IL GIORNALISTA GIDEON LEVY PARLA DI ISRAELE, DELLA PALESTINA E DEL “CAMPO DI CONCENTRAMENTO CHIAMATO GAZA”, LA CUI POPOLAZIONE AMMIRA E LODA. ANCHE LEVY VEDE ARRIVARE ALTRA GUERRA, A CAUSA DELLA POLITICA DI NETANYAHU, DEL DISINTERESSE DI OBAMA E DEL MENEFREGHISNO DELL’EUROPA

Colloquio con Gideon Lévy di Françoise Germain-Robin

Nato nel 1955, a Tel-Aviv, giornalista israeliano e membro della direzione del quotidiano Haaretz, Gideon Levy denuncia implacabilmente le violazioni commesse contro i Palestinesi e il ricorso sistematico ad una violenza che disumanizza i popoli, aizzati l’uno contro l’altro. Gideon Levy occupa un posto particolare nella stampa israeliana, quello dell’imprecatore. I suoi editoriali e le sue cronache nel quotidiano Haaretz sono altrettanti atti d’accusa contro la politica di occupazione e colonizzazione del suo paese, Israele, contro i territori palestinesi. E’ uno dei pochi giornalisti che si sono espressi contro la guerra a Gaza.
Di passaggio a Parigi, dove presentava la raccolta di suoi articoli pubblicata da Éric Hazan [1], ha dedicato un ampio spazio di tempo a L’Humanité.

- Quando leggiamo i suoi articoli, ci diciamo che lei va giù pesante nella critica ad Israele, molto più di quanto non possa permettersi la maggior parte dei giornalisti francesi [aggiunta di Nicotri: “Per non parlare di quelli italiani!”.]

Lo so, una volta ho rilasciato un’intervista a TF1 e dopo il giornalista mi ha telefonato per scusarsi di non poter diffondere i miei discorsi perché se lo avesse fatto sarebbe stato accusato di antisemitismo e avrebbe avuto delle noie. Io ho la fortuna di essere in un giornale che mi lascia piena libertà e mi ha sempre sostenuto, anche se capita spesso che dei lettori protestino e anche disdicano l’abbonamento a causa dei miei articoli.- Siete molti in questa situazione?

Non sono proprio l’unico, ma quasi. C’è anche Amira Hass. Oltre a noi due, non vedo altri.

- C’era anche Amnon Kapeliouk, che era un grande amico, ed è morto l’estate scorsa.

Si, lui aveva aperto la strada molto prima di me. Lui era a Yediot Aharonot, ma non scriveva più in questi ultimi anni. Collaborava ancora con Le Monde Diplomatique. Una settimana prima della sua morte ha chiesto di parlarmi e io gli ho telefonato, ma il suo spirito non c’era già più.

Perché lei occupa uno spazio così particolare? E’ a causa della sua formazione?

No. C’è un unico motivo per il mio atteggiamento. Alla fine degli anni ’80, al tempo della prima Intifada, ho cominciato a visitare i territori occupati, la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. Settimana dopo settimana, ho capito che si svolgeva un dramma, ma un dramma del quale nessuno in Israele voleva sentir parlare. Se non fossi andato nei territori occupati a quel tempo, non sarei diventato quel che sono. Sarei come la maggioranza degli Israeliani.

- Il suo ambiente familiare è di sinistra?

Assolutamente no. A differenza di Amira Hass, la cui famiglia era comunista, io vengo da una famiglia totalmente apolitica. I miei genitori venivano dall’Europa e appartenevano alla classe media. Mio padre era un Tedesco dei Sudeti, un tipico rifugiato. Ha vissuto sessant’anni in Israele senza riuscire a trovare il suo posto. Aveva lasciato tutto laggiù, la sua vita, i suoi genitori, la sua fidanzata. Aveva studiato diritto ma non ha potuto praticarlo in Israele, era troppo diverso. Ha lavorato in una fattoria. Ma non parlava mai di tutto questo. Aveva chiuso la porta del passato e non voleva affatto riaprirla. Era traumatizzato dall’esilio. Ha incontrato mia madre in Israele. Lei era nata in Cecoslovacchia ed era venuta nel 1939, all’età di sedici anni. Si sono incontrati nel 1945. Lei era infermiera, ma non ha mai esercitato. Si parlava tedesco in casa mia, ma non si parlava né del passato né di politica.

- Dov’è nato?

A Tel-Aviv. Amo questa città. E’ la mia città. Vi succedono molte cose, è molto viva. E’ contemporaneamente una Babele e una bolla. Ho bisogno di questa bolla per riprendermi quando torno dai territori, a differenza di Hamira Hass che vive a Ramallah e detesta Tel-Aviv. Io, ne ho bisogno. Della sua agitazione, dei suoi caffè, della sua cultura, della sua atmosfera. Molti di quelli che vengono a manifestare la loro solidarietà con i Palestinesi non vanno mai a Tel-Aviv, si accontentano di passare per l’aeroporto. Fanno male. E’ molto diverso da Gerusalemme, dove la tensione è continua: tra Askenaziti e Sefarditi, tra laici e religiosi, con i Palestinesi. Ovunque uno si volti, a Gerusalemme, sente l’occupazione.

- Com’è diventato giornalista?

Era uno dei miei sogni da bambino: volevo essere autista di bus, primo ministro o giornalista! Così ho fatto Scienze – politiche e durante il servizio militare ho lavorato per la televisione dell’esercito. Poi ho fatto un’incursione in politica, lavorando per Shimon Peres. Questo è durato dal 1978 al 1982, a 16 ore al giorno! All’epoca Peres era il capo dell’opposizione, avevo fiducia in lui.

Ora so che ha una grandissima responsabilità nella colonizzazione e in molte cattive cose. Mostra al mondo una bella immagine di Israele, ma è un bluff. Non ha meritato il Nobel per la pace. Come si può parlare di pace e al tempo stesso costruire colonie? E’ quel che si sta facendo ed è proprio lui che ha cominciato: era ministro della difesa quand’è stata costruita la prima colonia ad Hebron e lui ha lasciato fare. Chiunque costruisca colonie non vuole la pace, non può essere un uomo di pace.

- Come spiega che la colonizzazione sia proseguita dopo gli accordi di Oslo, che si riteneva conducessero alla pace?

Perché non c’era una sola parola sulle colonie in quegli accordi. E’ uno dei motivi del loro fallimento. Penso che sia un grosso errore di Arafat non aver preteso l’arresto della costruzione di colonie. E’ un errore che capisco, perché voleva arrivare a qualcosa che fosse basato sulla fiducia reciproca, vedeva quello come un primo passo. Ma è un errore storico, perché, all’epoca, sarebbe stato più facile che adesso smantellare le colonie: ce n’erano molte meno, neanche la metà.

- Che cosa pensa di questa frase di Mofaz [2] che dice che i suoi articoli su Haaretz provano che Israele è una democrazia?

Non ho sentito questa frase. Ma non è una prova, e Israele non è una democrazia. Salvo che per gli Ebrei! Come ebreo è vero, ho tutta la libertà di scrivere ciò che voglio. Senz’altro più di quanta ne avrei in Europa. Non sono sicuro che se fossi stato cittadino di un paese europeo in guerra, mi avrebbero lasciato pubblicare un articolo contro la guerra fin dal primo giorno. E’ quel che ho fatto l’anno scorso, nel primo giorno della guerra contro Gaza.

- Dove nasce questo suo proclamato amore per Gaza? E’ abbastanza controcorrente in Israele.

Ciò che amo, è il popolo di Gaza. E’ un popolo che trovo molto bello. Perché ha sofferto tanto, da tanto tempo, e ha saputo, dentro questa miseria e queste umiliazioni che gli sono state imposte, conservare la sua dignità e la sua umanità. La maggior parte degli abitanti di Gaza sono rifugiati del 1948, non bisogna dimenticarlo. Hanno vissuto per decenni cose orribili e non si sono abbattuti. Non sono dei grandi combattenti – e in ogni caso cosa possono fare contro la potenza dell’esercito israeliano? Ma loro resistono, cercando, malgrado tutto ciò che devono sopportare, di condurre una vita normale. In questo grande campo di concentramento che è la striscia di Gaza, loro sono molto poveri, ma restano umani e calorosi. Sono rinchiusi, ma restano aperti agli altri.

- Come spiega che abbiano votato in maggioranza per Hamas ?

