Berlusconi e Travaglio uniti: contro i palestinesi. Papino il Breve seppellisce Obama del Cairo e medita di comprarsi l’Eni spendendo però il meno possibile. Ecco perché gli serve danneggiarla con il demenziale ordine di abbandonare l’Iran, il nostro maggiore fornitore di petrolio: per far calare il prezzo dell’oro nero in Borsa. E se in Italia ci scappasse l’attentato sarebbe l’occasione buona per passare dalle leggi ad personam alle leggi speciali. E’ il Partito dell’Amore, bellezza!
In Israele il nostro capo del governo Silvio Berlusconi ha dato il meglio di sé, cioè a dire il peggio in assoluto. Sulla spinta verso il cielo dei suoi fenomenali tacchi non ha saputo resistere alla tentazione di sentirsi più vicino al Dio della bibbia aggiungendo di getto al testo del discorso scritto l’infelice e indecente frase “La reazione di Israele a Gaza è stata giusta”. Oltre che l’ONU, una bella fetta della stessa popolazione israeliana, compreso un bel gruppo di militari che a Gaza c’erano, tutti sanno che la reazione contro Gaza non è stata affatto “giusta”. Ho dimostrato in una precedente puntata del blog che massacrare in due settimane 1.400 persone su un totale di 1.400.000 abitanti equivale a massacrare l’1 per mille dell’intera popolazione. In appena due settimane! E ho dimostrato che neppure l’intera campagna angloamericana di bombardamenti incendiari sulle città tedesche è arrivata a tanto, e in un periodo 50 volte più lungo. Con la sua bella improvvisata il Chiavalier Papino il Breve ha sotterrato Obama e il suo discorso de Il Cairo, peraltro cadavere già sotterrato da Netanyahu. Diciamo che Berlusconi ne ha sigillato la tomba.
Non vorrei essere nei panni di Marco Travaglio, o del Paolo Guzzanti riciclato nè di altri maestrini “di sinistra”, antiberlusconisti a tutto volume, ma per quanto riguarda Gaza berlusconissimi e filo mattanza anche loro. Travaglio col suo solito tono professorin-ieratico ha subito messo in chiaro nel suo blog, non appena i carri armati e i bombardamenti si sono messi in moto, che quella di Israele non era una guerra offensiva, ma una giusta operazione difensiva. Capisco che oggi è ormai impossibile non dico fare carriera ma anche solo non essere soffocati se non ci si inchina verso chi ha in mano gli assi, però certi eccessi andrebbero evitati. Guzzanti nel suo blog modestamente intitolato “Rivoluzione italiana” ha addirittura augurato a Israele “buona guerra” contro Gaza, festeggiandola o supportandola con pacifiste del calibro di Fiamma Nierenstein, la vera vincitrice di questa fase politica.Chi come noi crede nel diritto all’esistenza anche di Israele sa bene che le frasi da irresponsabile come quelle di Berlusconi, ripetizione imparaticcia di quanto incautamente risposto da Netanyahu a un giornalista nel corso della sua visita a Roma, legittimano di fatto anche la violenza di Hamas e affini. E infatti: se è giusto che Israele reagisca in quel modo per pochi morti in vari anni è simmetricamente ovvio che i suoi avversari o nemici ritengano altrettanto giusto reagire come reagiscono a causa dei molti più morti, espropri, demolizioni di case e sradicamento di ulivi e aranceti subiti in 60 anni. E’ bene ricordare che mancano all’appello oltre 400 villaggi palestinesi, e che le stesse cittadine prese di mira dai missili artigianali di Hamas, Sderot e Askelon, prima che ne venisse cacciata la popolazione erano cittadine palestinesi e avevano nomi palestinesi.
In altre parole, chi declama le corbellerie berluscon-netanyahuine vuole solo soffiare sul fuoco. Per alimentare ancora l’incendio che consuma quella parte del mondo e portare le fiamme di nuovo anche in Iran, mentendo ancora una volta con le balle “atomiche” come già fatto contro l’Iraq. Dico portare le fiamme “di nuovo” perché da Cesare e Crasso e altri ancora dell’antichità romana fino ai vari Napoleone e Lawrence di Arabia, è l’Europa che ha invaso il Vicino e il Medio Oriente. Il primo pezzo di seta che i romani hanno visto lo ha portato Giulio Cesare dopo una campagna militare in Anatolia oppure, più probabilmente, dai reduci della battaglia di Carre, in Mesopotamia occidentale, dopo la sonora sconfitta e l’uccisione di Crasso. Se una volta c’era da mettere le mani sulla Via delle Spezie e sulla Via della Seta, sulla Via dell’Incenso e sul Periplo del Mare Etiope, cioè sulle rotte commerciali del Mare Arabo e del Mare Indiano che alimentavano Roma prima e l’Europa dopo di ogni ben di Dio, dai sapori ai saperi fino all’oro, oggi c’è da mettere le mani sull’oro nero… Nulla di nuovo sotto il sole: business as usual… Si insiste a darci a bere che l’Iran vuole l’atomica o comunque lanciare missili su Israele. Non credo che il governo iraniano, pur composto da preti e pertanto capace del peggio, non sappia che non farebbe neppure in tempo a mettere un missile in linea di lancio per ritrovarsi senza non solo quel missile. Peggio ancora se riuscisse a lanciarlo: ne seguirebbero una terribile rappresaglia e l’invasione militare. Il governo di preti dell’Iran vuole forse giocare la carta della tensione internazionale per meglio rafforzarsi all’interno puntando sul nazionalismo, esattamente come hanno sempre fatto gli Stati Europei e a quanto pare vuole fare l’Italia berluscona di Papino il Breve. Ma che voglia anche farsi invadere equivale a pensare che il pretume al governo sia composto da aspiranti suicidi: se l’Iran fosse invaso il suo governo verrebbe travolto, perché questa volta non verrebbe più invaso solo dall’Iraq armato alla carlona e quindi costretto a una guerra di posizione capace di produrre solo morti.
La trovata “buonista” anzi “buonistissima” di fare entrare Israele nella Comunità Europea ha il pregio di dar ragione al mondo arabo e islamico che ci accusa di usare Israele come testa di ponte di una nuova versione del nostro plurisecolare vizio del colonialismo. E’ ovvio che s’è l’Europa si allarga fino a territori che non sono europei si legittima chi parla di nuovo colonialismo. Scusate, ma in quale altro modo potremmo definire questo allargamento su terre altrui? Che diremmo se l’Unione Araba o l’Unione Africana o l’Unione Asiatica decidessero di fare entrare nel loro seno, che so, l’Austria o la Svizzera? Oppure: che diremmo se l’Onu assegnasse loro S. Marino o Montecarlo e loro ci ficcassero qualche centinaia di testate atomiche? Dubito che lo stesso Bossi si limitarebbe a farsi i gargarismi o una bevutina con acqua del dio Po.
Strana idea anche quella che a una democrazia, quale è il sistema politico israeliano, debba essere concesso di tutto, carneficine come quella di Gaza comprese. Erano democrazie anche la Francia e l’Inghilterra, il che però non ha impedito loro di fare le cose orribili che hanno fatto nei loro imperi coloniali in tutto il mondo. Abbiamo sempre qualcosa da esportare a fil di spada e a cannonate in terre altrui, dalla “civiltà”, di Roma ovviamente, alla “vera religione”, dalla “moralità”, perché gli africani e gli indios osavano andare in giro nudi a casa loro, al “liberalismo economico” e a “un altro Dio e un altro Re!”, come cantava la canzone fascista “Faccetta nera”. Ora esportiamo la “democrazia”. Tutte esportazioni che sono sempre e solo scuse per importare a costo minimo materie prime e merci varie altrui. Cioè per sfruttare popoli e territori altrui. Dimenticando che la nostra “civiltà superiore” e democratica è l’unica al mondo che ha avuto per ben due volte, con Roma prima e con l’Euroamerica dopo, l’intero sistema produttivo e l’intero assetto sociale basato sullo schiavismo! Se anziché la nostra tratta dei neri a spese dell’Africa, con annesse devastazioni, ci fosse stata per quasi tre secoli una altrui tratta dei bianchi a spese nostre, oggi il Terzo Mondo sarebbe l’Europa. Di “superiore” abbiamo solo la capacità di uccidere gli “altri” in quantità industriale. Come del resto ben sanno gli ebrei europei.
Oggi ci si riempie la bocca con le facili ciance delle radici “cristiane” abbellite buonisticamente con la dizione “giudaico cristiane”. A parte il fatto che più che di radici sarebbe più realistico e aderente al vero parlare di provenienze, visto anche che da Virgilio in poi ci vantiamo che i romani sono arrivati da Troia, cioè dalla Turchia, il problema è che il termine “giudaico” per le asserite radici è corretto NON per motivi religiosi, come vuole farci intendere il Vaticano e i suoi baciapantofola, ma tutt’altro motivo. Vale a dire, solo perché gli ebrei hanno contribuito all’identità e alla cultura europea post medioevale elaborando in Spagna assieme agli arabi musulmani per ben 800 anni tutto ciò che poi a noi è servito per innescare il Rinascimento. Perfino Dante e S. Francesco, oltre che Leonardo da Vinci e S. Tommaso e Galilei, senza quel pensiero e quegli apporti ebraico-musulmani o musulmano-ebraici non esisterebbero. Altro che le balle papaline diventante ora anche berluscone e legaiole. Se proprio vogliamo parlare di radici europee, dobbiamo allora parlare di radici “giudaico-musulmane-cristiane”. A meno che si voglia ridurre l’Europa alla creatura fatta nascere dal papato per il proprio interesse materiale quando chiamò i germani di stirpe franca guidati da Pipino il Breve e poi da suo figlio Carlo Magno, veri e propri talebani dell’epoca che hanno cristianizzato l’Europa col ferro e col fuoco, a invadere il Belpaese per sconfiggere i longobardi e impedire così l’unità d’Italia che questi stavano già realizzando con mille anni di anticipo sui Savoia. Prima o poi mi soffermerò sulle interessanti analogie tra la “discesa in campo” del Vaticano, cioè del governo della Chiesa, e la “discesa in campo” di Papino il Breve, al secolo Berluscon de’ Berlusconi: ognuno dei due ha agito solo ed esclusivamente per difendere la propria pagnotta. O meglio, la propria “roba”: parola che non a caso è parente del verbo rubare, inteso come bottino di guerra. Il Vaticano e Berlusconi sono “scesi in campo” per difendere il proprio bottino. Tutto il resto è abbellimento successivo degli avvenimenti. O, come direbbe il rabbino Hillel, “tutto il resto è commento”. Ma prezzolato.
Guarda caso – ma non è affatto un caso – sia il potere della Chiesa che quello di Berlusconi si basano entrambi sugli stessi tre pilastri: il potere delle immagini, quello dell’informazione e l’enorme disponibilità di soldi. Il potere delle immagini della Chiesa era ed è quello delle immagini sacre, esibite ovunque e a più non posso. I mosaici, i dipinti e le vetrate delle cattedrali che raccontano storie bibliche, di santi, della Madonna, di Cristo, ecc., erano e sono l’equivalente di Mediaset per Berlusconi, e viceversa: per entrambi un modo per creare, diffondere e illustrare la realtà nella quale vogliono che la gente creda, in modo da condizionarne le idee. Il monopolio detenuto per secoli dalla Chiesa sulla circolazione dei libri equivale al monopolio che Berlusconi ha di fatto sulla televisione, rafforzato dai giornali suoi o di famiglia, per condizionare il più possibile la testa della gente. L’enorme massa delle proprietà che aveva la Chiesa e la conseguente enorme disponibilità di quattrini equivale alla gran massa di proprietà e quattrini di Berlusconi oggi, con gli stessi scopi e gli stessi effetti: creare ancor più consenso assoldando il maggior numero possibile di intellettuali perché trasformino in cultura, e in cultura dominante, ciò che serve per giustificare e stabilizzare il potere dei loro ricchissimi datori di lavoro. Se i poeti di Roma, compreso Virgilio, opportunamente pagati creavano i miti perfino della divinità dell’Urbe e delle discendenze eroiche, i Giuliano Ferrara, i Vittorio Sgarbi e i Ferdinando Adornato di oggi possono ben fare quello che fanno. Anche oggi “l’immagine” e il mito è tutto.
Ma se l’Europa e gli Stati Uniti amano così tanto l’esportazione della democrazia, perché mai l’abbiamo distrutta in Iran col golpe anti Mossadeq? Beninteso, oltre che in Congo con il golpe anti Lumumba, in Indonesia con il golpe anti Sukarno, in Cile con il golpe anti Allende, in Argentina…., ecc., ecc., ecc. E perché mai accettiamo regimi odiosi come quello arabo saudita? E se Papino il Breve ama così tanto la democrazia da esportazione perché non la esportiamo anche in Vaticano? E no! Al Vaticano per avere i voti elettorali del suo gregge gli lecchiamo la suola della pantofola pur essendo un pericoloso pezzo di Medioevo ancora cacciato in gola alle democrazie moderne. Beh, potremmo mandare i carri armati e la democrazia almeno a Montecarlo… Che oltretutto parlava italiano ed era sotto la protezione del regno di Sardegna fino al 1861.
Anziché blaterare dovremmo:
– convincere i palestinesi ad accettare quel poco che ormai c’è da accettare, togliendosi dalla testa qualunque illusione di rivincita o peggio ancora di “distruzione” o “cacciata in mare” degli israeliani. Un conto è distruggere il “regime sionista”, che essendo un regime come gli altri si può anche cambiare come se ne sono cambiati altri, compreso il regime comunista in Urss o il “regime democristiano” in Italia, e un altro conto è distruggere un Paese, per giunta con la sua popolazione. I palestinesi dopo 60 anni dovrebbero capire che dai “fratelli” arabi possono aspettarsi solo di essere trattati come appestati o carne da macello.
– Convincere Israele a farla finita con il colonialismo dei suoi coloni, a rendersi semmai conto che quando si ha in casa una minoranza di un’altra popolazione che supera il 20% del totale allora si deve ammettere che si è un Paese binazionale, senza pretendere di chiudersi in un ghetto e detenere l’intero potere. Visto che parliamo di democrazia, Israele dovrebbe finalmente dotarsi di una Costituzione e stabilire infine i suoi confini senza ambiguità e irredentismi “biblici”, motivo di legittimo allarme per i Paesi vicini. Vero è che neppure l’Inghilterra ha una Costituzione, ma è anche vero che pur essendo tuttora una monarchia ha inventato lei l’Habeas Corpus e non ha nessuna ambiguità territoriale in fatto di confini.
– Trattare con i Paesi vicini di Israele e con Israele per trovare un accordo realistico e una pace vera, con disarmo nucleare israeliano e rinuncia alle armi nucleari dei vicini. Ovviamente con un trattato che garantisca a tutti loro la nostra alleanza anche militare in caso di guai dall’esterno.
– Espandere la Comunità Europea? Sì, benissimo. Ma certo non solo a Israele. Credo si possa fare di più che fare entrare solo Israele e la Turchia, due facce militarmente poco rassicuranti e poco rassicuranti anche come politica verso le minoranze interne, vedi per esempio i curdi per quanto riguarda la Turchia. Se sono oltre 2.000 anni che da Roma all’Europa intera, e ora anche con gli Usa, tentiamo di impadronirci del territorio che va dall’Iran al Marocco, significa che comunque c’è un intreccio di rapporti. Forti. Perché non studiare allora una integrazione più completa, ma pacifica? Credo che l’ideale sarebbe una Comunità del Vicino e Medio Oriente, estesa magari al Nord Africa, collegata man mano sempre più strettamente alla Comunità Europea. Oltretutto, sarebbe l’unico modo per non finire tutti, Europa compresa, come vasi di coccio tra i vasi di ferro Usa e Cina. E a proposito di Cina continuiamo a far finta non solo di non sapere che da qualche tempo ha anche lei navi militari nell’ex Mare Nostrum, ma anche che si è offerta di finanziare la Grecia, cioè un intero Stato della Comunità Europea per evitarne il tracollo economico e che sta cercando di comprarsi quanti più porti possibili anche nel Mediterraneo.
Ma l’Occidente non punta a nulla di tutto ciò, non punta cioè a risolvere i problemi ma a sfruttarne le tensioni. Prova ne sia che la Comunità Europea ha mandato a occuparsi del problema israelo-palestinese un mascalzone patentato come Blair, che infatti non se ne occupa, batte la fiacca e si gode le prebende in attesa di un’altra catastrofe che faccia il nostro (solito) gioco. A noi serve il petrolio! E il gas. Motivo per cui: “Divide et impera”, più il complementare “Mors tua vita mea”. As usual. Noi preferiamo che vengano finanziate le madrasse: cristiane, musulmane ed ebraiche. Che sfornano tutte un bel numero di fondamentalisti: vale a dire, rispettivamente, nuovi crociati, talebani o kamikaze ed irredentisti “biblici”. Un mix infernale. Incendiario e potenzialmente devastante.
Politica gretta, cieca, cinica ed egoista, che potrebbe finire col costarci caro. E che come tutte le politiche grette, cieche, ciniche ed egoiste potrebbe provocare rivolgimenti oggi impensabili negli assetti politico territoriali anche europei.
In fatto di petrolio Berlusconi punta a comprarsi l’Eni, magari in tandem con il suo caro amico molto democratico Putin e con il noto campione di democrazia Gheddafi, al quale ne ha già venduta una quota, mi pare del 5% con possibilità di arrivare al 20. Perché l’Eni? Per poter vendere Mediaset e magari anche i giornali a Murdoch e poter quindi dire che il conflitto d’interessi non c’è più, restando comunque padrone di un settore ancor più strategico e vitale. Ecco perché in Israele Berlusconi ha sparato a zero contro l’Iran mettendo nei guai Eni. Costringendola cioè a dare l’addio a un mercato come quello dell’Iran, vitale per il nostro rifornimento energetico, addio già imposto a tamburo battente, nero su bianco, con una lettera del governo all’amministratore delegato dell’Eni Paolo Scaroni. Indebolire oggi l’Eni significa potersela comprare spendendo molto meno domani. Altro che interesse nazionale! Sì, ha ragione il ministro berluscone degli Esteri, Franco Frattini, quando ha fatto eco alle sparate del suo datore di lavoro politico dichiarando a pettino in fuori: “Serviamo solo i nostri valori”. I valori economici, di Berlusconi&C. Come dice Maurizio Costanzo, “Consigli per gli acquisti”.
E a proposito di Iran ed Eni vale la pena ricordare che già una volta il cane a sei zampe è stato stoppato a Teheran: quando l’Eni stava aiutando l’Iran del democraticamente eletto Mossadeq a scrollarsi di dosso le Sette Sorelle sanguisughe angloamericane. Ed è stata quell’audacia di Enrico Mattei, il padre dell’Eni, a decretarne in seguito la morte con l’attentato al suo aero caduto vicino Pavia qualche anno dopo.
Ora la storia si ripete, purtroppo temo però non come farsa. Berlusconi se punta all’Eni forse punta non solo all’Eni, ma anche ad altro. A cosa? Ripeto ciò che ho detto in altra puntata: se poco più di una sassata in faccia in piazza Duomo gli ha giovato politicamente come gli ha giovato, un eventuale attentato in Italia per ritorsione di qualche demente inviperito per i suoi discorsi in Israele gli gioverebbe ancora di più. Dalle leggi ad personam alle leggi speciali. Dal parlamento ridotto a stadio a uno ridotto a suburra corporativa. Dalle leggi razziali contro i semiti ebrei a quelle contro i semiti araboislamici, con il vantaggio di farci restare comunque razzisti e antisemiti, però facendoci sentire sempre “ittagliani brava gente”. Ma che dico? C’è da aggiungere i padani bravissima gente…. Pensate che grande filmone: BB, cioè Berlusconi e Bossi, alla guida della nostra guerra contro Osama! Altro che Bush! Altro che Obama! Altro che Viagra: con una tale scarica di adrenalina e con una tale aureola di mega eroi galattici i due vecchietti potrebbero trombare escort, veline, miss, statiste, giornaliste, ministre e candidate elettorali ancora per decenni. E con la benedizione del papa.
E’ il Partito dell’Amore, bellezza! Solo che gronda odio, sempre di più e alla grande.
Per il resto: i vergognosi retroscena del caso Boffo, il vergognoso invio della portaerei Garibaldi ad Haiti NON per portare aiuti umanitari, che si inviano semmai più rapidamente con gli aerei e le navi da trasporto, ma inviata – con apposita sosta di tre giorni in Brasile – per mettere in vetrina la nostra industria di armamenti navali approfittando del palcoscenico mondiale regalatoci dai 220 mila morti di Haiti. Che in definitiva sono solo “negri” e mulatti, insomma roba esotica e retrograda, puzzolente e incivile, mica pura razza ariana o addirittura celto-padana. Tutte cose che preferisco non commentare. Anche perché, diciamo la verità, ma che vogliamo di più? Come sempre, “Dio è con noi”… Ora anche quello d’Israele. Meglio di così si muore!
