Il Tar del Lazio fa perdere il senso della misura, e della decenza, agli stessi vescovi italiani assai prudenti con gli scandali di Berlusconi. Che aveva promesso le “tre i” per tutti (“internet, inglese, impresa”), ma ora rischia di rifilarci invece il pugno di mosche strapaesane dei dialetti a scuola e la “i” di imbecillità e ignoranza anziché di inglese e italiano
“Bieco Illuminismo!”. La cosa più divertente della nuova uscita da energumeni facinorosi dei vescovi italiani provocata questa volta dalla ovvia e dovuta sentenza del Tar del Lazio contro l’invadenza dei “professori” (?) di religione – gente senza qualità scaricata dagli stessi vescovi sul gobbo della scuola pubblica e delle finanze italiane – è l’accusa di “bieco illuminismo”. Evidentemente lor signori, che campano pure loro con i nostri soldi, preferiscono il bieco oscurantismo papalino che fu la molla che scatenò, per fortuna, l’Illuminismo, parola che il clero mai dovrebbe pronunciare per il semplice motivo che non ne è degno. Non ci fosse stato l’Illuminismo, vivremmo ancora nel brago e nell’ignoranza, vale a dire nell’Oscurantismo, voluto e alimentato dai privilegi del clero per continuare a vivere sulle spalle altrui.
Fa ridere anche l’indecorosa accusa degli stessi vescovi contro il Tar del Lazio colpevole nientepoppodimmenocché di essere entrato “a gamba tesa” su una materia che secondo il delirio vescovile non è di competenza della magistratura italiana bensì di santa madre Chiesa… Mah. Capisco la caldana estiva e i suoi effetti sulle menti deboli, ma qui si esagera. A entrare a gamba tesa in affari che non li riguardano sono semmai – come al solito – i vescovi, certo non la magistratura italiana.
Non fa invece ridere neppure un po’ la concezione autoritaria, di fatto fascista, che emerge dalla presa di posizione vescovile laddove accusano il Tar di avere osato contrastare una decisione del governo italiano. A parte il fatto che gente nominata dallo Stato estero Vaticano non ha titoli per impicciarsi di certe cose, lor signori evidentemente non sanno – e certo non gradiscono – che in Italia esiste la democrazia e che il fascismo è stato sepolto da tempo anche se c’è chi vorrebbe farlo risorgere a mo’ di Lazzaro in camicia nera (per ora azzurra e verde): la nostra democrazia prevede che ciò che decide il governo non è automaticamente un diktat, non è qualcosa di assimilabile a un editto papalino, tant’è che esiste perfino la Consulta, che vigila sulla costituzionalità delle leggi, ed esistono i vari Tar, vale a dire Tribunali amministrativi regionali, che vigilano sulla corretta interpretazione delle norme a carattere amministrativo e non penale o civile.
Prima di sferrare anche loro, come la banda berluscona, un calcio alla nostra magistratura, affermando che la sentenza del Tar del Lazio “aumenta la sfiducia verso i magistrati”, i vescovi badino piuttosto alla magistratura vaticana, che fa acqua da tutte le parti: vedi caso Emanuela Orlandi, vedi strage delle guardie svizzere e vedi protezione mondiale al clero pedofilo, sancita per iscritto e di loro pugno dall’attuale papa e dall’attuale segretario di Stato vaticano.
Rattrista davvero oltre misura, perché offende e tradisce in primis i credenti, l’uso dei due pesi e due misura dei vescovi riguardo questa faccenda del Tar da una parte, così come per la pillola del giorno dopo, e lo scandalo anzi gli scandali Berlusconi dall’altra parte: urla scomposte, vesti e capelli strappati nel primo caso, voce bassa e flautata nel secondo, nei confronti del quale quella che dovrebbe essere la montagna della protesta partorisce sempre e solo il topolino di una qualche rampogna educata sul giornale L’Avvenire d’Italia (brutto nome, in mano a un giornale del clero). Rampogna affidata una volta al molto educato direttore di quel quotidiano e un’altra al prete “di frontriera” (!) di turno. Nel cilindro pozzo di S. Patrizio della Chiesa c’è sempre un coniglietto di riserva… utile alibi per le malefatte, le omertà e le complicità dei vertici. Chi si accontenta gode. Intanto, a proposito di vertici, Ratzinger si gode il fresco delle vacanze da qualche parte. Idem, prudentemente, il numero uno della Cei.
Il mantra vescovile e nazionalpopolare cattolico è che l’Italia ha una tradizione cattolica, la sua identità è il cattolicesimo, che pertanto deve essere salvaguardato a tutti i costi. “Non possiamo non dirci cattolici”, o qualcosa di simile. Ma è una delle tante frottole che ci vengono ammannite fin dalla più tenera infanzia. L’Italia s’è ritrovata cristiana e cattolica per decisione autoritaria di alcuni imperatori, che hanno messo fuori legge tutti gli altri culti, che peraltro sopravivono nelle tradizioni popolari e paesane anche se opportunamente travestiti. Costantino in persona ha creato la professione di fede nota come preghiera del Credo e il termine cattolicesimo, religione che ha scelto solo perché , a differenza per esempio dell’ebraico, legittimava lo schiavismo anche a vita, senza il quale l’impero sarebbe crollato. Alla stessa stregua l’Italia poteva ritrovarsi ancora pagana o musulmana, se così avessero deciso gli imperatori. E s’è ritrovata cattolica e papalina non per adesione spontanema, ma solo grazie a una repressione tanto feroce quanto plurisecolare imposta con ogni mezzo, anche il più vergognoso, dalle torture ai roghi dell’Inquisione.
Se nel Belpaese ci si ritrova quasi tutti con nomi di battesimo presi dai cosidetti santi, peraltro spesso inventati di sana pianta o divinità pagane opportunamente travestite dalla Chiesa, è solo perché le leggi, l’ultima delle quali dell’epoca fascista, obbligano a “scegliere” solo nomi di santi cattolici. Idem per lo sconcio del crocifisso esposto a tutti i costi anche nei luoghi pubblici, che per definizione non dovrebbero avere simboli religiosi essendo la Repubblica italiana laica per Costituzione. Per essere tradizioni, non hanno nulla di spontaneo, sono solo faccende imposte con la forza, pertanto NON si possono definire tradizioni. La piantino quindi i vescovi, il papa e i sanfedisti papalini con l’insistere su certe fandonie. E’ davvero ora di dichiarare decaduto il Concordato. E’ un po’ troppo che il Vaticano e i suoi vescovi sputino in continuazione nel piatto dove mangiano.
