L’Iran, antichissimo ombelico del mondo. Compreso il nostro. L’Iran, che quando le atomiche voleva farle davvero lo scià gli abbiamo venduto 12 centrali nucleari e il formidabile Dipartimento di Ingegneria Nucleare del MIT, mentre ora vogliamo impedire anche il solo nucleare civile! L’Iran, la cui gioventù soprattutto femminile è una pentola a pressione ormai inarrestabile

Quando varie settimane prima di Pasqua ho visto nella posta elettronica l’e-mail giratami da un collega che parlava di un viaggio in Iran organizzato dal Gruppo cronisti lombardi non credevo ai miei occhi: l’itinerario benché di soli 6 giorni pieni e due di fatto di solo viaggio aereo prevedeva visite a Persepolis, Pasargade, Naqsh-e-Rostam, all’Iran Bastan di Shiraz e a luoghi dello zoroastrismo. Tutte cose che da tempo sognavo di vedere e che mai avrei creduto di poter vedere dato che l’Iran viene costantemente dipinto come un postaccio dove impiccano la gente per strada, quando non la lapidano o non la mutilano col taglio della mano e altre simili prelibatezze, e dove le donne sono una specie di soprammobile alla mercé del capriccio maschile o peggio ancora clericale. Il programma di viaggio mi pareva irreale anche perché, oltre a condensare il meglio del meglio riguardo le origini delle umane civiltà, elencava una sfilza impressionante di visite alle più belle moschee del mondo islamico, cosa molto strana visto che ci viene raccontato da mane a sera che noi infedeli nelle moschee non ci possiamo mettere piede pena il linciaggio o qualcosa di simile. E anzi, come se il programma fosse stato scritto da un marziano del tutto all’oscuro della “realtà iraniana”, erano previsti perfino incontri con la comunità cristiana, ebraica e zoroastriana.

Peccato solo che non era prevista una visita anche a Susa, oggi Shush, nell’antico Elam, dove ben 6.000 anni fa è nata la scrittura, vale a dire il linguaggio scritto. Forse la scrittura era già nata nella vicina Mesopotamia, con il linguaggio detto di Uruk IV, ma è nell’iranica Susa che sono meglio documentati il suo esordio come segni di pura e semplice registrazione delle tasse dovute al Palazzo e al Tempio e il suo lungo cammino per diventare quel rivoluzionario e insostituibile mezzo di comunicazione che ancora oggi utilizziamo e continuamente miglioriamo. Se si è stati a Susa e si sono visti i primi vagiti del linguaggio scritto si può poi meglio capire in pieno anche il rivoluzionario passaggio dalle scritture con alfabeto sillabico a quelle con alfabeto consonantico. Passaggio rivoluzionario perché se le prime annotano il linguaggio dal punto di vista della parola ascoltata, cioè quasi una registrazione passiva dei nomi dell’esistente, le seconde – vale a dire i linguaggi espressi man mano con gli alfabeti fenicio, ebraico, aramaico, nabateo, arabo, antico persiano,  dell’India e infine greco – hanno invece permesso il passaggio decisivo e dirompente alla annotazione scritta dei suoni dal punto di vista del soggetto parlante. Le prime avevano cioè al centro il mondo, la natura data, con i nomi “naturali” e quindi preesistenti delle cose, oppure – il che era in pratica più o meno la stessa cosa – i testi scritti delle leggi e delle dediche sacre, che bisognava solo saper leggere, ascoltare, con atteggiamento di fatto solo passivo. Le seconde hanno invece permesso di mettere al centro l’uomo, fornendogli la possibilità di creare ed esprimere i suoi pensieri: le parole sono così diventate gli stampi nei quali noi umani coliamo il nostro pensiero per poterlo rendere comprensibile a noi stessi e ai nostri interlocutori. Pensare, infatti, non significa altro che pensare parole: non possiamo pensare se non tramite le parole.

Se si è stati a Susa è poi più facile comprendere il misterioso e affascinante comparire – a un certo punto della Storia umana – delle vocali, vale a dire della “vocalizzazione” delle parole. La vocalizzazione è infatti affare che riguarda solo Dio, tant’è che solo gli ebrei masoreti qualche millennio dopo si sono azzardati a riscrivere l’intera bibbia notando in ogni parola anche tutte le vocali oltre alla consonanti, novità però rapidamente dimenticata…. Perché, appunto, la vocalizzazione è solo faccenda che riguarda Dio: che ha creato l’uomo “vocalizzandolo”, cioè alitandogli sul volto modellato con la creta. Inserire le vocali nelle parole prima fatte solo di consonanti equivale ad alitare in esse l’armonia della chiarezza e della impossibilità di equivoci nella loro interpretazione.
Ho così deciso di partecipare al viaggio, ma con una punta di allarme: probabilmente in Iran avrei avuto vari fastidi, dal momento che non sono il tipo che subisce in silenzio né che ama vedere per strada scene di violenza sia pure “giusta” e “legale”. I miei familiari erano decisamente contrari che io partissi: “Ma come? Proprio tu vai a fare il turista in un Paese dove impiccano e lapidano la gente in piazza!?”. D’altro canto le autorità iraniane hanno tirato molto per le lunghe la possibilità che il viaggio si facesse o no. Poiché gli organizzatori del Gruppo cronisti lombardi hanno deciso di chiedere il (più costoso) visto giornalistico anziché solo quello turistico, per evitare che se fossimo entrati come turisti potessero poi rimproverarci che in realtà eravamo entra
ti come giornalisti,  nell’ambasciata iraniana a Roma sono rimasti comprensibilmente perplessi: che ci andavano a fare una ventina di giornalisti in Iran a poche settimane dalle elezioni presidenziali? Possibile che un intero gruppo di giornalisti volesse entrare solo per fare del turismo? E’ così che l’incertezza sulla concessione dei visti si è protratta in modo esasperante per oltre un mese, con man mano le richieste più strane: mentre in Marocco ero sulle dune al confine con l’Algeria sulla groppa di un cammello mi è arrivata l’ennesima telefonata che chiedeva anche la fotocopia della tessera di giornalista o il suo originale…..

A un certo punto, a pochissimi giorni dalla data della partenza,  ci è stato detto che dovevamo chiedere anche il pass giornalistico, una tesserina che ci avrebbe permesso di poterci muovere come giornalisti per l’intera settimana del viaggio: altri 450 dollari a testa! Avevo finalmente la scusa per dire “No, adesso basta! Allora non parto”, quando il mio interlocutore ha aggiunto che date le proteste anche dell’agenzia turistica le autorità iraniane ci avrebbero fatto pagare solo 100 euro a testa anziché i normali 450 dollari.
E’ così che mi sono ritrovato all’aeroporto di Teheran con un gruppetto di colleghi e colleghe che prima non conoscevo, accolti da Reza, un iraniano calvo che parla in italiano. Le sorprese sono iniziate subito, già all’aeroporto. Tra gli enormi tabelloni luminosi pubblicitari ne spicca uno di una notissima “griffe” italiana di abbigliamento che nulla ha a che
vedere con la tanto temuta severità islamica. Al controllo passaporti e alla dogana inoltre nessuno ci ha “filato”, siamo cioè passati senza intoppi né interrogatori. M’è venuto in mente che all’aeroporto di New York mi avevano anche infilato un dito su una macchinetta, credo per prendermi le impronte, e hanno chiesto insistentemente a mia figlia se io fossi davvero suo padre. Per non dire dell’aeroporto di Tel Aviv, dove la  mia collega de L’espresso  Barbara Schiavulli anche di recente è stata interrogata con pignoleria prima che si decidessero a farla passare, lei che a Gerusalemme ci ha anche vissuto, per non dire dell’ex arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini, che è stato torchiato per ore con la minaccia di non lasciarlo entrare e rispedirlo invece in Italia, lui che a Gerusalemme ha scelto di andare a viverci anziché puntare ad andare in Vaticano come papa.