Perché erano delusi da Fatah e dall’OLP, che non avevano portato la pace promessa, né la sicurezza, né la fine dell’occupazione. Hamas era l’unica alternativa. I dirigenti di Hamas si presentavano come più puliti. Si attribuivano l’immagine di veri resistenti, mentre Fatah continuava ad accettare negoziati senza contenuto, “per l’immagine”, con Israele. A mio avviso, molti hanno votato per Hamas con rincrescimento, per disperazione, perché vedevano nero per il futuro.

- E lei, come lo vede lei?

Nero, e anche molto nero. Non solo per i Palestinesi. Anche per noi, Israeliani. Non ci sono prospettive, perché Israele non ha pagato alcun prezzo per l’occupazione e la colonizzazione dei territori palestinesi. Perciò, questo continuerà. Non c’è sufficiente pressione perché questo cambi, né dall’interno, dove l’area pacifista è molto debole, né dall’esterno. Obama non è riuscito a piegare Netanyahu e si disinteressa della questione. L’Europa lo segue e non fa niente. L’Europa porta una responsabilità molto pesante per quanto è capitato a Gaza e nella prosecuzione del blocco che strangola un milione e mezzo di Palestinesi. Essa aveva loro promesso che il blocco sarebbe stato tolto, che ci sarebbero stati fondi e mezzi per la ricostruzione. Continua a non esserci niente e Gaza è di nuovo completamente dimenticata. Ci vorranno di nuovo dei Qassam perché qualcuno se ne interessi? E’ questo che è terribile.

- Non c’è speranza di vedere la giustizia internazionale occuparsene, dopo il rapporto Goldstone ?

No, gli Stati Uniti lo bloccheranno. Il rapporto dice che ci sono stati crimini di guerra, il che significa che ci sono dei criminali di guerra. Normalmente, dovrebbe essere Israele a giudicarli, come chiede il rapporto stesso. Ma Israele rifiuta e quindi deve essere il mondo a farlo. Dov’è oggi quel mondo che ha applaudito il giudice Goldstone quando si occupava dei Balcani e del Rwanda? Perché l’atteggiamento è così diverso quando si tratta di Israele? Eppure è lo stesso giudice, con la stessa competenza e la stessa serietà. Ma gli Americani non lo lasceranno andare fino in fondo perché sostengono Israele e perché hanno paura per se stessi, a causa dei loro propri crimini in Iraq e in Afghanistan.

- Che ne è dei negoziati per lo scambio del soldato Shalit contro prigionieri palestinesi, tra i quali Marwan Barghouti e forse anche Salah Hamouri ?

Ricordo che ci sono 11.000 prigionieri palestinesi nelle nostre prigioni, che in maggioranza, come Salah Hamouri, non hanno fatto niente e sono prigionieri politici. Per quanto riguarda Barghouti, non sono sicuro che Israele accetti di liberarlo. Netanyahu lo considera una minaccia perché può diventare un partner per la pace. Io lo conosco molto bene. Siamo andati insieme a Strasburgo e in Spagna dopo Oslo. E’ un vero uomo di pace, ma ha sempre detto: “Se voi non volete smetterla con l’occupazione, noi condurremo la lotta armata” Credo che solo lui sia capace di riunificare i Palestinesi, ma non sono sicuro che Abu Mazen ci tenga molto a vederlo libero.

- Il suo pessimismo è quindi totale?

No. Credo che si debba essere realisti e credere ai miracoli. E anche che si debba agire, che si debba continuare a disturbare Israele, a punzecchiare la sua pelle d’elefante moltiplicando le campagne di solidarietà, svegliando l’opinione pubblica.
[1] Gaza, articoli per Haaretz, 2006-2009, di Gideon Levy, tradotti dall’ebraico da Catherine Neuve-Eglise. Éditions la Fabrique, 240 p.
[2] Shaul Mofaz, generale, già ministro della Difesa ed ex capo di stato maggiore sotto Sharon, oggi è il numero due del partito Kadima di Tzipi Livni. E’ autore di un piano di pace che prevede la creazione provvisoria di uno Stato Palestinese, le cui frontiere diventerebbero definitive entro tre anni.

http://www.humanite.fr/2010-02-02-G..

http://www.france-palestine.org/article13886.html

da

http://rete-eco.it/

684 commenti
« Commenti più vecchiCommenti più recenti »
  1. Peter
    Peter says:

    xCG

    intanto la lettera il giorgetto l’avrebbe letta, o se la sarebbe fatta leggere, solo se acclusa ad una ‘buona’ bottiglia di whiskey bourbon meregano.
    Il resto si sarebbe visto dopo, semmai

    Peter

  2. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x marco tempesta

    Bentornato! Cominciavo a stare in pensiero. E a non capire la presenza di commenti a firma tua in altri blog, che peraltro usano ormai abusivamente anche la mia firma per commenti che non mi sognerei mai di inviare. Al peggio non c’è mai fine…
    Un abbraccio.
    pino
    P. S. Quell’accenno a Dio è un modo di dire. Per farmi capire. O meglio: per tentare di farmi capire.

  3. Peter
    Peter says:

    xMarco T.

    bene, siamo alla retraite permanente, eh? Ma dimmi, come facevano le tue amiche a telefonarti ogni giorno?!
    Comunque, dimmi di piu’ sul casolare in campagna nel Lazio dove ti sei accasato. Quanto costerebbe comprarne o affittarne uno? quanto dista da una citta’ come Roma?
    La cosa potrebbe essere interessante.

    Peter

    ps
    e quanto dista dal mare?

  4. Vox
    Vox says:

    PREPARAZIONE PSICOLOGICA A UNA NUOVA PANDEMIA?

    L’ultima pandemia di flu suina è stata un flop per i governi mondiali, ma un business lucrativo per le case farmaceutiche, che evidentemente vogliono fare il bis e già partono alla riscossa.

    Ecco come si preparano mostri in provetta “a scopi dimostrativi” e si ricomincia a spargere panico, stavolta con più anticipo, onde riaparare gli errori commessi nel 2009
    (per aumentare i casi mortali e vendere nuovi vaccini?????)

    http://www.corriere.it/salute/10_febbraio_23/virus-creato-laboratorio_089f0e44-1fab-11df-b445-00144f02aabe.shtml

  5. Vox
    Vox says:

    Non so se nell’Italia di oggi significhi ancora qualcosa:
    domani 24 febbraio ricorre il ventennale della scomparsa di
    Sandro Pertini.
    Un galantuomo.
    @ C.G.

    Il miglior presidente che l’Italia abbia avuto, secondo me.
    Non se ne fanno più di quelli come lui, ormai siamo ridotti agli ominicchi e ai quaqquaraqquà.

  6. Vox
    Vox says:

    L’ennesimo scandalo made in Italy
    (assuefazione galoppante?)

    L’Antimafia chiede l’arresto
    del fondatore di Fastweb
    e di un senatore del Pdl

    False compravendite di servizi telefonici e frodi: per l’ex ad e fondatore di Fastweb Silvio Scaglia è stato disposto l’arresto nell’ambito della maxi inchiesta per riciclaggio. Il manager è all’estero per lavoro e si è detto pronto all’interrogatorio. Indagato l’ad Stefano Parisi. Chiesto l’arresto anche per il senatore Pdl, Nicola Di Girolamo per violazione della legge elettorale con “l’aggravante mafiosa”.
    (su tutti i quotidiani)

  7. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Parbleu Nicotri sono daccordo con lei in molti dei suoi argomenti, ma lei ha svicolato con maestria le due cose che io credo siano molto importanti e che darebbero una svolta decisiva al problema.
    1) Perche´i Palestinesi non si decidono una buona volta a riconoscere lo stato d´Israele , anche solo nei confini del 67.
    Lei stesso ha piu´volte scritto che lo stato d´Israele oramai e´un dato di fatto e che non ci si puo´piu´immaginarne la scomparsa.

    Non sarebbe interessante vedere come il governo Israeliano reagirebbe?

    2) A che serve insegnare ai bambini l´odio e il risentimento nei confronti dell´Ebreo? Cosi……quale futuro?
    Forse che ai bambini Israeliani nei loro libri imparano l´odio per l´Arabo? A me non risulta.
    Forse nei libri dei ragazzi Israeliani viene inculcato loro l´odio per l´Italiano o per il Tedesco o per il mondo intero che li ha scacciati ovunque si trovassero? Un saluto Rodolfo

    Ps:- non credo ad una nuova guerra.
    Israele reagira´ solo se attaccato militarmente o nel campo economico.
    E´stato sempre cosi, se ci fa´caso.

