Per chi suona il minareto? Falsi allarmi e razzismi veri

Ho l’impressione che la vittoria del no ai minareti in Svizzera abbia giocato un brutto scherzo un po’ a tutti, fornendo così l’occasione a molti bei nomi di mettersi in ridicolo. La palma dell’imbecillità e dell’ignoranza va – sa usual – alla Lega Nord, con la sua proposta sanfedista di inserire il disegno della croce nella bandiera italiana e di far “votare al popolo” su minareti, croci e crocifissi. E infatti, dal momento che Bossi&C hanno sempre detto che con il tricolore loro ci si puliscono il culo, i casi sono solo due: o si puliscono il culo anche con la croce oppure si occupano di una bandiera con la quale per loro stessa ammissione c’entrano meno del classico cavolo a merenda. Questi imbecilli inoltre non sanno che solo i barbari votano contro quelli che sono diritti civili universali, il “popolo” non può abolire o pretendere una mazza su certi argomenti, se per esempio il popolo vuole il cannibalismo non per questo lo si può concedere per legge

Mi sa che molti hanno scambiato il no ai minareti con il no alle moschee. Il minareto è solo la lunga e affusolata torre della moschea, l’equivalente del campanile delle nostre chiese. Solo che al posto della campana che chiama alla preghiera o degli altoparlanti che ne diffondono il suono registrato c’è il muezzin che chiama alla preghiera o gli altoparlanti che ne diffondono la voce registrata. Con buona pace dei leghisti e tromboni alla Vittorio Messori, il no ad altri minareti non significa né che verranno demoliti quelli già esistenti, demolizione che sarebbe di puro stampo nazista, né che non verranno costruite altre moschee.
E a proposito di Messori, cattolico dall’ego smisurato, tanto da vantarsi di avere convinto lui papa Wojtyla a togliere dalla preghiera del “Padre nostro” la molto infelice frase “Non ci indurre in tentazione”, nonché accoltellatore alla schiena del già ferito (da Vittorio Feltri) Dino Boffo per farlo cacciare dalla direzione del quotidiano L’Avvenire d’Italia, a proposito dunque di Messori sono da giardino degli stralunati i suoi (s)ragionamenti sul Corriere della Sera inneggianti alla vittoria del “No ai minareti” in Svizzera.
A parte la solita disonesta insistenza sulle “radici cristiane dell’Europa” e del “cattolicesimo come identità dell’essere italiani”, fa crepar dal ridere come Messori definisce la guerra di religione tra cattolici e protestanti di varia estrazione che ancora nell’800 insanguinò in lungo e in largo la Svizzera. Per il bucolico Messori si tratta di guerre sì, ma “in famiglia”. Forse che le vittime, i morti ammazzati, i mutilati e le distruzioni sono per questo accettabili? Forse che essendo state stragi “in famiglia” sono cose da nulla? Peccatucci veniali? I cattolici trinariciuti come Messori preferiscono i macelli “in famiglia” alle contese dialettiche ed egualitarie con quelli che della famiglia non fanno parte. Viene in mente la “famiglia” di don Vito Corleone, cioè la Mafia, o la “famigghia” di chi vende il sedere e la dignità ogni volta che si tratta di intascare qualcosa, ovviamente per la “famigghia”.

Meno male che Messori si salva in corner facendo notare che la mania di distinguere tra noi e gli “altri”, in questo caso i musulmani, conduce all’impossibilità di modificare in senso meno bellicoso e/o integralista i musulmani che sono emigrati in Paesi che come la Svizzera non vogliono sporcarsi con i minareti. Ma se i leader laici dell’orgoglio e della riscossa cattolica sono i Messori o i Marcello Pera, gli Umberto Bossi o le Binetti, i voltagabbana alla Rutelli o alla Ferrara, allora povera Chiesa cattolica. Già malmessa a causa di un papa come questo, che ha continuato l’opera di ritorno all’oscurantismo e al peggiore passato iniziata da Wojtyla, seppellendo definitivamente le aperture di papa Roncalli.

Imbecillità a parte, ho avuto occasione di ricordare più volte che a fottere i longobardi, cioè i nonni degli attuali lumbàrd, è stata proprio la Chiesa della croce. Fu infatti papa Stefano II a chiamare i Franchi – guidati prima da Pipino il Breve e poi da suo figlio Carlo Magno – perché invadessero l’Italia e stangassero a sangue i longobardi che s’erano messi in testa – ma guarda un po’! – di fare l’unità d’Italia, cosa che avrebbe relegato il vescovo di Roma a fare il vescovo di Roma, al pari dei vescovi delle altre sedi episcopali, anziché diventare quel papa re che tanto ha contribuito a insanguinare l’Europa intera. La Chiesa tradì in un sol colpo Costantinopoli, contrapponendo la sua Roma alla capitale dell’impero romano, i merovingi – che con il fondatore della dinastia, Meroveo, avevano convertito se stessi e i Franchi al cattolicesimo – benedicendo il golpe di Pipino il Breve che spodestò dal trono quella dinastia, e i longobardi, che erano stati così fessi, veri e propri “bauscia”, da regalare alla Chiesa di Roma con la Donazione di Sutri il primo nucleo territoriale di ciò in seguito diventerà l’infausto e oscurantista Stato della Chiesa. Il boccone territoriale regalato dai longobardi mise in moto nel clero di Roma appetiti territoriali crescenti. Ne fecero le spese i longobardi e man mano l’Europa intera e Costantinopoli, ma anche e soprattutto noi italiani costretti a rinviare di quasi mille anni l’unità del Belpaese.