Fuori dell’aeroporto ci prende in consegna un altro Reza, niente affatto calvo e piuttosto ciarliero, che parla italiano e sarà la nostra guida per tutta la durata del viaggio. Nella trentina di chilometri che ci separano dall’albergo il traffico caotico, al confronto del quale quello di Napoli e Palermo sono roba da educande, chiarisce subito che Teheran, un ammasso piuttosto informe di 70 chilometri per 50, capitale e maggior polo industriale del Paese, conta ben 17 milioni di abitanti ed è cresciuta troppo in fretta dall’iniziale villaggio di poche migliaia di abitanti sito su un altopiano ai piedi della catena montuosa Elburz, visibile sullo sfondo. Teheran significa “Andare verso il basso”, perché per raggiungerla dai monti circostanti si deve scendere fino ai suoi 1.600-1.700 metri sul livello del mare. I semafori hanno tutti un grande orologio che segna a ritroso quanto manca alla fine del colore in atto, rosso o verde o giallo che sia, in modo che gli automobilisti in colonna possono regolarsi, magari evitando di tenere inutilmente accesi i motori per troppo tempo. La durata media del rosso e del verde è infatti di 30 secondi, durante i quali c’è poco da “sgommare”.
Quello che lascia sbigottiti è che a quanto pare nessuno sa cosa sia la precedenza, la auto ti tagliano la strada sia da destra che da sinistra, gli stop sono virtuali, le frecce forse le usano solo per giocare agli indiani, ma certo non per segnalare lo spostarsi di corsia o il girare a destra o a sinistra. I cantieri della nuova enorme metropolitana sventrano quasi ovunque le strade, a volte sembrano lunghe ferite aperte e altre volte lunghe cicatrici già indurite ma ineliminabili, in ogni caso la nuova linea subway appare chiaramente come l’unica ancora di salvezza per disintasare le budella della metropoli intasate e ubriache di automezzi. Si spera sia un’ancora di salvezza anche contro l’inquinamento: dalla mia stanza d’albergo al 15esimo piano vedo un immenso brulicare di palazzi scalcinati, privi di qualunque fascino, quasi tutti con l’aria di eterna costruzione mai terminata, una sorta di calabrese Isola Capo Rizzuto moltiplicata per un milione, ma tutti immersi in qualcosa che mi ricorda la nebbia in val Padana ed è invece solo smog.

E’ il giorno dopo, al museo archeologico nazionale Iran Bastan, che vengo improvvisamente risucchiato indietro di millenni e comincio a capire che l’altipiano iranico è stato l’inizio di tutto, non solo della scrittura. E che la Via della Seta è stata per millenni il cordone ombelicale che ha nutrito di mercanzie, odori, sapori, delizie, di beni di prima necessità e di lusso vertiginoso, di religioni e di saperi di vario tipo quell’Occidente che sarebbe poi diventato Europa. Non ricordo il nome dello studioso, mi pare fosse russo, che ha appurato come TUTTE le varietà di frumento che ci hanno nutrito nel corso dei millenni siano nate nell’area proprio della Via della Seta. Da qui ci sono arrivati anche quelle delizie e meraviglie chiamate fichi e arance, quest’ultime provenienti dall’India dove l’hanno chiamate arance perché questa parola significa “frutti preferiti dall’elefante”. L’incanto si compie davanti a un bassorilievo di marmo nero portato via mi pare da Persepolis: si vedono distintamente il Gran Re assiso sul trono che riceve dei dignitari e questi in piedi davanti a lui che lo riveriscono. O meglio: che lo adorano. L’adorazione, come dice l’etimologia stessa della parola, che viene da “ad oras”, cioè “dalla bocca”, altro non era che un saluto fatto con la mano spostandola più volte dalla bocca in direzione del sovrano, che non poteva assolutamente essere avvicinato troppo e tanto meno toccato, insomma un modo simbolico di mandargli con la mano le parole del saluto. Un gesto simile al nostro lanciare baci con le mani quando per esempio si saluta una persona cara alla partenza del treno. E dietro il dignitario “adorante” si vedono distintamente altre due persone che recano ognuna una piccola sacca con un dono particolare, molto particolare, che verrà poi bruciato nei due piccoli bracieri bene in vista siti tra il dignitario in visita e il Gran Re. Il dono altro non è che incenso, da millenni misteriosa forma di grande riverenza verso la divinità, tanto che anche tra i romani era convinzione comune che le preghiere rivolte agli Dei sarebbero state sicuramente a loro più gradite e quindi da loro più facilmente esaudite se accompagnate dai fumi dell’incenso.

Il bassorilievo di marmo nero portato via da Persepolis mi rivela quindi di colpo che già esistevano da tempo immemore quei rituali che la Chiesa di Roma, dopo avere inutilmente tentato a lungo di sradicarli, ha finito col fare propri, quali l’adorazione e l’uso dell’incenso nel corso della messa e di altre cerimonie religiose. Sono cioè nate qui, in Iran o se preferite nell’antica Persia, usanze che ancora oggi fanno parte della nostra vita, anzi del nostro dna. Nell’Iran Bastan vedo che sono nati qui perfino gli orecchini, portati già dai dignitari, e perfino i baffi a punta, quelli stile Zorro per intenderci, che vedo sul viso incredibilmente moderno di un baldo principe partico dal sorriso fiero, sicuro di sé, sicuro di far colpo, un giovane che scoppia di salute e pur essendo un gigante di marmo pare stia proprio venendo verso di me, come verso qualunque altro visitatore che lo guardi. Effetto strabiliante. Anche per via del copricapo, da turista inglese che si ripara dal sole difendendo in particolare la nuca.
Ma chiarisce tutto molto meglio il trovarmi davanti ad antiche rappresentazioni dei simboli di Zoroastro, il famoso uccello con le due ali spiegate e tre ordini di penne nella coda che pare pilotato da un anziano con la barba che stringe tra le mani una specie di volante. Le due ali rappresentano il bene e il male, i tre ordini di penne della coda rappresentano i tre principi cardine della religione di Zoroastro: pensare bene, parlare bene, agire bene.

Come si vede, si tratta del condensato di qualunque altro monoteismo nato successivamente, dall’ebraismo all’islam passando per il cristianesimo. Quello che sembra un piccolo volante è invece l’anello della legittimità, consegnato dal sacerdote al Gran Re al momento della sua investitura: con la sua forma circolare l’anello simboleggia il fatto che per quanto ci si dia da fare torniamo sempre ciclicamente al punto di partenza, non esiste per nessuno, neppure per il Gran Re, un punto di fuga permanente, motivo per cui conviene essere onesti: conviene cioè “pensare bene, parlare bene, agire bene”. E l’anello lo usiamo ancora oggi anche nel matrimonio, con lo scambio delle fedi, cioè della fiducia e legittimità reciproca degli sposi.

