Il disastro di Viareggio è un altro allarme, più grave del solito, del fatto che l’Italia ha il fiato grosso, è sempre più allo sbando perché i servizi pubblici, dalla scuola alla sanità, dalla televisione ai trasporti, sono sempre più assediati dagli interessi di chi punta alle privatizzazioni da spartire tra gli “amici” o almeno ad affiancarli per accaparrarsi le parti più lucrose. La concezione di servizio pubblico infatti non è più quella di creare più diritti e più occasioni per i cittadini, ampliandone la qualità della vita, bensì quella di approfittare dei servizi per lucrarci su. Una volta chi era in politica e nell’amministrazione pubblica ne approfittava anche, ovvio, come da sempre e ovunque nel mondo, però sceglieva quel mestiere perché ne era capace e gli piaceva. Oggi si va in politica e nelle amministrazioni pubbliche non per capacità e passione, e poi magari se capita anche lucrare, ma perché attirati dalla possibilità di lucrare. Si va al molino non per produrre la farina ed è ovvio che ci si infarini, cioè si intaschi un po’ di farina di soppiatto, ci si va senza saper fare farina decente e già con l’intento di infarinarsi. Ma non in quantità fisiologica, bensì patologica. E il molino intanto va in malora….
Le tangenti, le bustarelle e le creste, cioè la corruzione e l’approfittare, sono ormai diventate talmente diffusa da costituire di fatto una nuova tassa, a quanto pare non inferiore al 4% del reddito nazionale. Oppure con l’accaparrarsi la polpa migliore, come fa per esempio Comunione e Liberazione con la sanità in Lombardia, costituendo tra l’altro la base di potere anche economico del governatore della Lombardia Roberto Formigoni, e come la la Chiesa con le scuole private, sempre più foraggiate a spese dell’istruzione pubblica e in spregio alla Costituzione. Beh, certo, già la Fiat e le altre industrie padano tifavano per il colonialsimo italiano e la campagna di Russia perché lucravano ingordamente sulle commesse per le forze armate, così come gli ufficiali si lasciavano comprare per dare disco verde all’acquisto di forniture scadenti, compresi armamenti patetici e munizioni da cilecca. Con i “nostri giovani” mandati allegramente al massacro.
Il disastro di Viareggio dimostra in modo tragico come e quanto sia falsa la campagna sulla “sicurezza” lanciata dal centro destra che abbaia “al lupo, al lupo!” contro gli extracomunitari in modo da irregimentare meglio i cittadini e distrarli dai veri problemi, sempre più gravi e sempre più difficilmente risolvibili. Specie da una compagnia di giro così miseranda come quella che sempre più chiaramente e sbracatamente è la stalla e la truppa del Cavaliere, avvinta a lui come una sanguisuga o come una prostituta per spillare favori di tutti i tipi e ridicolmente in difesa dei suoi vizi da suburra o da tycoon con venature da delirio di onnipotenza, pur sul viale del tramonto verso la quarta età. Nel giorno in cui è diventata legge l’incivile normativa sul reato di clandestinità, è bene far notare che in Italia l’emergenza non è l’arrivo di extracomunitari e neppure la delinquenza che a volte si annida tra di loro, anche se in misura minore di come si annidava tra gli emigranti italiani che per esempio hanno esportato non solo le loro capacità di lavoro, ma anche la mafia negli Stati Uniti, in Costa Azzurra e altrove. La vera emergenza in Italia è il nostro record europeo di treni vecchi, vita media 22 anni!, di autostrade malmesse, per raggiungere il livello di quelle tedesche servirebbero cifre ormai proibitive, non meno di 250 miliardi di euro! La vera emergenza in Italia è si la sicurezza, ma intesa come sicurezza nei luoghi di lavoro, nei quali abbiamo il record europeo delle morti chiamate chissà perché “bianche” quando invece sono nere, nerissime.
E poi quando capita un massacro come quello di Viareggio ecco che ci infiliamo subito una bella pubblicità, allegra e sbarazzina, magari dello yogurt che rende la vita bella e snella, così chi dalla home page di un giornale vuole passare all’articolo e leggere di quel’inferno si deve sorbire almeno qualche secondo di allegria consumistica, spesso decisamente demenziale… Mors tua, vita mea, però qui si esagera. Vita et publicitas mea! Ne capitassero di tragedia come quella di Viareggio! Sai che pacchia per i banner, per gli introiti pubblicitari, per le vendite, per la spinta ai consumi… per il carnevale dei vivi e le loro anime morte. Diciamo la verità: ormai siamo fuori registro, siamo andati fuori di testa in modo allarmante. Forse più di quanto siano andati fuori binario i vagoni cisterna che hanno vomitato l’inferno nella stazione di Viareggio. Continua a leggere →