Ma a parte l’idiozia e l’ignoranza dei legisti, lo stracciarsi le vesti di chi – come lo stesso papa Ratzinger – grida al pericolo di razzismo contro i musulmani, e a parte anche la felicità dei cattolicissimi alla Messori o alla Mussolini, altra grande scopatrice colta in flagranza di “trombage”, io non vedo grandi tragedie nel no svizzero.  In primo luogo perché non è un no alle moschee esistenti e future e non verranno demoliti i minareti già esistenti. In secondo luogo perché i minareti, al pari dei campanili, hanno perso la loro funzione di “faro” per far capire al volo ai fedeli dove si trovasse il loro luogo di culto, così come hanno perso anche la loro funzione di “sveglia” per le rituali varie preghiere quotidiane. Oggi un orologio lo possediamo tutti, così come possediamo almeno una radiolina per sintonizzarci col religioso che ci cantilena le lodi al Creatore, che si chiami Allah o Dio o El. Il massimo del ridicolo è, oltretutto, che El e Allah sono lo stesso nome. Allah è infatti una chiara derivazione del plurale di El, cioè di Elohim, o anche del singolare Eloha. Da notare che El era anche una divinità cananea, fenicia, ittita, siriaca, egizia, hurrita, eblaita, ecc. Insomma, niente di nuovo sotto il sole… Da notare anche che la stessa bibbia, libro sacro ai tre monoteismi, e in particolare per gli ebrei, inizialmente scritta in ebraico, dice che il mondo fu creato nei famosi “sette giorni” (?) non da El o da Eloha, al singolare come ci si aspetterebbe dal libro sacro che fonda il monoteismo, ma da Elohim, cioè dagli “Dei” al plurale, visto che anche gli ebrei inizialmente erano politeisti come del resto tutti i popoli del Vicino e Medio Oriente del quale facevano parte.

A parte i ridicoli odi tra seguaci di Allah e del suo omonimo El/Eloha/Elohim, che i cristiani chiamano Dio solo perché in plurisecolare spregio verso gli ebrei preferiscono usare un vocabolo romano, ma in realtà arrivato dall’India, il no ad altri minareti mi pare non sia molto diverso dal divieto a rompere le scatole suonando le campane imposto spesso dai magistrati grazie a denunce di gente che deve andare a lavorare in orari che non sono più quelli imposti da Santa Romana Chiesa, e quindi magari alle 5, alle 6 e alle 7 di mattina, e magari la domenica anche alle 10, non vuole rotture quanto meno di timpani perché preferisce stare ancora tra le braccia di un altro dio: Morfeo. L’avere vietato il suono di campane negli stessi orari in cui è vietato il baccano di altro genere, non ha certo portato a vietare le chiese o la religione cattolica e neppure l’ossessiva esibizione del crocifisso in ogni luogo, Compresi quelli dove solo delle persone incivili e prepotenti, spesso anche un po’ trinariciute, vogliono a tutti i costi che continui a essere esibito.

Insomma, un po’ meno di invadenza da parte del clero, quale che sia la religione di appartenenza, a mio avviso non guasta. E il fatto che Ratzinger, che detesta i musulmani quasi quanto gli ebrei, abbia pubblicamente affermato che il divieto di altri minareti equivale al no al crocifisso nelle scuole, mi porta a pensare che il no svizzero non sia così grave e razzista come si vuol far credere o si crede in buona fede. Se il no ad altri minareti equivalesse davvero al no al crocifisso nelle scuole e nei tribunale, e magari anche negli ospedali e negli uffici pubblici, beh, allora mi sa tanto che sarebbe meglio schierarsi per il no ad altri minareti. Purtroppo però quella di Ratzinger è solo la solita finta di facciata tanto cara nei secoli alla Chiesa di Roma, in specie al maleodorante Vaticano.

Tutto ciò non toglie che il razzismo insito nel dna della destra italiana, e di certo cattolicesimo, appare oggi ancor più chiaro a causa del fatto che mentre il cattolicume plaude al no svizzero, all’inaugurazione invece della nuova sinagoga ebraica mi pare di Viterbo un paio di mesi fa c’erano non poche autorità politiche laziali e non solo viterbesi, con tanto di felicitazioni e bei discorsi pubblici. Nulla da ridire sulla loro presenza, però se con la mano destra si applaude alla costruzione di nuove sinagoghe, oltre che ovviamente di nuove chiese cattoliche, mentre con l’altra mano si impedisce con cavilli vari la costruzione di moschee e si sfrattano i luoghi di culto islamico ricavati dove capita, come avviene vergognosamente in Lombardia e in Veneto, allora significa solo che siamo razzisti. E che vogliamo un’altra bella guerra di religione, con annessi maxi massacri.

E’ sempre così quando ci si avvia verso il baratro. I fascisti se la pigliavano con gli ebrei. I veneziani con le monache. I romani con le vestali. Noi ce la pigliamo con i musulmani. In particolare con quelli di casa nostra, il che è il massimo dell’imbecillità controproducente perché ha come risultato il rinsaldarsi dei rapporti tra i poveri cristi islamici immigrati in Italia, e quindi acquisibili alla democrazia, e il fanatismo islamico di certi Paesi arabi o comunque islamici che predicano ossessivamente la guerra “santa” (?), cosa che ovviamente non ci piace neppure un po’. Paesi ai quali, si badi bene, spesso lecchiamo letteralmente il sedere come avviene con l’Arabia saudita dalla disgustosa monarchia reazionaria. Embé, a chiacchiere siamo sempre “ittagliani brava gente”, ma quando non si tratta di chiacchiere bensì di petrolio o di business commercio estero, magari vendendo a rotta di collo armi, mine antiuomo comprese, allora il discorso cambia.

P. S. Credo valga la pena dare un’occhiata a ciò che ha scritto nel suo blog Walter Peruzzi, il mio professore di filosofia ai tempi – long time ago – del liceo: http://cattolicesimo-reale.blogspot.com/2009/12/minareti.html

79 commenti
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  1. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    Cara Sylvi,
    installare un nuovo computer non e’ una faccenda semplice, anche col backup….
    Quando e se dovro’ comprare un nuovo computer lo faro’ installare da un tecnico, c’e’ troppo da trasferire ed un mucchio di ports e connectors.

    Ieri sera temevo di aver perso tutto…anche il cane si e’ spaventato, tra allarmi e campanelli, figurati che mi hanno demolito il mio spyware preferito.

    La verita’ e’ che ho imparato su un vecchio computer con moltissimi problemi, cosi’ adesso mi arrangio benino, fino ad ora questo e’ stato il primo vero disastro.

