S’è votato in Italia e in Europa, si sta per votare in Libano e in Iran. E a proposito del viaggio in Iran….

Si è votato in Italia, dove comunque la tanto strombazzata marea berluscona, vero e proprio “giudizio di Dio” in salsa postmoderna,  non c’è stata, anche se il tandem BB, detto anche BeBo o BerBos, ha trionfato in sede amministrativa locale. Si è votato in Europa, dove soffia un venticello di destra. Si è votato in Libano, dove è stato confermato il filo occidentale o forse più correttamente il laico non islamista Hariri. E si sta per votare in Iran, alle urne il 12 giugno. Speriamo che la vittoria di Hariri in Libano sia seguita dalla vittoria in Iran di Mousavi, riformista coraggioso e deciso, così da dare spazio reale in quella martoriata parte del pianeta al discorso molto interessante di Obama al Cairo.
Mir Hossein Mousavi, il principale concorrente di Mahmoud Ahmadinejad alla carica di decimo presidente della Repubblica Islamica d’Iran, è stato lontano dalla politica per 20 anni e s’è candidato nonostante si fosse candidato anche Khatami, presidente prima di Ahmadinejad con un grande programma di riforme sabotate dal clero, a partire dall’ayatollah Alì Khamenei, la Guida Suprema succeduta a Komeini. Sapendo di essere inviso a Khamenei, che ha il potere legale di cassare candidature e leggi approvate dal parlamento nonché lo stesso presidente della Repubblica, Khatami ha preferito ritirarsi e lasciare campo libero a Mousavi.

Chi è e perché suscita tante speranze? Architetto e pittore, presidente dell’Accademia dell’Arte iraniana, Mousavi è stato primo ministro, l’ultimo prima della abolizione della carica di premier, dal 1980 al 1989 sotto la presidenza di Khamenei, l’attuale Guida Suprema decisamente conservatore. I sondaggi non concedono troppo alla speranza di battere Ahmadinejad il prossimo 12 giugno, ma Mousavi ci crede caparbiamente e Khatami era al suo fianco al comizio ufficiale di apertura della campagna elettorale, organizzato nello stadio Azadi di Teheran: «Giovani iraniani, votate per lui!», è stato il forte appello di Khatami, e in effetti proprio i giovani, con in testa le donne, che danno l’impressione di una pentola a pressione che ormai non si può più gelare,   potrebbero essere la leva del cambiamento. E a proposito di giovani, Mousavi ha un grande sogno: porre fine all’emigrazione dei più promettenti. Nel comizio allo stadio, dopo avere attaccato Ahmadinejad e il suo governo affermando  che «il prestigio del nostro Paese non deriva da una persona sola, ma vi contribuiscono tutti gli iraniani, che però hanno contro l’attuale amministrazione, colpevole di minare questo grande prestigio», Mousavi ha proseguito acussando ancora: «Quando all’orizzonte non c’è speranza per lo sviluppo, la ricerca e la realizzazione della creatività, è naturale che i migliori studenti vengano attratti dalle proposte che li allontanano dal nostro meraviglioso Paese».Mousavi dirige il giornale Salame-ye Sabz, ma affronta Ahmadinejad con le armi spuntate dall’enorme sproporzione dei mezzi a disposizione, con le radio e le televisioni sfacciatamente megafoni governativi e con le decine di giornali chiusi d’autorità negli ultimi anni. Il social network Facebook, utilizzato dai sostenitori di Mousavi, è stato bloccato sino al giorno delle elezioni. Il candidato riformista ha però avuto una idea geniale: in un Paese a grande maggioranza femminile e con il 70 per cento della popolazione sotto i 30 anni di età, ha fatto scendere in campo una donna, cosa mai vista e impensabile in un Paese musulmano che per giunta ci tiene a definirsi tale fin dal nome della propria Repubblica. La donna in questione è Zahra Rahnavard, nota scultrice, ex rettore di Università nonché moglie di Mousavi e madre dei loro tre figli. Zahra è sempre presente ai comizi del marito ed è diventata sempre più la protagonista della sua campagna elettorale, proprio come e anzi più di una aspirante first lady americana: galvanizza le folle, specie le giovani, che fanno un tifo da stadio e impazziscono per lei.

La novità, vera e propria forte sfida in un Paese musulmano, funziona e ormai Mousavi presenta agli iraniani Zahra come la loro potenziale first lady dandole anche ruoli e visibilità crescente nella corsa presidenziale. E lei non si sottrae: facendo sicuramente schiumare di rabbia il clero “duro e puro” e la destra, Zahra mena fendenti contro l’era di Ahmadinejad, per chiuderla e aprire invece “una nuova era in cui la libertà di parola, scrittura e pensiero non vengano più oscurate”. Lui promette “un Iran progressista con leggi, giustizia e libertà!”. Lei pretende  che “la fine delle discriminazioni contro le donne non resti una semplice speranza” e senza nessuna timidezza promette a gran voce un’epoca “senza più prigionieri politici e senza più studenti in prigione”, il che quindi significa ammettere che i prigionieri politici e gli studenti in galera ci sono, cosa pessima e disdoro per il governo. Come se fosse una campagna elettorale in un Paese occidentale, i coniugi Mousavi si lasciano fotografare mano nella mano. E per galvanizzare i giovani, specie la “pentola a pressione” delle giovani, lui sorride compiaciuto e complice quando lei osa fare intravedere sotto il velo islamico obbligatorio il foulard firmato e incita le masse giovanili a scatenarsi nel ballo come i loro coetanei nel resto del mondo. Un incoraggiamento chiaramente alla faccia dei divieti governativi.

Mousavi è un nuclearista convinto, nel senso di uso pacifico e controllabile dell’atomo, vuole una economia più rispettosa dell’etica e meno da assalto, è deciso a stimolare il settore privato più di quanto lo sia oggi, e ha ben chiaro che per rimettere bene in moto un Iran ancora abbastanza allo sbando anche per il dopo guerra con l’Iraq, per la repressione e per gli scontri politici imposti dal clero “duro e puro”, deve ricostruire le relazioni con il resto del mondo, Usa e Israele compresi.  Per far presa sui giovani – ricordiamo che il 70% della popolazione ha meno di 30 anni di età – può permettersi una campagna elettorale fino a ieri impensabile e qualche licenza perché ha alle spalle una storia solida, ben presente anche ai non più giovani: stimato da Khomeini, negli anni tremendi della guerra scatenata dall’Iraq, e sostenuta dagli Usa e dall’Europa, l’attuale candidato riformista alla presidenza della Repubblica è stato il primo ministro di un governo che riuscì a evitare il tracollo dell’economia e l’ecatombe da fame per i molti poveri dell’epoca. Nel ventennio in cui ha preferito stare fuori dall’arena politica, Mussavi ha progettato – tra l’altro – la bellissima cupola “Imam Khomeini” ammirata nel santuario di Qom, l’Università dei Martiri di Teheran e il cimitero di Isfahan. Il personaggio quindi è ben radicato e niente affatto improvvisato o estemporaneo, alla modernità esibita provocatoriamente dalla consorte unisce un curriculum di fronte al quale anche un conservatore deve inchinarsi.

La grave crisi economica e finanziaria in atto, ben lungi dall’essere conclusa, può spingere il mondo verso la catastrofe, secondo lo schema classico sempre usato dagli Stati per uscire dalle crisi versando il sangue dei deboli per mantenere il potere dei forti, o può spingerlo a più miti e saggi consigli: a volte è nei momenti più bui che si esprimono le energie migliori e più lungimiranti, e il discorso di Obama pare la conferma di questa speranza. Vedremo.
Intanto, a proposito di Iran, riprendo – e concludo – il filo del discorso sul viaggio cui ho partecipato, viaggio organizzato dal Gruppo cronisti lombardi e che vorrei ripetere magari per conto mio e su un percorso più lungo scelto da me. Chiaro come il sole che la prossima eventuale volta voglio vedere Shush, vale a dire l’antica Susa capitale di quell’Elam che con la vicina Uruk mesopotamica ha dato vita alla scrittura…..