Se i vescovi hanno una concezione autoritaria del governo che vorrebbero imporre alla Repubblica italiana, molti giornalisti di grido non sono da meno. Non ricordo se è stato Vittorio Feltri o qualche firma de Il Giornale e de Il Foglio a scrivere che c’è poco da scandalizzarsi per le orge e gli harem berlusconiani, perché così facevano Cesare e vari altri suoi simili, la soddisfazione della libidine sessuale più sfrenata è da sempre nelle ambizioni e nella pratica di vita dei potenti. Evidentemente sfugge a questi signori giornalisti che la carica di primo ministro di una repubblica qual è quella italiana è cosa diversa dall’essere imperatore o re o padrone di un Paese. Scarsa, la cultura professionale di questi colleghi (absit iniuria verbis): con gli sproloqui con i quali si gingillano da tempo, pur di giustificare l’ingiustificabile padronale, oggi all’esame per diventare giornalisti professionisti verrebbero bocciati. Fa vergogna che si dicano giornalisti anche i bellimbusti e i mezzibusti televisivi alla stessa stregua dei 200 giornalisti uccisi mentre cercavano di documentare atrocità in Cecenia e in altri luoghi dove magari comanda Putin, noto amicone di Berlusconi, al quale ha regalato il famoso “Letto Grande”. Davvero un Grande Fratello, Putin…
Degna eco a tanta protervia vescovile è il servile annuncio da parte di tale Mariastella Gelmini – dicitur ministro della Pubblica Istruzione per meriti ignoti, ma immaginabili – di un suo ricorso, cioè a dire del governo della Repubblica Italiana, contro la sentenza del Tar. Che vergogna. La cosa orribile è il filo che accomuna il delirio vescovile all’uscita della signora Gelmini, figlia di un giardiniere padano il cui unico pregio è di essere stata presentata a Berlusconi. Ratzinger e il numero uno della Cei tacciono sugli scandali di Berlusconi e si godono le vacanze in attesa che la signora Gelmini – ministro del governo del citato Berlusconi – perfezioni a favore delle scuole private, cioè di fatto cattoliche, lo sfascio della scuola pubblica così bene avviato dalla sempre lieta e sorridente Letizia Moratti e proseguito dal sempre lieto, sorridente, florido e (s)fiorito Fioroni. Nonché in gran silenzio gagliardamente pilotata dalla Regione Lombardia, cioè dal cattolicissimo Roberto Formigoni, la cui distribuzione a pioggia di milioni di euro a favore di chi preferisce la scuola privata, cioè cattolica, è la stella polare della signora Gelmini. Che ha fretta di replicare in tutte le regioni italiane questo bel modello lumbàrd sfascia scuola pubblica.
Vergognosa anche la consonanza con questa canea da parte di tale Giuseppe Fioroni, cognome adeguato alla sua facciona, dicitur ex ministro della Pubblica istruzione in un governo di centro-”sinistra” (!) Anzi, qui la vergogna è che un governo che in qualche modo voleva avere a che fare con la sinistra, sia pure moderata, abbia nominato ministro questo signore, i cui meriti sono non solo ignoti, ma, a differenza di quelli gelminiani, difficilmente immaginabili. Molto meglio fare ministro della Pubblica istruzione il nostro Enrico Gavalotti, curatore di due rubriche del blog, che di titoli e qualità ne ha infinitamente di più di questo signore anche se, purtroppo, non siede in parlamento.
Non voglio invece neppure commentare le dichiarazioni di tale Paola Binetti, che chissà perché è stata ammessa nel PD e da questo fatta perfino eleggere parlamentare. La signora Binetti si vanta di usare il cilicio: beh, che lo usi lo si capisce sia guardandola che ascoltando ciò che dice. Poi ci si lamenta che il PD sia finito come è finito: se si cede all’opportunismo, questo sì “bieco”, dei Rutelli o di altri veloci voltagabbana e si imbarca così di tutto, perfino i Fioroni e le Binetti, la conseguenza non può essere che il disastro. Se i Veltroni e i Rutelli ci tengono così tanto a raccattare i voti del centrodestra, che peraltro non raccattano neppure col cavolo, perché mai non si arruolano direttamente nella truppa berluscona? Mistero.
Santa madre Chiesa dovrebbe imparare a fare con maggiore umiltà ciò che in definitiva ha sempre fatto, sia pure sempre in ritardo: ascoltare la società civile, seguirne i progressi. Così potrà stare al passo con i tempi e stare con la gente anziché avere continuamente nostalgia del Medio Evo e delle pro-stitutio al servizio ora di Costantino e ora del Cavalier Benito, ora dei carolingi e ora degli hitleriani. Wojtyla ebbe a gridare “Non abbiate paura!”, per quanto più di uno, gli ebrei per esempio e gli “eretici”, ha fondato motivo – fondato sulla Storia – di avere paura di ciò che promana dal Vaticano e annessa Chiesa. Ma questo suo grido la Chiesa farebbe bene a rivolgerlo finalmente a se stessa: non abbia paura della società civile, che le ha insegnato tra l’altro anche “Dei delitti e delle pene”, oltre all’abolizione dello schiavismo e della pena di morte. Non ne abbia paura, della società civile e delle sue conquiste, a meno di esasperarla con il nuovo Oscurantismo, perché allora è ovvio e auspicabile che riemergerà l’Illuminismo. Anzi, in ogni caso urge un nuovo Illuminismo per fermare la deriva in atto. Intanto però è bene trattare la gerarchia clericale con la stessa durezza e scarso rispetto con i quali tratta gli “altri”.
Continua la comica dei dialetti da insegnare a scuola e da usare nelle trasmissioni della Rai, esilarante trovata estiva che mette a nudo tutta la somaraggione e il bieco provincialismo dei leghisti. Abbiamo già detto che non esistono – perlomeno in Italia – singoli dialetti regionali, ma una infinità di dialetti di singole città, paesi e fette varie di territorio. Abbiamo anche già detto che non si capisce chi mai dovrebbe insegnare a scuola – ammesso che si possa ancora chiamare scuola una istituzione che insegna a parlare in dialetto anziché in italiano e almeno in inglese – questi benedetti dialetti, visto che non c’è una lira, pardòn un euro, tant’è che la signora Gelmini continua a tagliare i fondi e gli investimenti nella scuola statale e nella pubblica istruzione, che si mira ad appaltare il più possibile al Vaticano nelle sue varie diramazioni. C’è però da aggiungere che dei dialetti NON esistono grammatiche: perciò che cavolo – per non dire in dialetto “che minchia” – di dialetti potrebbero insegnare gli sfigati eventuali suoi professori?