    Un abbraccio,
    Anita

  2. sylvi
    sylvi says:

    cara Anita,

    ti avevo raccontato una barzelleta come B. ma non passa.
    Riproverò.

    un abbraccio Sylvi

  3. Uroburo
    Uroburo says:

    La fonte citata è americana e del tutto ufficiale, non si tratta di indiscrezioni ma dell’ultimo rapporto sull’alimentazione stilato dal Dipartimento dell’Agricoltura, un resconto che dal 1995 ogni anno fornisce lo stato dell’arte sulle risorse della coltivazione.
    Ora il quotidiano riporta che nel 2008 circa 17 milioni di bambini, più di uno su cinque negli Usa, vivono in ambienti in cui “il cibo a volte scarseggia”. Non si devono immaginare i bambini scheletrici e con il ventre gonfio dell’iconografia africana ma comunque sono bambini che nel loro sviluppo devono fare i conti con un cibo inadeguato e insufficiente. E soprattutto si tratta di 5 milioni in più in un solo anno rispetto ai 12 milioni di bambini con problemi di scarsa alimentazione in casa registrati dal rapporto del 2007.
    ———————————
    Senza commenti.

  4. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Peter,
    che un docente universitario possa tirare i fili (a parte certi grandi baroni di ingegneria, legge o medicina) è alquanto improbabile. Contano come il due di picche quandola briscola è quadri. U.

  5. Emiliana "Emi-chan" C.
    Emiliana "Emi-chan" C. says:

    Stasera ho visto (e registrato), con grande piacere, lo speciale di “Che tempo che fa” dedicato alla musica classica. Tra gli ospiti il Maestro Daniel Barenboim, creatore della East-Western Divan Orchestra (insieme al critico letterario palestinese Edward Said) composta da musicisti israeliani, palestinesi e di tutto il Medio Oriente; nel 2005, in condizioni difficili, l’orchestra tenne un concerto a Ramallah in occasione del quale venne girato un documentario di cui Fabio Fazio ha fatto vedere un estratto, in inglese con sottotitoli italiani. Ebbene, i ripetuti auspici di Barenboim per la “_freedom_ in Palestine” sono stati tradotti con un decisamente meno incisivo “pace in Palestina”: probabilmente sono io ad essere ormai paranoica e si tratta di una semplice traduzione inesatta, senza nessun fine di “ammorbidimento” o di censura. Però non riesco a fare a meno di pensarci… ed ecco che ho voluto sfogare questo rovello con voi. ^__^

  6. x Emiliana
    x Emiliana says:

    Anche per il buonismo alla Fazio è più facile cazzeggiare alla Littizzetto o leccare i piedi alla lobby sionista che dire la verità ammettendo ad alta voce che i palestinesi non hanno la libertà. Auspicare infatti che i palestinesi abbiamo finalmente anche loro la propria “frreedom”, che in inglese significa libertà e non pace, equivale a dire che fino ad oggi non ce l’hanno.
    Shalom

  7. Emiliana "Emi-chan" C.
    Emiliana "Emi-chan" C. says:

    Per Shalom:
    sono una traduttrice, per questo le problematiche relative alla traduzione suscitano sempre il mio interesse ^__^. _Freedom_ è un termine inequivocabile ed anche chi è completamente a digiuno di inglese lo conosce: perciò la traduzione “pace” mi è sembrata del tutto immotivata, tanto più che gli altri sottotitoli erano fondamentalmente corretti. L’espressione “libertà per la Palestina” è così sovversiva? Non che la parola “pace” non sia altrettanto importante, in sé: però molti sono soliti riempirsene la bocca annacquando alquanto il concetto…

  8. AZ Cecina LI
    AZ Cecina LI says:

    Cara Sylvi, come spesso ti accade, tagli con la falce ed affastelli in un unico mazzo grano biada e gramigna. In quel tuo …

    Tutti figli di elite, tutti riciclati egregiamente in posti importanti o in politica! Tutti costruttori dell’Italia attuale!

    … c’è dela verità ma con qualche Tutti di troppo, anche dalla mia zona diversi amici studenti impegnati in politica si trasferirono a Trento attratti da un sogno di una scuola diversa, non erano figli di elite e si sono ritrovati, quando è andata bene con una laurea di serie “B”, se si sono riciclati lo hanno fatto assai poco egregiamente almeno che tu non consideri EGREGIO un posto di impiegato o di insegnante delle medie dopo una lunghissima trafila da supplente e precario.
    Spesso chi ha visto fenomeno ’68 e quello che ne seguì dall’esterno, dalla TV, dai giornali, tende a confonderlo con le vicende di qualche decina di “liderini” con storie successive raramente coerenti con quanto andavano sostenendo in quegli anni ma la realtà vista da chi la ha vissuta dall’interno del movimento è ben diversa. C’erano i Boato ed anche i Liguori, ma tra quegli studenti c’erano anche migliaia di brave persone che magari un po’ disilluse sono scesi dalle barricate ma non hanno saltato il fosso, ed oggi li trovi impegnati nel sociale, nei sindacati, magari a fare gli umili amministratori di qualche piccolo comune.
    No cara Sylvi quei Tutti, specialmente l’ultimo, è ingiusto, anche per i “sociologi di Trento”, l’Italietta attuale ha ben altre radici.

    Antonio antonio.zaimbri@tiscali.it

  9. Peter
    Peter says:

    xUroburo

    scusi, ma proprio lei nel post 30 lo aveva chiamato ‘una persona cosi’ importante’. Mettiamoci d’accordo, neh…

    Peter

  10. La striscia rossa
    La striscia rossa says:

    È tempo di dire addio.
    L’Italia sarebbe migliore se il Cavaliere uscisse di scena.
    Ultimamente Silvio Berlusconi ha fatto della sopravvivenza politica un’arte, ma ora sembra davvero in difficoltà.

    The Economist, oggi in edicola

  11. sylvi
    sylvi says:

    x Emiliana e Shalom,

    io ero troppo incantata ad ascoltare il concetto alto di cultura nella musica e la didattica di Baremboim; e il racconto di Abbado su come in Venezuela fanno musica, anche se seguo a distanza quel meraviglioso lavoro dei maestri Abreu e Abbado in Venezuela.

    Io li ritengo costruttori di pace e libertà, semplicemente perchè non la urlano in piazza ma la formano, in sala musica.
    Baremboim ha suonato in Palestina, ma ci ha portato i ragazzi di tutti gli Stati implicati nella guerra, questo è più di quello che hanno fatto i politici nei decenni.
    Io spero che sia la musica a far crollare quel muro in Palestina!

