate con splendide fotografie; e un supporto da parte di più o meno noti scienziati, la maggior parte dei quali non sono specialisti nel settore. Attraverso questi metodi i creazionisti cercano di convincere chi non è esperto in materia, e di seminare dubbio e confusione nelle loro menti.
11 – L’evoluzionismo non è una semplice questione di evoluzione degli umani e delle popolazioni. Negarlo potrebbe avere serie conseguenze sullo sviluppo della nostra società. Progressi nella ricerca medica con lo scopo di combattere con efficacia malattie infettive come l’AIDS diventano impossibili se i principi fondamentali dell’evoluzione sono negati. Non ci si può rendere pienamente conto dei rischi che comporta il significativo decadimento nella biodiversità e nei cambiamenti climatici, se il meccanismo evolutivo non è compreso a fondo.
12 – Il nostro mondo moderno è il risultato di una storia molto lunga, di cui lo sviluppo delle scienze e della tecnologia costituiscono un aspetto importante. Nonostante questo, l’approccio scientifico non è ancora del tutto compreso, e questo può incoraggiare lo sviluppo di ogni tipo di fondamentalismo ed estremismo. Il totale rifiuto delle scienze è certamente una delle minacce più gravi per i diritti umani e i diritti civili.
13 – La guerra alle teorie evolutive e ai suoi sostenitori nasce nella maggior parte dei casi da forme di estremismo religioso che sono strette alleate dei movimenti politici di destra. Il movimento creazionista dispone di un reale potere politico. La realtà dei fatti, come è già stata denunciata più volte, è che alcuni sostenitori del creazionismo più stretto sono intenzionati a sostituire la democrazia con la teocrazia.
14 – Tutti i leader delle maggiori religioni monoteistiche hanno assunto un atteggiamento molto più moderato. Il Papa Benedetto 16, ad esempio, come il suo predecessore Giovanni Paolo II, oggi elogia il ruolo delle scienze nell’evoluzione dell’umanità e riconosce che la teoria evolutiva è “qualcosa di più di un’ipotesi.
15 – L’insegnamento di tutti gli aspetti riguardanti l’evoluzione come fondamentale teoria scientifica è quindi cruciale per il futuro della nostra società e delle nostre democrazie. Per questo motivo deve occupare una posizione centrale nel programma scolastico, specialmente in quello scientifico, finché, come ogni altra teoria, sarà in grado di reggere un approfondito esame scientifico. L’evoluzione è presente dovunque, dalla prescrizione eccessiva di antibiotici che incoraggia la formazione di batteri resistenti, all’uso eccessivo di pesticidi nell’agricoltura, che porta a mutazioni negli insetti che li rendano immuni a tali pesticidi.
16 – Il Consiglio Europeo ha sottolineato l’importanza di insegnare le culture e le religioni. Nel nome della libertà di espressione e del diritto al credo individuale le idee creazioniste, come qualunque altra posizione teologica, possono sempre essere presentate come supplemento all’educazione religiosa e culturale, ma non possono pretendere di avere una rispettabilità scientifica.
17 – La scienza offre un addestramento insostituibile nel rigore intellettuale. Non cerca di spiegare “perché le cose sono”, ma di comprendere come esse funzionano.
18 – Un’indagine sulla accresciuta influenza dei creazionisti mostra che il dibattito fra creazionismo ed evoluzionismo va ben oltre l’ambito intellettuale. Se non facciamo attenzione, i valori che stanno alla base stessa del Consiglio europeo verranno direttamente minacciati dai creazionisti fondamentalisti. È quindi compito dei Parlamentari del Consiglio di reagire prima che sia troppo tardi.
19 – L’assemblea parlamentare urge quindi gli stati membri e specialmente le loro autorità educative: A difendere e promuovere la conoscenza scientifica. A rafforzare gli insegnamenti dei principi fondamentali della scienza, la sua storia, la sua epistemologia, e i suoi metodi, accanto all’insegnamento di una conoscenza scientifica obiettiva. A rendere le scienze più comprensibili, più attraenti, più vicine alla realtà del mondo moderno. Ad opporsi vigorosamente all’insegnamento del creazionismo come disciplina scientifica in termini di parità con la teoria evolutiva, e in generale ad opporsi all’introduzione del creazionismo in qualunque disciplina all’infuori della religione. A promuovere l’insegnamento dell’evoluzione come teoria scientifica fondamentale nel programma scolastico.
20 – L’assemblea accoglie favorevolmente il fatto che 27 accademie scientifiche del Consiglio Europeo degli stati membri abbiano firmato, nel giugno 2006, una dichiarazione sull’insegnamento dell’evoluzione, e si appella alle accademie scientifiche che ancora non l’hanno fatto a firmare la dichiarazione.

•    Pollard John F., L’obolo di Pietro. Le finanze del papato moderno: 1850-1950, 2006, Corbaccio
•    De Alessandri Enrico, Comunione e liberazione: assalto al potere in Lombardia, 2010, Bepress

807 commenti
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  1. Vox
    Vox says:

    gli agricoltori del mondo preferiscono i semi della Monsanto

    Balla megagalattica.
    Gli agricoltori europei da anni protestano contro i tentativi di introdurne la coltura nel nostro continente. Ne fa fede anche l’aumento delle coltivazioni BIO (organic).

    Monsanto, Bayer e altre multinazionali criminali consimili non hanno bisogno di eserciti armati per forzare i loro pericolosi e devastanti prodotti di laboratorio. Dispongono di armi economiche e politiche più che sufficienti. Operano anche in combutta con eserciti veri, per esempio in Iraq molti coltivatori si sono visti “costretti” da alcune leggi fatte introdurre ad hoc a incentivare produzioni GM. Oppure gli accordi con le multinazionali GM sono contenute nei pacchetti-prestito-nazionale ai paesi in via di sviluppo, usati come cavie.

    Le coltivazioni GM, come ha già dimostrato la pratica, per esempio in India, finiscono col rendere i parassiti ancora più resistenti e richiedere quindi un uso ancora più esteso di pesticidi e una spesa maggiore di investimenti. E i pesticidi, si noti bene, non a caso sono prodotti dalle stesse multinazionali degli OGM.

    In India l’esperimento GM col riso ha portato alla rovina interi villaggi di coltivatori, i quali, dopo che parte del prodotto era andata perduta a causa del maltempo, non avevano più denaro non solo per pagare nuove sementi GM, ma neppure per ripagare i debiti contratti per acquistare quelle precedenti. Il risultato è stata una spaventosa catena di suicidi per fallimento.
    Alla faccia della convenienza.

    La cosa più vergognosa è che le sementi siano create in modo tale da rendere le future piante sterili e in modo da costringere l’agricoltore a ricomprare dal produttore le sementi brevettate.

