Il Tar del Lazio fa perdere il senso della misura, e della decenza, agli stessi vescovi italiani assai prudenti con gli scandali di Berlusconi. Che aveva promesso le “tre i” per tutti (“internet, inglese, impresa”), ma ora rischia di rifilarci invece il pugno di mosche strapaesane dei dialetti a scuola e la “i” di imbecillità e ignoranza anziché di inglese e italiano

Bieco Illuminismo!”. La cosa più divertente della nuova uscita da energumeni facinorosi dei vescovi italiani provocata questa volta dalla ovvia e dovuta sentenza del Tar del Lazio contro l’invadenza dei “professori” (?) di religione – gente senza qualità scaricata dagli stessi vescovi sul gobbo della scuola pubblica e delle finanze italiane – è l’accusa di “bieco illuminismo”. Evidentemente lor signori, che campano pure loro con i nostri soldi, preferiscono il bieco oscurantismo papalino che fu la molla che scatenò, per fortuna, l’Illuminismo, parola che il clero mai dovrebbe pronunciare per il semplice motivo che non ne è degno. Non ci fosse stato l’Illuminismo, vivremmo ancora nel brago e nell’ignoranza, vale a dire nell’Oscurantismo, voluto e alimentato dai privilegi del clero per continuare a vivere sulle spalle altrui.

Fa ridere anche l’indecorosa accusa degli stessi vescovi contro il Tar del Lazio colpevole nientepoppodimmenocché di essere entrato “a gamba tesa” su una materia che secondo il delirio vescovile non è di competenza della magistratura italiana bensì di santa madre Chiesa… Mah. Capisco la caldana estiva e i suoi effetti sulle menti deboli, ma qui si esagera. A entrare a gamba tesa in affari che non li riguardano sono semmai – come al solito – i vescovi, certo non la magistratura italiana.

Non fa invece ridere neppure un po’ la concezione autoritaria, di fatto fascista, che emerge dalla presa di posizione vescovile laddove accusano il Tar di avere osato contrastare una decisione del governo italiano. A parte il fatto che gente nominata dallo Stato estero Vaticano non ha titoli per impicciarsi di certe cose, lor signori evidentemente non sanno – e certo non gradiscono – che in Italia esiste la democrazia e che il fascismo è stato sepolto da tempo anche se c’è chi vorrebbe farlo risorgere a mo’ di Lazzaro in camicia nera (per ora azzurra e verde): la nostra democrazia prevede che ciò che decide il governo non è automaticamente un diktat, non è qualcosa di assimilabile a un editto papalino, tant’è che esiste perfino la Consulta, che vigila sulla costituzionalità delle leggi, ed esistono i vari Tar, vale a dire Tribunali amministrativi regionali, che vigilano sulla corretta interpretazione delle norme a carattere amministrativo e non penale o civile.


Prima di sferrare anche loro, come la banda berluscona, un calcio alla nostra magistratura, affermando che la sentenza del Tar del Lazio “aumenta la sfiducia verso i magistrati”, i vescovi badino piuttosto alla magistratura vaticana, che fa acqua da tutte le parti: vedi caso Emanuela Orlandi, vedi strage delle guardie svizzere e vedi protezione mondiale al clero pedofilo, sancita per iscritto e di loro pugno dall’attuale papa e dall’attuale segretario di Stato vaticano.


Rattrista davvero oltre misura, perché offende e tradisce in primis i credenti, l’uso dei due pesi e due misura dei vescovi riguardo questa faccenda del Tar da una parte, così come per la pillola del giorno dopo, e lo scandalo anzi gli scandali Berlusconi dall’altra parte: urla scomposte, vesti e capelli strappati nel primo caso, voce bassa e flautata nel secondo, nei confronti del quale quella che dovrebbe essere la montagna della protesta partorisce sempre e solo il topolino di una qualche rampogna educata sul giornale L’Avvenire d’Italia (brutto nome, in mano a un giornale del clero). Rampogna affidata una volta al molto educato direttore di quel quotidiano e un’altra al prete “di frontriera” (!) di turno. Nel cilindro pozzo di S. Patrizio della Chiesa c’è sempre un coniglietto di riserva… utile alibi per le malefatte, le omertà e le complicità dei vertici. Chi si accontenta gode. Intanto, a proposito di vertici, Ratzinger si gode il fresco delle vacanze da qualche parte. Idem, prudentemente, il numero uno della Cei.

Il mantra vescovile e nazionalpopolare cattolico è che l’Italia ha una tradizione cattolica, la sua identità è il cattolicesimo, che pertanto deve essere salvaguardato a tutti i costi. “Non possiamo non dirci cattolici”, o qualcosa di simile. Ma è una delle tante frottole che ci vengono ammannite fin dalla più tenera infanzia. L’Italia s’è ritrovata cristiana e cattolica per decisione autoritaria di alcuni imperatori, che hanno messo fuori legge tutti gli altri culti, che peraltro sopravivono nelle tradizioni popolari e paesane anche se opportunamente travestiti. Costantino in persona ha creato la professione di fede nota come preghiera del Credo e il termine cattolicesimo, religione che ha scelto solo perché , a differenza per esempio dell’ebraico, legittimava lo schiavismo anche a vita, senza il quale l’impero sarebbe crollato. Alla stessa stregua l’Italia poteva ritrovarsi ancora pagana o musulmana, se così avessero deciso gli imperatori. E s’è ritrovata cattolica e papalina non per adesione spontanema, ma solo grazie a una repressione tanto feroce quanto plurisecolare imposta con ogni mezzo, anche il più vergognoso, dalle torture ai roghi dell’Inquisione.

Se nel Belpaese ci si ritrova quasi tutti con nomi di battesimo presi dai cosidetti santi, peraltro spesso inventati di sana pianta o divinità pagane opportunamente travestite dalla Chiesa, è solo perché le leggi, l’ultima delle quali dell’epoca fascista, obbligano a “scegliere” solo nomi di santi cattolici. Idem per lo sconcio del crocifisso esposto a tutti i costi anche nei luoghi pubblici, che per definizione non dovrebbero avere simboli religiosi essendo la Repubblica italiana laica per Costituzione. Per essere tradizioni, non hanno nulla di spontaneo, sono solo faccende imposte con la forza, pertanto NON si possono definire tradizioni. La piantino quindi i vescovi, il papa e i sanfedisti papalini con l’insistere su certe fandonie. E’ davvero ora di  dichiarare decaduto il Concordato. E’ un po’ troppo che il Vaticano e i suoi vescovi sputino in continuazione nel piatto dove mangiano.