Lo zoroastrismo sopravvive ancora in Iran, donde si dirama un po’ nel mondo, con qualche decina di migliaia di credenti che hanno diritto, come i cristiani e gli ebrei, a proprie scuole e a propri rappresentanti in parlamento. Ma lo zoroastrismo rimanda alla religione mitraica, vale a dire al culto solare del dio Mitra, arrivato dai Veda dell’India assieme al suo bellissimo libro “sacro” Avesta, culto talmente radicato anche a Roma che la Chiesa ne ha copiato quasi tutto: dal nome “messa” al copricapo chiamato ancora oggi “mitria”, dal pasto comune diventato il sacramento della comunione alla ricorrenza del Natale il 25 dicembre, da tempo immemorabile il “dies natalis solis invicti”: vale a dire, il giorno in cui, dopo i tre giorni di “morte” col solstizio d’inverno del 21 dicembre, il sole ogni anno riprende a salire, cioè rinasce, dal punto più basso della sua traiettoria celeste. I primi a portare il mitraismo a Roma furono i soldati di Pompeo reduci dalla campagna contro i pirati dell’Illiria, ma a portarlo in grande stile fu l’imperatore Settimio Severo, che sposò Giulia, nata dalla stirpe dei sacerdoti del dio Sole di Emesa, in Siria, odierna Homs. Poi l’imperatore Aureliano rese il mitraismo ancora più grande e diffuso: ispirandosi alla festa che si svolgeva nella città di Emesa e che cadeva il 25 dicembre, il 25 dicembre dell’anno 274 d. C. istituì addirittura il “Dies Natalis Solis Invicti”. Da Emesa proveniva anche l’imperatore Eliogabalo, noto anche come Marco Aurelio Antonino, che – sacerdote di quel culto – lo rafforzò sostituendo nel pantheon capitolino Giove con Mitra. Era di fede mitraica lo stesso Costantino, l’imperatore che “sdoganò” il cristianesimo e che non è certo sia mai stato battezzato. Quando Teodosio mise fuori legge tutte le religioni pagane passando alla Chiesa tutti i loro templi (molte chiese a Roma sorgono sui resti di basiliche mitraiche, compresa la stessa basilica di S. Pietro), la Chiesa con grande disinvoltura non farà altro che impadronirsi anche del già esistente Natale del 25 dicembre facendo finta che in quel giorno sia nato Gesù Cristo!

E’ stato del resto Ciro il Grande ad abolire per primo nella Storia del mondo la schiavitù, precorrendo i tempi di qualche millennio, e a permettere che se ne tornassero a casa quelle parti di popolazioni sottomesse che una 70ina di anni prima erano state spostate d’autorità per meglio amalgamare l’impero. Tra gli altri Ciro permise perciò il rimpatrio degli ebrei da Babilonia, e proprio questi esuli – come fa rilevare lo studioso Gianni Liverani – saranno gli unici a legarsela al dito, a fare di quei 70 anni una lamentazione che dura ancora oggi e, liberati da Ciro, a tornate a casa col dente talmente avvelenato con chi in patria durante quei 70 anni di loro assenza aveva accettato l’insediamento di “stranieri” da scrivere le parti più “dure e pure”, cioè meno accettabili, della bibbia, quelle a base di genocidi e simili orrori “ordinati da Dio” (!), strani concetti la cui influenza dura ancora oggi. Il profeta Daniele visse anche lui a Babilonia, pare come interprete dei sogni, e anche lui portò in patria le influenze dello zoroastrismo incorporate nel monoteismo biblico. Il cortocircuito tra la antichità “locale” di queste terre, la realtà odierna e anzi l’attualità più incalzante del nostro mondo esiste ancora, e con pericolo di altri incendi….
Ecco perché ritrovarsi davanti a certi antichissimi reperti e simboli in Iran significa ritrovarsi di colpo e inaspettatamente immersi nel liquido amniotico che ha partorito anche la nostra civiltà e la nostra stessa religione, cioè la nostra identità. Osservare da vicino certe cose significa osservare da vicino il nostro dna… L’effetto non può essere ch
e stravolgente e di massimo incantamento. M’è piombata addosso una lunga serie di sorprese che non mi aspettavo: io, giornalista e maniaco della parola scritta, volevo solo vedere da vicino la nascita della scrittura! Mi trovo invece sommerso da una valanga di altre delizie.

Queste terre inoltre hanno fatto parte di quei regni ellenistici che, specie dopo le conquiste di Alessandro Magno, hanno visto lo spirito speculativo dei greci incontrare la enorme massa di nozioni pratiche di matematica, geometria, chimica, astronomia, ecc., esistente da millenni nell’area comprendente l’Egitto, la Mesopotamia, la Caldea, l’Iran, ecc., e dare così vita allo spirito scientifico e alle scienze, beni e conquiste da noi ereditate ma ignorate per 2.000 anni – ai romani che conquistarono quei regni le scienze non interessavano, tanto meno alla Chiesa che in seguito prese il posto dei romani – finché nella Spagna araba, dopo la cacciata dei musulmani, non furono scoperte le migliaia di libri salvati e tradotti tanto dai bizantini quanto dagli arabi nelle terre che erano state dei regni ellenistici. E’ stato il ritrovamento di quei libri che – oltre a farci scoprire Aristotele e perfino Omero – ha innescato le rivoluzioni dei vari Newton, Galilei, Copernico, Leonardo da Vinci, ecc. I greci, dispersi con una sorta di diaspora marina su centinaia e centinaia di isole e polis per conservare l’unità identitaria greca hanno affinato al massimo la capacità di estrarre dal particolare il tratto comune, universale: un modo per trarre dal particolare delle centinaia di isole e polis, spesso in lotta tra loro, il tratto comune e universale dell’identità greca. E’ stata questa capacità di estrazione, e quindi di astrazione, che una volta applicata alla enorme massa di conoscenze pratiche egizie, mesopotamiche, iraniche, ecc., ha permesso di creare le scienze, quelle che noi ancora oggi conosciamo e utilizziamo.

Se questi sono i pensieri che cominciano a darmi le vertigini, rendendomi per i primi giorni un compagno di viaggio piuttosto muto, quasi assente, in strada i pensieri sono ben altri. Non solo non vedo da nessuna parte impiccagioni né lapidazioni, ma per quanto mi sforzi non riesco a trovare neppure una persona cui sia stata mozzata una mano o un piede. Se il taglio delle mani e dei piedi fosse praticato in Iran come si usa dire sui nostri mass media, in strada ci sarebbero e si vedrebbero dei mutilati, né più e né meno come per molti anni dopo la seconda guerra mondiale era cosa comune vedere in tutta Italia non solo i reduci tornati storpi e mutilati dal fronte, ma anche donne, vecchi e ragazzini mutilati da bombe e proiettili vari. E poi c’è sempre questa strana faccenda che siamo liberi di andare dove ci pare, parlare con chi ci pare e fare le domande che più ci aggradano a chi più ci pare e piace. Ma la cosa più strana di tutte è l’accorrere a frotte di gruppi di ragazze desiderose di parlare con noi, di farsi fotografare, sempre allegre, sorridenti e disponibili, a Shiraz addirittura un po’ sfacciate, cosa che alla mia età può creare qualche imbarazzo: “Scusate, ragazze, ma a parlare con noi occidentali non rischiate le frustare e la galera?”. Coro di risate, come se avessimo raccontato una barzelletta.

La vitalità e la modernità delle ragazze iraniane irrompe fino a ridicolizzare lo spolverino nero e il velo nero che, anche se può essere di qualunque colore o fantasia di colori, quasi tutte indossano, come un esercito di fantasmini o suorine animate da moto perpetuo a mo’ di argento vivo, gocce di mercurio allegre e imprendibili. Lo spolverino e il velo sono obbligatori per legge quando una donna esce di casa, ma ormai le giovani – che comunque indossano sempre i jeans, per giunta attillati, lo hanno reso una specie di variante dell’abbigliamento stile Liu Jo delle nostre liceali: spolverini attillati, avvolgenti, con cintura o fusciacca o lacciuoli strategici ad altezza “giusta”, il cui effetto di sex appeal è evidente anche a un cieco. In più, siccome il viso è l’unica parte del corpo che una donna può mostrare in pubblico, tutte lo esibiscono truccato alla perfezione, sorridente, luminoso e perfetto, con gli occhi e lo sguardo che dicono molto di più del nostro andare sbracate in giro con mezzo sedere e le falde del monte di Venere in bella vista. Non manca chi esibisce ciuffi di capelli ribelli e a volte colorati artificialmente che fuoriescono orgogliosamente dal velo come una sfida al mondo: ogni volta ci guardiamo attorno preoccupati, certi di vedere piombare i Guardiani della Morale armati di frusta… invece niente!