Appunto.
errore
x Uroburo
Mi riferivo al suo post -#442-, non -#422-
Anita
Carissimo Pino.
Leggo sempre troppo in fretta e mi era completamente sfuggito il tuo post 425.
È ovvio che hai il diritto, ansi il dovere, di cancellare un mio scritto se credi che questo possa in qualsiasi modo danneggiarti o crearti dei problemi, o anche semplicemente per acquetare Rodolfo e mantenere la “biodiversità” del blog, non te ne vorrò per questo.
Tengo però a precisarti che i miei commenti sono tutti firmati con nome e cognome proprio a sottolineare che di tutto quello che scrivo mi assumo piena, completa e diretta responsabilità.
Certo nel mio post 412 ci sono andato pesante, molto pesante, ma non lo ho fatto dando libero sfogo alla mia livornesità, ma in modo voluto, ragionato e ponderato.
Se questo signore avesse il coraggio di mettere almeno un indirizzo e mail gli risponderei privatamene senza coinvolgerti/vi, diversamente devo rispondergli sul blog.
Rispondergli a tono per fargli capire che la deve smettere di offendere e non mi riferisco allo sciocco o allo stupido con o senza diminutivo, ma alle offese gravi e reiterate a più della metà dell’umanità, le donne, a tutte le donne e a TUTTE le mamme, ovviamente escluso la SUA mamma.
Quelle non glie le passo sotto silenzio, ogni volta che offenderà, come fa spesso, le nostre mamme, nonne, mogli, compagne, amiche, deve sapere che da parte mia, non avendo la possibilità materiale di prenderlo a pedate, gli risponderò con i toni usati nel mio commento 412 ed anche peggio.
Antonio Zaimbri
V. Rosmini n°7 -57023 – Cecina, Livorno, Toscana, Italia.
Cell. 3288735892. — antonio.zaimbri@tiscali.it
http://www.resistenze.org – cultura e memoria resistenti – storia – 08-02-10 – n. 305
da http://www.criminidiguerra.it
I Campi di concentramento per civili gestiti dalla II Armata (Supersloda – Slovenia Dalmazia)
La scelta di costituire campi di concentramento per i civili viene concepita dapprima per neutralizzare gli elementi ritenuti pericolosi per l’ordine pubblico; vengono apprestati i primi campi in territorio friulano per detenere gli uomini arrestati durante il rastrellamento effettuato nella città principale della Slovenia italiana: Lubiana.
Successivamente la politica di deportazione cresce vorticosamente coinvolgendo quote sempre più vaste di popolazione soprattutto rurale.
Gli alti comandi dell’esercito, che hanno ottenuto la gestione dell’ordine pubblico, optano per la strategia della “terra bruciata”.
In un vertice tenuto a Fiume il 23 maggio 1942, Roatta annuncia l’appoggio di Mussolini alla linea dura dei generali: “Anche il Duce ha detto di ricordarsi che la miglior situazione si fa quando il nemico è morto. Occorre quindi poter disporre di numerosi ostaggi e di applicare la fucilazione tutte le volte che ciò sia necessario… Il Duce concorda nel concetto di internare molta gente – anche 20-30.000 persone.”
Ai primi di giugno Roatta scrive al Duce di “giudicare necessari campi di concentramento per ventimila persone” e prospetta l’idea di “assegnare le case dei ribelli per costituire nuclei rurali tutti italiani di ex combattenti”.
A partire dal luglio 1942 le divisioni italiane, con grandi operazioni di rastrellamento alla caccia delle formazioni partigiane, svuotano il territorio in cui queste sono più presenti, deportando la popolazione dei villaggi in campi di concentramento costituiti appositamente. Si tratta soprattutto di donne, bambini ed anziani, poichè gli “uomini validi” fuggono nei boschi alla vista dei reparti italiani, per evitare di essere presi come ostaggi e fucilati nelle quotidiane rappresaglie decretate dai tribunali militari di guerra.
Ma dai documenti degli stessi generali italiani emerge anche la determinazione per cui le rappresaglie contro i civili devono essere un’arma di pressione contro i partigiani del Fronte di Liberazione, che tengono in scacco una grossa parte dell’esercito italiano.
Scrive Roatta: “A mio avviso occorrerebbe perciò – laddove si sono dimostrati vani i tentativi dì pacificazione – colpire il male nelle radici e nelle propaggini, con provvedimenti aventi ripercussione sugli animi dei fuggiaschi e sulla vita materiale dei congiunti rimasti in posto.”
E Robotti aggiunge: “E’ da presumere che questo provvedimento riguarderà quasi esclusivamente donne, bambini e vecchi, in quanto gli uomini validi o sono già con le bande, o ad esse si aggregheranno al momento della realizzazione di questa parte del programma, per quanto improvvisa e rapida possa essere.”
I campi di concentramento della II Armata
Tra l’estate del 1942 e quella del 1943 furono attivi sette campi di concentramento per civili sotto il controllo della II Armata (che aveva la competenza su Slovenia e Dalmazia occupate).
A Chiesanuova vicino a Padova (in Veneto) dal giugno 1942 nella locale caserma venne attivato un campo di concentramento per civili.
Il campo di Fiume era situato all’interno dell’area della caserma Diaz.
A Gonars a ovest di Palmanova (in provincia di Udine in Friuli) fino al marzo 1942 era attivo il campo POW n. 89 (per ufficiali dell’ex-esercito jugoslavo), dalla seconda metà aprile venne trasformato in campo per internati civili.
A Monigo non lontano da Treviso (in Veneto) dalla seconda metà del giugno 1942 venne istituito una campo di detenzione per civili all’interno della locale caserma.
Sull’isola di Rab (Arbe in lingua italiana), nella baia di S.Eufemia a 6 Km. dalla cittadina di Arbe, nel luglio 1942 venne realizzato con piccole tende militari, un campo per detenere i civili arrestati durante le operazioni militari in Slovenia e Dalmazia, a causa della saturazione dei campi minori di Laurana, Buccari e Porto Re, situati vicino a Fiume. Solo nel gennaio 1943, in seguito a segnalazioni ufficiali del Vaticano di numerose morti, furono impiantate tende grandi (per 20 persone) e rese agibili le prime baracche in legno o muratura. L’isola, che si trova nel golfo del Guarnero, nel maggio 1941 venne annessa all’Italia insieme all’isola di Veglia e compresa nella provincia di Fiume, che comprendeva l’Istria (oggi in Croazia) ed era retta dal prefetto Temistocle Testa.
A Renicci (comune di Anghiari, in provincia di Arezzo, nella regione Toscana) era stato reso operante nell’ottobre del 1942 sia il campo POW n. 97 sia un campo di internamento per civili. Qui vennero concentrati numerosi prigionieri (selezionati il 6 ottobre 1942: 1.168 a Chiesanuova e 482 a Gonars) per essere impiegati alla costruzione di un tratto di ferrovia in una zona in provincia di Perugia; 7 lire al giorno era la paga (T.Ferenc, Rab, Arbe, Arbissima Ljubljana 2000, p.20).)
Negli altri campi attivi a Castel Sereni, Pietrafitta, Ellero e Tavernelle, vennero smistati parte dei detenuti giunti da Gonars e Chiesanuoa; infatti questi quattro campi costeggiavano il costruendo tratto ferroviario citato.
A Visco a est di Palmanova (in provincia di Udine in Friuli) viene attivato un campo di detenzione per civili nell’inverno del 1942.
I deportati
Stabilire oggi il numero dei deportati risulta difficile sia per la frammentarietà degli archivi consultabili, sia perchè le stesse autorità italiane scrivevano di non avere un quadro delle situazione, infatti “gli internamenti sono stati effettuati con criteri diversi, secondo del modo di vedere dei vari Comandanti di Presidio, sino ai reparti minori (plotoni). – Non si è mai quindi potuto conoscere, neanche con relativa approssimazione, il numero dei civili internati, i relativi nominativi, dove sono stati internati e per qual motivo il provvedimento è stato adottato.” (così il 18 gennaio 1943 l’alto commissario per la Slovenia Grazioli riferiva al Ministero degli Interni).
A questo proposito lo storico sloveno Tone Ferenc ha consultato diverse fonti e cita tra le altre, il memoriale redatto dal tenente Luca Magugliani del comando del’XI Corpo d’Armata, che indica in 20.000 il numero dei civili sloveni internati.
Secondo le stime di Ferenc, ricavate dall’analisi di documenti militari italiani, il numero più alto si verifica alla fine del 1942, a conclusione delle grandi offensiva antipartigiane, ed è attendibile che siano passati più di 25.000 tra sloveni e croati nei sette campi in questione.
Lo storico italiano Davide Rodogno ha reperito negli archivi dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito italiano (USSME) i dati degli internati civili e coincidono con quelli pubblicati dallo storico sloveno.
Un documento del Ministero degli interni italiano, databile alla fine dell’agosto 1942, indica un complesso di 50 mila elementi circa, sgombrati dai territori della frontiera orientale in seguito alle operazioni di polizia in corso, di cui la metà donne e bambini.
La distinzione tra internati protettivi e repressivi.
I comandi militari interpretano la larga adesione, soprattutto di giovani, al Fronte di liberazione, come frutto di un’opera di costrizione; quindi introducono, accanto a quella dei deportati politicamente pericolosi (repressivi), una nuova categoria di internati: i cittadini da proteggere (protettivi).
Ma emerge anche da un rapporto dei Carabinieri come la distinzione spesso sia, nel concreto, inesistente. Infatti nell’atto di deportare la popolazione, questa differenziazione spesso non viene considerata dai comandanti dei reparti militari che operano gli arresti di massa.
I morti nei campi di concentramento
Nel volume Rab, Arbe, Arbissima, Tone Ferenc pubblica una lista di nomi di sloveni e croati deceduti nei campi di concentramento italiani della II armata.
Lo stesso afferma che un numero preciso non trova concordi istituzioni, associazioni e singoli ricercatori; comunque tutti sono d’accordo nell’affermare che migliaia di civili sono morti in questi luoghi di detenzione.
La lista acclusa al libro citato indica morti a Rab/Arbe, a Gonars, a Chiesanuova, a Monigo, a Renicci, a Visco.
La causa delle morti nei campi: la fame e il freddo.
Già nel maggio 1942 una lettera di un dirigente cattolico di Lubiana segnala alle autorità militari italiane, che “nel campo di concentramento di Gonars … gli internati soffrono atrocemente la fame”.
La gravissima scarsità di alimentazione e la grave inadeguatezza dell’abbigliamento degli internati nei campi (soprattutto Arbe) viene segnalata in un memoriale dei vescovi sloveni, per via ufficiale trasmesso il 19 novembre 1942 dal Vaticano al Ministero degli Affari Esteri italiano.
Inoltre dal rapporto destinato ai comandi militari e redatto da un ufficiale medico, che aveva effettuato un sopraluogo al campo di Arbe, emerge un livello di alimentazione insufficiente ed una situazione igienica inadeguata tali che la conclusione è la seguente: “Premessi i dati surriferiti e la sproporzione tra le calorie di consumo e quelle che l’organismo ricava dalla razione alimentare assegnata, considerato lo stato igienico del campo, occorrerebbe, onde ovviare parzialmente alle deficienze, ricoverare gl’internati sotto tetto in locali chiusi e fornire gli stessi del vestiario occorrente…”.
Lo stesso afferma che la insufficienza alimentare si moltiplica per il freddo e la dispersione di calore corporeo vivendo i civili sotto tende, con abiti estivi e coperte insufficienti; “Si hanno così casi di cacclessia e di edemi da fame sui quali trovano facile innesto altre malattie”; ovvero questo provoca un pericoloso dimagrimento ed un ingrossamento dei ventri favorendo una forte propensione a malattie, che infatti colpirono in due mesi (metà settembre – metà novembre) il 65% dei detenuti.
Secondo le autorità italiane, fino al 19 novembre 1942, ad Arbe i morti erano stati 289 (di cui 62 bambini).
Il 13 febbraio 1943 un documento del Comando della II Armata, da cui dipendeva direttamente il campo di Arbe, indica che, tra l’1 e il 10 gennaio 1943 erano morte 136 persone a fronte della presenza di 4.300 internati, e 234 erano stati i decessi nell’intero mese.
Poi lo stesso comando si contraddice: in un rapporto del 26 giugno 1943 indica 190 decessi in gennaio; anche per febbraio indica “solo” 20 decessi ad Arbe, mentre prima aveva dichiarato 13 morti solo nei primi dieci giorni dello stesso mese.
Evidentemente l’abnormità dei fatti ha spinto i generali ad un tentativo di diminuire il numero dei morti, ma il disumano trattamento nei campi era stato frutto di una scelta precisa.
Significative a questo proposito sono le affermazioni del generale Gambara, nuovo comandante dell’XI CdA in Slovenia, in data 17.12.1942 : “Logico ed opportuno che campo di concentramento non significhi campo d’ingrassamento. Individuo malato = individuo che sta tranquillo”; inoltre: “Le condizioni da deperimento dei liberati di Arbe sono veramente notevoli – ma Supersloda da tempo sta migliorando le condizioni del campo. C’è da ritenere che l’inconveniente sia praticamente eliminato”.
Le sofferenze e le morti di migliaia di persone sarebbero un semplice inconveniente!
Grave è anche la situazione in altri campi: a Gonars tra gennaio e maggio 1943 i morti sarebbero stati più che a Arbe: 280, 104 a Monigo e 112 a Renicci, sempre nei primi cinque mesi dell’anno.
A proposito di Renicci, un’ulteriore conferma viene da un sacerdote italiano, che nel febbraio 1943, dopo aver visionato una relazione del Ministero della Guerra, sottolinea l’infelicissimo stato degli internati civili in quel campo, confermando quanto già scritto dai vescovi sloveni.
Della gravità della situazione nei campi scrivono anche ufficiali dei Carabinieri Reali nei loro rapporti ai comandi: “… nei campi di concentramento … la vita è davvero grama e fiacca il corpo e lo spirito. Particolarmente nel campo di Arbe, le condizioni di alloggiamento e del vitto sono quasi inumane: viene riferito che frequenti sono i casi di morte, gravi e frequentissime le malattie” e inoltre richiamano “vari casi di decesso provocati dalla scarsità del vitto e da malattie epidemiche diffusesi per deficienza di misure sanitarie”.
I campi di concentramento rimasero attivi fino al disfacimento dell’esercito italiano, avvenuto in seguito dell’armistizio dell’8 settembre 1943 e la conseguente cessazione delle ostilità da parte delle truppe monarchiche italiane verso le forze di liberazione jugoslave.
A chi volesse approfondire la questione delle “foibe” e dei crimini di guerra dell’Italia fascista in Jugoslavia segnaliamo questi interessanti e ben documentati volumi.
Claudia Cernigoi: Operazione Foibe – Tra storia e mito
AA.VV.: Foibe – Revisionismo di Stato e amnesie della Repubblica
E.Vigna-P.Brignoli: Pagine di storia “rimosse”
Massimiliano Ferrara: Ante Pavelic il duce croato
http://www.resistenze.org – cultura e memoria resistenti – storia – 09-02-10 – n. 305
Giorno del ricordo: se la storia non è un’opinione
Revisionismi e invenzioni degni del peggior oscurantismo medioevale
Ogni anno il 10 febbraio si celebra in Italia l’esodo e il massacro (!) degli italiani dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia da parte delle truppe partigiane della Lotta di Liberazione Popolare Yugoslava, negli anni immediatamenti successivi alla fine della guerra. Si parla di sradicamento nazionale degli italiani, centinaia di migliaia di espulsi, e decine di migliaia di infoibati.
Sfondo storico I popoli slavi, sotto il dominio fascista, erano privati di ogni diritto, furono vietate le lingue slave nelle scuole, i cognomi vennero italianizzati, gli impieghi pubblici affidati quasi esclusivamente ad italiani. Fu messo in atto un barbaro tentativo di sradicamento nazionale (questo si reale!) da parte del violento regime fascista.
I fatti Dopo l’8 settembre in Istria ci fu una sollevazione, un’insurrezione di contadini (croati, sloveni e italiani) che assalirono i Municipi, le case dei fascisti, di coloro che facevano parte della milizia volontaria della sicurezza nazionale, degli agenti dell’OVRA (la polizia segreta fascista) ammazzandone parecchi nelle loro case, e alcuni gettandoli nelle foibe. L’insurrezione istriana durò per circa un mese, finché non arrivarono i Tedeschi che misero a ferro e fuoco l’Istria. Le vittime dell’insurrezione furono per la maggior parte gerarchi fascisti, ma ci sono state anche vendette personali fra gente che aveva dei conti da regolare. Molti morti ci furono tra gli stessi abitanti slavi, quindi non si può dire in alcun modo che ci sia stato un odio generalizzato verso gli italiani.
Dalle foibe furono estratte 203 salme da parte autorità nazifasciste. Nel dopoguerra, gli storici più obiettivi hanno stimato in 500 le persone infoibate dai partigiani. Oggi il termine di infoibati viene erroneamente esteso a tutti, quindi anche alle persone che furono catturate in combattimento negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, per esempio i repubblichini della Repubblica di Salò che operavano in Istria al servizio della Gestapo e dei nazisti, o in generale i caduti italiani negli scontri con i partigiani nei territori dell’Istria e del Quarnero. Inoltre gli “storici” di estrema destra, per gonfiare le cifre, inseriscono negli elenchi nominativi degli infoibati anche vari caduti in battaglia, deportati, partigiani inclusi!
Gli italiani furono la maggioranza dei giustiziati perché in stragrande maggioranza erano stati italiani i podestà, i segretari del Fascio, i detentori del potere politico ed economico, i grandi proprietari terrieri ed altri esponenti del regime. Ma non mancarono, come già detto, esecuzioni di collaborazionisti slavi. Riassumendo, l’Istria ha subito in totale 17.000 morti tra vittime della repressione nazifascista, morti nei lager e caduti nella Resistenza armata, contro non più di 500 fascisti e collaborazionisti giustiziati dai partigiani.
Esodo Anche qui le cifre sono distorte. Se fosse vero che 350 mila persone se ne andarono dai territori in questione, non sarebbe rimasto che il 10% della popolazione locale. Gli emigrati furono in realtà 240 mila, di cui 20 mila slavi, e 40 mila funzionari venuti dall’Italia durante il fascismo. Tra gli italiani che optarono per la cittadinanza italiana (non furono “cacciati con la forza” come si vuol far credere) ci furono principalmente funzionari delle istituzioni dell’Italia fascista con le loro famiglie, che non si opposero minimamente ai crimini spietati dei seguaci del Duce. Ancora oggi in Istria c’è una forte minoranza italiana (di cui chi scrive fa parte), che conta circa 35 mila persone, e può vantare tra i suoi iscritti deputati, sindaci, assessori, vicegovernatori… Insomma non c’è stato un odio anti-italiano, semmai una forte avversione antifascista, a dimostrazione di ciò rimane il fatto che diversi italiani lasciarono l’Italia occupata dagli alleati occidentali, per trasferirsi nella Jugoslavia socialista, nella quale i diritti civili e del lavoro furono imparagonabilmente migliori, e dalla quale furono accolti a braccia aperte. Sono stati eretti inoltre molti monumenti dedicati ad eroi partigiani di nazionalità italiana.
Per approfondire:
http://www.cnj.it/PARTIGIANI/foibeistriane.htm (dello storico Giacomo Scotti)
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3884/1/67/ (intervista a Giacomo Scotti)
Analizzando questi dati, ci troviamo chiaramente di fronte ad un tentativo di revisione e falsificazione della storia, perpetuata dal governo nazionalista delle destre, che in un colpo solo vuole rafforzare le campagne anticomunista, presente in tutta Europa, antislava, e di riabilitazione del fascismo.
Socijalisticka Radnicka Partija
Partito Socialista dei Lavoratori Croato
http://www.resistenze.org – cultura e memoria resistenti – antifascismo – 10-02-10 – n. 305
da http://www.nuovaalabarda.org
Giorno del Ricordo o dell’Amnesia Storica?
Giorno del ricordo delle foibe e dell’esodo e dell’amnesia storica.
febbraio 2010
La giornata commemorativa del 10 febbraio è stata istituita con la legge 30 marzo 2004, n. 92, “in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale”. Lo scopo di questo “ricordo” avrebbe dovuto essere lo studio e la diffusione della conoscenza degli avvenimenti al confine orientale d’Italia tra il 1943 ed il 1947 (fino alla firma del Trattato di pace, il cui anniversario cade proprio il 10 febbraio). Già la scelta della data costituisce di per se stessa uno stravolgimento storico: la firma del trattato di pace vista non come la fine della guerra ma come il giorno in cui l’Italia (che aveva perso una guerra che lei stessa aveva cominciato, particolare che nessuno ricorda) dovette rinunciare ad un parte del suo territorio.