Dopo la giornata di stordimento negli affascinati musei della piuttosto brutta e disadorna Teheran, i cui hotel accolgono gli stranieri con un gentile invito alle turiste di indossare anche loro il tipico velo locale  che copre la capigliatura e il collo, eccoci in volo per la più meridionale Shiraz, parola che significa “Città dei misteri”. Quali misteri? Quelli dei suoi giardini, come per esempio il Giardino di Eram, quelli del suo clima mite, che stimola sogni, speranze, progetti e desideri, quelli delle sue moschee, come la moschea Atiq e il mausoleo sciita, i misteri dei suoi poeti, con i grandi Sa’adi e Hafez, “l’Usignolo di Shiraz”, del quale non manca mai almeno un libro di poesie in tutte le case iraniane così come non vi manca una copia del corano. I mausolei dei due poeti sono una incessante meta di visitatori, che amano sostare nei giardini e passeggiare lungo i loro viali. Sul cancello di accesso alla tomba di Sa’adi si leggono questi versi: “La tomba di Sa’di di Shiraz emanerà amore anche migliaia di anni dopo la sua morte”. Bello, vero? Bello e umano.
E i misteri delle donne di Shiraz, che dicono siano le più aperte, curiose, allegre e disponibili dell’Iran. Ovviamente l’aggettivo “disponibili” ci solletica la curiosità, ma nessuno si sogna di mettersi in caccia per assodare di che tipo di disponibilità si tratti, anche se è sorprendente come le ragazze sorridano a noi turisti e, specie le studentesse, a volte ci fermano a frotte per parlare e farsi fotografare. Non c’è ombra di Guardiani della Morale pronti a intervenire a frustate e le ragazze sono tutte molto sorridenti anche con i non turisti. Forse è per questo che qualche iraniano che viene a Shiraz per lavoro ci dice che non appena vi mette piede il telefono da casa comincia a squillare più spesso del solito: “E’ mia moglie che sta in campana…”.
La prima sveglia a Shiraz è però non per andare a zonzo per i “misteri” della città, ma per partire di buon’ora per Persepolis, distante poco più di 50 chilometri, percorrendo un tratto di autostrada dove nessuno si sogna di superare i limiti di velocità. Il motivo è semplice: chi viene beccato in fallo si ritrova con l’auto sequestrata per una settimana e gli autisti di camion e pullman, compreso il nostro guidato dall’ottimo e imperturbabile Magid, ogni tot chilometri devono fermarsi e andare a mostrare a un apposito ufficio della polizia – stradale, credo – lo strumento che registra la velocità durante tutto il viaggio. Chi sgarra paga pegno pesante, perciò è raro che qualcuno faccia il furbo.
A Persepolis il sole e il caldo sono grandi, ma il fascino e la malia del luogo sono ancora più grandi: immensi. Le rovine sono imponenti e parlano di una storia eternamente presente. Questa era la capitale primaverile dell’impero della dinastia di Ciro il Grande, che per ogni stagione aveva una capitale, da quella invernale a Susa a quella estiva a Ectabana, oggi Hamadan, e, se ho ben capito, all’autunnale Pasargade, altra grande e bellissima città ridotta a poche vestigia, meno di quelle di Persepolis ma con la semplice e disadorna tomba di Ciro che suscita grande emozione soprattutto se ci si ricorda la scritta citata da Erodoto che suonava più o meno così: “Io sono il grande Ciro, ho fatto grande l’impero e tante altre cose. Ma ora sono polvere e tu, viandante, non invidiarmi”. A Persepolis lo straniamento si rifà acuto, la “sindrome fiorentina” al confronto è nulla: mi accorgo anche qui che poco è cambiato in oltre 25 secoli…. La primavera veniva festeggiata il 21 marzo ed era simboleggiata dal bassorilievo, ripetuto più volte, di un leone che azzanna un toro facendolo stramazzare: ancora oggi il Leone è il segno della bella stagione (non a caso ci sono nato io…) e il Toro di quella meno dolce. Non solo erano già nate l’astronomia, la suddivisione dell’anno in 12 mesi e 365 giorni, periodicamente corretti con festività di fine anno, ma già erano stati individuati sette pianeti e, dal rumore di ogni singolo moto delle sette sfere celesti in cui si credeva che i pianeti fossero incardinati, erano nate le  corrispondenti sette note musicali…. Meraviglioso, vero? E come allora non si poteva vivere senza miti, e anzi senza la protezione celeste dei miti con lo Zodiaco, così oggi non sappiamo vivere – di fatto – senza fare riferimento stagionale e “oroscopale” ai segni zodiacali nel cielo sopra le nostre teste. Sì, non è cambiato poi molto, delle cose sostanziali. E farne l’elenco sarebbe lungo. Però ci sarebbe utile per un maggiore realismo e una maggiore modestia.
I bassorilievi e le sculture di Persepolis turbano quasi quanto quelle egizie. I persiani e gli egizi hanno lavorato e scolpito la pietra, i marmi, le rocce, in modo che nessun altro popolo ha mai più eguagliato: se Dio ha creato l’uomo modellandolo con la creta, quei nostri lontani antenati pare lo abbiano creato estraendolo dal marmo e dalle rocce, plasmate a misura d’uomo si direbbe fin nei sospiri, oltre che nei sorrisi più reconditi, nel mistero delle espressioni dei volti e, incredibile a dirsi, nello splendore degli sguardi, nella luce degli occhi. La processione dei dignitari dei 23 popoli tributari di Ciro scolpiti nel marmo pare siano in eterno movimento, da oltre 25 secoli, e mi aspetto che da un momento all’altro ci vengano incontro… Sono sgomento. Trattengo a fatica la commozione. Smetto di fare foto e mi allontano in silenzio dal gruppo. Ho bisogno di silenzio. Anche per meglio capire il senso di ciò che vedo e in qualche modo sento.
Sapere che da qui oltre a Ciro il Grande ed altri dei personaggi epici di cui abbiamo letto a scuola è passato anche Alessandro Magno, che anzi vi è fermato fino a incendiare
in una notte forse di bagordi estremi le meraviglie racchiuse in un’area di 400 metri per ogni lato, crea una certa tensione. A Roma ho visto di tutto, ma in nessun punto c’è la presenza certa e precisa di un Giulio Cesare o di un Augusto, di Mario o di Silla o di Pompeo. La Storia qui a Persepolis si fa presenza non solo di miti e storia, ma anche di uomini e della loro aura.
A Noqsh E Rostam le gigantesche scultura nella roccia attorno alle tombe dei vari Artaserse, Serse I, Dario I e Dario II raccontano anche di come i romani abbiano tentato per secoli di impadronirsi di queste terre di raccordo con il misterioso Oriente, vale a dire l’India e la Cina, che tramite la Via della Seta ha nutrito l’Occidente di ogni ben di Dio e di molti saperi. Si vede l’imperatore romano Valeriano disastrosamente sconfitto e fatto schiavo a Edessa da re Shapur. In questa parte strategica del mondo sono sempre finiti male i sogni perseguiti invano da Crasso, che ci rimise le immense sue ricchezze e la vita in battaglia, da Cesare, da Antonio, da Traiano, dai Severi tutti e da Giuliano. E quando l’imperatore romano Eraclio tra il 614 e il 630 riuscì a ridurre allo stremo la Persia di re Khusraw II e di suo figlio, che accettò una pace umiliante, ecco che nel 622 in Arabia fugge dalla Mecca a Medina uno sconosciuto, tale Maometto, fatto di cui né l’Imperatore di  Costantinopoli né il Re dei Re di Ctesifonte si accorsero, né più e né meno come nessuno si era accorto secoli prima della crocifissione sul Golgota di un pover’uomo, tale Gesù, ai tempi di Tiberio. Ma proprio quando Eraclio pareva fosse riuscito laddove erano falliti da Crasso a Giuliano, ecco che i seguaci dello sconosciuto fuggito nel 622 creano in una quindicina d’anni un impero già enorme inghiottendo la tanto desiderata Persia dei Re dei Re, la Siria e la Palestina. Per poi nel 642 prendersi anche l’Egitto e dilagare nel 732, poco più di un secolo dopo la fuga di Maometto, in Asia centrale fino al Tetto del Mondo…. Addio dunque al sogno di conquistare lo snodo sulla Via della Seta, snodo talmente decisivo per il peso dei commerci con l’Oriente da avere contribuito in modo essenziale a far decidere a Costantino di spodestare Roma e sostituirla con Bisanzio creata dal nulla. E il dilagare dell’Islam anche qui, in Iran. troncando i traffici secolari tra il Mediterraneo romano e l’Oriente, vale a dire India e Cina, spingerà un certo Cristoforo Colombo a tentare di raggiungere le Indie navigando verso Ovest invece che andando a piedi, a cavallo e su cammello in carovane verso Est. Il resto della storia e le sue conseguenze sono note…