    Inoltre, gli OGM lasciano i terreni devastati e improduttivi. Se un agricoltore ha poca terra, è fregato. Benchè studi siano ancora in corso, molti ricercatori sceintifici indipendenti (ovvero non al soldo delle multinazionali interessate) ritengono che i cibi GM possano essere pericolosi per la salute umana e animale e che, in ultima analisi, possano portare a danni irreversibili le coltivazioni naturali e tutta la catena alimentare.

    Basti pensare ai semi di cui si nutrono molte specie di roditori e di uccelli, o a quelle specie di piante che possono moltiplicarsi solo grazie agli uccelli che si nutrono dei loro semi e li trasportano altrove, o ad altre specie che si nutrono di quei particolari roditori che si ntrono di sementi, e così via e così di seguito, fino ad arrivare all’Uomo. Vengono a mancare i semi e si crea un disastro ecologico di proporzioni incalcolabili.

    In ogni caso, già il solo fatto che gli agricoltori debbano essere costretti a prestarsi all’assurdo business di comprare sementi di laboratorio per ogni semina, quando Madre Natura offre loro da millenni sementi gratis, basterebbe a rendere chiaro che gli OGM non sono la strada da seguire. Di certo, non per il bene dell’umanità.

  2. Il signor P.
    Il signor P. says:

    gli agricoltori del mondo preferiscono i semi della Monsanto

    Balla megagalattica.
    Gli agricoltori europei da anni protestano contro i tentativi di introdurne la coltura nel nostro continente. Ne fa fede anche l’aumento delle coltivazioni BIO (organic).
    ———————————-
    1 – Gli agricoltori europei non sono tutti gli agricoltori.
    2 – A lottare contro non sono gli agricoltori perché loro sono a libertà di scegliere, ma i governi e altri venditori di semi che temono la competenza.
    3 – I semi OGM sono modificati per essere più resistenti a insetti e invasioni di altre erbacce. Per questo motivo usano meno pesticidi.
    Tutt’altro sono chiacchiere.
    http://www.forbes.com/forbes/2010/0118/americas-best-company-10-gmos-dupont-planet-versus-monsanto.html
    Buona lettura per quelli che leggono l’inglese.

  3. La striscia rossa
    La striscia rossa says:

    Non mi scandalizzano quei due cretini che nella notte del terremoto se la ridevano: già sotto la croce c’erano altri cretini che ridevano.
    Però non vogliamo che L’Aquila sia ricostruita da questi individui.

    Dal blog di Don Bruno,
    parroco della Chiesa di San Marciano

  4. Peter
    Peter says:

    x Faust

    e cosa posso fare, dargli un cazzotto? prenditela semmai con Uroburo che combina pasticci e poi si defila all’inglese

    Peter

  5. Peter
    Peter says:

    x signor P.

    Non mi hai risposto. Vedo che preferisci blaterare di sementi, insetti, erbacce e robaccia geneticamente modificata. Dove c’e’ il dollaro c’e’ il feeling…

    Peter

  6. carlino
    carlino says:

    Per il signor P.

    le passo il titolo di un libro dove si denuncia il fatto che le Multinazionali, tramite i governi locali (Filippine, Indonesia, Vietnam, ma anche Cina ed India), impongono alle comunita’ agricolo l’uso esclusivo di semi OGM, per evitare la perdita dei diritti conseguenti alle riforme agricole.
    I titoli sono in inglese, lingua che lei sembra conoscere bene (e non sono certo di un organo come Forbes asservito ai poteri forti):

    Neoliberal Subversion of Agrarian Reform di Ujjaini Halim Editor;
    The political economy of permanent crisisi in the Philippines di Walden Bello.

    Saluti

  7. carlino
    carlino says:

    Per Nicotri

    sottoscrivo pienamente questo post.

    Organizziamoci e diamo voce al dissenso verso l’atteggiamento oramai intollerabile di tutte queste religione che in quattromila e piu’ anni hanno portato poche cose positive alla razza umana e tante cose negative.

    Cordiali saluti

  8. crime in US
    crime in US says:

    Se si avesse la buona creanza di leggere, si vedrebbe che nel post crime in US era articolato.

    un capoverso spiegava la composizione etnica della popolazione americana, dati 2008 e quindi un capoverso la composizione etnica della popolazione carceraria americana.

    Basta leggere: i numeri sono numeri.
    si lasci riposare il povero mark twain in pace

    crime in US { 28.02.10 alle 23:02 }
    Source: wikipedia:
    http://en.wikipedia.org/wiki/Crime_in_the_United_States
    http://en.wikipedia.org/wiki/Race_and_crime_in_the_United_States

    Many theories of causation have been proposed, the most prominent of which assume predominantly social and/or environmental causes, though notable exceptions argue for a reconsideration of the role of biology.[3] Sociologist Orlando Patterson has summarized the controversy as a dispute between liberal and conservative criminologists in which both parties focus on a single aspect of the causal net, with liberals focusing on factors external to the groups in question and conservatives focusing on internal cultural and behavioral factors.[4]

    As of 2008, a statistics report which surveyed all persons arrested for offending, stated that of the crimes surveyed for which the identity of the offender could be determined, 69.2 percent of all persons arrested were white or Hispanic, 28.3 percent of people arrested for offending were black or black and Hispanic; and the remaining 2.4 percent were of other races

    A 2008 FBI Uniform Crime Report on rape and sexual-based crime published by the United States Department of Justice stated that of the crimes surveyed, Whites represented 65.2% of persons arrested for rape, Blacks represented 32.2%, with American Indians and Asians ranking just above 1%. “Hispanics”, “Hispanic-White” or “Hispanic-Black” was not specified into any specific category.[13].

    According to the latest “Hate Crimes Reported by Victims and Police,” a 2008 Bureau of Justice Statistics Report, hate crime offenders were predominantly white (61%), whereas the victims were predominantly black (72.9%) and targeted because of their race (51%).

    Prison statistic: “Compared with other countries, the United States has the highest incarceration rate in the world. As of 2006, a record 7 million people were behind bars, on probation or on parole, of which 2.2 million were incarcerated. The People’s Republic of China ranks second with 1.5 million. The United States has 5% of the world’s population and 25% of the world’s incarcerated population”

    General population: The racial composition of the US population as of 2008 was 79.79% White American (65.60% non-Hispanic and 14.19% Hispanic), 12.84% African American (12.22% non-Hispanic and 0.62% Hispanic), 4.45% Asian American (4.35% non-Hispanic and 0.10% Hispanic), 1.01% American Indian or Alaska Native (0.76% non-Hispanic and 0.25% Hispanic), 0.18% Native Hawaiian or Pacific Islander American (0.14% non-Hispanic and 0.04% Hispanic), and 1.69% Multiracial American (1.64% non-Hispanic and 0.05% Hispanic). 15.25% of the total US population identified their ethnicity as Hispanic.