Fin dalla prima celebrazione, avvenuta nel 2005, abbiamo visto come la ricorrenza invece di essere un’occasione di approfondimento della storia è stata subito monopolizzata da associazioni nazionaliste ed irredentiste (Lega Nazionale, Unione degli istriani, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) e da forze politiche di destra più o meno estrema (Forza Nuova, Alleanza Nazionale, ed ora il PDL dopo che AN vi si è sciolta) con il risultato che il 10 febbraio è diventato, secondo una definizione (che condividiamo) dello storico Sandi Volk, il “Giorno dell’orgoglio fascista”.
Infatti nelle celebrazioni, sia ufficiali, sia delle singole associazioni, sentiamo l’ostinata continua descrizione della ferocia dei partigiani (quelli comunisti) e dell’Esercito jugoslavo, che viene considerato non come uno degli eserciti alleati ma trattato alla stregua di un esercito di occupazione, e nel contempo vengono del tutto cancellate le responsabilità del fascismo nel conflitto; vediamo gerarchi fascisti, collaborazionisti, persino acclarati criminali di guerra descritti come “martiri” ed “eroi” in quanto “soppressi e infoibati” da forze jugoslave. Perché la legge prevede anche una onorificenza per questi “soppressi ed infoibati”, e pazienza se abbiamo visto “premiare” anche torturatori, o semplici militari collaborazionisti dei nazisti morti in combattimento, o ancora persone delle quali non si conoscono neppure le modalità della morte, mettendo tutti i nomi in un gran calderone di “vittime degli slavi”. Il fatto che negli ultimi anni non si siano neppure resi pubblici i nomi di coloro che hanno ricevuto questa onorificenza fa pensare che addirittura si temano obiezioni sulla liceità di queste attribuzioni. E però, nonostante le modalità piuttosto sui generis dei riconoscimenti, evidentemente le cose non sono andate come si aspettavano i promotori della legge (primo ideatore Roberto Menia), visto che nel sito del Consolato italiano di Madrid leggiamo che “finora, dopo 5 anni di lavoro della commissione, è pervenuto soltanto un limitato numero di domande a fronte del potenziale, elevato numero delle persone destinatarie del riconoscimento (circa 10.000, secondo le stime [stime inesatte, ndr], furono le persone che persero la vita la vita per infoibamento)”; e quindi “d’intesa con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e con il Ministero Affari Esteri, si ritiene pertanto opportuna una capillare azione d’informazione anche all’estero, ove si trasferirono numerosissime famiglie di esuli dall’Istria, Fiume e Dalmazia, i cui discendenti potrebbero beneficiare della Legge di cui trattasi”. Come ammettere che si sta raschiando il fondo del barile dopo il flop, che si è dimostrata essere questa iniziativa.
A fronte di tutta di questa propaganda e disinformazione, di diffusione di odio antijugoslavo ed anticomunista, di insulti alla Resistenza, un gruppo di storici (tra i quali chi scrive) ha in questi anni cercato di “resistere”, in collaborazione di volta in volta con l’Anpi, con partiti di sinistra (i soli Rifondazione Comunista e Comunisti italiani), con le Università e con i Centri sociali, con organizzazioni giovanili e di base, organizzando e partecipando ad iniziative di informazione storica per cercare di porre un freno alle falsità dilaganti che vengono a tutt’oggi diffuse. Dopo un lavoro ormai più che decennale di attività di informazione e di una vera e propria “resistenza storica” (spesso siamo stati tacciati di “negazionismo”, abbiamo subito contestazioni pesanti e tentativi di impedirci di parlare), piano piano il nostro discorso si è allargato al punto che lo storico Jože Pirjevec, accademico di fama e (fatto non indifferente) non comunista ha pubblicato per l’Einaudi lo studio “Foibe. Una storia d’Italia”, libro che ha creato un grande scompiglio.
Infatti il 30 gennaio scorso due consiglieri regionali del PDL del FVG (Roberto Novelli e Edoardo Sasco) hanno lanciato un attacco a Pirjevec che viene accusato di “negare che la tragedia delle foibe sia da attribuirsi alla volontà di effettuare una pulizia etnica premeditata, frutto di un’azione politica tesa all’eliminazione di quanti si opponevano all’annessione alla Jugoslavia dopo la fine della seconda guerra mondiale”; di non avere preso “in considerazione fatti storicamente assodati”, perché le sue affermazioni “stridono con le testimonianze di tutte le persone che hanno vissuto il dramma dell’esodo dall’Istria e l’opera di epurazione perpetrata dai soldati titini durante e dopo la fine del secondo conflitto mondiale, secondo le quali le foibe rappresentano a tutti gli effetti fenditure carsiche in cui i partigiani jugoslavi gettarono i corpi dei nemici”.
Come si vede, mentre Pirjevec ha scritto un libro di quasi 400 pagine basandosi su fonti storiche accertate come documenti ufficiali, gli specialisti del PDL, l’ingegnere Sasco ed il perito agrario Novelli si arrogano il diritto di decidere che, dato che le conclusioni di Pirjevec “stridono” con “le testimonianze” (non si sa bene di chi), è lo storico ad essere inattendibile e non la vulgata da rivedere.
A sua volta il PDL nazionale (il responsabile della Consulta Cultura del partito, Fabio Garagnani e la vice Paola Frassinetti) propone di “istituire un albo nazionale di associazioni autorizzate a recarsi negli istituti scolastici a parlare del fenomeno delle foibe e dell’esodo istriano-giuliano-dalmata”, in modo da “evitare che l’argomento venga affrontato nelle scuole da associazioni gestite da comunisti” (sic). Cioè non si chiede che chi intende parlare nelle scuole di questo argomento abbia la preparazione storica necessaria per farlo, ma semplicemente che non sia “comunista”. Così un Marco Pirina che riempie i suoi libri di falsità (assieme alla moglie Annamaria D’Antonio è stato recentemente condannato dalla sezione civile della Cassazione a risarcire i danni per diffamazione a tre ex partigiani da loro accusati senza alcuna prova di avere “infoibato” civili italiani) potrebbe andare a parlare agli studenti, non essendo “comunista”, mentre uno storico che si è specializzato sull’argomento non potrà farlo se l’associazione che lo propone è “gestita da comunisti”.
Potremmo ora semplicisticamente affermare che ci troviamo in pieno regime, perché impedire la parola in base alle idee politiche è fascismo puro, e poi chi è che decide se un’associazione è “comunista”, o se è “comunista” chi parla, ma vorremmo invece cercare di essere costruttivi ed invitare i democratici, gli esponenti della cultura, tutti coloro che hanno a cuore la verità storica e la libertà di parola, gli antifascisti, ad opporsi a questo sfacciato tentativo di imbavagliare e censurare l’informazione storica, ad esprimere la propria solidarietà al professor Pirjevec ed a tutti gli studiosi che in questi anni, fra innumerevoli difficoltà, hanno studiato e si sono fatti carico di rendere noto il risultato dei loro studi spesso non “graditi” perché diversi da ciò che per sessant’anni la propaganda ha diffuso.
http://www.resistenze.org – segnalazioni resistenti – libri – 09-04-09 – n. 269
Foibe – Revisionismo di Stato e amnesie della Repubblica
Atti del convegno: Foibe: la verità. Contro il revisionismo storico – Sesto San Giovanni (MI), 9 febbraio 2008
dalla quarta di copertina
“La storia viene usata per l’oggi, per le esigenze politiche attuali. Si tratta di una campagna di intossicazione delle coscienze con ri-scritture, reinterpretazioni e falsità belle e buone, funzionali, da una parte, alla mobilitazione nazionalista, alla diffusione di stereotipi sciovinisti e razzisti, assunti ormai anche da buona parte del ceto politico di sinistra; dall’altra, alla criminalizzazione di chi oggi non si piega alle compatibilità del sistema capitalista. Tale campagna si concretizza anche nella legittimazione dei fascisti odierni, che diventano portatori di una ideologia come altre. Una ideologia dell’ordine, della sicurezza, autoritaria, fatta propria da buona parte del ceto politico autodefinitosi democratico.
In questi anni molti si sono resi conto del significato della Giornata del Ricordo e molte sono state le iniziative per combattere questa campagna di intossicazione. E’, però, necessario combattere con maggiore efficacia, unendo le forze e le conoscenze. Questo convegno vuole essere un contributo in tal senso, non solo per rintuzzare e sbugiardare le menzogne che vengono propagandate, ma anche per fare un passo avanti per riappropriarci, nella sua interezza, della nostra storia.”
http://www.resistenze.org – segnalazioni resistenti – libri – 09-03-05
E.Vigna-P.Brignoli: Pagine di storia “rimosse”
Enrico Vigna: La politica e i crimini di guerra dell’Italia fascista in Jugoslavia
(don) Pietro Brignoli: Santa messa per i miei fucilati
All’interno delle attività svolte dall’Associazione “SOS Yugoslavia” in questi anni, un grosso impegno l’abbiamo dedicato a un lavoro di informazione, intendendo per questo non solo la diffusione di aspetti legati all’attualità corrente (svolta questa attraverso il bollettino “Yugoslavia Notizie”, i Quaderni Yugoslavia e il sito http://www.Resistenze.org dove siamo ospitati per le tematiche dei paesi della ex Jugoslavia), ma anche attraverso un lavoro di ricerca e di documentazione storica, che permetta a coloro che vogliono approfondire o acquisire strumenti formativi, di reperire dati e aspetti storici spesso poco facilmente reperibili.
Questo il motivo della riproposizione di un vecchio testo editato trentuno anni fa e riguardante fatti del ’41-’45, e non certo per motivi editoriali o librari, bensì perché la lettura/riproposizione di questo tragico diario, scritto da un cappellano militare italiano, testimone diretto delle efferatezze e crimini compiuti dal fascismo italiano in quelle terre, che accompagnava o portava l’estremo saluto alle vittime della barbaria fascista italiana, a partigiani, vecchi, donne e bambini, ha un valore
incancellabile di memoria storica.
Questo diario fu pubblicato quattro anni dopo la morte del cappellano e fu tagliato nelle sue parti dove, le efferatezze e i crimini superavano anche la “giustificazione bellica” e testimoniavano crudemente la più barbara crudeltà, da parte degli occupatori italiani di quelle terre.
Scorrendo le già terribili pagine del diario pubblico, possiamo solo immaginare cosa descrivessero le parti “censurate”, a cosa potevano essere arrivati con la ferocia, che don Brignoli aveva descritto, le truppe italiane occupanti.
Per questa sua testimonianza, legata semplicemente a un senso di umana pietà e dolore per le vittime, e non certo per simpatie personali o ideologiche, essendo egli un convinto anticomunista, scampò per un soffio alla Corte marziale con l’accusa che già si mormorava di scarsa “italianità”.
Una cruenta cronaca di crimini e atrocità, che entra a pieno titolo nel dibattito attuale sulla cosiddetta questione Foibe, tornata in auge e sotto i riflettori in questi ultimi mesi, non come continuazione di un “cavallo di battaglia” storicamente patrimonio dei fascisti italiani e della destra, ma come espressione di una linea e interpretazione di “revisionismo storico” a sinistra, forse perché non attenti e profondi conoscitori della storia, dei fatti e delle dinamiche avvenute in quelle regioni nel novecento, o forse per motivi più profondi…
Crimini di guerra
Presentazione
Itinerari
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Autori
Un pezzo nascosto di storia italiana del Novecento
Comando XI Corpo d’Armata
P.M. 46, lì 7 luglio 1942- Anno XX
SEGRETO
Ufficio Operazioni
02/6350 op.
OGGETTO: Operazioni in Slovenia.
AL COMANDO DIVISIONE FANTERIA “GRANATIERI” POSTA MILITARE 81
Mi riferisco al foglio n. 10847 op. del 25 giugno u.s. pari oggetto.
Condivido il parere di cotesto comando circa la opportunità di non provvedere, per il momento alla chiusura dei locali di spettacoli, caffè, ecc.-
Se lo sviluppo della situazione lo consiglierà, mi riservo di riesaminare la questione e di accogliere ulteriori proposte che venissero inoltrate al riguardo.
Parimente concordo per ciò che si riferisce allo sgombero della zona a cavallo della ferrovia Postumia – Zalog e lungo la frontiera italo – tedesca.
A questo proposito mi riservo di dare disposizioni non appena avrò ricevuto dall’armata ulteriori direttive.
IL GENERALE DI CORPO D’ARMATA
COMANDANTE
-Mario Robotti-
C O M A N D O S U P E R I O R E FF. AA.
“SLOVENIA – DALMAZIA”
(2 ARMATA)
P.M. 10, lì 8 luglio 1942-Anno XX
Ufficio Ordinamento
N. di prot. 06603
OGGETTO: Intemati civili
/…/
III. A titolo informativo si comunica – per l’Intendenza – che attualmente il numero complessivo degli internati … è di 2200 a Gonars, 800 Treviso e 500 – 600 in attesa di sgombero.
IV. Presumibilmente, durante le operazioni verranno internate in primo tempo oltre 5000 persone.
/…/
In considerazione della temporanea disponibilità delle caserme funzionali e dell’eccessivo numero di internati nel campo di Gonars, occorre prevedere il prossimo completo sgombero caserme di Padova e Treviso e l’alleggerimento del campo di Gonars nel quale dovranno rimanere disponibili per qualsiasi eventuale urgente necessità, almeno 1000 posti.
Lo sgombero sarà effettuato a cura dell’Intendenza, sui campi di nuova costituzione di Arbe.
d’ordine
IL GENERALE DI BRIGATA
Capo di Stato Maggiore
E. De Blasio
Comando XI Corpo d ‘ Armata
P.M. 46, lì 11 luglio 1942- Anno XX
Ufficio I.C.A.
02/6350 op.
N. I/6399 di prot.
OGGETTO: Segnalazione
ALL’ALTO COMMISSARIATO PER LA PROVINCIA DI LUBIANA
Per doverosa notizia comunico che fonti confidenziali, bene informate, segnalano concordemente che nel complesso le recenti operazioni di rastrellamento e di epurazione politica, compiute nei paesi della provincia, sono state commentate con favore dalla popolazione locale, la quale, vivendo nel costante terrore dei partigiani, ha approvato l’arresto di molti elementi conniventi o comunque simpatizzanti con il movimento comunista.
Nel contempo, medesime fonti fanno rilevare che il mancato rastrellamento di donne, specialmente insegnanti di scuole medie ed elementari, che hanno notoriamente svolto e tuttora svolgono attiva opera di propaganda comunista e di assistenza ai partigiani, ha prodotto cattiva impressione.
Mi riservo, al riguardo, di adottare analoghi provvedimenti di polizia anche a carico di queste ultime, non appena possibile e dopo aver raccolto su di esse concreti elementi.
IL GENERALE DI CORPO D’ARMATA
COMANDANTE
-Mario Robotti-
Mario Robotti
C O M A N D O S U P E R I O R E F F. A A.
“SLOVENIA – DALMAZIA”
(2 ARMATA)
P.M. 10, 20 luglio 1942 Anno XX
N. 2/L prot.
OGGETTO: Sgombero di maschi validi. – Internamenti.-
ALL’ECC. IL COMANDANTE DELL’XI C.A. POSTA MILITARE 46
e, per conoscenza:
AL GENERALE INTENDENTE SUPERSLODA POSTA MILITARE 10
A) – A seguito delle disposizioni contenute nel foglio 14 Op. del 17 corr. circa i maschi validi, comunico:
1) – Non conviene di lasciare a tergo delle nostre truppe, in paesi già occupati dai ribelli e pertanto sospetti, maschi validi.
2) – Pertanto (a prescindere dai maschi validi passati per le armi a tenore della ordinanza del 15 luglio e del foglio in riferimento), occorre internare almeno per un certo tempo i maschi validi che si trovino nelle abitazioni isolate, gruppi di case e centri abitati occupati, o che vi rientrino dopo la nostra occupazione. Lo stesso deve avvenire per coloro che si arrendono con le armi, all’infuori del combattimento.
3) – Evidentemente tale misura non si potrà attuare in pieno, per ragioni di indisponibilità di posti nei campi etc. di internamento.
Perciò desidera V. E. circa le zone o località in cui attuare quanto sopra, tenendo presente necessità che il provvedimento venga attuato:
– nella zona del Krim-Mokrec, ed in quella prossima a Lubiana;
– nelle zone prossime ai nostri maggiori presidi. ed alle ferrovie e rotabili di maggiore importanza.
– in zone particolarmente favorevoli ai ribelli.
V. E. consideri anche la possibilità di internamenti temporanei in Slovenia stessa.
4) – Il generale intendente affretti la disponibilità dei campi di Arbe e venga incontro ai bisogni dell’XI C.A. circa gli eventuali luoghi di internamento temporaneo in Slovenia.
B) – V. E. disponga infine per l’internamento di quegli abitanti di Lubiana a cui ha accennato il podestà e di cui darà la lista (ebrei, emigrati dalla Germania ed Austria, etc.).
IL GENERALE DESIGNATO D’ARMATA
COMANDANTE
Mario Roatta –
Roatta
C o m a n d o X I C o r p o d ‘ A r m a t a
P.M. 46, lì 20 luglio 1942 Anno XX
Ufficio Informazioni
N.1/6815 di prot.
OGGETTO: Provvedimenti a carico delle famiglie e di elementi sloveni che hanno abbandonato il proprio domicilio.-
AL COMANDO DIVISIONE FANTERIA “ISONZO” P.M. 59
e per conoscenza:
AL COMANDO BTG. CC.RR. MOBILITATO “MILANO”
Gruppo di LUBIANA
(Rif. f. 2/685-S del 15 corr.)
Trasmetto, in allegato, copia di due elenchi di elementi sloveni che hanno abbandonato il loro domicilio per unirsi a bande armate.
A norma della circolare n. 3 C del Comando 2 Armata e delle successive disposizioni impartite mio foglio n. 02/7037 op. in data 18 corrente, dispongo siano adottati i seguenti provvedimenti a carico delle famiglie in oggetto:
– arresto ed internamento di tutti i loro membri;
– distruzione delle loro case;
– confisca dei loro beni.
Pertanto cotesto comando, in accordo con il comando cp. CC.RR. mobilitata di Cocevie, provveda:
a) – all’internamento delle famiglie al campo di concentramento di Arbe tenendo presente che:
– l’avviamento deve essere effettuato a blocchi non superiori di 200 unità al giorno, a cominciare da quelle di Crnomelj (nucleo familiare al completo).
Inizio dell’avviamento: non prima del 25 corr.;
– il movimento da ciascuna località d’imbarco deve avere inizio entro le prime ore del mattino, allo scopo di evitare pernottamento a Fiume;
b) – alla richiesta diretta dei mezzi di trasporto, dandone comunicazione per conoscenza a questo comando, ed alle conseguenti disposizioni per il personale militare di scorta.-
Prego far conoscere quanto attuato in merito.-
IL GENERALE DI CORPO D’ARMATA
COMANDANTE
-Mario Robotti-
Mario Robotti
C o m a n d o X I C o r p o d ‘ A r m a t a
SEGRETO URGENTE RISERVATO PERSONALE
P.M. 46, 21 luglio 1942 Anno XX
Ufficio Operazioni
N. 02/10042 prot Op.
OGGETTO: internamento maschi validi.-
AL COMANDANTE DIVISIONE FANTERIA GRANATIERI DI SARDEGNA
AL COMANDANTE DIVISIONE FANTERIA ISONZO
AL COMANDANTE DIVISIONE FANTERIA MACERATA
AL COMANDANTE DIVISIONE FANTERIA CACCIATORI DELLE ALPI
AL COMANDANTE RAGGRUPPAMENTO CC.NN. “MONTAGNA”
AL COMANDANTE XI RAGGRUPPAMENTO GAF
e, per conoscenza:
AL COMANDO SUPERIORE FF.AA. “SLOVENIA-DALMAZIA”
AL COMANDANTE DEI CC.RR. DELL’XI C.A.
1) E’ necessario impedire che a tergo delle truppe operanti, e nell’interno oppure nelle immediate adiacenze degli abitati da noi presidiati, gli abitanti possano svolgere azioni di guerriglia.
2) – Pertanto (a prescindere dal maschi validi passati per le armi a tenore della ordinanza del 15 luglio e del foglio 02/7037 in data 18 luglio) occorre internare, almeno per un certo tempo, i maschi validi – compresi cioè fra i 18 ed 55 anni – che si trovino nelle abitazioni isolate, gruppi di case, centri abitati, o che vi rientrino dopo la nostra occupazione.-
Lo stesso deve avvenire per coloro che si arrendono, con le armi, dopo i combattimenti.-
Perciò l’attuazione pratica della soprariportata disposizione è affidata alla decisione discrezionale dei comandanti in indirizzo (trasferibile ai comandanti in sottordine operanti), sulla base delle notizie già loro in precedenza note o di quelle, che, operazioni durante, raccoglieranno nelle zone temporaneamente o permanentemente occupate.