Se i vescovi hanno una concezione autoritaria del governo che vorrebbero imporre alla Repubblica italiana, molti giornalisti di grido non sono da meno. Non ricordo se è stato Vittorio Feltri o qualche firma de Il Giornale e de Il Foglio a scrivere che c’è poco da scandalizzarsi per le orge e gli harem berlusconiani, perché così facevano Cesare e vari altri suoi simili, la soddisfazione della libidine sessuale più sfrenata è da sempre nelle ambizioni e nella pratica di vita dei potenti. Evidentemente sfugge a questi signori giornalisti che la carica di primo ministro di una repubblica qual è quella italiana è cosa diversa dall’essere imperatore o re o padrone di un Paese. Scarsa, la cultura professionale di questi colleghi (absit iniuria verbis): con gli sproloqui con i quali si gingillano da tempo, pur di giustificare l’ingiustificabile padronale, oggi all’esame per diventare giornalisti professionisti verrebbero bocciati. Fa vergogna che si dicano giornalisti anche i bellimbusti e i mezzibusti televisivi alla stessa stregua dei 200 giornalisti uccisi mentre cercavano di documentare atrocità in Cecenia e in altri luoghi dove magari comanda Putin, noto amicone di Berlusconi, al quale ha regalato il famoso “Letto Grande”. Davvero un Grande Fratello, Putin…

Degna eco a tanta protervia vescovile è il servile annuncio da parte di tale Mariastella Gelmini – dicitur ministro della Pubblica Istruzione per meriti ignoti, ma immaginabili – di un suo ricorso, cioè a dire del governo della Repubblica Italiana, contro la sentenza del Tar. Che vergogna. La cosa orribile è il filo che accomuna il delirio vescovile all’uscita della signora Gelmini, figlia di un giardiniere padano il cui unico pregio è di essere stata presentata a Berlusconi. Ratzinger e il numero uno della Cei tacciono sugli scandali di Berlusconi e si godono le vacanze in attesa che la signora Gelmini – ministro del governo del citato Berlusconi – perfezioni a favore delle scuole private, cioè di fatto cattoliche, lo sfascio della scuola pubblica così bene avviato dalla sempre lieta e sorridente Letizia Moratti e proseguito dal sempre lieto, sorridente, florido e (s)fiorito Fioroni. Nonché in gran silenzio gagliardamente pilotata dalla Regione Lombardia, cioè dal cattolicissimo Roberto Formigoni, la cui distribuzione a pioggia di milioni di euro a favore di chi preferisce la scuola privata, cioè cattolica, è la stella polare della signora Gelmini. Che ha fretta di replicare in tutte le regioni italiane questo bel modello lumbàrd sfascia scuola pubblica.

Vergognosa anche la consonanza con questa canea da parte di tale Giuseppe Fioroni, cognome adeguato alla sua facciona, dicitur ex ministro della Pubblica istruzione in un governo di centro-”sinistra” (!) Anzi, qui la vergogna è che un governo che in qualche modo voleva avere a che fare con la sinistra, sia pure moderata, abbia nominato ministro questo signore, i cui meriti sono non solo ignoti, ma, a differenza di quelli gelminiani, difficilmente immaginabili. Molto meglio fare ministro della Pubblica istruzione il nostro Enrico Gavalotti, curatore di due rubriche del blog, che di titoli e qualità ne ha infinitamente di più di questo signore anche se, purtroppo, non siede in parlamento.


Non voglio invece neppure commentare le dichiarazioni di tale Paola Binetti, che chissà perché è stata ammessa nel PD e da questo fatta perfino eleggere parlamentare. La signora Binetti si vanta di usare il cilicio: beh, che lo usi lo si capisce sia guardandola che ascoltando ciò che dice. Poi ci si lamenta che il PD sia finito come è finito: se si cede all’opportunismo, questo sì “bieco”, dei Rutelli o di altri veloci voltagabbana e si imbarca così di tutto, perfino i Fioroni e le Binetti, la conseguenza non può essere che il disastro. Se i Veltroni e i Rutelli ci tengono così tanto a raccattare i voti del centrodestra, che peraltro non raccattano neppure col cavolo, perché mai non si arruolano direttamente nella truppa berluscona? Mistero.


Santa madre Chiesa dovrebbe imparare a fare con maggiore umiltà ciò che in definitiva ha sempre fatto, sia pure sempre in ritardo: ascoltare la società civile, seguirne i progressi. Così potrà stare al passo con i tempi e stare con la gente anziché avere continuamente nostalgia del Medio Evo e delle pro-stitutio al servizio ora di Costantino e ora del Cavalier Benito, ora dei carolingi e ora degli hitleriani. Wojtyla ebbe a gridare “Non abbiate paura!”, per quanto più di uno, gli ebrei per esempio e gli “eretici”, ha fondato motivo – fondato sulla Storia – di avere paura di ciò che promana dal Vaticano e annessa Chiesa. Ma questo suo grido la Chiesa farebbe bene a rivolgerlo finalmente a se stessa: non abbia paura della società civile, che le ha insegnato tra l’altro anche “Dei delitti e delle pene”, oltre all’abolizione dello schiavismo e della pena di morte. Non ne abbia paura, della società civile e delle sue conquiste, a meno di esasperarla con il nuovo Oscurantismo, perché allora è ovvio e auspicabile che riemergerà l’Illuminismo. Anzi, in ogni caso urge un nuovo Illuminismo per fermare la deriva in atto. Intanto però è bene trattare la gerarchia clericale con la stessa durezza e scarso rispetto con i quali tratta gli “altri”.


Continua la comica dei dialetti da insegnare a scuola e da usare nelle trasmissioni della Rai, esilarante trovata estiva che mette a nudo tutta la somaraggione e il bieco provincialismo dei leghisti. Abbiamo già detto che non esistono – perlomeno in Italia – singoli dialetti regionali, ma una infinità di dialetti di singole città, paesi e fette varie di territorio. Abbiamo anche già detto che non si capisce chi mai dovrebbe insegnare a scuola – ammesso che si possa ancora chiamare scuola una istituzione che insegna a parlare in dialetto anziché in italiano e almeno in inglese – questi benedetti dialetti, visto che non c’è una lira, pardòn un euro, tant’è che la signora Gelmini continua a tagliare i fondi e gli investimenti nella scuola statale e nella pubblica istruzione, che si mira ad appaltare il più possibile al Vaticano nelle sue varie diramazioni. C’è però da aggiungere che dei dialetti NON esistono grammatiche: perciò che cavolo – per non dire in dialetto “che minchia” – di dialetti potrebbero insegnare gli sfigati eventuali suoi professori?

