S’è votato in Italia e in Europa, si sta per votare in Libano e in Iran. E a proposito del viaggio in Iran….

Si è votato in Italia, dove comunque la tanto strombazzata marea berluscona, vero e proprio “giudizio di Dio” in salsa postmoderna,  non c’è stata, anche se il tandem BB, detto anche BeBo o BerBos, ha trionfato in sede amministrativa locale. Si è votato in Europa, dove soffia un venticello di destra. Si è votato in Libano, dove è stato confermato il filo occidentale o forse più correttamente il laico non islamista Hariri. E si sta per votare in Iran, alle urne il 12 giugno. Speriamo che la vittoria di Hariri in Libano sia seguita dalla vittoria in Iran di Mousavi, riformista coraggioso e deciso, così da dare spazio reale in quella martoriata parte del pianeta al discorso molto interessante di Obama al Cairo.
Mir Hossein Mousavi, il principale concorrente di Mahmoud Ahmadinejad alla carica di decimo presidente della Repubblica Islamica d’Iran, è stato lontano dalla politica per 20 anni e s’è candidato nonostante si fosse candidato anche Khatami, presidente prima di Ahmadinejad con un grande programma di riforme sabotate dal clero, a partire dall’ayatollah Alì Khamenei, la Guida Suprema succeduta a Komeini. Sapendo di essere inviso a Khamenei, che ha il potere legale di cassare candidature e leggi approvate dal parlamento nonché lo stesso presidente della Repubblica, Khatami ha preferito ritirarsi e lasciare campo libero a Mousavi.

Chi è e perché suscita tante speranze? Architetto e pittore, presidente dell’Accademia dell’Arte iraniana, Mousavi è stato primo ministro, l’ultimo prima della abolizione della carica di premier, dal 1980 al 1989 sotto la presidenza di Khamenei, l’attuale Guida Suprema decisamente conservatore. I sondaggi non concedono troppo alla speranza di battere Ahmadinejad il prossimo 12 giugno, ma Mousavi ci crede caparbiamente e Khatami era al suo fianco al comizio ufficiale di apertura della campagna elettorale, organizzato nello stadio Azadi di Teheran: «Giovani iraniani, votate per lui!», è stato il forte appello di Khatami, e in effetti proprio i giovani, con in testa le donne, che danno l’impressione di una pentola a pressione che ormai non si può più gelare,   potrebbero essere la leva del cambiamento. E a proposito di giovani, Mousavi ha un grande sogno: porre fine all’emigrazione dei più promettenti. Nel comizio allo stadio, dopo avere attaccato Ahmadinejad e il suo governo affermando  che «il prestigio del nostro Paese non deriva da una persona sola, ma vi contribuiscono tutti gli iraniani, che però hanno contro l’attuale amministrazione, colpevole di minare questo grande prestigio», Mousavi ha proseguito acussando ancora: «Quando all’orizzonte non c’è speranza per lo sviluppo, la ricerca e la realizzazione della creatività, è naturale che i migliori studenti vengano attratti dalle proposte che li allontanano dal nostro meraviglioso Paese».Mousavi dirige il giornale Salame-ye Sabz, ma affronta Ahmadinejad con le armi spuntate dall’enorme sproporzione dei mezzi a disposizione, con le radio e le televisioni sfacciatamente megafoni governativi e con le decine di giornali chiusi d’autorità negli ultimi anni. Il social network Facebook, utilizzato dai sostenitori di Mousavi, è stato bloccato sino al giorno delle elezioni. Il candidato riformista ha però avuto una idea geniale: in un Paese a grande maggioranza femminile e con il 70 per cento della popolazione sotto i 30 anni di età, ha fatto scendere in campo una donna, cosa mai vista e impensabile in un Paese musulmano che per giunta ci tiene a definirsi tale fin dal nome della propria Repubblica. La donna in questione è Zahra Rahnavard, nota scultrice, ex rettore di Università nonché moglie di Mousavi e madre dei loro tre figli. Zahra è sempre presente ai comizi del marito ed è diventata sempre più la protagonista della sua campagna elettorale, proprio come e anzi più di una aspirante first lady americana: galvanizza le folle, specie le giovani, che fanno un tifo da stadio e impazziscono per lei.

La novità, vera e propria forte sfida in un Paese musulmano, funziona e ormai Mousavi presenta agli iraniani Zahra come la loro potenziale first lady dandole anche ruoli e visibilità crescente nella corsa presidenziale. E lei non si sottrae: facendo sicuramente schiumare di rabbia il clero “duro e puro” e la destra, Zahra mena fendenti contro l’era di Ahmadinejad, per chiuderla e aprire invece “una nuova era in cui la libertà di parola, scrittura e pensiero non vengano più oscurate”. Lui promette “un Iran progressista con leggi, giustizia e libertà!”. Lei pretende  che “la fine delle discriminazioni contro le donne non resti una semplice speranza” e senza nessuna timidezza promette a gran voce un’epoca “senza più prigionieri politici e senza più studenti in prigione”, il che quindi significa ammettere che i prigionieri politici e gli studenti in galera ci sono, cosa pessima e disdoro per il governo. Come se fosse una campagna elettorale in un Paese occidentale, i coniugi Mousavi si lasciano fotografare mano nella mano. E per galvanizzare i giovani, specie la “pentola a pressione” delle giovani, lui sorride compiaciuto e complice quando lei osa fare intravedere sotto il velo islamico obbligatorio il foulard firmato e incita le masse giovanili a scatenarsi nel ballo come i loro coetanei nel resto del mondo. Un incoraggiamento chiaramente alla faccia dei divieti governativi.

Mousavi è un nuclearista convinto, nel senso di uso pacifico e controllabile dell’atomo, vuole una economia più rispettosa dell’etica e meno da assalto, è deciso a stimolare il settore privato più di quanto lo sia oggi, e ha ben chiaro che per rimettere bene in moto un Iran ancora abbastanza allo sbando anche per il dopo guerra con l’Iraq, per la repressione e per gli scontri politici imposti dal clero “duro e puro”, deve ricostruire le relazioni con il resto del mondo, Usa e Israele compresi.  Per far presa sui giovani – ricordiamo che il 70% della popolazione ha meno di 30 anni di età – può permettersi una campagna elettorale fino a ieri impensabile e qualche licenza perché ha alle spalle una storia solida, ben presente anche ai non più giovani: stimato da Khomeini, negli anni tremendi della guerra scatenata dall’Iraq, e sostenuta dagli Usa e dall’Europa, l’attuale candidato riformista alla presidenza della Repubblica è stato il primo ministro di un governo che riuscì a evitare il tracollo dell’economia e l’ecatombe da fame per i molti poveri dell’epoca. Nel ventennio in cui ha preferito stare fuori dall’arena politica, Mussavi ha progettato – tra l’altro – la bellissima cupola “Imam Khomeini” ammirata nel santuario di Qom, l’Università dei Martiri di Teheran e il cimitero di Isfahan. Il personaggio quindi è ben radicato e niente affatto improvvisato o estemporaneo, alla modernità esibita provocatoriamente dalla consorte unisce un curriculum di fronte al quale anche un conservatore deve inchinarsi.