  8. Rodolfo
    Rodolfo says:

    xPeter che scrive:-
    Peter { 23.02.10 alle 19:53 }
    xMarco T.
    bene, siamo alla retraite permanente, eh? Ma dimmi, come facevano le tue amiche a telefonarti ogni giorno?!


    Anch´io per un momento mi ero posto la stessa domando.
    Pero´so´di leggere troppo svelto e cosi mi sono riletto il post di Marco che scrive:_”Mi hanno attivato internet appena stamattina. Dal giorno 1 del mese ad oggi, sono stato senza internet, senza televisione, senza giornali”

    Non ha scritto di non avere un telefonino.
    Ma come ti sarebbe piaciuto prenderlo in castagna eh?
    Come avresti goduto, hehehe. .

  9. Peter
    Peter says:

    xRodolfo

    ma per niente, caro il mio Valentino. Tra l’altro lui ha detto senza telefono, senza specificare quale. Ne parlava come di un eremitaggio, ma non vale dato che a quanto sembra aveva appunto il telefono cellulare, la cosa piu’ essenziale per ogni italiano medio.
    Prendere in castagna Marco T. non e’ facile come con te, che sembra di rubare le caramelle ad un bambino.
    Invece con lui e’ spesso nottata pirsa e figghia fimmina

    buonaseeeera

    Peter

  10. ECCO COME NETANYAHU PREPARA LA NUOVA TAGLIOLA PER UNA NUOVA GUERRA CONTRO I PALESTINESI
    ECCO COME NETANYAHU PREPARA LA NUOVA TAGLIOLA PER UNA NUOVA GUERRA CONTRO I PALESTINESI says:

    I governo israeliano di Netanyahu ha inserito la Tomba dei Patriarchi, nota anche come Moschea di Abramo, delle città di Hebron tra i “tesori nazionali” da restaurare.
    Hebron fa parte dei Territori Occupati e nella maledetta tomba dei patriarchi riposano le spoglie che si usa credere siano di Abramo, di suo figlio Isacco del nipote Giacobbe, detto anche Israele, tutti ritenuti avi sacri sia dai musulmani che dagli ebrei, che ci vanno a pregare entrando da ingressi distinti vigilati dai militari israeliani in modo da umiliare solo i palestinesi.

    Nel 1994 il delinquenziale colono Baruch Goldstein massacro a colpi di mitra 29 palestinesi intenti a pregare nella moschea, prima di venire linciato come meritava. Se la moschea di Abramo diventa “tesoro nazionale” israeliano è ovvio che i palestinesi reagiranno. Hanno già iniziato ieri con una manifestazione soffocata con il lancio di lacrimogeni sparati dagli israeliani. Questa miserabile provocazione di Netanyahu segue le continue provocazioni degli ebrei “ortodossi”, cioè fanatici, alla Spianata delle Moschee di Gerusalemme. E segue le manifestazioni di coloni che vogliono tornare a essere padroni di Gaza, vergogna di cui i nostri cari mass media “democratici” evitano con cura di parlare.

    Netanyahu è stato eletto da chi vuole la guerra all’Iran e il ritorno a Gaza. Il governo ha deciso di giocare la carta “religiosa” per massacrare un altro bel po’ di palestinesi.
    Mi vergogno di essere ebreo. O meglio: mi vergogno che si dicano ebrei anche individui come Netanyahu e i vari Lieberman di cui si circonda.
    Shalom

  11. Uroburo
    Uroburo says:

    “A quel lì l’è püsse facil meteghel in del cüü che in del cu”. Faust x … uuuueee, ma la volete far finita..!!? { 23.02.10 alle 0:28 }
    —————————————
    Grandioso vecchio mio! Non la conoscevo ma è straordinaria: un’espressione di milanesità allo stato puro. Un abbraccio U.

  12. Pietro
    Pietro says:

    X PINO

    Il mio pezzo sull’Auditel (post 21): Lei mi aveva suggerito di copiare-incollare l’articolo, ma non sono mai riuscito a postarlo (forse era troppo lungo).

    Saluti

    P.P.

  13. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Rodolfo

    Non sono nella testa dei palestinesi, certo non in quella dei loro governanti. Mi pare che abbiano fatto passi avanti verso il riconoscimento di fatto di Israele: non si tratta con un governo, come invece fa anche Abu Mazen, se non lo si riconosce. O no?
    I palestinesi non riconoscono lo Stato di Israele per il semplice motivo che non si fidano: Israele aspetta solo il riconoscimento a senso unico, con la gentaglia come Lieberman pronta a completare la conquista del Lebensraum. Se siamo onesti, e io non dubito che lei lo sia anche se è schierato in modo ben preciso, dobbiamo riconoscere che i lriconoscimento dovrebbe essere reciproco: i palestinesi riconoscono Israele e Israele riconosce lo Stato della Palestina. Punto. Ma l’ultima cosa che i governi israeliani vogliono, siano essi di destra, centro o sinistra, è permettere la creazione di uno Stato palestinese. Al massimo un bantustan, privo di continuità territoriale, risorse idriche, forze armate, controllo dei ocnfini, ecc. – roba che neanche un pezzente eccetterebbe – sul quale spadroneggiare. Certo, al punto in cui sono i palestinesi non possono aspirare ad altro. Ma questa “vittoria” sarà la rovina di Israele. Forte sul piano militare, economico, scientifico, ecc., ma bacato sul piano interiore, come ha detto più volte anche Grosman. E quando si è bacati “dentro” si è spacciati. Anche se potenti.
    Lei dovrebbe guardare il calendario e rivolgersi delle domande guardandolo. Prima di chiedersi perché oggi i palestiensi, ridotti alla disperazione come animali, umiliati perfino con la vergognosa storia della Moschea di Abramo o Tomba dei Patriarchi che dir si voglia, non accettano di riconoscere senza contropartita lo Stato di Israele, dovrebbe chiedersi perché mai i governi istraeliani hanno tradito gli accordi di Oslo sabotandoli in tutti i modi e continuando a rubare terra palestinese servendosi di fanatici mascalzoni come i coloni. Il nodo di oggi è nato dal tradimento di Oslo. Arafat era inaffidabile? Beh, i firmatari israeliani di Oslo e i loro successori sono stati di una straordinaria disonestà e cinismo. Sono responsabili di centinaia di morti tra gli israeliani e di almeno il triplo tra i palestinesi. Ma non ne faccio una colpa agli israeliani quanto invece agli Usa e alla solita Europa infingarda e ipocrita come sempre, ben conteta che gli aiuti finanziari ai palestinesi finissero in armi perché anche l’Europa punta sull’espansione di Israele e la sconfitta non solo dei palestinesi, già avvenuta, ma dell’intero mondo petrolifero arabo. L’Europa e gli Usa sono ridiventati colonialisti, usano il sionismo fanatico come estensione dell’atlantismo Nato e Israele come cuneo di ferro nella carne araba, da noi già abbondantemente tormentata da Napoleone in poi, cioè nel corso degli ultimi due secoli.