    E aggiungo che finalmente la Rai si accorge di essere un servizio pubblico che non deve dispensare solo m…
    Speriamo non sia una “toccata e fuga”!

    un saluto ad entrambi

  12. sylvi
    sylvi says:

    caro AZ,

    hai pienamente ragione, il Tutti finale era di troppo se riferito a coloro che , come dici tu, sono scesi dalle barricate e hanno profuso il loro impegno nella società civile; scusa , sommessamente, ci sarei anch’io fra quelli e la mia barricatina ce l’avevo anch’io.
    Ma quelli di cui parlo, e sono troppi, sono quelli che ritroviamo ancora in politica, riciclati a sx e a dx, nei giornali, reduci di posti importanti negli enti pubblici , dilaganti nel sottogoverno.

    Hanno tappato le ali ai sogni di riforme civili e democratiche, hanno messo la sordina alle battaglie femministe, ricacciando, proprio loro ( non solo Berlusconi) le donne là dove dice debbano stare il buon Rodolfo.
    Hanno usato il loro potere per fini privati…quando non hanno fatto di peggio…
    Hanno distrutto la scuola per non crescersi serpi in seno, in nome di un egualitarismo osceno e in mala fede, perchè non esiste uguaglianza nelle macerie.
    Non tutti questi erano a Trento, magari!
    Io riconosco al ’68 un sacrosanto desiderio di svecchiare lo Stato cariatide; in generale un genuino desiderio dei giovani di riappropriarsi del loro futuro ma non ci siamo accorti allora che
    chi guidava il gioco prima ha solo dato il testimone al figlio, nipote, pronipote in una partita di giro del potere che ha lasciato ai fessi come me e te il contentino di credere che qualcosa cambierà!

    E hanno anche la faccia tosta di invitare pubblicamente i loro figli ad andare all’estero!!!

    ciao Sylvi

  13. Luisa Morgantini: Il criminale assedio di Gaza deve finire! Mille attivisti internazionali per la pace sfileranno a Gaza
    Luisa Morgantini: Il criminale assedio di Gaza deve finire! Mille attivisti internazionali per la pace sfileranno a Gaza says:

    L’ASSEDIO DI GAZA DEVE FINIRE!

    SABATO 5 DICEMBRE 2009 ore 10.30 – 13.30
    ROMA – SALA LUIGI PINTOR, via Scalo di S. Lorenzo, 67

    Interverrà Luisa Morgantini, ex vicepresidente Parlamento Europeo

    Dopo l’attacco militare dello scorso dicembre, l’assedio israeliano alla popolazione di Gaza continua, contro tutte le convenzioni internazionali e i rapporti stilati dalle organizzazioni umanitarie sui disastri umani, economici e sociali, prodotti dall’offensiva militare e dall’assedio. Ciò che ha scritto il giurista Richard Goldstone, capo missione a Gaza per conto dell’ ONU, nel rapporto votato a maggioranza dalla Assemblea generale delle Nazioni Unite, non lascia spazio a dubbi: sono stati commessi crimini di guerra.

    In occasione del primo anniversario di quell’attacco, centinaia e centinaia di attivisti pacifisti da tutto il mondo raggiungeranno Gaza per esprimere solidarietà alla popolazione e chiedere, insieme a decine di migliaia di palestinesi, a Israele e alla Comunità internazionale il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani.

    Anche dall’Italia parteciperemo, insieme alla delegazione del Coordinamento Europeo per la Palestina (ECCP), alla “MARCIA INTERNAZIONALE del 31 dicembre PER LA LIBERTA’ DI GAZA”: 1000 attiviste e attivisti provenienti da oltre 40 paesi, insieme a decine di migliaia di palestinesi, per esigere la fine dell’assedio e dell’occupazione dei territori palestinesi e di Gerusalemme est.

    Tra le altre iniziative, anche nel nostro paese, è cominciata “LA CAMPAGNA PER BOICOTTAGGIO, DISINVESTIMENTO E SANZIONI (BDS)”, lanciata dalla società civile palestinese e da varie associazioni israeliane, per mettere fine all’impunità di cui gode la politica israeliana e si è costituita “LA RETE INTERNAZIONALE DI SOSTEGNO ALLA RESISTENZA POPOLARE NONVIOLENTA PALESTINESE”, per iniziative internazionali, corpi civili di pace nei territori occupati e una presenza costante di volontari internazionali nei villaggi.

    Nel corso dell’incontro ci sarà un collegamento telefonico con Eyad Sarraj, fondatore e direttore del Gaza Community Mental Health Program.

    » Verranno raccolte foto e messaggi di solidarietà, anche su bandiere della pace, per la campagna “To Gaza, with love”, per costruire uno “striscione mosaico” da portare alla marcia per Gaza con la delegazione ECCP – Italia. Maggiori informazioni: http://www.actionforpeace.org/index.php/Iniziative/To-Gaza-with-love.html

    Raccomandiamo la puntualità

    Action for Peace
    http://www.actionforpeace.org
    info@actionforpeace.org

    Aderenti alla Marcia per Gaza e la delegazione ECCP-Italia:
    Action for Peace
    Associazione per la pace
    Agronomi e Forestali Senza Frontiere
    Berretti Bianchi
    Centro Mondialità Sviluppo Reciproco
    Coordinamento Nord Sud del Mondo
    Donne in nero
    FIOM-CGIL
    Ebrei contro l’occupazione
    IPRI-Rete corpi civili di pace
    Rete Radié Resh
    Senza paura Restiamo umani – Genova
    Servizio Civile Internazionale Italia
    Un ponte per…
    U.S. Citizens for Peace & Justice – Rome
    Wael Zwaiter – per la protezione del popolo palestinese – Massa
    WILPF – Italia

  14. ber
    ber says:

    Bravo Franceschini,…

    in piazza ci sara’,…anche a sinistra c’e’ qualcuno che incomincia a capire che ,…”il buonismo alla Veltroni”,…
    non porta da nessuna parte.

