La Lega chiama, Rosarno risponde. Con la stessa violenza e gli stessi discorsi contro gli immigrati che a suo tempo venivano fatti contro i nostri emigrati

Ciò che è avvenuto e sta avvenendo a Rosarno, nella Calabra lontana e da sempre programmaticamente abbandonata dallo Stato italiano ai poteri locali, in primis quello della malavita, non è il caso di commentarlo solo con la voce dello sdegno e della condanna. Così si farebbe il gioco dai razzisti, degli intolleranti, dei ministri dell’Interno che, come ha incredibilmente fatto Roberto Maroni, dichiarano che “c’è stata troppa tolleranza”. Il bilancio è pesante, certo: due immigrati di colore sono stati feriti alle gambe da fucilate sparate dai calabresi brava gente, altri cinque sono stati investiti con auto da altri calabresi “brava gente” e ce ne sono infine due che versano in gravi condizioni all’ospedale perché un gruppazzo di “calabresi brava gente” li ha presi a sprangate e bastonate. La distinzione tra sprangate e bastonate si riferisce al fatto che le bastonate si danno con bastoni di legno mentre invece le sprangate si danno con spranghe di metallo. Sì, avete letto bene: di metallo. Di quelle cioè che possono fracassare un cranio e spedire qualcuno all’altro mondo, come è avvenuto mesi or sono a Milano per mano di due baristi che hanno linciato immigrato reo di non avere pagato un pacchetto di biscotti. E infatti a Rosarno due uomini “extracomunitari” sono sulla soglia dell’altro mondo.

Ma per capire in quale barbarie siamo precipitati con questa vicenda, e verso quale precipizio ci stiamo avviando a passo di carica, bisogna avere sotto mano il libro appena edito in Francia con il titolo “Le massacre des Italiens”, che nella nostra lingua si traduce con “Il massacro degli Italiani”. Sì, avete letto bene: Il massacro degli Italiani. Con la I maiuscola perché non si tratta né di albanesi, né di rom e sinti, né di rumeni né dei “marocchini di merda” cari all’onorevole Sporkezio. Il libro si occupa di uno dei tanti capitoli che pur riguardando un massacro di nostri connazionali sono stati da noi “italiani brava gente” censurati e cestinati al pari delle centinaia di dossier e processi murati nel famoso “armadio della vergogna”. Meglio e più facile piangerci sempre e solo addosso, ora con gli alpini scomparsi in Russia e ora con le vittime delle foibe, dando però preferibilmente la colpa a chi non c’entra niente. Ma non divaghiamo.

Come ci ricorda l’autore del libro, Gérard Noiriel, il maggiore specialista francese di storia dell’immigrazione, il 17 agosto 1893 i nostri emigrati in terra francese per guadagnarsi il pane come lavoratori stagionali nelle saline d’Aigues-Mortes, in Provenza, sono presi d’assalto da una folla inferocita prima di lavoratori giornalieri francesi e poi anche di abitanti d’Aigues-Mortes. Il motivo della caccia all’italiano, durata una intera giornata è conclusa con 9 italiani uccisi, 15 pure uccisi ma fatti sparire e più di 50 feriti è lo stesso che ha innescato il dramma di Rosarno: la massa di lavoratori francesi pagati a giornata non ce la faceva a reggere il ritmo di lavoro degli stagionali italiani, quasi tutti torinesi, e perciò la molla della “concorrenza degli immigrati” ha fatto scattare la caccia e il massacro scatenando la xenofobia sempre in agguato: dalli allo straniero…..  Anche se a Rosarno hanno cominciato a protestare gli immigrati, contro le paghe da fame e la durezza dello sfruttamento, mentre ad Aigues Mortes hanno cominciato i lavoratori francesi, la sostanza non cambia: si tratta pur sempre di una rivolta contro gli immigrati, contro gli stranieri, contro “gli altri”, col solito ritornello caro ai nostri leghisti che “ci rubano il lavoro”. Poi, come sempre, si aggiunge la violenza che un po’ tutti i perbenisti, nazionalisti e tradizionalisti covano e che non vedono l’ora di poter sfogare con la scusa di una “causa giusta”.

Tempo fa il collega del Corriere della Sera Gianantonio Stella ha voluto ricordarci, con il libro “Quando gli albanesi eravamo noi”, quali calvari hanno dovuto sopportare spesso gli emigrati italiani in vari Paesi, compresi gli Usa. Fatica sprecata, almeno in parte, quella di Stella, visto cosa hanno covato e vomitato nel frattempo le viscere leghiste del profondo Nord anche nella Milano della “bela Madunina che te brili de luntàn”. Il libro di Noiriel casca quindi a fagiolo, è il miglior commento a quanto la pancia del profondo Sud ha vomitato ora a Rosarno. Con l’aggravante che mentre in Francia la malavita non c’entrava nulla, a Rosarno invece  c’entra eccome con la solita ‘Ndrangheta che sfrutta come bestie soprattutto gli immigrati spingendoli così alla protesta e che poi incita i “paesani” a reagire a fucilate, investimenti con auto, sprangate, bastonate
e altri begli atti di moderna civiltà e globalizzazione.

Direi che non c’è bisogno di commenti. Per capire. E per arrossire. E’ però utile riportare alcune frasi di interviste a Noiriel. E’ utile a futura memoria non solo per i drammi che si profilano nel Belpaese, ma anche per quelli in atto in Medio Oriente e altrove e per rinfrescarci la memoria su tragedie passate. “Per chi non possiede niente il richiamo all’identità nazionale diventa l’unico bene di cui andare fieri. Allora come oggi, chi si sente ai margini della società trova nella nazionalità un modo per valorizzarsi. Di qui il sentimento di superiorità nei confronti degli immigrati”. Il rischio è quindi che dagli arruolamenti facili e dalle violenze di “camicie brune” e “camicie nere” si passi a quelle delle “camice verdi” e annesse “ronde”… Pericolo più grave di quanto pensiamo se è vero che “per i più deboli, la violenza contro gli immigrati  il discorso xenofobo sono speso un modo per contestare l’ordine dello Stato. Ancora oggi affermare la propria xenofobia è un modo per sfidare i benpensanti e le istituzioni”. Sembra quasi il ritratto dei blablablà e dei rutti bossiani contro i “signoroni”.

Noiriel non la manda a dire. Spiega infatti: “Naturalmente sono le élite, vale a dire i politici e i giornalisti, che fabbricano le rappresentazioni collettive relative agli stranieri, che poi vengono adottate e interpretate in vario modo nei diversi ambiti della società”.

Noi italiani ci vantiamo di avere ben 100 milioni di nostri emigrati ai quattro angoli del mondo. Tralasciamo che se volessero applicare anche loro il “diritto al ritorno” applicato altrove con molta disinvoltura ne verremmo allagati e lo Stivale sprofonderebbe assieme alle sue isole. Il fatto è che l’emigrazione italiana nel mondo, di cui una volta ci vergognavamo anche perché quasi ovunque i nostri poveri emigranti erano disprezzati, oggi è idealizzata non solo in Italia, ma anche in Francia, Germania, ecc. Mica però perché ci vogliono bene. Il perché lo spiega Noiriel: “In realtà, tale visione idealizzata dell’immigrazione italiana viene spesso utilizzata per stigmatizzare la nuova immigrazione proveniente dall’Africa e dal mondo arabo. All’epoca agli italiani venivano fatti gli stessi rimproveri mossi oggi agli immigrati extracomunitari”.

Noiriel così conclude: “I tempi cambiano, ma la diffidenza nei confronti degli stranieri riprende sempre gli stessi discorsi”. La Lega e Rosarno dimostrano che ha pienamente ragione.

704 commenti
Commenti più recenti »
  1. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x C. G.