    Prison population
    The racial composition of the US prison and jail population as of 2008 was 33.44% White American (non-Hispanic), 40.21% African American (non-Hispanic), 20.29% Hispanic, and 6.06% Other (American Indian, Alaska Native, Asian American, Native Hawaiian, Pacific Islander American, and Multiracial American).

    The data from 2008 reveals that, though White Americans constituted the vast majority of total arrests made, African Americans were disproportionately represented in all forms of violent crime and property crime, as well as in the three measured forms of white-collar crime, with the average rates of representation 2 to 3 times higher than African American representation in the general population

  9. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Caro Pino,
    interessante il tuo articolo!
    Mi sono soffermato sul passaggio della” nuova composizione delle classi sociali” e debbo dire che le categorie (marxiste) non reggono più in quanto la composizione delle classi si è profondamente modificata e gli strumenti di analisi marxista non riescono più a leggere il cosidetto nuovo mondo.
    Proletariato, borghesia, classe operaia, eccetera, sono termini soppiantati dalla precarietà, non solo quella che riguarda il lavoro.
    Un pò tutto è diventato, per l’appunto, precario.
    Buona giornata
    C.G.

  10. VOX
    VOX says:

    LA FOLLIA NEOLIBERISTA

    Prof. MICHAEL HUDSON
    e Prof. JEFFREY SOMMERS

    Mentre la maggior parte della stampa mondiale si concentra sulla Grecia (+ Spagna, Irlanda, Portogallo) come la zona euro in maggior difficoltà, la crisi più grave, devastante e assolutamente più micidiale è sfuggita all?attenzione generale.

    E? senza dubbio così, perché la loro esperienza è un?accusa all?orrore distruttivo del neoliberismo e della politica Europea di non trattare i paesi [dell’ex-area sovietica]come promesso, non aiutandoli a svilupparsi secondo delle linee dell?Europa occidentale, ma [sfruttandoli]come zone da colonizzare, come mercati di esportazione e mercati bancari, spogliati dei loro attivi di bilancio, dei loro lavoratori qualificati e più in generale della loro manodopera in età lavorativa, del loro patrimonio immobiliare, dei loro edifici e di qualsiasi altra cosa ereditata dal periodo sovietico.

    La Lettonia ha subito una delle peggiori crisi economiche del mondo. Non si tratta soltanto di una crisi economica, ma anche di una crisi demografica.

    … l?entrata nell?Eurozona è stato il principale pretesto della banca centrale lettone per [introdurre]le misure di austerità lacrime e sangue necessarie per mantenere il suo ancoraggio al tasso di cambio.

    Ma la tutela di questo ancoraggio ha bruciato montagne di riserve di valuta che altrimenti sarebbero state investite nell?economia nazionale.

    Tuttavia nessuno, in Occidente, si sta domandando perché la Lettonia abbia subìto questo destino, così caratteristico nelle economie baltiche e nelle altre economie post-sovietiche… A quasi vent?anni di distanza dalla “conquista della libertà”, nel 1991, dalla vecchia Unione Sovietica, difficilmente si può incolpare il sistema sovietico di essere l?unica causa dei loro problemi.

    Inoltre non si può dare la colpa solamente alla corruzione ? un retaggio dell?ultima fase della dissoluzione sovietica, per essere precisi, ma ingrandito, intensificato e addirittura incoraggiato nella forma cleptocratica che ha fruttato grossi raccolti ai banchieri occidentali e agli investitori. Sono stati i neoliberisti occidentali a finanziare queste economie con le loro ?riforme per favorire le attività commerciali?, così tanto osannate dalla Banca Mondiale, da Washington e da Bruxelles.

    l?Estonia sta intraprendendo il cammino verso la schiavitù dell?euro-debito. Tutti questi paesi baltici confinanti hanno sofferto allo stesso modo problemi di disoccupazione, crescita ridotta, qualità in calo dei servizi sanitari e di emigrazione…

    Joseph Stiglitz, James Tobin ed altri economisti in vista in Occidente hanno iniziato a spiegare che c?è qualcosa di radicalmente sbagliato nell?ordine finanzializzato importato dai venditori occidentali di ideologie sulla scia del crollo sovietico.

    L?economia neoliberista non è stata sicuramente la strada che ha intrapreso l?Europa occidentale dopo la seconda guerra mondiale.

    …[nelle ex repubbliche sovietiche] si è trattato, invece, di un nuovo esperimento, la cui prova generale fu imposta in origine al Cile, sotto la minaccia delle armi, dai Chicago Boys.
    In Lettonia, i consulenti venivano da Georgetown ma l?ideologia era la stessa: smantellare il governo e consegnarlo a dei politici di fiducia [degli USA e dell’Occidente] all?interno.

    per come si sono rivelate poi le cose, ogni progetto è stato lo stesso. I nomi delle persone erano diversi ma la maggior parte di loro era legata e finanziata da Washington, dalla Banca Moniale e dall?Unione Europea.
    Essendo sponsorizzati dagli istituti finanziari occidentali, ci sorprenderemmo se questi avessero dato luogo a progetti per un tornaconto finanziario locale.

    E? stato un progetto che nessun governo democratico occidentale avrebbe approvato. Le aziende pubbliche sono state distribuite ad individui fidati per essere vendute rapidamente ad investitori occidentali e ad oligarchie locali che hanno poi spostato in modo sicuro i loro soldi in paradisi fiscali offshore in Occidente.

    Per chiudere ogni questione, sono stati creati sistemi di tassazione locale che hanno lasciato i clienti tradizionali delle due più grandi banche occidentali ? monopoli del patrimonio immobiliare e delle infrastrutture naturali ? quasi senza imposte. Questo ha ?liberalizzato? le loro entrate e i loro prezzi di monopolio per essere pagati dalle banche occidentali sotto forma di interesse invece che essere utilizzati come tassa di base nazionale per la ricostruzione di queste economie.

    Invece di aiutare questi paesi nella creazione di banche proprie, l?Europa occidentale ha favorito le proprie banche nella creazione del credito e nel caricare queste economie di tassi di interesse in Euro e in altre valute forti per la protezione delle banche.

    Questo ha violato un assioma fondamentale della finanza: mai esprimere i tuoi debiti in valuta forte quando le tue entrate sono espresse in una più debole…

    L?Europa occidentale si è sviluppata proteggendo la sua industria e la sua manodopera, e tassando le rendite fondiarie e le altre rendite che non avevano una controparte in un costo di produzione necessario.
    Le economie post-sovietiche hanno ?liberalizzato? queste entrate da pagare alle banche dell?Europa occidentale. Queste economie ? senza alcun debito nel 1991 ? sono state gravate di debito espresso in valuta forte, non nella loro moneta…

    E le banche occidentali chiedono che la Lettonia e i paesi baltici paghino spremendo ancor di più un avanzo economico per mezzo di ulteriori ?riforme? neoliberiste che rischiano di spingere altra forza lavoro all?estero perché le loro economie si riducono e si diffonde la povertà.