Tale potere discrezionale s’estende anche alla determinazione delle zone e delle località in cui attuare quanto sopra, tenendo presente la necessità che il provvedimento venga attuato:
– nella zona del Krim – Mokrec fino alla rotabile Velike Bloke – Runarsko – Sodrazica;
– nei dintorni di Lubiana;
– nelle zone prossime ai maggiori presidi, alle ferrovie ed alle rotabili di maggiore importanza;
– nelle zone particolarmente favorevoli ai ribelli ed in quelle in cui si svolgono attentati.
4) – Gli internandi dovranno essere concentrati in località accessibili agli automezzi o servite da ferrovie, località che dovrebbero essere suscettibili di ospitare gli internandi stessi per qualche giorno, da dove saranno trasportati a Lubiana oppure nella località di internamento a cura di questo comando o delle divisioni secondo ordini che, volta a volta, saranno impartiti.-
Il comandante dei CC.RR. di C.A. predisporrà la necessaria sorveglianza nella caserma Vittorio Emanuele e curerà gli ulteriori sgomberi secondo le disposizioni che gli verranno comunicate.-
IL GENERALE DI CORPO D’ARMATA
COMANDANTE
-Mario Robotti-
Mario Robotti
COMANDO RAGGRUPPAMENTO DI MANOVRA XI CORPO D’ARMATA
P.M. 81, 27 luglio 1942 Anno XX
n. 6180/Op. di Prot.
Oggetto: Internamento maschi validi.-
Al Comando dell’XI Corpo d’Armata
e, per conoscenza:
Al Comando CC.RR. XI Corpo d’Armata
In obbedienza alla circolare n. 02/10042 all’oggetto “internamento maschi validi”, ho fatto ieri eseguire il rastrellamento dei seguenti paesi:
– Iska Loka – Matena – Brest – Tomiselj – Sv. Janez – Podkraj – Lipe – Iska vas – Iska – Strahomer -.Vrbljene – Staje – Kot.
Trasmetto l’esito nei tre allegati, dei quali il primo contiene i nomi e le generalità dei maschi validi da internare (n. 362), il secondo quello degli elementi su cui gravano dei sospetti circa la loro appartenenza a bande di briganti comunisti (n. 1), il terzo quello di briganti comunisti sicuramente affiliati a bande armate e che pertanto sono stati passati per le armi (n. 1).-
Gli elementi di cui agli elenchi n. 1 e 2 sono stati inviati alla caserma Vittorio Emanuele III a Lubiana.-
IL GENERALE COMANDANTE
(A.de Rienzi)
A.de Rienzi
REGNO D’ITALIA – PROVINCIA DI LUBIANA
C a p i t a n a t o D i s t r e t t u a l e d i C r n o m e l j
Crnomelj, lì 27/VII/1942
n. 305 /Ris.
OGGETTO: Provvedimento deportazione famigliari degli assenti.
All’Alto Commissario
S.E. EMILIO GRAZIOLI LUBIANA
Il Comandante del Presidio ten. col. FARINA. alle ore 22 di sabato mi dava notizia del provvedimento di deportazione dei famigliari degli assenti e distruzione dei loro beni. Provvedimento che doveva avere esecuzione durante la notte.
Come Vi ho già comunicato tutta la popolazione era al corrente e conosceva anche l’ora della partenza. Perciò molte famiglie sono sparite da Crnomelj e parecchi beni sono stati venduti o ceduti. Le operazioni durante la notte scorsa, a Crnomelj si sono svolte ordinatamente, con assoluta calma e senza alcun incidente. Ha contribuito moltissimo alla buona riuscita, l’interessamento s.ten. Cantatore Comandante della locale Tenenza dei carabinieri.
Finora mi risulta che pure negli altri centri presidiati tutto si è svolto con ordine.
In questi centri, le case sono state chiuse e sigillate. Si inizierà l’inventario, e tutti i mobili verranno poi spediti a Novo mesto mentre i fabbricati verranno resi inservibili.
Le mie preoccupazioni, come Vi ho segnalato con lettere precedenti, erano quelle di evitare il panico e il disordine, incendiando subito le case, ma per accordi che ho preso col Comandante del Presidio, ciò è stato evitato. Invece nelle frazioni controllate dai ribelli le case sono state incendiate in numero di 120, le famiglie fatte affluire a Crnomelj e Metlika, assieme al bestiame con forte scorta senza incidenti.
Così in totale sono state fermate circa 280 persone, 80 capi di bestiame ed alcuni cavalli.
Data la forte impressione che il provvedimento ha provocato nella popolazione, che teme ora altri fatti del genere, i1 Comandante del Presidio, il quale in seguito al mio risentimento per la mancanza di collaborazione, ha cambiato atteggiamento nel miei riguardi, – ieri pomeriggio ha voluto convocare nel mio ufficio il Podestà ed il parroco ed in mia presenza ha dato loro le più ampie assicurazioni che non verrà disturbato nessun cittadino che tenga un contegno onesto e leale verso di noi.
Ha affermato che fino alle ore 16 di sabato non aveva ancora ricevuto l’ordine di esecuzione del provvedimento.
Questa chiarificazione ha voluto farla perchè nella mattinata di sabato, il parroco ed il podestà con le lacrime agli occhi sono venuti da me a supplicare che il provvedimento fosse preso nel modo più umano. Ho dichiarato loro che non ne sapevo niente e li ho inviati dal Comandante del Presidio. Le dichiarazioni del colonnello verranno comunicate in chiesa, perchè la popolazione possa riprendere la sua calma.
Il caso più grave verificatosi, è quello che i1 segretario comunale assieme alla moglie è fuggito dopo aver venduto quasi tutta la sua roba.
Cassanego
COMANDO RAGGRUPPAMENTO DI MANOVRA XI CORPO D’ARMATA
P.M. 81, 28 luglio 1942 Anno XX
n. 6205/Op. di Prot.
OGGETTO: Internamento maschi validi.-
Al comando dell’XI Corpo d’Armata
e, per conoscenza:
Al comando CC.RR. XI Corpo d’Armata
In obbedienza alla circolare n. 02/10042 all’oggetto “internamento maschi validi”, ho ieri fatto eseguire il rastrellamento delle zone indicate nel mio foglio n. 0109/Op. in data 26 corr.
Trasmetto l’esito nei tre elenchi allegati, dei quali il primo contiene i nomi e le generalità dei maschi validi da internare (n. 128), il secondo quello degli elementi su cui gravano dei sospetti circa l’appartenenza a bande di briganti comunisti (n. 16), il terzo quello dei briganti comunisti sicuramente affiliati a bande armate e che pertanto sono stati passati per le armi (n. 10).
Gli elementi di cui agli elenchi n. 1 e 2 sono stati inviati alla caserma Vittorio Emanuele in Lubiana.
IL GENERALE COMANDANTE
(A.de Rienzi)
A.de Rienzi
375 SEZIONE MOBILIT. CC. RR.
P.M. 46, lì 21/8/1942-Anno XX E.F.
Prot. N. 167/17
Risposta al foglio del 15 corr. N. 135/321 -I
OGGETTO: Internati civili.-
Al Comando dei cc.rr. dell’XI Corpo d’Armata SEDE
Si trasmettono i chiesti elenchi dei civili avviati ai campi di concentramento e divisi per località.
Negli elenchi stessi, non è stato possibile indicare il mestiere dei singoli, in quanto gli internati sono già lontani da questa città e tale indicazione non venne fornita a questa sezione, dai comandi che hanno proceduto al fermo.- Per l’avvenire, verrà provveduto nel senso richiesto.-
Si fa presente, che questo comando non ha elementi per distinguere gli internati a scopo repressivo ed internati a scopo protettivo, perchè i comandi militari che effettuano le consegne, usano la indicazione generica “Individui da internarsi”.
Il tenente comandante la sezione
(Mario Rossi)
M. Rossi
M i n i s t e r o d e l l ‘ I n t e r n o
C O P I A
n. 327-15
APPUNTO PER IL DUCE
Per richiesta dello S.M. del R. Esercito il Ministero dell’Interno dovrebbe provvedere a sistemare nelle province del Regno un complesso di altri 50 mila elementi circa, sgombrati dai territori della frontiera orientale in seguito alle operazioni di polizia in corso.-
Detto contingente risulta – da dati approssimativi pervenuti – cosi composto:
1 – elementi pericolosi 20.000
2 – ” sospetti 5.000
3 – che hanno richiesto la nostra protezione 10.000
4 – donne abbandonate dai mariti, con bambini a carico 12.000
5 – bambini privi di genitori tra i quali un’aliquota di lattanti 2.000
Essi sono attualmente internati nei campi territoriali di Gonars, Treviso e Padova, nonché nel Campo d’armata di Arbe.-
Inoltre, per richiesta del governatore della Dalmazia, dovranno essere sgombrati al più presto 2.300 elementi – in gran parte donne e bambini – che attualmente sono attendati nell’Isola di Melada, mentre il Comando Supremo ha comunicato che, d’intesa col Ministero degli Affari Esteri, è opportuno far affluire nel Regno 1.500 Montenegrini che si trovano nei Campi di concentramento dell’Albania.
CAPACITA’ RICETTIVA DELLE PROVINCIE
La sistemazione degli sgombrati deve essere attuata nelle provincie dell’Italia Settentrionale e Centrale, dovendo escludere quelle dell’Italia Meridionale e Insulare per ragioni – soprattutto – di ordine militare.
Le capacità ricettive di dette Provincie sono notevolmente ridotte per effetto della continua affluenza di connazionali rimpatriati dall’estero, dall’Africa Italiana e da altre zone di operazioni e di frontiera dall’inizio della guerra ad oggi.
Inoltre nei mesi di luglio e agosto di questo anno sono stati avviati nelle regioni dell’Italia Settentrionale e Centrale oltre 3 mila sfollati (congiunti di ribelli e famiglie che avevano chiesto la nostra protezione) dalle Provincie del Carnaro e di Lubiana.-
CAMPO DI CONCENTRAMENTO “FRASCHETTE” – FROSINONE –
Il Campo “Le Fraschette”, costruito per conto dei Ministero dell’Interno potrà ospitare al massimo 6 mila
Col 1 ottobre p.v. vi saranno ospitati oltre l.000 anglomaltesi – sfollati dalla Libia – attualmente residenti a Fiuggi-Montecatini Terme-Bagni di Lucca ed Ascoli Piceno – i quali attraverso l’opera di discriminazione compiuta dai Prefetti interessati e dal Segretario del Fascio di combattimento di Malta – sono risultati di sentimenti irriducibilmente anglofili.-
Nello stesso campo saranno fatti affluire i 2300 sgombrati dall’Isola di Melada, ove non potranno ulteriormente permanere perché sistemati provvisoriamente sotto le tende.-
A prescindere dai problemi dell’alloggio, dell’alimentazione e della vestizione, è necessario tenere nel debito conto una considerazione di ordine politico.-
L’attrezzatura dei campi di concentramento di cui dispone il Ministero dell’Interno è ormai esaurita per gli internamenti predisposti.-
Gli sfollati della frontiera orientale dovrebbero quindi essere avviati nei Comuni che offrono ancora possibilità ricettive e di avviamento al lavoro, principalmente in quelli rurali.-
Ove si consideri che nei piccoli Comuni, nei quali dovranno essere smistati, spesso manca anche la stazione dei Carabinieri Reali, la vigilanza non potrà giungere ovunque pienamente efficace, e quindi questi nuclei di sfollati finiranno col costituire altrettanti focolai d’infezione che non sarà facile neutralizzare in pieno, determinando così un pericolo per la compagine politica del Paese e per l’ordine pubblico.-
Giova anche tener presente che le popolazioni mal sopportano la loro presenza, essendo ad esse note le atrocità commesse dai ribelli contro i nostri soldati.
Si ravvisa pertanto opportuno che gli elementi pericolosi e sospetti siano mantenuti nei campi di concentramento di cui dispone l’Autorità Militare.
Il Ministero dell’Interno potrebbe, tuttalpiù, provvedere alla ricezione e sistemazione nelle provincie del Regno delle popolazioni che hanno richiesto la nostra protezione, delle donne e dei bambini, avvalendosi anche nei propri istituti, delle organizzazioni della G.I.L., e dell’Opera Nazionale Protezione Maternità ed Infanzia.-
/REGNO D’ITALIA/
/ALTO COMMISSARIATO PER LA PROVINCIA DI LUBIANA/
Lubiana, lì 24 agosto 1942-Anno XX
Ufficio: SEGRETERIA PARTICOLARE
MINISTERO DELL’INTERNO R 0 M A
Gabinetto
A seguito del foglio n. 1362/2/Ris. del 16 corrente, mi permetto prospettare nelle sue linee generali il programma di attività che mio intendimento svolgere in questa provincia:
ATTIVITA’ POLITICA
1) POPOLAZIONE SLOVENA: Linea di condotti “durissima” nel riguardi degli sloveni, sino a quando non saranno tangibili e provate le manifestazioni di ravvedimento, e molto dura anche in seguito.
Indirizzo però unitario nella linea di condotta da seguire, e specialmente nell’applicazione dei provvedimenti che debbono essere emanati dall’autorità competente, e non lasciati all’arbitrio dei singoli.
In quest’ultimo caso si dà manifestazione di confusione e di debolezza anzichè di ordine e di forza.
a) Il problema della popolazione slovena può essere risolto nei seguenti modi:
1) distruggendola;
2) trasferendola;
3) eliminando gli elementi contrari, attuando una politica dura, però di giustizia e di avvicinamento, onde creare le basi per una proficua e leale collaborazione prima e possibilità di assimilazione poi, che però solo col tempo si potrà realizzare.
Occorre quindi stabilire quale linea di condotta si intende seguire.-
b) Per l’internamento in massa della popolazione procedere secondo un piano prestabilito, che possa avere uniforme applicazione in tutti i territori della provincia. Meglio costituire “campi di lavoro” anzichè campi di internamento, dove si ozia.
c) Per la sostituzione con popolazione italiana di quella slovena occorre stabilire:
1) dove deve esser trasferita la popolazione slovena;
2) dove deve esser presa la corrispondente popolazione italiana, facendo presente che è più adatta, quella settentrionale e centrale;
3) se si intende “italianizzare” innanzi tutto una fascia di frontiera, stabilendone la profondità (20/30 chilometri);
4) se si intende invece trasferire tutta la popolazione slovena. In tal caso sarebbe opportuno iniziare dalla zona slovena a cavallo del vecchio confine.
———————–
A mio avviso il trasferimento totale o parziale della popolazione sarà difficilmente possibile durante la durata della guerra.-
/…/
L’ALTO COMMISSARIO
(Emilio Grazioli)
G.
SITUAZIONE INTERNATI A TUTTO IL 17 SETTEMBRE 1942 – XX
GONARS TREVISO ARBE PADOVA Totali
Indiziati 2.800 – – – 2.800
Ex ufficiali
e sottufficiali 1.000 – – – 1.000
Note categorie 2.274 1.528 – – 3.802
Maschi validi – – 2.532
(compreso
12 donne) 2.129 4.661
Misura protettiva – 409 – – 409
Misura repressiva – 322
(compreso
138 donne
64 bambini
2 bambine) 3.872
(compreso
210 donne
76 bambini
34 bambine) – 4.194
TOTALI 6.074 2.259 6.404
(compreso
12 donne) 2.129 16.866
RIUNIONE PRESSO L’ALTO COMMISSARIATO
DEL GIORNO 17 SETTEMBRE 1942/XX
SINTESI DEGLI ARGOMENTI TRATTATI
/…/
b) Esame degli internandi
– Concetto dell’Eccellenza Comandante: Il nostro nemico è costituito dall'”intelligenza” di Lubiana. Quindi sono del parere che meno ne vengono qui nella città, meglio è. E’ bene che per pochi non violiamo il principio generale, salvo le imprescindibili necessità che si possono giustificare, ad esempio, per la mancanza dei gabinetti scientifici. L’A.C. comunica che il problema di far venire alcuni a Lubiana per le prove scientifiche è ormai superato e che quindi non ci sarà nessuna eccezione. Si tratterà pertanto di mandare le commissioni degli insegnanti sul posto.
/…/
M i n i s t e r o d e g l i A f f a r i E s t e r i
Gabinetto A.P. – Dalm. Slov.
TELESPRESSO
Indirizzato a
COMANDO SUPREMO
R. MINISTERO INTERNO
ALTO COMMISSARIO LUBIANA
e per conoscenza
DIR. GEN. A.E.M.: – SEDE Ufficio IV
Roma, addì 21 NOV. 1942 Anno XXI
OGGETTO: Situazione in Slovenia – campi di concentramento
La Santa Sede ha rimesso alla R. Ambasciata presso il Vaticano l’appunto che si acclude in copia, nel quale vengono prospettate le condizioni in cui si troverebbero nei vari campi di concentramento gli internati appartenenti alla provincia di Lubiana, e si invocano alcuni provvedimenti a loro favore.
Si rimette tale appunto con preghiere di interessamento e di voler cortesemente fornire elementi per una risposta alla Segreteria di Stato.
D’ordine del Ministero
/Firma illeggibile/
SEGRETO DOPPIA BUSTA
RISERVATA-DOPPIA BUSTA
Lubiana, lì 21 novembre 1942/XXI
FP/
Ufficio SEGRETERIA PARTICOLARE
N. 1593/2/Ris.
OGGETTO: Vescovo di Lubiana Monsignore dott. Rozman.-
MINISTERO DELL’INTERNO
Gabinetto ROMA
A seguito della precedente segnalazione, apprendo che il Vescovo di Lubiana è stato ricevuto ieri l’altro dal Pontefice, al quale, da quanto mi consta, ha consegnato l’allegato memoriale riflettente le condizioni degli sloveni internati nei campi militari.-
Il memoriale è stato compilato in accordo con il Vescovo di Arbe, che ne avrebbe rimesso copia al Comandante Superiore delle Forze Armate “Slovenia-Dalmazia”.-
L’ALTO COMMISSARIO
(Emilio Grazioli)
Grazioli
A L L E G A T O
Per circa 300.000 fedeli della Diocesi di Lubiana che si trovano nella Provincia di Lubiana, ne sono stati finora internati in diversi campi di concentramento quasi 30.000, cioè il 10 % di tutta la popolazione. In maggior parte sono nei seguenti campi di concentramento:
– a GONARS (diocesi di Udine) circa 4.000. Da Gonars vennero trasportati ultimamente una parte rilevante di questi in un campo di concentramento vicino ad Arezzo.
– a MONIGO (Treviso) circa 3.500 (fra questi 700 bambini al di sotto dei 10 anni).
– a PADOVA circa 3.500.
– a ARBE (diocesi di Veglia) circa 15.000 (fra questi oltre 1000 bambini).
E per di più si trasporta nei campi di concentramento quasi ogni giorno ancora altra gente di ambedue i sessi e di tutte le età. Nessuno può sapere quanto tempo ciò durerà ancora.
Le condizioni di vita dei campi dì concentramento non sono buone. Tutti soffrono moltissimo. La mancanza di nutrimento non è il peggiore male per gli adulti. bensì per i bambini. Il male più insopportabile per gli adulti è l’ozio, la mancanza di occasioni per un lavoro utile, specialmente risentono ciò le persone colte che non possono avere nemmeno dei libri, sebbene questi fossero stati raccolti e pronti per la spedizione a Lubiana, ma venne respinto il permesso di trasportarli nei campi concentramento. Tutti gli internati però riconoscono che il Comando dei singoli campi di concentramento ha un trattamento umano e giusto verso gli internati. Ma ad onta della buona volontà dei singoli comandanti vi sono nei campi di concentramento moltissime cose che richiedono un urgentissimo miglioramento, perchè questi non divengano degli accampamenti di morte e di sterminio. Ecco i provvedimenti più urgenti da farsi:
1. – I bambini dovrebbero essere immediatamente rimandati a casa assieme alle loro madri. I bambini nella più tenera età, i lattanti – diverse decine ne sono nati negli accampamenti stessi – non possono vivere col nutrimento che ivi hanno a disposizione. Di latte non ne possono avere neppure una goccia. Per questa ragione i bambini muoiono. Le peggiori condizioni regnano nel campo di concentramento di Arbe.
2. – Gli ammalati gravi e quelli che sono affetti da malattie croniche dovrebbero venire liberati e rimandati alle rispettive famiglie, dove potranno essere meglio curati. Vi sono casi veramente terribili: per es. a Gonars vi fu uno studente universitario che aveva un tumore nel cervelletto ed in seguito a ciò perdette la vista. Proprio nel giorno in cui fu arrestato a Lubiana in occasione della razzia generale, aveva ricevuto dal medico un ordine scritto per recarsi alla clinica per un’operazione urgentissima. Nessuno badò a ciò, venne trasportato a Gonars ed ivi trattenuto. Egli perdette completamente la vista. Dopo alcuni mesi si è riuscito a liberarlo. L’operazione venne fatta ma la vista non si potè più ricuperare. Se l’operazione avesse avuto luogo a tempo, si avrebbe potuto salvargliela. E questo studente è un esemplare cattolico che era membro dell’organizzazione cattolica che aveva lottato tutti gli anni dell’Università palesemente ed intrepidamente contro il comunismo. Vi sono inoltre moltissimi casi di malattie reumatiche con le conseguenti malattie di cuore.