    Le coordinate te le mando via mail privata.
    ‘Notte.
    pino

    P.S. Sì, sì, porta la Marta! Occhio però all’Otello….

  2. AZ Cecina LI
    AZ Cecina LI says:

    Dato che ero sull’argomento ripeto unificandoli i due ultimi miei post all’articolo precedente.

    Caro C.C. condivido le tue osservazioni sugli incidenti a Rosarno. C’è solo da meravigliarsi che gente che vive (per modo di dire) in quelle condizioni habbia sopportato tanto e che la ribellione sia scoppiata solo quando due immigrati sono stati “gambizzati”.
    Basta però sentire le sparate di maroni (word mi da errore ma lo lascio minuscolo) sulla tolleranza della sinistra per capire che le taniche di benzina da buttare sul fuoco erano li pronte. Questa gentaglia senza pudore incolpa la sinistra di essere responsabile dell’immigrazione clandestina, loro che hanno governato per 8 degli ultimi 10 anni , con la legge sull’immigrazione in vigore che porta il nome “Bossi/Fini”ma si può essere più falsi e più impudenti di così!?!?.

    Caro Ulisse che fai ??“ci racconti le balle???”

    Non lo sai che, come sempre, c’è chi invece ha già spiegato tutto, sicuramente la colpa di quelle fosse comuni è degli egiziani …. E che C..zo ci stavano a fare loro nel Sinai, non lo sapevano che quella (con altre) sono “terre promesse” da Yahvè al suo popolo prediletto, bastava che se ne fossero scappati in tempo e non succedeva niente. …… Scopa con quelli di sopra.

    Antonio antonio.zaimbri@tiscali.it

    PS. Nutro una certa simpatia per Vendola ma la lettura di un paio di post recenti mi suggerisce un’analisi più accurata del personaggio.
    ____________________________

    La vicenda di Rosarno , ma mi fa tornare indietro di 41 anni, non so neppure bene perché forse perché si parla di braccianti, di soprusi, di ribellione e di indifferenza. Avola 2 dicembre ’68 la storia per chi non la conosce ve la faccio raccontare con una splendida ballata scritta da Dario Fo e dal dal “cantastorie” Enzo Del Re. Precisa come una cronaca giudiziaria nella descrizione dei fatti, a tratti ironica ma con una straordinaria carica emotiva ed un finale di un’amarezza infinita.

    http://www.youtube.com/watch?v=dnFYPC7_GX0

    Chissà se ci saranno un Fo e un Del Re di oggi a raccontare la vicenda di Rosarno.

    Antonio antonio.zaimbri@tiscali.it

  3. Anita
    Anita says:

    Quote:
    “All’epoca agli italiani venivano fatti gli stessi rimproveri mossi oggi agli immigrati extracomunitari”.
    __________________

    Non proprio, la stragrande maggioranza degli Italiani erano documentati, partivano da Genova e da Napoli.
    Poveri, si’, ma con la forza di lavorare sodo, sacrificando anche la loro salute.
    Uomini e le loro mogli si adattavano a tutto, onesti, in una terra difficoltosa, sia per la lingua che per l’amalgamazione.

    Non avevano alcun privilegio.

    Anita

  4. Peter
    Peter says:

    xPino

    lo sa che sono ‘fissato’ con le cifre, direi che 100 milioni di emigranti italiani nel mondo e’ davvero esagerato. Secondo la Wikipaedia, il numero netto di italiani andati all’estero (comprese le due Americhe) e rimasti li’ e’ stato meno di 20 milioni nell’arco di 140 anni (dal 1860 a pochi anni fa). La maggior parte infatti rientrarono in Italia prima o poi. Gli oriundi di origine italiana potrebbero oggi essere una quarantina di milioni sparsi in tutto il mondo. Apprendo una cosa che non sapevo: il numero di emigrati dal Nord-Est e Nord-Ovest dell’Italia era esattamente uguale a quello degli emigrati dal Sud nel suo complesso. Il Centro e’ computato a parte. Forse pero’ il rientro era piu’ cospicuo a Nord che non a Sud.

    Sono del tutto d’accordo col tono generale del suo articolo sull’emigrazione di oggi. E’ terribile che immigrati vengano presi a fucilate e sprangate, oltreche’ sfruttati in modo indegno. Ricordo anche il risentimento e l’ostilita’ in molti paesi europei (compreso questo) contro i polacchi ed altri dell’Est, ne abbiamo accennato diverse volte sul blog, a proposito del trattato di Lisbona, etc.

    un caro saluto

    Peter

  5. Peter
    Peter says:

    xPino

    a riprova del fatto che l’ostilita’ non e’ solo contro gli ‘extracomunitari’, ma anche contro i ‘comunitari’ piu’ svantaggiati, come polacchi e rumeni, con la scusante che sono ‘bianchi’, quindi l’accusa di razzismo viene temuta di meno

    Peter

  6. Peter
    Peter says:

    x i patiti del merluzzo

    beh, potreste almeno invitare GV ed offrirgli quelle famose birre. O erano vane offerte?!

    Peter

  7. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Niente, non passa.
    Ho postato due volte un documento sulle condizioni umane e igieniche degli operai italiani durante il traforo ferroviario del San Gottardo in Svizzera nel 1875 ( milleottocentosettantacinque!!)
    I paralleli odierni con Rosarno combaciano, come se dopo 135 anni, non sia cambiato proprio niente.
    C.G.

  8. Faust x Anita
    Faust x Anita says:

    Poveri, si’, ma con la forza di lavorare sodo, sacrificando anche la loro salute.
    Uomini e le loro mogli si adattavano a tutto, onesti, in una terra difficoltosa, sia per la lingua che per l’amalgamazione.

    Si puo dire lo stesso degli immigrati di oggi…
    Faust

  9. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Nel 1972 ho fatto domanda d’immigrazione in Australia e Nuova Zelanda. Nonostante avessi chi mi ospitava e dava lavoro, in quel periodo loro cercavano soltanto muratori ed infermieri.
    Se eri muratore o infermiere, ti davano non solo il lavoro ma anche l’abitazione.
    Io non ho avuto il permesso, nè dall’Australia nè dalla Nuova Zelanda, mentre un mio conoscente, muratore, si.
    E’ ancora in Australia, dove ha messo famiglia.

  10. Spartacus
    Spartacus says:

    Le parole del Ministro Maroni hanno dato il via ad una caccia all’uomo.
    Gli esponenti della Lega Nord sono forse compiaciuti nel vedere i mafiosi delle ‘ndrine correre dietro agli extra-comunitari per ucciderli.
    Altri due sono appena stati feriti gravemente a colpi di spranga.
    Due immigrati gambizzati, due immigrati sprangati… quanta tolleranza!. E siamo nel paese del cristianesimo, nel paese della bontà.

    Da precisare che gli immigrati sono scesi in strada perché vessati dallo schiavismo delle mafie e del lavoro nero.
    Gli immigrati vivono con poco meno di venti euro al giorno, pagano un pizzo di cinque euro per abitare all’interno di ex-capannoni industriali privi delle condizioni minime di sopravvivenza.

    Certo, hanno rotto auto e vetrine, ma ora il Ministro Maroni dovrebbe essere processato per apologia di reato o istigazione all’odio raziale.

    Ragioniamo: qualche settimana fa Maroni voleva processare gli utenti di Facebook che incitano a compiere azioni violente oppure esprimono sostegno ad atti di odio.

    Oggi, sempre lo stesso Ministro Maroni dice all’Italia che si è stati troppo tolleranti con gli immigrati, che sono la vera causa della criminalità di Rosarno (mica la Mafia).