Il dialetto, per chi lo parla da bambino, è cosa ottima, lingua familiare, lingua degli affetti, che si parla con i nonni e gli amici del quartiere. Ma anche a voler far finta di ignorare che non sappiamo più cosa siano i nonni, rifilati alle badanti (extracomunitarie) o ai costosi sfasciacarrozze chiamati case per anziani, sta di fatto che anche il pannolone o le mutande sporche o le dita nel naso e la gara a chi piscia più lontano fanno parte preziosa dell’infanzia, ma non per questo devono diventare istituzioni scolastiche. O no? Perfino nella moda, per quanto arrivata a punti demenziali, il sedere esposto all’aria e la mutanda in bella vista non hanno funzionato, tant’è che ormai sono cose che se ne vedono poche, fuori da palazzo Grazioli intendo dire. Trattandosi di biancheria intima, le mutande hanno ripreso a essere mostrate, e magari tolte, non nella vita pubblica, bensì in quella – per l’appunto – intima. Anche il sedere, così caro, messo bene in mostra e valorizzato (il proprio) da Mara Carfagna, altro ministro dai meriti ignoti ma immaginabili, non è più molto esposto a passeggio, al bar, al ristorante e in chiesa. Anzi, perfino il monokini e il perizoma sono diventati difficili da vedere in spiaggia. Lasciamo quindi la bellezza dei dialetti all’innocenza dell’infanzia e ai suoi bei ricordi.


Insomma, come la si gira e rigira resta il fatto che la boutade dei dialetti è solo l’ennesima dimostrazione del provincialismo, piuttosto miserabile, non solo dei leghisti, ma ormai dell’intero governo e di buona parte dell’Italia. Illudersi che la Cina e l’India, e domani anche il Brasile, l’Iran, ecc., si possano affrontare masturbandosi col dialetto bergamasco o vicentino anziché studiando a rotta di collo italiano, lingue straniere e materie scientifiche, oltre che investendo il più possibile nella ricerca e nell’ammodernamento produttivo, tutte cose che invece non solo la Gelmini ha buttato alle ortiche, questo illudersi è roba da suicidi. Con questa follia dei dialetti a scuola finiremo col castrare definitivamente il futuro dei giovani, resi eunuchi diallettali di fronte al vasto mondo dove la gran massa di persone parla due o tre lingue: lingue, non dialetti.  Forse Zaia&C non se ne sono accorti, ma il “dialetto” ormai dimenticato è la lingua italiana, fatta a pezzo dal brago televisivo-pubblicitario-modaiolo che tanto piace ai berluscoidi in calore.

Forse ricordo male, ma il dottor, cavalier, onorevole, primo ministro e primo scopatore Berlusconi Silvio non aveva promesso le “tre i per tutti”? Vale a dire i come internet, i come impresa e i come inglese, di cui la prima e l’ultima i in tutte le scuole italiane. Dando per scontato che la parola “italiano”, inteso come lingua, inizia anch’essa per i. Qualcuno dovrebbe avvertire Berlusconi e mister Bossi, pardòn, “siùr” o “sciùr” (in dialetto lombardo, credo) Bossi, che la parola dialetto non inizia con la vocale i, bensì con la consonante d. E’ invece la parola imbecillità che inizia per i, come del resto la parola ignoranza. Ma l’imbecillità e l’ignoranza non è necessario che le insegnino a scuola per farle diventare obbligatoriamente patrimonio di tutti: bastano e avanzano quelle di troppi leghisti, così desiderosi di farne bella mostra.

220 commenti
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  1. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Lascia un commento, c’è scritto.
    Che commento dobbiamo lasciare? Ha già detto tutto Pino, commenti compresi. Non possiamo che condividere.
    Adda finì a’nuttata!

  2. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Due sere fa abbiamo organizzato un’estemporanea di pittura in piazza, per sensibilizzare la gente sul personaggio Mauro Giuliani.
    Un bambino sottodecenne, visto che tutti dipingevano per strada, è andato a prendere i suoi disegni, li ha sparsi sul marciappiede e si è messo lì a dar spiegazioni ai passanti incuriositi, proprio come un artista adulto.
    Intanto, andava musica di Giuliani, l’opera 30 per l’esattezza.
    Avevo dato l’ok per una versione dell’opera 30 che mi sembrava dignitosa, anche se non eccelsa. Quando è iniziata la musica, mi sono accorto che invece era stata registrata una versione diversa, per la quale il direttore d’orchestra avrebbe meritato la pena di morte. Ma tant’è, la gente ascoltava. Dopo un po’ di tempo, è iniziata la performance di un artista biscegliese come al solito noto all’estero ma ignoto ai biscegliesi: si trattava della diffusione di musica campionata in giro per la città nei due giorni precedenti. Dopo qualche minuto, la gente ha cominciato a protestare: “ma cos’è questa schifezza?”, dicevano intendendo la musica campionata che stavano ascoltando “era così bella quella di prima!”. Spiegavamo che era esattamente l’effetto che l’artista voleva ottenere, mettendo a paragone le due musiche.
    Abbiamo raccolto quintalate di firme.

  3. Damocle
    Damocle says:

    Il colpo di stato in Honduras organizzato da Oscar Rodriguez Maradiaga per conto di Ratzinger, il papa che in gioventù militava in formazioni militare naziste.

    Intanto cominciano gli scontri di piazza in Honduras.
    Sono iniziate le solite cariche di polizia contro alcune migliaia di persone che all’aeroporto di Tegucigalpa attendevano il rientro del Presidente Zelaya.

    Le informazioni sono state diffuse dalle reti delle TV locali.
    E’ la politica di Ratzinger o, se preferite, il suo facente funzioni in Honduras, il criminale Oscar Rodriguez Maradiaga.

    In Honduras come in Iran. Tegucigalpa come Teheran. Ratzinger come gli Iman.

    Se c’erano dei dubbi ad attribuire il colpo di stato in Honduras ai vescovi cattolici e a Ratzinger, dopo queste dichiarazioni di Radio vaticana, tali dubbi scompaiono.

    Già, per quel che mi riguarda, i dubbi erano spariti quando la giunta militare ha tentato di attribuire a Zelaya coinvolgimento col narcotraffico: lo sputtanamento della persona, dopo averla violentata, è proprio delle pratiche cattoliche.

    Come Ratzinger manipola, con i suoi complici fascisti, le Istituzioni della Repubblica Italiana affinché non rispettino le leggi e le norme della Costituzione, così in Honduras ha messo a punto il colpo di Stato che la comunità internazionale ha condannato.

    Il terrorismo della chiesa cattolica, la cui attività è tanto frenetica in Spagna e nell’America Latina, ha deciso di intervenire in prima persona contro tutti i popoli per impedire ai popoli dell’America latina l’autodeterminazione.

    Il terrorismo cattolico capitanato dal terrorista internazionale Ratzinger, continua ad aggredire le Democrazie.
    A chi toccherà dopo?
    Alla Spagna?
    Al Venezuela? Alla Bolivia?

    I vescovi dell’Honduras si sono resi responsabili di colpo di stato portando il piccolo paese centroamericano fuori dalla democrazia.

    Ecco cosa sono i pii cattolici d’oltre Tevere e cosa fanno o tentano di fare nelle democrazie ancora deboli nel mondo, instaurare il fascismo.