Il dialetto, per chi lo parla da bambino, è cosa ottima, lingua familiare, lingua degli affetti, che si parla con i nonni e gli amici del quartiere. Ma anche a voler far finta di ignorare che non sappiamo più cosa siano i nonni, rifilati alle badanti (extracomunitarie) o ai costosi sfasciacarrozze chiamati case per anziani, sta di fatto che anche il pannolone o le mutande sporche o le dita nel naso e la gara a chi piscia più lontano fanno parte preziosa dell’infanzia, ma non per questo devono diventare istituzioni scolastiche. O no? Perfino nella moda, per quanto arrivata a punti demenziali, il sedere esposto all’aria e la mutanda in bella vista non hanno funzionato, tant’è che ormai sono cose che se ne vedono poche, fuori da palazzo Grazioli intendo dire. Trattandosi di biancheria intima, le mutande hanno ripreso a essere mostrate, e magari tolte, non nella vita pubblica, bensì in quella – per l’appunto – intima. Anche il sedere, così caro, messo bene in mostra e valorizzato (il proprio) da Mara Carfagna, altro ministro dai meriti ignoti ma immaginabili, non è più molto esposto a passeggio, al bar, al ristorante e in chiesa. Anzi, perfino il monokini e il perizoma sono diventati difficili da vedere in spiaggia. Lasciamo quindi la bellezza dei dialetti all’innocenza dell’infanzia e ai suoi bei ricordi.
Insomma, come la si gira e rigira resta il fatto che la boutade dei dialetti è solo l’ennesima dimostrazione del provincialismo, piuttosto miserabile, non solo dei leghisti, ma ormai dell’intero governo e di buona parte dell’Italia. Illudersi che la Cina e l’India, e domani anche il Brasile, l’Iran, ecc., si possano affrontare masturbandosi col dialetto bergamasco o vicentino anziché studiando a rotta di collo italiano, lingue straniere e materie scientifiche, oltre che investendo il più possibile nella ricerca e nell’ammodernamento produttivo, tutte cose che invece non solo la Gelmini ha buttato alle ortiche, questo illudersi è roba da suicidi. Con questa follia dei dialetti a scuola finiremo col castrare definitivamente il futuro dei giovani, resi eunuchi diallettali di fronte al vasto mondo dove la gran massa di persone parla due o tre lingue: lingue, non dialetti. Forse Zaia&C non se ne sono accorti, ma il “dialetto” ormai dimenticato è la lingua italiana, fatta a pezzo dal brago televisivo-pubblicitario-modaiolo che tanto piace ai berluscoidi in calore.
Forse ricordo male, ma il dottor, cavalier, onorevole, primo ministro e primo scopatore Berlusconi Silvio non aveva promesso le “tre i per tutti”? Vale a dire i come internet, i come impresa e i come inglese, di cui la prima e l’ultima i in tutte le scuole italiane. Dando per scontato che la parola “italiano”, inteso come lingua, inizia anch’essa per i. Qualcuno dovrebbe avvertire Berlusconi e mister Bossi, pardòn, “siùr” o “sciùr” (in dialetto lombardo, credo) Bossi, che la parola dialetto non inizia con la vocale i, bensì con la consonante d. E’ invece la parola imbecillità che inizia per i, come del resto la parola ignoranza. Ma l’imbecillità e l’ignoranza non è necessario che le insegnino a scuola per farle diventare obbligatoriamente patrimonio di tutti: bastano e avanzano quelle di troppi leghisti, così desiderosi di farne bella mostra.
La lingua Italiana moderna.
Io manco da tanti anni, piu’ di mezzo secolo, ma eccetto per la normale evoluzione di tutte le lingue, l’Italiano che leggo e che sento non e’ cambiato.
Andro’ ancora piu’ indietro, ho i diari di mia mamma, uno in data 1918 ed uno in data 1921.
Diari di scuola, superiore ed universitaria, sono pieni di prosa, poesie, racconti e brani riportati, eccetto che il linguaggio e’ piu’ fiorito, l’Italiano e’ lo stesso.
Ci sono disegni fantastici, anche pagine strappate e nomi cancellati perche’ politici.
Mi duole che non ho nessuno a cui lasciarli, i miei nipoti sono molto disinteressati.
Io sono l’unica rimasta con questi tesori, dal lenzuolino di battesimo di mio nonno, il quale mori’ nel 1901, ai miei boccoli e trecce dorate.
‘Notte, Anita
Gentile Signora Anita; se le poesie scritte nei diari di sua mamma sono sue personali, saranno scritti di una giovane che si sta per aprire alla vita, saranno state stilate da personali sensazioni, da gioie, da passioni di adolescente, da stati d’animo di una ragazza dei primi del 900, saranno senz’altro belle, le lanci in questo blog e faranno la felicità mia, di Alessandro e di tutti coloro che amano la poesia.
Piuttosto che vadano perse per sempre, considerato che i suoi nipoti sono disinteressati alla bellezza della prosa, lanciandole farà la felicità di chi ama la poesia, come vede mi ripeto volutamente.
Le poesie sono come un dipinto, possono riuscire bene e possono riuscire un pò meno belle, però sono sempre sensazioni di un’anima gentile. Il poeta, la poetessa è persona acuta perchè coglie e trasforma in versi quello che i più non vedono e non sentono, dolce perchè i loro versi sono miele, delicata perchè scrivono come un dipinto con fantastici colori.
Buona notte gentile Anita
x Pasquino
Le poesie e racconti sono scritti da compagni/e di scuola, come ricordo.
Non sono certa quali siano originali o solo copiati.
Si renda conto che mia mamma era una giovane donna, non una ragazza ed alcuni brani sono un po’…fuocosi.
Grazie per aver letto il mio post.
Buona notte caro Pasquino.
Anita
xAnita
ma vedi, su ‘Twitter’ i Repubblicani chiamano l’NHS britannico ‘evil and Orwellian’.
Il che provoca la reazione nientemeno che di D. Cameron (capo dei Conservatori), il quale si dichiara orgoglioso del sistema sanitario nazionale pubblico di GB.
Almeno, qui laburisti e conservatori sono d’accordo sui servizi pubblici. Invece da voi…
Peter
xAnita
scusa cara, ma non dicevi che voi non fate mai commenti o confronti coi sistemi di altri paesi?!
Peter
x Peter:
main courante in francese è ciò che noi chiamiamo volantino, o anche bollettino.
l’italiano che si parla in Italia e’ l’italiano stardard del potere economico e televisivo… ( Alessandro).
————-
E’ quello che io chiamo televisionese.
Diverso dall’italiano reale, che è sempre mediato dal dialetto specie nella costruzione delle frasi, oltre che nell’uso dei termini.