Le donne vestite di nero o comunque intabarrate per legge ci fanno istintivamente pena, però quando lo scià Reza Pahlevi per occidentalizzare l’Iran ne proibì l’uso furono pochissime quelle che obbedirono. E’ evidente che, per quanto ci possa parere incredibile, questa faccenda del velo deve avere a che vedere con l’identità nazionale. In definitiva le nostre nonne portavano spesso anch’esse il velo e fino al secondo dopoguerra anche la veletta: coprire anche il volto, lasciandolo intravedere sotto la rete della veletta, era considerato un elemento di seduzione, non certo di oppressione. E’ così anche in Iran? Sì e no? Sì perché è evidente che l’uso in realtà non impaccia nessuna e non impedisce niente. No perché quando le mie colleghe chiedono ad alcune ragazze di Teheran dove possono comprare un velo nero si sentono spesso dire: “Ma come!? Noi ce lo vogliamo togliere e voi invece ve lo volete mettere!?”.

Come che sia, quello che colpisce delle ragazze è che hanno tutte, oltre ai jeans all’ultima moda, le stesse scarpe sportive e la mania del telefonino delle nostre ragazze. L’unica differenza è che qui le scarpe, sportive o sportivissime, le portano – sia le ragazze che i ragazzi – allacciate anziché slacciate   come si usa da noi. L’impressione è che la massa di ragazze, in un Paese dove le donne sono molte di più degli uomini e costituiscono il 70 per cento della popolazione studentesca, sia una sorta di pentola a pressione, di bomba a tempo che prima o poi farà crollare il regime clericale o lo costringerà a forti riforme e migliorie. “Siamo un Paese civile, colto, con una storia antichissima, non meritiamo questo regime”, affermano molti giovani e molte giovani. A giudicare da quel che si vede ovunque, il regime ha chiaramente rinunciato, posto che ci abbia mai pensato, a livellare la massa femminile in senso tristanzuolo. Le elezioni presidenziali vedranno quasi certamente il ballottaggio tra il conservatore Ahmadinejad e il riformista Moussavi, ma è probabile vinca il primo. Se vince, in molti danno per scontato che farà una serie di riforme liberalizzatrici, per quanto possa parere incredibile: una volta certo di avere il potere saldamente in mano, il clero riprenderà almeno parte del programma del progressista Katami, che non è stato rieletto perché battuto da Ahmadinejad grazie alla infelice decisione di George W. Bush di inventarsi l’Asse del Male, con l’Iran membro eminente, offendendo così ancora una volta l’orgoglio e la dignità dell’Iran (già colpite con il colpo di Stato della Cia che buttò giù il democraticamente eletto capo del governo Mossadeq e riportò dall’estero dove era fuggito e sul trono lo scià Reza Pahlevi, che diede inizio a una repressione selvaggia con centinaia di migliaia di vittime tramite la famigerata e torturatrice polizia segreta Savak).

La demenziale trovata di Bush ha scatenato per reazione l’orgoglio nazionale e fatto vincere le elezioni alla destra, cioè ad Ahmadinejad, buttando al macero il programma riformista di Katami, che nel luglio del 2006 aveva vinto le elezioni presidenziali con oltre il 70 per cento delle preferenze in una votazione che ha visto andare al voto quasi l’80 per cento dell’intero elettorato. Katami era stato ministro della Cultura, ma aveva dovuto dimettersi perché aveva dato troppa libertà agli editori, ai giornalisti, ai pittori e agli autori cinematografici, con il cinema iraniano avviato a una sorta di rinascita, i giornali passati da 100 testate a 501 e i titoli dei libri pubblicati cresciuti da 500.000 a quasi 900.000. Il programma elettorale  con il quale Katami vinse le elezioni presidenziali si basava su temi coma la società civile, le libertà individuali, i diritti delle donne, il pluralismo politico e il “dialogo tra civiltà”. Katami sosteneva la “distinzione tra religione e tradizioni ammantate di religione”, affermava che si dovevano adottare le idee del nostro Illuminismo e più in generale apprezzare gli aspetti vantaggiosi dell’Occidente. Inoltre non si stancava di ammonire la destra affermando che migliore garanzia contro un altro colpo di Stato Usa o una invasione militare era una società apertamente democratica, capace quindi di difendersi senza indugio e decisa a farlo per conservare le proprie libertà.

Questo programma, che era quanto di meglio ci si potesse aspettare, è stato duramente osteggiato e ridotto dal Consiglio dei Guardiani, i quali hanno il potere decisamente non democratico di vagliare e bocciare le leggi approvate dal parlamento e i candidati alle varie elezioni, ma Katami era ben deciso ad andare avanti anche con una legge che riducesse drasticamente il potere dei Guardiani. A far fuori il programma di Katami è stato però George Bush, con la demenziale trovata dell’Asse del Male con annesso Iran. Poi è cominciato anche il tormentone sul “programma nucleare militare iraniano”, che semplicemente non esiste, ma è una scusa buona per tenere l’intero Iran, cioè un Paese di 70 milioni di abitanti, sotto l’eterna minaccia di una invasione o “almeno” di bombardamenti israeliani. L’ipocrisia e la memoria corta di cui sempre siamo i primatisti ci ha fatto dimenticare che il programma nucleare è iniziato negli anni ’70, quando lo scià burattino degli Usa sosteneva che l’Iran aveva bisogno di fonti di energia alternative in vista del fatto che prima o poi il petrolio sarebbe finito. Abbiamo dimenticato che Usa, Germania e Francia firmarono contratti per costruire allo scià ben 12 centrali nucleari fregandosene bellamente del fatto che lo scià della repressione di massa dichiarava alla stampa estera: “Senza dubbio, e prima di quanto pensiate, avremo armi nucleari”.

Tant’è che il delinquenziale e corrottisimo Pahlavi aveva stipulato con il prestigioso Massachusset’s Institute of Technology, noto anche come MIT, un accordo per acquistare il suo formidabile Dipartimento di ingegneria nucleare. La maggior parte dei docenti era favorevole alla vendita, che saltò solo per la feroce opposizione della massa studentesca. E a far fuori le 12 centrali è stata la rivoluzione komeinista prima e la guerra con l’Iraq dopo. Ora che le centrali nucleari servono davvero e nessuno in Iran intende costruire bombe atomiche, anche perché non ne possiede e non ne può possedere la tecnologia, suoniamo una musica ben diversa dalle serenate che ci piaceva suonare allo scià. Il ridicolo e il tragico di questa nostra nuova farsa è che il minerale d’uranio per il quale vogliamo bombardare l’Iran è sempre e quasi solo solo quello acquistato e immagazzinato a suo tempo dallo scià! Come si vede, c’è più di un motivo valido perché gli iraniani ne abbiano le palle piene delle interferenze Usa e dell’annessa ipocrisia europea ormai al guinzaglio delle inammissibili pretese di monopolio nucleare, bombe atomiche comprese, dell’un po’ troppo aggressivo Stato di Israele. Che finalmente pare avere trovato a Washington un inquilini della Casa Bianca meno disposto del solito a ballare al suono del governo israeliano, che ha vinto le elezioni promettendo la fine “con ogni mezzo” del programma nucleare iraniano e rifiutando ormai apertamente anche solo l’ipotesi di uno Stato palestinese, peraltro ormai impossibile per mille e uno motivi basilari.