3. – La separazione degli studenti e degli altri adolescenti dai rimanenti internati.
4. – I bambini e gli adolescenti che sono negli accampamenti dovrebbero venire nutriti più conveniente e più abbondantemente, affinchè non soccombano a causa dell’esaurimento e delle malattie che nell’inverno sono ancor più pericolose.
5. – L’istituzione di scuole regolare per i bambini e gli studenti che non vengono rimandati alle loro famiglie.
6. – Che agli internati venga concessa la comunicazione regolare con la propria famiglia a mezzo della corrispondenza, la possibilità di ricevere regolarmente dei pacchi di vesti e cibi che i famigliari si tolgono della bocca. (Le spedizioni concesse fino ad ora di 5 kg.. al mese sono insufficienti).
Tutti sono stati trasportati da casa con gli abiti di estate. Molti vennero arrestati durante il lavoro dei campi. L’unico vestito che avevano indosso, è ormai gia logorato; negli accampamenti ora sono al cominciar dell’inverno quasi nudi.
7. – Sarebbe indispensabile la revisione di tutti gli internati, affinchè vengano trattenuti in internamento soltanto quelli che avevano commesso qualche delitto oppure sono pericolosi all’ordine ed alla sicurezza pubblica; gli innocenti invece vengano rilasciati. E’ certo che fra gli internati la maggior parte sono innocenti, poichè generalmente vengono trasportati gli abitanti senza distinzione di interi villaggi, senza alcuna inchiesta o interrogatorio Tutti gli internati dovrebbero essere divisi in tre gruppi: gli innocenti, i sospetti ed i colpevoli.
A questo riguardo vennero fatte al Comando dell’XI Corpo d’Armata ed all’Alto Commissario da diversi parti delle domande e delle proposte, però fino ad ora non avvenne alcun cambiamento anzi vengono tuttora mandate allo stesso modo centinaia di persone negli accampamenti.
Tutti saranno riconoscentissimi alla Santa Sede, se potesse appoggiare queste nostre proposte presso le competenti autorità italiane.
————
ALCUNI PROVVEDIMENTI DALLA SANTA SEDE PROPOSTI PER MIGLIORARE LE CONDIZIONI DEI CATTOLICI SLOVENI DELLA PROVINCIA DI LUBIANA E QUELLE IN PARTICOLARE MODO DEGLI INTERNATI CIVILI
1) Revisione della situazione personale di tutti gli internati, in base ad un’accurata inchiesta che permetta di distinguere i rei dagli innocenti, i quali ultimi potrebbero essere facilmente identificati mediante liste compilate con l’assistenza dei Parroci e dei Podestà dei singoli Comuni, che hanno più esatta cognizione delle persone e si presume non siano mossi da spirito di vendetta e di altri bassi motivi.-
2) Sospensione degli internamenti in massa e limitazione di essi ai soggetti veramente colpevoli o fondatamente sospetti.-
3) Liberazione immediata:
a) di coloro che risultino innocenti o nelle liste anzidette vengano segnalati come persone oneste e degne di fiducia;
b) dei bambini, che non possono avere nei campi di concentramento la conveniente alimentazione. Le loro condizioni sembrano particolarmente pietose nei campi di Arbe e di Treviso nei quali si troverebbero rispettivamente 1.000 e 700 bambini di età inferiore ai 10 anni;
c) delle donne, che non risultino affiliate ad organizzazioni comuniste o colpevoli di delitti specifici;
d) dei malati gravi, e dei cronici, onde possano avere in famiglia le cure necessarie.-
4) Predisporre le opportune previdenze per coloro che saranno rimpatriati e che troveranno case e villaggi distrutti.
5) Allontanamento dai campi di concentramento comuni di tutti i minorenni, al fine di sottrarli al pessimo influsso che esercita su di essi la convivenza con adulti non sempre raccomandabili per le loro idee e per il loro costumi.-
Ove esistono ragioni, che ne impediscano l’immediata liberazione, riunirli in appositi campi con organizzazione scolastica e con adeguata assistenza religiosa, affidata a Cappellani adatti, provvedendoli in pari tempo di nutrimento più sostanzioso ed abbondante, perchè non abbiano a soccombere a causa dell’esaurimento.-
6) Assicurare agli internati la possibilità di corrispondere regolarmente con le loro famiglie e di riceverne pacchi di viveri e di indumenti.-
PROMEMORIA RELATIVO AL SOPRALUOGO FATTO AD ARBE NEI GIORNI
14 – 19 NOVEMBRE 1942-XXI
Come da incarico ricevuto di cui i1 foglio 3279/Sa Ig e 4014/Sa Ig. mi sono recato ad Arbe e sui risultati delle indagini da me fatte riporto quanto segue:
ORGANIZZAZIONE SANITARIA DEL CAMPO: La sua efficienza per quanto riguarda i medici che vi sono addetti è buona: essi svolgono instancabilmente e con perizia della propria arte il loro compito.
La situazione igienica con riguardo alla pedicolosi non è soddisfacente: circa il 35 – 40 % internati sono infestati da pidocchi.
STAZIONE DI BONIFICA:
E’ stata progettata una stazione di bonifica per gli internati partenti, attrezzata con le due stufe Giannolli colà di recente inviate.
LATRINE:
Le latrine quelle in muratura dovranno essere servite da acqua corrente; hanno assoluto bisogno di essere ultimate al più presto ed esse fino a quando non funzionerà un collettore comune rispondente a requisiti igienici, dovranno essere espurgate con espurgatrice.
PULIZIA DEL CAMPO E ACQUE LURIDE:
Nel rimanente la situazione igienica del campo, mentre è ineccepibile la pulizia, è deficiente (per quanto volenterosamente studiata) per le scolo delle acque luride, che scoperte emanano lezzo e ristagnano in parte.
I corsi naturali delle acque meteoriche sono stati sovvertiti causa le necessità al campo con conseguente ristagno di numerosi corsi d’acqua; detto ristagno se persisterà anche nella stagione primaverile potrà portare pregiudizio per la malaria.
M0SCHE:
Le mosche sono quasi scomparse e comunque sono state da me ribadite ai medici del campo i mezzi e i criteri di lotta.
MORBILITA': La morbilità è sui calcoli fatti su due mesi (v. alleg. 1) circa del 65%. Il carattere principale di essa è determinato da una alimentazione insufficiente di fronte alle normali esigenze di calorie (v. allegato 2). La insufficienza alimentare poi si riflette e si moltiplica per le inesorabili cause di refrigerazione e di dispersione del calore dovuti ai rigori della stagione ed anche alla permanenza sotto tenda, al giaciglio e alla deficiente vestizione. Infatti circa il 70% degli internati è vestito con abiti estivi ed alcuni abiti laceri. Quanto alle coperte ho appreso che da circa 8-10 giorni era stata distribuita la 2a coperta. Il giorno 17 vennero distribuite al campo n. 3325 coperte per cui in tale campo in quel giorno il 1 e 2 settore disponeva di 3 coperte per ogni internato, mentre quelli del 3 settore ancora due.
La dotazione delle coperte gioca la sua parte sulla morbilità.
Le condizioni surriferite depauperano gli organismi obbligandoli a vivere, dopo avere consumato tutte le loro riserve organiche a spese dei loro tessuti. Si hanno così casi di cacclessia e di edemi da fame sui quali trovano facile innesto altre malattie.
Non va però dimenticato che in molti casi preesisteva uno stato di denutrizione che si è aggravato in questi ultimi tempi.
Per quanto riguarda la morbilità ed il suo andamento in rapporto alle condizioni atmosferiche si osservi l’allegato 3.
MORTALITA': La mortalità sulla scorta di una osservazione protratta per due mesi è del 2%; serva a scopo illustrativo l’allegato 1 e 4.
Il numero complessivo dei morti assomma fino al 17/11 a 289 di cui 200 maschi e 89 femmine.
Nei 289 vanno compresi 62 bambini sotto gli undici anni, di cui 33 per enterocolite, 46 bambine sotto gli undici anni, di cui 34 morti per enterocolite. Degli adulti 54 sono morti per enterocolite e 10 sono le donne per le quali la causa della morte è determinata dalla stessa malattia, alcuni casi di enterocolite sono risultati agli accertamenti sierologici casi di dissenteria bacillare.
CONCLUSIONE
Premessi i dati surriferiti e la sproporzione tra le calorie di consumo e quelle che l’organismo ricava dalla razione alimentare assegnata, considerato lo stato igienico del campo, occorrerebbe, onde ovviare parzialmente alle deficienze, ricoverare gl’internati sotto tetto in locali chiusi e fornire gli stessi del vestiario occorrente; proporrei che venisse assegnato materiale di recupero.
Il Cp.no medico
Carlo Alberto Lang
Allegato N. 1
Periodo Presenza per malattie singole
Popolazione media Giornaliera Malattie infettive Malattie Ostetriche Malattie chirurgiche Malattie Dicrasiche Malattie Comuni Malattie cutanee Note
Luglio
Agosto
Settembre 18-30 84 150 220 750 1.118 150
Ottobre 1-31 201 380 797 3.840 3.444 795
Novembre 1-16 52 185 369 2.510 1.750 550
(1) Per i mesi di Luglio e Agosto fino al 18 Settembre i dati sono deficienti
(2) Le enterocoliti sono state comprese nelle malattie infettive benché gli accertamenti di laboratorio siano ancora in corso.
AMMALATI (VISITA MEDICA)
Giorno Uomini Donne Bambini Totale Morti Giorno Uomini Donne Bambini Totale Morti
18/9 85 14 18 117 1 19/10 178 125 40 343 2
19 62 85 42 189 1 20 240 125 34 399 1
20 106 142 58 306 – 21 160 80 27 267 4
21 56 70 27 148 3 22 108 40 15 163 2
22 104 65 32 201 2 23 279 170 34 483 3
23 64 46 18 128 1 24 225 120 28 373 1
24 75 86 43 204 – 25 120 40 20 180 5
25 170 86 34 290 3 26 290 87 24 401 5
26 115 94 22 231 – 27 280 98 20 398 6
27 69 56 34 159 – 28 160 70 22 252 3
28 120 73 34 227 2 29 300 80 40 420 1
29 170 77 27 274 2 30 436 80 32 548 6
30 125 65 27 217 3 31 380 90 18 488 7
1/10 132 79 45 256 3 1/11 180 45 10 235 3
2 125 93 45 263 5 2 380 70 25 475 2
3 155 75 49 279 2 3 480 90 25 595 9
4 137 85 35 257 2 4 310 110 25 445 3
5 155 78 35 268 4 5 320 90 17 427 8
6 145 33 27 205 1 6 140 70 15 225 8
7 157 75 42 274 – 7 130 88 10 228 4
8 143 62 45 250 4 8 177 87 20 284 4
9 102 48 18 168 1 9 270 90 25 385 8
10 125 83 21 199 1 10 310 104 20 434 1
11 145 75 29 249 3 11 275 114 25 414 3
12 126 43 29 198 1 12 230 97 18 345 8
13 157 96 34 287 3 13 250 97 20 367 5
14 92 44 15 151 1 14 230 45 15 290 1
15 179 87 31 297 2 15 140 64 15 219 11
16 104 78 34 216 4 16 310 81 15 406 10
17 195 104 27 326 5 17 176 31 10 217 13
18 126 89 26 241 2
Totali 11.285 4.834 1.662 17.981 209
Altri documenti della II Armata
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Le fonti:
I documenti pubblicati provengono da due archivi: Archiv Republike Slovenije di Lubiana e dall’Archivio centrale dello Stato di Roma, dalla microfilmatura del materiale italiano conservato presso i National Archives di Washington (microcopy T-256 e T-821), da pubblicazioni e da altre fonti (fondi S. Capogreco e Klaus Voigt).
pubblicati in Tone Ferenc, Rab, Arbe, Arbissima. Confinamenti-rastrellamenti-internamenti nella provincia di Lubiana 1941-1943. Documenti, Istituto di Storia moderna, Ljubljana 2000.
“Alcuni giornalisti (pochi, grazie a Dio) scelgono di ragionare con la pancia invece che con la testa.
‘Il Giornale’ freni la sua furia.
La sinistra è fortemente preoccupata dell’espandersi di forze politiche fanatico-religiose (penso al clero iraniano, ad al Qaeda, ai talebani…), ma siccome ragiona con la testa considera che le parole di Berlusconi in Israele siano state non solo bugiarde, come nel caso della strage a Gaza, considerata dall’Onu “crimine di guerra”, ma anche pericolosamente imprudenti, come pubblicamente denunciato da tutte le Ong italiane.
C o m a n d o X I C o r p o d ‘ A r m a t a
P.M. 46, lì 27 febbraio 1942-Anno XX
Ufficio Affari Vari
N. 06/559 di prot. A.V.
OGGETTO: Costituzione campo di concentramento per indiziati politici sloveni in attesa di Processo. –
AL GENERALE CARLO DANIONI
Comandante la Guardia alla Frontiera XI C.A.
e, per conoscenza:
AL COMANDO DELLA DIFESA TERRITORIALE DI UDINE
AL COMANDANTE DELLA DIVISIONE GRANATIERI DI SARDEGNA
Il comando dell’Armata ha disposto perchè gli indiziati politici sloveni, in attesa di processo, siano raccolti in campi di concentramento da costituire a cura del comando G.a.F. nel territorio italiano ed affidati a personale della Guardia alla Frontiera da Voi dipendente.
Vi prego di prendere immediato contatto con il comando della difesa di Udine per stabilire la o le località tenendo presente che si tratta di circa un migliaio di persone.-
Resta stabilito che i campi di cui trattasi rimangono alle dipendenze del C.d’A. tramite V.S. e che dovranno essere in condizioni di ricevere gli internati a cominciare dalla sera del 2 marzo.
IL GENERALE DI CORPO D’ARMATA
COMANDANTE
-Mario Robotti-
C o m a n d o X I C o r p o d ‘ A r m a t a
P.M. 46, lì 27 febbraio 1942-Anno XX
Ufficio Affari Vari
N. 06/560 di prot. A.V.
Oggetto: Costituzione campo di concentramento per indiziati politici sloveni in attesa di processo.
AL COMANDO DELLA 2 ARMATA
POSTA MILITARE 10
A seguito e conferma comunicazione telefonica odierna.
Le operazioni di polizia in corso nella città di Lubiana hanno portato al fermo di numerosi indiziati politici per i quali non si posseggono gli estremi per farli cadere sotto l’immediata sanzione del tribunale di guerra, e dovranno quindi essere sottoposti alle lungaggini della inevitabile procedura normale.
Gli individui che si trovano fino ad ora in tali condizioni sono oltre 200 ed è da presumere che si raggiunga e si superi i1 migliaio.
Considerato che la loro permanenza in Slovenia oltre che ingombrante è pericolosa ho disposto perchè il Comandante della G.a.F. del C. d’A. prenda immediato contatto con il comando della Difesa di Udine e costituisca al di là del vecchio confine dei campi di concentramento. Tali campi ritengo potranno cominciare dal giorno 3 marzo con personale della Guardia alla Frontiera. Rimarranno a tutti gli effetti alle dipendenze del C. d’A.
Mi riservo di comunicare le sedi.
IL GENERALE DI CORPO D’ARMATA
COMANDANTE
-Mario Robotti-
COMANDO 209 SEZIONE MISTA CARABINIERI REALI
P.M. 81, lì 26 febbraio 1942-Anno XX
n. 5/6 di prot. Div. SEGRETO
OGGETTO: Relazione quindicinale sullo spirito e sul morale delle truppe e delle popolazioni. –
AL COMANDO DEI CARABINIERI REALI DELL’XI CORPO D’ARMATA
La notizia del trasferimento del comando del Corpo d’Armata da Veronico a Lubiana è stata appresa nell’ambiente militare della Grande Unità, con grande soddisfazione: poiché si ritiene per certo che la permanenza del comando del Corpo d’Armata in Lubiana era stata osteggiata dall’autorità politica, se ne deduce che, finalmente, si è compresa, dalle superiori gerarchie, la ingiustificata riluttanza di quella ad affiancarsi il comando militare al quale, dandosi la residenza più logica e più degna e più adatta alle sue numerose e complesse esigenze di servizio, è stata finalmente riconosciuta la giusta posizione di preminenza che esso deve avere in una zona alla quale è stata testè confermata la qualifica di zona di operazioni.- Ma tale senso di soddisfazione è stato ancora più sensibile quando è stata appresa la notizia del Bando del DUCE, che poneva l’ordine pubblico sotto il controllo dell’autorità militare.-
La esecuzione è stata immediata, col circondare Lubiana, perquisirne rigorosamente le abitazioni e procedere all’arresto degli individui comunque sospetti di attività contraria ai nostri interessi.
Le operazioni, tuttora in atto, si svolgono energicamente e con ottimi risultati sotto lo sguardo attonito e sgomento della popolazione, non adusata a tali manifestazioni di forza, ma la cui parte sana ha compreso la necessità del provvedimento.
La politica di pacifica sottomissione del popolo sloveno, come del resto era prevedibile, è fallita in pieno: l’attività comunista ed antitaliana e l’azione di bande dei ribelli – a volte numerose e molto bene armate – avevano ormai raggiunto proporzioni allarmanti, specie per il tratto avvenire.- La energica reazione dell’autorità militare è giunta quanto mai opportuna e non mancherà di portare i suoi buoni frutti.- E motivo di soddisfazione è anche la notizia – non ancora largamente diffusasi – della costituzione di campi di concentramento nei quali cominceranno con l’essere prossimamente inviati tutti gli individui sospetti in linea politica, fermati durante il rastrellamento della città di Lubiana.- Solo eliminando gli elementi che in qualunque modo possano riuscire di nocumento alla nostra azione di comando, si potrà giungere alla normalizzazione della situazione.
IL TENENTE COMANDANTE DELLA SEZIONE
(Giovanni De Filippis)
G. Filippis
COMANDO DELLA 2a ARMATA
Ufficio Affari Civili
P.M.10, lì 5 marzo 1942/XX
N. di prot. 2468/AC. Segreto. – V/b.
OGGETTO: Provvedimenti contro i familiari di ribelli.-
ALL’ECCELLENZA IL GOVERNATORE DELLA DALMAZIA – ZARA
ALL’ECCELLENZA L’ALTO COMMISSARIO – LUBIANA
ALL’ECCELLENZA IL PREFETTO DEL CARNARO – FIUME
La necessità improrogabile di rendere normale la vita nelle provincie, annesse al Regno d’Italia, impone l’adozione di mezzi particolarmente severi.
A mio avviso occorrerebbe perciò – laddove si sono dimostrati vani i tentativi dì pacificazione – colpire il male nelle radici e nelle propaggini, con provvedimenti aventi ripercussione sugli animi dei fuggiaschi e sulla vita materiale dei congiunti rimasti in posto.
Gioverebbe quindi procedere all’internamento in Italia delle famiglie più in vista che abbiano qualche loro membro fra i ribelli o maschi validi assenti senza chiari motivi, nonchè di altre – anche se di ceto modesto – strettamente imparentate a capi ed esponenti dei rivoltosi.
Per le restanti famiglie, che abbiano legame di parentela coi fuggiaschi, si dovrebbe procedere alla riduzione dei generi di viveri tesserati – con totale soppressione dei generi non di prima necessità – stabilire il principio che, per alcuna ragione, possa agli stessi essere consentita – la concessione di salvacondotti o lasciapassare o di altri documenti necessari alla circolazione. (Questo perchè ritengo – inattuabile praticamente l’internamento di tutte le famiglie in parola).
Penso che, con tali misure coercitive di eccezione, si potrebbe influire decisamente sull’animo di taluni dei rivoltosi e contenere altresì l’aumento dei fuggiaschi e dei loro favoreggiatori.
Nell’intento di concordare con Voi l’attuazione di provvedimenti del genere, gradirei conoscere in merito il Vostro pensiero.
IL GENERALE COMANDANTE
Firmato Mario ROATTA
Per copia conforme
IL CAPO DELLA SEGRETERIA PART.
(Dott. Pillirone)
Pillirone
/ R E G N O D ‘ I T A L I A /
ALTO COMMISSARIATO PER LA PROVINCIA DI LUBIANA
Lubiana, lì 12 marzo 1942/XX
Ufficio: SEGRETERIA PARTICOLARE
446/7/Ris.
OGGETTO: Procedimenti contro familiari di ribelli. –
(Risp. Foglio n. 2468/AC Segreto)
L’eccellenza il Comandante della 2.a Armata POSTA MILITARE 10
Con riferimento al foglio indicato in oggetto, concordo senz’altro sull’opportunità di provvedimenti intesi a influire sull’animo dei ribelli odi coloro – in genere – che si sono allontanati senza giustificato motivo dalle proprie abitazioni, mediante sanzioni da infliggere ai familiari.