    Che ai bambini palestinesi e arabi in generale si insegni l’odio contro Israele e l’Occidente in generale è un dramma, una martellata sui coglioni degli stessi palestiensi e arabi, sul loro futuro. Ma vada a vedere cosa insegnano buona parte delle scuole rabbiniche d’Israele, vere e proprie madrasse che fabbricano fanatici pieni di “superiorità” cioè di odio, si informi su cosa hanno raccomandato i rabbini al seguito dei militari invasori di Gaza, legga con maggiore attenzione vari passi della bibbia e del talmud. Lei ci trova molta differenza rispetto l’odio predicato in molte madrasse? Beato lei.
    Senza contare che sono stati i soldi Usa, sauditi e israeliani a seminare le madrasse dal Cairo a Gaza a Lahore per scatenare il fanaistmo islamico contro l’Urss e i suoi alleati musulmani. Chi semina raccoglie….
    Se Obama non usa il bastone non ne usciamo. Anche Ely Carmon ha detto che nel giro di due o tre mesi ci sarà un’altra guerra.
    Buona serata.
    pino

  14. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    DA PARTE DI UROBURO
    ————————–
    ***************************************
    1) Perche´i Palestinesi non si decidono una buona volta a riconoscere lo stato d´Israele
    2) A che serve insegnare ai bambini l´odio e il risentimento nei confronti dell´Ebreo?
    Israele reagira´ solo se attaccato militarmente o nel campo economico. E´stato sempre cosi, se ci fa´caso. Rodolfo { 23.02.10 alle 20:14 }
    ————————————————–
    1) Perché poi non avrebbero assolutamente più nulla da dare in cambio in un’eventuale trattativa.
    E’ del resto evidente che toccherebbe a chi è di gran lunga più forte e non ha nulla da temere fare il primo passo.
    2) Ognuno insegna quel che ha: gli israeliani la convinzione della loro superiorità, concetto sempre razzista in qualunque modo lo si voglia girare. I palestinesi quel che serve loro per resistere ad una politica genocida che dura ormai da un secolo: l’odio. Che è poi una cosa che voi stessi non riuscite molto ad affrontare perché perfino voi si rendete conto che la paura è un sentimento assai volatile ma l’odio no.
    Aggiungo anche che quel suo “risentimento nei confronti dell´Ebreo” è il solito modo degli israeliani di far le vittime pur continuando nella loro prassi ferocemente repressiva (chiagne e futte). Insomma la solita accusa di antisemitismo per tappar la bocca a chi non la pensa come voi. Makkekko….!
    3) Ahhhh sì???? Eccristomadaquando? Le guerre le avete sempre incominciate voi tranne quella dello Yom Kippur. Birbantello di un Rodolfo.

    Una nota a margine: Obama, il cosiddetto premio Nobel per la pace, ha rinfoderato gli artigli e si appresta ad appoggiare tutte le iniziative israeliane. Come al solito. U.

  15. marco tempesta
    marco tempesta says:

    xPeter:
    le mie amiche mi telefonano sul cellulare. Ho il tel fisso soltanto dal giorno 17 ( un numero ricorrente). Ho anche una buona corrispondenza su Facebook.
    Adesso abito esattamente a Minturno, 80 km ( 50 minuti di treno) da Napoli e 140 km ( 1.45 minuti di treno col regionale, 1 h col diretto) da Roma. Ho il paese Minturno a 1 km sulla cima della collina, io sono tra la collina e il mare. La spiaggia ( 4 km ininterrotti, più altri km dopo due colline da un fianco e dall’altro della spiaggia grande) dista poco meno di 2 km da casa mia, mentre il centro abitato acui faccio riferimento è Marina di Minturno, a 1.3 km da casa. Ho il supermercato a 300 mt e un super discount a 2 km. Vicinissima, ho la montagna ( oltre 1700 mt di altezza) e il fiume Garigliano, che sfocia a 2 km sempre da casa mia. La gente fa capo a Roma, anche se l’indole è più vicina a Napoli, il chè non mi disturba affatto, anzi…
    Nel viaggio in treno da Bisceglie a Minturno, che farei fare volentieri a calci in culo al direttore di Trenitalia, ho cambiato 4 treni e l’unico dialogo l’ho avuto con l’unico napoletano che ho in contrato, nella tratta fra Caserta e Aversa. Avevo solo chiesto una brevissima informazione e subito si è innescato il dialogo nella maniera piacevolissima tipica degli interlocutori napoletani.

  16. marco tempesta
    marco tempesta says:

    sempre per Peter:
    mi era sfuggita la richiesta dei costi di fitto e di vendita. Il mio non è un casolare ma una villetta dependance di una casa colonica più grande, che ho a 5 metri di distanza: abbiamo lo stesso cancello di ingresso e lo stesso numero civico.
    Mia sorella vende una casa-torre in una frazione di Minturno, per 250.000 euro, tanto per darti un riferimento sui prezzi.

  17. Peter
    Peter says:

    xMarco T.

    mmh. Allora no, no me gustaria mucho. Troppo distante da Roma. Il resto pero’ va bene, campagna, mare spiaggia, fiume, montagna (che non mi dispiace guardare a distanza).
    Ho notato anch’io che l’Italia si percorre solo in lungo, da Sud a Nord o anche da Nord a Sud. Chi prova ad andare per traverso trova cavoli amari…

    Peter

  18. Peter
    Peter says:

    xMarco T.

    una casa-torre?? e che e’, una torre di guardia adibita ad abitazione? Comunque costa decisamente troppo per me. Dillo al signore P.

    Peter

  19. Anita
    Anita says:

    x Cerutti Gino { 23.02.10 alle 19:00 }

    Komare!
    Scrisse al Bush?Davvero?
    E cosa gli rispose il Bush, forse così?:
    “you quaggliegg mom, lass perd, you know!”
    Buonaseeeera.
    C.G.
    _______________________________________________

    Ma certo, scrivo sempre ai miei senatori, sia Statali che a Washington DC.

    Scrivo ai Presidenti ed ai congressmen.
    Loro servono noi, non il contrario.

    Di solito rispondono, con piu’ lettere ricevono, con piu’ sanno come la pensano i loro costituenti.

    Ho appena ricevuto dai miei due senatori, Jack Reed e Sheldon Whitehouse, circa il bill “english only”.

    Lei quaglieggia piu’ di me, i suoi post consistono di due righe sconclusionate e niente altro.

    Anita

  20. Faust
    Faust says:

    Obama, il cosiddetto premio Nobel per la pace, ha rinfoderato gli artigli e si appresta ad appoggiare tutte le iniziative israeliane.

    Caro Uroburo, intervengo x trasmettere una mia convinzione “di fantasia… Spero il tempo mi dia ragione… e Obama si guadagnera il premio Nobel … al momento sta subendo le lobby che lo paralizzano, nei suoi cambi sociali… è di queste ore la notizia dei malumori cche serpeggiano e di voci cche vogliono cacciare il braccio destro del President… Rahm Emanuel, non mi è mai stato simpatico… Non vuol dire niente (.. o forse..) che Rahm è ebreo… quindi poveri palestinesi… Spero nel cambio…
    Faust

  21. Vox
    Vox says:

    COSA AVVIENE IN GRECIA

    alternativa alla cura da cavallo: nazionalizzazione del default

    di MORENO PASQUINELLI
    sollevazione.blogspot.com

    Ha dell?incredibile l?eccesso di zelo delle televisioni italiane (quelle che davvero plasmano il senso comune) verso Berlusconi e la sua direttiva dell?ottimismo coatto. Esse stanno operando una vera e propria censura sugli sviluppi della situazione in Grecia. Questo paese è sull?orlo di un collasso che rischia di scatenare un effetto domino su tutta Eurolandia e di trascinare nel vortice l?Italia anzitutto. Per di più la Grecia è attraversata dal più potente movimento di scioperi degli ultimi decenni. Meglio non parlarne affatto, non solo per non spaventare chi c?ha i quattrini e rischia di perdere tutto, ma per evitare che quelli che già ora non hanno più quasi niente si mettano in testa la strana idea di seguire l?esempio dei loro omologhi greci.

    Vedremo se questa congiura del silenzio reggerà alla prova del fuoco di domani, 24 febbraio, quando il paese sarà completamente paralizzato da quello che sarà senz?altro il più potente sciopero generale dalla caduta dei Colonnelli.

    […] Che negli ultimi anni la grande speculazione finanziaria abbia messo sotto attacco la Grecia e speculato vendendo e ricomprando i suoi titoli di stato, non pare ci sia alcun dubbio. Per smascherare ?il complotto? ne stanno addirittura occupando i servizi segreti greci, spagnoli e anche francesi.

    Scopriranno l?acqua calda, quello che anche un broker-mezza-tacca sa bene. Sul banco degli imputati anzitutto quattro fondi d?investimento: tre americani e un inglese (Moore Capital, Fidelity International, Paulson & Co e Brevan Howard (il maggior gestore di hedge funds d?Europa).

    Un primo report degli 007 greci afferma: ?I quattro fondi hanno assunto posizioni corte sul debito greco vendendo massicciamente e quotidianamente i nostri bond a dicembre per poi ricomprarli una volta scese le quotazioni. Approfittando del clima sfavorevole all?economia del nostro paese e di rapporti che mettevano in dubbio la capacità di Atene di far fronte ai suoi debiti, questi fondi hanno incassato elevati utili.? (Dal quotidiano greco To Vima del 19 febbraio).