    Ciao a tutti,Ber

  15. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Ber

    Non è vero che il buonismo alla Veltroni non porta da nessuna parte. Porta infatti alla sconfitta! Questo piccolo pontefice romano mancato e romanziere di ripiego se ne andasse almeno in Africa come aveva promesso anni fa invece di stare a far numero qui continuando a incassare prebende parlamentari e pensioni varie. Oppure se ne vada negli Usa, nell’appartamentino comprato a New York per la figlia Martina “con i soldi dei diritti d’autore dei libri”, lui che ha fatto carriera nel partito comunista per poi candidamente dichiarare, ma solo a comunismo e annesso parito morti e sepolti, che in realtà lui non è mai stato comunista e anzi sognava l’America. L’America del “we can” e dell'”I have a dream”, da lui e non solo da lui scopiazzata come scopiazzavano il comunismo dell’Est. L’America dei miti alla Kennedy, sorvolando però sul fatto che l’ecatombe di civili in Vietnam e annessi regimi golpisti a Sud è “merito” suo. E sorvolando sul fatto che negli Usa chi ha “a dream” finisce assassinato. E chi inizia dicendo “we can” per prendere voti poi a quanto pare “can not”: almeno in Israele/Palestina e in Afganistan.
    Un saluto.
    pino
    P.S. Sempre con la raccomandazione che ovunque decida di andare si porti appresso D’Alema. Magari prima ci paghino i danni per avere spianato a asfaltato la strada a Berlusconi. Eh, ma in tal caso non basterebbero i “diritti d’autore”….

  16. Ma che bravi i fratelli Dell'Utri. Specie Marcello
    Ma che bravi i fratelli Dell'Utri. Specie Marcello says:

    MARCELLO & ALBERTO I GEMELLI DEL MISTERO

    Repubblica — 28 maggio 1995 pagina 8
    “IL MINIMO che si possa pensare di lui – dice un’ amica di Marcello Dell’ Utri – è che sia uno con una sorta di doppia vita o di doppia personalità. In privato, è un uomo mite, colto, gentilissimo, affettuoso, sincero amante dei libri e dell’ arte. Anzi, con un talento naturale per l’ arte. Dentro il giro degli amici di Berlusconi, se dovessi classificarlo, lo metterei senz’ altro fra le colombe, quasi uno di sinistra. La moglie, un architetto, era proprio di sinistra, con un certo disprezzo per i riti e la cultura del mondo Fininvest, che all’ inizio snobbava anche vistosamente. Al punto che per un certo periodo Berlusconi voleva che i due rompessero, che si lasciassero, insomma. Per Marcello il Cavaliere voleva una moglie ‘ più in linea’ . Ma su questo punto Dell’ Utri, come era prevedibile, ha detto sempre di no. E ancora oggi la sua è una famiglia legatissima. Spesso genitori e figli, insieme, cantano e suonano”. Marcello Dell’ Utri è, e resterà ancora per molto, una specie di rompicapo. Tutti quelli che l’ hanno conosciuto lo descrivono come persona dal tratto gentile, educatissimo, riservato, per bene, e colto. Forse il più colto di tutti i berlusconiani. Ma è anche il personaggio che per anni è stato il vero salvadanaio della Fininvest e il cui passato presenta una straordinaria quantità di ombre imbarazzanti. A tutto ciò va aggiunto il legame con il fratello gemello Alberto, una specie di procura-disastri. Con Berlusconi si sono conosciuti giovanissimi. Marcello entrava nella facoltà di Legge della Statale di Milano come matricola mentre Berlusconi stava già facendo la tesi. I due si incontrano sulla porta della facoltà e ne nasce subito una di quelle amicizie destinate a durare tutta la vita, nello stile del Cavaliere. Che infatti prende subito a volergli bene. Lo invita a casa sua, gli presta gli appunti, lo aiuta a superare gli esami più difficili. Una volta laureato, però, Dell’ Utri non si mette in società con il Cavaliere. Se ne torna a Palermo. Traffica, assieme al fratello, con una squadra di calcio e poi si mette a lavorare in banca. Da dove fugge, letteralmente, senza quasi nemmeno salutare i più fidati clienti, nel 1973, per sbarcare alla corte di Re Silvio. Ma non con un incarico nel gruppo. Viene assunto come bibliotecario della villa di Arcore, appena comprata dal Cavaliere. In realtà, già allora Dell’ Utri viene nominato amministratore dell’ Immobiliare San Martino, una delle tante scatole cinesi da cui nascerà poi il gruppo Fininvest. Sembra di capire, insomma, che già all’ inizio degli anni Settanta Berlusconi affida a questo palermitano silenzioso e discreto (che sarebbe stato compagno di scuola di Oscar Mammì), le chiavi di alcuni dei suoi segreti più importanti. Non è chiaro che cosa faccia Dell’ Utri nel periodo 1977-1981. Secondo gli atti ufficiali risulta amministratore, assieme al fratello, di una serie di società di Filippo Alberto Rapisarda, noto mafioso. Altri sostengono che Marcello con Rapisarda aveva rapporti solo sporadici, formali. In realtà, sarebbe stato il gemello Alberto a lavorare per lui. Ovviamente, ci sono anche quelli che sostengono che entrambi i fratelli lavoravano a tempo pieno per il mafioso Rapisarda. Il Rapisarda, peraltro, è uno che quando la polizia riesce a interrogarlo lacia intendere che i due Dell’ Utri sarebbero persino peggio di lui, nel senso che ha dovuto assumerli perche autorevolmente raccomandati da alcune famiglie mafiose (fra cui quella dei Bontade). Il Rapisarda (personaggio accusato un po’ di tutto, anche di ratto a scopo di libidine) non è forse molto attendibile. Dice persino che all’ epoca in cui i suoi uffici erano diretti dai due Dell’ Utri si erano trasformati in una sorta di succursale di Cosa nostra. Più tardi si spingerà fino a dire che gli erano arrivate, a un certo punto, minacce di morte molto serie e che secondo lui il mittente era Berlusconi. Un matto? Boh. Un mafioso certamente. E di sicuro un’ amicizia non troppo elegante per il coltissimo futuro amministratore delegato di Publitalia. Rimane comunque il fatto che, nonostante tutte le infamanti accuse messe a verbale, il legame dei Dell’ Utri con Rapisarda, misteriosamente, non si spezza: nel 1989 la moglie di Marcello, Miranda Ratti, l’ architetto un po’ snob, fa la madrina al battesimo di Cristina Elisabetta Rapisarda, figlia di Filippo Alberto. Ancora ritroviamo Marcello Dell’ Utri in un’ altra storia di picciotti. E’ lui che mette Vittorio Mangano e famiglia a Arcore, come stalliere (per cavalli che non ci sono). Mangano, salterà fuori dopo, è un mafioso doc. Il giudice Paolo Borsellino lo indica come uno dei pochi in grado di tenere i contatti con il mondo della finanza e dell’ industria del Nord. Berlusconi, quando verrà interrogato su Mangano, dirà che voleva avviare un allevamento di cavalli e che Dell’ Utri gli aveva segnalato Mangano. Poi, dirà il Cavaliere, abbiamo capito chi era e non ricordo più se l’ ho licenziato prima io o se se lo sono portato via i carabinieri. Va a capire perche con tanti esperti di cavalli proprio Mangano doveva finire a villa San Martino. Poi, mentre il fratello Alberto finisce in guai vari, Marcello trova la sua vocazione in Publitalia. Al punto che si trasforma nel vero cassiere del gruppo Fininvest e nell’ uomo forse più ascoltato da Berlusconi. E’ ancora lui che gli suggerisce di entrare in politica e gli serve, su un piatto d’ argento, Forza Italia, chiavi in mano. Poi, si dice, ne verrà emarginato perche troppo ‘ colomba’ , favorevole alla rottura con Fini e allo spostamento al centro. Intanto, comunque, Marcello ha sistemato il gemello Alberto alla Publitalia di Roma, dove si occupa dei clienti ‘ speciali’ . Ma non farà storia. Tenterà, invece, un’ esagerata scalata mondana la moglie di Alberto, Mariapia, una delle più scatenate dame azzurre nell’ epoca di Berlusconi a palazzo Chigi. Verrà ricordata, se non dalla storia almeno dalla cronaca, per essere stata l’ organizzatrice della spedizione ‘ punitiva’ contro Bossi a Ponte Di Legno nel Capodanno del 1995. Poi, con l’ uscita di Berlusconi da palazzo Chigi, anche su Mariapia Dell’ Utri il sole tramonta, e la dama scompare di scena. – di GIUSEPPE TURANI