Ho ancora nella testa queste “bazzecole” quando tornati a Shiraz mi ritrovo alle porte del bazar nel Mausoleo Shah-e Cheragh, dove giace la salma del fratello dell’ottavo Imam, che giunse a Shiraz nell’VIII secolo. Entriamo e restiamo abbagliati e senza parole: i muri e le cupole sono rivestiti di un unico enorme mosaico di tessere fatte tutte di specchi, e il loro scintillio rilancia all’infinito giochi di luce incredibili. Sembra un susseguirsi di flash e di essere risucchiati in un giacimento di gemme: il bagliore è ovunque. La dimensione clamorosa di tanta inaspettata bellezza impedisce perfino la possibilità di concentrasi e meditare, c’è troppo stimolo alla meraviglia, anzi alla “maraviglia”. Forse l’unica è inginocchiarci anche noi, come fa qualcuno, e pregare.

Ho perso il conto delle moschee che abbiamo visitato, una più meravigliosa dell’altra. Esfahan, detta anche “la metà del mondo” per la sua bellezza, è perfino eccessiva nell’allineare nella sua grande piazza Imam – lunga oltre 500 metri, con una grande fontana e un  enorme prato meta a tutte le ore di pic nic di intere famiglie –  meraviglie assolute come la Moschea dell’Imam, la Moschea dello sceicco Loftollah, il Palazzo di Ali Qapu e il Palazzo Chehel Sotun. Più, tanto per stordirsi come con i fumi di oppio, l’interminabile bazar circostante la piazza, bazar che per due lati corre su due porticati paralleli e quindi in totale non è lungo meno di un paio di chilometri di botteghe e vetrine. Insomma, un’orgia visiva e olfattiva, che può diventare anche un’orgia di shopping ricordo e di cibi e dolci dai sapori più massicci. Ecco, l’impressione è di ingozzarsi in continuazione gli occhi, il cuore e la mente di dolci poderosi come i cannoli e le cassate siciliane con contorno di babà e pastiere napoletane. Solo che di cassate e cannoli non se ne possono mangiare più di due o tre di fila metre qui invece l’ingozzamento è continuo, così come non si può fumare hascish od oppio, credo, per giorni e giorni di seguito. Non ricordo nemmeno più la località dove siamo entrati in una moschea rivestita all’interno di un infinito mosaico di specchi, abbacinanti ancor più che il Mausoleo Shah-e Cheragh. Per l’esplosione di luci una delle due moschee è chiamata “del Re delle Lampade”, ma non ricordo più quale… E’ come stare durante il giorno sotto una cascata di stelle: qualcosa di sbalorditivo, eccessivo. Mi ha colpito la gente che se ne stava beata a frotte nel verde del cortile sotto il cielo, seduta o sdraiata sui tappeti stesi sull’erba. Tappeti persiani, ovviamente.
Le moschee colpiscono per la loro enorme differenza rispetto sia le sinagoghe ebraiche che rispetto le chiese cattoliche. Il tempio ebraico è sempre severo, spoglio, supremo nella sua essenzialità, un vuoto che vibra di pienezza misteriosa, densa e asciutta. Le chiese cattoliche sono scrigni di capolavori d’arte, ma il loro leit motiv è la sofferenza, la via crucis, la crocifissione, la corona di spine, il martirio sanguinolento di santi e sante, il pianto continuo della Madonna anche quando sorride, e chissà poi perché la fanno sorridere, il costato squarciato di Cristo o quello trafitto da mille frecce e mille ferite sanguinanti di S. Sebastiano…. Ormai faccio fatica a entrare in una chiesa: troppo sangue. Troppo dolore. Adoro solo le chiese romaniche, semplici, rassicuranti, materne, orizzontali, accettanti, e diffido di quelle gotiche fin dall’esterno: troppa tensione verso il cielo, troppo distacco dal terreno, troppa opposizione al romanico. Le moschee sono invece sempre un tripudio di intarsi, smalti, maioliche, non possono esserci immagini sacre ma in compenso c’è un delirio di segni, incastri, motivi grafici, e non esiste una spazio vuoto che non sia miniato, dipinto, variamente colorato, mosaicizzato, piastrellato con le forme più diverse, intarsiato con cura maniacale, millimetrica. Una epifania non solo per gli occhi. Uno sfrenarsi delle sensazioni. Una libidine estetica – ed interiore – continua. Otto e più millenni di Storia non sono uno scherzo. Sedimentano di tutto, non lasciano nessun vuoto neppure nelle steppe dei deserti. Dove infatti ci si imbatte nelle Torri del Silenzio dei zoroastrani o ancora in qualche Torre del Ghiaccio, costruzioni geniali a cono alto e a gradoni per conservare anche d’estate il ghiaccio che d’inverno si forma nella conca alla base interna del cono. Mi viene in mente che i Re dei Re persiani avevano anche il ministro addetto al gelato! Così ho appurato nei primi anni ’80 nel corso di una inchiesta sul boom dei gelati in Italia, nella quale ha voluto dire la sua anche Giulio Andreotti, che di sera a casa cenava mangiando solo il gelato preparato dalla moglie Livia con l’apposito piccolo elettrodomestico.

Non m’è però sfuggito che mentre le moschee sunnite hanno un solo minareto, quelle sciite ne hanno due. Ufficialmente dicono sia perché il minareto sunnita con il suo unico minareto indica verso il cielo che vi è un solo Dio, mentre invece i due minareti tipici delle moschee sciite indicano sì che Dio è uno solo, ma anche che va pregato dagli esseri umani elevando le due braccia al cielo. Mah. Io ho il sospetto che in realtà lo sciismo, che è il tipo di islam presente in Iran, sia in realtà la risposta “nazionalista” al sunnismo, che è la forma dell’islam arabo, cioè degli arabi che hanno sì portato “la benedizione del Corano” anche in Iran, ma da conquistatori. Per giunta, da conquistatori non sempre sensibili al fatto che loro erano gli ultimi arrivati, quasi dei parvenù della Storia, mentre i persiani, cioè gli iraniani – che NON sono arabi, cioè semiti, bensì ariani (donde il nome Iran) – avevano già vari millenni alle spalle. Insomma, come “Grecia capta ferum vincitorem cepit”, riferendosi a Roma, così più o meno “Persia capta ferum vincitorem cepit”, riferendosi agli arabi. Insomma, gli iraniani hanno recuperato il loro ancestrale dualismo, il bene e il male rappresentati dalle due ali del grande uccello zoroastriano, e lo hanno inserito sotto forma di elementi dello sciismo nella nuova religione imposta dai vincitori. Un modo per meglio preservare la propria identità: aderisco, ma mi distinguo.

Beh, mi sono dilungato. Tanto per cambiare. Vorrà dire che l’ultima puntata del viaggio in Iran, nella “città santa” di Qom e nella scuola teologica intitolata a Khomeini, con annesso dibattito-confronto con un religioso che “studia da ayatollah”, è ancora una volta rimandata. Alla prossima. Spero.

310 commenti
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  1. Anita
    Anita says:

    x Faust

    Come mi farebbe a piacere un Ahmadinejad che viene negli Stati Uniti a denigrare la Nazione ospite?
    E’ un tantino piu’ democratico solo perche’ ha un rivale e perche’ c’e’ tanto malcontento in Iran.