Dopo una giornata passata tra musei da capogiro e la marea di gente che affolla Teheran a tutte le ore, la sera partiamo in aereo per Shiraz, nome che significa “Città dei misteri”, compresi i misteri della poesia dei suoi grandi poeti, tra i quali Hafez e Saadi, e dei sorrisi delle sue vivacissime donne, che godono fama di essere le più aperte e curiose dell’intero Iran. Da Shiraz risaliremo verso Teheran in pullman, con Reza Sahya come guida, l’imperturbabile Magid come autista infaticabile e bravissimo e Alì assistente tuttofare di Reza. Un itinerario di 1.500 chilometri, su un altopiano di 1.600 metri di altezza media, che allinea deserti e città splendide, sempre circondato da catene di monti, in un Paese che ha oltre 240 mila siti archeologici aperti, uno più importante dell’altro, e le più belle moschee del mondo. Un viaggio fin troppo denso, talmente pieno di bellezze e di sorprese che vorrei ripeterlo con più calma, impiegandoci magari un mese. E andando a vedere finalmente Susa!
La prossima e ultima puntata tra qualche giorno.

487 commenti
« Commenti più vecchiCommenti più recenti »
  1. sylvi
    sylvi says:

    x Peter,

    certamente, e all’Europa ci sta attaccata “avvinta come l’edera”.
    A loro onore va che lavorano come tedeschi, puntuali, precisi , lavoro a regola d’arte.
    Restano però sempre cagnetti rabbiosetti e nazionalisti!

    Sylvi

  2. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Io ho una morale che mi deriva dalla formazione cattolica (Sylvi)

    La mia morale invece concorda con la definizione che ne dà Hume.

  3. marco tempesta
    marco tempesta says:

    La morale è una sola, devo ripetermi, è lui quello che deve beccarsi le frustate. Perchè lo difendi a tutti icosti. (Marta)
    ——
    Non difendo lui, che ho sempre accusato di essere un delinquente.
    Difendo un PRINCIPIO DI LIBERTA’, che si rifà al significato più profondo del termine “MORALE” che mi sa che voi non conoscete, visto che continuate a scambiarlo col moralismo: come dire che il prosciutto crudo e il prosciutto cotto sono la stessa cosa, perchè sempre prosciutto è!
    Fate tanto i libertari e non vi accorgete di come lo stiate calpestando, il concetto di libertà.

  4. sylvi
    sylvi says:

    caro Marco,

    sto preparando gli gnocchi per amiche che lavorano.
    Della morane razionale e di quella mossa dal sentimento ti risponderò un’altra volta.
    Però sei scarsetto sui vari movimenti cattolici e cristiani in generale!
    Troppo vicino a Roma!
    mandi Sylvi

  5. marco tempesta
    marco tempesta says:

    La morale e’ una sola,…se io come padre guardo mia figlia che
    pomicia con tutti,…come nonno come faccio a dire qual e’ suo padre? Quindi e’ mio dovere intervenire. (Ber)
    ———-
    No, non ne hai il diritto.
    La tua eventuale figlia che pomicia con tutti ha pienamente il diritto di farlo, è la sua vita, sono le sue personali esigenze, non le tue.
    Non solo non è tuo dovere intervenire, ma non deve neanche passarti per la testa, di dover intervenire.
    La libertà degli altri non si identifica in quello che fa comodo a noi!!!

  6. Vox
    Vox says:

    IRAQ
    Agli orrori perpetrati dagli americani e dai britannici ad Abu Ghraib si aggiunge la scoperta di nuove nefandezze:

    BAMBINI VIOLENTATI PER COSTRINGERE I GENITORI A PARLARE

    Reports of children being raped to force their parent to give information have long been alleged by award winning journalist Sy Hersch (Video) but now a report via the Telegraph UK reveals that this allegation is true, and that there were even pictures.

    http://www.democraticunderground.com/discuss/duboard.php?az=show_topic&forum=389&topic_id=5736720

  7. Linosse
    Linosse says:

    Contrasti stridenti
    Nel momento in cui si impone una IMPELLENTE E TEMPESTIVA azione di un GOVERNO DEL FARE (E DAVVERO!)per risollevarci da questo scivolamento nel nulla, abbiamo al contrario,UN GOVERNO GOSSIP perso in mille rivoli di situazioni inconcludenti con tempo “a perdere” e per noi DELETERIE ogni minuto che passa!
    Abbiamo senza ombra di dubbio (NON NE VA BENE UNA!)un governo che porta SFIGA e che SFIGA!
    L.

  8. RETTIFICHE
    RETTIFICHE says:

    xpeter332
    Lei sa che son un cretino, non faccia caso alle mie farneticazioni.
    Rach.

  9. Vox
    Vox says:

    @ Peter
    Le armi di cui si dotano i vari paesi (Corea inclusa) sono dei DETERRENTI per non farsi attaccare dagli Usa, i quali sono piu’ inclini ad aggredire chi non ha particolari difese. I fatti lo dimostrano.
    Personalmente, non credo affatto che la gente di quei paesi, come sembra pensare lei, siano degli imbecilli o dei suicidi. Le diverse etnie sono esistite insieme per secoli piuttosto pacificamente, fino a quando non si e’ cominciato ad aizzarle, ad armarle, ecc. e le armi di distruzione di massa, fino a oggi, le hanno usate solo gli Usa (molto civili, come ben sappiamo).

  10. RETTIFICHE
    RETTIFICHE says:

    Fin troppo chiaro certo è che sono un miserabile, con il cervello tarlato.
    Di prove ne avete ormai a centinaia.
    AUTORIZZO NICOTRI A PUBBLICARE IL MIO RECAPITO POSTALE, CON TANTO DI NOME E COGNOME.
    Racham.

  11. Vox
    Vox says:

    @ Peter
    Vorrei aggiungere che trovo dispregiativo chiamare certe aree “terzo mondo” e definirle arretrate (oltre che capaci di buttarsi a vicenda bombe atomiche), quando l’ arretratezza odierna di alcune di esse e’ il risultato di secoli di colonizzazione – specialmente, anche se non solo, britannica – dopo decenni di sfruttamento da parte delle multinazionali – in particolare quelle americane – e di politiche economiche del “primo mondo” finalizzate a conservare tale stato di cose, oltre che a farci anche la guerra. Della serie, cornuti e mazziati. Inoltre, avrei delle riserve a considerare noi del “primo mondo” particolarmente civili. Barbari sarebbe una definizione piu’ vicina alla realta’ (per non offendere i barbari dell’epoca romana).

  12. RETTIFICHE
    RETTIFICHE says:

    Quanta gente sa che io sono solo un pezzo della cloaca massima? E’ sempre stato cosi e sempre sarà. Il torto di Berlusconi è stato solo quello di essersi fatto beccare, nella cloaca assieme a me.
    Quando in giro poi ci sono le persone decenti, allora scoppio d’invidia.