Insisto nel dire che l’italiano non è una lingua condivisa, ma interpretata, ovvero ognuno attribuisce alle frasi e ai termini un suo personale significato più o meno vicino alle intenzioni di chi parla, ma quasi sempre non coincidente.
anche dietro a un tradimento puo’ esserci il cambiamento,,,,,,,l’inizio d’un nuovo percorso di vita,,,,,,,
—
caro Alessandro, ti riporto alla storiella dello scorpione e della rana, di un certo Esopo.
Quando uno è fatto in un certo modo, ha una certa struttura, tenderà a comportarsi sempre seguendo quella struttura.
Oppure ‘mollano’ del tutto, e vanno ad ubriacarsi nei pubs… (Peter).
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Qui all’angolo del palazzo c’è un bar dove vado a far colazione la mattina, che nel pomeriggio è pieno di marocchini con la birra in mano. Non si ubriacano però o, comunque, anche se sono ubriachi, non lo danno a vedere. Gente molto tranquilla.
Mi raccontava il mio coabitante tunisino che dalle sue parti si usa incaricare i pellegrini che vanno alla Mecca, di acquistare bottiglie di superalcoolici a bordo degli aerei che li trasportano, aerei di compagnie arabe.
L’alcool non è vietato in Tunisia, ma non bisogna berlo in pubblico.
Ciò che ho letto riguardo alla morte di Pasolini, si rifà ad una storia di ricatto. Gli avevano rubato le bobine del suo film Salò e, per ridargliele, avevano chiesto una certa cifra. Pasolini aveva del materiale girato, sufficiente a rifare il montaggio e quindi ha rifiutato. Può darsi che la sua morte sia stata voluta da gente che non voleva che uscisse un film del genere.
Vedo che a quest’ora ci sono solo io. Sto aspettando l’amica con la quale stiamo costruendo immagini per una mostra a quattro mani. Oggi pomeriggio sarò in campagna e così tutta la giornata di domani.
Approfitto per anticipare i miei
AUGURI DI BUON COMPLEANNO !
al nostro Pino.
xPino
buon compleanno e buon Ferragosto
Peter
sono stanco e non riesco a leggere…………..
buon compleanno al blogmaster.
alla prossima.
x Alessandro, marco tempesta e Peter
Grazie per gli auguri. Che ricambio di cuore anche se non so quando compite gli anni voi.
Oggi ultimo giorno di Lampedusa.
Un abbraccio.
pino
x TUTTI
Poiché tra poco mi imbarco e non potrò essere sollecito nel rispondere, ringrazio fin da ora chi nel corso della giornata volesse farmi gli auguri per il mio compleanno. Certo, qualche secolo fa lo festeggiavo più volentieri…. Ma non ci possiamo lamentare, anche se non abbiamo la fortuna di Alessandro neo papà.
Un caro saluto a tutti dopo l’ultimo bagno a mare lampedusano.
pino
Caro Pino,auguri di buon compleanno!
Ho letto alcuni quotidiani,devo dire che noi qui nel Blog ,siamo sempre in vantaggio di almeno 12/ 24 ore sull’approfondimento di certe tematiche !
cc
A proposito di certe tematiche..!!!
Ho letto l’intervista dell’Imprenditore Camozzi , Fatturato 300 ml di Euro annui, nessun dividendo in questi anni!
Mi stupisce che Sylvi ancora non sia intevenuta sull’argomento !
Evidentemente è troppo impegnata a schivare “i boma ” del dialetto!
Oggi esce la prima pagina in Piemontese della Lega!
Ancora non ho deciso se andare a comprarla o meno , temo di infettarmi.
Sarebbe la prima volta nella mia vita, ma la curiosità è troppo forte, temo cederò .
Non vedo l’ora di “farmi ” quattro risate ” sulla grammatica”
E vesna neh!
cc
EC-
E svesan neh !
E sveduma neh !
Stame ben!
Stami bin !
Ma vattla piè an cul post !
Ma va a dar via al cul!
Temo ci sarà da divertirsi !
Sono tormentato dal fatto che il sostantico cul , nelle due ultime frasi indica due cose diverse quali “quel” e un posto anatomico.
Dirimerò la questione con un studio approfondito sugli accenti sulla c che sono determinanti!
Prendiamo il sostantivo culo
noto a tutti gli italici ed in modo particoalre al presidente del Consiglio
culo s.m. bufabren s.m.
culo s.m. cagador s.m.
culo s.m. cul s.m.
culo s.m. daré s.m.
culo s.m. panel s.m.
culo s.m. sëddes s.m.
culo s.m. tafanari s.m.
Purtroppo non è data la versione del sostantivo femminile!
Tornando a Gigius; è un incorreggibile latin lover che ha seguito l’amata fino a Modane; normale anche questo?
«Certamente sì. I cani maschi non hanno fantasie, reagiscono all’odore della femmina in calore. Perdono la testa, possono farle la posta senza mangiare anche per una intera settimana. Poi, che abbiano raggiunto o meno l’obiettivo, hanno un calo della libido. I più infelici sono i cani di città sollecitati ogni giorno da odori femminili; la loro libido non cala mai».
proprio come al chiavaliere…. leggete larticolo… una storiella bben raccontata di quelle cche anche il venerdi.. sembra domenica…
Faust
http://www.lastampa.it/lazampa/girata.asp?ID_blog=164&ID_articolo=1341&ID_sezione=339&sezione=News
… ciao Pino, buon viaggio e riguardati… Tanti auguri!
Faust
x Sylvi
Cara Sylvi, a parte il fatto che tutto sommato non mi pare abbia risposto alle mie domande, in una Italia che, come il resto del mondo, NON vede solo persone che restano fisse dove nascono, ma anche e soprattutto immigrati da sud a nord, dal nord al centro, dal centro a vatelappesca, da est a ovest, ecc., non vedo perché un bambino o un ragazzo cresciuto a Torino debba sorbirsi lezioni di dialetto barese (quale? Di Bari Vecchia o di Japigia?) se si trasferisce coi genitori a Bari. Io ho fatto le elementari e la prima media a Bari, dove sono arrivato quando avevo 5 anni, poi il resto delle medie e il liceo a Verona. Mi sa dire per quale cavolo di motivo avrei dovuto sorbirmi prima lezioni di barese e poi invece di veronese? Peraltro, a Verona mi sono studiato le poesia in veronese di Barbarani, zio di un mio amico. Dialetto veronese a scuola? Ma quale? Lei forse non sa che poco a est di Verona c’è il confine linguistico tra il veneto dei “schei” e quello degli “sghei”, si passa cioè dalla c dura alla g dura. Se permette, io sono italiano, anzi europeo, e dei campanilismi non me ne frega una emerita cippa, anche se ne conosco e ne parlo vari. Pago le tasse e l’iscrizione a scuola per essere preparato per il mondo, non per le caccole di Bossi e di qualche idiota che gli va appresso.