    Dalla Stampa:
    IRAN
    La campagna elettorale è stata contrassegnata da tensioni senza precedenti, con decine di migliaia di sostenitori di Ahmadinejad e Mussavi che per molte sere sono scesi nelle strade e con attacchi durissimi fra i candidati anche in televisione. La durata delle operazioni di voto dipenderà dall’affluenza. Le urne potranno rimanere aperte anche fino a mezzanotte. Il ministero dell’Interno ha annunciato che i risultati si conosceranno domani. Se nessun candidato otterrà oltre il 50 per cento dei voti espressi, i primi due classificati andranno al ballottaggio, il 19 giugno.
    ~~~~~~~~~~~~~~~~

    La piccola comunita’ ebraica votera’ per Ahmadinejad, sono solo 25’000 e vivono separati…hanno davvero scelta?

    Se Moussaui dovesse vincere, cosa non prevista, cambierebbero le cose?

    Il risultato elettorale di Teheran non si giochera’ nelle urne: e’ stato stabilito nelle lotte intestine che gia’ si sono chiuse dentro la gerarchia iraniana.

    Anita

  2. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Due CONSIDERAZIONI…

    Prima leggere..però..
    ________________________________________

    La visita del leader libico Muammar Gheddafi «rappresenta una svolta che ci condurrà a una più intensa collaborazione economica, superando le condizioni che avevano caratterizzato il passato». È quanto ha dichiarato la Marcegaglia nel corso del suo intervento. Marcegaglia ha evidenziato che, grazie anche alla ratifica del recente trattato, «ci potrà essere una maggiore presenza delle imprese italiane in Libia e allo stesso tempo una crescita della presenza libica nell’economia italiana». Questa visita, ha proseguito Marcegaglia, «fa intravvedere un’ulteriore opportunità di rafforzamento della Libia in società italiane, come dimostra il recente ingresso nel capitale di Unicredit e l’interesse per altre aziende italiane».

    Il leader libico ha replicato: «Le imprese italiane avranno in Libia la priorità, qualsiasi fabbisogno dell’Italia in Libia avrà la priorità». E poi ha aggiunto: La Libia «non favorirà altri paesi a spese dell’Italia» nel settore energetico. L’Italia, ha sottolineato, «ha un gran bisogno della Libia», per questo finchè vigerà l’accordo di amicizia e di collaborazione tra i due paesi, la Libia
    non fornirà gas e petrolio ad altri «a danno dell’Italia». «Non credo – ha concluso – che l’Italia possa commettere qualcosa che causi un atteggiamento del genere».

    Ieri nell’incontro avuto in Campidoglio Gheddafi ha detto che il suo sogno nel cassetto è dare il potre al popolo italiano annullando tutti i partiti, «senza piu destra, sinistra e centro». «Il simbolo del popolo italiano sarà la fratellanza perchè il partitismo è un aborto della democrazia».

    All’università La Sapienza il leader libico ha ricevuto invece una laurea ad honorem in Giurisprudenza. Completamente vestito di bianco, Gheddafi è stato ricevuto dal rettore Frati. Entrato in Aula Magna, il colonnello ha ricevuto l’applauso degli studenti intervenuti mentre i ragazzi dell’Onda stanno vagliando se attenderlo sotto la facoltà di Lettere o manifestando per i viali dell’ateneo con un corteo.

    _______________________________

    A) Tutti in fila da Gheddafi..non c’è dubbio,il meglio della Finanza e dell’impreditoria italica.(Senza critica)(Aspetto però i baldi “realisti”..alla prima considerazione “morale”..sono sicuro che non mancherà occasione.
    B) Tra tutte le “lauree ad “honorem” che potevano assegnare all’illustre ospite, non v’è dubbio che quella in giurisprudenza, con i tempi che corrono mi pare la più azzeccata.
    Sembra una presa “per il culo”.
    Frati deve essere un genio italico.

    cc

  3. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Cara Sylvi,
    che non ci tocchi magari di vederti un giorno ” novella balda nuova tripolina”, mandarci una cartolina da Tripoli?

    cc

  4. ber
    ber says:

    x Marta e Marco,
    io ho votato sia De Magistris che Di Pietro,in europa un magistrato ci rappresentera’ meglio di una velina.
    Ciao,Ber

  5. sylvi
    sylvi says:

    caro CC,

    tra i canti alpini c’è anche questo, sulla musica di :
    Tripoli bel suol d’amore.

    Sai dove si stende più sterile il suol?
    Sai dove dardeggia sanguigno il bel sol?
    Di madri il singhiozzo, di spose il dolor,
    Son doni che reca quest’Africa d’or.

    Tripoli suol del dolore
    Ti giunga in pianto questa mia canzon.
    Sventoli il tricolore
    Mentre si muore al rombo del cannon.

    Tripoli suol del dolore
    Ti giunga in pianto questa mia canzon./

    Non sarà granchè come versi, ma esprime l’immagine dell’ardito, bellicoso ed entusiasta alpino d’Africa.

    Affari con Gheddafi? Chissà se la Marcegaglia rischia del suo o di quello della Confindustria!!! Io di mio neanche una valvola!

    La cartolina te la devi andare a prendere da solo, temo!

    Sylvi

  6. ber
    ber says:

    x CC,
    Ghedaffi e’ folcloristico,si e’ tolto qualche sassolino,…ma con la vecchiaia e’ diventato saggio e si e’ accorto che un’amicizia con l’Italia, che e’ la nazione della UE piu’ vicina, e’ un affare.
    Lui ha sempre investito in Italia,vedi Fiat e Unicredit,e si e’ accorto che il suo popolo non sara’ mai capace di trainare la libia fuori dal sottosviluppo da solo,e il petrolio non e’ eterno.
    Ha cacciato 30 mila italiani,…ma quelli,dice lui, erano gli sfruttatori fascisti,discendenti etc,…di cui lui,pateticamente,si e’ adornato con la foto.

    Gli arabi sono molto suscettibili ci si possono fare buoni affari,ma
    attenzione alle mogli,…le loro sono sacre,…le ns no.
    Ciao,Ber

    PS:le riflessioni me li faceva un arichetto ,assistente contrario per l’agip,in subappalto,in eboja,zona del petrolio,nigeria,anno 1983,
    lui aveva lavorato in libia tre anni.

  7. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Cara Sylvi,
    io scherzavo,ma dopo questa nuova legge dovremmo smettere di chiamare Cina ed Iran “paesi illiberali”…

    Intervista del procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli a Micromega.net
    “Il provvedimento produrrà effetti devastanti con l’impunità per fior di delinquenti”
    Caselli contro il ddl intercettazioni
    “Siluro alla sicurezza dei cittadini”
    Protesta Google Italia: “Un blogger amatoriale viene equiparato al direttore di un quotidiano nazionale”

    cc

  8. sylvi
    sylvi says:

    caro Ber,

    preferirei fare affari con un serpente a sonagli che con Gheddafi.

    Non so se ricordi la favola della rana e lo scorpione, di Esopo!
    Chi nasce in un certo modo, muore così!

    ciao Sylvi

  9. sylvi
    sylvi says:

    caro CC,

    non angustiarti eccessivamente.
    Noi italiani non siamo mica tedeschi!
    Il modo per “aggiustare” la legge lo troveremo, come sempre!!!
    Anche Marco lo sa!

    Sylvi

  10. Peter
    Peter says:

    xSylvi

    ma quante storie su Gheddafi, suvvia! non sara’ certo uno stinco di santo, ma allora? Per decenni ha favorito l’Italia nel commercio ed iniziativa, l’Italia ha da sempre rapporti privilegiati con la ex-colonia. Si commerciava con la Libia anche ai tempi dell’embargo. (tra parentesi, non mi pare che i libici siano arabi, o mi sbaglio?). Invece si dovrebbe incoraggiarlo ad ammettere un minimo di democrazia in Libia, ma questo e’ tutt’altro discorso. Ricordo di avere letto sull’Espresso (20 e passa anni fa) di come l’Italia gli rispediva i rifugiati politici libici…uno venne impiccato appena arrivato a Tripoli. I carabinieri lo avevano visitato in albergo, e rispedito a Tripoli perche’ il disgraziato ‘non trovava’ piu’ il passaporto…

    Peter

  11. sylvi
    sylvi says:

    x Peter

    sono arabi, magrebini, tuareg e qualcos’altro che non ricordo!