  4. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Ci si meraviglia del comportamento del Vaticano.
    Sbagliato: ci si deve meravigliare del comportamento di chi accetta, condivide e sostiene, in Italia, il comportamento del Vaticano!
    C’è gente in Parlamento, in un partito cosiddetto di sinistra, che obbedisce ad uno stato estero, come ha fatto ben notare Pino.
    Perchè accettiamo in silenzio tutto ciò?
    Il Vaticano fa il suo mestiere, per aberrante che sia. Siamo noi che dobbiamo ribellarci, innanzitutto disertando le chiese (Dio lo si può pregare anche fuori, per chi volesse pregarlo). Altrimenti siamo (siete, io non sono cristiano) complici del ritorno al medioevo. E magari vi piace pure…a quando il burka alle donne?

  5. Vox
    Vox says:

    Se questo e’ il mestiere del Vaticano, dovrebbero eliminare le croci non solo dalle scuole, ma anche dalle proprie chiese. Gesu’ si rivolta nella tomba da 2009 anni, poveretto, visto che nel suo nome la chiesa cattolica ha compiuto e continua a compiere azioni ripugnanti.

    Quelli che sostengono il Vaticano a spada tratta nel governo sono gente ipocrita, probabilmente comprata once and for all da santa madre chiesa.

  6. Peter
    Peter says:

    xDamocle

    la Spagna non e’ un paese dell’America Latina. Ed e’ oggi molto piu’ laico dell’Italia. Il pericolo viene proprio dal suo interno, e la chiesa non c’entra niente. E’ la tendenza alla disintegrazione (o implosione, come ha detto qualcuno) politica dello stato-nazione in tanti staterelli, parecchi dei quali rivendicano la loro ‘lingua’, storia, cultura e gloriosissime individualissime tradizioni, per carita’…(e guai a toccargliele). Che e’ poi cio’ che sta succedendo anche in Italia, a partire dalle regioni del nord. Del resto, anche in Spagna sono le regioni ‘settentrionali’ a sbilanciare la barca. Castiglia, Andalusia, Valencia…non sembra abbiano tutte quelle brame separatiste di Catalogna, Paese Basco, Galizia….

    Peter

  7. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Quelli che sostengono il Vaticano a spada tratta nel governo sono gente ipocrita, probabilmente comprata once and for all da santa madre chiesa.
    —–
    Ok, la gente ‘sana’ dovrebbe pesantemente protestare contro questi individui, ma non lo fa, nè dentro i partiti che li ospitano, nè fuori. E’ questo il vero scandalo, la vera preoccupazione.

  8. Vox
    Vox says:

    Ecco perche’ il Vaticano strepita contro la decisione del TAR

    Il TAR ha affermato che “l’attribuzione di un credito formativo ad una scelta di carattere religioso degli studenti e dei loro genitori, quale quella di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, dà luogo ad una precisa forma di discriminazione, dato che lo Stato Italiano non assicura identicamente la possibilità per tutti i cittadini di conseguire un credito formativo nelle proprie confessioni ovvero per chi dichiara di non professare alcuna religione in Etica Morale Pubblica”.

    Motiva ancora la sentenza che l’interpretazione data dal Ministero dell’Istruzione “ha portato all’adozione di una disciplina annuale delle modalità organizzative degli scrutini d’esame, che appare aver generato una violazione dei diritti di libertà religiosa e della libera espressione del pensiero; nonché di libera determinazione degli studenti relativamente all’insegnamento della religione cattolica”.

    I ricorsi sono stati promossi a partire dal 2007 da alcuni studenti e studentesse con numerose associazioni laiche e confessioni religiose non cattoliche.

    La sentenza 7076/2009 del TAR del Lazio è importante perché dà una concreta applicazione al principio supremo della laicità dello Stato nei termini in cui era stato affermato dalla Corte Costituzionale nella nota sentenza n.203/1989.

    Il TAR, dopo aver ricordato il principio della laicità dello Stato, enunciato dalla Corte Costituzionale come “garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà religiosa, in regime di pluralismo confessionale e culturale (C. Cost. n.203/89), ha precisato che “sul piano giuridico, un insegnamento di carattere etico e religioso, strettamente attinente alla fede individuale, non può assolutamente essere oggetto di una valutazione sul piano del profitto scolastico”.
    (da Axteismo)

  9. Vox
    Vox says:

    @ MT
    Non e’ vero che non ci siano proteste. Ci sono eccome. Solo che non le trovi sui maggiori quotidiani italiani (per ovvi motivi).

  10. marco tempesta
    marco tempesta says:

    La cosa che più ho apprezzato a Roma, nell’ospedale in cui ho avuto l’intervento di cardiochirurgia (European Hospital), è stata l’assoluta e totale assenza di simboli religiosi.

    Anche la bellezza delle infermiere, a dire il vero; ma credo facesse parte della terapia: guardandole, ti davi una buona ragione per sopravvivere!

  11. Peter
    Peter says:

    xMarco

    in effetti, che le musulmane debbano bagnarsi vestite per ragioni religiose fa ridere. Ma fanno sorridere anche le ragioni ‘igienico-sanitarie’ addotte per bandirle dalle piscine in Francia. In sostanza, approvo la decisione francese, ma meglio sarebbe stato lasciare uno spiraglio per le ‘piscine confessionali’. Se si creano delle piscine apposite per donne musulmane vestite, allora…Qui in UK le musulmane possono coprirsi integralmente a scuola, ma solo in scuole confessionali, mi pare (e sono molte…). Invece credo lo si dovrebbe vietare, almeno, alla guida di vetture.
    Del resto, l’interpretazione corrente delle leggi islamiche varia moltissimo da paese a paese. I paesi arabi sono i ‘peggiori’ in tal senso (ma non solo: molto retrogradi sono anche altri paesi mediorientali non arabici). Invece mi risulta che in Malesia, e credo anche nelle Filippine, le donne musulmane possano tranquillamente bagnarsi in costume da bagno, in pubblico, ed in presenza di uomini seminudi

    Peter

  12. Anita
    Anita says:

    x Marco

    Nei nostri ospedali non vi e’ alcuna insegna religiosa.
    Di solito c’e’ una Cappella dove recarsi per raccogliersi in silenzio e chiedere miracoli o rassegnazione per i nostri malati.

    Ci sono circa 1400 ospedali cattolici, non ci sono mai stata, penso pero’ che abbiano simboli Cristiani, cosi’ dovrebbe essere, sono non profit.

    Ciao, Anita

  13. Peter
    Peter says:

    xMarco T.

    cos’e’ una main courante in francese? capisco che sia una denuncia, ma…?

  14. Anita
    Anita says:

    x Peter – # 16

    In collegio dovevamo farci il bagno indossando un camicione di tela ruvida e pesante.
    Era immodesto bare il bagno nude ed anche portare il reggiseno.
    Anzi, il seno si doveva nascondere con fasce apposite.

    Io ero un po’ subordinata e telefonavano a mio papa’, una scusa per riscattare con la richiesta di un offerta.