  13. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Cara Sylvi, lo so benissimo come sono i cattolici: una mia amica si è appena fidanzata con un cattolico praticante, che porta abitualmente al collo un crocifisso, che toglie, quando si mette su internet a guardare i video porno.
    Tornando a noi, quello che osservo nelle risposte ai miei post, è la dimostrazione di come la gente viva ‘a spanne’, seguendo i propri condizionamenti culturali. Si usano i termini della lingua italiana interpretandoli ognuno a seconda dei propri condizionamenti, più che attribuendo loro l’esatto significato.
    Si parla di comunismo e socialismo e si intendono ibridi che col concetto di socialismo e comunismo non hanno niente a che vedere; si usa il termine ‘morale’ e lo si adatta alle proprie personali esigenze, si usa il termine ‘libertà’ intendendo per libertà ciò che non turba la nostra tranquillità. E così via.
    A me non importa un fico secco del cavaliere, tranne che detestarlo per quello che fa ( a parte il capitolo donne, che mi vede, e lo ribadisco, solidale con lui).
    I miei post servono per far riflettere voi, anche in maniera inconscia, sull’inadeguatezza culturale che vi porta a non capire quali siano i veri limiti del vivere sociale, di cui la politica italiana è un riflesso. Vi meravigliate di come il PDL prenda valanghe di voti, cascando dalle nuvole perchè non vi sembra vero che ci sia gente che accetti di votare simili figuri. Non vi sembra vero, perchè siete chiusi nei vostri condizionamenti culturali che vi impediscono di immedesimarvi negli altri, di capire le loro motivazioni, le loro perplessità. Commettete anche voi l’errore comune a tutte le ideologie, cioè la convinzione di essere sempre nel giusto e che a sbagliare siano gli altri. Il sociale è da voi vissuto alla maniera di una religione coi suoi dogmi, più che come esperienza umana in evoluzione costante. Siete attaccati ai luoghi comuni, alle abitudini stratificate da generazioni di convinzioni legate ad un concetto personale di giustizia. Non riuscite a ragionare ponendovi ‘al di sopra’ degli eventi, ma ci ragionate standoci dentro, partecipando emotivamente, utilizzando appunto essenzialmente la parte emotiva del cervello.
    E’ vero che si vive di emozioni, ma si vive anche di logica, che dovrebbe andare in feedback con le emozioni.
    Qui dentro, le uniche persone che mi sembra usino la logica, sono Anita e Pino, nell’ordine; ci aggiungerei anche Uroburo, ma a volte si lascia prendere anche lui dalla parte emozionale del cervello. Vi invito perciò innanzitutto a dare un’occhiata un po’ più approfondita a ciò che scrivete, leggendolo con maggior senso critico, tentando di distaccarvi dall’emotività che contraddistingue i vostri interventi. Dopodicchè, se riuscite a capire dove sbagliate, bene, altrimenti non so proprio che farvi.
    Continuerete a non capire perchè la gente vota il cavaliere e buon pro vi faccia.

  14. RETTIFICHE
    RETTIFICHE says:

    D’altro canto, caro Nicotri, lei sa che sono un poveraccio, minus habens.
    Racham.

  15. ber
    ber says:

    …la gente vota il cavaliere perche’ spera di fare soldi infretta,…seguendo il suo esempio,…anche con mezzi non troppo leciti,…I moralisti?,…dinosauri.
    Se poi sono gia’ al suo stretto servizio sono gente che hanno gia’
    a che fare con la giustizia,…cioe’ ex imbroglioni che,con il suo aiuto sperano di farla franca,…
    basta guardarli in faccia uno ad uno,…per rendersi conto dei valori che trasmettono.
    …il resto sono solo chiacchiere per allocchi,….ma pare che anche gli allocchi sono una specie in via di estinzione.

  16. Peter
    Peter says:

    xVox

    vedo che ora e’ Lei ad essere incline alla PC, nonostante io mi sia gia’ spiegato chiaramente…
    La suddivisione in aree di primo, secondo e terzo mondo (e forse anche quarto…) si basa su determinati parametri socioeconomici e politici, per quel che ne so. Lo scopo non e’ (necessariamente) di dare i voti, ma di usare espressioni sintetiche che dicono parecchio. Per esempio, sappiamo che finire in una prigione del terzo mondo equivale di solito ad una lenta condanna a morte (per inedia, malattie e maltrattamenti).
    Si usa in senso spregiativo solo per paesi del ‘primo’ mondo, come l’Italia, che somigliano a quelli del terzo mondo per certi aspetti…e sempre di piu’ col primiaaa che l’Italia si ritrova al momento.
    Che molti paesi africani ed asiatici abbiano sofferto per il colonialismo lo so benissimo. Come pure che soffrano per le multinazionali di oggi. Ma non certo solo per quello!
    E si parla di bombe atomiche…lasciargliele usare per PC mi pare un’emerita idiozia. Specie quando esistono lunghissimi contenziosi territoriali e religiosi (come il Kashmir tra India e Pakistan), odio tra sciiti e sunniti in altri paesi musulmani, inconciliabili divisioni politiche come tra le due Coree (quella del Sud del terzo mondo non e’, pero’!).
    Lei si appella al solito deus ex machina del colonialismo e degli ‘usaegetta’, ma il mondo non e’ cosi’ semplice. E comunque non risolve affatto il problema del dilagare del nucleare

    Peter

  17. Peter
    Peter says:

    xRettifiche

    la pregherei di non rivolgersi a me nei suoi posts, visti gli avvertimenti inviatigli dal blogmaster. E trovo i suoi posts per Nicotri davvero offensivi

    Peter

  18. Lunarossa x marco tempesta
    Lunarossa x marco tempesta says:

    Non difendo lui, che ho sempre accusato di essere un delinquente.

    Appunto!! e lei lo ammira, lo porta come esempio sociale e politico, di come si deve essere e fare la politica in Italia, altro che i cialtroni e parolai di sinistra” Lei ama i delinquenti, ne prendiamo nota. Solo questo Emerito Qualunquista Onorario, null’ altro, poi dica quel che vuole, ma lei ha simpatia ed ammirazione per un delinquente corrutore di minorenni e familiari della minorenne e corruttore sociale in generale, il suo mito, caro Spett.le, ha la menzogna e la truffa nel sangue. Vada a farsi delle trasfusioni ad Arcore, Spett.le Tempesta, dell’Ordine dei Liberi Muratori Maestri Costruttori & Corruttori, lei è dello stesso gruppo sanguigno del nano delinquente e si veste da sinistro per ingannare i polli e le galline e qui di pollo cè solo lei, le galline stanno frequentando un corso avanzato per diventare zoccole come quelle definite tali da lei, ed essere concupite e strascinate dal nano imperatore di Arcore o dai suoi E-muli.
    Mi saluti le zoccole di sua conoscenza e mi saluti il suo Mitonano!!
    Lunarossa

  19. ber
    ber says:

    x Marco,
    …non sembra che Pino,Anita,Uro siano d’accordo con te,…
    comunque a loro approvare o rettificare.
    Per quando riguarda me se la cosa riguarda mia figlia,…intervengo e come.
    Una sola volta non sono intervenuto e la cosa e’ finita in tragedia,…
    Ma questa e’ una mia faccenda personale.
    Spero di non esserci nell’ora del giudizio,Ber

  20. Linosse
    Linosse says:

    X Pino Nicotri
    Rinnovo la richiesta di tirare lo sciacquone una volta per tutte per”rettifiche” che pervicace nell’inserirsi ancora in questo blog continua a spargere il suo inutile veleno in modo offensivo e su tutti.Non capisco perchè debba sprecare spazio per dei commenti fuori luogo ,senza senso e con fini di pura provocazione!
    Grazie per la liberazione dall’insopportabile intruso!
    L.

  21. Peter
    Peter says:

    i boy scouts hanno spesso pazienza coi vecchi indementiti. E forse a quello che si riferisce, per caso?
    Io pero’ non sono un boy scouts

    Peter

  22. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Linosse

    L’insopportabile maleducato si rivolta contro ogni suo post. Contento lui…. Se insiste, pubblicherò il suo recapito postale. Che poi passerò a inserire nella black list in modo che non ci affligga più.
    Peccato che ci sia così tanta sporcizia in giro, e non solo a Napoli e dintorni o nella Roma “africana”. Se poi pensiamo che questi sono i supporters della politica dei peggiori governi israeliani allora si capiscono meglio altre cose, a partire dall’incazzatuta dei palestinesi e dal disgusto di tanti israeliani e di tantissimi ebrei nel mondo.
    Un caro saluto.
    pino

  23. Linosse
    Linosse says:

    X Pino Nicotri
    Dimenticavo la veste del sostenitore . Io non sono ebreo ma mi guarderei (e bene!) dall’ essere “sostenuto “da un personaggio simile perché per me sarebbe solo motivo di una riduzione a livelli minimi di tutto quello che è proprio della PERSONA EBREA chiaramente lontana anni luce da simili modi di pensare(?)
    Cari saluti
    L.