La grave crisi economica e finanziaria in atto, ben lungi dall’essere conclusa, può spingere il mondo verso la catastrofe, secondo lo schema classico sempre usato dagli Stati per uscire dalle crisi versando il sangue dei deboli per mantenere il potere dei forti, o può spingerlo a più miti e saggi consigli: a volte è nei momenti più bui che si esprimono le energie migliori e più lungimiranti, e il discorso di Obama pare la conferma di questa speranza. Vedremo.
Intanto, a proposito di Iran, riprendo – e concludo – il filo del discorso sul viaggio cui ho partecipato, viaggio organizzato dal Gruppo cronisti lombardi e che vorrei ripetere magari per conto mio e su un percorso più lungo scelto da me. Chiaro come il sole che la prossima eventuale volta voglio vedere Shush, vale a dire l’antica Susa capitale di quell’Elam che con la vicina Uruk mesopotamica ha dato vita alla scrittura…..

Dopo la giornata di stordimento negli affascinati musei della piuttosto brutta e disadorna Teheran, i cui hotel accolgono gli stranieri con un gentile invito alle turiste di indossare anche loro il tipico velo locale  che copre la capigliatura e il collo, eccoci in volo per la più meridionale Shiraz, parola che significa “Città dei misteri”. Quali misteri? Quelli dei suoi giardini, come per esempio il Giardino di Eram, quelli del suo clima mite, che stimola sogni, speranze, progetti e desideri, quelli delle sue moschee, come la moschea Atiq e il mausoleo sciita, i misteri dei suoi poeti, con i grandi Sa’adi e Hafez, “l’Usignolo di Shiraz”, del quale non manca mai almeno un libro di poesie in tutte le case iraniane così come non vi manca una copia del corano. I mausolei dei due poeti sono una incessante meta di visitatori, che amano sostare nei giardini e passeggiare lungo i loro viali. Sul cancello di accesso alla tomba di Sa’adi si leggono questi versi: “La tomba di Sa’di di Shiraz emanerà amore anche migliaia di anni dopo la sua morte”. Bello, vero? Bello e umano.
E i misteri delle donne di Shiraz, che dicono siano le più aperte, curiose, allegre e disponibili dell’Iran. Ovviamente l’aggettivo “disponibili” ci solletica la curiosità, ma nessuno si sogna di mettersi in caccia per assodare di che tipo di disponibilità si tratti, anche se è sorprendente come le ragazze sorridano a noi turisti e, specie le studentesse, a volte ci fermano a frotte per parlare e farsi fotografare. Non c’è ombra di Guardiani della Morale pronti a intervenire a frustate e le ragazze sono tutte molto sorridenti anche con i non turisti. Forse è per questo che qualche iraniano che viene a Shiraz per lavoro ci dice che non appena vi mette piede il telefono da casa comincia a squillare più spesso del solito: “E’ mia moglie che sta in campana…”.
La prima sveglia a Shiraz è però non per andare a zonzo per i “misteri” della città, ma per partire di buon’ora per Persepolis, distante poco più di 50 chilometri, percorrendo un tratto di autostrada dove nessuno si sogna di superare i limiti di velocità. Il motivo è semplice: chi viene beccato in fallo si ritrova con l’auto sequestrata per una settimana e gli autisti di camion e pullman, compreso il nostro guidato dall’ottimo e imperturbabile Magid, ogni tot chilometri devono fermarsi e andare a mostrare a un apposito ufficio della polizia – stradale, credo – lo strumento che registra la velocità durante tutto il viaggio. Chi sgarra paga pegno pesante, perciò è raro che qualcuno faccia il furbo.
A Persepolis il sole e il caldo sono grandi, ma il fascino e la malia del luogo sono ancora più grandi: immensi. Le rovine sono imponenti e parlano di una storia eternamente presente. Questa era la capitale primaverile dell’impero della dinastia di Ciro il Grande, che per ogni stagione aveva una capitale, da quella invernale a Susa a quella estiva a Ectabana, oggi Hamadan, e, se ho ben capito, all’autunnale Pasargade, altra grande e bellissima città ridotta a poche vestigia, meno di quelle di Persepolis ma con la semplice e disadorna tomba di Ciro che suscita grande emozione soprattutto se ci si ricorda la scritta citata da Erodoto che suonava più o meno così: “Io sono il grande Ciro, ho fatto grande l’impero e tante altre cose. Ma ora sono polvere e tu, viandante, non invidiarmi”. A Persepolis lo straniamento si rifà acuto, la “sindrome fiorentina” al confronto è nulla: mi accorgo anche qui che poco è cambiato in oltre 25 secoli…. La primavera veniva festeggiata il 21 marzo ed era simboleggiata dal bassorilievo, ripetuto più volte, di un leone che azzanna un toro facendolo stramazzare: ancora oggi il Leone è il segno della bella stagione (non a caso ci sono nato io…) e il Toro di quella meno dolce. Non solo erano già nate l’astronomia, la suddivisione dell’anno in 12 mesi e 365 giorni, periodicamente corretti con festività di fine anno, ma già erano stati individuati sette pianeti e, dal rumore di ogni singolo moto delle sette sfere celesti in cui si credeva che i pianeti fossero incardinati, erano nate le  corrispondenti sette note musicali…. Meraviglioso, vero? E come allora non si poteva vivere senza miti, e anzi senza la protezione celeste dei miti con lo Zodiaco, così oggi non sappiamo vivere – di fatto – senza fare riferimento stagionale e “oroscopale” ai segni zodiacali nel cielo sopra le nostre teste. Sì, non è cambiato poi molto, delle cose sostanziali. E farne l’elenco sarebbe lungo. Però ci sarebbe utile per un maggiore realismo e una maggiore modestia.
I bassorilievi e le sculture di Persepolis turbano quasi quanto quelle egizie. I persiani e gli egizi hanno lavorato e scolpito la pietra, i marmi, le rocce, in modo che nessun altro popolo ha mai più eguagliato: se Dio ha creato l’uomo modellandolo con la creta, quei nostri lontani antenati pare lo abbiano creato estraendolo dal marmo e dalle rocce, plasmate a misura d’uomo si direbbe fin nei sospiri, oltre che nei sorrisi più reconditi, nel mistero delle espressioni dei volti e, incredibile a dirsi, nello splendore degli sguardi, nella luce degli occhi. La processione dei dignitari dei 23 popoli tributari di Ciro scolpiti nel marmo pare siano in eterno movimento, da oltre 25 secoli, e mi aspetto che da un momento all’altro ci vengano incontro… Sono sgomento. Trattengo a fatica la commozione. Smetto di fare foto e mi allontano in silenzio dal gruppo. Ho bisogno di silenzio. Anche per meglio capire il senso di ciò che vedo e in qualche modo sento.
Sapere che da qui oltre a Ciro il Grande ed altri dei personaggi epici di cui abbiamo letto a scuola è passato anche Alessandro Magno, che anzi vi è fermato fino a incendiare
in una notte forse di bagordi estremi le meraviglie racchiuse in un’area di 400 metri per ogni lato, crea una certa tensione. A Roma ho visto di tutto, ma in nessun punto c’è la presenza certa e precisa di un Giulio Cesare o di un Augusto, di Mario o di Silla o di Pompeo. La Storia qui a Persepolis si fa presenza non solo di miti e storia, ma anche di uomini e della loro aura.
A Noqsh E Rostam le gigantesche scultura nella roccia attorno alle tombe dei vari Artaserse, Serse I, Dario I e Dario II raccontano anche di come i romani abbiano tentato per secoli di impadronirsi di queste terre di raccordo con il misterioso Oriente, vale a dire l’India e la Cina, che tramite la Via della Seta ha nutrito l’Occidente di ogni ben di Dio e di molti saperi. Si vede l’imperatore romano Valeriano disastrosamente sconfitto e fatto schiavo a Edessa da re Shapur. In questa parte strategica del mondo sono sempre finiti male i sogni perseguiti invano da Crasso, che ci rimise le immense sue ricchezze e la vita in battaglia, da Cesare, da Antonio, da Traiano, dai Severi tutti e da Giuliano. E quando l’imperatore romano Eraclio tra il 614 e il 630 riuscì a ridurre allo stremo la Persia di re Khusraw II e di suo figlio, che accettò una pace umiliante, ecco che nel 622 in Arabia fugge dalla Mecca a Medina uno sconosciuto, tale Maometto, fatto di cui né l’Imperatore di  Costantinopoli né il Re dei Re di Ctesifonte si accorsero, né più e né meno come nessuno si era accorto secoli prima della crocifissione sul Golgota di un pover’uomo, tale Gesù, ai tempi di Tiberio. Ma proprio quando Eraclio pareva fosse riuscito laddove erano falliti da Crasso a Giuliano, ecco che i seguaci dello sconosciuto fuggito nel 622 creano in una quindicina d’anni un impero già enorme inghiottendo la tanto desiderata Persia dei Re dei Re, la Siria e la Palestina. Per poi nel 642 prendersi anche l’Egitto e dilagare nel 732, poco più di un secolo dopo la fuga di Maometto, in Asia centrale fino al Tetto del Mondo…. Addio dunque al sogno di conquistare lo snodo sulla Via della Seta, snodo talmente decisivo per il peso dei commerci con l’Oriente da avere contribuito in modo essenziale a far decidere a Costantino di spodestare Roma e sostituirla con Bisanzio creata dal nulla. E il dilagare dell’Islam anche qui, in Iran. troncando i traffici secolari tra il Mediterraneo romano e l’Oriente, vale a dire India e Cina, spingerà un certo Cristoforo Colombo a tentare di raggiungere le Indie navigando verso Ovest invece che andando a piedi, a cavallo e su cammello in carovane verso Est. Il resto della storia e le sue conseguenze sono note…