    Chissà perchè la GB o la Francia, di tutto il Nord Africa hanno lasciato a noi la Libia?
    Se Gheddafi aiuterà il Sud a svilupparsi ne saremo tutti molto felici, non crede?
    Sylvi

  12. Damocle
    Damocle says:

    NON SARA’ CHE L’AMMINISTRAZIONE OBAMA PREDICA BENE E RAZZOLA MALE ?

    Risulta che lo Israeli Central Bureau of Statistics (ICBS) indica che, nell’ultimo quadrimestre 2008 ,sarebbe iniziata la costruzione di 454 nuove unità abitative in Cisgiordania (esclusa Gerusalemme est) per un totale di 3229 abitazioni, con un incremento del 28% rispetto allo stesso periodo del 2007.

    Secondo il gruppo israeliano Peace Now, il Ministero israeliano per le Abitazioni ha annunciato il proposito di costruire 73000 nuove abitazioni all’interno di insediamenti ebraici in Cisgiordania e che 15000 di essi hanno già ricevuto la relativa approvazione e i necessari stanziamenti.

    261 strutture si sarebbero intanto aggiunte agli insediamenti già esistenti nel corso del 2008, rispetto alle 98 del 2007, portando a 485000 i coloni che vivono in Cisgiordania, comprendenti i circa 195000 residenti israeliani a Gerusalemme est.

    Sarà interessante a questo punto vedere, dopo il discorso al Cairo di Obama che comprendeva uno stop agli insediamenti ebraici nei territori occupati, quale posizione prenderà la nuova amministrazione Usa in concreto.

  13. ber
    ber says:

    Cara Sylvi,
    Mordi e fuggi sono gli affari che si possono fare con la Libia.
    Nel 67 nel congo arrivarono parecchi italiani che erano stati
    sbattuti fuori in malo modo dai famosi 5 tenenti che avevano rovesciato re Idris,e raccontarono storie raccapriccianti.
    Avevano lasciato tutto,gente che era nata li,da genitori italiani e che erano li da una vita,avevano piantato vigneti etc…
    Mi dicevano che e’ meglio lavorare con la gente sotto il sahara che con quelli sopra,cioe’ gli arabi.
    Berlusconi gli dara’ 20 miliardi di euro in venti anni,grandi opere pubbliche fatte da impregilo e co,…e spera di guadagnarci bene come e’ suo costume,…noi pagheremo come sempre.
    Per le piccole imprese non credo sara’ un buon affare,…non c’e’ protezione,meglio paesi solidi come il canada o gli Usa.
    Sara’ dura ma ce la faremo anche senza il beduino,
    Ciao Ber

  14. Anita
    Anita says:

    x Peter
    Stavo ricercando la storia della Libia e di Gheddafi.

    Mi ricordavo, guerre ed incidenti…….

    “La maggior parte della popolazione (80%) dei 5.605.000 abitanti trae origine dalla fusione degli invasori arabi del VII secolo d.C. con i preesistenti berberi, ma vi sono anche tribù di berberi non amalgamatesi (in Tripolitania e nelle oasi costiere), gruppi di arabi che hanno mantenuto i caratteri originari e popolazioni sahariane come i Tuareg, stanziati nelle oasi interne della Tripolitania e del Fezzan, e i Tebu delle oasi del sud. Numerosi gli stranieri (in primo luogo egiziani e sudanesi, ma anche ciadiani, maliani e tunisini), attirati fin dagli anni ’70 da una legislazione favorevole.

    Lingue La lingua ufficiale è l’arabo. La lingua berbera è parlata, ma senza alcun riconoscimento ufficiale, da circa 160.000 persone, soprattutto nel Gebel Nefusa (“nefusi”), a Zuara sulla costa e in vari centri dell’interno come Ghat, Ghadames, Sokna e Augila. La lingua italiana e quella inglese sono utilizzate a livello economico per i commerci.
    ~~~~~~~~~~~~~~~
    La religione e’ Mussulmana. l’80%.

    ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

    La famiglia di mio marito ha perso tutto, case, aziende, terreno.
    Erano stabiliti a Bengasi.

    Ciao, Anita

  15. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Mussavi ha già lamentato che ai suoi rappresentanti non e’ stato consentito di assistere alle operazioni di voto in alcuni seggi e ha chiesto alle autorita’ preposte di sorvegliare bene le urne.
    ————-
    Non è una novità, da quelle parti. Quando ci sono di mezzo i preti io sono sempre estremamente diffidente. Il voto sembra libero ma molto facilmente ci saranno state pressioni ed intimidazioni, come è successo a quanto pare anche a Gaza, che io ricordi, nonostante gli osservatori internazionali. Gente intervistata dalla BBC a Gaza, ha parlato di minacce e pressioni nei confronti degli elettori, prima del voto ovviamente.
    Seguirò sulla BBC i commenti alle elezioni, nonchè sulla stampa francese e svizzera. Staremo a vedere cosa succederà, se casomai dovesse vincere Mussavi.

  16. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Peter

    sono arabi, magrebini, tuareg e qualcos’altro che non ricordo!
    ———–
    Nel Nord Africa sono considerati l’equivalente dei polacchi e degli irlandesi delle barzellette. Marocchini, algerini e tunisini ne raccontano di belle.

  17. sylvi
    sylvi says:

    caro Ber,

    anche in Sudafrica l’etnia bantù che è al governo vorrebbe liberarsi dei bianchi afrikaner e impossessarsi dei loro beni.
    Li pretenderebbero anche gli zulù.
    Ma gli inglesi non sono gli italiani, come sa Peter,ed è un pochino più complicato buttarli fuori.
    Per ora si accontentano di una criminalità allo sbaraglio, senza freni.
    Per un telefonino prima uccidono poi lo rubano!
    Ma ovunque le leve dell’economia, e delle strutture sociali sono in mano ai bianchi.
    Un bel rebus come finirà!

    ciao Sylvi

  18. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Naturalmente come fanno sempre, il loro compitino lo svolgono bene, interrompere o sovrapporre la lorovoce a quella all’avversario, cosi`la gente acasa non capisce niente. (Marta)
    ———
    E’ una tattica molto usata da quelli del PDL, ma ritengo sia controproducente. Non dimentichiamo che il cavaliere ha perso circa 6 punti percentuali rispetto alle aspettative, il chè significa milioni di persone che potenzialmente potevano votarlo e non lo hanno votato.
    Il segnale più importante in questa votazione, a mio parere, lo vediamo nella protesta scritta, ovvero nella gente che è andata a votare ma ha annullato la scheda o l’ha lasciata bianca. Nulle e bianche superano i 2 milioni di voti alle europee ( fonte ministero dell’interno). Voti che, uniti a chi si è astenuto per protesta, sono un grosso capitale da conquistare.

  19. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Per un telefonino prima uccidono poi lo rubano! (Sylvi)
    ——-
    Il mio amico pilota grande viaggiatore fai-da te ( niente o quasi viaggi organizzati), mi ha raccontato che a Città del Capo lo hanno assalito per rubargli il portafoglio. Lui è riuscito a disperdere gli assalitori (una volta da noi ha sbaragliato da solo tre malviventi che volevano rapinarlo, lasciandoli a terra con le ossa rotte: era uno molto forte) ma non a salvare il portafoglio. Recatosi al posto di polizia, si sono meravigliati di come fosse ancora vivo.

  20. marco tempesta
    marco tempesta says:

    un De Magistris, politicamente novellino ma per niente intimidito dai bravi di Don Rodrigo.. (Marta)
    ——–
    Già. Una bella accoppiata, Ghedini e Castelli. A mio parere però, il dislivello di intelligenza tra i due è abissale. Un boa constrictor il primo, uno stercorario il secondo.
    Nella Lega, l’unico che mi è simpatico è Calderoli.
    Nel PDL, la Brambilla fa sempre il suo effettone, ben più delle altre ‘muse’ del cavaliere, decisamente più insipide, forse ad eccezione della Prestigiacomo.
    Nel PD sono cotto della Serracchiani, è esattamente il mio tipo in tutti i sensi, cervello in primis.