    Anita

  15. sylvi
    sylvi says:

    caro Peter,

    il mio rientro lo dedico a le!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    Siamo partiti stamattina, bel bello!
    Lei sa sicuramente com’è bello il mare al mattino, e l’aria pare appena alzata dal letto, anche lei, limpida, assonnata si, ma già vigile e frizzante.

    Siamo andati a Pirano, dodici miglia attraverso il golfo, nella bruma Monfalcone e le torri dei cantieri, poi Miramare e Trieste a ridosso del Carso.
    Pirano è una cittadina che nelle sue piazze,nei campielli e nelle calli ricorda Venezia.
    Ma non voglio parlare della sua architettura, dei suoi palazzi che nelle bifore e trifore ricordano il Canal Grande.
    Nè del musicista Tartini che qui ebbe i natali ed è ricordato nell’elegante Teatro.
    Vorrei parlare del ristorante dove ci rechiamo abbastanza spesso.
    Favolosi piatti di molluschi vari, degli scampi freschissimi alla griglia, dove si “pucia” ( i milanesi del blog sanno!), si tocje, con un pane molto buono , che costa un eurokg, mentre il pugliese è a tre abbondanti!
    Dessert di palacjnke con crema e noci tritate.
    Bianco souvignon o malvasija freschissimo.

    Dimenticavo: il ristorante si chiama Fontana, perche sorge in un campiello dove Venezia aveva costruito un’enorme cisterna, che
    da tempo immemorabile serviva la città.
    E’ ancora ben conservata e le bocche dei pozzi portano orgogliosamente il leone di S. Marco.

    Già, ora ricordo perchè le ho scritto!
    Le sue uscite sul dialetto, sulla civiltà di Venezia, durata mille anni!!!, lei dimostra o ignoranza, gravissima in uno come lei, o grettezza di pensiero ancora “più gravissima”!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    xe vedemo
    Sylvi

  16. Peter
    Peter says:

    xAnita

    oddio, che tempi…ma erano anche i tempi in cui i genitali erano le pudenda, cioe’ attributi di cui vergognarsi (specie i maschietti, in verita’. Quelle femminili non mi pare si chiamassero cosi’).
    Comunque, pensa che due mie vetuste parenti, ahime’ passate a miglior vita da molti anni, si facevano il bagno in mare in stile vittoriano, cioe’ indossando delle cose cascanti, e neanche lontanamente paragonabili a dei moderni costumi da bagno. Al confronto, quelle francesi algerine mostrate in foto dal link di Marco sembrerebbero ultramoderne….
    Ho il sospetto che i musulmani esibiscano delle pretese ‘ortodosse’ quando si trovano ‘face á les autres’, cioe’ gli odiati occidentali. Oppure ‘mollano’ del tutto, e vanno ad ubriacarsi nei pubs…Qui vedo in atto entrambe le opposte tendenze

    Peter

  17. Peter
    Peter says:

    xSylvi

    suvvia, a chiamare gretto il suo regionalismo ero stato prima io….
    Lei sa come godersi la vita, e sinceramente sono contento per lei ed i suoi, mi creda. Senza invidia. Se torno a nascere, terro’ presente le sue ‘dritte’. Ma forse dovrei rinascere nel passato, dubito che il futuro sara’ altrettanto roseo, anche per chi puo’, o meglio potra’, o potrebbe…
    Quanto al veneziano, i dialetti, e la lingua nazionale…per una volta, credo che questo sia il migliore dei mondi possibili. Dio benedica i Trecentisti fiorentini. Con buona pace di Venezia e della sua (vana)gloria

    Peter

  18. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x TUTTI

    Mi sono accorto che varie righe sulla Gelimi erano ripetute in due diverse posizioni del mio articolo. Ho provveduto. dato che c’ero, ha fattoa anche qualche aggiunta riguardo i seguenti argomenti:
    – la fin troppo disinvolta affermazione sulla “tradizione e identità cattolica dell’Italia” e il silenzio sulla ferocia plurisecolare con la quale tali tradizione e identità sono state imposte;
    – la strana confusione di certi giornalisti amici del Padrone tra Cesare e affini e un capo di governo della Repubblica italiana.
    Un saluto a tutti.
    pino nicotri

  19. sylvi
    sylvi says:

    x tutti gli anti-dialetto!

    Molti hanno detto che insegnare “la lingua materna” a scuola è un’assurdità!!!

    Io rispetto moltissimo la professionalità e le competenze di ognuno, però qui, al riguardo, si è dimostrata una ignoranza di metodi e mezzi che non posso tacere.

    Ribadisco soltanto che una scuola degna di tal nome parte sempre dalla realtà e dal vissuto del bambino, poi evolve con lui!
    E’ Pedagogia all’avanguardia che si avvale della psicologia, della sociologia e della psichiatria.
    Chi ha studiato sa di che parlo; non sicuramente della vecchia scuola violenta, delle poesie a memoria messe là brutalmente, nè della sterile grammatica imposta come un cilicio…
    E’ la scuola che accoglie le “possibilità” di tutti e ne fa una ricchezza!

    Nella scuola che so io, il linguaggio della mamma è un arricchimento che accompagna la conoscenza, lo studio, persino dell’inglese…………….

    Sylvi

  20. Peter
    Peter says:

    xSylvi

    che p…le questa retorica del dialetto come lingua materna. Fa davvero scendere il latte alle ginocchia, come dice la sua nemesi.
    Se a scuola, materna o elementare o quel che sia, non si insegna la lingua nazionale, mi dice dove cavolo lo si puo’ fare?! forse compito della scuola e’ anche insegnare al bambino che il mondo incantato delle fate, o della mamma, non e’ necessariamente quello reale…Il che avviene anche con un cambio di linguaggio, che puo’ essere un po’ traumatico, ma mica tanto se i bambini interagiscono tra loro giocando, un po’ in italiano, e (molto) nel loro dialetto.
    Mi considero un privilegiato, perche’ i miei vecchi parlvano sempre e solo in italiano tra loro e con noi, anche quando litigavano. Il dialetto era solo per ‘citazioni’, di sapore molto letterario…

    Peter

  21. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Sylvi

    Forse non mi sono spiegato. Ci spieghi per cortesia su quali grammatiche, con quali libri di testo, con quale personale scolastico, formato come, dove e da chi, e pagato con quali fondi si dovrebbero insegnare i dialetti a scuola. E, visto che i dialetti regionali NON esistono – esistono invece una miriade di dialetti locali, il giuliano è diverso dal friulano, il pievedisolighese è diverso dal trevigiano e quasto dal veneziano, che è diverso da chioggiotto, che non ha nulla a che vedere col padovano, a sua volta diverso dal vicentino e molto diverso dal veronese, ecc., ecc. – quali sarebbero i dialetti “regionali” da insegnare.
    Al massimo si può insegnare la letteratura e poesia dialettale, ma mi pare che dal Trilussa al Porta non è certo lasciata in soffitta. Con questa follia dei dialetti a scuola finiremo col castrare definitivamente il futuro dei giovani, resi eunuchi dialettali di frontre al vasto mondo. Forse lei non se ne è accorta, ma ormai il “dielatto” dimenticato è la lingua italiana, fatta anche quella a pezzi dal puttanume “esotico” televisivo-pubblicitario-modaiolo che tanto piace ai berluscoidi, ma fatta a pezzi anche a scuola grazie alle amorevoli cure matrigne delle Moratti, dei fichi Fioroni e della Gelmini.
    Un saluto. In lingua italiana.
    pino