Ho ancora nella testa queste “bazzecole” quando tornati a Shiraz mi ritrovo alle porte del bazar nel Mausoleo Shah-e Cheragh, dove giace la salma del fratello dell’ottavo Imam, che giunse a Shiraz nell’VIII secolo. Entriamo e restiamo abbagliati e senza parole: i muri e le cupole sono rivestiti di un unico enorme mosaico di tessere fatte tutte di specchi, e il loro scintillio rilancia all’infinito giochi di luce incredibili. Sembra un susseguirsi di flash e di essere risucchiati in un giacimento di gemme: il bagliore è ovunque. La dimensione clamorosa di tanta inaspettata bellezza impedisce perfino la possibilità di concentrasi e meditare, c’è troppo stimolo alla meraviglia, anzi alla “maraviglia”. Forse l’unica è inginocchiarci anche noi, come fa qualcuno, e pregare.

Ho perso il conto delle moschee che abbiamo visitato, una più meravigliosa dell’altra. Esfahan, detta anche “la metà del mondo” per la sua bellezza, è perfino eccessiva nell’allineare nella sua grande piazza Imam – lunga oltre 500 metri, con una grande fontana e un  enorme prato meta a tutte le ore di pic nic di intere famiglie –  meraviglie assolute come la Moschea dell’Imam, la Moschea dello sceicco Loftollah, il Palazzo di Ali Qapu e il Palazzo Chehel Sotun. Più, tanto per stordirsi come con i fumi di oppio, l’interminabile bazar circostante la piazza, bazar che per due lati corre su due porticati paralleli e quindi in totale non è lungo meno di un paio di chilometri di botteghe e vetrine. Insomma, un’orgia visiva e olfattiva, che può diventare anche un’orgia di shopping ricordo e di cibi e dolci dai sapori più massicci. Ecco, l’impressione è di ingozzarsi in continuazione gli occhi, il cuore e la mente di dolci poderosi come i cannoli e le cassate siciliane con contorno di babà e pastiere napoletane. Solo che di cassate e cannoli non se ne possono mangiare più di due o tre di fila metre qui invece l’ingozzamento è continuo, così come non si può fumare hascish od oppio, credo, per giorni e giorni di seguito. Non ricordo nemmeno più la località dove siamo entrati in una moschea rivestita all’interno di un infinito mosaico di specchi, abbacinanti ancor più che il Mausoleo Shah-e Cheragh. Per l’esplosione di luci una delle due moschee è chiamata “del Re delle Lampade”, ma non ricordo più quale… E’ come stare durante il giorno sotto una cascata di stelle: qualcosa di sbalorditivo, eccessivo. Mi ha colpito la gente che se ne stava beata a frotte nel verde del cortile sotto il cielo, seduta o sdraiata sui tappeti stesi sull’erba. Tappeti persiani, ovviamente.
Le moschee colpiscono per la loro enorme differenza rispetto sia le sinagoghe ebraiche che rispetto le chiese cattoliche. Il tempio ebraico è sempre severo, spoglio, supremo nella sua essenzialità, un vuoto che vibra di pienezza misteriosa, densa e asciutta. Le chiese cattoliche sono scrigni di capolavori d’arte, ma il loro leit motiv è la sofferenza, la via crucis, la crocifissione, la corona di spine, il martirio sanguinolento di santi e sante, il pianto continuo della Madonna anche quando sorride, e chissà poi perché la fanno sorridere, il costato squarciato di Cristo o quello trafitto da mille frecce e mille ferite sanguinanti di S. Sebastiano…. Ormai faccio fatica a entrare in una chiesa: troppo sangue. Troppo dolore. Adoro solo le chiese romaniche, semplici, rassicuranti, materne, orizzontali, accettanti, e diffido di quelle gotiche fin dall’esterno: troppa tensione verso il cielo, troppo distacco dal terreno, troppa opposizione al romanico. Le moschee sono invece sempre un tripudio di intarsi, smalti, maioliche, non possono esserci immagini sacre ma in compenso c’è un delirio di segni, incastri, motivi grafici, e non esiste una spazio vuoto che non sia miniato, dipinto, variamente colorato, mosaicizzato, piastrellato con le forme più diverse, intarsiato con cura maniacale, millimetrica. Una epifania non solo per gli occhi. Uno sfrenarsi delle sensazioni. Una libidine estetica – ed interiore – continua. Otto e più millenni di Storia non sono uno scherzo. Sedimentano di tutto, non lasciano nessun vuoto neppure nelle steppe dei deserti. Dove infatti ci si imbatte nelle Torri del Silenzio dei zoroastrani o ancora in qualche Torre del Ghiaccio, costruzioni geniali a cono alto e a gradoni per conservare anche d’estate il ghiaccio che d’inverno si forma nella conca alla base interna del cono. Mi viene in mente che i Re dei Re persiani avevano anche il ministro addetto al gelato! Così ho appurato nei primi anni ’80 nel corso di una inchiesta sul boom dei gelati in Italia, nella quale ha voluto dire la sua anche Giulio Andreotti, che di sera a casa cenava mangiando solo il gelato preparato dalla moglie Livia con l’apposito piccolo elettrodomestico.