  24. RETTIFICHE
    RETTIFICHE says:

    Quando avro tempo ci ritornerò sul pensiero del 378.
    Ora devo andare, c’è la biondona che mi aspetta, sono sicuro che la troverò già pronta a gambe pronte a prendermi a calci nel culo. Spero non si sporchi troppo il piede.
    Racchaminchia

  25. Vox
    Vox says:

    @ Peter
    Penso che il modo migliore per far cessare la proliferazione sia un disarmo generale, a cominciare da coloro che le armi nucleari (e non solo quelle, purtroppo) gia’ le hanno e sono aggressivi di fatto e non a parole. Non trovo giusto che alcuni si sentano in diritto di avere armi, ma che, senza mettere fine alle proprie politiche guerrafondaie e senza disarmarsi, impediscano agli altri di avere un deterrente. Il vero pericolo sta nello sbilanciamento, poiche’ provoca tensione e paura in quei paesi che si sentono (giustamente) minacciati dagli Usraeli+Nato. Che poi e’ esattamente cio’ che quei signori vanno cercando, per azzupparci il pane. La pace non puo’ essere un fatto unilaterale.

    Quindi, se si protesta contro gli armamenti del “terzo mondo”, bisognerebbe protestare ancora piu’ vigorosamente contro i nostri stessi governi e contro la Nato, un’organizzazione anacronistica che sta inpiedi solo per creare guerra anche laddove non c’e’ e spingere gli altri paesi a difendersi.

  26. Linosse
    Linosse says:

    X Vox e Peter
    In un branco di sardine:
    Mamma perchè ci stiamo trasformando in pescecani?
    È la PAURA figlia ,LA PAURA!
    Sarebbe meglio che quelli che criticano queste continue corse agli armamenti (da notare ,solo da parte di “nemici storici” ,per gli altri ….vabbè)cominciassero a disarmarsi,almeno per decenza coerente!
    L.

  27. sylvi
    sylvi says:

    ma Marco,

    che cosa hai mangiato in questi giorni?
    Hai conosciuto un cattolico praticante che guarda i porno e concludi dicendo che sai tutto sui cattolici?
    Insegni a Ber, che padre lo è, come si fa il padre!! (Tipico anche di certi preti!!!)
    Tempo fa ho letto un libro di figli del ’68. Il dolore per la troppa libertà che si era rivelata indifferenza e erresponsabilità!
    Meno male che c’erano i nonni.

    Ne ho esempi in parenti (serpenti): non c’è niente di peggio di single senza figli che vogliono insegnare come si fa i genitori!
    Sono gli unici che nascono IMPARATI.

    Io sospetto che “certi uomini”, dopo una sbornia di libertà sessuale in nome della modernità e della libertà, dopo aver vinto (forse) le remore delle ragazze , sicuramente le prediche terrorizzanti, e perciò inutili, dei preti, ora temono risvegli di responsabilità dei padri e madri e la fine della cuccagna di giovani e fresche fanciulle sempre disponibili.
    O siete Berlusconi, miei cari, o tornerete sulla strada, a pagamento!!!
    Cambia dieta, c’è qualcosa che non va in quel che mangi!!!

    Sylvi

  28. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    La ministra Granfregna abbaia , diciamo che latra.., sul fatto che nel Parlamento italiano c’è di tutto: ex banda armata, chi si intratteneva con trans sulle strade, deputati che si prostituiscono (senti chi parla..) eccetera.
    Si è dimenticata di aggiungere i vari ladroni, ladruncoli, in odore di mafia, corrotti e corruttori, pregiudicati, inquisiti, che siedono tra i suoi banchi.
    Smemorata, la ministra capodicastero per le (sic!) pari Opportunità.

    C.G.

  29. Marta x Alex
    Marta x Alex says:

    Marco pensala come ti pare ne hai diritto, non ripetere ancora le stesse cose, basta , ok vuol dire che siam tutti imbecilli, se solo Anita, Pino e mezzo Uroburo hanno capito(????) …molto, molto ironicamente copiando da qualcuno dico:” siete in pochi e siete irrilevanti”.
    fine, Marco sono sfinita, il berlusca mi esce dagli occhi a cui tengo molto, sono verdi e non vorrei rovinarmeli per quello li`.
    saluti M.

  30. Marta
    Marta says:

    scusate il post è chiaramente x Marco, non riesco a togliere questa maledetta scritta MARTA x ALEX che è una vita che non scrive nel blog e a me esce sempre, qualcuno di voi mi puo`dire se è possibile toglierla e come si fa?
    grazie M.

  31. Vox
    Vox says:

    @ Cerutti Gino
    La Carfagna si e’ soprattutto dimenticata di metterci se’ stessa.
    Forse pensa che noi ce ne siamo dimenticati. Ottimista.

  32. alex
    alex says:

    @ Marta (386)
    “…MARTA x ALEX che è una vita che non scrive nel blog…”
    – – – – – – – –
    Ma leggo, ah se leggo…
    Saluti a tutti, meno che agli spammers!

  33. Anita
    Anita says:

    x Marta

    Cara Marta,
    cancelli il Marta x Alex e metta solo il suo nome.

    Io devo digitare il mio nome ogni volta che entro nel forum, con l’eccezione che Google mi riempe l’indirizzo e-mail ed anche il Website che pero’ devo cancellare senno’ cliccando sul mio nome si entra nel mio indirizzo personale.

    Anita

  34. ALCUNE   GROSSE  BUGIE  DI  BERLUSCONI
    ALCUNE GROSSE BUGIE DI BERLUSCONI says:

    Io dico sempre cose sincere, anche perché non
    ho memoria e dimenticherei le bugie. Come ci si
    può fidare di chi usa la menzogna come mezzo
    della lotta politica? La gente deve fidarsi solo di
    chi dice la verità” (Silvio Berlusconi, 2-3-94)

    Indro Montanelli, il più grande giornalista italiano scomparso nel 2001, lo conosceva bene, avendolo avuto per 15 anni come editore. E diceva: “Silvio Berlusconi è un mentitore professionale: mente a tutti, sempre anche a se stesso, al punto da credere alle sue stesse menzogne”.

    Una pulsione incontenibile e irrefrenabile, quella del presidente del Consiglio italiano verso la menzogna. Persino in Tribunale. Infatti, il 22 ottobre 1990, la Corte d’Appello di Venezia l’ha riconosciuto colpevole di aver mentito ai giudici sotto giuramento: “Il Berlusconi – si legge nella sentenza – deponendo avanti il Tribunale di Verona, ha dichiarato il falso, realizzando gli estremi obiettivi e soggettivi del contestato delitto”: cioè la falsa testimonianza, a proposito della sua iscrizione alla loggia massonica P2. Il reato, accertato, fu dichiarato estinto grazie a una provvidenziale amnistia approvata nel 1989.

    Negli Stati Uniti la menzogna (specie se giurata dinanzi a un giudice) comporta l’immediato impeachment: il colpevole lascia la Casa Bianca. In Italia, entra a Palazzo Chigi. E, naturalmente, continua a mentire. Come prima e più di prima. Quello che segue è un piccolo catalogo ragionato delle bugie berlusconiane.