    Dopo le sue parole, centinaia di italiani cominciano la caccia allo straniero e riducono in fin di vita quattro immigrati, uno dei quali è un rifugiato politico del Togo.
    Questa non è apologia di reato, o una istigazione a delinquere, simile a quella che il Ministro voleva punire su Facebook?

    Troppa tolleranza
    Nello stesso momento in cui Maroni afferma che in Italia siamo troppo lassisti nel reprimere il fenomeno, viene riportata la notizia che la Lega Nord ha chiesto la rimozione ed il licenziamento della ditta che si occupa delle pulizie nel Consiglio provinciale di Trento perché ci lavorano troppi “islamisti” che potrebbero ottenere l’accesso ad “informazioni sensibili”.
    Un bell’esempio di tolleranza all’italiana.

    Per non fare brutta figura con Roberto Maroni condannato per aver morso al polpaccio un agente di polizia che nel 1998 durante la perquisizione di alcuni uffici della Lega.

    Il Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini ha deciso che dal prossimo anno ci sarà un tetto del 30% di alunni stranieri ammessi in ogni istituto scolastico italiano.
    Perché impedire ai figli degli stranieri di frequentare la scuola? Per favorire l’integrazione, ovvio!

    Sempre nel segno della tolleranza, nel 2008 la Camorra uccide sei extracomunitari a Castelvolturno.
    Dopo la strage, gli immigrati manifestano per le strade e distruggono auto, cartelli e vetrine.
    Un gran bel clima di tolleranza.

    Qualche mese prima, per il tentativo di rapimento di una bambina italiana da parte di una Rom sedicenne a Ponticelli (Napoli) la popolazione scende in piazza e dà alle fiamme gli accampamenti della zona.
    Si scoprirà, in seguito, che dietro la rivolta c’è l’ombra della speculazione edilizia.

    L’elenco potrebbe essere ancora lungo, ma una cosa è chiara: siamo troppo tolleranti.
    E poi l’Unto dal Signore Silvio, lo spiaccicato facciale vuol fondare il partito dell’amore!, ma vi rendete conto che siamo in mano a dei governanti scellerati?

  11. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Peter

    Ovviamente GV è invitato pure lui, se vuole venire. Gli offriremo volentieri le birre, ma poi come sempre il pranzo si paga alla romana. E non nel senso di Roma ladrona….

    Anche a me la cifra di 100 milioni sembra una corbelleria, ma è quella che nei discorsi retorici va per la maggiore. A mio avviso si riferisce tuttalpiù agli eredi degli emigrati, gente che ormai di italiano ha ovviamente ben poco se non forse a volte il cognome, magari storpiato. Dell’allora presidente Usa John Fitzgerald Kenendy lessi che aveva forse origini calabresi perché Fitzgerald poteva significare “figlio di Geralda”, che secondo chi aveva scritto l’articolo era un paesino della Calabria, del quale però io non sono mai riuscito a trovare tracce da nessuna parte. Insomma, mai come in tema di immigrati la retorica “patria” si scatena….
    Comunque, anche 20 milioni non sono pochi. Se rodolfianamente volessero tornare nella “terra degli avi” e magari riprendersi pure le “terre degli avi” scoppierebbe la guerra civile, altro che amore per gli immigrati “italiani come noi”. La Regione Veneto varò una legge per favorire il rientro, ma mi pare sia stata un fallimento. Anni fa devo aver letto, credo su Panorama, come si siano pentiti coloro che sono “tornati”, perché più che chiacchiere e un po’ di elemosina non hanno avuto.
    Un saluto.
    pino

  12. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Anita

    Lei evdentemente non ha letto il libro di Giantantonio Stella, molto ma molto documentato, “Quando gli albanesi eravamo noi”. Vi si parla anche di cacce all’italiano e linciaggi di nostri emigrati compiuti negli Usa. Dove non sempre gli italiani sono ben visti neppure oggi, se non altro perché vi abbiamo portato la mafia, e che mafia! Ricordo che quando si ventilò la possiblità che il sindaco di New York Mario Cuomo si candidasse per la presidenza Usa c’era chi faceva notare che la sua origine italiana lo avrebbe sfavorito. Se non ricordo male, Cuomo decise appunto di non candidarsi. Anche se a New York c’è un aeroporto che si chiama Fiorello La Guardia e non solo a NY un ottimo ricordo del grande poliziotto Peppe Petrosino, che peraltro mi pare venne accoppato durante una trasferta in Sicilia. NY non è gli Usa, anzi negli Usa NY non è ben vista: quasi come Roma vista dai padani….
    Baciamo le mani.
    pino

  13. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x GV

    Se il 30 vuole unirsi alla nostra combriccola a Milano ne saremmo tutti lieti. Pranzo alle ore 12 al Merluzzo Felice. Me lo faccia sapere, ché devo prenotare, il locale è davvero piccolo e i tavoli pochi. Finora siamo 5 sicuri, forse 6, con lei saremmo 7.
    Un saluto.
    pino nicotri

  14. Linosse
    Linosse says:

    Il partito dell’ammore comincia a dare frutti
    Ci vuole una bella faccia tosta a chiamare mano d’opera a costo molto vicino allo zero a nord e sud e poi per la “troppa tolleranza”
    accendere il cerino,se non la fiaccola ,in questa ittaglia gasata e con miasmi mefitici che fuoriescono da tutti gli orifici patani ed extrapatani.
    Dimenticavo :è la tanto strombazzata… sicurezza sicurezza primavera di certezza.
    Dividi e comanda,se atomizzi è meglio:il comando ha addirittura più efficacia mediatica.
    Gli italiani ovvero quelli “bravi”, come quelli al soldo di Don Rodrigo
    L.

  15. Anita
    Anita says:

    x Faust

    Caro Faust ,
    l’articolo parla di extra-comunitari, secondo me significa illegali.

    I nostri illegali, per una buona maggioranza, non vengono piu’ qui per lavorare, i tempi sono cambiati purtroppo.

    Ciao, Anita

  16. Merde e ladri della Lega. Altro che Craxi!
    Merde e ladri della Lega. Altro che Craxi! says:

    IL PIù PULITO HA LA ROGNA – Parte dal bar Doney, via veneto, la Tangentopoli del Carrocio, quando Alessandro Patelli, tesoriere leghista, nel marzo del 1992, ricevette una “bustarella” di 200 milioni per il partito dALLA Montedison – MA, A DIFFERENZA DI QUELLA DI CRAXI, LA CARRIERA POLITICA Di bossi NON DAVA FASTIDIO A LOR SIGNORI E NON SUBì CONSEGUENZE – OGGI LUI TACE, E CON LUI TUTTI I VERTICI DEL CARROCCIO…

    Alessandro Da Rold per “il Riformista”

    Il bar Doney di via Veneto a Roma non passerà alla storia solo per Giuseppe Graviano e Gaspare Spatuzza, che lì si incontrarono per discutere di attentati e presunti accordi politici con Silvio Berlusconi. Quello che fu uno dei locali storici della Dolce Vita di Fellini, compare anche nelle cronache tutte lombarde della Lega Nord di Umberto Bossi.

    Partono da qui, infatti, dal Doney, i problemi giudiziari sotto Tangentopoli del Carrocio, quando il grande e grosso Alessandro Patelli, idraulico da Bergamo, ex tesoriere leghista, nel marzo del 1992, ricevette una “bustarella” di 200 milioni per il partito dal gruppo Montedison.

    Stiamo parlando dell’ormai nota tangente Enimont e di quella “sindrome Patelli” che quattro anni fa, nei giorni del processo ad Antonveneta, tornò a spaventare i corridoi di via Bellerio. Una storia che in un modo o nell’altro ritorna di attualità in queste settimane, in cui si discute dell’intitolazione a Bettino Craxi di una via a Milano a dieci anni dalla morte. Proposta, quella del sindaco Letizia Moratti, che ha scatenato più di qualche polemica, innestando, tra le fila del Carroccio, la sola dichiarazione contraria di Matteo Salvini, consigliere meneghino da sempre dedito a parlare alla pancia leghista: Umberto Bossi e i colonnelli al momento tacciono.