Lei ha fatto degli esempi che dovrebbero portarla a coclusioni opposte a quelle che invece adotta: proprio le diversità di origine degli alunni – a Milano ci sono classi dove si parlano 20 lingue diverse, data la presenza di immigrati di tutti i tipi. Se poi alle lingue aggiungiamo i dialetti…. – consigliano l’unificazione linguistica, non un ulteriore dispersione. L’intelligenza e la scuola servono per guardare avanti (inglese, cinese, arabo, matematica, medicina, ecc.) e non per continuare a guardare indietro masturbandosi coi dialetti. Ottimi in casa, tra amici, all’osteria, al bar e in trattoria, ma non per scrivere l’Iliade, l’Odissea, la Divina Commedia, Ossi di Seppia, ecc.
La verità è che qusta nuova buffonata leghista è, come spesso, sporca di razzismo: è il solito modo “furbo-patano” di cercare di fottere il prossimo “extra” facendo finta di sorridere. Ma se a Bossi piace la polenta taragna, che se ne ingozzi fino a crepare, se vuole, ma non rompa le palle al prossimo obbligandolo a mangiare la sua polenta. Peraltro, Bossi, cui piace molto come canta Luisa Corna, ha sempre mangiato in modo sbrigativo e pessimo. I risultati si vedono: gli si leggono in faccia, e non solo.
Un saluto.
pino
Caro Pino auguroni di buon compleanno, di cuore, ti ” stampo” un bel bacione, un abbraccio M.
PS:
il mio cade il 16 di agosto….eh eh eh….e si fa festa in montagna al fresco, brindero`anche per il tuo, ciao
Ho portato alla Bocciofila del paesello un dizionario..
per chi avesse fretta di leggere la PATANIA del CARTOCCIO
Principali regole di lettura
della grafia piemontese
Per una discussione più completa sulla grafia piemontese e sulla pronuncia vi rimandiamo al capitolo corrispondente della nostra grammatica (al momento non ancora in linea).
Per chi ha fretta:
Per l’uso del dizionario basta sapere che:
eu = ö u = ü o = u ò = o
In ogni caso vale la pena studiarsi bene tutte le regole qui sotto.
PRINCIPALI REGOLE DI LETTURA
Il piemontese si scrive e si legge come in italiano salvo le eccezioni seguenti:
e
Si scrive con l’accento solo quando la sillaba finale è accentata. L’accento è grave quando la e è aperta come nelle parole: cafè (caffè), bolè (fungo), mè (mio), dontrè (due o tre), rè (re), vintetrè (ventitre).
L’accento è invece acuto quando la e suona chiusa come in: pé (piede), andé (andare), travajé (lavorare), mangé (mangiare), daré (dietro), ciaciaré (chiacchierare), pruché (parrucchiere).
ë
È la e semi-muta, che non ha un corrispondente in italiano come nelle parole: chërde (credere), vëdde (vedere), fërté (sfregare), dësblé (disfare).
eu
Corrisponde al suono eu francese, come nelle parole cheur (cuore), feu (fuoco), euli (olio), fieul (figlio, ragazzo),
n
La n si legge come in italiano se seguita da vocale. In tutti gli altri casi si legge come la ng inglese in fine di parola.
n-
N faucale tipica del piemontese come nelle parole: cun-a (culla), sin-a (cena), lun-es (lunedì), lun-a (luna), marin-a (madrina), cusin-a (cugina o cucina), sman-a (settimana).
ò
Corrisponde esattamente alla o italiana, come nelle parole: fòrt (forte), tòr (toro), còl (collo o colle), vòlta (volta), fòra (fuori).
o
Si legge come la u italiana, come nelle parole: sol (sole), col (quello), ors (orso), orìja (orecchio), tor (torre), bocin (vitello).
s
Può suonare sorda o sonora (come rispettivamente nelle parole italiane sapone e rosa).
Suona sempre sorda all’inizio di parola: sol (sole), savon (sapone), sapa (zappa), saba (sabato), sant (santo), soffia (soffitta), subié (fischiare). Suona altresì sorda se preceduta da consonante: fòrsa (forza), sensa (senza).
Suona sempre sorda quando doppia: plissé (pellicciaio), lassé (lasciare), ross (rosso), pass (passo), siass (setaccio), cassul (mestolo), spatuss (lusso), assion (azione), përtuss (foro).
Suona sonora tra due vocali: reusa (rosa), cheuse (cuocere), pasié (pacificare), aso (asino), basé (baciare). Suona sonora se singola in fine di parola: vos (voce), pas (pace), vas (vaso), cas (caso).
u
Si pronuncia come la u francese: uss (uscio), bur (burro), muraja (parete), mul (mulo), curt (corto), furb (furbo). Fa eccezione il dittongo au non accentato e i gruppi qu e gu: aut (alto), causset (calza), taula (tavolo), guardé (guardare), quader (quadro), guèra (guerra).
v
Davanti a una consonante dentale si pronuncia u italiana: gavte (lévati), giovnòt (giovanotto), davzin (vicino).
In fine di parola tronca è quasi sempre semivocalica come la w inglese: luv (lupo), diav (diavolo), giov (giovane), euv (uovo).
Talvolta non si sente quasi, tanto che può essere omessa: tovaja (tovaglia), rova (ruota), avuss (aguzzo), spluva (scintilla).
z
Sempre pronunciata come s sonora: zanzara (zanzara), zanziva (gengiva), monze (mungere), zabò (zoccolo di legno). Non esiste in piemontese un suono simile alla z italiana.
Tutti interessati però alla parola cul che secondo il questo breve estratto si divrebbe scrivere “col” invece come potete vedere si scrive (sopra ) cul però con i due puntini forse , ma così non è nel vocabolario, ma lasciamo perdere non trovo i tasti sulla tastiera italo piemontese, una cosa che senz’altro la ditta “da io me, già messa in piedi ” provvederà presto a colmare .
Continua imperterrita la “formazione ” di nuovi docenti” , a ritmo serrato di canavesano puro !
Vi terrò informati
cc
caro marco , sono interessato ad un dizionario di Bisceglise-Canavesano.
Sono sicuro che avremo un successone internazionale !
caro CC,
un po’ di cul-tura!
In friulano: “cul” significa “con il” preposizione articolata.
Cùl _ ma con l’accento circonflesso che raddoppia sempre la vocale è quello che dici tu!
Io oggi, con un mezzo travaso di bile, ho letto “il Trafiletto” di Michele Mirabella del Venerdì.
Il buon “figlio di ottima donna” è stato per un anno direttore artistico del Teatro Giovanni da Udine.
Poichè le sue scelte “artistiche” non sono state debitamente apprezzate…è sulla via del ritorno… a Roma, o in Puglia.