Non m’è però sfuggito che mentre le moschee sunnite hanno un solo minareto, quelle sciite ne hanno due. Ufficialmente dicono sia perché il minareto sunnita con il suo unico minareto indica verso il cielo che vi è un solo Dio, mentre invece i due minareti tipici delle moschee sciite indicano sì che Dio è uno solo, ma anche che va pregato dagli esseri umani elevando le due braccia al cielo. Mah. Io ho il sospetto che in realtà lo sciismo, che è il tipo di islam presente in Iran, sia in realtà la risposta “nazionalista” al sunnismo, che è la forma dell’islam arabo, cioè degli arabi che hanno sì portato “la benedizione del Corano” anche in Iran, ma da conquistatori. Per giunta, da conquistatori non sempre sensibili al fatto che loro erano gli ultimi arrivati, quasi dei parvenù della Storia, mentre i persiani, cioè gli iraniani – che NON sono arabi, cioè semiti, bensì ariani (donde il nome Iran) – avevano già vari millenni alle spalle. Insomma, come “Grecia capta ferum vincitorem cepit”, riferendosi a Roma, così più o meno “Persia capta ferum vincitorem cepit”, riferendosi agli arabi. Insomma, gli iraniani hanno recuperato il loro ancestrale dualismo, il bene e il male rappresentati dalle due ali del grande uccello zoroastriano, e lo hanno inserito sotto forma di elementi dello sciismo nella nuova religione imposta dai vincitori. Un modo per meglio preservare la propria identità: aderisco, ma mi distinguo.

Beh, mi sono dilungato. Tanto per cambiare. Vorrà dire che l’ultima puntata del viaggio in Iran, nella “città santa” di Qom e nella scuola teologica intitolata a Khomeini, con annesso dibattito-confronto con un religioso che “studia da ayatollah”, è ancora una volta rimandata. Alla prossima. Spero.

310 commenti
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  1. ber
    ber says:

    ….firmare su repubblica l’appello della stampa,…
    se puo’ servire a quache cosa.

    E’ l’Italia che abbiamo voluto

  2. Peter
    Peter says:

    xAnita

    ho letto della signora di 72 anni ‘tasered’, da un poliziotto vicino Austin giorni fa. Devo dire che la signora aveva messo su una resistenza mica male, rifiutandosi di firmare la multa per eccesso di velocita’, etc. Alla fine ha fatto resistenza all’arresto e si e’ preso il taser, dopo che aveva sfidato il poliziotto ad usarlo…
    Che temperamento, questi texani. Pero’ la povera donna poteva restarci secca

    Peter

  3. sylvi
    sylvi says:

    caro Pino,

    non sono d’accordo con il suo 93.
    Inanzitutto non ci vedo GB, Francia o Spagna mettersi metaforicamente in ginocchio e prendersi gli sputi, sempre metaforici, per quello che hanno fatto nelle colonie!!!!
    O la Germania per quello che ha fatto nell’ultima guerra.

    Gheddafi come capo di Stato aveva diritto a pretendere scuse e risarcimento dei danni, ma non ad umiliare sia nell’abbigliamento che nel cerimoniale i discendenti innocenti dei fascisti che non sono, ora, fascisti.
    Lei vorrebbe dire che quando un assassino ha pagato il suo giusto debito deve continuare a pagare anche attraverso i suoi discendenti? In eterno?
    Ma che razza di diritto è mai questo!

    Quanto all’uomo e dittatore Gheddafi parliamo tanto di diritti umani, oggi, non ottantanni fa, e oggi è un dittatore tagliagole; perchè se dovessimo rifarci sempre al passato non ci sarebbe possibilità di paragoni, per nessuno, ma proprio per nessuno!!!
    E ciò che fanno gli US in questo momento non ci riguarda, riguarda loro!

    Comunque l’atteggiamento dei miei Rappresentanti, proni, lecchini,indecorosi, senza dignità, nè amor proprio mi fa ancora vergognare di appartenere a questa nazione di mucillaggini,
    di servi senza spina dorsale.

    So solo che mio nonno dopo averlo pagato, sulla porta di casa, l’avrebbe invitato ad andarsene, pagandone ancora le conseguenze del suo gesto.
    No, oggi non mi sento italiana!
    Sylvi

  4. Peter
    Peter says:

    xSylvi

    perche’ mai dovrebbero i libici perdonare o dimenticare i colonialisti italiani? che non sono mai stati dolci di sale, fecero massacri, rappresaglie, impiccagioni…
    Comunque Gheddafi e’ sempre stato un tipo folkloristico, ed il suo abbigliamento con annesse foto fa sorridere. Bisogna avere un senso dell’umorismo

    Peter

  5. sylvi
    sylvi says:

    x Peter,

    lei, a volte, pur di contraddire legge male o travisa.
    Io non ho parlato di perdonare o dimenticare i colonialisti, io ho parlato di pagare e di scusarsi!
    Io parlo di Diritto non di sentimenti, che sono altro capitolo.
    Rilegga meglio e poi si rivolga al popolo che l’ha accolta!!!!!!

    Sylvi

  6. Anita
    Anita says:

    x Peter #102

    L’ho visto in TV.
    Ho visto anche l’intervista in casa, non intende pagare, insomma se andava a circa 20 miglia sopra la velocita’ permessa su quella strada, non vedo perche’ ha fatto tanto chiasso.
    Alla sua eta’ potrebbe perdere la patente.
    Meno male che il poliziotto e’ nero, se fosse stato l’opposto……apriti cielo.
    Sarebbe intervenuta la ACLU, Rev. Jackson, Al Sharpton e tutte le comunita’ nere.
    Il taser si puo’ usare a differenti frequenze….non ti saprei dire.

    Quando sono stata fermata per speeding, era vero, mi sono presa il biglietto senza fare storie e siccome era la terza offesa mi sono dovuta presentare in corte.
    Adesso sto piu’ attenta, mi metto perfino la cintura anche se non allacciata…. ;-)

    Ciao, Anita

  7. Peter
    Peter says:

    xSylvi

    pur di contraddire…le assicuro che non e’ vero.
    Pero’ lei stessa ha speso invocato i sentimenti personali a difesa degli italiani (fascisti) dell’ultima guerra. Perche’ i libici non possono fare altrettanto? (ricordando i loro caduti del colonialismo).
    Il popolo che mi ha accolto non ha mai negato le sue responsabilita’ storiche.

    Peter

  8. Peter
    Peter says:

    xAnita

    e chi sarebbe quella signora? (neanche molto carina, se mi e’ permesso. Potevano mettere Naomi Campbell, no?!)
    Comunque, vedo che la lettura del daily mail, su questo blog, e’ contagiosa…

    ciao, Peter

  9. sylvi
    sylvi says:

    x Peter

    se facessimo un po’ di insiemistica eviteremmo di mescolare patate e automobili.
    Il mio caso personale, che sapevo benissimo sarebbe uscito, tratta di italiani con o contro italiani. Cittadini di una stessa nazione!
    Ma ho fretta, spero però di essere stata chiara!
    Per quel che può servire!

    Sylvi

  10. ber
    ber says:

    Cara Anita,
    se non vuoi mettere la cintura ti mandero’ una maglietta fatta nel
    napoletano,…la cintura c’e’ solo disegnata sopra.
    Questi napoletani,…che fantasia…
    Ciao,Ber

  11. Peter
    Peter says:

    xSylvi

    mi scusi, ma forse la sua insiemistica non prevede di mescolare italiani con libici…non le pare piu’ accurato?

    Peter

  12. Anita
    Anita says:

    x Ber

    La cintura. E’ questione di abitudine, noi piu’ anziani non eravamo abituati con la cintura.
    Me la metto solo quando vado per tratti lunghi ad alta velocita’ e….quando guida qualch’un altro.
    Il 99% guido io.
    Carina quella della maglietta…..

    Ciao caro,
    Anita

  13. marco tempesta
    marco tempesta says:

    La Libia ha bisogno di diversi miliardi di euro per poter efficacemnte frenare i flussi di immigrati che vogliono raggiungere l’Italia e l’Europa. ( Gheddafi).
    ———-
    Non gli ha detto nessuno che a questi prezzi ci costa di meno tenerci gli emigrati?
    E’ proprio un pidocchioso!