    Un silenzio definito «imbarazzante » da alcuni quotidiani e politici, ma invece «dovuto e di rito» per i vertici leghisti. Perché i militanti di Alberto Da Giussano, quelli del pratone di Pontida,un’idea in merito se la sono già fatta. Basta ascoltare Radio Padania o leggersi qualche commento sui forum di riferimento: «La Moratti propone questa bestemmia e il Pdl fa quadrato. Ma sono questi i nostri alleati? Vergogna!», scrive Fedegia. «Dopo Craxi ci sarà Riina», le fa eco Luigi.

    «Meglio dedicarne una a Gianfranco Miglio e pensare ai problemi della gente», insiste Giovanni. Pensieri non troppo dissimili da quelli che fioccavano negli anni di Mani Pulite, quando i leghisti soffiavano sulle inchieste del finanziamento illecito ai partiti, lodando il lavoro dei magistrati. Il deputato Luca Orsenigo passò alla storia per aver sventolato un cappio in Parlamento il 16 marzo del ’93. E il 29 aprile, a Montecitorio, la Lega Nord votò a favore dell’autorizzazione a procedere per Craxi.

    Bossi, in una notte d’estate dello scorso anno, confidò ad alcuni cronisti fidati di voler riabilitare Craxi. «Mi chiese aiuto – si legge nella ricostruzione di Repubblica – Ma io non intervenni, non feci nulla. All’epoca Craxi era un nemico, e i miei non avrebbero capito, mi avrebbero dato del matto». E forse qualche insulto se lo beccherebbe pure adesso, il leader della Lega.

    Tanto da scatenare il silenzio dei ministri leghisti sulla dedica di una strada per un politico da molti definito come il simbolo di un sistema malato. «Se non ci diamo una mano a vicenda, finirà che ci faranno fuori a tutti e due», disse Craxi a Bossi. Ma il secondo prese un’altra strada. E ora il suo partito veleggia elettoralmente nelle regioni del Nord, tanto da insidiare in Veneto e Lombardia la leadership del Popolo della Libertàdi Silvio Berlusconi e a sostituirsi a quel tessuto economico politico un tempo spartito tra Dc e Psi. Pronto a conquistare palazzo Balbi con Luca Zaia e a insidiare il sistema di potere di Roberto Formigoni al grattacielo Pirelli, il Carroccio evita di riabilitare ufficialmente «il Cinghialone», come lo definivano i giornalisti milanesi prima e dopo Tangentopoli. Bossi e Craxi, va detto, si conoscevano bene, tanto che a metà degli anni ’80, ricordano vecchi politici meneghini, il Psi pare avesse dato più di un aiuto economico al Senatùr.

    Poi l’esplosione di Mani Pulite. Piergianni Prosperini, tra i leghisti più agguerriti in quegli anni, ora si ritrova in carcere, per presunte tangenti. Altri tempi. Altri tipi di mazzette. Eppure anche quei 200 milioni che Patelli prese in consegna al Doney servirono al partito e alla sua comunicazione radiotelevisiva. Fu Sergio Portesi, segretario di Carlo Sama, ai vertici del gruppo Ferruzzi, a consegnargliela personalmente e a raccontare la vicenda ad Antonio Di Pietro, all’epoca magistrato del pool milanese di Mani Pulite.

    Portesi, all’attuale leader dell’Italia dei Valori, disse molto altro: «Bossi voleva che la Montedison si impegnasse per un aiuto alla Lega e lui stesso mi parlò dell’opportunità di una presenza pubblicitaria dei prodotti della società del gruppo Montedison su emittenti radiotelevisive collegate alla Lega». Ma Sama preferiva versamenti privati, così che in breve tempo «fu inserita nell’elenco dei politici da sovvenzionare anche la Lega Nord, proprio in virtù dei primi incontri e della prima apertura che ci aveva dato Bossi e successivamente dei ripetuti colloqui tra me e Patelli».

    Per questa vicenda il grande e grosso tesoriere leghista fu condannato a otto mesi di carcere. Dieci anni dopo, alla fine degli anni ’90, Patelli, allontanato dalla Lega, fu sul punto di correre con lo stesso Di Pietro. Il Senatùr, dopo aver restituito i soldi, ricevette una condanna a otto mesi in Cassazione per violazione del finanziamento pubblico ai partiti. Bossi ha sempre definito quella tangente «una donazione».

  17. Cerruti Gino
    Cerruti Gino says:

    Della serie “come eravamo”…
    Dedicato ai tanti figli o nipoti di quei bergamaschi, veneti, varesini e piemontesi che, attorno al 1870 scavarono il tunnel ferroviario del San Gottardo in Svizzera
    e che magari votano oggi SEGA NORD del Bossi & Maroni & compagnia legaiola.
    ——————————————————————————————————————————————————————————————————————————————
    “Le condizioni degli operai impiegati nella costruzione del traforo erano pessime. Si facevano turni di 8 ore in un ambiente in cui la temperatura superava i 30 gradi, in cui l’aria era resa irrespirabile dalla scarsa ventilazione e dalle esalazioni delle macchine. Furono quasi duecento i lavoratori deceduti a causa degli incidenti sul cantiere. Gli infortuni arrivarono alle quattrocento unità. Inoltre l’igiene era pessima: non erano stati installati sufficienti servizi igienici e l’approvvigionamento dell’acqua era scarso. L’accumularsi di sporcizia ed escrementi favorì la diffusione dell’ancyilostoma duodenale, un verme parassita. La malattia, conosciuta in principio come “anemia del Gottardo”, o “anemia del minatore”, fu attribuita inizialmente all’inalazione dei gas nocivi all’interno della galleria, ma la sua vera natura fu identificata solo nel 1880 in un ospedale a Torino, nei corpi dei minatori rientrati a causa della malattia e in seguito deceduti.

    Anche le condizioni di vita fuori dal cantiere erano gravose. La popolazione residente ad Airolo nel periodo di costruzione del traforo raddoppiò; a Göschenen quintuplicò. Gli operai, di cui quasi cinquemila erano di origini italiane, trovarono posto nelle poche baracche costruite dalla ditta di Favre o in luoghi non idonei come stalle e soffitte, messi a disposizione dai residenti. Gli alloggi erano caratterizzati da sporcizia e promiscuità.

    Il salario medio di un operaio specializzato era di circa quattro franchi al giorno; quello di un manovale poco più di tre franchi. Per dormire a turni di otto ore in uno stesso letto si pagavano 50 centesimi, mentre una sistemazione in stanzoni con dieci letti era di venti franchi al mese. Un chilo di pane costava 40 centesimi e uno di formaggio poco meno di un franco. Gli operai dovevano inoltre provvedere all’olio per le lampade utilizzato nello scavo. Il pagamento dei salari era effettuato in buona parte in buoni d’acquisto utilizzabili presso gli spacci della ditta di Favre, la quale offriva prodotti a prezzi esorbitanti, e in valuta italiana, per guadagnare con il cambio.

    La situazione di disagio degli operai determinò le prime proteste. Il 27 luglio del 1875 a Göschenen un gruppo di operai lasciò la galleria senza permesso. Favre, dopo aver tentato inutilmente di trattare con gli scioperanti, chiese aiuto alla milizia di Göschenen, che per reprimere la rivolta sparò sui manifestanti, provocando quattro morti (Costantino Doselli, di Parma, anni venti; Giovanni Merlo, di Torino, anni ventisei; Salvatore Vila e Giovanni Gotta, di Torino, anni venticinque) e diversi feriti. I giornali elvetici raccontarono gli avvenimenti rilevando soprattutto le paure degli abitanti nei confronti degli italiani e prendendo posizione a favore di Favre, dipinto come un benefattore, di fronte all’ingratitudine dei lavoratori, avidi di denaro. L’uso della forza da parte delle forze dell’ordine fu ritenuto giustificato.”