  21. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Oddio dice L?uomo della Quarta sponda….

    Gheddafi: “Con la sinistra al governo meno fortuna per le imprese”

    “Dicono che se fosse la sinistra a governare l’Italia la fortuna delle imprese sarebbe minore. Finchè è Berlusconi a governare siete fortunati”. Così il leader libico Muammar Gheddafi si è rivolto alla platea di imprenditori riuniti in Confindustria. Le sue parole sono state salutate da un forte applauso.

    Potremmo invitarlo a partecipare al nostro Blog…
    Siamo proprio fortunati…
    forte applauso..!!!!

    cc

  22. marco tempesta
    marco tempesta says:

    One Ahmadinejad supporter, a woman in the long black religious chador, made a point of shaking hands with another woman wearing the green colours of the opposition contender, Mir-Hossein Mousavi. (bbc)
    —–
    Ciò lascia ben sperare. La vera forza del cambiamento in Iran, come ha ben anticipato Pino, saranno le donne.

  23. marco tempesta
    marco tempesta says:

    All candidates are vetted by the powerful conservative-controlled Guardian Council, which also has the power to veto legislation it deems inconsistent with revolutionary principles.
    ————
    Come dire: eleggete pure chi volete, tanto alla fine saremo sempre noi a decidere.
    Ma che bella democrazia!!!

  24. marco tempesta
    marco tempesta says:

    L’antispam mi ha cuccato tre interventi sull’Iran, presi da un giornale francese.

  25. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Italie: la police arrête 2 Japonais avec 100 milliards d’euros d’obligations. ( Le Matin)
    ———-
    Se le obbligazioni ( americane) sono vere, la multa è di 38 milioni di Euro. Scusate se è poco.

  26. Vox
    Vox says:

    IRAN
    Non sono nemmeno finite le elezioni e gia’ si grida al broglio da tutte le parti. La solita litania.
    Chissa’ perche’, me l’ aspettavo…

  27. Marta x CC
    Marta x CC says:

    Vuoi vedere caro CC che il signore con capelli neri baffi neri immortalato dal fotografo sardo (foto non ancora pubblicate, ma saranno presto in rete) è il terrorista libico. Ha capito che con il ducetto gli AFFARI (volutamente maiuscolo) li potrà fare, ora poi che le intercettazioni saranno proibite, questi qui andranno a nozze.

    PS e a proposito di intercettazioni il Capo dello Stato si è finalmente svegliato, o gli son fischiate le orecchie ? Dice di voler esaminare l’incarto boh.
    saluti M.

  28. Vox
    Vox says:

    GHEDDAFI

    Mi sembra che intorno alla visita del leader libico sia stato montato uno show aberrante, pieno di ciarpame pseudo-politically-correct, di luoghi comuni e di vere e proprie idiozie.

    Riporto un articolo che condivido:

    […] ufficio politico del PDCI (per bocca di Paola Pelligrini):
    “Una canea indecorosa si è scatenata su giornali e televisioni contro la visita del premier libico Gheddafi: il suo omaggio alla leggendaria figura di Omar Al Muktar, eroe della resistenza anticoloniale contro l’attacco fascista alla Libia, è diventato per alcuni giornali il ricordo di un “antiitaliano” [Possiamo fargliene una colpa se non se la sentiva di essere ospitale con chi gassava il suo popolo?]

    Una vergogna per il nostro Paese di fronte a un ospite che oggi chiede all’Italia il riconoscimento delle sue responsabilità storiche. In questo quadro diventa grottesca la posizione del PD, che, rifiutandosi di accoglierlo nell’aula del Senato, ha non solo contribuito al clima di attacco a Gheddafi, ma si è addirittura dimenticato che la politica di dialogo con la Libia e con Gheddafi è stata avviata dai governi di centrosinistra, e cioè da Prodi e D’Alema”.

    Davvero indecorose sono state poi le manifestazioni di protesta degli studenti [strumentalizzati] dell’Onda [… che] hanno chiesto le dimissioni del Rettore della Sapienza reo di aver concesso l’auditorio a Gheddafi. E non importa se costui ha usato il suo tempo per denunciare le sofferenze inferte dal colonialismo italiano al suo popolo, non importa se si è detto vicino alla gente palestinese che viene sistematicamente angariata e assassinata dai sionisti.

    Tutto cio’ appare tanto piu’ sciocco se si considera che:

    Come detto da Carlo Jean, in un articolo apparso sul Messaggero di ieri, una Libia stabile è fondamentale per l’Italia, tanto per ragioni politiche che economiche: “Importiamo da essa il 25% del nostro petrolio e poco meno del 10% del gas. La Libia dispone di grandi risorse energetiche non completamente sfruttate per le sanzioni alle quali è stata sottoposta. Le nuove tecnologie aumenteranno la sua produzione. Ad esempio quella di petrolio – che oggi è poco più di 2 milioni di barili/giorno – supererà i 3 milioni nel 2015. l’Italia è il primo partner commerciale della Libia[…]

    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5992

  29. Vox
    Vox says:

    @ CC

    Non ho letto di questo intervento di Gheddafi davanti a Confindustria. Se ricordi il giornale o il sito, me lo potresti indicare?
    Grazie

  30. sylvi
    sylvi says:

    D’Alema ha comunicato a Fini, Presidente della Camera in attesa da due ore del leader libico, che Gheddafi si è sentito “poco bene” .

    D’Alema è il portavoce di Gheddafi?
    Il libico lo ha invitato a Tripoli.
    Speriamo se lo tenga, assieme a Berlusconi.

    La Gelmini ha varato il nuovo Liceo, ma si è dimenticata di fare un corso di educazione civica per “stagionati” politici con baffi che sono rimasti al familismo amorale e al cinismo più becero!

    Non commento l’incontro del “tinto di nero” e sudaticcio pagliaccio con le donne!

    Sylvi

  31. Vox
    Vox says:

    Quando Bush e’ venuto in Italia gli studenti e le ‘onde’, chissa’ perche’, non hanno fatto altrettanto baccano, benche’ ve ne fosse motivo. Invece, per un Gheddafi tutto questo casino. Non e’ certo un santo, magari non e’ nemmeno troppo simpatico, ma almeno non invade e non bombarda altri paesi. C’e’ una bella differenza.
    Due pesi e due misure? O agli Usa tutto si perdona, malgrado quello che hanno combinato nel mondo (e continuano a combinare, malgrado il cambio di presidente)?
    Mi sembra che ci siano stati/persone che, qualunque porcheria facciano, agli italiani vanno sempre bene. Salvo poi ‘svegliarsi’ e ricordarsi di giustizia, liberta’ e democrazia quando si tratta di altri stati/persone.
    Sono questi doppi standard che mi danno fastidio.

  32. Vox
    Vox says:

    non accetto che chi si è mimettizzato per campà o peggio ora venga a farmi la morale.
    @ Sylvi

    Mi scusi, ma a chi si riferisce? Nella mia famiglia nessuno, ripeto nessuno, si e’ ‘mimetizzato’ o piegato al fascismo e proprio per questo, all’epoca, alcuni di questi familiari hanno pagato molto dolorosamente.

    Quanti fascisti sono andati poi a fare i partigiani? Non so. Me lo dica lei che sembra bene informata. A sentire lei, si puo’ pensare che tutti i partigiani erano degli ex-fascisti mimetizzati e che a morire siano stati solo gli ‘alleati’.

    Quanto alla morale, se mi permette, non credo me la possa fare una signora che, per quanto mi stia molto simpatica, ha avuto dei familiari che si sono lasciati mandare in guerra contro un paese che non gli aveva fatto nulla, mentre i miei, di familiari, per non venire meno alle proprie idee e alla propria coscienza, si facevano anni di carcere e di confino, perdendo per soprammercato tutti i beni. La differenza c’e’, anche se lei, purtroppo, non vuole vederla. Umanamente la capisco, ma non lo trovo un atteggiamento intellettualmente onesto.