Prima giurava e spergiurava che il suo programma era “rispettoso” di “questa magnifica terra” di cultura e di grande civiltà, poi ci rifilava i resti di magazzino!
E blaterava che gli è stato impedito di rieducare questi zoticoni!
Ma che vada …dove dice il tuo ultimo verso!
Molto spesso cambia il colore della camicia ma la sostanza è quella….vogliono venire a insegnarci la cultura e la civiltà, imponendocela con l’italiano televisivo e l’accento romano-napoletano-siculo barese!
Imporre, capisci? Imporre…l’educazione, la cultura, gli stili di vita……e finanche la vita e la morte!
Non ne parlerò più, ma facciano, gli italici, il piacere di lasciarci nella nostra ignoranza!!! O no?
Davvero questa deriva secessionista è SOLO economica?
Hic Rhodus, hic salta!
Invece: X sunt leones è la nostra barchetta sulla quale sarai sempre gradito ospite, con il boma ben cazzato!
A proposito di Camozzi…quelli come te e AZ non riescono proprio a credere che ci siano imprenditori di merda che credono nel lavoro…e che i dividendi…non sanno dove stanno di casa?
E che pensano che si può vivere bene con la soddisfazione di sentir raccontare barzellette non dal Vate,ma in un sereno ambiente di lavoro?
Se cerchi attentamente la Titina…vedrai che ne trovi tante…
non sulle coste sarde et similia…
mandi Sylvi
AVVISO PUBBLICITATARIO..!!!!
LA CC&e soci, cerca collaboratori per la traduzione di testi scientifici in Canavesano , in particolare “la teoria della relatività ristretta di Einstein.
Da non confondersi con la teoria della” mentalità ristretta” di autori vari sconosciuti patani!
Ricchi premi e cotillons !!
Cara Sylvi,
desolato ,ma mentre un tempo il termine cul era quasi ignorato , è entrato di “prepotenza ” nel nostro dialetto, frutto della scarsa “prolificità” dei nostri “osel”.
Sinceramente ..non me frega una minchia!
cc
cara Sylvi ,
è importante
col-tura
cul-tura
Dirimente direi,per me da non “confondorsi ” con coltura e cultura, è una questione di principio.
coltivare v. coltivé v.
coltivare v. cudì v.
caro Pino,
non avevo dimenticato il suo compleanno, che è domani, mi pare!
Le auguro salute e grinta per continuare, per lunghi e lunghi anni, le sue battaglie.
E io spero di fare le mie.
In parte le ho risposto con il post a CC.
Per il resto…la sua è una chiave politica sulla quale concordo, la mia è una chiave…qualunque sia la chiave ci credo e non mi influenza il “buzzurro” politico di turno!
Io …devo dire che ho imparato l’italiano, grazie o nonostante i dialetti?
Infine su una cosa non transigo…
chi va a cercar lavoro e benessere altrove o peggio, pretende di educare, senta il dovere di conoscere usi e costumi di chi lo ospita!
Non contesto gli ins. meridionali, contesto la supponenza e l’arroganza di chi viene per “rieducarci” magari senza capire ciò che diciamo.
Siamo figli del mondo e dei confini, qui, quindi anche di molte lingue…ma lei lo sa!
Un augurio e un abbraccio.
Sylvi
Mentre invece
cultura s.f. coltura s.f.
culturale agg. coltural agg.
cultura s.f. istrussion s.f.
cultura s.f. savèj s.m.
I pensionati stanno studiando in diretta su grande schermo,la nonna torinese urla e sbraita che per lei esiste solo “savèj,anzi la poverina già ha commesso un errore ..voi non savèj un casso..
Punita da dieci nerbate a sangue..
Quindi attenta a dare le risposte giuste.
cc
caro Pino,
ho deciso, prima che venga alla Luce il mio romanzo di 92.000 pagine ho deciso di dare alle stampe ad Ottobre una mia personale Commedia che titolerà “LA PATANIA DEL CARTOCCIO”.
Lo sforzo immane come ben saprai di unificare i dialetti patani, in una nuova lingua tale da essere capita e letta da tutti, mi esaurirà..
casso,casso ,casso…
cc
cara Marta,
molti agostani girano…
In famiglia siamo già quattro, più il piccolo che sta per nascere, se non scantona a settembre…
Rompitori, fin dall’inizio, abbiamo fatto boccheggiare nell’afa le mamme!!!
Un affettuosissimo abbraccio e gli auguri più belli….
per la molta strada che hai da percorrere…beate te!!!
( Ma quanti sono esattamente)!!!!???
Sylvi
LINGUE E DIALETTI
Mi ha sempre stupito l’assoluta incapacità di certe persone di vedere le conseguenze di certe loro azioni o affermazioni. Ad esempio: mi sembra del tutto evidente che se uno si augura che piova sarebbe giusto che si procurasse un ombrello; invece il mondo è pieno di gegni (incompresi) che si augurano che piova, non comperano l’ombrello e poi si lamentano perché si bagnano. Dove quel che non si capisce bene è se si ha a che fare con dei normali imbecilli, che formano – almeno in Ittaglia – una abbondante metà del paese, o se si ha a che fare con dei furbastri in malafede dei quali la mano destra fa sempre finta di non sapere quel che ha appena fatto la sinistra, e viceversa.
Oggi come oggi parlare di preminenza dei dialetti è assolutamente anacronistico: ci sono regioni intere nelle quali i giovani non parlano e addirittura non capiscono più il dialetto. Epperfortuna almeno in questo campo l’Ittaglia è uscita dal quel particolarismo comunardo ed assolutamente provinciale nel quale è affogata per secoli e secoli. Particolarismo tanto amato dalla Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
L’assoluta necessità di una lingua comune è condizione indispensabile per poter avere un sentimento di unità nazionale e per poter affrontare unitariamente i problemi del paese, che sono problemi strutturali solo in parte dipendenti da fattori locali. Il fatto che questa lingua comune sia in parte una lingua artificiale è un fatto di secondarissima importanza: resta il fatto che oggi, parlando in italiano, si viene capiti dovunque mentre solo trenta-quarant’anni fa non era assolutamente così.
Dire che bisogna partire dai dialetti per arrivare all’italiano significa perdere in emerite caxxate, alcuni anni che potrebbero essere impegnati più proficuamente imparando cose più importanti e più utili. Cosa tanto più vera perché ormai solo nelle valli più isolate i bambini non parlano l’italiano visto che la TV parla solo in italiano (epperfortuna ma solo finchè dura, perché anche qui la Lega vincerà!) ed i bambini sono i principali fruitori delle trasmissioni TV. Non siamo più nell’Ittaglia del dopoguerra, quando effettivamente i bambini parlavano solo il dialetto. Oggi tutti i bambini parlano sia l’italiano sia il dialetto, oppure solo l’italiano.