Affinché i provvedimenti possano portare ad un miglioramento della situazione determinando una resipiscenza negli elementi meno accesi, converrebbe che fosse in qualche modo dato affidamento di impunità a coloro che, non essendo stati capi o promotori di bande armate e non avendo preso parte ad azioni delittuose con le stesse, le abbandonino entro un certo tempo facendo ritorno alle proprie case e riprendendo le normali occupazioni. Che trovasse, cioè, applicazione la norma sancita agli articoli 308 e 309 del Codice penale comune, integrando a tal fine le disposizioni degli articoli 16 e 17 del Bando del DUCE – 3 ottobre 1941-XIX – che riportano sostanzialmente le disposizioni agli articoli 305 e 306 dello stesso Codice, elevandone solo le pene, mentre il Bando stesso non contempla alcuna discriminante per la desistenza volontaria dai fatti costituenti la ipotesi dei delitti di cospirazione e banda armata.
Debbo inoltre richiamare la Vostra attenzione, Eccellenza, sul fatto che per il delitto di favoreggiamento ai partecipi alla cospirazione e alla banda armata, il bando stesso, all’ultimo comma del articolo 17 del bando in questione ripete, dal codice comune, la condizione di impunibilità per l’assistenza portata a favore di un prossimo congiunto, denominazione molto ampia comprendente gli ascendenti, i discendenti, il coniuge, i fratelli , le sorelle, gli affisi nello stesso grado, gli zii e i nipoti.
E appunto per la considerazione dei motivi di opportunità da Voi giustamente adotti, che nella mia ordinanza dell’11 settembre scorso, n. 27 (allegata in copia) avevo previsto per i favoreggiatori, complici, mandanti e per chiunque desse assistenza agli insorti, le stesse pene previste per gli agenti principali, con esclusione di qualsiasi caso di non punibilità.
I provvedimenti che riterrei opportuni e idonei allo scopo desiderato, sono quindi i seguenti:
a) emendamento al Bando del DUCE nel senso:
1) di garantire l’impunità a coloro che desiderano entro un certo termine, uscire dalla partecipazione alle bande, semprechè non ne siano stati capi o promotori e non abbiano preso parte ad azioni delittuose;
2) di abrogare la condizione di impunibilità per l’assistenza ai prossimi congiunti;
b) emanazione di mia ordinanza intesa a colpire, con pena restrittiva della libertà personale e con la confisca dei beni, chiunque senza giustificato motivo si allontani dalla propria abitazione o essendosene allontanato, non vi faccia ritorno entro un certo tempo; pena estensibile, quando trattisi di persone sottoposte a patria potestà, tutela o curatela, a chi la eserciti. Tali disposizioni potrebbero essere integrate con altre in cui si stabilisca:
1) il divieto di dare alloggio, anche provvisorio, a Lubiana, a persone che vi hanno già una casa di abitazione;
2) l’obbligo di esposizione negli atri degli elenchi degli inquilini e subinquilini;
3) adozione dei provvedimenti di internamento da Noi proposti e, eventualmente, nei casi più gravi di invio al confino di polizia, di familiari di persone allontanatesi arbitrariamente dalla propria abituale dimora.
I provvedimenti di cui alla lettera a) dovrebbero essere proposti al Comando Supremo, implicando essi modificazione ad un Bando del DUCE, quale Comandante delle truppe operanti su tutti i fronti; quelli di cui alla lettera b) sono di mia competenza e potrebbero avere immediata applicazione, tranne, forse, quello tendente a colpire gli esercenti la patria potestà sugli assenti, che contrasterebbe a principi di armonia legislativi fino a quando il vigente Bando del DUCE mantenga le condizioni di non punibilità per il favoreggiamento dei prossimi congiunti.
Mentre concordo pienamente circa l’opportunità di non concedere alle famiglie che abbiano legami di parentela con fuggiaschi alcun salvacondotto o lasciapassare o altri documenti necessari alla circolazione, non sarei d’avviso di adottare il provvedimento della riduzione dei generi tesserati, nei riguardi delle famiglie stesse, perchè senza dubbio il provvedimento stesso intensificherebbe l’opera di solidarietà degli elementi a noi contrari nei riguardi dei colpiti e verrebbero a crearsi degli inutili “martiri” del Fronte Liberatore.
L’ALTO COMMISSARIO
(Emilio Grazioli)
C o m a n d o X I C o r p o d ‘ A r m a t a
P.M. 46, lì 17 marzo 1942/XX
Ufficio Operazioni
N. 02/1848 di prot.
OGGETTO: Azioni delle formazioni partigiane – Reazioni alle aggressioni ed agli assassini.
AL COMANDO DELLA 2 ARMATA POSTA MILITARE 10
/ …/
E’ opportuno quindi escogitare altri sistemi coi quali premere sulle popolazioni e, in modo particolare, sull’animo di quei componenti le bande che hanno aderito al movimento armato sedizioso, più in seguito a minacce che per profonda convinzione, oppure per una momentanea, artificiosa esaltazione. In quest’ordine di idee rientra già i1 provvedimento da me proposto per l’internamento delle famiglie dei partigiani e per la confisca dei loro beni (foglio n. 1/1696 in data 15 c.m.) che potrebbe essere esteso anche alle famiglie dei giustiziati in seguito a condanna del Tribunale Militare col vantaggio di allontanare dalla zona elementi che non possono non essere – ora ed in avvenire – a noi decisamente ostili.
/…/
COMANDO DELLA DIVISIONE DI FANTERIA ISONZO (14)
Comando dei Carabinieri Reali
Posta Militare 59, lì 18 marzo 1942-XX
N./1/8 di prot. -Div. Segreto,-
OGGETTO: Relazione sullo spirito e morale delle truppe e popolazioni.-
AL COMANDO DEI CC.RR. DELL’XI CORPO D’ARMATA POSTA MILITARE 46
/…/
I provvedimenti adottati per la città di Lubiana vengono commentati favorevolmente ma la lotta contro le bande dei ribelli – si suggerisce – dovrebbe essere condotta con spietato rigore e con metodi energici. – Si dovrebbe:
– accertare in quali famiglie mancano da tempo dei membri allontanatisi per ignota destinazione da presumersi per luoghi di concentramento dei ribelli;
– le famiglie che non sapessero o non volessero dare notizie dei loro congiunti, arrestarle in massa e tradurle in campi di concentramento, confiscando i loro beni;
– far pubblicare sui quotidiani e fare affiggere manifesti avvertendo e diffidando tutti gli assenti a presentarsi alle nostre autorità se desiderano la liberazione dei congiunti;
– Le spese per i1 mantenimento degli internati farle gravare a carico delle stesse famiglie.
Con un provvedimento del genere, si ritiene, che molti ribelli verrebbero costretti a ritornare alle proprie case.-
/…/
IL SOTTOTENENTE COMANDANTE INT. I CARABINIERI
-Peddis Antonio-
Peddis
xSylvi
beh, ora e’ contenta?
Tanto tuono’ che piovve…
Peter
…ovviamente sono solo documenti falsi scritti dai comunisti
evvia Peter, la verità friulano-statunitense è incrollabile
cordialità
AHMADINEJAD,POSSIAMO MA NON ARRICCHIREMO URANIO FINO A 80%
Gli scienziati iraniani hanno gia’ prodotto la prima barra di uranio arricchito al 20 per cento; e dispongono delle competenze necessarie per arricchirlo fino all’80 per cento, ma non lo faranno. Lo ha detto il presidente iraniano, Mahmoudh Ahmadinejad, parlando dinanzi a migliaia di persone riunite a piazza Azadi, a Teheran, in occasione del 31esimo anniversario della Rivoluzione Islamica. In particolare, Ahmadinejad ha detto che il suo Paese e’ ‘cosi’ coraggioso’ che, se cercasse la bomba atomica, lo ‘annuncerebbe in anticipo’. Ahmadinejad ha anche preannunciato che il regime ha intenzione di triplicare la produzione di uranio a basso arricchimento.
Mi ripeto…!!
Credo che la Resistenza sia stata un grande errore storico…
Era meglio che la Valle Padana , fosse stata ridotta a un cumulo di macerie come la Germania….dai confini occidentali a quelli orientali!!!
W L?ITTAGLIA,W IL DUCE,W IL RE,ANOI…X L?IMPERO,risorte dalle ceneri, come tante arabe fenicie invitte,oggi le nuove generazioni saldamente attestate sui confini del Bosforo,scruteranno ad Oriente sicure di poter portare i nuovi confini là ove sorge il sole ed anche oltre….
A Occidente ..beh, lasciamo perdere..che è meglio..!!
Le radici delle foibe
La commissione italo-slovena, nella sua relazione dell’aprile 2001, ha cercato di analizzare il contesto storico che portò a queste efferatezze: «Tali avvenimenti si verificarono in un clima di resa dei conti per la violenza fascista e appaiono essere il frutto di un progetto politico preordinato in cui confluivano diverse spinte: l’eliminazione di soggetti legati al fascismo e l’epurazione preventiva di oppositori reali». Il tutto nasceva «da un movimento rivoluzionario (quello titino, n.d.r. ) che si stava trasformando in regime, convertendo quindi in violenza di Stato l’animosità nazionale ed ideologica diffusa nei quadri partigiani».
Insomma, come ha scritto lo storico Enzo Collotti, “fino a quando si continuerà a voler parlare della Venezia Giulia, di una regione italiana, senza accettarne la realtà di un territorio abitato da diversi gruppi nazionali e trasformato in area di conflitto interetnico dai vincitori del 1918, incapaci di affrontare i problemi posti dalla compresenza di gruppi nazionali diversi, si continuerà a perpetuare la menzogna dell’italianità offesa e a occultare (e non solo a rimuovere) la realtà dell’italianità sopraffattrice (…) Ma che cosa sa tuttora la maggioranza degli italiani sulla politica di sopraffazione del fascismo contro le minoranze slovena e croata (senza parlare dei sudtirolesi o dei francofoni della Valle d’Aosta) addirittura da prima dell’avvento al potere; della brutale snazionalizzazione (proibizione della propria lingua, chiusura di scuole e amministrazioni locali, boicottaggio del culto, imposizione di cognomi italianizzati, toponimi cambiati) come parte di un progetto di distruzione dell’identità nazionale e culturale delle minoranze e della distruzione della loro memoria storica? (…) Che cosa sanno dell’occupazione e dello smembramento della Jugoslavia e della sciagurata annessione della provincia di Lubiana al regno d’Italia, con il seguito di rappresaglie e repressioni che poco hanno da invidiare ai crimini nazisti? Che cosa sanno degli ultranazionalisti italiani che nel loro odio antislavo fecero causa comune con i nazisti insediati nel Litorale adriatico, sullo sfondo della Risiera di S. Sabba e degli impiccati di via Ghega? Ecco che cosa significa parlare delle foibe: chiamare in causa il complesso di situazioni cumulatesi nell’arco di un ventennio con l’esasperazione di violenza e di lacerazioni politiche, militari, sociali concentratesi in particolare nei cinque anni della fase più acuta della seconda guerra mondiale. È qui che nascono le radici dell’odio, delle foibe, dell’esodo dall’Istria”.
“Le foibe – sintetizza lo storico triestino Roberto Spazzali – furono il prodotto di odii diversi: etnico, nazionale e ideologico. Furono la risoluzione brutale di un tentativo rivoluzionario di annessione territoriale. Chi non ci stava, veniva eliminato”.
Giù le mani dalle foibe
di Enzo Collotti
I fatti ci hanno dato ragione. I timori che avevamo espresso fin da quando fu istituito il giorno del ricordo si sono puntualmente avverati. Anche dalle più alte cariche dello Stato si è sentito il dovere di enfatizzare una retorica che non contribuisce ad alcuna lettura critica del nostro passato, l’unica che possa servire ad elevare il nostro senso civile, ma che alimenta ulteriormente il vittimismo nazionale. Per questo vogliamo ribadire quanto scrivevamo già due anni fa con la prima Giornata del Ricordo per onorare le vittime delle foibe.
Non era difficile prevedere che collocare la celebrazione a due settimane dal Giorno della Memoria in ricordo della Shoah, avrebbe significato dare ai fascisti e ai postfascisti la possibilità di urlare la loro menzogna-verità per oscurare la risonanza dei crimini nazisti e fascisti e omologare in una indecente e impudica par condicio della storia tragedie incomparabili, che hanno l’unico denominatore comune di appartenere tutte all’esplosione sino allora inedita di violenze e sopraffazioni che hanno fatto del secondo conflitto mondiale un vero e proprio mattatoio della storia. Nella canea, soprattutto mediatica, suscitata intorno alla tragedia delle foibe dagli eredi di coloro che ne sono i massimi responsabili la cosa più sorprendente è l’incapacità dei politici della sinistra di dire con autorevolezza ed energia: giù le mani dalle foibe! Come purtroppo è già avvenuto in altre circostanze, l’incapacità di rileggere la propria storia, ammettendo responsabilità ed errori compiuti senza per questo confondersi di fatto con le ragioni degli avversari e degli accusatori di comodo, cadendo in un facile e ambiguo pentitismo, non contribuisce – come fa il discorso del presidente Napolitano – a fare chiarezza intorno a un nodo reale della nostra storia che viene brandito come manganello per relativizzare altri e più radicali crimini.
La vicenda delle foibe ha molte ascendenze, ma certamente la più rilevante è quella che ci riporta alle origini del fascismo nella Venezia Giulia. Sin quando si continuerà a voler parlare della Venezia Giulia, di una regione italiana, senza accettarne la realtà di un territorio abitato da diversi gruppi nazionali e trasformato in area di conflitto interetnico dai vincitori del 1918, incapaci di affrontare i problemi posti dalla compresenza di gruppi nazionali diversi, si continuerà a perpetuare la menzogna dell’italianità offesa e a occultare (e non solo a rimuovere) la realtà dell’italianità sopraffattrice. Non si tratta di evitare di parlare delle foibe, come ci sentiamo ripetere quando parliamo nelle scuole del giorno della memoria e della Shoah, ma di riportare il discorso alla radice della storia, alla cornice dei drammi che hanno lacerato l’Europa e il mondo e nei quali il fascismo ha trascinato, da protagonista non da vittima, il nostro paese.
Ma che cosa sa tuttora la maggioranza degli italiani sulla politica di sopraffazione del fascismo contro le minoranze slovena e croata (senza parlare dei sudtirolesi o dei francofoni della Valle d’Aosta) addirittura da prima dell’avvento al potere; della brutale snazionalizzazione (proibizione della propria lingua, chiusura di scuole e amministrazioni locali, boicottaggio del culto, imposizione di cognomi italianizzati, toponimi cambiati) come parte di un progetto di distruzione dell’identità nazionale e culturale delle minoranze e della distruzione della loro memoria storica?
I paladini del nuovo patriottismo fondato sul vittimismo delle foibe farebbero bene a rileggersi i fieri propositi dei loro padri tutelari, quelli che parlavano della superiorità della civiltà e della razza italica, che vedevano un nemico e un complottardo in ogni straniero, che volevano impedire lo sviluppo dei porti jugoslavi per conservare all’Italia il monopolio strategico ed economico dell’Adriatico. Che cosa sanno dell’occupazione e dello smembramento della Jugoslavia e della sciagurata annessione della provincia di Lubiana al regno d’Italia, con il seguito di rappresaglie e repressioni che poco hanno da invidiare ai crimini nazisti? Che cosa sanno degli ultranazionalisti italiani che nel loro odio antislavo fecero causa comune con i nazisti insediati nel Litorale adriatico, sullo sfondo della Risiera di S. Sabba e degli impiccati di via Ghega?
Ecco che cosa significa parlare delle foibe: chiamare in causa il complesso di situazioni cumulatesi nell’arco di un ventennio con l’esasperazione di violenza e di lacerazioni politiche, militari, sociali concentratesi in particolare nei cinque anni della fase più acuta della seconda guerra mondiale. È qui che nascono le radici dell’odio, delle foibe, dell’esodo dall’Istria.
Nella storia non vi sono scorciatoie per amputare frammenti di verità, mezze verità, estraendole da un complesso di eventi in cui si intrecciano le ragioni e le sofferenze di molti soggetti. Al singolo, vittima di eventi più grandi di lui, può anche non importare capire l’origine delle sue disgrazie; ma chi fa responsabilmente il mestiere di politico o anche più modestamente quello dell’educatore deve avere la consapevolezza dei messaggi che trasmette, deve sapere che cosa significa trasmettere un messaggio dimezzato, unilaterale. Da sempre nella lotta politica, soprattutto a Trieste e dintorni, il Movimento sociale (Msi) un tempo e i suoi eredi oggi usano e strumentalizzano il dramma delle foibe e dell’esodo per rinfocolare l’odio antislavo; rintuzzare questo approccio può sembrare oggi una battaglia di retroguardia, ma in realtà è l’unico modo serio per non fare retrocedere i modi e il linguaggio stesso della politica agli anni peggiori dello scontro nazionalistico e della guerra fredda.
I profughi dall’Istria hanno pagato per tutti la sconfitta dell’Italia (da qui bisogna partire ma anche da chi ne è stato responsabile), ma come ci ha esortato Guido Crainz (in un prezioso libretto: Il dolore e l’esilio. L’Istria e le memorie divise d’Europa, Donzelli, 2005) bisogna sapere guardare alle tragedie di casa nostra nel vissuto delle tragedie dell’Europa. Non esiste alcuna legge di compensazione di crimini e di ingiustizie, ma non possiamo indulgere neppure al privilegiamento di determinate categorie di vittime. Fu dura la sorte dei profughi dall’Istria, ma l’Italia del dopoguerra non fu sorda soltanto al loro dolore. Che cosa dovrebbero dire coloro che tornavano (i più fortunati) dai campi di concentramento – di sterminio, che rimasero per anni muti o i cui racconti non venivano ascoltati? E gli ex internati militari – centinaia di migliaia – che tornavano da una prigionia in Germania al limite della deportazione?
La storia della società italiana dopo il fascismo non è fatta soltanto del silenzio (vero o supposto) sulle foibe, è fatta di molti silenzi e di molte rimozioni. Soltanto uno sforzo di riflessione complessivo, mentre tutti si riempiono la bocca d’Europa, potrà farci uscire dal nostro nazionalismo e dal nostro esasperato
http://www.storiaxxisecolo.it/DOSSIER/Dossier1a8e.htm
beh, oggi che succede? lezione di storia troppo pesante?
Al signore istriano che ha postato stamame, vorrei fare una domanda provocatoria. Lei parla come se la Iugoslavia esistesse ancora, il che non e’. Ed anche il comunismo iugoslavo, mi pare.
E’ proprio sicuro che il diritto del lavoro in Slovenia e Croazia oggi sia meglio tutelato che nella adiacente penisola? o si riferiva solo agli anni ’50?
saluti
Peter
x GV
Pino permettendo, ribatto solo:
– Io ho sempre parlato di verità e giustizia FRA ITALIANI!
– E’ fra italiani che la guerra non è mai finita!
– Le atrocità fra Popoli in guerra sono un discorso diverso, non meno grave, ma diverso.
I documenti che leggo hanno sicuramente un tasso di verità, ma vengono dal Partito dei Lavoratori Croato e dall’Ist. di Storia moderna di Ljubliana.
Da quelle parti il Nazionalismo non è un’opinione.
Per esempio: non leggo dei 12.000 domobranci, appartenenti alla milizia slovena non comunista e massacrati dal regime comunista yugoslavo.
Ma questi sono affari loro!
Prima di togliere il disturbo, constato ancora una volta con tristezza che l’Italia non esiste.
Non è mai esistita!
Contenti voi? Io cerco sempre una via d’uscita.
Tolgo il disturbo; non intendo più farmi insultare!
Sylvi
X Peter
La storia va letta con i riferimenti,documenti e la predisposizione mentale dell’epoca in cui si svolge,in caso contrario la chiave di lettura non serve anzi è soggetta ad errori che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno.
La differenza tra la presa di coscienza ad es. dei tedeschi o dei giapponesi che hanno pagato duramente la II GM è questa(come giustamente scrive CC nel 465 ):
ci siamo sfilati dalle conseguenze di un finale guerra alla chetichella sollevando polveroni tipo 8 settembre e girando le divise militari per ripresentarci con gli stessi abiti,in particolare i mentali,che attualmente ,dopo averli tirati fuori dall’armadio e ripuliti dalla naftalina,sono tornati di moda.In un commento precedente ho scritto che i tedeschi ,almeno,hanno avuto un ripensamento e lo dimostrano con la loro attuale realtà noi invece , sarebbe meglio dire la maggioranza, ci siamo mantenuti nella ipocrita” mimetizzazione democratica” DC per poi saltar fuori con il vero volto ,quello dell’ittagliano che non fa male ad una mosca ma che ha seppellito persone in quantità ma ,poverino!,senza sapere quello che stava facendo addebitando la colpa alla controparte i “cattivi della storia”
Risultato?