    ——————————————————————————————————————————————————————————————————————————————-

    I paralleli con quanto sta succedendo questi giorni in Calabria combaciano, come non fossero passati 135 anni.

    C.G.

  18. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Cerutti, Pino.
    Ceruttttttiiiii.
    Come quello del caffè.
    Grazie per il servizio e, solennemente, ti dichiaro “postino ideale”
    con tanto di medaglia, bachi abbacchi (come dice Faust) e un bicchierozzo di quello buono.
    Mi viene in mente il film con il povero Troisi, “Il Postino”, quando scarpinava sui tornanti di quell’isola per portare la posta a Pablo Neruda…
    C.G.

  19. Uroburo
    Uroburo says:

    Quando si parla di emigrazione è facile diventare rettorici e proporre un’immagine irrealistica in cui si vedono solo gli aspetti positivi dimenticando quelli negativi.
    Per incominciare non tutti gli emigrati italiani lavoravano. Ce n’erano anche che delinquevano e che esportavano organizzazioni criminali ben sviluppate a casa loro.
    Quelli che lavoravano erano per lo più dei manovali senza cultura e senza conoscenze lavorative specifiche. La maggioranza degli immigrati del Sud e del Nord-est erano stati contadini e braccianti, e potevano lavorare solo nei mestieri più umili e faticosi: minatori, manovali, in generale uomini di fatica.
    Solo una parte, neanche troppo grande, erano artigiani: muratori, falegnami, fabbri, calzolai, scalpellini; ancora meno erano gli operai di fabbrica, abbastanza richiesti e discretamente pagati anche in Italia.. Per questi non era difficile trovare lavoro, per gli altri non era neppure semplice perché la concorrenza era forte: gli slavi ed i greci erano altrettanto diseredati e miserabili ed anch’essi disposti a qualunque lavoro per somme bassissime.
    Molti ce l’hanno comunque fatta ma tanti altri sono rientrati in Italia non tanto più ricchi di quando erano partiti. Quasi tutti hanno cercato di integrarsi per quanto possibile mentre quelli che sono rientrati erano soprattutto quelli che non ce l’avevano fatta.
    Le seconde generazioni si sono integrate molto meglio, le terze sono diventate cittadini della nuova patria mantenendo, a volte, il loro dialetto come lingua d’uso familiare; non era però un’abitudine generale.
    Non ci sono ragioni per credere che i nostri emigranti siano stati migliori di altri emigranti altrettanto poveri: ad esempio, appunto, greci e slavi. Gi emigranti dell’Europa centro-settentrionale (tedeschi, scandinavi ed irlandesi) avevano spesso migliore cultura e maggiori mezzi ed avevano meno problemi. Sono anch’io del parere che la successiva buona considerazione degli emigranti italiani sia stata fatta sulla base di un confronto con gente ancora peggio messa di noi: arabi, pakistani ed africani, ad esempio.
    Insomma c’erano luci ed ombre, come sempre nella realtà. Un saluto U.

  20. Controcorrente
    Controcorrente says:

    X Tutti ,
    ma per ANITA in particolare che legge benissimo l’italiano e lo comprende ancor meglio segnalo questo sito..

    http://books.google.it/books?id=cD77P4I8Dc8C&pg=PA96&lpg=PA96&dq=violenze+contro+italiani+negli+USA&source=bl&ots=gD6auZrT5O&sig=qs49gNdm-FSFqqwqoaTD44aWtVk&hl=it&ei=H7JIS7fTA-bbsAaGv82_Aw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=8&ved=0CBkQ6AEwBw#v=onepage&q=&f=false

    Magari Anita , poi ci fa un sunto, del libro insieme a quello dell’ìultimo “fatica” di magdi Allam

    cc

  21. Controcorrente
    Controcorrente says:

    caro Uroburo,

    infatti non c’è nessuna ragione per ritenere che L’italico fosse nel suo insieme migliore..emigrante di altri..come infatti sta “dimostrando “ora come importatore di manodopera a basso costo..(schiavi)
    Questa è la prima lezione da trarre dai fatti di Rosarno tenendo lontano proprio come dici la “retorica”…
    Tenere lontano la “retorica” sarebbe un buon punto di partenza ,come il Pietismo e la cosiddetta “cultura dell’accoglienza”,eticamente corrette”, ma politicamente perdenti in un?ittaglia che ha ormai assorbito a piene mani la cultura e i meccanismi di controllo “borghesi”…
    In Ittaglia a mio avviso non ci sono le condizioni economiche per una invasione di massa di emigranti,ma ci sono tuttte le “condizioni” per utilizzare politicamente gli avvenimenti da parte dei Legaioli, che proprio da fatti del genere traggono vantaggi al Nord , mentre alla malavita non par vero di sfruttarli a titolo di ricatto politico ,direi ormai all’interno del Sistema..insomma una lotta tra faide di potere..
    La storia degli USA deve insegnare pur qualcosa..
    La storia umana dell’oprressione insegna invece che “il razzismo” è utile mezzo politico,attraversoil quale le elite ci giocano finchè conviene.. il ne..er ripulito e con soldi infatti viene poi accettato tranquillamente,prima magari come capetto..poi come agente economico …
    Insomma un “già visto”..noi come al solito arriviamo tardi sul pèalconescico..e in più siamo i soliti pasticcioni..
    Di certo finalmente almeno possiamo dire che cade l?ultima patina dalla colossale Balla degli Italiani brava gente”
    Di certo la Chiesa sta perdendo colpi,e il processo di secolarizzazione sta prendendo piede anche in Italia , certo ovviamente non nel senso del Laicismo migliore, ma nel più banale “egoismo borghese e piccolo borghese”

    cc

  22. ber
    ber says:

    x Peter,
    si parla di una cifra intorno ai 40 milioni i discendenti di emigranti italiani sparsi per il mondo.
    Circa venti sono in Argentina.
    L’emigrazione italiana di principio secolo è diversa da quella del
    dopo seconda guerra mondiale.
    Quella del principio secolo era richiesta per colonizzare e costruire paesi nuovi in terre sperdute….

    Appena la seconda guerra mondiale,invece, si aprono le porte degli Usa e dei paesi inglesi,tipo Australia etc,…e si incomincia a pretendere amanod’operaspecializzata,tipomuratori,carpentieri e tecnici in generale,…come avviene tutt’ora in Australia.

    Mussolini aveva proibito l’emigrazione perchè aveva bisogno di dimostrare al mondo intero che aveva bisogno di spazio,…da qui
    la conquista dell’Etiopia etc,…

    Comunque l’emigrazione è un brutto fenomeno quando è gestito da governi incompetenti,…può essere un progresso per la nazione ospitante se è gestito con intelligenza.

    Io sono partito per il Congo exBelga nel 1965 e già i belgi richiedevano la dei tecnici specializzati,..diplomati.
    Nel 1975 sono andato in Nigeria ed ho dovuto dimostrare la
    mia esperienza nel campo delle costrizioni,..structural engineer.