    Anche il ministro dell?economia francese, Christine Lagarde conferma: ?Ci sono difficoltà nella zona euro perché la Grecia è sott?attacco? (Le Monde del 20 febbraio).

    Anche barbe finte spagnole, il CNI (che avrebbe addirittura costituito un dipartimento ad hoc), sta indagando sulla ?cospiracion?.

    Si cerca di capire chi si sia arricchito quando le voci della insolvenza spagnola hanno fatto schizzare i prezzi dei Cds dagli 83 dollari del primo dicembre ai 166 dollari attuali. (El Pais del 20 febbraio).

    Non è escluso che a speculare sul rischio di default della Spagna essi peschino, non solo i soliti vampiri anglosassoni, ma pure qualche porcellino iberico. Gli affari, si sa, sono affari.

    La Bibbia del capitalismo transnazionale, il Wall Street Journal ha risposto per le rime a queste notizie di indagine: ?Parlare di una cospirazione… spaventa gli investitori più di qualsiasi editoriale critico?.
    Da parte nostra non possiamo che aggiungere una banalità: che il capitalismo si fonda sulla caccia al massimo profitto, e che per ottenere il massimo bottino non si fa scrupoli di sorta. Si può ben affondare un paese se questo fa fare quattrini, tanti, maledetti e subito.

    La deregulation dei mercati finanziari (globalizzazione) avviata con gli anni ?80-?90, ha trasformato la vecchia caccia al massimo profitto in un vero e proprio aggiotaggio, in un risico criminale legalizzato, ove ai grandi possessori di denaro è stato consentito di agire come una vera e propria delinquenza organizzata.

    Chi possiede il debito pubblico greco ?

    […] Com?è noto, questo paese ha il debito più alto d?Europa (124,9% sul Pil) nonché il rapporto deficit -Pil più alto (12,7%). Di qui l?allarme sul rischio di default della Grecia.
    Preoccupati sono anzitutto i creditori della Grecia, ovvero coloro che possiedono i suoi titoli di Stato.

    Se infatti questo paese dichiarasse l?insolvenza o annullasse il debito, non sarebbero i cittadini greci a lasciarci le penne, ma i creditori stranieri (!). CITTADINI GRECI, VI CONVIENE!

    Un dato è eclatante: il debito pubblico greco è per il 73% in mano a creditori stranieri.

    E vediamoli dunque chi sono questi creditori. Anzitutto francesi e tedeschi, soprattutto fondi pensione. Ecco spiegato l?arcano per cui Parigi e Berlino sono in prima fila nel fare pressioni sulla Bce e su Papandreu. ?Nello scenario peggiore possono scegliere se far cadere la Grecia (e quindi condannare a pagare il debito i loro concittadini nati subito dopo la seconda guerra, oppure salvarla, trasferendo i costi del salvataggio sulle loro generazioni future.?
    (La Stampa del 21 febbraio)

    LE CURE PROPOSTE SONO PEGGIO DELLA MALATTIA

    E? evidente che Francia e Germania vogliono evitare come la peste sia la prima che la seconda strada. Preferiscono la terza: che i greci si tirino fuori dagli impicci da soli, che il governo applichi la cura da cavallo e reprima con fermezza la eventuale rivolta popolare. Ma c?è un rischio nel caso il governo Papandreu cada e le masse popolari abbiano la meglio: l?effetto domino, non solo sugli altri PIGS, ma sulle grandi banche e fondi d?investimento francesi e tedeschi e a catena su tutta Eurolandia. Così in questi giorni, si fa un gran parlare di un piano da 25 miliardi di Euro per soccorrere la Grecia. E? un fatto che un piano simile violerebbe i trattati europei e richiede che la Bce chiuda, non un occhio soltanto, ma entrambi. Staremo a vedere.

    Va da sé che l?eventuale piano da 25 miliardi sarebbe condizionato, appunto, all?inasprimento delle misure draconiane già adottate da Atene, ovvero a SACRIFICI INAUDITI PER IL POPOLO GRECO.

    Un?altra via d?uscita:
    LA NAZIONALIZZAZIONE DEL DEFAULT

    Se un?azienda debitrice fallisce ci rimette quella creditrice che ha prestato denaro, fatta salva la facoltà di quest?ultima di fare rivalsa pignorando i suoi beni. Ma come fare rivalsa contro uno stato nazionale sovrano?…

    Ma che accadrebbe se la Grecia decidesse d?un botto d?uscire dall?Euro e dall?Unione? Se decidesse unilateralmente di nazionalizzare e pilotare il default, ripristinando la sua moneta e svalutandola decisamente? O addirittura annullando il debito?

    Accadrebbe che i creditori sarebbero gabbati, che l?economia greca, pur restando nel quadro del capitalismo, riprenderebbe a camminare e ad esportare, attirerebbe non solo una gran massa di turisti, probabilmente anche di investimenti stranieri a causa del vantaggio rappresentato dal differenziale di cambio e dai bassi costi di produzione. Accadrebbe, questo è quel che più conta per milioni di greci, che eviterebbero la cura da cavallo.

    Via d?uscita giacobina? Sentiamo cosa dice Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera del 18 febbraio:
    ?Se l?economia non riprende, per stabilizzare il debito serve una correzione dei conti pubblici enorme: circa 14 punti di Pil, al di là di ciò che qualunque governo possa fare. Se invece la Grecia crescesse al 3% l?aggiustamento necessario sarebbe severo, ma non impossibile: circa 6 punti. Ma come fa la Grecia a ricominciare a crescere? Un modo c?è: uscire dall?Euro, svalutare del 50% e diventare il luogo più a buon mercato in cui andare in vacanza nel mediterraneo. Certo, la svalutazione raddoppierebbe il debito, che è tutto in Euro, ma sarebbe giocoforza non ripagarlo. E? ciò che ha fatto l?Argentina, con risultati non disprezzabili?.

    Questo e secondo articolo su:

    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=6791

  22. Peter
    Peter says:

    xAnita

    cos’e’ il bill English only? Non mi dire che vogliono abolire il broccolino?! cosi’ il povero signor P. si trovera’ a dover riemigrare!…

    Peter

  23. Vox
    Vox says:

    @ Uroburo

    Gli israeliani insegnano ai loro bambini non solo a odiare i palestinesi e gli arabi in generale, ma gli istillano l’idea che tutti nel mondo vogliono fare del male a Israele, e quindi a non fidarsi di nessun popolo e di odiarli tutti, non solo per un fatto di (presunta) superiorità ebraica. Ho visto di recente – e mi sembra di averlo anche postato qui – uno sconcertante documentario girato da un regista israeliano proprio su questo tema, protagonisti bambini e adolescenti.

  24. Vox
    Vox says:

    PS – Poi ci sarebbe il distinguo tra odio dovuto a fatti incontrovertibili (genocidio, continuo furto di terre, maltrattamenti, ingiustizie quotidiane) come quello che possono provare i palestinesi, e un odio artificiale, da parte del conquistatore verso il conquistato che recalcitra, per umiliarlo e sottometterlo meglio.

  25. Vox
    Vox says:

    Un ragionamento interessante…

    UN LIMITE ALLA GRANDEZZA DEGLI STATI

    Sosteneva Aristotele che ci doveva essere un limite alla grandezza di uno stato: “un limite, come c’è per le altre cose, piante, animali, strumenti; perché nessuno di questi conserva la propria capacità naturale quando è troppo grande…, ma rimarrà interamente privo della propria natura, o si troverà in cattive condizioni”.

    di KIRKPATRICK SALE
    LewRockwell.com

    “l’esperienza insegna che una città molto popolosa può raramente essere ben governata; dato che tutte le città che hanno fama di essere governate bene hanno un limite di popolazione. E questo è provato anche da un ragionamento convincente: poiché la legge è ordine, e la buona legge è buon ordine; ma un numero troppo smisurato non può avere ordine”. E non conta se quella città ha 1 milione o 36 milioni di abitanti – le entità politiche di tali dimensioni non potrebbero certamente essere democratiche in alcun senso, non potrebbero possibilmente funzionare in alcun modo che si avvicini all’efficienza, e potrebbero esistere solo con grandi sperequazioni di ricchezza e benessere materiale.