  22. Peter
    Peter says:

    bravo, Pino. Il dialetto dimenticato, vilipeso, fatto a pezzi e messo in soffitta e’ proprio l’italiano.
    Una delle lingue piu’ belle del mondo, secondo alcuni piu’ musicale, poetica ed espressiva persino del francese. E’ di fatto, oggi, forse la sola componente del mio patrimonio culturale che mi rende ancora orgoglioso di sentirmi, e chiamarmi, italiano.
    A differenza dei dialetti, la sua forza espressiva, il suo rigore semantico, la logica della sua struttura sintattica, la vastita’ e ricchezza delle sue radici etimologiche, rende questa lingua un patrimonio inesauribile di per sé. Ed uno strumento di partenza utilissimo, ed inferiore a nessuno, per chi voglia usarla come base logica, lessicale, etimologica e sintattica per l’apprendimento di qualsiasi altra lingua europea. Credo di aver detto abbastanza

    Peter

  23. sylvi
    sylvi says:

    caro Pino,

    non rispondo a Peter e al suo linguaggio sgradevole se non per dire che i suoi genitori devono essere stati come quelli che conosco io: sapesse che spasso sentirli parlare “in lingua” per essere “un po’ più saputi” dei vicini popolani!
    E che rompitura di p… per l’in. correggere gli strafalcioni in lingua…

    Le sue argomentazioni tengono banco, qui in Friuli, da decenni e lei lo sa sicuramente!
    Le grammatiche ci sarebbero…ma io non ho parlato di “partire” dalla grammatica ma di “arrivare ” alla grammatica.
    Gli insegnanti? Ma se ci sono quelli che non conoscono la grammatica italiana…..e insegnano…. questo è il problema più grosso…più ancora di quello dei fondi!

    Nel blog ci sono ottimi “cercatori”, penso a Vox…
    vedano quale percentuale” mangiano” gli insegnanti in Italia rispetto ai nostri vicini, e sono pagati peggio…

    Io sono assolutamente d’accordo con lei , e non da oggi, sul reclutamento degli ins. di Religione, anche se ho apprezzato l’intervento di Cacciari sulla Repubblica.
    Ma ritengo che una Scuola decente debba avere insegnanti che sanno….compreso il dialetto dei bambini che gli vengono affidati!
    Immagini per un istante un bambino con “difficoltà”, anche solo dislessico, che parla dialetto…o un ganese che non parla italiano…
    O mettiamo in classe ins. di sostegno 1 a 1,cioè un esercito, oppure li mandiamo non nelle classi ponte, ma nei ghetti…oppure…un’ins. in gamba, preparata al dialetto e alla storia del Ghana, accompagnata da una di sostegno!

    Lei, mi permetta, è un sognatore, e l’apprezzo per quello, io dai suoi indispensabili ideali cerco di trarne “una pagnotta” pratica!
    Spero vivamente di essermi spiegata.

    Sylvi

  24. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    Cara Sylvi,
    io non ho mai imparato il dialetto milanese, a stento capisco qualche frase o parola.
    Mia mamma era ravennate, non ho mai sentito il suo dialetto, nemmeno le poche volte che ho visitato i nonni a Ravenna.
    Qualche battuta, piu’ per scherzo che altro.

    In Italia stessa sarebbe la Torre di Babilonia, ti immagini se quando sono andata in Sicilia io parlando il milanese e loro il siciliano?
    Anche i siciliani parlavano in Italiano perfetto, almeno con me.

    Negli US ci sono dialetti ed accenti impossibili, ma vengono dalle campagne e da regioni remote.

    La TV e’ neutra, omogeneizzata, per mia fortuna perche’ io ho imparato l’inglese a orecchio, senza vanti il mio inglese parlato e’ superiore alla media e non ho alcun accento regionale.

    Mio figlio maggiore scelse l’Italiano come lingua straniera, io credevo di poterlo aiutare.
    Notando i progressi inesistenti ed anche il fatto che il maestro aveva saltato parecchi capitoli, andai a scuola e la mia sorpresa fu che il maestro Italiano parlava in napoletano, con me.
    Non sapeva l’Italiano, come lo poteva insegnare?
    Il corso resistette solo per sei mesi, lo eliminarono per mancanza di alunni.

    Non ho mai apprezzato i film dialettali perche’ non li capisco e mi secca seguire i sottotitoli in Italiano, poi le battute salienti perdono molto nei sotto titoli.

    Un mio amico mi mando’ un libro in milanese, una pagina in dialetto e l’altra tradotta in Italiano.
    Ho cercato di capire il dialetto scritto ma e’ peggiore del parlato.

    Un abbraccio,
    Anita

  25. alessandro
    alessandro says:

    1)Per Marco Tempesta::::::l’uomo ha un istinto di sopravvivenza…certo..certo…..che lo spinge consciamente o no a scegliersi le cose e le persone piu’ favorevoli……ma questa e’ Natura……………..poi c’e’,,,antropologicamente parlando, la Cultura.
    Nel pratico voglio solo dire che certi presupposti e anche certe esperienze per me sono irrilevanti……….conta l’incontro con l’altro a prescindere dalle idee……….a prescindere dalla filosofia
    a prescindere da Hobbes…….conta l’incontro…….e non l’eventuale tradimento………anzi anche una bella amicizia puo’ essere tradita senza per questo condannare l’amico;anche dietro a un tradimento puo’ esserci il cambiamento,,,,,,,l’inizio d’un nuovo percorso di vita,,,,,,,

    2)Per Faust…………L’essere umano non e’ semplice……..anzi una delle sue piu’ evidenti proprieta’ e’ l’ambiguita’………….che fa dell’uomo un essere sempre doppio e contraddittorio e mai definito……..questo per dirti che anche io detesto una certa cultura…una certa poesia ……..una certa arte……..ci sono stati momenti in cui la mia reazione verso la cultura tout.court e’ stata violenta…………..ma nello stesso tempo amo la cultura come riflessione……..come modo per capire perche’ se uno crede(come me) che il potere domina e fa la storia che poi e’ una falsa storia l’unico modo e’ dar fiducia all’artista che se in buona fede e’ sempre contro il potere e dasl quale veniamo a sapere la vera storia o comunque un’altra storia del medesimo fatto((((la mafia comincia a esistere in un certo modo e a discutterne in un certo modo solo dopo Sciascia, per es.))).
    Insomma l’arte …….specie quando non si rinchiude in un movimento, e’ l’altro specchio del mondo………….