  14. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Ti immagini le critiche se Laura Bush andasse in giro cosi’.
    Mentre la nostra Michelle riceve alti elogi, l’articolo continua:

    “On a visit to Westminster Abbey she wore a trendy colourful tunic embellished with ribbons and fabric flowers.
    Teaming the look with a patterned belt the U.S. First Lady made the most of her narrow waist, while smartly referencing eclectic catwalk looks by British designer Christopher Kane.
    Worn with dark slim-fitting trousers she topped it off with not one, but two cardigans.”

    Anita

  15. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Lei vorrebbe dire che quando un assassino ha pagato il suo giusto debito deve continuare a pagare anche attraverso i suoi discendenti? In eterno?
    Ma che razza di diritto è mai questo! ( Sylvi)
    ——–
    A questo punto, potrebbero accusarci anche delle guerre puniche.

  16. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Comunque Gheddafi e’ sempre stato un tipo folkloristico, ed il suo abbigliamento con annesse foto fa sorridere.
    ———–
    Se avete amici marocchini o tunisini, fatevi raccontare cosa ne pensano dalle loro parti, dei libici. Gheddafi ne è un valido simbolo.
    Ad ogni modo, pare che la comunità libica in Italia sia la più tranquilla, tra i nordafricani.

  17. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Dopo il sì della maggioranza al maxiemendamento oggi il voto finale alla Camera. Anm all’attacco: impossibili molti processi e indagini.
    ——–
    Sono i magistrati, quelli che dovrebbero ribellarsi. Sciopero ad oltranza, fino a che non venga ripristinato il diritto alle intercettazioni e all’informazione.

  18. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Pino:
    Dò ragione a Sylvi quando dice che non si può trascinare nel tempo, ad oltranza, una faccenda colonialista condivisa un po’ da tutta l’Europa dell’epoca, con tutti gli orrori che il colonialismo ha comportato non solo in Libia ma in tutta l’Africa, per non parlare dell’Indocina.
    Non ho mai dato del tagliagole a Gheddafi.
    Solo del pidocchioso, perchè lui, ricco fornitore che si ingrassa a spese del popolo (non mi sembra che i libici godano dei proventi degli idrocarburi libici), sta sempre a chiedere elemosine come un qualsiasi pezzente. La sua vita, da noi salvata, quanto vale? Facciamo a cambio. Un atto dovuto, salvargliela? E perchè mai? Il rischio di subire un attentato è nelle regole del gioco di ogni dittatura, come la storia insegna.

  19. x marco tempesta e Sylvi
    x marco tempesta e Sylvi says:

    E come mai i sionisti possono “trascinare nel tempo” menate di 3.000 anni fa?
    E come mai Sylvi può “trascinare nel tempo” quanto successo a suo padre e a suo zio in Urss?
    E come mai i sionisti ci alluvionano ogni giorno di particolari dell’Olocausto “trascinato nel tempo” in continuazione per impedire che la storia passi e si possa finalmente voltar pagina? E si che di risarcimenti ne hanno avuti: la terra dei palestinesi, i soldi della Germania, della Svizzera, ecc.
    Ragazzi, la memoria e l’onesta non sono cose che si possono non “trascinare nel tempo”: i fatti accaduti una volta accaduti sono accaduti per sempre. Non solo quelli che ci fanno comodo.
    Shalom

  20. Anita
    Anita says:

    Roma.

    Una nuova fatwa dei talebani, nelle zone sotto loro diretto controllo fra il Pakistan e l’Afghanistan, impone che i genitori di bambine in età da marito, dagli otto ai dodici anni, devono darle in spose ai guerriglieri islamici, sotto pena d’incorrere in conseguenze terribili.

    Sono le moschee a diffondere pubblicamente questa campagna di matrimoni forzati e a gestire la distribuzione delle ragazze e bambine fra i militanti. Un fenomeno simile è in corso in Europa, in mezzo a noi, dove risultano “scomparse” migliaia di ragazze musulmane.

    Ne spariscono decine al mese, tutte allo stesso modo: partono per un viaggio all’estero e sui banchi di scuola o sul posto di lavoro non tornano più. Si registra in molti paesi europei un boom di matrimoni forzati.

    Benjamin Whitaker in un rapporto alle Nazioni Unite del 1982 inseriva il matrimonio forzato, che imperversa nell’Europa multiculturale, tra le nuove forme di schiavitù. In tutta Europa per far fronte a questo fenomeno di brutale sottomissione sono stati lanciati progetti-pilota per contrastare un fenomeno islamico dalle dimensioni sempre più allarmanti.

    Ma un fenomeno costretto nel silenzio a partire dai giornali. Un “silenzio connivente” secondo Bat Ye’Or, l’autrice del celebre saggio “Eurabia” che ha da poco dato alle stampe (per Lindau) “Il califfato universale”, dove esamina la completa sottomissione e connivenza dell’Europa all’islamismo.

    Il Partito laburista olandese, nel quartiere West di Amsterdam, a maggioranza musulmana, pochi giorni fa ha inaugurato un programma di sottoscrizione per le ragazze islamiche che vogliono andare in vacanza d’estate. Devono firmare un documento in cui dichiarano di essere contrarie ai matrimoni forzati.
    Se non tornano in Olanda al termine delle vacanze estive, la magistratura può aprire un’inchiesta sulla loro scomparsa.

    Anche il segretario del Partito laburista olandese, Wouter Jacob Bos, non ha avuto paura di abbandonare alcuni tabù e ha denunciato il ricorso sempre più frequente da parte di alcune comunità di immigrati ai matrimoni forzati. Rotterdam, la seconda città olandese guidata dal sindaco marocchino Ahmed Aboutaleb, ha promosso una speciale iniziativa per contrastare questa familistica sottomissione delle donne nell’islam. Una sottomissione che in questi anni ha partorito una società- apartheid in cui ben l’ottanta per cento dei figli di immigrati ancora oggi continua a “importare” le mogli dai paesi di origine, come Turchia e Marocco.
    Matrimoni quasi sempre frutto di costrizione e violenza. Da anni anche in Inghilterra è in vigore una norma simile e uno staff speciale dell’ambasciata inglese ha il compito di riportare a casa queste ragazze, spesso bambine.

    Downing Street stima che ogni anno avvengano circa tremila matrimoni forzati. Ogni anno la Forced Marriage Unit inglese, l’unità contro i matrimoni forzati creata dal ministero dell’Interno e da quello degli Esteri britannici, riceve circa 5.000 chiamate e affronta 300 casi di nozze imposte in questa maniera.

    In Belgio, altro paese europeo gravemente segnato dall’islamismo domestico, la fondazione King Baudoin ha appena diffuso nelle scuole una brochure dal titolo: “Tempo di vacanza: tempo di matrimonio?”. Il matrimonio forzato è soprattutto uno dei mezzi più facili per superare le politiche d’immigrazione: una ragazza musulmana torna nel paese d’origine, si sposa e torna in Europa con il marito in nome della riunificazione familiare.

    In Danimarca simili brochure sono state distribuite al corpo insegnante, mentre il governo belga intende inserire il matrimonio forzato nel codice penale. 70.000 a rischio in Svezia In Svezia è stato pubblicato uno studio dal titolo “Gift mot sin vilja”, significa sposate contro la propria volontà. Si parla di 70mila ragazze musulmane a rischio matrimonio forzato.

    Anche nella Francia multietnica, dove si contano 55mila bambine musulmane mutilate ai genitali, i matrimoni forzati vanno per la maggiore. Si dice “mariée de force”, sposata con la forza. Il movimento “Ni putes Ni soumises” stima che solamente nell’Ile-de-France e nei sei dipartimenti a più forte popolazione islamica vi siano almeno oltre 60mila adolescenti da dieci a diciotto anni minacciate dai matrimoni forzati.