    Il modello di una cleptocrazia dominante al vertice e una forza lavoro indebitata (non o poco sindacalizzata, con poche protezioni sul posto di lavoro) alla base ? fu elogiata come un modello di economia favorevole alle attività commerciali che il resto del mondo doveva emulare.

    Il risultato è stato un esperimento economico apparentemente andato fuori controllo, una distopia per la quale viene data la colpa alle vittime.
    L?ideologia neoliberista del trickle-down ? a quanto pare preparata per una sua applicazione in Europa e in Nordamerica con una retorica altrettanto ottimistica ? è così distruttiva dal punto di vista economico che è come se queste nazioni fossero state invase militarmente.
    E? dunque giunto il momento di iniziare a preoccuparsi se i paesi baltici siano soltanto una prova generale di quello che vedremo negli Stati Uniti.

    La parola ?riforma? sta ora avendo una connotazione negativa nei paesi baltici, come l?ha avuta Russia. E? arrivata a significare la regressione verso la dipendenza feudale…

    CONCLUSIONI

    Sono trascorsi parecchi decenni dall?introduzione dell?ordine neoliberista e i risultati sono disastrosi, a dir poco un crimine contro l?umanità.
    La crescita economica non c?è stata e i beni del periodo sovietico sono semplicemente stati gravati di debiti. Questo non è il modo in cui si è sviluppata l?Europa occidentale dopo la seconda guerra mondiale, o anche prima ? o la Cina negli ultimi tempi.

    Questi paesi hanno seguito il cammino classico della protezione dell?industria nazionale, una spesa in infrastrutture pubbliche, una tassazione progressiva, un servizio sanitario pubblico e una regolamentazione della sicurezza nei posti di lavoro, il divieto di insider dealing e di sciacallaggio ? tutte eresie nell?ideologia neoliberista del libero mercato.

    …George Soros, il professor Stiglitz ed altri descrivono un?economia globale da casa da gioco (nella quale Soros si è sicuramente arricchito facendo scommesse) in cui la finanza si è staccata dal processo di creazione della ricchezza. Il settore finanziario rivendica delle pretese assurde, addirittura impagabili nell?economia reale di beni e servizi.

    Gli economisti classici riconoscevano la necessità di subordinare la finanza ai bisogni dell?economia reale. Questa era la filosofia che guidava la regolamentazione bancaria negli Stati Uniti negli anni Trenta, e che l?Europa occidentale e il Giappone seguirono dagli anni Cinquanta agli anni Settanta per favorire gli investimenti nell?industria manufatturiera. Invece di controllare la capacità del settore finanziario di cimentarsi in eccessi speculativi, gli Stati Uniti ribaltarono questa regolamentazione negli anni Ottanta…

    [In Lettonia]decine di migliaia di persone hanno lasciato il paese e altre centinaia di migliaia hanno deciso di non avere bambini. Questa è la naturale risposta all?imposizione di miliardi di lati di debito pubblico e debito privato nel paese…non c?è alcuna via d?uscita dall?attuale politica fiscale regressiva e dal neoliberismo anti-operaio, anti-industriale e anti-agricolo che è stato imposto in modo così coercitivo da Bruxelles come condizione per il salvataggio della banca centrale lettone in modo che possa ripagare le banche svedesi che hanno concesso prestiti così improduttivi e parassitari.

    … La domanda è: come risponderanno l?Europa e l?Occidente? Ammetteranno i loro errori? I segnali non sono incoraggianti. L?Occidente sostiene che la manodopera non è stata impoverita abbastanza, che l?industria non è stata messa alla fame abbastanza e che il paziente economico non è stato fatto sanguinare abbastanza.

    Se questo è ciò che Washington e Bruxelles vanno dicendo ai paesi baltici, cosa staranno per fare alle proprie popolazioni?

    http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=17627

  11. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Se questo è ciò che Washington e Bruxelles vanno dicendo ai paesi baltici, cosa staranno per fare alle proprie popolazioni?
    ________________________

    Gli diranno di pregare!

  12. alessandro
    alessandro says:

    Per Marco Tempesta::::::::
    1-Pur avendo sostenuto che la morale e´ un assoluto io non ho negato
    l´esistenza delle morali storiche, che sarebbero,poi, la morale cristiana,
    quella laica e quella c.d. della responsabilita´.
    La vera esssenza della morale cristiana consiste nel fatto che si tratta
    d´un´etica dell´intenzione:se non si ha coscienza o intenzione d´un atto non c´e´ nulla di moralmente imputabile.
    Questa morale resiste fino all´Illuminismo quando il sig. I.Kant
    sviluppa l´idea di una morale etica:”l´uomo va trattato sempre come un fine e mai come un mezzo”.
    Solo che l´etica kantiana(di gran lunga superiore a quella cristiana)
    riguarda solo gli esseri razionali, quando,in realta´, bisognerebbe considerare pure la relazione tra gli uomini e tutti gli enti di natura(piante, animali, acqua,aria, ecc.), che e´ poi una relazione di responsabilita´.
    L´etica della responsabilita´ e´ stata teorizzata da Max Weber ed e´ stata ripresa da H. Jonas:chi agisce non e´ responsabile solo delle sue intenzioni ma ANCHE delle conseguenze delle sue azioni.
    Il limite di questa morale consiste nel fatto che l´uomo puo´ essere responsabile delle conseguenze delle sue azioni “fin dove le conseguenze sono prevedibili”;e come si fa a negare,oggi,che fisica nucleare, getetica e biotecnologie avviano azioni i cui esiti non sono affatto prevedibili?Di fronte all´imprevedibilita´ non c´e´ responsabilita´ che tenga.
    Insomma le tre etiche storiche si sono rivalate insufficienti.
    Queste tre etiche ,pero´, non hanno niente a che vedere(o poco) con l´ETICA il cui vero senso sta, in fondo, nel fatto che l´uomo deve dare una misura a se stesso-che non oltrepassi il suo limite.
    L´essenza dell´etica sta ,forse, nell´idea di limite dal quale deriva
    quantomeno quell´atto morale dell´uomo che consisterebbe nella necessita´ di indagare proprio quel limite, il nostro limite.

  13. Peter
    Peter says:

    x post 10

    e’ lei il signor P.? se lo e’, lo dica. Se non lo e’, abbia LEI la buona creanza di prendersi i fatti suoi o almeno presentarsi. Ho letto il suo post, che non dice un granche’ riguardo le possibili cause della supposta maggiore tendenza a delinquere in certi gruppi anziche’ altri. Solo vaghissime ipotesi without committal

    Peter

  14. alessandro
    alessandro says:

    Per Tempesta:
    prima o dopo Nicotri stampera´ un mio post sulla scrittura.