  17. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Peter,
    lei ha ragione ma un conto è la pubblica nomea e l’essere conosciuti ed altro è l’avere un peso determinante nei processi decisionali. A questo livello un docente universitario conta poco, al di fuori del suo dipartimento.
    Insomma io faccio un po’ fatica a credere che il prof. Celli potesse cambiare questo paese e francamente la richiesta di dimissioni mi sembra una richiesta sproporzionata ai fatti.
    Ha fatto una denuncia ed ha fatto bene, ha suscitato un dibattito ed anche questo è positivo. Dopo di che questo paese rimane quel che è ed io trovo che il consiglio dato dal professore a suo figlio sia un buon consiglio. Io ho fatto esattamente la stessa cosa.
    Un saluto U.

  18. Babbo Natale porta ai seguaci di bambin Gesù le tasse ICI da pagare:finalmente!
    Babbo Natale porta ai seguaci di bambin Gesù le tasse ICI da pagare:finalmente! says:

    NATALE AMARO PER I FURBETTI CON LA TONACA – STANGATA FISCALE A PRETI E SUORE SOTTO L’ALBERO – L’ICI SULLE CLINICHE VA PAGATA – LA CASSAZIONE DICE BASTA ALLE CAPRIOLE DELLA CURIA PER AGGIRARE IL PAGAMENTO DELLA TASSA SUGLI IMMOBILI – LA SANITA’ E’ UN BUSINESS A TUTTI GLI EFFETTI E NON SI PUO’ INVOCARE L’ESENZIONE COME PER CHIESE E SCUOLE – I SINDACI (CON I CONTI IN ROSSO) RINGRAZIANO I GIUDICI…

    Francesco De Dominicis per “Libero”
    Vaticano

    Business is business. E preti e suore non si meritano sconti fiscali o esenzioni di alcun tipo su cliniche e strutture destinate ad attività sanitarie: l’Ici, dunque, va pagata. Anche se poi si dichiara di dirottare gli utili delle attività a fini sociali o religiosi. La pensa così la Corte di Cassazione che pochi giorni fa ha dato una sonora stangata alla Casa di cura congregazione delle suore infermiere dell’addolorata di La Spezia.

    I giudici di piazza Cavour, così, danno una mano al fisco in una delle fasi più calde della lotta all’evasione e del recupero delle imposte. Con una raffica di controlli e l’inasprimento a tappeto delle multe antifurbetti.

    La Cassazione, insomma, ha detto basta ai giochetti per aggirare il pagamento delle tasse. Per i sindaci, la pronuncia dei giudici di legittimità non è la svolta per sanare i bilanci quasi sempre in rosso, ma di sicuro rappresenta una boccata d’ossigeno per i conti.La faccenda riguarda, come accennato, l’imposta comunale sugli immobili.

    Circa 40mila euro, nel dettaglio, quelli chiesti dal comune di La Spezia all’istituto religioso che gestiva una casa di cura in Liguria. I legali della congregazione hanno provato a ottenere l’esenzione accordata dallo Stato italiano sugli edifici destinati ad attività di religione e di culto oltre che ad attività di assistenza, beneficenza, istruzione, educazione e cultura. Per quanto riguarda scuole e chiese, tanto per fare l’esempio più comune, gli enti religiosi sono esentati dal versamento dell’Ici.

  19. ADESIONE ALL A MANIFESTAZIONE DEL 5 CONTRO BERLUSCONI CAPO DEL GOVERNO
    ADESIONE ALL A MANIFESTAZIONE DEL 5 CONTRO BERLUSCONI CAPO DEL GOVERNO says:

    ADESIONE AL NO B-DAY
    La fondazione Critica liberale aderisce alla manifestazione del 5 dice mbre.