    E’ in questo mondo di sottomissione e fanatismo domestico, segnato dalla barbarie dell’escissione del clitoride, che germina l’odio islamista. La nota avvocatessa tedesca di origini turche Seyran Ates ha chiuso il suo studio a Berlino in seguito a minacce di morte. Ates combatteva contro i matrimoni forzati e su questa grande causa del terrorismo ha parlato chiaramente.

    Ates ha detto che i terroristi del futuro saranno immigrati islamici di terza e quarta generazione che “saranno stati educati a odiare la società occidentale sin dalla nascita sotto gli occhi di politici perfettamente consapevoli”.

    da il foglio.it

  21. sylvi
    sylvi says:

    Shalom,

    io ho pagato, caro, molto caro, in soldi e in affetti mancati, anche per lei che si permette di ergersi a Giudice di eventi che non l’hanno toccata!
    Prima di riaprire la bocca, saldi i suoi conti, perchè fascista lo era tutta l’Italia. A casa sua quanti ce n’erano?
    Certo sono scomparsi tutti dopo il ’43, e si sono trasformati in baldi partigiani, come nel miglior costume italico!

    Paghi i suoi conti o stia zitto!

    Non credo si possano fare lucidamente paragoni fra la mia vicenda e quella degli ebrei e dei palestinesi!

    Sylvi

  22. Peter
    Peter says:

    xMarco T

    perche’ non dice cio’ che realmente ‘brucia’ agli ex-colonizzatori italiani?
    La Libia fu una colonia italiana per oltre 30 anni. Immani giacimenti di petrolio vennero scoperti nel suo sottosuolo subito dopo che gli italiani vennero buttati fuori. Bisogna ammettere (volendo essere cinici) che a tali livelli di cretinaggine gli altri colonizzatori (inglesi, francesi, forse anche portoghesi, spagnoli e americani) non arrivarono MAI

    Peter

  23. Marta
    Marta says:

    E`uno spasso sto guardando Annozero i due destrorsi mi stanno divertendo tanto sono patetici, il “ma va la,vala, va la” poi. Se la cantano e la suonano come sempre.Per fortuna c’è un pubblico che non è credulone come loro credono…. e meno male che stasera qualcuno riesce ad interromperli soprattutto l’avvocatin deputato tutto fare e pieno di balle come il suo padrone.
    Torno ad ascoltare
    saluti M.

  24. Marta x Alex
    Marta x Alex says:

    Caro Marco non so se stai guardando Annozero, De Magistris ha tentato si spiegare cosa accadrà se passa il ddl sulle intercettazioni, ma i due sopracitati nel mio commento 126, l’hanno aggredito fino quasi all’insulto. Viva la democrazia, non la loro di certo pero`!
    ciao M.

  25. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Sylvi

    Cara Sylvi,

    non possiamo pretendere che il resto del mondi ragioni con i nostri metri di giudizio, visto anche che noi dei metri di giudizio altrui ce ne freghiamo da sempre. Il guaio è che noi italiani NOn vogliamo MAI fare i conti con le nostre colpe pregresse. Siamo abituati – e intossicati – dallo sciacquarci la coscienza da qualsiasi deliiti, anche il più efferato, con tre pater, ave e gloria. Purtroppo così non funziona. Ecco perché ogni tanto dobbiamo sbattere la faccia contro il muro. Magari seguendo come la classica mandria di topi il pifferaio magico di turno. Ma quando ci si riduce a osannare oltre al pifferaio di turno d’Oltretevere anche uno coi tacchi come quello di Arcore, allora si è davvero messi male. Altra tramvata in faccia all’orizzonte.
    Un saluto.
    pino

  26. sylvi
    sylvi says:

    caro Pino ,

    io ho avuto un metro di giudizio per l’adolescenza, uno per la giovinezza e uno per la maturità.
    E i tre Pater ave gloria non li ho mai giustificati per me, prima che per gli altri.
    C’è stato un tempo in cui qualcuno mi disse:- non vorrei che tu fossi, il giorno del Giudizio, nè il tuo Padreterno nè tantomeno il mio.-
    Forse ho vissuto più vicina al protestantesimo che alla chiesa di Roma.
    Poi si matura, si capisce, e se non si dimentica, almeno si perdona.
    Il Perdono: quando sento il classico giornalista che chiede, di fronte al dolore,
    – lei perdona?- Che vuole, io gli raccomanderei, se non altro, di tornare a scuola.!-

    La faccia contro il muro l’ho sbattuta spesso, mai però dietro pifferai con mandria di topi.
    Sempre creativamente in solitudine!
    Non mi identifico con nessun NOI confuso e irresponsabile, perchè quando ne avevo bisogno ero solo IO.
    Io non ho colpe pregresse, e per questo posso guardare il mondo e l’umanità con partecipazione e con disponibilità.

    E dall’alto del Canin posso permettermi il lusso di guardare Roma e Arcore nella nebbia; a quelli non devo niente, niente mi aspetto!

    mandi Sylvi

  27. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Sylvi

    Cara Sylvi, non tutti sono come lei o me, o come Uroburo e Vox e Peter e Marta e Ségolene e Cerruti Gino e Controcorrente e Ber e Marco Tempesta e molti altri di noi “arruotalibera”. L’Italia è invece piena zeppa di “ittaggliani”. Baciapile, mammoni, franzaospagnapurchésemagna, sensibili ai lustrini, ai pifferi e ai pifferai, doppiopesisti, ossequiosi di Memorie ma privi di memoria. Avanti così, nel giro di 50 anni ci avranno talmente colonizzato i popoli più civili che forse i nostri difetti del dna nazionale non esisteranno più.
    Ma a parte tutto ciò, non era il caso di reagire come abbiamo reagito – vale a dire istericamente e razzisticamente – per una semplice foto sulla giacca di Gheddafi che è pur sempre il naif che conosciamo. Cosa avrebbero dovuto fare allora in Israele quando Ratzinger si è presentato con la croce non solo sul petto? Dovevano arrestarlo e fucilarlo subito?
    Ci manca il senso delle proporzioni. Cioè della realtà, che è fatta di proporzioni. E infatti impazza l’era berlusca. Col trapianto di capelli, i tacchi alti, il farsela addosso dei giornali che NON pubblicano mai le foto con i tacchi alti, il lifting, il cerone permanente, contro le staminali, cioè contro la scienza, e con il papa che straparla di dna, il vecchiume mascarato e mascherato da modernume sul modello della faccia ultrasettantenne del Berlusca che ormai sembra gomma stracotta, però con la pretesa patetica stampata in faccia, e cul-tivata dai mass media, di essere sorniona giovanil trombatoria. Come quando le Pampanini, Lollobrigide e Sofie Loren si atteggiano a gran sorche e i presentatori tv lecchini sbavano come davanti a sedicenni…. Sempre tanto battage e tanti venditori venduti per venderci come bolidi nuovi rottami avariati. Non a caso i Caldiroli&C adorano ancora oggi gli “attribbuti” (con due g, come le palle) di un Bossi ormai più secchi delle sabbie del Sahara. La vecchiaia è una splendida età, se non si vuole morire ridicoli e privi di dignità.
    Ovviamente, come meglio si conviene, in questa epoca domina il trionfo esibito del puttanume, non più come contorno, ma come pietanza, piatto forte, primo, secondo e frutta. Ma il puttanume non delle etere poliglotte e colte, che hanno sempre allietato il letto dei potenti e stimolato le arti e non solo i peni, bensì della incolte stracciaculo che sempre hanno allietato, assieme ai pargoli, gli arraffoni intermedi e il clero non solo romano.
    Il Belpaese è diventato man mano il Paese dei cachi della famosa canzoncina sanremese e infine oggi è il Paese del papa e del papi.
    Temo che quando la gente si incazzerà sarà spaventoso.
    ‘Notte.
    pino

  28. Vox
    Vox says:

    fascista lo era tutta l’Italia

    @ Sylvi

    Eh, no, cara Sylvi, tutta l’Italia proprio no! C’erano anche molti che non solo non erano iscritti al fascio, ma che hanno anche pagato per questo, col carcere, il confino, la confisca dei beni e altre angherie. C’era gente che veniva regolarmente mazziata dalle camicie nere, in alcuni casi sbranati addirittura dai loro cani. Gente che perdeva il lavoro e viveva in miseria, gente che preferiva emigrare. E piu’ tardi, gente che si e’ rifiutata di andare in guerra e si e’ unita ai partigiani.