  15. alessandro
    alessandro says:

    Per Tempesta::::::::::
    3-Sin qui si e´ parlato di idee………….ma c´e´ un punto in cui tu scrivi che, come al solito, anche la mia idea di scrittura dipende dal fatto che io preferirei il caos all´ordine.
    Questa tua frase, in realta´, al di la´ del giudizio di valore stesso, non ha nessun senso reale perche´ caos e ordine, per avere senso, devono essere specificati e riportati a un contesto che dipende da un discorso.
    Ora, il regime fascista, ad es., parlava di ordine;in questo caso un tizio
    che fa saltare la scittura fascista vuole il disordine?
    Se per te la risposta e´ no, vuol dire che un certo ordine e´ solo apparente e che dietro quell´ordine c´e´, in fondo, il caos.
    Dietro il caos puo´ benissimo,allora, esserci un atteggiamento morale e civico che nega l´ordine contro l´uomo a favore dell´uomo e della Natura.

  16. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Le intenzioni di Pino di costituire un nuovo partito, mi vedono entusiasta da un lato e scettico dall’altro. Entusiasta per l’idea ma pessimista per la realizzazione.
    Però fossi in lui non demorderei, tenterei l’avventura. Anche perchè potrebbe coinvolgere diverse associazioni e costituire un buon punto di partenza, semprecchè non si scada, come spesso succede in Italia, nei personalismi e nei distinguo, molto cari specialmente alla gente di sinistra.
    Naturalmente, per quanto riguarda il mio apporto sono assolutamente disponibile per diffondere e sostenere il movimento da lui creato.
    C’è molta gente sensibile al fattore morale, ma non tanta da poter costituire una massa critica per avere un effetto reale sui cambiamenti. Però d’altro canto resta sempre una miccia che, bruciando lentamente, può alla fine far esplodere la carica. Non vorrei sbagliarmi, ma mi sembra di aver visto girare su facebook un partito denominato Democrazia Laica. Devo approfondire.

  17. alessandro
    alessandro says:

    Per Tempesta::::::::::::::::::::
    aspettando che Nicotri faccia comparire il mio post.2——–
    approffito per dirti un´altra cosa sulla scrittura.

    Tempo fa ho avuto tra le mani un romanzo di Testori:In exitu;e´ la storia di un drogato raccontata dal drogato stesso e la scrittura salta.
    Leggevo la prima pagina e chiudevo subito il libro……….proprio perche´ non riuscivo a capire quella “scrittura altra”…………
    ma mi sono reso conto,nel tempo, che poiche´ dietro la scrittura del singolo c´e´ la sua psicologia e´ come se io non accettavo che quel drogato potesse parlare in quel modo.
    C´e´ voluta pazienza e disciplina per finire quel libro e per arrivare,alla fine, a scoprire quell´ultimo raggio di sole che Testori
    fa giungere nel libro.

    Negare la “scrittura altra” confermando solo un tipo di scrittura chiara e lucida puo´ significare negare la psicologia di coloro che la usano e trovo cio´ fondamentalmente sbagliato:un atto crudele.

  18. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Per Marco Tempesta::::::::::::::::::::::::::::::::
    2-Delinei negativamente il mio modo di intendere la scrittura.
    Ora, la scrittura non e´ solo quello che dici tu………certo deve essere chiara e dare informazioni ecc.ecc………ma questa scrittura e´ quella di certi trattati, di certi manuali, e´ la scrittura del giornalismo e della scienza ecc.ecc………..non e´ quella, ad es., di certa letteratura……..che non e´ solo,poi, come vorresti tu, di quella dei cadaveri squisiti
    ma di buona parte della grande letteratura((((((in prosa bisognerebbe ricordare, almeno, l´Ulisse di Joyce e ,in Italia, In exitu di G.Testori;
    in poesia mi limito a Campana , al primo Rebora, all´Allegria di Ungaretti, alle prime raccolte di Zanzotto (Vocativo,per es.) e di Viviani(L´ostrabismo cara e Piumana)……….)))))).
    Questa scrittura altra non e´ tipica solo della letteratura
    ma anche di certa filosofia(Nietzsche e Derrida,ad es.).
    Voglio anche dire,allora,che la scittura e´ ANCHE CONTRO tutto cio´ che opprime, contro tutte quelle forme di potere che limitano ,da sempre, l´identita´ e la dignita´ dell´uomo……………..,
    la scrittura e´ anche,quindi, fortemente morale perche´ indaga il limite, compreso il suo;per far questo e´ inevitabile che certa scrittura si laceri…………si bruci;ne va del suo senso.O no?

  19. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Ciò che dice Pino nel suo articolo lo condivido in pieno. D’altronde io stesso ho scritto contro le radici giudaico cristiane in passato. Dissento unicamente sulla opposizione Creazionismo/Evoluzionismo, per il semplice motivo che l’uno non esclude l’altro. L’evoluzionismo fa parte del meccanismo creazionista. Dove invece concordo con Pino, è nell’opposizione alla favoletta di Adamo ed Eva, storiella che è semplicemente ridicola. Le cose sono certamente molto diverse da come ce le racconta la religione. Oltretutto le religioni monoteiste sono religioni ‘povere’ molto centrate sulla figura dell’Autorità Suprema figurata alla stregua di un classico Raìs mediorientale, il chè la dice lunga sull’attendibilità del tutto.

  20. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Alessandro:
    sto leggendo Joyce in originale ( sai che leggo bene l’inglese) proprio in questo periodo. Ho letto Exiles, Dubliners ed ora sto leggendo A portrait of an artist. Non mi sembra che Joyce usi un linguaggio particolare, va molto liscio, consequenziale. Se vogliamo è più allargata a macchia d’olio, invece, la scrittura di Virginia Woolf.
    Ti ho postato in originale e anche tradotta, la definizione di surrealismo data da Breton, che credo calzi bene con ciò che volevi esprimere sulla scrittura.

  21. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Sempre sulla scrittura.
    La scrittura è solo UN MEZZO, come la parola, per comunicare un pensiero. Non ha vita propria.
    La vita propria ce l’ha solo il pensiero, che per essere condiviso deve essere reso comprensibile.
    Se qualcuno mi parla in turco può dire le cose più squisite di questo mondo ma non le condivirebbe. Ora, a me piace il suono della lingua turca, ascolto molte canzoni turche anche senza capirci niente, ed infatti la cadenza turca qualcosa dentro di me lo muove, ma è un qualcosa di indistinto, una sensazione, non una vera comunicazione. Una scrittura che comunichi solo sensazioni sarebbe certo un mezzo di comunicazione, ma resterebbe molto limitata. O no?