  33. ber
    ber says:

    Cara Sylvi,
    cacciare i bianchi dall’africa del sud sara’ molto difficile,sono circa 4
    milioni e terranno sempre le redini del potere anche quando i bantu’
    saranno 5 volte il loro numero.
    Per la ex rodesia,ora zimbabue,la cosa e’ riuscita a mugabe perche’
    erano pochi,circa trecentomila e tutti sparsi sul territorio,per la
    maggior parte agricoltori.
    Il bianco avra’ un ruolo importante in africa se andra’ come collaboratore del governo centrale,…cioe’ tecnici.
    Si dovra’ anche affrettare perche’ i cinesi lo stanno gia’ facendo.
    CiaoBer

  34. Peter
    Peter says:

    xSylvi

    chissa’, forse Gheddafi (in quanto straniero ed amico dell’Italia) potrebbe anche contribuire allo sviluppo del Friuli, rendendo per esempio i suoi abitanti piu’ aperti e tolleranti?!
    Scherzi a parte, la Libia non venne esattamente ‘lasciata’ all’Italia, dato che apparteneva all’impero turco, o no? il quale si sfascio’ del tutto dopo la Prima GM. Pero’ l’Italia la invase nel 1911, un episodio ricordato appunto come guerra italo-turca.
    Le vecchie potenze coloniali che lei dice avevano smesso di invadere paesi formalmente sovrani da tempo. L’Italia violo’ quella regola soprattutto con l’invasione dell’Etiopia molti anni dopo, dato che si era gia’ costituita la Societa’ delle Nazioni, precorritrice dell’ONU.
    Se si fosse saputo del petrolio gia’ a quell’epoca, concordo con lei che gli altri non ci avrebbero ‘lasciato’ la libia tanto facilmente. Avrebbero difeso l’impero turco, e si sarebbero accordati (certo prima di noi) coi turchi per lo sfruttamento del petrolio

    Peter

  35. sylvi
    sylvi says:

    x Vox

    Per quanto riguarda Gheddafi trovo inaccettabile e intollerabile che non rispetti le nostre istituzioni democratiche.
    Offendendo il Presidente della Camera ha offeso tutti noi.
    Ragiono come Anita, chiunque sia la persona, è il mio Presidente della Camera.
    Ma mi rendo conto che in questo blog sono pochi quelli che sono d’accordo con questa mia affermazione.

    Non posso parlare della sua famiglia perchè non ne conosco la storia.
    La perdita dei beni credo sia la cosa meno dolorosa e non parlo per sentito dire!
    Quanto ai miei famigliari vigliacchi, sono in buona compagnia;
    in compagnia di tutti i soldati di tutte le guerre che andando sarebbero stati vigliacchi, restando sarebbero stati disertori, sono morti, ma pare non basti a quegli eroi così incorrotti nella loro coscienza e nella loro dirittura morale da portarci a un Paese che, dopo sessantanni conosce ancora e solo l’odio.
    Complimenti ai suoi eroi!!!!
    Intellettualmente devo dire che sono un poco schifata, e non da oggi.

    E se venisse un giorno che questa”espressione geografica” tornasse ad essere tale anche fisicamente, bene direi che mio padre non è morto invano!

    Sylvi

  36. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x marco tempesta

    Caro Marco,

    nell’antispam non ho trovato nessun tuo messaggio.
    Un salutone.
    pino

  37. sylvi
    sylvi says:

    x Peter

    Se noi friulani non fossimo aperti e tolleranti avremmo accolto tutti i pugliesi che qui vivono da quakche generazione?

    Che in Libia ci fossero i Turchi o meno, se gli inglesi l’avessero ritenuta un buon affare, non avrebbero badato a qualche turco in più o in meno con qualche parvenza di sovranità!
    Gli inglesi colonialisti corretti che chiedono permesso per impadronirsi di mezzo mondo???
    In questo blog si fa una storia che mette in crisi tutto quello che ho studiato.
    Vado a revisionarmi!

    Buonanotte
    Sylvi

  38. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Caro Vox,

    la battuta di Gheddafi a Confindustria era in serata su tuttti i TG.
    Detto ciò dico soltanto questo..se una simile visita ,gestita in questo modo ,fosse “mai” stata fatta durante un governo di Csx,avresti sentito “urla e strepiti”.
    Questi, manco un incontro internazionale “delicato” sanno organizzare.
    Da sempre la politica estera è “terreno minato” e anche gli interlocutori non si scelgono.
    Detto ciò però in questo caso si è dimostrata la “pochezza”di persone che gesticono una “nazione” come fosse il cortile di casa propria.
    Inadeguati …come il popolo che li vota.

    cc

  39. Controcorrente
    Controcorrente says:

    cara Sylvi,

    ma già siamo un’espressione geografica, con Ministri che non partecipano alla Festa della Repubblica.

    cc

  40. Peter
    Peter says:

    xSylvi

    signora, forse e’ vero che lei ragiona con una logica tutta sua. Io, come al solito, la butto sul ridere. Per esempio, la prossima volta che va in Austria, si metta sul tailleur una foto di Guglielmo Oberdan (ed anche Nazario Sauro, gia’ che ci siamo). E se davvero va in Russia, si metta addosso una bella foto del corpo degli alpini (gli stessi che a suo avviso andarono giocosamente e gagliardamente in Libia, piatta, afosa e desertica…una gita scolastica, insomma). Dato che gli alpini vennero brutalizzati e maltrattati dai perfidi russi.
    Mi dica poi perche’ ce l’ha tanto con Gheddafi, perche’ io non ci arrivo. E cosa hanno i pugliesi in Friuli da farsi tollerare da voialtri serenissimi …(io non ne conosco nessuno, quindi non mi pronuncio)

    Peter

  41. La coda che mostra i denti al cane
    La coda che mostra i denti al cane says:

    THE JERUSALEM POST
    http://www.jpost.com/servlet/Satellite?cid=1244371046569&pagename=JPost%2FJPArticle%2FPrinter

    A causa della crescente preoccupazione che le politiche mediorentali di Barak Obama sucitano nel governo del primo ministro Binyamin Netanyahu, il ministro-senza-portafoglio Yossi Peled ha proposto in una lettera al gabinetto dei ministri delle sanzioni contro gli Usa.

    Nel documento di 11 pagine, Peled suggerisce i passi che si potrebbero intraprendere per compensare il cambiamento delle politiche americane, le quali – egli ritiene – sono diventate ostili a Israele.
    “La posizione di Obama rappresenta una svolta nell’approccio americano verso la regione, soprattutto verso Israele”, scrive Peled. “La nuova amministrazione crede che, per combattere il terrorismo, garantire la stabilita’ e ritirarsi dall’Iraq, sia necessaria una nuova prospettiva diplomatica che comprenda la pacificazione del mondo musulmano e l’adozione di un rapporto piu’ bilanciato con Israele, incluse pressioni affinche’ si fermino le costruzioni dei coloni, si rimuovano i posti di blocco e si formi uno stato palestinese”.
    Peled ha scritto, inoltre, che davanti a un governo americano con un progetto da attivisti che non incontra gli interessi israeliani, le reazioni tradizionali non possono piu’ funzionare… Peled suggerisce di riconsiderare gli acquisti di materiali bellici e civili Usa e di deviarli verso i competitori degli americani, cosa che renderebbe israele anche meno dipendente dagli Usa. Per esempio, propone di comprare gli aereoplani dalla Francia, anzicche’ dalla Boeing americana.
    In uno dei suoi suggerimenti piu’ controversy, Peled propone di intervenire sul Congresso per indebolire Obama, chiedendo agli sponsor americani-ebrei di non contribuire a favore dei candidati Democratici del Congresso. Egli predice che questo costringerebbe i candidati Democratici a fare pressioni su Obama, affinche’ diventi piu’ filo-israeliano.