    Un caro saluto,Ber

  23. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Controcorrente,
    anch’io, come te, penso, e da sempre, dall’inizio dell’immigrazione degli albanesi ormai quasi una ventina d’anni fa, che il nostro paese non abbia le strutture minime – politiche, economiche, burocratiche, culturali, civili e sociali – per poter mettere in atto una decente politica di accoglienza di immigrati poveri e diseredati. Un paese nel quale, in almeno un terzo del territorio nazionale, comandano organizzazioni criminali ormai del tutti integrate nel vivere civile fa una politica di accoglienza criminale, basata su uno sfruttamento medievale.
    Il risultato è che da noi vengono gli stranieri che non hanno bisogno di vivere in uno stato civilmente regolato da leggi perché le leggi se le fanno loro esattamente come se le fanno le organizzazioni criminali. Insomma la nostra politica di accoglienza ha fatto sì che da noi vengano soprattutto quelli immigrati disposti a vivere di espedienti, perché le voci circolano ed ormai dappertutto si sa come si vive in Italia e come funziona il nostro paese.
    La sinistra in questo frangente dimostra la solita incapacità di vedere la realtà al di là dei principi: i principi saranno giusto ma la realtà è molto più dura e difficile. E’ un errore tipico della nostra sinistra, già visto tante altre volte.
    La Chiesa invece si comporta in un modo che non mi è del tutto chiaro: non capisco che hanno da guadagnare a difendere un diritto di accoglienza che va al di là delle nostre capacità.
    Gli immigrati da noi sono diventati un nemico comodo ed a basso prezzo e creare un nemico contro cui scatenare la rabbia del popolino è sempre stato il metodo dei demagoghi. Ci casca perfino una persona sedicente di sinistra come la Silvy.
    La nostra agricoltura, soprattutto quella meridionale, si regge ormai in gran parte sulla manodopera semi-schiavile degli immigrati. Ed anche a nord interi comparti economici , come l’edilizia, sono basati sul lavoro nero degli immigrati. La Lega chiede qualcosa che una parte dei suoi stessi elettori, ad esempio molti artigiani, non vuole affatto.
    Ancora una volta i problemi veri sono altri e noi stiamo perdendo tempo. Intanto gli altri, gli altri europei dico, non stanno perdendo tempo: preparano le infrastrutture – comunicazioni, telecomunicazioni, scuole – per ripartire quando sarà il momento.
    Un saluto U.

  24. Anita
    Anita says:

    Per errore ho postato nel forum precedente
    Anita { 09.01.10 alle 20:01 }

    x Controcorrente

    Caro CC,
    ci sono diversi libri in inglese di autori Americani, almeno dal cognome, sui linciaggi di Italiani e non solo.

    La parola Lynching deriva da un Land Owner della Lousiana dal nome Lynch, noto per i suoi numerosi linciaggi.

    “Undici gli americani italiani furono linciati a New Orleans il 14 marzo 1891, da una folla di ventimila persone, raccolti dagli affari politici, e le élite di lavoro il giorno dopo che una giuria ha assolto sei americani- italiani dell’omicidio del capo della polizia della citta’.
    Nessuno e’ stato accusato o condannato per questa ingiustizia.
    Il linciaggio provocato una disconnessione tra il Presidente e al Congresso degli Stati Uniti, e Washington e Roma.
    La crisi e’ stata utilizzata da nativisti per limitare l’immigrazione e di reprimere le popolazioni immigrate e ha anche introdotto una nuova parola al vocabolario americano: mafia.”

    A quei tempi, nel deep sud, gli Italiani erano considerati al di sotto dei neri.
    _________________________

    Io mi riferivo alla massive immigrazioni Italiane degli anni 1920-29.

    Anita

  25. Anita
    Anita says:

    Italiani d’America. (USA)

    Traduzione Google:

    Le statistiche variano notevolmente quando si parla di etnia nelle generazioni terzo, quarto e quinto.
    Molti americani possono vantare quattro o cinque etnie.
    Cognomi possono essere fonte di confusione quando ci sono coppie sposate che cambiano o sillabare i loro cognomi. Organizzazioni etniche, spesso esagerano i loro numeri ulteriormente un ordine del giorno specifico.
    E la formattazione statistica del censimento degli Stati Uniti rende difficile distinguere esattamente quanti americani italiani ci sono negli Stati Uniti.

    Il censimento del 2000 stimato a circa 16 milioni di americani (o il 6 per cento della popolazione totale degli Stati Uniti) sono di origine italiana.

    La maggior parte degli stati americani che sono fortemente italiani:
    New Jersey (1,5 milioni di euro, 18,5 per cento), Connecticut (653.000, 19,8 per cento), e Rhode Island (202.735, circa il 20 per cento).

    La popolazione italiana americana di New York è di circa 2,7 milioni, o 14,8 per cento; Pennsylvania, 1,4 milioni di euro o 13 per cento; Nevada, 142.658, ovvero il 7,3 per cento, in California, 1,4 milioni di euro o 4,3 per cento, e il Massachusetts, 890.000 o 14,5 per cento.

    Altri stati con significativi italiani-americani sono, Illinois (706.000, 5,8 per cento), Florida (1 milioni 6,5 per cento), Ohio (713.015, 6,7 per cento), e della Louisiana (360.333, 5,2 per cento).

    Anita

  26. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    La storia di Sacco e Vanzetti e’ nota a tutti.

    Anarchici o no, non lo so.

    Anita

  27. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Ber,
    non concordo molto con i tempi da te indicatio nel tuo messaggio n. 25.
    Secondo me per tutti gli anni Sessanta ed ancora per gran parte degli anni Settanta la nostra manodopera era composta principalmente da manovali.
    Le fabbriche del Nord-Europa assumevano operai da catena di montaggio, quindi dei semplici manovali; nelle miniere e nelle strade c’erano molti nostri connazionali che lavoravano sempre come manovali (ovviamente non tutti). Solo nell’edilizia molti erano muratori finiti.
    Secondo me quel che hai scritto è avvenuto negli anni Ottanta e soprattutto negli anni Novanta, quando i nostri emigrati hanno incominciato ad essere gente con un titolo di studio, però nel frattempo si erano perdute le capacità artigianali che avevano prima.
    Un caro saluto U.

  28. sylvi
    sylvi says:

    Buona serata a tutti.

    Circa 500 km in macchina non sono una prodezza; ma dal Lago Balaton e poi nelle prealpi slovene sotto neve incessante su galaverne pietrificate dai giorni precedenti non sono uno scherzo, soprattutto sulle strade magiare.
    Sono felice di essere a casa!

    E’ capitato che, al crocevia, uscendo dalle Terme austriache, anzichè girare a sx, come molti di voi avrebbero sicuramente fatto,
    noi, come d’uso, abbiamo virato a dx.
    Siamo entrati in Ungheria dalla ex Porta Occidentale di Szengotthard della vecchia cortina di ferro.
    Troppo forte la tentazione di “annusare” come sono cambiate le cose in ventanni.
    Non a Budapest, capitale, nè sul Lago Balaton, un Garda rispettabile ed evoluto; ma dalla famosa Porta smantellata nel maggio dell’89, e nei territori vicini.
    A parte la lingua e i nomi chilometrici dei villaggi, che pareva di essere in Galles, abbiamo avuto fortuna e trovato ungheresi che parlavano un improbabile tedesco, come il nostro, e persino un improbabile italiano.
    Un’idea ce la siamo fatta. E molte, per noi, interessanti riflessioni.

    Devo leggere i post più vecchi, gli ultimi parlano di emigrazione.
    Domanda, anche a voi, ci sono badanti ungheresi o altri lavoratori, in altra parte d’Italia?
    Qui in Friuli no. Rumeni, albanesi, moldavi, ukraini si, pochissime bulgare. Ungheresi no. Perchè?

    Salutoni a tutti.

    Faust ti scriverò appena posso.

    Sylvi

  29. sylvi
    sylvi says:

    Meglio e più facile piangerci sempre e solo addosso, ora con gli alpini scomparsi in Russia e ora con le vittime delle foibe….