  22. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Cari amici del Blog,
    prima di affrontare il “tema”serio del manifesto di Pino Nicotri, vorrei con il presente Post, finire di togliermi qualche “sassolino” dalle scarpe” sulla ” materia” della discussione precedente…

    Allora caro faust

    ..tranquillo, conosco perfettamente , ciò che comporta o non comportano “eventuali denuncie” e questo ben prima che tu me lo ricordassi..”.le mie polemiche , restano sempre nel “limiti”…ma proprio perché, “nei “limiti”,sono tese anche a far restare anche gli altri nei “limiti”,in sostanza paletti…!!
    Se mi lascio andare a considerazioni personali,sono studiate ,proprio nei “limiti”…in sostanza non mi lascio travolgere dalle passioni che è proprio “quello” a cui tendono certi “post”studiati ad arte…crederai mica di avere a che fare con degli Sprovveduti”su questo Blog…???
    Credo che questo sia un tuo errore….
    La passione , va controllata, perché è figlia dell’Ego che ci fa commettere errori !!
    L’Ego non è di Sdx ,né di dx, è una disgrazia..che bisogna evitare , quando si discetta..!!

    (1)

  23. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Due pezzi uno per Anita e uno per Sylvi , non passano, vado a farmi un buon caffè alla napoletana !!

    cc

  24. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x marco tempesta

    Deve essere Pietro Falco che si sta già dando da fare intanto su FB.
    Un saluto.
    pino

  25. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x controcorrente

    Il caffè spero fosse buono. Se mi mandi i commenti li posto io.
    Buon dopo caffè.
    pino

  26. alessandro
    alessandro says:

    La linea generale del topic e´ certamente da condividere…………non resta che passare all´azione.

  27. alessandro
    alessandro says:

    Per Nicotri::::::::::darsi da fare su FB………:ma che sara´ un partito MEDIATCO??????????????

  28. sylvi
    sylvi says:

    caro Pino,

    ho letto diligentemente, suddividendo in sequenze , il suo articolo.
    Tocca moltissimi temi, anzi direi Tutti, quelli che sono “la visione ”
    della Società (Uguaglianza) e dell’individuo ( Libertà) sia dai Creazionisti che dagli Evoluzionisti.
    Infatti parrebbe, questa dicotomia, il fulcro della discussione culturale e della creazione di una nuova Società.
    Lei, ho notato, punta soprattutto sulla Scuola e sulla
    Educazione. Com’è giusto, se non si fa la Rivoluzione!

    Per me questa dicotomia è così solo in teoria.
    Le do un modestissimo esempio, per quel che può valere, di come procedevo nello sviluppo di una Unità Didattica di Storia e Geografia.

    Ricerca: i Filosofi – i Pedagogisti- i Didattici – Metodi – Strumenti-
    Tempi.
    Applico questo metodo ai suoi quattro obiettivi:
    I filosofi e i pedagogisti sono quelli di formazione soc-ia-le, e questo può andar bene a tutti, considerando morte e sepolte tutte le ideologie assolutiste.
    Ma…dovrei ripassare la Riforma della Dialettica Hegeliana di Gentile, in Italia, di Dewey e Dottrens in America e di molti altri, anche in URSS.
    Abbia pietà di me che da mesi leggo solo di politica e Partigiani!

    Parto perciò dalla situazione in atto: didattica- metodi- mezzi- tempi!

    Vediamo se passa.S

  29. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Pino,
    ti mando un messaggio mangiato per Controcorrente e per tutti. Un caro saluto U.

  30. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Il problema di coinvolgere la gente in un movimento, è legato alla capacità di emozionare. Ora, io personalmente credo che si debba fare un distinguo di massima: o si vuole che il famoso gatto di Mao acchiappi i topi, o si vuol fare filosofia.
    Se si sceglie di fare filosofia, ben venga, ma ci si deve accontentare di pochi adepti. Se invece si vuole acchiappare i topi bisogna ragionare come ragionerebbe un pubblicitario, ovvero colpire la gente allo stomaco.
    L’unico argomento al quale tutta le gente indistintamente è sensibile, sono i soldi. I pochi anacoreti ai quali i soldi non interessano, fanno filosofia ma, appunto, sono pochi.
    Ora, coinvolgere gente in un movimento politico che abbia come unità centrale il denaro ( come viene utilizzato, o meglio sprecato il denaro sociale e cosa si potrebbe fare se lo si potesse utilizzare onestamente e a ragion veduta), è come mettere una scodella di miele ed aspettare le mosche. Arriveranno in un battibaleno. L’argomento ‘denaro’ ha tali e tante possibilità di aggancio, da coinvolgere il cittadino, SENZA CHE LUI SE NE ACCORGA ( è questa la figata), anche in un contesto morale. Si raggiunge così lo scopo dei grandi numeri e lo scopo educazionale che ci si prefigge. Tentare di entrare dalla porta principale, in Italia è un metodo che non funziona: bisogna entrarci col cavallo di Troia. Lo ha fatto il cavaliere e c’è riuscito in pieno. Possiamo farlo anche noi, meglio di lui. Basta volerlo. Ma davvero lo vogliamo? Io credo che prevarrà invece la politica dei duri e puri. Destinata al fallimento o a restare a mezz’acqua. Un partito che deve abbattere non solo le destre ma anche le sinistre, deve avere argomenti forti. La guerra al Vaticano non è un argomento forte. Provare per credere.

  31. Controcorrente
    Controcorrente says:

    caro Pino,
    il caffè è venuto bene ,quello alla napoletana è un’arte però!
    Sto leggendo i fondi, di cui mi picco di essere un’artista interpretativo , ma devo ammettere Ahlimè che nonostante tutta l’arte che si possa imparare e addiruttura diventare “migliori” dei maestri…se manca la materia prima del luogo , in questo caso L’acqua, c’è poco da fare…il “migliore resta sempre quello di Napoli, bevuto sul luogo, anche se devo dire che quello che si beve a Roma in “quella caffetteria” dove bisogna fare la coda, non è male.
    Soprassiedo alla” Peppino de Filippo”sui “poster” A e S.
    Soprattutto “i fondi del caffè” mi dicono in questo momento che è bene non disturbare il pensiero della Sylvi, che vedo impegnato oltre ogni limite umano, titanico, direi …con riferimenti “bassi” su politica e partigiani”…chissà che ne esca una illuminazione..!!

    cc

  32. sylvi
    sylvi says:

    2 parte

    Anche abolissimo il Vaticano e le sue odiate interferenze…le ricorderò che ho più volte espresso le mie idee al riguardo!