    Ma forse quelli che erano fascisti, o si erano iscritti al fascio o si fingevano fascisti per non passare dei guai venivano percepiti come maggioranza, non so, trattandosi dell’Italia, non mi soprenderebbe.

    Quanto alla Francia, all’Inghilterra, alla Spagna e agli altri paesi che ha avuto delle colonie (Italia inclusa), dovrebbero davvero chiedere scusa a tutti i popoli che hanno asservito, sfruttato, derubato e massacrato fino a pochissimo tempo fa. Se non lo fanno, non vuol dire mica che sia giusto cosi’ o che siano un esempio da imitare o ammirare.

  29. Vox
    Vox says:

    Rotterdam, la seconda città olandese guidata dal sindaco marocchino Ahmed Aboutaleb, ha promosso una speciale iniziativa per contrastare questa familistica sottomissione delle donne nell’islam.

    @ Anita

    Vedo qui una contraddizione all’intero discorso (123)…

  30. Anita
    Anita says:

    x VOX

    Prima di tutto e’ un articolo, non frutto della mia immaginazione.
    Lei ha solo letta ho scritta una frase, se il sindaco marocchino Ahmed Aboutaleb ha promosso un iniziativa, non cancella i fatti che esistevano ed ancora esistono.
    ^^^^^^^^^^
    “Rotterdam, la seconda città olandese guidata dal sindaco marocchino Ahmed Aboutaleb, ha promosso una speciale iniziativa per contrastare questa familistica sottomissione delle donne nell’islam. Una sottomissione che in questi anni ha partorito una società- apartheid in cui ben l’ottanta per cento dei figli di immigrati ancora oggi continua a “importare” le mogli dai paesi di origine, come Turchia e Marocco.”
    ____________________

    In ogni caso e’ una pratica abominevole, specialmente se le bambine o giovinette devono sposare “guerriglieri islamici” e procreare altri “guerriglieri islamici”.

    Anche se non fossero guerriglieri islamici, mi vengono i brividi a pensare una bambina di 8 o 9 anni in mano di un vecchiaccio di marito.

    Secondo la loro legge, il marito puo’ anullare il matrimonio dopo la prima volta, la bambina viene rigettata dalla famiglia e comunita’ e finisce per strada a mendicare o peggio.

    Good night,
    Anita

  31. sylvi
    sylvi says:

    caro Vox,

    lei ha fatto un bel discorso teorico che non significa niente.
    Anche in casa mia non c’erano fascisti perchè quelli che sarebbero stati costretti a prendere la tessera se ne sono andati, all’estero e ci sono rimasti!
    L’Italia è stata liberata dagli alleati,prima di tutto e soprattutto.
    Lo chieda ai morti americani, inglesi ecc. ecc. di cui i cimiteri sono pieni, lo chieda , al sud, ai ragazzi nati “dalla liberazione” spesso “abbronzati” che io ho conosciuto numerosi nelle caserme.
    Delle sevizie o delle vigliaccherie è meglio non parlare in questa nazione di “eroi” che Alberto Sordi ha splendidamente rappresentato.
    Quanto al resto, lei sa di me ,ma io non so di lei, perciò i giudizi sono inopportuni. Le pare?

    Chieda a Pino, lui sicuramente ,data la professione, sa quanti baldi fascisti sono diventati fieri partigiani, al momento giusto.

    Mi pare di essere stata chiara nel mio post; io ho pagato in tutti i sensi, e non accetto che chi si è mimettizzato per campà o peggio ora venga a farmi la morale.
    Se “gli itttaggliani” non hanno pagato e continuano a blaterare chinando la schiena, è cosa che non mi riguarda.

    Comunque c’è sicuramente una particolarità di questo popolo che è veramente singolare: è l’unico popolo che ingiuria, oltraggia e inveisce contro un esercito di ragazzi obbligati ad andare a morire sotto atroci sofferenze, e sotto cieli che avrebbero volentieri lasciati dov’erano, mentre , more solito, i capi, di ogni colore o scappavano o andavano a puttane.
    O peggio!

    Per un luminoso Matteotti…quanti oscuri vigliacchetti voltagabbana?
    Infine,correttezza vorrebbe che chi vuole trinciare giudizi prima presenti “la sua carta d’identità, come diceva un mio bravissimo prof. di storia, altrimenti non è nè onesto nè convincente!

    Sylvi

  32. sylvi
    sylvi says:

    caro Pino,

    in fondo io ho contestato agli italiani la mancanza di serietà e di dignità.
    Se ne avessero avute, anche Gheddafi, che non è assolutamente quel “singolare ed eccentrico personaggio” ma un furbo arabo che ha trovato la vacca e intende continuare a mungerla e a bastonarla, avrebbe trovato atteggiamenti e parole più degne di un Capo di Stato in visita per accogliere scuse e risarcimenti dovuti!

    Lei dovrebbe capire benissimo, quando dico che la libertà è faticosa, dolorosa e soprattutto solitaria.
    Almeno in questo miserabile Paese!

    buonagiornata
    Sylvi

  33. sylvi
    sylvi says:

    x Pino

    Ps. Sto rileggendo Cortigiana Veneziana,
    sottotitolo Veronica Franco e i suoi poeti
    di Alvise Zorzi
    Non si tratta della storia di una Santa ma di una Gran Dama del ‘500 veneziano .
    Ma ogni secolo ha le “Dame” che si merita!!!

    Mandi Sylvi

  34. La striscia rossa
    La striscia rossa says:

    La nostra libertà dipende dalla libertà di stampa. Ed essa non può essere limitata senza che la nostra libertà vada perduta.

    Thomas Jefferson (1743-1826), terzo presidente degli Stati Uniti d’America

  35. sylvi
    sylvi says:

    Adesso ho capito!
    La pagliacciata della visita di Stato di Gheddafi a Roma ha una giustificazione: con i suoi petroldollari deve salvare la Roma calcio!
    Dovevo immaginare che i motivi per un vergognoso sbracamento erano molto seri e importanti e in linea con la storia di questo popolo glorioso!
    Ecco perchè D’Alema voleva anche il discorso in Senato; forse, chissà, sperava anche sovvenzioni per la nautica da diporto di lusso!
    Ho letto Merlo su Repubblica!
    Sylvi

  36. La Giudice rossa
    La Giudice rossa says:

    La rete dei ladroni mafiosi della Casa delle Libertà e dell’Udc di Casini, si sta inesorabilmente smagliando sotto il peso delle dichiarazioni del figlio di Don Vito Ciancimino.