Questo permette di continuare a mantenere i dialetti, naturalmente, ma solo come idiomi locali, propri di un sistema comunicativo familiare o comunque privato. Ma anche di avere una lingua comune che permetta di uscire dal bolso localismo di una volta.
La futura distruzione della lingua comune porterà alla perdita di un ulteriore tassello di unità nazionale. Che questo non venga capito, almeno apparentemente, dai nazionalisti (di estrema destra) del blog è l’ennesima dimostrazione di stupidità o di malafede. O di entrambe.
Perdo ora un attimo di tempo per parlare della Serenissima Repubblica di Venezia.
Uno stato che ha conservato per molti secoli delle interessanti, antiche tradizioni e capacità, ma sempre con un certo affanno. E’ sempre mancata ai veneziani – alla classe diggggerente veneziana, naturalmente – la capacità di ragionare e di vedere a lungo termine,di prevedere fin dall’inizio un’evoluzione che avrebbe magari richiesto secoli ma che comunque sarebbe inesorabilmente arrivata. E questo perfino in campi di loro strettissima competenza come nella marineria.
I veneziani non hanno capito che l’esistenza di un forte impero bizantino era una garanzia anche per loro e per i loro traffici da mezzani e da macrò. Hanno pensato bene di impadronirsi dell’impero approfittando di una fase di debolezza che avrebbe potuto essere tranquillamente superata. Ma naturalmente non sono stati capaci di gestirlo in maniera adeguata, lasciando in tal modo mano libera ai turchi che si sono istallati nel cuore stesso dell’Europa. Le scorrerie turche nella piana di Gorizia dimostrano l’assoluta insipienza della classe digggerente, mercantile, veneziana, al di sotto dei luccicori artistici e diplomatici che hanno dato un’impressione di capacità che in realtà non esisteva. Nella realtà anche i veneziani erano degl’ittagliani tipici: dei mediocri profittatori e, quando le circostanza lo permettevano, anche dei grassatori (di stile maramaldesco).
Quando i portoghesi hanno incominciato ad armare navi capaci di affrontare l’oceano, solide e potentemente armate, i veneziani non sono stati capaci di capire che quella era la strada ma hanno continuato a trastullarsi con le loro inutili galere e galeazze, venendo così messi fuori dal commercio internazionale. I genovesi, gente di ben altra scorza e di ben altro coraggio, hanno creato una marineria concorrenziale ed hanno diversificato le loro attività, diventando ben preso i principali operatori sui teatri finanziari di Anversa e mantenendo un buon posto anche a Londra. Genova è quindi rimasta un paese indipendente e autonomo per secoli pur con risorse infinitamente minori. La fine ingloriosa della Serenissima Repubblica dimostra quanto la sua classe diggggerente fosse ormai del tutto decotta.
Solo dei provincialoni come glì’ittagliani legaioli possono mitizzare uno stato antidemocratico ed incapace. Solo perché parlava il dialetto veneto!!!
In Italia nessuna entità statale è stata minimamente all’altezza dei propri compiti di modernizzazione del paese. Lo si vede bene perfino qui: con tutti i problemi del paese si perde tempo a discutere sull’insegnamento dei dialetti nelle scuole. Direi che nulla e nessuno ci salverà. E forse sarà anche meglio così. Un saluto Uroburo
PS. In caso di distruzione dell’unità nazionale penso anch’io che alcune parti periferiche entreranno a far parte di organismi statali multinazionali. Così credo che, nel futuro stato austro-slavo-magiaro, i friulani avranno il posto che loro spetta di diritto: quello di camerieri e manovali.
x Pino
Caro Pino,
sentiti AUGURI DI BUON COMPLEANNO !
And many more.
Con affetto,
Anita
come ben saprai di unificare i dialetti patani, in una nuova lingua
… l Esperando!
F.
Tu às doi voi cà son dos stelis,
la bocjute e ie un bombon;
e quant che sòl tu mi fevelis
jo i strès in zenoglon.
Armoniose jè la vosute
come il cjant dal rusignùl;
setu un agnul o pur ne frute.
, eco cà cjò el mio cùr……
-Hai due occhi che sono due stelle, la boccuccia è un bonbon;
e quando tu mi parli, io stare sempre in ginocchio.
La tua voce è armoniosa come il canto dell’usignolo;
sei un angelo o una dolce ragazza?
Ecco, io ti offro tutto il mio cuore….
E’ la serenata dei furlani innamorati…
La dedico alle donne del blog!!!
Sylvi
caro uroburo ,
ed inoltre sul Bossi e i venessian cade pure la maledision divina
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Un’altra curiosità è la torre di Babele. Rappresenta chiaramente una sfida a Dio ed in un certo qual modo sembra replicare il peccato originale e quasi rappresentare un’ulteriore caduta dell’uomo dalla perfezione iniziale ad uno stato sempre più imperfetto. In effetti Babel significa confusione e con tale episodio aumenta la confusione fra gli uomini ovvero un allontanamento dalla Verità. La Torre di Babele è un’opera ciclopica, titanica e ci sembra in relazione con i giganti. Con il diluvio dovrebbero essere morti, ma le parole “anche dopo” ci porta a pensare che dopo il diluvio sussistono ponendo il problema della loro generazione ritornandoci in mente il libro di Enoc e quindi l’origine semidivina dei giganti.
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Figurarsi un bossi gigante…semidivino…caduto sulla Corna !!
cc
caro faust,
espera ,espera,che noi qui abbiamo il detto, ciò, che chi vive esperanto , muore ……..!!!
cc
x Uroburo Ipse dixit!!!!!!!!
Non ho scritto per farmi capire da lei, cosa moolto improbabile,
anche perchè mentre gli altri parlano lei non ascolta, sta pensando agli insulti da elargire.
Ps: A proposito ” della piana di Gorizia” si faccia un ripassino su quali erano le dinamiche di potere da quelle parti!
Comunque meglio la cameriera sotto gli austro-ungarici che la mantenuta (sic) sotto certi milanesi!!!
Sylvi
Cara Sylvi (87),
come ben saprai per me la traduzione in calce era del tutto superflua!
cc
x Peter – #55
scusa cara, ma non dicevi che voi non fate mai commenti o confronti coi sistemi di altri paesi?!
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In questo caso i commenti ci sono perche’ i giornali Inglesi non fanno altro che sparlare il nostro sistema sanitario.
Inoltre, i nostri rappresentanti cercano di fare paragoni.
Vediamo in TV diversi dignitari degli UK e ci pregano di non seguire il vostro sistema.
Il nostro non deve essere rivoluzionato, solo revisionato.