    In Italia, avrà letto tutte le statistiche sui giornali di oggi, ci ritroviamo con una Scuola che è un disastro…ma non per i “quattro soldi” (in proporzione ai bisogni!) che lo Stato dà alle Scuole private.
    I problemi della Scuola Statale sono sì di risorse esigue, di edifici fatiscenti, di laboratori inesistenti, di contatti con l’Europa altrettanto carenti, ma …IL PROBLEMA SONO I DOCENTI!!!
    Al solito, suddivisi fra martiri- missionari e fancazzisti-ignoranti.
    E’ solo che i secondi sopravanzano i primi.
    Quelli preparati non hanno potere e responsabilità nè dignità di compensi; gli altri le scansano in nome del posto fisso e sicuro che gli permette, soprattutto alle donne ma anche gli uomini, il doppiolavoro di casalinga o impiegato in nero!
    Non comprano un libro, e non potrebbero!, non fanno corsi di aggiornamento, non congressi o almeno conferenze: lo Stato non li fa o in misura ridicola; non hanno sabbatici per aggiornare le lingue che insegnano nè per studiare e visitare musei, biblioteche ecc…

    Chi volesse fare attività particolare, progetti di innovazione con il mondo del lavoro e della cultura…sono senza soldi e la burocrazia li strozza! E sono quattro gatti che poi…sono pagati come il menefrighista che li irride!
    Questo è il cancro della Scuola Pubblica: la demagogia sposata al concetto di uguaglianza al ribasso.
    E la libertà del cittadino di scegliere…ma che ne è della Libertà?

    E’ solo un microscopico spaccato della Scuola Pubblica.
    Togliere i fondi alla Privata? Non le togliereste allievi.

    Vorrei farle notare che io, figlia di povera gente, ho frequentato la Privata, molto cara per le nostre tasche, senza, allora , nessun aiuto dallo Stato secondo l’art: 33 della Costituzione applicato alla lettera.
    Ci siamo sentiti però cittadini di serie B che pagavano un servizio due volte!
    E rispetto all’Europa non saremmo la sola Nazione “sovietizzata”?

    Spero di non essere aggredita come al solito!
    Saluti
    Sylvi

  33. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Alessandro.

    No, non sarà un “partito mediatico”. Ma, se si riesce a farlo nascere, un partito che si avvarrà anche, ma non solo, dei nuovi mezzi mediatici. Su FB e altre vie mediatiche “virtuali” è nato il Popolo Viola, ma ho già sufficiente esperienza del loro comportamento per capire che saranno una nuova versione dei girotondini, con gli stessi patrocinatori famosi quanto stagionati e prevalentemente interessati a se stessi.
    Mi serve o, se preferisce, ci serve qualche giorno o qualche settimana per formalizzare il tutto. Il problema sarà soprattutto la ricerca di sponsor e di finanziatori, ma a dire il vero preferirei l’autofinanziamento.
    Di recente è nato il partito Democrazia Atea, che – a parte la scorrettezza nei confronti non solo miei, ma dei vari volenterosi, compreso Enrico Galavotti, che 3-4 anni fa si sono trovati a Firenze per discutere di un progetto simile – non ha senso e quindi credo che non attecchirà. La pretesa di ateismo è cosa stupida: è come pretendere che non ci si innamori o che non si creda nelle favole. Per me invece il problema è l’opposto: poter credere in ciò che più ci appaga e rassicura, senza però costringere gli altri a credere ciò che cerdiamo noi e quindi evitando che i cleri di professione interferiscano troppo in politica fino a spingerci verso altre guerre. Come quella inevitabile se si continua a volere lo “scontro di civiltà”, che di fatto è invece solo scontro di inciviltà.
    Un saluto.
    pino

  34. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Sylvi

    Ma no! Stia tranquilla. Non c’è bisogno di rompersi la testa sull’elenco dei teorici delle molte riforme scolastiche. Qui c’è solo da evitare l’affondamento della scuola pubblica, con le annesse conseguenze disastrose. Per parlare di programmi ed eventualmente impostarli c’è tempo. Per ora si tratta di turare la falla che stanno allargando sempre di più.
    Un saluto.
    pino

  35. alessandro
    alessandro says:

    Per Nicotri e Tempesta::::::::
    devo dire che le osservazioni di Tempesta stavolta son buone……….
    anche lui ha capito che anche un partito onesto puo´ ben poco all´interno di una politica forte e corrotta……………..e,poi, nonostante la sua validita´, l´attacco al Vaticano non puo´ essere la chiave di svolta.
    La gente ha bisogno di vita!!!!!!!!!!!!!!!

  36. sylvi
    sylvi says:

    x CC,

    non esagerare con le prese per i fondelli!!
    So dove abiti…almeno andrei dal Sindaco a chiedere lumi!!!!!
    Comunque mi aspettavo una risposta al mio post di ieri sera.!
    Sylvi

  37. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Piero,
    ti mando questo messaggio privatamente ma ti dico subito che lo invierò anche al blog perchè tratta di problemi generali e non solo personali.

    Io mi auguro che la tua reazione ai messaggi del signor P. possa rientrare: nessuno è indispensabile nella vita ma credo che una tua uscita dal blog sarebbe una grossa perdita. Vorrei però darti una mia valutazione su quel che scrivi, premettendo che non ho letto, per mancanza di tempo, i messaggi incriminati del signor P. Il mio quindi è un parere generale.
    La presenza del signor P. nel blog è principalmente dovuta ad una mia iniziativa. Io sapevo benissimo chi invitavo a rientrare, come lo sapeva anche Pino che si era detto d’accordo: conosciamo il signor P da anni. Non me ne sono andato all’inglese ma ho effettivamente poco tempo per partecipare, come sai.
    Sapevo che il suo rientro avrebbe portato ad un notevole tasso di conflittualità ma ritenevo che sarebbe stato comunque un vantaggio: quanto meno ci sarebbe stata la possibilità di allargare il discorso ad altri temi diversi dai soliti. Questo è già in parte accaduto: il signor P. dà, ad esempio, un suo parere sul capitalismo che mi sembra degno di una riflessione e di una risposta che conto di dargli nella prossima settimana (questa sono via).