    Così Ciancimino pagava i politici”
    un pizzino dietro gli avvisi di garanzia

    Dietro agli avvisi di garanzia al senatore Pdl Carlo Vizzini e ai senatori dell’Udc Salvatore Cuffaro e Salvatore Cintola e al deputato dell’Udc Saverio Romano ci sarebbe un ‘pizzino’, un biglietto che Massimo Ciancimino ha fatto avere agli inquirenti.

    Si tratta di una nota in cui il tributarista Gianni Lapis, anch´egli già condannato e di nuovo sotto inchiesta, dà ordine al figlio di Don Vito di prelevare dal conto di Don Vito un milione e 300mila euro da distribuire ai suoi amici politici.

  37. Linosse
    Linosse says:

    Come sarebbe cosa buona e giusta!
    Da Repubblica oggi
    Gheddafi al Senato
    “A parte questo, i rapporti tra i governi di Roma e Tripoli sembrano in questa fase idilliaci. Lo conferma lo stesso Gheddafi quando con una battuta dice che non ci sarebbe “nulla in contrario se l’amico Silvio Berlusconi si presentasse per diventare il presidente del governo libico. Il popolo libico ne trarrebbe sicuramente vantaggio”. ”
    E perchè no !
    Esaudiamo questo desiderio!
    Aiutiamolo per una pronta realizzazione!
    Unica richiesta
    CHE NON FACCIA PIÙ RITORNO,sempre per il bene della Libia che altrimenti,come è nella sua cultura,potrebbe prenderla a male(in caso del ritorno) e procedere con i ricatti che già conosciamo.
    MAGARI,MAGARI,MAGARI!
    L.

  38. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Peter:
    so bene che come colonizzatori, siamo stati una barzelletta in tutti i sensi, in confronto agli altri. Non solo in Libia.
    Ogni periodo storico ha le sue pecche e il colonialismo ha caratterizzato un periodo che, in qualche maniera, continua ancora, specie in Africa.
    Io credo che il mea culpa non dobbiamo tanto farlo per i comportamenti di 80 anni fa, quanto per quelli attuali, per quel modello di subdola colonizzazione che tiene in piedi governi criminali ma amici degli sfruttatori europei, sempre a grande scapito della povera gente.

  39. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Marta, post 127
    guardo raramente la Tv, pressocchè solo quando sono a casa di amici. Non ho mai guardato Anno Zero.
    Non vedo il motivo di aver indirizzato a me un post del genere. Io voto Di Pietro, il peggior nemico del cavaliere, non dimentichiamolo.

  40. Faust x la dittatura iraniana
    Faust x la dittatura iraniana says:

    … vedo gli iraniani recarsi a avvotare, in fila da prima che aprissero i seggi… senza nessuno che li trascina in catene… Quindi ci sono ppiu partiti. Ma allegere le Anita e il marcolino sempre in piedi, come al solito non si capisce da dove prendono le informazioni… Ma in Iran, non ccè la dittatura islamica?? … e il satrapo Ahmadinejad, il dittatore sanguinario, il nuovo hittler è mai possibile che si sia recato avvotare, come i cittadini normali… ho visto gli iraniani in fila x 3 riporto di 2, come in una normale votazione democratica… ho visto votare Ahmadinejad… o forse sto vedendo una fiction antimperialista..??
    Faust

  41. marco tempesta
    marco tempesta says:

    E come mai i sionisti possono “trascinare nel tempo” menate di 3.000 anni fa? (Shalom)

    E infatti chi li giustifica? Non certo io.
    Ritengo l’ebraismo una delle peggiori sciagure nella storia dell’umanità, con tutto quello che ne è conseguito. L’ho detto più volte molto esplicitamente, ma pare che dei miei post si legga solo quello che serve ad un’interpretazione di comodo. Io cerco di scrivere in un italiano preciso dando ai termini il significato che viene riportato nei dizionari, ma sembra che la nostra sia una lingua non condivisa, a giudicare dalle risposte che mi si danno.

  42. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Faust:
    anche in Bulgaria si vota in libere elezioni.
    Mai sentito parlare di ‘percentuali bulgare’?, o forse sulla nuvoletta certe informazioni non arrivano?

  43. marco tempesta
    marco tempesta says:

    La verità è – continua il portavoce dei Cobas – che si è toccato un tasto delicato: il questionario evidenzia che, in presenza dell’ora alternativa, la Religione verrebbe seguita dal 10 per cento degli studenti. Per questa ragione le scuole se ne guardano bene dall’organizzarla”.
    ——–
    Una nazione governata dal Vaticano. Proteste solo dai Cobas. E’ molto grave.

  44. Pasquino
    Pasquino says:

    l’Italia dei ladri,

    cantastorie, veline, ballerine e nani
    questo apparire dell’Unto berluscone,
    in questo minestrone del sommo imbroglione
    di attricette e attorucoli del misero bagaglino,
    di comprati senatori, di ministri ossequenti,
    di cardinali e papi silenti, di Veronica Franco di regime, di droga e morte sparsa incontinente
    da preti falsi, da ministri e presidenti plaudenti, da avvocati comprati e dipendenti, da colpevoli giudici a busta paga tutti sorridenti, colpevoli e colpevoli redenti

    sembrano tutti santi, addolorati e penitenti,

    che discernono le marce mele dal finto bene
    parlano, parlano, annunciano, distinguono
    il pesce vivo da quello morto, il marcio dal sano,
    in continuazione operai muoiono per una misera retribuzione, nessuno protesta nessuno parla, solo noemi impegna la spada berlusconiana,
    immenso dolore e morte però trasformata
    in atroce spettacolo, distolti dallo sculettare
    di troiette variopinte, ignoranti candidati,
    di pedofili impuniti, i nostri padri morivano
    nei lagher fascisti e nelle camere a gas naziste
    non valeva la pena per questa società triste,
    un parlamento di condannati mafiosi
    però credenti, fannulloni che hanno scambiato
    la vita come barzeletta, prendendo per il culo tutta la gente.

    in questo mondo di eroi,

    che spaccano donne, annebbiati,
    impasticcati, cocainomani che vagano
    come automi, di cervelli all’amasso fissati
    sulla punta dell’uccello in eterna erezione
    come il gran capo berluscone, ossessionato
    e in continua passione e il popolo lo vota e langue,
    che triste storia di ebete attenzione

    in questo nauseabondo disastro,

    noi poeti, noi siamo eroi, noi combattiamo
    noi spariamo con la penna o la matita
    con le nostre possenti dita,
    noi narratori, noi scrittori che ci estasiamo
    osservando le stelle, che amiamo il nostro simile
    noi che raccontiamo il dolore, l’infinito e l’altrove,
    noi padroni delle nostre menti e dei nostri cuori
    festosissimi signori dell’arte e della vita condanniamo.

  45. Marta x Marco T.
    Marta x Marco T. says:

    I due destrorsi che ho nominato nel post, caro Marco, erano Ghedini, l’avvocato tutto tondo di S.,e il simpaticone Castelli, quello che, contro l’avversario ghigna sempre, e sono al governo, dovrebbero avere un po’ di rispetto anche per chi non li l’ha votati.Naturalmente come fanno sempre, il loro compitino lo svolgono bene, interrompere o sovrapporre la lorovoce a quella all’avversario, cosi`la gente acasa non capisce niente.
    L’ho inviato a te il post perchè queste due gentilissime persone ogni volta che De Magistris prendeva parola veniva sistematicamente zittito da tutti e due o deriso, e la cosa che mi ha fatto piu`piacere è stato vedere un De Magistris, politicamente novellino ma per niente intimidito dai bravi di Don Rodrigo.
    So che il tuo voto è andato a Di Pietro, De Magistris è pur sempre dell’IVD.
    saluti M.

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