    3))))))Per Peter……………..
    C’e’ chi sostiene che ogni Opera e’ autobiografica e che non sia possibile distinguere l’opera dal suo autore……..l’opera e’ il suo autore…………Ma ,come al solito, non bisogna assolutizzare le cose……………..
    Ho portato l’esempio di Pasolini perche’ sono convinto che senza conoscere la sua vita non sia VERAMENTE possibile capire le sue poesie e i suoi films………..e’ necessario cioe’ sapere che Pasolini era friulano e che aveva un rapporto ambiguo con la madre per capire certe cose che ha scritto;;;;;;;;;; e’ necessario sapere che nel vangelo secondo matteo la madre di Gesu’ e’ interpretata dalla madre di Pasolini per capire la morte di pasolini anticipata in poesia e poi realmente accaduta…………..e cosi’ via……………
    In altri casi tutto questo non e’ necessario……….l’opera vive a prescindere dal suo autore:::::::::::un sonetto di Shakespeare vale a prescindere dall’autore…………..

  26. Peter
    Peter says:

    xSylvi

    lei e’ proprio come i benpensanti di queste parti, o di ovunque: quando non gli garbano i contenuti, dicono che il linguaggio e’ ‘rude’ (lei dice sgradevole)…

    Peter

  27. el  guerrillero
    el guerrillero says:

    Auguri Comandante Fidel

    Saremo sempre eredi orgogliosi
    della sua opera

    Messaggi al Comandante in Capo, di René, Fernando e Gerardo,
    a nome dei Cinque Eroi

    Caro Fidel:

    le auguro oggi tutta la felicità del mondo come lei merita, e accompagno il mio augurio con un abbraccio rivoluzionario, come figlio del popolo che da tempo ha incorporato le sue idee al suo patrimonio, nelle quali ci ha educato e che sono invincibili. Mi sommo agli auguri per il suo compleanno.

    Commuove il suo impegno con il popolo e l’umanità, espresso nella sua instancabile lotta che oggi si trova nell’ambito delle idee, ed in altre circostanze, nelle quali lei avrebbe potuto giustamente decidere di riposare.

    Emoziona leggere il messaggio del presidente Chávez, nel quale descrive la sua partecipazione alla battaglia sferrata a San Pedro Sula, in Honduras e fa conoscere il suo apporto al coordinamento delle azioni in risposta al reazionario colpo di Stato in questo paese fraterno.

    Lei c’insegna la soddisfazione e la felicità che s’incontrano solo nella lotta e nell’impegno con i popoli, dal quale sembra provenire la sua instancabile energia.

    Essendo lei il combattente rivoluzionario che è, il forgiatore dei suoi sogni e delle speranze, il costruttore dell’opera di giustizia, sono sicuro che con tutto il diritto si considera una persona molto felice, ed è questa felicità triplicata e permanente che io le auguro nel giorno di oggi.

    Felice Compleanno Comandante!

    Fernando González Llort
    Centro Correccional Federal
    Terre Haute, Indiana – USA

    Il solo degno del suo compleanno

    Caro Fidel:

    Non sarà l’ultima canagliata del sistema di giustizia yankee quella che oscurerà i nostri spiriti, privandoci dell’allegria di festeggiare il suo compleanno assieme a tutta l’umanità progressista e come figli del popolo che l’ammira e le vuole molto bene.

    Al di là dei perversi disegni dei nostri aguzzini, non smetteremo mai d’essere gli orgogliosi eredi della sua opera e fedeli depositari del suo esempio.

    Non potremo decifrare le perfide aspettative che danno fiato nell’impero alla brutalità a alla natura di vendetta contro di noi, ma possiamo offrirle la promessa che mai, da nessuna delle nostre celle, uscirà un lamento dal quale sorga la minima concessione di principi, di fronte ad un così brutale nemico. Questo è il solo regalo degno del suo compleanno.

    Un forte abbraccio e molti auguri.

    René González Sehwerert

    MIAMI
    Cento di questi giorni, Comandante Fidel!

  28. Peter
    Peter says:

    xAlessandro

    non sono affatto d’accordo su Pasolini. In particolare, che fosse friulano mi pare del tutto irrilevante: se mai c’e’ stato un intellettuale multimediatico di livello nazionale in Italia nel Dopoguerra, e’ stato lui . Avra’ scritto qualcosa in friulano, tutto qui.
    I suoi vissuti e conflitti personali in famiglia (aveva anche avuto un rapporto difficilissimo col padre) lo avranno inspirato, certo. Ma non e’ necessario saperlo per fruire, e capire, le sue opere. Un suo film e’ incentrato sull’Edipo, in termini espliciti. Il film ‘speaks volumes’ sulla sua psiche, piu’ di qualsiasi biografia o rotocalco. E allora? e’ una conflittualita’ latente in tutti noi, il vissuto personale dell’artista non e’ affatto necessario per sentirsi in qualche modo compartecipi. Altrimenti non avrebbe senso.
    Sartre, esistenzialista, diceva che il dolore, la passione, l’odio, l’amore, i conflitti e dolcezze di un’opera d’arte (anche letteraria) non sono piu’ cose che esistono, ma cose che ‘sono’. Le vicende esistenziali degli autori non hanno piu’ molta importanza

    Peter

  29. sylvi
    sylvi says:

    caro Peter,

    avrei potuto, rudemente, dirle che stamattina sono andata a Pirano in barca, come migliaia di altri italiani (il porto era pieno, abbiamo ancorato alla fonda), ho mangiato e sono tornata indietro!
    Contenuti ridotti all’osso!
    Il resto me lo ha insegnato il dialetto!

    Comunque non le porto rancore!
    Mio nonno diceva che è una perdita di tempo.

    Sylvi

  30. sylvi
    sylvi says:

    PPP ” Avrà scritto qualcosa in friulano”?

    Eh NO, questa è gossa.!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Ritiro tutte le mie avance pacificatorie!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    Sylvi

  31. alessandro
    alessandro says:

    Resto,caro Peter, del mio parere perche’ su Pasolini ho delle mie idee………frutto di studi miei personali………….
    Il discorso e’ un po’ complesso e bisognerebbe scrivere molto.
    Lei scrive:”avra’ scritto qualcosa in friulano.tutto qui”:non e’ affatto cosi':l’esordio letterario di Pasolini e’ fondamentale e bisogna sapere pure quanta importanza Pasolini stesso dava a quelle poesie in friulano che peraltro rivide e corresse dopo una decina d’anni……………….
    E ancora il fatto che la madre di gesu’ sia interpretata dalla madre di Pasolini e’ fondamentale perche’ a qwuell’epoca gia’ Pasolini aveva chiaro il progetto mitico della sua morte:::::::per cui la madre di gesu’ non poteva non essere interpretata che dalla madre di Pasolini il cui volto ricorda peraltro certe fotografie reali del libro MOrte e pianto rituale di Ernesto De Martino……………..e quindi necessario a sua volta sapere che Pasolini amava l’opera di De Martino………………….Tutto,anche i minimi particolari dell’Opera di pasolini, hanno uno stretto legame con lui e con la sua idea del mondo e della morte in senso mitico……………quindi ancora e’ necessario sapere che Pasolini leggeva cio’ che del mito scriveva Mircea Eliade…………
    IL cerchio si chiude in Pasolini.