    Ora due riflessioni sul tuo intento di lasciare il blog.
    Un blog non può avere un’ideologia a priori, a meno che questa non sia dichiarata apertamente. Qui sopra già ora scrivono persone che hanno della Resistenza una visione del tutto negativa ma che hanno sempre avuto il diritto di esporre i propri punti di vista. Se questo vale per la fascistona deve valere anche per il signor P., pur prescindendo dalla (scarsa) urbanità con la quale egli presenta le sue argomentazioni.
    Purtroppo il signor P. è una persona che reagisce in modo estremamente aggressivo alle contestazioni che gli vengono fatte, anche se, devo dirti, spesso il modo con cui noi si rivolgiamo a lui è poco rispettoso a priori. Ma in ogni caso noi non abbiamo il diritto di imporgli le nostre opinioni e neppure quello di impedirgli di esporre le sue.
    Noi possiamo (dobbiamo, penso io) imparare ad esporre i nostri punti di vista in modo da dimostrare che le nostre idee sono migliori; comunque dobbiamo accettare che ciascun blogger abbia le proprie idee, condivisibili o meno che siano, ed abbia la possibilità di manifestarle. E’ una regola di base della democrazia
    Tu sai che io ho un rapporto estremamente polemico con la fascistona, ma a me non è mai neppur passato per la testa che lei se ne debba andare: lei espone le sue idee ed io le critico, tutto qui. Rispettando il diritto di tutti ad esprimere il proprio punto di vista.
    Questo vale anche, a mio modo di vedere, per opinioni che mettano in dubbio le stessa leggi fondamentali del nostro paese. Io penso che anche i fascisti abbiano il diritto di esporre il proprio punto di vista, perchè l’esposizione di un punto di vista ragionato non è di per sè un reato. Io penso che sarebbe giusto permettere ad un lettore di spiegare le ragioni per le quali ritenesse Mussolini un grande uomo politico (tu sai che io penso esattamente il contrario) mentre penso che sarebbe illegittimo scrivere sic et simpliciter: Viva il Truce!
    A mio modo di vedere non è giustificato minacciare denuncie penali all’interno del blog, se non per messaggi che fossero con ogni evidenza dei reati.

    Io spero che tu voglia rientrare nel blog e continuare a fornire i tuoi interessante contributi. Penso però che tutti noi dovremmo, come ho scritto al buon vecchio Faust; imparare a discutere in maniera più tranquilla e meno viscerale.

    Queste sono, naturalmente, solo le mie opinioni. Tutti hanno il diritto di esporre le proprie e Pino ha il dovere di spiegare i principi generali di funzionamento del suo blog.
    Un carissimo ed amichevole saluto e te ed anche a tutti gli altri partecipanti, nessuno escluso. Uroburo

  38. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Il Truffolo ha nominato la fascio Santadechè sottosegretaria ..a non sò de chè.
    P.S.: non era mica quella che starnazzava ,cito: ” lui (il truffolo) considera le donne solo in posizione orizzontale, ma io tanto non gliela do”.
    Nel frattempo deve avergliela data.
    C.G.

  39. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Alessandro e marco tempesta

    Senza una scuola che ci metta in grado di non essere schiacciati dalla Cina e affini, e senza le capacità critiche laiche che ci evitino una nuova guerra, non solo nessuno potrà fare soldi, ma molti perderanno anche quelli che hanno e non solo quelli.
    E poi non soffro di megalomania: l’importante è esordire e iniziare a esserci. Poi per affrontare man mano i singoli temi c’è tempo, ha più senso farlo confrontandosi direttamente con spezzoni di società.
    A promettere soldi facili per tutti c’è già Berluscon de’ Berlusconi…..
    pino

  40. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Cara Sylvi,
    se vuoi andare dal Sindaco, vacci pure,mi hanno detto che “insieme” o al posto ..,non ho capito, bene della fotografia del Presidente della Repubblica, tiene quello del Pope B16.
    Di sicuro arrivassi “tardi”, voci maligne, lo danno presente a quasi tutti i Rosari”..non si perde un defunto!
    Ma sono le solite malignità….io penso che invece, nella “quiete e nella tranquillità” di una Chiesa o del suo “ufficio” ,trovereste di che parlare ed intendervi.
    Potreste sempre appartavi in sacrestia..!
    AH si dimenticavo, semplicemente ..rispetto alla tua accusa di averti “trattata male”, non mi pare proprio…sempre nei limiti della decenza..a parte la “battuta sul Boma”…e poi sostanzialmente ..io rispondo per quello che scrivo io, non per quello che scrivono gli altri!

    cc

  41. sylvi
    sylvi says:

    x l’Urogallo cedrone del 40

    Ohhhh, grazie eccellenza!
    Lei mi permette di scrivere nonostante le mie evidenti apologie del fascismo, del nazismo…ma sì anche dello stalinismo…
    Gulag più, Lager meno…

    Mio carissimo….lei non mi scassa i nervi…e inutile che insista!
    Sono allenata da 40anni con mio marito!!!!
    Va a fare la sua consueta lunga seduta in Clinica psichiatrica?
    Buona permanenza e torni sereno!
    Sylvi

  42. alessandro
    alessandro says:

    Per Nicotri:::::::::::::
    di sguincio,………noto che il Tempesta grande lo fa diventare tempesta
    e l´alessandro piccolo grande……………………………….
    scherzo…………………..
    ma la a minuscola di alessandro e´ un omaggio a guidogozzano;me lo preservi, scusandomi per la mia ennesima pignoleria.

  43. sylvi
    sylvi says:

    x CC

    NOOOO…..e io che pensavo fosse della tua “parrocchia” e della tua sacrestia!!!
    Ecco perchè sei così acido a volte!

    Ehhh, non mi hai tirato un solo boma in testa, mio caro, qualche volta anche l’albero di maestra, appunto!!!!
    Sylvi

  44. alessandro
    alessandro says:

    Per la Silvy:::::::::::::::::
    la sua espressione”va a fare la sua consueta lunga seduta in Clinica Psichiatrica”…………..e´,come si sa, una frase fatta………….
    che veniva usata tempo fa per colui il quale si comportava in modo stravagante o diceva cose insensate;costui, in quanto diverso, fini´ prima nei manicomi ,poi, nelle cliniche;era un modo per escluderli totalmente dalla societa´, per poi,magari, dopo anni e anni, farli ritornare peggio di prima.
    quindi,,,,dietro certe espressioni c´e´ una certa realta´……….vivente che va rispettata………………………..a meno che lei abbia usato quella frase
    perche´ pensa davvero che i diversi vadano esclusi………….:ma non credo davvero.
    Che ne facciamo allora di quella sua espressione????????

  45. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Caro uroburo,

    come puoi ben vedere, sono sul Blog…
    In merito all’accaduto ,vorrei farti rimacare che per quanto io e la Sylvi, si sia potuto polemizzare su questo Blog, anche pesantemente , la Signora non si è mai permessa di “rendermi in prima persona “corrensposabile morale” di omicidi e ladri”, nè io mi sono permesso mai per esempio di confondere gli Alpini in Russia intesi come individualità con Il fascismo criminale che li aveva inviati.
    Cosa che per’altro nessuno di noi ha mai fatto.. quindi.scindere le responsabilità individuali da quelle collettive è necessario ..c’è già la storia che detta le sue sentenze “inequivocabili”….
    Qualche paletto , però ogni tanto ci vuole, come nel caso in questione, per il resto sono d’accordo con te sul fatto che ognuno “manifesti” quello che crede più opportuno.

    cc

  46. Peter
    Peter says:

    x Alessandro

    ‘il post di Uroburo che ho appena letto e’ bellissimo’

    ma certo, un orgasmo per gli occhi…

    Peter

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