    Il sovvertimento sistematico e senza argini di tutte le regole della democrazia liberale; il fastidio per tutti i freni, contrappesi, garanzie e controlli che della democrazia liberale costituiscono l’essenza; l’utilizzo sempre più inverecondo, a scopi di propaganda politica e di falsificazione sistematica della realtà, del monopolio della televisione commerciale e di quasi tutti gli spazi che davvero contano in quella che dovrebbe essere la televisione “pubblica”; il condizionamento dell’intero sistema dei media che deriva dalla posizione dominante di Berlusconi nel mercato pubblicitario; la teorizzazione di un modello di democrazia plebiscitaria in cui il favore elettorale nei confronti dei governanti si t raduce in una illimitata autorizzazione loro accordata a delinquere impunemente; la subordinazione sistematica di ogni interesse generale a quelli della consorteria al potere e del suo “capo”; il disprezzo esibito per ogni regola di decenza civile; il clericalismo estremista che contraddistingue l’azione del governo in ogni questione che incide sui diritti civili di chi non intende conformarsi nella propria vita alle prescrizioni della gerarchia cattolica; la xenofobia propagandata da ministri in carica e tollerata dal governo, senza paragoni nel resto d’Europa; l’omofobia anch’essa tollerata e vezzeggiata e che ha già provocato crimini efferati e molte vittime; l’azzeramento della memoria storica e la rivalutazione strisciante del fascismo storico; il ripudio della stessa vicenda risorgimentale e dell’intera tradizione illuministica e moderna del nostro paese; il progressivo, crescente distacco culturale, sociale, economico, pol itico dell’Italia di questi disgraziati anni dalle istituzioni europee e dalla civiltà europea; il rapporto privilegiato instaurato con alcune fra le peggiori dittature del continente e del Mediterraneo; il contagio, ormai ampiamente realizzato, dell’intera cultura diffusa, della politica, di quel che resta della classe dirigente del paese e dello stesso centrosinistra o di quel che ne resta ad opera di questo berlusconismo.

    Tutto ciò basta e avanza per considerare Berlusconi non solo il peggiore, il più pericoloso e più infausto politicante dell’Italia repubblicana, ma dell’intera Europa occidentale degli ultimi sessant’anni.

  20. ber
    ber says:

    x Pino,
    purtroppo ti devo dar ragione.
    Dopo Berlinguer,…questo partito non e’ stato capace di rappresentare la parte lavoratrice del paese,…il salariato.

    Un insieme di complessati che ha paura di parlare e di agire.
    Se un mafioso-affarista come il bauscia dice loro che sono comunisti,…loro rispondono che no’,…non lo sono mai stati,…
    in piazza loro non scendono…

    Insomma una caterva di cacasotto,usciti dal cottolongo,pronti a
    ad inginocchiarsi davanti a tutti e a fare mea-culpa di cose inesistenti.

    Noi stiamo parlando di Veltroni come l’esempio piu’ lampante di
    questo partito allo sbando,…in cui se qualcuno emerge,…subito si mette a tacere per non disturbare “il manovratore principale”.

    E’ questo il partito da opporre a Berlusconi?
    Francamente sono scoraggiato,preoccupato per i miei nipoti,…
    forse nasceranno inglesi…

    La storia dara’ la sua amara sentenza,…dice Uro.
    Ma se questi sono i preliminari,…era meglio Francischiello,…
    si metteva d’accordo con la chiesa,per non pagare le tasse,…
    e tutti avevano il paradiso assicurato…
    Un caro saluto,Ber

    PS:Il Veltroni e’ un essere inutile anche in Africa,…una cosa e’
    portare dei soldi raccolti nei salotti romani e darli al boss locale facendo finta di fare asili,…un’altra cosa e’ insegnare a questa gente un mestiere per campare onestamente…

  21. Pietro
    Pietro says:

    X PINO

    LA CONFERMA CHE FELTRI HA DISTRUTTO BOFFO SULLA BASE DEL NULLA…

    Il direttore de ‘Il giornale’ risponde con un editoriale a una lettrice: “Si trattò di una bagatella e non di uno scandalo”
    Per Monsignor Domenico Pompili oggi “si conferma il valore della persona e dell’ex direttore di ‘Avvenire'”
    Caso Boffo, Feltri fa marcia indietro
    La Cei: “Sono solo scuse tardive”

    Dino Boffo
    ROMA – “Il caso è chiuso” scrive oggi il direttore de Il Giornale, Vittorio Feltri, sulla prima pagina del suo quotidiano riferendosi alla vicenda “a luci rosse” sollevata dal suo quotidiano che portò Dino Boffo a lasciare la direzione dell’Avvenire. Oggi Feltri torna a parlare, rispondendo alla lettera di una lettrice, e dà atto a Boffo, “giornalista prestigioso e apprezzato” di aver tenuto in tutta la vicenda che lo ha riguardato “un atteggiamento sobrio e dignitoso che non può che suscitare ammirazione”. Gli atti processuali relativi all’ammenda, scrive Feltri consentono adesso di chiarire che si trattò “di una bagatella e non di uno scandalo”.

    La marcia indietro però non accontenta la Cei. Il portavoce monsignor Domenico Pompili, commenta: “L’articolo di oggi de Il Giornale conferma il valore della persona del dottor Boffo che, ancora prima delle tardive ammissioni di Feltri, si è volontariamente fatto da parte per non coinvolgere la Chiesa, che ha peraltro servito da sempre con intelligenza e passione”.
    Nella lettera Feltri aggiunge che il suo non fu un vero “scoop” perché un settimanale aveva già pubblicato la notizia e aggiunge che la risonanza dipese dal momento, “un periodo di fuochi d’artificio sui presunti eccessi amorosi di Berlusconi” nel quale “il dibattito politico aveva lasciato il posto al gossip usato contro il premier”.

    Feltri fu però certamente l’unico a utilizzare la vicenda contro Boffo legandola direttamente alle rivelazioni che, in quelle settimane di fine agosto, uscivano sui comportamenti sessuali di Berlusconi. In realtà, l’Avvenire si era limitato (nella rubrica delle lettere dello stesso Boffo) a rispondere pacatamente ad alcuni lettori piuttosto arrabbiati sulle licenziosità del premier. Ora, Feltri ricorda le cose in un altro modo: “Persino l’Avvenire – scrive -, di solito pacato e riflessivo, cedette alla tentazione di lanciare un paio di petardi: niente di eccezionale, per carità, ma quei petardi produssero un effetto sonoro rilevante”.

    L’unico effetto, in realtà, lo provocarono gli attacchi del “Giornale” e fu quello di portare alle dimissioni del giornalista dopo 15 anni alla guida del quotidiano dei vescovi. “La ‘cosa’ da piccola divenne grande – prosegue la lettera – ma forse sarebbe rimasta piccina se Boffo invece di segretare il fascicolo, lo avesse reso pubblico. Oggi sarebbe ancora al vertice di Avvenire”.