    [Aristotele] sapeva che gli esseri umani hanno un cervello di dimensioni e capacità di comprensione limitate, e che metterli in aggregazione non li rende più intelligenti – come ha detto un altro filosofo, Lemuel Gulliver, “la ragione non aumenta con la massa corporea”. C’è una scala umana per la politica umana, definita dalla natura dell’uomo, che funziona bene solamente in quelle aggregazioni che non solleciti e sovraccarichi troppo il … molto capace e ingegnoso ma limitato cervello umano, né la capacità umana.

    E’ con quella massima di Aristotele che adesso possiamo iniziare a contemplare quale dimensione di uno stato nel mondo odierno rappresenterebbe la grandezza ideale, o diciamo la grandezza ottimale, con questi due criteri di primaria importanza: “sufficiente”, citando Aristotele, “per una buona vita nella comunità politica” – che sarebbe una qualche forma di democrazia – e “il massimo numero che è sufficiente per gli scopi di una vita agiata” – che sarebbe l’efficienza. Democrazia ed efficienza…

    Tutto l’articolo in italiano su
    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=6787

  26. Pietro
    Pietro says:

    DATI D’ASCOLTO MANIPOLATI E FASULLI: ECCO A VOI L’AUDITEL

    di Pietro Paciello

    Per anni le Associazioni dei Consumatori e gli esperti di statistica hanno sostenuto la scarsa affidabilità nonché l’estrema facilità di manipolazione dell’Auditel, società (con tanto di marchio registrato) specializzata nella pubblicazione e nella diffusione dei dati sull’ascolto televisivo “perché la misurazione degli ascolti è un elemento fondamentale per la pianificazione degli spazi pubblicitari, risorse di cui la TV vive.” (dal sito http://www.auditel.it).

    Una recente intervista-scoop, passata sostanzialmente inosservata, della giornalista de “La Stampa” Alessandra Comazzi ha rivelato quanto la rilevazione dei dati d’ascolto sia, per usare un eufemismo, “approssimativa”. L’intervistata, un’insegnante di arpa nei Conservatori, racconta: “Mi telefonò una signora dalla voce anzianotta, e credevo fosse uno scherzo. Mi propose di far parte del campione Auditel. Io risposi che guardavo poco la tv […] Inoltre, avevo un televisore molto vecchio, che per motivi suoi, quando si accendeva si sintonizzava sempre e solo su Rete 4. Mi rispose che non c’era problema […]”.

    Sebbene quindi non funzionale alla campionatura, l’arpista ne ha fatto parte per ben 15 anni e nel corso dell’intervista lascia intendere come si possa benissimo alterare i dati di ascolto con l’uso del “meter” (un apparecchio collegato ad ogni televisore della casa e alla linea telefonica, che registra su quale canale è sintonizzato il televisore): “Si accende la tele, e subito dopo si avvia il telecomando del meter. Si indica il numero di persone che seguono il programma, l’età, il sesso. […] Una volta non riuscivo a vedere “Report” e volevo alzargli l’ascolto. Ho acceso la tele e sono uscita”.
    Un altro esempio emblematico dell’estrema inattendibilità dell’Auditel è il “caso Telecapri”: tra il 16 e il 18 dicembre del 1998, l’emittente campana sarebbe stata vista, in media, da 50mila spettatori al giorno: peccato che all’epoca si trovasse sotto sequestro per ordine della magistratura!
    Ma il limite più grosso di questo sistema di rilevamento dell’audience sta nella sua stessa organizzazione: i dati dell’Auditel vengono raccolti su un campione di 5.101 famiglie, per un totale di circa 14mila persone dotate di telecomandi speciali, i quali, collegati al “meter”, indicano cosa piace ai bambini il pomeriggio, alle mamme massaie la mattina e ai papà da poco rientrati dal lavoro la sera. Ma poiché non è possibile impedire a una persona l’uso di più telecomandi (il papà, per esempio, potrebbe usare quello del figlio di notte e viceversa), è inevitabile che si falsino i risultati; per non parlare poi degli errori grossolani da parte della stessa Auditel: canali sintonizzati e orari di utilizzo errati.
    E quando alcuni direttori di rete sventolano trionfanti dati secondo cui i loro programmi hanno raggiunto il 40% di share, il significato è quindi il seguente: circa 2mila famiglie del campione hanno visto quei programmi. Un po’difficile pensare che queste rappresentino il 40% di tutte le famiglie italiane.
    L’Auditel fu fondata nel luglio del 1984, come conseguenza della profonda trasformazione del sistema radiotelevisivo nel quale il monopolio della Tv di Stato, foraggiata dal canone, era seriamente (ed illegalmente) contrastato dalle tre reti Fininvest di Silvio Berlusconi, che traevano linfa vitale dalle inserzioni pubblicitarie. Nel 1986 venne stretto un patto tra la Rai, la Fininvest e l’UPA (Utenti pubblicità associati) e l’Auditel iniziò ufficialmente la sua attività, sfornando quotidianamente quei numeri che tutt’oggi possono creare una carriera o distruggerla, modificare un intero palinsesto e muovere milioni e milioni di euro. E pensare che in passato la Rai usufruiva di un “Servizio Opinioni” che aveva la funzione di stabilire il gradimento e la partecipazione degli spettatori, in pratica si occupava di controllare la qualità stessa degli spettacoli trasmessi. Adesso importa solo che si guardi un programma, indipendentemente dal fatto che possa piacere o no: de gustibus non disputandum est.
    Non solo: sui piatti della bilancia (mal tarata) dell’Auditel sono stati spesso e volentieri adagiati dei pesi fasulli. Alcuni furboni, per conto delle Tv berlusconiane, corrompevano le famiglie della campionatura per far lievitare gli ascolti (e i guadagni) di codeste Tv. Il seguente spezzone del docu-film “Citizen Berlusconi” (finora trasmesso in Italia, chissà perché!, solo da Sky nel 2009) è fin troppo illuminante: http://www.youtube.com/watch?v=xsCYnjcupJw .
    In un articolo di “Repubblica” del 1993 leggiamo: “Il nuovo presidente della Rai lo definisce “barbaro”, Aldo Grasso, critico televisivo, preferisce liquidarlo con un aggettivo senza ritorno, “nefasto”, quelli della Fininvest lo odiano da sempre e più volte hanno gridato “truffa, truffa” (sic! ndr), minacciando di sottrarsi al suo diktat. Che crisi per il sistema Auditel […] Si va dunque dritti verso “l’ indice di gradimento”, l’ unico considerato in grado di ripristinare un giusto rapporto fra quantità e qualità. No, non si chiamerà così perché non è bello copiare il passato. Sarà battezzato “indice di qualità e soddisfazione”. Ma tant’ è, il principio è lo stesso: dare valore al gradimento, indirizzare meglio il mercato pubblicitario […]”.
    Dopo 17 anni l’”indice di qualità e soddisfazione”, lungi dall’essere stato battezzato, non ha ancora visto la luce e l’Auditel continua ad indirizzare (al peggio) la pianificazione degli spazi pubblicitari. E cos’è questo, se non copiare il passato?

  27. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Faust,
    Obama è solo il prestanome degli interessi dei banchieri di Wall Street che hanno messo su un signor Nessuno come lui proprio per poter governare meglio i loro interessi.
    Naturalmente dovranno pagare qualcosina visto che con la faccenda dei subprime l’hanno combinata un po’ troppo sporca, ma nella sostazna riusciranno a scaricare la patata bollente (i debiti) sulle spalle dei cittadini useggetta (ed anche del mondo intero). Secondo i soliti sistemi truffaldini propri del capitalismo finanziario (quello attuale).
    Quindi non farti tante illusioni…
    Un caro saluto U.