    BERLUSCONI GIOVANE

    “La mia carriera canora (come cantante sulle navi da crociera, ndr) è cominciata con una tournée in Libano” (7-6-1989). Ma secondo Giuseppe Fiori, suo biografo non autorizzato, Berlusconi non è mai stato in Libano.

    “Al ‘Gardenia’ (un locale notturno, ndr) di Milano, come poi sarebbe avvenuto a Parigi, dopo aver cantato mi buttavo in pista per ballare con le bionde” (ibidem). Ma Berlusconi non ha mai suonato a Parigi.

    “Ho studiato due anni a Parigi, alla Sorbona, e per mantenermi dovevo suonare e cantare nei locali della capitale” (8-7-1989). Ma Berlusconi non ha mai studiato alla Sorbona: semmai alla Statale di Milano.

    “A Parigi facevo il canottaggio ed ero campione italiano studentesco con il Cus di Milano” (luglio 1989). Parigi a parte, esistono seri dubbi sui titoli sportivi conquistati dal Cavaliere in canoa.

    BERLUSCONI INCAPPUCCIATO

    “Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo comunque che è di poco anteriore allo scandalo. Non ho mai pagato una quota di iscrizione, né mi è stata richiesta” (27-9-1988, al Tribunale di Verona). Berlusconi s’iscrisse alla P2 nei primi mesi del 1978 e pagò regolarmente la quota di iscrizione di 100 mila lire. Di qui la falsa testimonianza. “Basta con questa storia della P2: l’ho già detto, ricevetti la tessera per posta e non pagai neppure la quota d’iscrizione” (10-3-94). Ma, come ha testimoniato anche Licio Gelli, gran maestro venerabile della loggia P2, “Berlusconi ha fatto la normale iniziazione alla loggia P2″.

  35. Linosse
    Linosse says:

    Ho investito in OTTIMISMO almeno il 400%(se po fa?)delle mie energie ma mi accorgo che è ancora insufficiente,il perchè lo spiega la dichiarazione di Draghi :
    “«In italia la crisi mondiale determinerà, secondo le previsioni più aggiornate, una caduta del Pil di circa il 5 per cento quest’anno». Non è il capo dell’opposizione ma il governatore Mario Draghi a dirlo, nelle sue considerazioni finali all’assemblea della Banca d’Italia.”
    Se aggiungiamo una disoccupazione almeno del 10% le previsioni non sono confortanti.
    MA CHI SE NE FREGA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Avrete certo letto le altre dichiarazioni confortanti ,quelle del “drago” sul piccante per cui …alegher pensate che così non avrà bruciori di stomaco…non è mica un marsicano o un calabrese che il piccante(del peperoncino)lo mettono anche nel caffè per cui sono svezzati!
    Ha che bello,non il castello ed il castellano ,ma l’invidiato nel mondo..insomma il nostrano governo gossip che più gossip di così non si può.
    Suggerisco un maggior impegno per cui….OTTIMISMO!
    L.

  36. Vox
    Vox says:

    Benvenuti in Berlusconistan!

    Il Nyt: “Decadente alla Satyricon”

    Time: “L’Italia è Berlusconistan”

    Il rispetto per il nostro paese sprizza da tutti i pori della stampa internazionale, siamo lo zimbello del mondo. Grazie, Papi!

  37. Vox
    Vox says:

    La nuova chicca di Papi:
    tutti i terremotati in crociera!
    (con la speranza che paghi lui e canti a bordo con Apicella)
    Santo subito!!!

  38. Linosse
    Linosse says:

    X Vox 393
    Non so se lo faranno santo ma un mausoleo assicurato ce l’ha già….che previdente!
    L.

  39. Marta x Anita
    Marta x Anita says:

    Cara Anita ho provato a cancellarlo, piu` volte, non c’è niente da fare. Se invio senza guardare l’intestazione, e a volte mi capita, il post è immancabilmente indirizzato ad Alex, questo che sto inviando a lei è corretto, ma subito dopo averlo inviato ritorna la vecchia intestazione, non capisco perchè, prima non succedeva.Pazienza non è cosi`grave.Fra l’altro mi fa piacere che Alex legga il blog e spero torni anche a scrivere.
    cari saluti anche ad Alex
    M.

  40. Vox
    Vox says:

    @ Linosse
    Dubita che uno come lui non lo facciano santo?
    Ma se il 70% degli italiani e’ con lui (lui dice).
    Vedra’ che lo faranno santo, come hanno gia’ fatto con Craxi.
    Siamo o non siamo la patria del Satiricon?
    Non ci resta che ridere.

  41. Linosse
    Linosse says:

    Modesta proposta per rinnovare il pleonastico Parlamento Ittagliano
    Vogliamo essere figli del nostro tempo ed allora che aspettiamo!
    Andiamo per ordine,ad es:
    -Riforma delle camere
    effettivamente DUE camere con un surplus di quasi mille tra deputati e senatori sono eccessive,non siamo più ai tempi di Garibaldi per cui…colpo di spazzola
    UNA UNICA sola efficente e più moderna TELECAMERA FISSA con inquadratura costante sul perno della Nazione IL PREMIER .Naturalmente sempre in cravatta,ben pettinato ,profumato e truccato (si ovviano nel contempo quei parlamentari impresentabili che chissà dove credono di essere ) che rilascerà dichiarazioni seguite a ruota dalle conseguenti smentite,almeno 20 ore su 24(è esagerato?ma questo se po fa).
    Con questa soluzione si ovviano problemi di
    -Stipendi che possono andare direttamente a rimpinguare le casse delle società televisive ,naturalmente private e che ,poverine,ne hanno tanto bisogno
    – Confusione e contraddizioni tra elementi addirittura della stessa schieramento che destano tanto sgomento nell’utente più scafato
    -Tondelli
    Questo per le cose più marginali,figuratevi solo i vantaggi notevoli che con questa ultima introduzione ci porteranno tanto oltre che il nuovo che avanza ,al confronto,sembra immobile.
    L.

  42. Linosse
    Linosse says:

    X Vox 396
    Ripensandoci è possibile che lo facciano santo,sarebbe cosa buona e giusta,inoltre ci farà fare un’ altro passo avanti nella considerazione internazionale
    Non solo saremo il paese del Satyricon ma addirittura del SANTIRICON,che progresso!
    L.

  43. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    In un Paese civile abitato da meno genuflessi basterebbero queste dichiarazioni deliranti per provocare la cacciata del capo del governo che le pronuncia.
    Altro che Veline e Noemi.
    ————————–

    Dall’Aquila nuovo, duro attacco del premier alla magistratura
    “Con le loro decisioni vogliono ribaltare il voto”
    Berlusconi: “Giudici eversivi”
    L’Anm: “Basta insulti e invettive”
    E l’associazione annuncia anche iniziative a tutela dell’ordine giudiziario

    Silvio Berlusconi
    L’AQUILA – “Quando con delle sentenze basate sul ribaltamento della realtà si vuole ribaltare la decisione popolare e si vuole sostituire chi è stato eletto dal popolo, questa si chiama con una parola sola: volontà eversiva ed eversione”. Silvio Berlusconi ribadisce i suoi attacchi ai “grumi eversivi” della magistratura. Stavolta lo fa dall’Aquila, durante un sopralluogo all’ospedale gravemente danneggiato dal terremoto del 6 aprile.

  44. x RETTIFICHE
    x RETTIFICHE says:

    L’uccellino mi dice che di un pezzo di merda come lei non sentiremo piu’ parlare. Basta che il blogmaster tiri lo sciacquone e i tronchi fecali come lei spariscono nella chiavica donde sono venuti.
    Avigdor

Trackbacks & Pingbacks

I commenti sono chiusi.