La solita confusione con assoluzione automatica :
tre padre gloria e unavemmaria
Ah che senso di libberrrrta!
L.
Taci peter,
della perfidaAlbione, che schiacceremo, sotto il tallone benigno,della Romanità mai sopita.
Perfido traditore della “culla ” materna che tanto ti ha amato.
I TRis-nipoti dell’Italia di Vittorio Veneto,finalmente redenti,sbarcando sulle bianche scogliere di Dover ,sapranno scovarti anche nei più reconditi recessi di quell’isola maledetta da Dio.
ccdux
Cara Signora
resti, per cortesia.
e guardi che le cose del partito comunista croato mica le ho postate io, tanto per essere chiari.
Io ho trovato altri documenti che sono in attesa dell’intervento del blog master
Oltretutto gentile Sylvi io non ho mai insultato nessuno, al contrario di altri qui.
Ciò detto vediamo di fare il punto (che sarà chiarito da un bell’articolo di Collotti postato ma in attesa).
1) le delibere dei militari italiani sono un fatto storico.
2) le vittime jugoslave (mi scuso se non distinguo tra etnie) sono un fatto storico
3) che ci siano state le foibe nessuno lo discute
4) che siano stati scacciati dalle loro terre degli innocenti di etnia italiana (ammesso che questo voglia dire qualche cosa), è un fatto storico
4) che gli italiani siano andati ad invadere casa degli altri è un fatto storico e che vi abbiano commesso atrocità pure
4) dei caduti nella campagna di russia, delle vittime italiane in Jugoslavia bisongerebbe andare a chiedere conto ai responsabili. Non il PCI ma bensì: Mussolini, Graziani, Badoglio, Vittorio Emanuele III, Ciano, Starace, Roatta e via discorrendo.
5) che i repubblichini, alias ragazzi di salò, fossero alleati con il peggior regime della storia è un fatto storico
6) che i repubblichini siano stato amnistiati nel 1945-1946 guarda casa do togliatti è un fatto storico
7) che togliatti NON ABBIA MAI voluto sovietizzare l’italia è un fatto storico: dalla svolta di Salerno all’invito a consegnare le armi dopo la guerra e altro. Evitiamo di dire cose che non esistono
8) la resistenza italiana non è stata una banda di canaglie e assassini, ma persone che hanno lottato per la democrazia e la libertà: che adesso qualcuno cerca di distruggere
e adesso mi sono veramente stufato
Cordialità
Cara Sylvi,
no, non vi sarà mai riconciliazione di “una guerra civile”.
Soprattutto se ogni occasione di recuperare alcuni dati di fatto,viene accolta come la volontà di riscrivere la “storia”.
Non è ancora il tempo, di sventolare ” neri gargliardetti” con il simbolo del teschio delle Brigate nere,anche a Porzus.
Forse a breve questo sarà possibile,ma è la solita storia della tragedia e della commedia…sì L’Ittaglia di questo passo ,continua la sua farsa…
Credo però che la parola fine ,verrà posta dalla Storia,con la sua enorme pietra tombale ,dove però verrano scritti una volta per tutte i nomi dei responsabili veri di chi ha cominciato questa farsa…
cc
cara Sylvi,
a proposito di Storia Patria,..ma tu non le hai mai lette Le coglionate che scrivevano i sussidiari di storia che le brave maestrine dalle Penne Nere, insegnavano ai nostri padri all’epoca dell’ERA Fascista.
Sulla base di quelle coglionate i nostri padri andarono nelle steppe russe , molti in buona fede , sperando di portarvi la civiltà!
Amen e che Giove nella sua immensa misericordia abbia pietà anche degli imbecilli in malafede!!
cc
Caro Pino,
ti mando una lettera per Alessandro piena di insulti per la fascistona. U.
Caro Pino,
mi ha mangiato anche una letteraccia per l’Anita. U.
Mio nonno.
Mio nonno era il Nipote di un nonno possidente,che per dar figli alla patria e dio, ne fece la bellezza di tredici.
Dopodichè essendo Lui, anche devoto e pio e cantore ,pensò bene di morire, presumo tra un Angelus e l’altro.
Mio nonno, nipote di tal Nonno ,dette vita alla corrente “scettica” della mia famiglia, di cui penso di essere l’ultimo erede.
Emigrato in giovine Età negli States,ne fu accolto da quella grande patria.
Trovò subito lavoro nelle miniere in cui fece qualche lodevole soldino.
Il nonno non aveva particolari idee politiche,ma soltanto il comune desiderio penso comune a molti di campare.
Purtroppo fu raggiunto da cartolina precetto,che lo invitava ad accorrere in patria a difendere i confini orientiali.
Temo che anche Lui avesse una vaga idea di cosa fossero, al pari del 16% degli attuali ittalici, come dice bene la Sylvi.
Tornato in patria, difese con onore i confini orientali a Milano,a causa di una grave problema ad una gamba,maturato in miniera, che lo faceva zoppicare e che ancora lo tormentò per tutta la vita.
Di età inoltrata per i tempi,non si scordò,però dei loschi traffici che avvenivano all’epoca sulle derrate destinate al fronte, ad opera del vastissimo fronte degli Imboscati,che allignava in quel periodo nelle retrovie.
Fronte,tenuto saldamente in pugno,da Borghesi Grandi,Medi e Piccoli e loro Lacchè decisamente schierati sul fronte patriottico di coloro che decisamente e senza indugio ,fecero grande l’Italia con il culo degli altri.
L’Italia di Vittorio Veneto che il Buce antico ,portò come regalo al re e futuro imperatore.
Non ebbe il coraggio di Toti…!!Si questo è vero..ma almeno Lui non girò tutti gli States,facendosi inseguire da cartoline precetto che non lo raggiugevano mai..
Presumo che lo scetticismo sia nato in quei frangenti….
Già il nonno,che gran Nonno Lui e il suo sorriso scettico..sotto i baffi…
Non fece mai politica,di piccola statura, osservava divertita la Nonna Donna Rurale e premiata,scalciare tra Gagliardetti rurali per l’avvenire dei figli che ringraziando Giove furono solo quattro..sempre troppi…
Già il nonno..non fece mai mancare il suo contributo…alla famiglia nel suo silenzio scettico..ogni tanto andava in cantina e con il vino di terza spremitura,si rafforzava nel suo scetticismo..!!
Che gran nonno…all’8 settembre con due figli maschi donati alla nuova patria di Vittorio Veneto,chissà dove…,non fece mancare il suo contributo alla causa della Anita e degli alleati accogliendo in casa per quasi un mese due bravi prigionieri inglesi..nonostante che furiosi “teschi” minacciassero di bruciarli casa e magari fare un servizio maschile alla Rodolfo , tanto per capirsi alle due giovani figlie…..
Che gran nonno ,mio nonno…quando ricevette Diploma a firma Alexander Gen, non il cane di Anita,lo ripose in un cassetto con sorriso scettico..e mai più lo tirò fuori ..fino a quando lo scoprri io, dopo molti dalla sua morte…!!
Che gran nonno, Mio nonno, con il suo sorriso scettico , e con il fatto di non aver mai fatto politica in vita sua….
Non so , ma temo che se il Nonno scettico,non avesse avuto la fortuna e che se gli avessero bruciato casa e violentato le figlie, conoscendo il lnome dei delatori, sapete nei piccoli posti si conosce sempre tutto….,non so se con tutto il suo scetticismo e sorriso per lui la Guerra sarebbe finita il “25 Aprile o il 5 Maggio ora esatta secondo il meridiano del cazzo..
Che gran nonno miononno,lo fecero pure Cavaliere di Vittorio Veneto….mise pure quello nel cassetto, insieme alla naftalina..
Che gran nonno Mio NONNO !!!
cc
x Uroburo
Sono molto ansiosa di leggere le sue letteracce, a meno che non sia un falso post.
Anita
x Controcorrente
Come al solito non capisco cosa c’entro io con la storia di suo nonno.
Ti dico solo che se non fosse stato per gli americani ed un amico vero partigiano, anch’io ero finita nelle grinfie di quelli di convenienza, i quali saccheggiarono la casa e si portarono via la ragazzina Anita, allora appena 15enne.
Ti basta?
Anita
Per Uroburo…………………… quando il linguaggio e´ forte……………e´ probabile che di mezzo ci sia qualcosa di personale……………………… alessandro { 11.02.10 alle 0:09 }
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Caro Alessandro,
non c’è nulla di personale, non almeno in senso proprio. Poi magari a livello più o meno inconscio, chissà…..
Io trovo che ci sia ben poco da essere fieri della storia d’Ittaglia: Ci sono sempre stati governi reazionari o fortemente conservatori che hanno sfruttato il paese come un limone spremuto e ci sono state, per reazione, delle rivolte rabbiose e cieche. Gli unici che hanno fatto un’operazione culturale importante, con lo scopo di dare un po’ di cultura politica a queste plebi informi che erano il contadiname italico, sono stati i socialisti ed i comunisti, molto più i secondi dei primi, almeno dal primo dopoguerra in poi. Naturalmente attraverso vari errori perché nessuno ha la verità in tasca (tranne il GiSPM che invece possiede la Verità, proprio come il pope e Dio).
Mai nella storia di questo infelice paese il popolo, o quanto meno grandi parti di esso, ha avuto il coraggio di prendere le armi, non con un moto dalla durata di pochi giorni ma in un progetto politico di lunga durata ed attraverso una lotta durissima durata anni. La Resistenza è un valore assoluto in un paese di servi e di rivoltosi come questo,
Naturalmente nella Resistenza si sono fatti errori, talvolta anche gravi, e naturalmente nella resistenza ci sono stati dei criminali, come del resto nella popolazione generale. Ma nonostante questo i resistenti combattevano dalla parte giusta ed i fascisti dalla parte sbagliata, dalla parte di Auschwitz e di Mauthausen.
Ora arriva questa fascista schifosa a dire che la Resistenza non ha avuto nessun significato positivo ma che si riduce solo a fatti come quelli di Porzus. E mi porta con gioia e felicità, come se fosse una vittoria, la decisione di un governo fascista e mafioso! E questa lurida e schifosa fascista si propone come una di sinistra! Vivaddio, ritornasse in quella fogna da cui è uscita come tutti i suoi camerati in camicia nera.
Non c’è nulla di personale ma gentaglia così, bugiardi inveterati di cotesto genere, mi fanno venire il voltastomaco. Ripeto: meglio un Popeye, che almeno aveva il coraggio virile delle sue azioni.
Un cordiale saluto U.
Si rilegga il suo post, sono sicura che a mente fredda dovrà molte scuse a Sylvi. Anita { 11.02.10 alle 2:18 }
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Cara signora, io non debbo scuse proprio a nessuno e le ragioni le ho spietate bene e dettagliatamente nei miei messaggi.
1) Tutte le argomentazioni di costei relativamente alla Resitenza, e non solo, sono tutte esattamente uguali a quelle dei fascisti.
2) Costei parla della sinistra e dei sindacato proprio come ne parlano i fascisti. Come dite proprio voi: se starnazza come un papero e cammina come un papero sarà un papero.
3) Costei è tutta felice per una decisione di un governo mafioso e fascista che è solo un’altra opera di distruzione del ricordo della Resistenza. Mai che questo governo abbia promosso a monumento nazionale i luoghi delle stragi nazifasciste! Mai che il Banana sia andato una sola volta alle feste del XXV aprile.
4) Costei chiede Verità e Giustizia ma nega le stragi commesse dagli italiani, che sono stati la causa principale dei fatti accaduto alla fine della guerra in Venezia Giulia. Che verità e che giustizia è?
Non mi meraviglia affatto questa sua solidarietà,lei è semrpe stata solidale perfino con le sparate del signor Popeye.
Diu i a fa e i acumpagna un marcarun e una lasagna. U.
DONNE SOLDATO E INFERNO PALESTINA
di AMIR SHILO
Ynet
Sei anni dopo la prima raccolta di testimonianze da parte di Breaking the Silence, l?organizzazione diffonde testimonianze di donne soldato che hanno prestato servizio nei territori. Le storie includono l’umiliazione sistematica dei palestinesi, la violenza sconsiderata e crudele, il furto, l’uccisione di persone innocenti e gli insabbiamenti. Ecco qui solo alcune delle testimonianze [che] raccontano diversi casi di abuso che coinvolgono i palestinesi in Cisgiordania.
Negli ultimi anni, le donne sono state sempre più coinvolte in operazioni di combattimento e di campo delle IDF [Israel Defense Forces-ndt] o delle Guardie di Confine. Tra le altre cose, questi soldati di sesso femminile sono impegnate quotidianamente con la popolazione palestinese – nei posti di blocco e nelle comunità palestinesi.
Secondo le testimonianze più recenti, molte di queste giovani donne hanno difficoltà con la realtà di violenza a cui sono esposte e si trovano ad affrontare situazioni che contraddicono i loro valori. Alcune di loro finiscono per impegnarsi in azioni, o chiudere un occhio a certi atti, che diventeranno per loro un peso negli anni. Come le loro controparti maschili, alcune di queste donne hanno bisogno di parlare di ciò che hanno visto.
-Le ragazze hanno maggiori difficoltà a raccontare la storia, perché, innanzitutto, sono la minoranza,- dice il direttore dell’organizzazione Dana Golan.
Golan ha notato che i soldati di sesso femminile non sono stati più sensibili dei loro compagni maschi nei confronti dei palestinesi. – Abbiamo scoperto che le ragazze cercano di essere ancora più violente e brutali dei ragazzi, solo per diventare uno di loro,- ha detto.
POSTI DI BLOCCO
Una donna della Guardia di Confine Seam ha parlato dell?inseguimento ai clandestini: In mezz’ora si possono prendere 30 persone, senza alcuno sforzo. Poi sorge il problema di che cosa ci si dovrebbe fare con coloro che sono stati catturati – tra cui donne, bambini e anziani. -Li lasciano aspettare in piedi e cantano la ben nota canzone Border Guard (in arabo): ‘Un hummus, un fagiolo, amo la Guardia di Confine’ ? e gli fanno cantare questa. Cantare e saltare. Proprio come fanno con le reclute … La stessa cosa, solo molto peggio. E se uno di loro si mette a ridere, o se decidono che qualcuno rideva, sono cazzotti. Perché hai riso? Smack … Si può andare avanti per ore, a seconda di come si annoiano. Un turno è di otto ore, in qualche modo bisogna passare tempo.
La maggior parte delle donne soldato dicono che hanno intuito che c’era qualcosa che non andava durante il loro servizio, ma non hanno fatto nulla.
Un?altra testimonianza di una soldatessa che ha servito al posto di blocco di Erez, mostra come la violenza sia profondamente radicata nella vita quotidiana: -C’era una procedura secondo cui prima di rimandare un palestinese nella Striscia, lo portavi dentro la tenda e lo picchiavi.
D-Era proprio una procedura?
R-Sì, insieme con i comandanti.
D-Quanto durava?
R-Non molto tempo; nel giro di 20 minuti tornavano alla base, ma i soldati si fermavano a bere caffè e fumare sigarette, mentre i ragazzi del posto di comando li picchiavano.
D-Questo accadeva con tutti i clandestini?
R-Non ce n?erano tanti… non è qualcosa che si fa tutti i giorni, ma una sorta di procedura. Non so se veniva applicata rigorosamente ogni volta … mi ci è voluto un po? a capire che se io da parte mia rilasciavo un clandestino, nel momento in cui tornava a Gaza avrebbe passato l’inferno…due o tre ore possono passare prima che egli entri nella Striscia. Nel caso di un bambino, passa una notte intera. Questo è pazzesco, dal momento che è a soli dieci minuti a piedi. Li fermavano durante il loro cammino e ogni soldato dava loro una ‘coccola’, compresi i comandanti.
MANI E GAMBE ROTTE A UN BAMBINO
Una soldatessa dell?Unità di Polizia Militare Sachlav di stanza a Hebron, ha ricordato un bambino palestinese che sistematicamente provocava i soldati, lanciando pietre contro di loro e altre azioni del genere. Una volta è persino riuscito a spaventare un soldato il quale è caduto dal suo posto e si è rotto una gamba.
La ritorsione è venuta subito dopo: -Io non so chi o come, ma so che due dei nostri soldati lo misero in una jeep e che due settimane dopo il ragazzo era in giro con calchi su entrambe le braccia e le gambe … si è parlato di questo nell?Unità per un bel po’- a proposito di come lo abbiano fatto sedere, messo la sua mano su una sedia e semplicemente avergliela rotta proprio lì, sulla sedia.
Anche i bambini piccoli non sono sfuggiti agli atti arbitrari di violenza, ha detto un ufficiale delle Guardie di Confine di sesso femminile che è in servizio nei pressi della barriera di separazione: Prendemmo un bambino di cinque anni … non ricordo quello che aveva fatto … lo stavamo riportando nei territori o qualcosa di simile, e gli ufficiali lo presero, lo schiaffeggiarono e lo misero nella jeep. Il bambino piangeva e l’ufficiale accanto a me disse ‘Non piangere’ e si mise a ridere di lui. Finalmente il bambino abbozzò un sorriso – e d’un tratto l’ufficiale gli diede un pugno nello stomaco. Perché?- ‘Non ridermi in faccia’,- gli disse.
D-C’era anche un abuso sulle donne?
R-Sì,- ha risposto la stessa soldatessa.- Schiaffi e quel genere di cose. Principalmente schiaffi.
D-Dagli uomini?
R-Anche. Da chiunque. Erano soprattutto i soldati di sesso femminile che picchiavano le persone. Ce n?erano due a cui piaceva particolarmente picchiare la gente. Ma anche gli uomini non avevano alcun problema a schiaffeggiare una donna. Se lei urlava, dicevano ‘zitta’ con un altro schiaffo. Una routine di violenza. Ci sono stati anche coloro che non hanno preso parte, ma tutti sapevano che accadeva.
A volte era necessaria un? intera produzione per soddisfare i desideri dei violenti. C’è un senso di violenza, -ha detto una poliziotta di confine nella zona di Jenin.- E sì, è noioso, quindi si crea un po? di azione. Ci mettiamo alla radio e diciamo che hanno lanciato pietre contro di noi, quindi qualcuno viene arrestato e si avviano indagini su di lui … C’era una poliziotta che si annoiava, così lei ha detto che lanciavano pietre contro di lei. Le hanno chiesto chi le lanciava, ?non so, due in camicia grigia, non sono riuscita a vederli.’ Allora prendono due ragazzi con le camicie grigie … e li picchiano. ?Sono loro? No, non credo’…
Un?istruttrice della Guardia di Confine ha portato fuori i suoi ufficiali per una domenica di cultura – una rappresentazione a Tel Aviv. Quando sono tornati alla loro base nella Striscia di Gaza, sono rimasta sconvolti dalla dissonanza ? poco prima stavano battendo le mani in un teatro, subito dopo si comportavano come bestie.
R-Attraversare il posto di blocco, è come ritrovarsi in un altro mondo … i palestinesi camminano con carrelli sul lato della strada, con carri, asini … così le Guardie di Confine prendono un camion con resti di cibo e iniziano a lanciarli contro di loro … ricotta, verdure marce … è stata la cosa più spaventosa che ho sperimentato nei territori.
La soldatessa ha detto che ha cercato di protestare, ma è stata messa a tacere dai comandanti. Quando lei ha cercato di aggirarli andando dai superiori, ha trovato una soluzione. – Quasi subito sono entrata in un corso per ufficiali.
CORRUZIONE, FURTI E SOPRUSI
Alcune testimonianze documentano episodi di vandalismo verso proprietà palestinesi e anche furti. La stessa soldatessa che ha raccontato il suo periodo al posto di blocco di Erez ha detto: Molte volte i soldati aprivano il cibo destinato ai palestinesi.
D-E lo prendevano pure?
R-Sì. Tutte le volte prendono cose ai posti di blocco dei territori. Non vedrete mai un soldato senza musabaha (passato di ceci simile all?hummus). E questo è qualcosa che danno molte volte … Sono così disperati di passare che cercano anche di corrompere un po ‘ i soldati?.
Un ufficiale donna della Guardia di Confine ha parlato di come i bambini palestinesi arrivavano ai posti di blocco con le borse di giocattoli da vendere – e di come la Guardia di Confine li trattava: ?Va bene, getta via il sacchetto. Oh, ho bisogno di alcune batterie,’ e prendevano, prendevano tutto ciò che volevano.
D-Cosa prendevano?
R-Giocattoli, pile, qualsiasi cosa? sigarette. Sono sicura che prendevano anche denaro, ma questo in particolare non lo ricordo. Ha anche parlato di un incidente in cui il saccheggio è stato ripreso da una telecamera e l’affare è saltato in aria. Poi, il comandante della compagnia ci ha riuniti e ci ha rimproverati: ‘Come avete fatto a non pensare che possano vedervi?’. Nessuno fu punito: Davvero, era un clima in cui ci era permesso picchiare e umiliare.