    La risposta di Boffo all’editoriale de Il giornale è affidata al sito online del quotidiano dei vescovi: “Dino Boffo intende vivere nel raccoglimento questa giornata e, dall’estero dove si trova, ci fa sapere che il suo pensiero va oggi, in particolare, alle persone e alle famiglie che sono state incautamente tirate in ballo a motivo della querelle intentata ai suoi danni, e si augura che almeno in questa circostanza vengano lasciate in pace”. Un commento arriva anche dal nuovo direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, secondo il quale la lettera di Feltri rappresenta “una retromarcia clamorosa e importante”. Scuse pubbliche ma tardive. “All’inizio della vicenda – afferma Tarquinio – dicemmo che con un galantuomo come Boffo il tempo sarebbe stato galantuomo. Questa volta – osserva – abbiamo dovuto aspettare meno del consueto”. I danni che Feltri ha provocato secondo Tarquinio non hanno toccato solo Boffo “ma anche da un metodo di informazione corretta fondata sui fatti, e non si cancellano”.

    E mentre su Facebook è stato lanciato un appello rivolto alla Conferenza episcopale italiana, “affinché essa possa reintegrare Dino Boffo a direttore di Avvenire”, come ha dichiarato Nicola Di Stefano, presidente dell’associazione cattolica Famiglia e Valori, molte sono state le reazioni e i commenti rilasciati durante il pomeriggio. Il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, ha definito l’editoriale di Feltri ‘coraggioso’, ma inutile: “Feltri con coraggio ammette l’errore e dice che sono state scambiate lucciole per lanterne. Nel rinnovare la stima a Boffo, mi chiedo però chi e come porrà riparo al suo danno personale e professionale”. Un gesto importante anche per Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato: “Dall’odierno epilogo del caso Boffo due aspetti balzano agli occhi: il valore di chi ha scelto di preservare la Chiesa dalle polemiche anteponendo questa esigenza alla tutela della propria dignità personale e professionale. E il coraggio di chi, resosi conto di essere incorso in un errore, l’ha ammesso dalla prima pagina del proprio giornale. Merce rara, in entrambi i casi”. Diversa la posizione del presidente dell’Udc Rocco Buttiglione secondo il quale le scuse di Feltri sono “incomplete e tardive”, non in grado di restituire a Boffo mesi di sofferenza. Buttiglione ha aggiunto: “Non basta fare mezze ammissioni, bisognerebbe attivarsi praticamente per trovare il modo di riparare al danno fatto”. Per Enrico Letta, vicesegretario del Pd, le parole di Feltri “sono sconcertanti”: “L’ipocrisia di queste cripto-scuse non restituirà il dolore che quegli attacchi de Il Giornale hanno causato all’ex direttore di Avvenire e alla sua famiglia. Il livello di aberrazione a cui è arrivata la lotta politica in questa storia non ha attenuanti né scuse possibili”.

    Le reazioni hanno sconcertato Feltri che nel pomeriggio ha voluto ribadire la sua posizione: “Né scuse, né lacrime, né ‘una retromarcia’, ma solo una doverosa precisazione. Sono trascorsi tre mesi dalla notizia che abbiamo pubblicato su Boffo – ha ricordato Feltri – e soltanto negli ultimi giorni il nostro condirettore Alessandro Sallusti ha avuto la possibilità di dare una sbirciatina alle carte secretate e ha verificato che non si parla di ‘omosessuale attenzionato’. Perciò abbiamo dato la precisazione, e basta. Se Boffo avesse desecretato gli atti, probabilmente l’avremmo fatta il giorno dopo. L’omosessualità, certo, non è un reato, ma le molestie rimangono e così pure la pena pecuniaria”.

  22. Anita
    Anita says:

    Ultima udienza questa mattina a Perugia nel processo di primo grado a carico di Raffaele Sollecito e Amanda Knox per l’omicidio di Meredith Kercher.
    Alle 10.40 la Corte d’Assise si è riunita in Camera…

    http://www.youtube.com/watch?v=lyGWikle2aI

    Qui le opinioni sono divise, direi che ben pochi hanno seguito gli eventi….

    Anita

  23. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Pietro

    Una delle caratteristiche dei mascalzoni e dei vili è l’ipocrisia. La usano per nascondere – invano – la merda di cui sono imbottiti e che trasuda loro da tutti i pori.
    Un saluto.
    pino nicotri

  24. Pietro
    Pietro says:

    X Pino,

    grazie per la sua risposta….

    P.S.: il suo libro sulla FIAT mi sta appassioando: ho sorriso quando ho letto che della buonanima di Agnelli, chiamato per antonomasia l'”Avvocato”, non solo non si sapesse presso quale studio legale avesse fatto praticantato, ma neppure se si fosse realmente laureato in legge…

  25. E' solo un negro, mica un ebreo: perciò non frega un cazzo a nessuno se è stato ammazzato dal datore di lavoro perché voleva essere pagato
    E' solo un negro, mica un ebreo: perciò non frega un cazzo a nessuno se è stato ammazzato dal datore di lavoro perché voleva essere pagato says:

    La vittima è un senegalese
    Reclamava lo stipendio di tre mesi
    ucciso dal datore di lavoro a Biella

    BIELLA – Reclamava lo stipendio che da tre mesi non gli era stato versato. Per questo è stato ucciso dal datore di lavoro con nove coltellate. Questa la storia di Ibrahim M’bodi, operaio 35enne in un cantiere edile, senegalese trapiantato a Zumaglia, nel Biellese, fratello di Adam M’Bodi segretario dei metalmeccanici della Cgil di Biella. Il suo cadavere è stato ritrovato pero’ ieri da due agricoltori in un canale di scolo ai margini di una risaia, ma l’assassinio è di tre giorni fa e il datore di lavoro, Franco D’Onofrio, ha confessato ai carabinieri dopo un lungo interrogatorio.

    M’Bodi aveva gia’ avuto accese discussioni con D’Onofrio perche’ non riceveva lo stipendio con regolarita’. ”Sono a pezzi”, ha commentato il fratello Adam che aveva anche tentato un’inutile mediazione con l’imprenditore. ”E’ un omicidio che non puo’ passare sotto silenzio”, scrivono in una nota unitaria i sindacati Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil di Biella: “Fatti di inaudita gravita’ come questo rientrano in un clima generale di imbarbarimento dei rapporti sociali, con la possibile aggravante dell’odio razziale. I diritti dei lavoratori sembrano non avere piu’ cittadinanza e se, come in questo caso, il lavoratore e’ extracomunitario, possono sollecitare le reazioni piu’ estreme

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