    Caro Pino,
    mi sento chiamata in causa.
    Conoscere ed analizzare la storia e i fatti accaduti non credo significhi “piangersi addosso”.
    Lei ha messo molta carne al fuoco.
    Torno da territori dove è impossibile stabilire nazionalità, anzi è un assurdo cercarle.
    Ma cercare la verità e poi superarla penso sia un dovere di tutti, verso i morti e verso la Storia.
    Cercare i motivi per stare insieme, per conoscersi e per coabitare in pace, un dovere ancora più pressante.
    Ho letto il Televideo dove potevo.
    Mi informerò meglio, ma intanto devo , eh si, dare atto ad Uroburo di non aver scritto sciocchezze.

    Cari saluti Sylvi

  30. sylvi
    sylvi says:

    cara Anita, (3)

    brava!
    In Francia, Germania, UK, per dire Europa, ma anche oltreatlantico e in Sudafrica e Australia gli italiani, almeno quelli di cui conosco le storie, sono arrivati regolari, regolarmente hanno lavorato e si sono fatti onore.
    Hanno subito parecchi soprusi, molti sfruttamenti, sono andati alle scuole serali per migliorare, …e non erano solo friulani ( lo dico per i maligni del blog)!

    In Italia si fa una politica dissennata dell’immigrazione: venite, venite adoremus…
    Pagano loro, ma pagheremo tutti…caro!

    ti abbraccio Sylvi

  31. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Cara Sylvi,
    bentornata!
    Sull’Ungheria,mi sembra abbastanza banale.
    Un’occhiatina alla carta geografica ed un’occhiatina alla storia anche solo a quella più recente a partire dai primi anni del 900.
    Non vedo Cechi ,chissà perchè anche pochi Bulgari in Italia ,misteri?

    Comunque non mischiamo le carte , a Rosarno si parla di immigrazione dall’Africa che è un ‘altro discorso,del tutto diverso da quello Rumeno,da quello polacco(già finito peraltro) insomma da quello degli ex-paesi del blocco stalinista.
    L’Italia sta per uscire dall’Europa e può ringraziare solo il suo amatissimo popolo,dilettato da una Classe” digerente” Nordista,con una Kultura media e una visione del mondo “miope”…e perdente..!!( Come sempre d’altronde salvo poche eccezioni)..e parecchio ormai delinquenziale!
    Amen e alleluja..il resto sono solo chiacchere….come diceva quel tale ..prima di guardare agli altri diamoci una bella occhiata in casa..altro che disquisire su Ungheresi et affini..

    cc

  32. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Cara Sylvi,
    secondo me sarebbe il caso che parecchi civilissimi italioti tornassero alle squole serali !!

    cc

  33. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    IL NO ALLE MARCE PACIFICHE PER I DIRITTI DEI PALESTINESI E’ ORMAI UNA MANIA. COSA RESTA, QUINDI? RESTA CIO’ VERSO CUI L’OCCIDENTE VUOLE SPINGERE I PALESTINESI PER CANCELLARSI DEFINITIVAMENTE COME PALESTINESI. CHE RIDIVENTINO E RESTINO SOLO ED ESCLUSIVAMENTE ARABI……
    pino nicotri
    ——————————–
    COMUNICATO STAMPA
    I bambini palestinesi marciano per rivendicare il diritto allo studio
    L’esercito israeliano dichiara “zona militare chiusa” l’area del villaggio di At-Tuwani per impedire lo svolgimento della marcia pacifica

    9 gennaio 2010

    At-Tuwani – Nella mattinata di sabato 9 gennaio 2010, i bambini palestinesi accompagnati dai genitori e dai volontari internazionali di Operazione Colomba e Christian Peacemakers Team, hanno marciato dal villaggio di At-Tuwani al villaggio di Al-Fakheit per rivendicare il proprio diritto allo studio e protestare contro il sequestro del pick-up utilizzato come scuolabus. Lo scorso 20 dicembre 2009 infatti, l’esercito israeliano aveva bloccato il trasporto di bambini e insegnanti della scuola di Al-Fakheit verso i rispettivi villaggi e aveva requisito l’automezzo. Per questo motivo, insegnanti e scolari avevano dovuto camminare per le colline per circa un’ora.
    Oggi, intorno alle ore 9,30, i soldati israeliani hanno bloccato la strada d’accesso al villaggio di At-Tuwani dichiarando l’intera area “zona militare chiusa” senza mostrare alcuna documentazione attestante la liceità del loro gesto. Alla richiesta dei volontari di Operazione Colomba di giustificare la chiusura dell’area, i soldati hanno risposto di non essere tenuti a dare informazioni in merito e hanno di fatto bloccato giornalisti, internazionali e israeliani giunti al villaggio per prendere parte alla marcia.
    Il corteo è comunque partito da At-Tuwani intorno alle ore 10.30 ed ha raggiunto il villaggio di Al-Fakheit senza ulteriori impedimenti da parte di militari e polizia israeliani.
    La scuola di Al-Fakheit è stata aperta nel settembre 2009 per accogliere i bambini provenienti dai vicini villaggi di Maghayir Al-Abeed, Markaz, Halawe, Al-Fakheit, Majaaz e Jinba. Prima che fosse aperta questa nuova scuola, i bambini frequentavano le lezioni nella città di Yatta, costringendoli a stare lontani dai propri villaggi durante i giorni di scuola. In questo modo quindi, i bambini sono potuti ritornare a vivere nei propri villaggi con le famiglie. Ad oggi, gli insegnanti della nuova scuola viaggiano tutti i giorni da Yatta ad Al-Fakheit, raccogliendo i bambini lungo la strada. Insegnanti e bambini devono così affrontare un viaggio pieno di ostacoli, dal momento che l’esercito israeliano pattuglia di continuo la strada e tutta l’area circostante, ostacolando il movimento e di fatto impedendo il libero accesso all’istruzione per i bambini e al lavoro per gli insegnanti. Nell’agosto 2009, l’esercito israeliano aveva tentato di danneggiare la strada, già in pessime condizioni, con dei bulldozer.
    Come risultato di questa strategia, i palestinesi impiegano molto più tempo per raggiungere la propria destinazione e talvolta arrivano tardi a scuola. Inoltre, l’esercito israeliano minaccia di chiudere la strada in modo permanente, il che significherebbe negare ai palestinesi il diritto all’istruzione, al lavoro e al libero accesso alle proprie terre.
    La presenza costante dell’esercito e l’ingerenza sul libero movimento nell’area mina di fatto i diritti umani fondamentali dei palestinesi, ostacolando la possibilità di vivere nei propri villaggi e di coltivare le proprie terre.
    La marcia odierna è una delle molteplici attività organizzate dal Comitato Popolare dell’area delle colline a sud di Hebron per affermare i propri diritti e resistere in modo nonviolento all’occupazione israeliana.
    Operazione Colomba e Christian Peacemaker Teams sono presenti nell’area dal 2004 per sostenere la resistenza nonviolenta delle comunità palestinesi.

    Foto sulla marcia su: http://snipurl.com/u113d
    Video sulla scuola di Al-Fakheit su: http://snipurl.com/tsq3j
    Foto della scuola di Al-Fakheit su: http://snipurl.com/tsq3b
    Foto dei blocchi di terra sulla strada per Jinba su: http://snipurl.com/tsq45
    Per ulteriori informazioni sulle comunità palestinesi dell’area di Masafer Yatta, scarica il seguente report di B’Tselem: http://snipurl.com/tsq72

  34. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Sylvi

    Forse perché la parola “ungaro” ha dato vita, secondo alcuni, alla parola “orco” tanto feroci sono stati a suo tempo gli ungheresi sul territorio furlano? Questi ungheresi non sono però da confondere con i longobardi che, provenienti più o meno dalla scandinavia, per un peiodo si sono stanziati nell’attuale Ungheria prima di invadere la pianura padana prima e il resto dell’Italia dopo.
    Ma no, reputo che il motivo sia che gli ungheresi, con l’Austria-Ungheria, sono freschi reduci di un impero notevole e hanno quindi di sé una concezione che mal si adatta ai lavori di ripiego spesso fatti in Italia perfino da laureati di Paesi dell’Est ex comunista.
    Bentornata.
    pino

  35. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x C. G.