  28. IGNAZIO MARINO: TESTAMENTO BIOLOGICO
    IGNAZIO MARINO: TESTAMENTO BIOLOGICO says:

    LIBERTA’ DI CURA: ELUANA UN ANNO DOPO
    “Si tratta di un problema di libertà individuale che non può non essere garantito dalla Costituzione quello cioè di affermare che non possono essere imposte obbligatoriamente ai cittadini pratiche sanitarie”. Aldo Moro, dibattito sull’articolo 32 della Costituzione, Commissione per la Costituzione della Repubblica Italiana, 28 gennaio 1947
    Il 9 febbraio 2009 Eluana Englaro, dopo 17 anni passati senza coscienza in un letto, divenne finalmente libera. Direi liberata, dall’impegno civile di un padre esemplare e dal sussulto democratico di una parte del Paese che non tollerava l’illecita invadenza dello Stato nell’imporre ad una persona terapie non volute per prolungarne l’agonia.
    Il dibattito sul testamento biologico fu allora travolto e nell’Aula del Senato si arrivò all’approvazione di una legge contro la libertà di scelta, calpestando il principio dell’autodeterminazione dell’individuo.
    Oggi vi scrivo per ribadire, ad un anno dall’appello sul sito http://www.appellotestamentobiologico.it che vi ha visti firmatari, insieme a personalità del mondo giuridico, della cultura, dello spettacolo, dello sport (da Gustavo Zagrebelsky a Marcello Lippi, da Eugenio Scalfari a Luciana Littizzetto): non permettiamo che venga dato il via libera a una legge contro la libertà di scegliere.
    La legge approvata dalla destra al Senato lo scorso marzo è adesso all’esame della Camera dei Deputati che la renderà presto definitiva. Si tratta di una norma contro la libertà individuale nella scelta delle terapie. Di fatto impone a tutti noi l’obbligo di terapie mediche quali la nutrizione e l’idratazione artificiali, anche se siamo contrari ad esse, anche se servono solo a prolungare una irreversibile agonia.
    La strada da percorrere è un confronto aperto e libero da condizionamenti ideologici, per una legge che tutti condividano. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha mostrato aperture in tal senso, ma il Governo sembra voler utilizzare la propria forza per imporre un voto ideologico sul testamento biologico, contro le evidenze scientifiche e la libertà individuale.
    Il mio impegno su questi temi continua più forte di prima.
    Per questo chiedo a voi, donne e uomini liberi e laici, di esercitare i vostri diritti di cittadini, promuovendo un’azione di pressione sulla Camera dei Deputati.
    E’ il momento di fare sentire la nostra voce: scriviamo al Presidente Fini, utilizzando un modello di lettera che vi allego oppure scrivendo un testo diverso. Se saremo in tanti riusciremo a fare “massa critica” e non resteremo inascoltati.
    Per scrivere a Gianfranco Fini manda un’email a: fini_g@camera.it
    Ignazio Marino

    Presidente Fini,
    sono un sostenitore dell’appello per il testamento biologico (www.appellotestamentobiologico.it) promosso dal senatore Ignazio Marino e da numerose personalità del mondo giuridico, scientifico e culturale italiano.
    La legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, approvata dal Senato sarà presto all’esame dell’Aula della Camera dei Deputati.
    Le scrivo per invitarLa a non ignorare la mia voce.
    Chiedo una legge per il diritto alla salute ma contro l’obbligo alle terapie.
    Chiedo una legge laica, tracciata nel solco dell’art. 32 della nostra Costituzione.
    Mi auguro che il Suo contributo sia determinante nell’aprire una nuova fase di riflessione e condivisione su un testo che attualmente è contro le evidenze scientifiche e la libertà individuale.
    Un confronto che consenta di uscire da un’impostazione ideologica, rendendo la legge utile per le persone in modo che ciascuno possa scegliere liberamente a quali terapie sottoporsi e a quali rinunciare.
    Grazie
    Firma

  29. Anita
    Anita says:

    x Peter

    English only.

    I nostri Padri Fondatori non hanno inclusa la lingua inglese come lingua ufficiale degli Stati Uniti.
    Non e’ nella Costituzione.
    Il che danneggia molto, in quanto ci tiene indietro nelle scuole ed anche nella vita comune.

    Quando io ho presa la patente di guida ho dovuto studiare un libretto in inglese, dovrebbe essere ancora cosi’.
    Tutte le direzioni stradali sono in inglese.
    Ma adesso danno le patenti a tutti…non e’ nemmeno legale.

    Inoltre se gli emigranti continuano a parlare le loro lingue in famiglia, non impareranno mai l’inglese e, questo li tiene indietro nei posti di lavoro e, non si possono aspettare altro che lavori servili.

    E’ ovvio nelle cittadine dove c’e’ una forte immigrazione, il 50% non riescono a graduarsi.

    Nel mio Stato hanno licenziato tutti gli insegnanti in una scuola, appunto per insufficienza. (75 insegnanti)
    La scuola perdera’ la classifica e perdera’ i fondi per tenerla aperta.

    Purtroppo la colpa non e’ degli insegnanti, ma degli studenti che vanno a scuola per forza a calci nel derriere e, che non vogliono imparare la lingua inglese.

    Non credo che tu non l’abbia capito…..

    Cosa faresti tu nel UK se non per la tua efficienza nella lingua inglese?
    Avresti fatto strada?

    Anita

  30. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Non mi rispondere col tuo nuovo vocabolario insulso, non e’ degno di una persona intelligente e colta come credo che tu sia.

    Anita

  31. marco tempesta
    marco tempesta says:

    per Peter: una casa-torre, molto comune anche nei centri storici pugliesi, è una casa che va dalle cantine al terrazzo, sviluppandosi verticalmente.
    Chi sarebbe il signor P?

  32. Anita
    Anita says:

    Le case-torri sono in tutta l’Italia ed anche in Spagna.
    Immagino anche in altre nazioni.
    Un mio amico ne ha rimodellata una in Valtellina, in alta montagna.

    Ce n’e’ una anche vicino a me, fa parte della Aldrich Mansion, e’ quadrata, almeno di tre’ piani, fatta di pietre locali col tetto di slate=tegola di ardesia come il resto dei vari buildings sulla proprieta’.
    Credo che servisse come torre di vedetta.

    Anita

  33. Peter
    Peter says:

    xAnita

    eh, come sei permalosa. Invece che del mio linguaggio, fossi in te mi preoccuperei per il tuo amico che e’ convinto di sentire o vedere il suo ‘quack’ meregano persino qui sul blog italicus. Deve avergliene fatte passare di tutti i colori, ma quello passa l’assicurazione…
    Non saprei i dettagli della bill English only, ma ad occhio e croce mi sembrerebbe piuttosto discriminatoria. Pensa che quando mi recai a Barcellona l’anno scorso diversi speakers americani ad una conferenza parlarono in perfetto spagnolo castigliano. Una era texana, l’altro non mi ricordo. Mi pare avessero nomi inglesi, il che mi lascerebbe supporre che in certi stati persino gli anglofoni sono bilingue?

    Peter

  34. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Ma certo che ci sono molte persone che parlano diverse lingue.
    Mi sembra che Condoleezza Rice ne parlasse 5.
    Ma questo non era il mio discorso.

    Stiamo crescendo una minoranza che non parla l’inglese, questa minoranza fra un paio di generazioni potrebbe essere una maggioranza.

    Conosco molti emigranti europei, recenti, degli ultimi 50 anni ed anche molto meno, il loro primo obiettivo e’ di imparare la lingua Inglese.

    Con gli europei ci aggiungo Indiani, Cinesi e Giapponesi…..
    Quindi non vedo il motivo che questa Nazione non abbia una lingua nazionale.

    Crea un casino nelle scuole che stanno andando alla malora, prendi la California, le loro scuole erano le migliori degli US, adesso sono quasi all’ultimo posto, motivo, la stragrande emigrazione dal Sud America.

    Nel mio piccolo Stato, le scuole in suburbia hanno alti gradi, quelle nella citta’ capitale sono tutte molto sotto il livello medio.

    Tu mi porti l’esempio di qualche persona che hai conosciuto, io parlo di una Nazione con 310’000’000 di abitanti.

    Buona notte,
    Anita

  35. Rodolfo
    Rodolfo says:

    x Nicotri,Uroburo e Vox
    Essere dalla parte dei piu´deboli fa´onore ed io vi sono venuto sempre incontro. Non accorgersi che anche i deboli possano essere cattivi, che possano fare anche loro errori, ed essere dalla loro parte ad ogni costo dimostra di essere ciechi di almeno un occhio o di aver subito un forte lavaggio al cervello.
    Israele ha avuto 60 anni di tempo per liberarsi dai Palestinesi, ma loro sono sempre li. Questo e´un dato di fatto. O no?
    Non solo , il 20% della popolazione israeliana e´costituita da Palestinesi, ragazzi che vanno a scuola, gente che lavora, diritti di pensione , di cure e rappresentati nel parlamento Israeliano. Anche questo e´un dato di fatto. O no? Come si spiega questo.
    Che la loro situazione non e´cosi florida come per l´Israeliano , e´la stessa del Siciliano nei confronti del Piemontese, o dell´Italiano in Germania nei confronti del Tedesco e via discorrendo.