  32. sylvi
    sylvi says:

    cara Anita,

    nella mia infanzia difficile io ho avuto dei nonni e dei dialetti, più d’uno.
    Ho avuto anche situazioni economiche molto difficili, sicuramente più di te, ma una griglia familiare molto forte!.
    Gli anni delle medie e due di superiori sono stata anch’io in collegio, una specie di pensionato di monache vicino alla scuola che frequentavo.
    Non mi ha lasciato nessun ricordo degno di nota, se non il fatto che alla sera leggevo, con la pila,sotto le coperte, i libri all’indice e che una sera la suora guardiana mi ha “sequestrato” Resurrezione di Tolstoi e io il giorno dopo me lo sono ripreso nella sua stanza che era “clausura”!

    L’ho portato a scuola e l’ho messo sotto il banco.
    Con i preti era al sicuro!!!
    Per giorni e giorni mi ha accusato di averlo “rubato in clausura”.
    Ho negato, negato…mi sono indignata per l’osceno sospetto…

    Mia madre ha capito che era tempo di togliermi da lì!
    Fine della mia carriera collegiale.

    Ti abbraccio
    Sylvi

  33. Peter
    Peter says:

    xSylvi

    signora, mi dica con calma (se e’ ancora in piedi): cosa scrisse in friulano Pasolini? mi dica il titolo della raccolta di poesie, non mi elenchi tutte le poesie della raccolta, senno’ davvero faremmo notte…
    Quanto al suo dialetto, non si dimentichi che la lingua e’ un vettore. Vettori sono macchine, biciclette, aerei, tricicli…si puo’ imparare a pilotare su un deltaplano o un ultraleggero, e forse l’ebbrezza di quei voli e’ molto piu’ emozionante di un volo su di un Jumbo Jet o un Concorde (buonanima). Insomma, la sua ricchezza espressiva sara’ nata col suo dialetto, ma si sarebbe affermata anche senza. E comunque, lei comunica con me, benissimo, in questa lingua

    Peter

  34. Peter
    Peter says:

    xSylvi

    che Pasolini abbia programmato la sua morte e’ un mito di comodo. Moravia, che lo conosceva benissimo e lo vide due giorni prima che morisse, nego’ sempre energicamente quella tesi. E cosi’ altri suoi intimi amici. E’ una tesi di comodo che non ha mai convinto nessuno. Come sa io non amo le teorie complottiste, ma in quel caso la macchinazione era evidente. E si veda anche delle vecchie interviste a Bertolucci, anche lui lo conosceva bene.
    Alla sua uccisione parteciparono parecchie persone, non fu l’esplosione isolata di un ‘ragazzo di vita’ (che poi ammise di essere stato minacciato e costretto a tacere da altri).

    Peter

  35. alessandro
    alessandro says:

    Peter………….non capisco affatto la sua idea dell’italiano::::::::.Ma di quale italiano si sta parlando???????????
    l’italiano e’ una lingua non e’ affatto una lingua come lo puo’ essere il francese per i francesi…………….
    potremmo forse ancora dar credito alla vecchia tesi per cui l’italiano degli italiani non esista ancora…………..
    l’italiano che si parla in Italia e’ l’italiano stardard del potere economico e televisivo……….
    e’ una lingua l’italiano,quindi, non pura………innaturale……..poco creativa……………
    Per trovare verita’ e purezza bisogna andare la’ dove il potere non e’ entrato……….la’ dove ancora era possibile esprimendosi
    essere…………andare,quindi, proprio al diletto.

  36. alessandro
    alessandro says:

    Ma C’e’ pero’ anche un certo Zigaina pittore e grande amico di Pasolini che da sempre ha sostenuto invece proprio l’idea di una morte progettata nella fede assoluta del mito………..Zigaina ha scritto una bellissima trilogia su questo esaminando tutta l’intera opera di Pasolini………..Se vuole …se volete
    Peter e Silvy…………leggete la trilogia di Zigaina…………Poi ne parliamo.

  37. Peter
    Peter says:

    xAlessandro

    ne’ io ne’ lei staremmo a parlare di Pasolini se avesse scritto tutto in friulano. Le va bene l’italiano di Pasolini, o e’ il linguaggio del potere?! Ne’ starei a citarle Sartre, se avesse scritto in alsaziano (che Dio ci scampi).
    Con questo, ‘mi ritiro nelle segrete stanze’

    ‘notte

    Peter

  38. alessandro
    alessandro says:

    E poi Moravia non credeva affatto alla teoria del complotto ::::::::Moravia diceva “tanto la gatta al lardo va che ci rimmette lo zampino”…per dire che per lui tutto fu tra ragazzi di vita.

  39. sylvi
    sylvi says:

    caro Peter,

    infatti stavo per chiudere.
    A portata di mano ho sempre una copia di” La meglio gioventù “degli anni 50.
    Il titolo lo aveva preso da un verso di una canzone tristissima degli alpini : Sul ponte di Perati”.
    Il verso infatti fa :- la meglio gioventù la va sotto terra-.

    Il che spiega che Alessandro sa quel che dice!

    Ce ne sono altre, con poesie apparentemente naif, di una dolcezza struggente!
    C’è una “vecchia” poetessa friulana , che era sua amica e che scrive e ha scritto solo in friulano.
    Ci spiegava l’uomo Pasolini.
    Insegnava in un rinomato Istituto tecnico di Udine che forma ancora periti aeronautici.
    Uscivano periti poeti!

    Buonanotte

    Sylvi

  40. alessandro
    alessandro says:

    L’italiano di Pasolini e’ l’italiano di un poeta e di un intellettuale…………ma e’ anche l’taliano del potere…….e questo era inevitabile:Pasolini stesso in fondo ne era consapevole…….e l’dea di morire dipendeva anche dalla consapevolezza di uno scacco e che per poter continuare a parlare fuori dal potere bisognava dopo aver tanto amato la realta’ mandar a far benedire la stessa realta':la scelta della morte anche come consapevolezza di una sconfitta linguistica:l’ultima parola non poteva che essere un silenzio.

  41. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x alessandro

    Forse nel cancellare la marea di spam ho inavvertitamente cancellato un suo commento, mi pare l’ultimo. Se ciò è avvenuto, mi spiace e me ne scuso.
    ‘Notte.
    pino nicotri

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