Alcune delle storie più gravi vengono da Hebron. Una soldatessa Sachlav ha parlato di uno dei passatempi della compagnia: Le pistole giocattolo. Quelle pallottole di plastica fanno davvero male … abbiamo avuto un sacco di quelle … sei seduto di guardia e tak! colpisci un bambino, tak! – e colpisci un altro bambino.
Ha raccontato un episodio in cui una giornalista palestinese ha fotografato uno dei soldati mentre puntava la pistola alla testa di un ragazzo. Ha detto che, poi, una pattuglia speciale è andata a Hebron ed è ritornata con le foto. La soldatessa ha asserito che la giornalista è stata pagata o minacciata.
D-E le foto circolavano nella compagnia?
R-No, furono distrutte il giorno stesso.
D-Che cosa ha detto il comandante della compagnia in proposito?
R-Ha detto che è stato un bene che non abbiano raggiunto il Portavoce dell?IDF.
LA VIOLENZA DEI COLONI
Alcune delle testimonianze di Hebron hanno a che fare con la difficile posizione in cui i soldati si trovano, tra i palestinesi e i coloni ? che, dicono, sono ancora più difficili da gestire.
Alcune delle soldatesse sono rimaste scioccate dal livello di violenza che i bambini dei coloni usavano contro i palestinesi. Lanciavano pietre contro di loro, i bambini ebrei,- ha dichiarato una soldatessa Nahal,- e i genitori non dicevano niente … questo genere di cose le vedi tutti i giorni a Tel Rumeida.
D-Non le sembra strano che un bambino lanci una pietra contro un altro bambino?
R-Perché un bambino è ebreo e l’altro è palestinese, in qualche modo è accettabile? ed era ovvio che ci sarebbe stato un disastro dopo. E anche tu non sai davvero da che parte stare … devo avere un interruttore nella mia testa e continuare ad odiare gli arabi e giustificare gli ebrei.
Nella sua frustrazione, la stessa soldatessa ha raccontato di come lei, una volta, abbia sputato su un palestinese per strada: Io non credo che avesse fatto qualcosa. Ma ancora una volta, era emozionante ed era l’unica cosa che potevo fare?sapete, non potevo vantarmi di aver preso un terrorista… Ma potevo sputargli addosso, umiliarli e ridere di loro.
Un?altra soldatessa Sachlav ha raccontato la storia di quando, a Hebron, una bambina di otto anni figlia di coloni decise di colpire con una pietra la testa di un adulto palestinese che attraversava la strada davanti a lei. Saltò su di lui e lo colpì proprio qui, in testa … poi cominciò a urlare ‘che schifo, che schifo, il suo sangue è su di me’.
La soldatessa ha detto che il palestinese poi si voltò in direzione della ragazza – una mossa che fu interpretata come una minaccia da uno dei soldati nella zona il quale, da parte sua, aggiunse un pugno: E io lì inorridita … l’arabo si coprì la ferita con la mano e scappò. La donna ha ricordato un altro incidente con la stessa bambina: Mi ricordo che aveva il fratello nel passeggino, un bambino. Gli dava le pietre e gli diceva: ‘tirale agli arabi’.
COLPITO A MORTE A 9 ANNI
Altre testimonianze sollevano preoccupazioni sulle procedure nell’aprire il fuoco nei territori, in particolare sulle armi di controllo della folla. Una donna delle Guardie di Confine ha descritto dettagliatamente un protocollo che chiamava lo smantellamento della gomma – lo smantellamento di proiettili di gomma da gruppi di tre a proiettili unici, e il privarli del rivestimento di gomma. Ha anche detto che, nonostante gli ordini chiari di sparare in aria o ai piedi dei manifestanti, era normale procedura sparare all?addome.
Un ufficiale donna delle Guardie di Confine di Jenin ha parlato di un incidente in cui un palestinese di nove anni, che cercava di scavalcare la palizzata senza riuscirci e che scappò ? fu colpito a morte: Spararono… quando era già nei territori, e non costituiva alcuna minaccia. Il colpo era nella zona addominale; hanno dichiarato che stava su una bicicletta e così non erano in grado di colpirlo alle gambe.
Ma la soldatessa fu più sconcertata da ciò che accadde dopo, tra i quattro soldati presenti: Coordinarono subito le loro storie… L’inchiesta fu effettuata; in un primo momento dissero che era stata un?uccisione ingiustificata… Alla fine sostennero che [il bambino] stava controllando vie di fuga per i terroristi o qualcosa del genere … e il caso fu chiuso.
Una soldatessa dell?intelligence che ha prestato servizio nei pressi di Etzion ha raccontato un episodio in cui i cecchini uccisero un ragazzo sospettato di lanciare una bottiglia molotov. I soldati coordinarono le loro storie e la soldatessa rimase sconcertata, soprattutto dalla festosa atmosfera che circondava l’incidente: E? stato scritto nella valutazione della situazione dopo l’incidente, che da allora in poi ci sarebbe stata tranquillità … Questo è il miglior tipo di persuasione.
GLI ARABI NON SANNO COME
COMPORTARSI CON LE DONNE SOLDATO
Quando l’intervistatore le chiese se i palestinesi soffrono ancora di più a causa delle donne della Guardia di Confine, ha detto: …Nel momento in cui una ragazza schiaffeggia un uomo, egli è così umiliato, ma così umiliato, che non sa cosa fare di se stesso… Io sono una ragazza forte e ben piantata e questo è ancora più difficile per loro da gestire. Così uno dei loro modi di affrontare la cosa è quello di ridere. [Una volta, un uomo] inizia a ridere di me. Il comandante mi guarda e mi dice: Allora? Hai intenzione di lasciar scivolare via la cosa? Guarda come sta ridendo di te …
L’ho colpito nelle palle. Con fare marziale l?ho colpito nelle palle. Non so se sei mai stato colpito nelle palle, ma sembra che faccia male. La finì di ridermi in faccia perché gli faceva male. Poi lo abbiamo portato in una stazione di polizia e mi sono detta, ‘Wow, sono davvero nei guai adesso.’ Avrebbe potuto lamentarsi di me e io avrei potuto ricevere una denuncia presso la divisione investigativa criminale della polizia militare. Non ha detto una parola…
D-Oggi, quando guarda indietro tre anni dopo, avrebbe fatto le cose in modo diverso?
R-Vorrei cambiare il sistema. E? seriamente difettoso.
D-Che cosa significa?
R-Il sistema è profondamente sbagliato. L’intera amministrazione, come vengono gestite le cose, non è giusto. Non so come lo vorrei… non penso di aver fatto la cosa giusta in quell?incidente, ma era quello che dovevo fare. E? inevitabile, in queste circostanze.
D-Sta dicendo che i semplici soldati sul campo non sono il problema, ma tutta la situazione che li circonda?
R-Sì, tutta questa situazione è problematica […]
http://www.ynet.co.il/english/articles/0,7340,L-3841480,00.html
PS. per Anita
Aggiungo un punto 5 che non c’entra con gli altri 4 ma che definisce un sistema relazionale:
5) Costei mi fa regolarmente dire il contrario di quel che ho detto. O è matta o è scema o è in malafede. U.
x Uroburo
Ci sono sempre diverse parti della storia, non solo due, perfino di quella che stiamo vivendo oggi, ed e’ sotto i nostri occhi.
Ma si puo’ discutere senza cadere negli insulti.
Io so poco della storia italiana, per due ragioni, sono andata a scuola sotto il regime fascista e del dopo guerra e’ una nebbia, i miei ricordi sono quelli che ho visto e vissuto e, non sono belli.
La storia delle foibe, mi era ignota fino a qualche anno fa’, quando la lessi rimasi inorridita ed espressi il mio orrore sul forum di Bocca.
Fui assalita come una criminale…raccontavo le solite menzogne, non era mai successo, etc…
Apparentemente molti leggevano il forum, ma non partecipavano.
Dico questo perche’ si fecero vivi gruppi di Italiani e Jugoslavi e mi ringraziarono per aver portata alla luce sul forum le vicende delle foibe e dei superstiti.
Apparentemente il governo Italiano aveva stentato a riconoscerlo o renderlo pubblico????
Con chi poi sono solidale sono affari miei, rispetto chi mi rispetta.
Anita
Senta cara Anita,
decisamente lei non c’entra un bel nulla con la Storia di mio nonno!
Se non per una vicenda di “folkolre”,dovuto al suo cane..!!
Se lei non ha piacere, eviti di citare il suo cane nelle vicende del Blog,in una strana combinazione con le lettere a Togliatti taroccate.
Di quei “partigiani”dell’ultima ora,sappiamo molto ..e sappiamo anche donde provenivano o dai fienili e dalle buche, o molti dai ranghi della Monterosa dal 23 e 24 Aprile….
Poi, io ho parlato di trascorsi…..e di delatori…!!!
Presumo siano storie che non la riguardano.
cc
Caro CC 477
Con invidia ti dico
Che gran nonno Tuo NONNO !!!
Non son da invidiare per niente e in qualunque modo questi attuali nipoti che :
-sventagliati da tutto quello che succede in questa Ailati,
-innaffiati abbondantemente da merda che con opera incessante viene distribuita quotidianamente con un ventilatore immenso da tutte le situazioni bananate ,
non si alza in modo dignitoso e si mette in marcia dietro un unico striscione con la scritta:
BASTA!!!!!!!!!!!!!!!
e sfila per tutte le strade di tutte le città per smettere di vomitare da solitari nei gabinetti di casa per la nausea che li assale ogni minuto.
L.
Decisamente cara Anita posso convenire..
Con chi poi sono solidale sono affari miei, rispetto chi mi rispetta.
Lei era solidale persino con Poppy,scusandolo a ogni piè sospinto dopo ogni sua intemperanza..mentre non manca mai di rimarcare quelle altrui..
Per favora la smetta di fare la Santa…e resti Anita, quella la conosciamo bene.
cc
x Sylvi
Cara Sylvi, non mi pare l’abbiano offesa, a parte un paio di epiteti un po’ troppo colloquiali di Uroburo, che in fin dei conti denotano come ormai lui la consideri – come tutti noi una interlocutrice fissa se non una amica.
Se si è sentita offesa, le porgo le mie scuse. Spero le bastino.
Un saluto.
pino nicotri
cara Anita,
la smetta anche di fare la finta tonta,Le è stato spiegato in modo chiaro quale furono le ragioni del silenzio di De Gsperi e sodali.
Stupimenti alla sua età non giovano…o almeno non sono consoni alla maturità che si presume…!
Queste ammnesie a senso unico ,non le fanno onore , temo che l’epoca dei rossori sia finita…
cc
x Controcorrente
Tu leggi solo quello che ti conviene.
Spesse volto ho ammonito i miei “amici” del forum quando andavano troppo sul pesante.
Ammonito, non insultato.
Oggi ci diamo del Lei, sono salita in cattedra?
Anita
x VOX
Stando al libro “Distruggere la Palestina” della giornalista e docente israeliana ebrea Tania Reinhart, purtroppo alcuni anni fa scomparsa, la casistica fa ormai pensare che ci sia una precisa direttiva di colpire i manifestanti palestinesi o i “sospetti” direttamente agli occhi o nelle ginocchia. Perciò può essere che ci sia anche la direttiva – orale se non scritta – di colpire all’addome. Poiché la vera “bomba” che minaccia gli israeliani arabofobi è l’incremento demografico dei cittadini non ebrei e dei palestinesi, Reinhart pensa che sia nell’interesse governativo procurare ai palestinesi il maggior danno fisico possibile. A mio giudizio la “giusta” (?) mattanza di Gaza si può spiegare solo alla luce di un tale sospetto o indizio. Del resto già ai tempi della prima Intifada, anche quella soffocata con la violenza nonostante non usasse armi o bombe, c’era l’usanza, se non l’ordine, dei militari di spezzare le braccia ai manifestanti che lanciavano le pietre, come dimostrò un traumatico filmati trasmesso dai telegiornali. Contro i quali ovviamente i soliti forsennati lanciarono l’incredibile accusa di antisionismo. Ormai siamo quasi al punto che se una squadra di calcio non israeliana batte la nazionale israeliana viene accusata di antisemitismo…
La guerra è chiaramente all’orizzonte. E’ il classico modo per mettere a tacere l’opposizione, in auge da sempre, e far restare in sella per un altro ventennio l’illustre Chiavalier Papino il Breve, trasformando magari la sua prole in dinastia. Ovviamente con la benedizione di Santa Madre Chiesa, che dalle grandi tragedie ha sempre tutto da guadagnare. Questa è tutta gente che i tipi come noi non vede l’ora di fucilarli. Cosa che non è detto non possa accadere. Poi dicono che i violenti siamo noi….
“E’ il partito dell’amore, bellezza!”
Un saluto.
pino nicotri
x Controcorrente
Queste ammnesie a senso unico ,non le fanno onore , temo che l’epoca dei rossori sia finita…
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Non sono amnesie, erano le situazioni in cui mi trovavo, tra collegio, ed i miei genitori che non volevano sapersene di me, avevano rifatta la loro vita, ma io non ero inclusa, ero sbandata e, le mie priorita’ erano ben diverse.
Anzi, meravigliati del come ne sono uscita intatta e….forte.
Anita
x anita
Come al solito non capisco cosa c’entro io con la storia di(suo) nonno…
Io leggo di tutto anche quando sono al cesso che è il luogo più Kult della casa..!!(a mio avviso).
Saprei citare quesi a memoria le percentuali di sali nell’acqua San Pellegrino e se non garba il Santo posso dire anche quella di San Bernardo..così non facciamo ingiustizia a nessuno…!!
cc
x TUTTI
Vi prego comunque di tenere gli epiteti più sotto controllo. Specie se ci si rivolge a donne. Capisco che l’eguaglianza comporta anche l’eguaglianza di insulti, ma un po’ di cavalleria (non di tipo berlusconiano) non guasta.
pino nicotri
Da diversi anni il 10 febbraio è utilizzato per commemorare il fantomatico “eccidio di Italiani” che sarebbe avvenuto durante la Resistenza ad opera dei partigiani “slavo-comunisti” nella Venezia Giulia.
Gente che sarebbe stata gettata ancora viva in cavità carsiche (le foibe appunto) dove sarebbe stata lasciata morire tra enormi atrocità per il solo fatto di essere italiana.
In queste foibe sarebbero state gettate migliaia, decine (e qualcuno arriva pure a dire centinaia) di migliaia di persone.
Nel 2002 l’allora presidente Ciampi disse che le foibe furono una “pulizia etnica”. Talmente falsa è stata questa affermazione che Galliano Fogar, storico dell’Istituto Regionale friulano per la Storia del Movimento di liberazione, ha affermato che nessuno storico serio “osa sostenere tale tesi”.
Gli eventi in causa sono due: l’insurrezione popolare avvenuta in Istria subito dopo l’8 settembre ‘43 ed il governo partigiano di Trieste insediato nel maggio del ‘45 e durato 40 giorni.
In questi due momenti, appunto, sarebbero state uccise migliaia di persone colpevoli di essere italiane.
Questa tesi è un puro e semplice FALSO STORICO VERGOGNOSO!!!
In Istria, nel periodo dell’insurrezione post 8 settembre, la popolazione inferocita si armò per eliminare ogni traccia feroce regime di occupazione italiano.
Durante il mese di potere popolare vi furono circa 500 vittime, prodotto della più che legittima furia della popolazione oppressa (sia italiana che slava) contro un regime fascista e mostruoso che li aveva straziati e massacrati per due decenni.
A tal punto sono menzognere le tesi oggi sostenute su tutti i giornali e le TV che l’8/1/1949 un giornale locale di destra come “Trieste Sera” era costretto ad ammettere: “se consideriamo che l’Istria era abitata da circa 500mila persone, delle quali oltre la metà di lingua italiana, i circa 500 uccisi ed infoibati non possono costituire un atto anti italiano ma un atto prettamente anti-fascista.
Se i partigiani rimasti padroni della situazione per oltre un mese avessero voluto uccidere chi era semplicemente “italiano”, in quel mese avrebbero potuto massacrare decine di migliaia di persone”. Chi commise un vero ed efferato massacro furono le SS assieme ai repubblichini di Salò quando nell’inverno del ‘43 ripresero il controllo della penisola istriana e massacrarono 13mila persone.
La maggioranza dei cadaveri (quelli sì!) venne gettata nelle foibe.
Ancora più discutibile è la ricostruzione di quel che sarebbe successo presso le foibe della Venezia Giulia e dell’Istria nel maggio ’45: scomparvero effettivamente 3-4 mila persone fra Gorizia, Trieste e Fiume, ma solo una piccola parte delle vittime finì nelle foibe.
La grande maggioranza delle vittime, arrestate perché colpevoli, il più delle volte, di aver collaborato con il fascismo, morì nei campi d’internamento in cui venivano rinchiusi i prigionieri.
x CC
Sei pignolo al massimo:
Come al solito non capisco cosa c’entro io con la storia di(suo) nonno…
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Non ti sei accorto che e’ un errore, nel resto del post ti do del tu.
Basta, devo uscire e c’e’ parecchia neve giacciata e molto vento gelido…..
Anita
caro Pino,
lei non mi deve scuse.
Mi ha permesso di dire la mia sul blog, senza censure e di questo le sono grata.
Vorrei aggiungere che non è il linguaggio, pur molto fastidioso, molto volgare di cui sono oggetto,( ma Anita giustamente può vantare la primogenitura) che mi ha particolarmente colpito.
L’uomo ha i suoi problemi….
Non ho più niente da dire in un blog dove, perennemente, ci si ritrova a rompere con l’accetta i torti e le ragioni.
Io parlo del doveroso ricordo delle vittime innocenti e mi si ribatte con i fascisti e i comunisti…
Io penso a un futuro “nuovo, possibile” e mi si ribatte che siamo ancora alla guerra civile che non passerà mai…
Ho finito la fiaschetta della grappa!!! Sa noi friulani…
Un salùt ‘e furlanie, da lis mons infin al mar…
Grazie di tutto. Sylvi
xAnita
Mai detto di essere perfetto….ognuno è pignolo a modo suo!!
Il mio lo ammetto,sovente è eccessivo !!
cc
Cara Sylvi,
a ognuno il suo.
Io penso a un futuro “nuovo, possibile” e mi si ribatte che siamo ancora alla guerra civile che non passerà mai…
Il parere è mio , ma vale come il tuo.
Anche se è bene sottolineare, che nessuno qui in questo Blog ha mai espresso parere contario alla necessità di costruire un nuovo futuro.
Parole sante , ma generiche…io penso che un nuovo futuro si possa costruire solo se si mettono paletti saldi al passato!
Andrò a Porzus, quando accanto a quel momumento ve ne sarà uno che ricorderà le vittime civili ed innocenti dell’altra parte fatte prima….come sul Grappa dove il monumento è unico e senza soluzioni di continuità ricorda tutti i morti nell’immensa stele.
Manifesta ed accetta questa soluzione con chiarezza senza se e senza ma…e i fiori li andiamo a metter insieme, fregandocene di quello che possono fare Slavi e Croati..se così fosse, sono sicuro che all’anniversario conteremo ben pochi gagliardetti neri!
cc
Caro Nicotri
mi assoico al suo invito ad un po’ di sobrietà, ma non ritengo di aver mai insultato nessuno.
Trovo invece un insulto comparare i repubblichini a coloro che hanno combatutto e dato la vita per la libertà e la democrazia.
Tra i nazi e gli altri, scelgo gli altri.
Tra il banana e gli altri, scelgo gli altri
Tra la democrazia e la menzognia, scelgo la democrazia
tra la libertà e la schiavitù del capitale, scelgo la libertà di autodeterminarsi.
Prima di scrivere io leggo e mi documento, valuto quello da cui mi documento. Cerco discussione e garbo.
Non ideologiche discuisizioni sul nulla
cordialità
@ Pino
Ci potranno dare dell’antisemita finchè vogliono (arrivando all’assurdo, lo dicono perfino ai semiti che li criticano), ma resta il fatto che, ormai da decenni, siamo in presenza di un genocidio pianificato a tavolino dai dirigenti israeliani di turno, che riprendono la staffetta dai loro predecessori.
Il motivo e i metodi sono primitivi: la conquista di terre e ricchezze naturali, a cui si aggiunge lo scopo piu’ moderno e sofisticato del potere in campo internazionale, grazie a tutto quel che sappiamo (propaganda, olocausto, sostegno Usa, media, sistema economico, e last but not least le leggi che morano a colpire addirittura legalmente coloro che osano contraddire un po’ troppo). Sotto certi aspetti, e’ quasi una forma sui generis di dittatura.
Ma, come tutti i sistemi primitivi che, come tali, fanno leva sulla brutalità, sulla coercizione e sul sistematico insabbiamento della verità, anche questo, un giorno, dovrà cambiare. Nulla dura in eterno. Soprattutto quando un numero crescente di persone comincia a rendersi conto della realtà delle cose e a chiamarle col loro nome.