    Ma e´anche vero che parecchi di loro stanno molto meglio di qualche Ebreo. Come si spiega questo?
    E cosi voi tornate alla solita leggenda metropolitana che gli Israeliani vogliono distruggere il popolo Palestinese. Si puo´essere piu´ciechi di cosi? Cerchiamo e vogliamo anche capire fino a dove arriva la lealta´del Palestinese Israeliano nei confronti di Israele? E´tutta da appurare, ma e´da immaginarsi.
    Una situazione simile c´e´ anche in Italia , dove gli atleti sudtirolesi quando vincono una medaglia alle olimpiadi e vedono innalzarsi la bandiera Italiana verso l´alto, in cuor loro magari si immaginano una bandiera diversa e qui non voglio andare oltre.

    Ma e´proprio cosi che Israele vuole distruggere i Palestinesi?

    Quando io parlo dell´odio che nelle scuole viene inculcato a TUTTI i bambini Palestinesi verso l´Israeliano mi si risponde che si e´una cosa deplorevole , ma si continua accennando all´odio degli ultraortodossi che in Israele sono solo meno del 10%, delle loro
    yeshivoth e si ritorna alle storielle dello studio del Talmud e della Torah. E´questo un modo per venirsi incontro? O non e´forse proprio un comportamento Palestinese.
    Solo pregiudizi e false informazioni.
    Fatto e´, che mentre la mia informazione e´comprovata al 100% , la vostra e´fatta da informazioni campate in aria e tutte da comprovare.
    Siete forse dentro le yeshivoth e ascoltate le lezioni?
    Se anche fosse vero , c´e´una gran bella differenza tra tutto un popolo che odia e l´altra parte dove chi odia e solo meno del 10%.
    Magari ci fossero tra i Palestinesi la stessa percentuale di quelli che vogliono la pace come in Israele. Ma sappiamo che non e´cosi.
    Cosi come non si possono prendere dei fatti isolati, come per esempio di un soldato Israeliano che gli scappa uno schiaffo per l´impertinente bambino Palestinese ed argomentare che tutti i soldati Israeliani sono nazisti.
    Tutto questo non porta a niente ed e´solo propaganda per aumentare odio e incomprensioni.

    Lei caro Nicotri scrive:-“I palestinesi non riconoscono lo Stato di Israele per il semplice motivo che non si fidano”

    Saprebbe spiegarmi il perche? Cosa perderebbero se si fidassero?
    E cosa impedirebbe loro di ritornare indietro ad assassinare Ebrei nei Caffe´e negli autobus?:

    Cosi lei continua:-“Se siamo onesti, e io non dubito che lei lo sia anche se è schierato in modo ben preciso, dobbiamo riconoscere che il riconoscimento dovrebbe essere reciproco: i palestinesi riconoscono Israele e Israele riconosce lo Stato della Palestina. Punto.

    Daccordo, ma chi lo dovrebbe fare per primo?
    Ha il governo Israeliano mai dichiarato di voler distruggere un intero popolo e buttarlo a mare? No
    Ha il popolo Palestinese una simile clausola nella loro costituzione?Si

    Dunque perche´ Israele dovrebbe mai riconoscere uno stato Palestinese che desidera la morte di tutti gli Ebrei e che insegna ai loro bambini nelle scuole l´odio per l´Ebreo?

    TUTTO e´nella mano dei Palestinesi. Distruggano quei libri che insegnano odio, distruggano quella clausola di buttare tutti gli Ebrei a mare nella loro Charta, riconoscano Israele anche e solo nei confini del 67, ci provino.
    Solo allora, se Israele non si decidesse ad andare prontamente incontro ai Palestinesi ( e lei stesso ha ammesso che di piccoli passi verso i Palestinesi, Israele ne ha fatto tanti) solo allora caro Nicotri ,Uroburo e Vox potreste aver ragione nei vostri discorsi. Un saluto a tutti e buona giornata.Rodolfo

  36. sylvi
    sylvi says:

    “Però dal giornale in cui scrivo mi hanno sollecitato un articolo sulle fasce deboli e, nonostante l’argomento in teoria mi riguardi direttamente, in pratica non so ancora che scrivere…” Marco

    Caro Marco…
    Bentornato!
    Io credo che prima di scrivere qualsiasi cosa sulle cosiddette “fasce deboli” bisognerebbe aver ben chiaro che cosa si intende per fasce deboli.
    _ Chi è malato? chi è vecchio e solo o bambino trascurato? chi non accede all’istruzione? chi è disoccupato ( perchè non trova, non vuole, non può…)?
    Chi è sfruttato in barba alle leggi? Chi è vessato da burocrazie borboniche che di fatto gli negano i suoi diritti?
    Chi dimentica che, oltre ai diritti, nella Comunità ci sono doveri ben precisi….Chi dall’individualismo sfrenato è reso cieco e sordo alla socialità…
    Si potrebbe andare avanti per un pezzo…

    Sono contenta che tu ti sia ben sistemato!

    Dopo la peste del 1348…ci fu un fuggi fuggi dalle Città alla Campagna…anche il Boccaccio si allontanò in piacevole compagnia e …scrisse il Decamerone!!!

    Ciao. Io vado a Grado a vedere se l’acqua alta ha risparmiato il mio garage.

    Sylvi

  37. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Si mi ricordo…..come se fosse oggi, la peste nera del 1348 e la ricerca del colpevole che in questo caso fu identificato con “l’ebreo”, poiché ha tradizioni diverse,costumi diversi e quindi è un individuo emarginato dalla comunità. Gli Ebrei erano infatti accusati di aver ucciso Gesù Cristo e di praticare eresie e quindi la giornata si concludeca con la caccia agli Ebrei che se trovati, venivano torturati e uccisi. E´ un mondo gatto, proprio come quello di Bigazzi. Rodolfo

  38. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Rodolfo

    Non ho mai detto che in Israele è tutto male. C’è moltissima gente per bene e ci sono tante cose interessanti. I palestinesi non è che siano tutti da lodare. Non hanno un Gideon Levy, ma hanno avuto un Edward Said.
    Un salutone.
    pino

  39. AZ Cecina Li
    AZ Cecina Li says:

    Caro Marco.
    Ricordanddomi di un breve ma fruttuoso corso di giornalismo fatto quando dirigevo una liccola radio libera, mi permetto di darti qualche consiglio. Come ti suggerisce anche Sylvi prima di tutto devi decidere di quali fasce deboli vuoi trattare, poi se vuoi fare del giornalismo e non della letteratura, cosa apprezzabilissima ma diversa e lontana dal giornalismo, devi lasciare il tuo “eremo” ed andare a parlare con quella fascia di svantaggiati di cui vuoi parlare, e non sentirne uno o due ma cento possibilmente a gruppi facendoli discutere tra loro.
    Antonio

  40. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    “Ha il governo Israeliano mai dichiarato di voler distruggere un intero popolo e buttarlo a mare? No”
    —————————————————————————–
    “L’eroe” nazionale Moshe Dayan: ” voi palestinesi potete anche rimanere qui, ma vivrete come cani”.
    —————————————————————————-
    Mi sembra che il Rodolfo prenda lezione di quaglieggio dalla Komare.
    E temo di non sbagliarmi.
    C.G.

  41. La striscia rossa
    La striscia rossa says:

    “Il ministro Sacconi ripristini la legalità e restituisca dignità ai lavoratori sottoposti ad un ricatto aziendale cinico e scandaloso.

    E’ intollerabile che le aziende, dopo tutto quello che è successo, continuino a dettar legge e ad intimorire i lavoratori.

  42. La striscia rossa
    La striscia rossa says:

    Il clan della ’ndrangheta calabrese degli Arena ha collaborato e protetto il sodalizio criminale e ha avuto un ruolo attivo nei gravissimi brogli elettorali che hanno portato alla elezione del senatore Nicola Di Girolamo.

    Dall’ordinanza del gip del Tribunale di Roma

  43. sylvi
    sylvi says:

    x Rodolfo

    Anche se tu c’eri….e te lo ricordi bene…!!!
    La peste nera fu portata in Europa dai legni genovesi che furono infettati in Crimea.

    C’è il bignami wiki per queste storie!
    Quel che raccontavano preti o signori a masse di ignoranti per avere un capro espiatorio …beh è sempre successo e succede ancora…non solo agli ebrei!!!!!

    Sylvi

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