    Ma no, è impossibile. Lui è siciliano, più di me (io lo sono solo per parte di padre). Perciò ha spalle larghe. Capa tosta e spalle larghe.
    ‘Notte.
    P. S. Oh, spero tu venga a… merluzzare con noi sciammannati.

  36. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    Cara Sylvi,
    ben tornata, beata te che hai marito viaggiatore.
    Il mio non si fermava per niente, non sai quanto non ho visto per la sua premura di andare sempre in via diretta.
    Solo una sosta per dormire e ripartire all’alba.

    All’inizio sul forum non sapevo cosa o chi fossero le badanti….
    Qui non ci sono, non come in Italia.
    Per esempio se una persona anziana o disabile e’ in necessita’ di aiuto, le persone incaricate vengono da ospedali, dalla citta’ o dalle agenzie, devono essere qualificate.
    Se necessita una in permanenza la si deve dichiarare come qualsiasi lavoratore e pagare i contributi.

    Le eccezioni esistono, ma se ti scoprono sono dei guai.

    Un caro abbraccio,
    Anita

  37. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Pino.
    Farò di tutto, il problema è che non sono in grado, mio malgrado, di programmare tre giorni senza che si ingolfi il motore, figuriamoci tre settimane. ..
    Comunque ci provo, anche perchè la curiosità di conoscervi è tanta.

    x La komare Anita.
    Komare!!
    Non le servirebbe un “badante” ancora su di grilli come il Cerutti?
    Kenedice Kommà??
    Buonaseeera.
    C.G.

  38. sylvi
    sylvi says:

    cara Anita,

    ti sbagli, la zingara sono io.
    E’ solo che lui è curioso: io parlo con tizio caio sempronio, chiedo…, ahhh, dev’essere interessante…e bla bla bla.
    Qualche ora dopo mi dice…ma ci sarà un albergo decente da quelle parti?
    Come no!!! In Ungheria abbiamo trovato un cinque stelle (rosse???) superior con terme annesse.
    Le terme erano eccellenti , merito della tradizione austo-ungarica.
    L’albergo, nuovissimo ci dissero,esternamente in stile brezneviano modernista, con struttura centrale nuovissima a specchi, stile N.Y.,
    all’interno era un trionfo di plastica e formica, con una hall di poltrone finto pelle, un ristorante da mensa aziendale moscovita e la camera in specchi e lacca nera.
    In bagno lacca rossa, forse in ricordo dei bei tempi antichi…
    Niente mobilebar, bottiglia d’acqua sul comò!

    Pulitissimo, servizio austero ma personale molto disponibile e cordiale.
    L’hotel è circondato da un parco. Ho chiesto il nome, in ungherese, di un albero che non riconoscevo.
    Poco dopo mi è stato recapitato un foglietto con i nomi in inglese di tutti gli alberi del parco, dopo cinque minuti altro foglietto, tradotti in italiano!!!
    Non ho più osato chiedere nulla.
    Certo la cucina è rimasta ai tempi della guerra fredda, ma tutto è genuino…pane e marmellata hanno sapori dell’infanzia, gulasch e salamini notevoli, i succhi di mele sensazionali…strudel di formaggio e vaniglia da leccarsi i baffi…
    insomma basta accontentarsi!!!

    Mio marito, cresciuto schizzinoso, ha osato più di me!
    E’ gente che sta provando a ripartire!

    Buonanotte
    Sylvi

  39. Anita
    Anita says:

    x il Kompare C.G.

    “Non le servirebbe un “badante” ancora su di grilli come il Cerutti?”
    _______________________________________________

    No, grazie per l’offerta.

    Spero di non averne mai di bisogno…a meno che il mio cervello se ne vada per primo.

    Buona notte,
    Anita

  40. Pe-ter
    Pe-ter says:

    xUroburo

    vedo che non ha perso l’abitudine di dare i voti agli emigrati.
    Orbene, ribadisco che gli irlandesi del passato stavano male quanto gli italiani, forse peggio ad un certo punto. Erano altrettanto analfabeti, e l’unico vantaggio era una certa conoscenza dell’inglese. Anita le consiglio’ a suo tempo la lettura di ‘Angela’s ashes’. Su tedeschi e scandinavi non mi pronuncio, ma lei ha dei forti pregiudizi a loro favore, li idealizza insomma. Dei colleghi sudafricani mi diedero una vaga idea di come fossero i tedeschi emigrati la’ in passato (ha presente gli unni?), e del resto anche i tedeschi stessi mi parlavano con molto rincrescimento del ‘livello culturale’ dei loro vecchi emigrati in America un secolo fa. Tuttavia avevano un aspetto piuttosto nordico (un vantaggio), e poi imparare l’inglese era per loro piu’ facile che per i nostri.
    Lei dice emigrati dal Nord-Est dell’Italia: ve ne furono altrettanti dal Nord-Ovest.
    I polacchi di oggi lavorano molto piu’ duramente di chiunque altro, compresi gli italiani, ovviamente. Non vedo perche’ in passato dovesse essere diverso (a proposito degli slavi…)

    un saluto

    Peter

  41. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    Cara, mio marito non ha mai imparato a giocare…

    Per questo ero terrorizzata quando ha insistito di comprare una casa in Florida, sapevo che sarebbe stata la mia prigione.

    La sua routine era di guardare vecchi programmi in TV, sdraiarsi fuori dal garage per prendere il sole, ogni tanto andare allo stesso ristorante.

    Era al telefono di continuo per sapere come andavano le cose nel RI.
    Sempre per il business che poi era chiuso nel mese di febbraio.

    Buona notte,
    Anita

  42. Peter
    Peter says:

    com’e’ che i miei commenti sono in attesa di moderazione?

    Peter

    ps
    pensavo fosse solo per Faust…

  43. Peter
    Peter says:

    xPino

    se riammette i miei commenti dalla quarantena, prego non faccia passare il primo per Uroburo (quello con moltissimi trattini, per intenderci, se riesce a vederlo) ma solo l’ultimo, una versione riveduta e corretta

    un saluto

    Peter

  44. Faust x Anita
    Faust x Anita says:

    Caro Faust ,
    l’articolo parla di extra-comunitari, secondo me significa illegali.

    Sono extracomunitari Tut i cittadini di Paesi fuori dalla Comunita Europea UE.
    Extracomunitario è usato in termine dispregiativo… in quanto grazie al tam tam della lega extracomunitario legato ad clandestino illegale etc… quando ci sono milioni di extracomunitari che entrano ed escono LEGALMENTE… Hanno criminalizzato un umano, non dandogli la possibilita almeno di rifugiato… x ridurre in schiavitu gli immigrati e farli lavorare in nero… o appunto come schiavi…. etc..
    Faust

Trackbacks & Pingbacks

  1. URL scrive:

    … [Trackback]…

    […] Read More here: pinonicotri.it/2010/01/la-lega-chiama-rosarno-risponde-dimenticando-che-cosi-usiamo-contro-gli-immigrati-la-setssa-violenza-e-gli-stessi-discorsi-che-a-suo-tempo-venivano-fatti-contro-i-nostri-emigrati/ […]…

I commenti sono chiusi.