Se la Nazione e’ in subbuglio come non mai visto, una buona ragione ci deve essere.
http://www.youtube.com/watch?v=qumccdsdYgE
Ci volevano fare ingoiare un fascicolo di piu’ di mille pagine senza che quasi nessuno lo avesse letto.
Ehi, si tratta di noi, della nostra salute e dei nostri sacrosanti diritti, non vogliamo il governo in carica completa, qui non funzionerebbe.
Il Presidente proprio ieri ha fatto un ennesimo discorso, citando ben 25 falsita’ dovute alla sua incompetenza su questa riforma che vuole far passare.
Ciao, Anita
Imporre, capisci? Imporre…l’educazione, la cultura, gli stili di vita……e finanche la vita e la morte!
… parli della Chiesa Cattolica Apostolica Romana?? … o mi sono perso qualche capitolo??!!
F.
cara Anita,
dedico a te questo mio “pensiero” agostano.
Pur non essendo d’accordo quasi su niente..apprezzo l’immane tuo sforzo di essere ancorata ad un’italiano, che ci permette di dialogare …si fa per dire..
Pensa se così non fosse..
Ahimè mi costrengeresti ad un Inglese imperialista, che in breve ci porterebbe ad uno scambio di Missili…
Tuo
cc
Ps-Dedico quindi a te questa “vecchia canzone di Sergio Endrigo
Se tutte le ragazze, le ragazze del mondo
si dessero la mano, si dessero la mano
allora ci sarebbe un girotondo
intorno al mondo, intorno al mondo.
E se tutti i ragazzi, i ragazzi del mondo
volessero una volta diventare marinai,
allora si farebbe un grande ponte
con tante barche, intorno al mare.
E se tutta la gente si desse la mano
se il mondo, veramente, si desse una mano
allora si farebbe un girotondo
intorno al mondo, intorno al mondo.
Se tutte le ragazze, le ragazze del mondo
si dessero la mano, si dessero la mano
allora si farebbe un girotondo
intorno al mondo, intorno al mondo.
E se tutta la gente si desse la mano
se il mondo, veramente, si desse una mano
allora si farebbe un girotondo
intorno al mondo, intorno al mondo.
caro Faust,
per me che ad imporre sia un cattolico apostolico romano, milanese o pugliese…non cambia niente.
Tanto meno che sia rosso, verde,… mussulmano od ebreo o chi se ne frega!
Mi viene sempre e comunque… l’orticaria!!!
Sylvi
Comunque meglio la cameriera sotto gli austro-ungarici che la mantenuta (sic) sotto certi milanesi!!!
Sylvi
… xcche “sotto (certi) i milanesi” ?? si vede che non sai come si ffa “lamantenud(t)a”. Le “mantenut(d)e” hanno a ccheffare con uomini ricchi ( in dialetto ricchi-oni…) e vecchi… quindi dddevono, se vogliono che il ricchi-one gli apra la boutiqueinccentro…. e se vogliono cche duri poco… devono stare sopra… dico anche una minimmorris… o un superattico a Corfuuu!! avvolte risolvono le sedute anche sotto la sscrivania…. eppoi con lassegno… sciammmbbbooolllaaaa… un giro breve in via montenapoleone o via spiga… entra e esce… da una boutique aqquella affianco… ecosi fino ad arrivare in via Manzoni… mmmeccojoni… le carte di credito fumano, sarebbe meglio dire scottano afforza di strisciare nelle macchinette on line bank… molte, in particolare quelle cche fanno il percorso inverso… eeccioè, da via Manzoni a Pzza S. Babila…. usciti dallultima boutique… chiamano i pompieri… pensa quanto guadagna un aman(d)e sopra… ciao suocera bbuona… sai cche scherzo… sono sempre un allegro… il vvino èbbuono.. la vida è breve… Saluuu!!!
Faust
xUroburo
caro Uroburo,
grazie del suo post 84. Sulla Serenissima non ho detto nulla nei giorni scorsi, prima perche’ non sono documentato come lei, poi perche’ ci sono state guerre di parole con dei veneti sensibili nei giorni scorsi.
In ogni caso, il vero tema e’ che si stanno minando le basi della comune identita’ e coscienza nazionale italiana attraverso la futile e demagogica esaltazione dei dialetti locali ed il conseguente svilimento e degradazione della lingua comune.
Visto appunto tutto il tempo e lo sforzo costato per diffonderla e farla conoscere nei decenni passati, la prospettiva e’ davvero scoraggiante, direi deprimente. Anzi avvilente.
un saluto
Peter
Caro uroburo,
mi consola il tuo ritorno sul Blog,con” pezzi “che quasi quasi , stanno al passo con il miglior Luciano Canfora.
In questo mare Agostano di “cazzate” su dialetti e gabbie salariali il tuo pensiero è un dolce venticello che allevia la calura ….
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1076 Infine quale sciagurata cupidigia della vita
ci spinge con tanta forza a trepidare negli incerti pericoli?
Eppure v’è una fine certa dell’esistenza che attende i mortali,
né possiamo evitare la morte, sfuggire al suo agguato.
1080 Inoltre vagoliamo prigionieri sempre dei medesimi luoghi
e vivendo non è possibile plasmare alcun nuovo piacere.
Ma mentre ciò che desideriamo è lontano, ci sembra superiore ogni cosa;
poi quando l’oggetto della brama ci è dato, aneliamo ad altro,
e un’eguale sete della vita perennemente ci affanna.
1085 È dubbio che cosa ci porti il tempo futuro,
cosa ci rechi il caso, quale esito incalzi.
E certo protraendo la vita non sottraiamo un istante
al tempo della morte, non riusciamo neanche a scalfirlo,
per far sì che possiamo meno a lungo essere morti.
1090 Ti è lecito dunque seppellire vivendo quante generazioni vuoi;
tuttavia ti aspetterà non meno quell’eterna morte,
né meno a lungo non sarà esistente colui che termina
oggi il corso della vita, di colui che da molti
mesi e da molti anni è già prima scomparso.
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cc
controfirmato associazione canavesana occidentale scettici razionalisti
Ps- ovviamente a scanso di equivoci e con debite scongiuri i testi proposti altro non sono che riflessioni per gli appassionati di sospiri ed aneliti per anime pie…——–
A breve la traduzione in “canavesano nord-occidentale”, dei passi succitati, per gli amanti del genere…
Grazie per gli auguri, il leone è un gran bel segno, e tengo pure la criniera….. sono 35 e mi piacciono tutti.
grazie ancora buon ferragosto a tutti M.
Eilà Pino!
Un’altro annetto sul groppone?
Come ti capisco…
Un’abbacchio (direbbe Faust) e tanti auguri.
C.G.