    Inoltre, Peled auspica la creazione di una nuova organizzazione che abbia il compito di influenzare la pubblica opinione Americana. I gruppi che egli suggerisce di corteggiare sono in particolare di ispanici e i sindacati nelle industrie che beneficiano degli acquisti militari israeliani.

    Lunedi’ scorso, Peled ha detto al Jerusalem Post che spera ancora di trovare un’intesa con l’amministrazione di Obama, ma che, nel caso cio’ non avvenga, Israele si deve preparare.
    “Dobbiamo fare ogni sforzo per conservare I nostri rapporti con gli Usa e io rispetto Obama, ma Israele ha I propri interessi e noi dobbiamo conoscere le nostre alternative, ha detto Peled. “Non mi sembra che cio’ che propongo sia una vendetta, penso solo che anche una super-potenza debba comportarsi come un partner”.

    Una fonte vicina al primo ministro ha rivelato che questi ha reagito negativamente alla lettera e che nessuna delle proposte di Peled sarebbe stata considerata. “Scopo del governo e’ di cooperare con gli Usa. Gerusalemme e Washington hanno una relazione speciale e ci aspettiamo che essa continui a essere forte, profonda e collaborativa”.

    Shoshana Bryen, segretario per le politiche di sicurezza presso il Jewish Institute for National Security Affairs di Washington, ha detto di comprendere le ragioni di Peled, ma di essere preoccupata per le conseguenze. La Bryen ritiene giusto che l’America sia consapevole di questo sentimento di frustrazione […] ma che certe espressioni potrebbero “cominciare a vivere di vita propria” e che alcune delle proposte di Peled potrebbero non aiutare affatto lo Stato Ebraico… Inoltre, gli Usa potrebbero essere contrariati: “Se sei un piccolo paese e sfidi un grande paese, devi essere molto, molto conscio di come il grande paese puo’ reagire”.

    Il Dipartimento di Stato non ha risposto alla richiesta di commentare la lettera di Peled. Ma gli attivisti politici del partito Democratico ritengono che un simile approccio avrebbe ben poche possibilita’ di influenzare la posizione del Congresso verso Israele. “Dimostra solo che Yossi Peled e’ assai disinformato sulle politiche Usa” ha detto Ira Forman (National Jewish Democratic Council Executive Director). “Non ha capito le politiche della comunita’ ebrea americana e non comprende il partito Democratico”. Forman ha inoltre notato che gia’ i Repubblicani hanno tentato di allontanare gli ebrei dal partito Democratico usando la questione di Israele, ma con successo limitato”. Azioni come quelle proposte da Peled non sposterebbero ne’ il sostegno del Congresso a Obama, ne’ si ritorcerebbero contro Israele”.

  42. Vox
    Vox says:

    @ Sylvi

    Fini, un missino, dovrei considerarlo il MIO presidente della camera? Ma vuole scherzare? Non la capisco proprio piu’. Perche’ e’ andata a votare per la Serracchiani, allora, dov’e’ la logica?
    A me personalmente non me ne potrebbe frega’ de meno che Gheddafi non sia andato alla Camera, magari e’ stato davvero poco bene, oppure ha mangiato la foglia per gli insulti che ha ricevuto (in fondo, e’ stato invitato ed e’ un ospite). Comunque sia, non si sa ancora cosa sia successo dietro le quinte, quindi aspettiamo a commentare.

  43. Anita
    Anita says:

    x Ber e per tutti

    Johannesburg.

    Un milione di sudafricani bianchi – quasi un quinto – hanno lasciato il paese negli ultimi dieci anni.
    Questa cifra è stata rilasciata la scorsa settimana in una relazione dal Sud Africa Institute of Race Relations (SAIRR).
    (l’articolo e’ del 2005)

    Frans Cronjé, che ha compilato la relazione, ha detto che è stato soprattutto la criminalità e della “azione positiva” =”affirmative action”, che ha guidato un quinto del Sudafrica bianco popolazione al di fuori del paese.

    Lui ha fatto l’analisi delle statistiche del Sudafrica sulle famiglie tra il 1995 e il 2005, l’emigrazione e gli altri dati stime attendibili sul numero della popolazione.

    Cronjé detto che i risultati hanno lasciato, se stesso e i suoi colleghi stupiti.

    “Quando ci ha richiamato i grafici abbiamo visto che quasi tutta una generazione di sudafricani bianchi non sono più qui”.

    I giovani, i bambini se ne vanno.

    Il SAIRR della piramide della popolazione bianca sudafricani mostrano una decisa perdita di giovani e bambini di età inferiore a dieci.

    Le cifre per il 2005 che il numero di sudafricani bianchi nel paese a 4,3 milioni , 841 000 di meno ai 5,2 milioni del 1995.

    http://www.fin24.com/articles/default/display_article.aspx?ArticleId=1518-25_2003186

    Con la perdita dei bianchi perdono anche una bella fetta di contribuenti di tasse, i maggiori contribuenti.

    Anita

    “Affirmative action” prohibits discriminating against any employee or applicant for employment because of race, skin color, religion, gender, or national origin.

    Se ne parlava proprio oggi in riguardo alla scelta del Presidente Obama che ha nominato Sonia Sodomayor alla Corte Suprema ben perche’ e’ latina e donna, detto da lui stesso e da Sodomayor, la quale si definisce come “affirmative action product.”
    Cioe’ un prodotto di privilegi dati alle minoranze, in questo caso.

  44. sylvi
    sylvi says:

    x Peter

    >>>e se davvero va in Russia…>>

    per ora ho altri itinerari!
    Però con foto di qua e di là ,lei fa torto alla
    mia buona educazione.
    Sono abituata ad andare in giro rispettando chi mi ospita!
    Anzi, poichè le mie vicende private le ha tirate fuori lei, spero abbia ben chiaro il mio pensiero e la mia storia e che eviti di ribadire sempre gli stessi discorsi.
    Non mi sogno di darle più” blave pal tiò mus” letteralmente “biada per il suo asino” perciò non risponderò alle sue provocazioni.

    Sylvi

  45. Vox
    Vox says:

    @ Sylvi

    I soldati che vanno a combattere, vuoi perche’ ci credono, vuoi perche’ vengono arruolati per forza, sono pur sempre esseri umani con un cervello e con una coscienza. Io reputo che ogni soldato che partecipa a una guerra di aggressione e’ un complice dei poteri che la scatenano.

    Anche in Israele donne e uomini vengono arruolati per forza, eppure ci sono oltre un centinaio di giovani che hanno avuto il coraggio di rifiutarsi e che per questo stanno in galera, ripudiati dagli amici e dai familiari.

    Perdere i beni forse non e’ il guaio peggiore, ha ragione, ma farsi 6 anni di carcere duro e 7 anni di confino, bastonati quotidianamente sulle reni, non credo che si possa definire un’amena passeggiata.

    Quanto a suo padre, mi dispiace infinitamente che sia andato a combattere e sia morto in una guerra non sua, una guerra di aggressione, ingiusta e crudele, che ha portato via, oltre alla sua vita, anche quella di oltre VENTI MILIONI di russi (o quelli non contano?).

    Morire ha senso per difendere la propria terra, i propri cari, i propri ideali. Tutto il resto non ha ne’ senso ne’ gloria.

  46. sylvi
    sylvi says:

    x Vox

    Ecco, appunto, è perchè la maggioranza degli italiani ragiona come lei che l’Italia è una espressione geografica!
    Il Presidente della Camera è stato scelto dal Parlamento. Punto.
    E’ il mio Presidente.
    Si chiama democrazia, ha presente?
    Non gliel’hanno spiegato gli eroi al confino?
    Ma mi preoccupa che lei non capisca la logica del rispetto delle istituzioni con la scelta democratica dei miei rappresentanti.
    Sa che si chiama rispetto della Costituzione?
    Un ripassino non le farebbe male.

    Sylvi

  47. Vox
    Vox says:

    PS – A Norimberga hanno processato anche quei militari che sostenevano di aver solo eseguito degli ordini a cui erano obbligati. Se li hanno processati, vuol dire che la cosa non e’ stata ritenuta una scusante.

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