L’Iran, antichissimo ombelico del mondo. Compreso il nostro. L’Iran, che quando le atomiche voleva farle davvero lo scià gli abbiamo venduto 12 centrali nucleari e il formidabile Dipartimento di Ingegneria Nucleare del MIT, mentre ora vogliamo impedire anche il solo nucleare civile! L’Iran, la cui gioventù soprattutto femminile è una pentola a pressione ormai inarrestabile

Quando varie settimane prima di Pasqua ho visto nella posta elettronica l’e-mail giratami da un collega che parlava di un viaggio in Iran organizzato dal Gruppo cronisti lombardi non credevo ai miei occhi: l’itinerario benché di soli 6 giorni pieni e due di fatto di solo viaggio aereo prevedeva visite a Persepolis, Pasargade, Naqsh-e-Rostam, all’Iran Bastan di Shiraz e a luoghi dello zoroastrismo. Tutte cose che da tempo sognavo di vedere e che mai avrei creduto di poter vedere dato che l’Iran viene costantemente dipinto come un postaccio dove impiccano la gente per strada, quando non la lapidano o non la mutilano col taglio della mano e altre simili prelibatezze, e dove le donne sono una specie di soprammobile alla mercé del capriccio maschile o peggio ancora clericale. Il programma di viaggio mi pareva irreale anche perché, oltre a condensare il meglio del meglio riguardo le origini delle umane civiltà, elencava una sfilza impressionante di visite alle più belle moschee del mondo islamico, cosa molto strana visto che ci viene raccontato da mane a sera che noi infedeli nelle moschee non ci possiamo mettere piede pena il linciaggio o qualcosa di simile. E anzi, come se il programma fosse stato scritto da un marziano del tutto all’oscuro della “realtà iraniana”, erano previsti perfino incontri con la comunità cristiana, ebraica e zoroastriana.

Peccato solo che non era prevista una visita anche a Susa, oggi Shush, nell’antico Elam, dove ben 6.000 anni fa è nata la scrittura, vale a dire il linguaggio scritto. Forse la scrittura era già nata nella vicina Mesopotamia, con il linguaggio detto di Uruk IV, ma è nell’iranica Susa che sono meglio documentati il suo esordio come segni di pura e semplice registrazione delle tasse dovute al Palazzo e al Tempio e il suo lungo cammino per diventare quel rivoluzionario e insostituibile mezzo di comunicazione che ancora oggi utilizziamo e continuamente miglioriamo. Se si è stati a Susa e si sono visti i primi vagiti del linguaggio scritto si può poi meglio capire in pieno anche il rivoluzionario passaggio dalle scritture con alfabeto sillabico a quelle con alfabeto consonantico. Passaggio rivoluzionario perché se le prime annotano il linguaggio dal punto di vista della parola ascoltata, cioè quasi una registrazione passiva dei nomi dell’esistente, le seconde – vale a dire i linguaggi espressi man mano con gli alfabeti fenicio, ebraico, aramaico, nabateo, arabo, antico persiano,  dell’India e infine greco – hanno invece permesso il passaggio decisivo e dirompente alla annotazione scritta dei suoni dal punto di vista del soggetto parlante. Le prime avevano cioè al centro il mondo, la natura data, con i nomi “naturali” e quindi preesistenti delle cose, oppure – il che era in pratica più o meno la stessa cosa – i testi scritti delle leggi e delle dediche sacre, che bisognava solo saper leggere, ascoltare, con atteggiamento di fatto solo passivo. Le seconde hanno invece permesso di mettere al centro l’uomo, fornendogli la possibilità di creare ed esprimere i suoi pensieri: le parole sono così diventate gli stampi nei quali noi umani coliamo il nostro pensiero per poterlo rendere comprensibile a noi stessi e ai nostri interlocutori. Pensare, infatti, non significa altro che pensare parole: non possiamo pensare se non tramite le parole.

Se si è stati a Susa è poi più facile comprendere il misterioso e affascinante comparire – a un certo punto della Storia umana – delle vocali, vale a dire della “vocalizzazione” delle parole. La vocalizzazione è infatti affare che riguarda solo Dio, tant’è che solo gli ebrei masoreti qualche millennio dopo si sono azzardati a riscrivere l’intera bibbia notando in ogni parola anche tutte le vocali oltre alla consonanti, novità però rapidamente dimenticata…. Perché, appunto, la vocalizzazione è solo faccenda che riguarda Dio: che ha creato l’uomo “vocalizzandolo”, cioè alitandogli sul volto modellato con la creta. Inserire le vocali nelle parole prima fatte solo di consonanti equivale ad alitare in esse l’armonia della chiarezza e della impossibilità di equivoci nella loro interpretazione.
Ho così deciso di partecipare al viaggio, ma con una punta di allarme: probabilmente in Iran avrei avuto vari fastidi, dal momento che non sono il tipo che subisce in silenzio né che ama vedere per strada scene di violenza sia pure “giusta” e “legale”. I miei familiari erano decisamente contrari che io partissi: “Ma come? Proprio tu vai a fare il turista in un Paese dove impiccano e lapidano la gente in piazza!?”. D’altro canto le autorità iraniane hanno tirato molto per le lunghe la possibilità che il viaggio si facesse o no. Poiché gli organizzatori del Gruppo cronisti lombardi hanno deciso di chiedere il (più costoso) visto giornalistico anziché solo quello turistico, per evitare che se fossimo entrati come turisti potessero poi rimproverarci che in realtà eravamo entra
ti come giornalisti,  nell’ambasciata iraniana a Roma sono rimasti comprensibilmente perplessi: che ci andavano a fare una ventina di giornalisti in Iran a poche settimane dalle elezioni presidenziali? Possibile che un intero gruppo di giornalisti volesse entrare solo per fare del turismo? E’ così che l’incertezza sulla concessione dei visti si è protratta in modo esasperante per oltre un mese, con man mano le richieste più strane: mentre in Marocco ero sulle dune al confine con l’Algeria sulla groppa di un cammello mi è arrivata l’ennesima telefonata che chiedeva anche la fotocopia della tessera di giornalista o il suo originale…..

A un certo punto, a pochissimi giorni dalla data della partenza,  ci è stato detto che dovevamo chiedere anche il pass giornalistico, una tesserina che ci avrebbe permesso di poterci muovere come giornalisti per l’intera settimana del viaggio: altri 450 dollari a testa! Avevo finalmente la scusa per dire “No, adesso basta! Allora non parto”, quando il mio interlocutore ha aggiunto che date le proteste anche dell’agenzia turistica le autorità iraniane ci avrebbero fatto pagare solo 100 euro a testa anziché i normali 450 dollari.
E’ così che mi sono ritrovato all’aeroporto di Teheran con un gruppetto di colleghi e colleghe che prima non conoscevo, accolti da Reza, un iraniano calvo che parla in italiano. Le sorprese sono iniziate subito, già all’aeroporto. Tra gli enormi tabelloni luminosi pubblicitari ne spicca uno di una notissima “griffe” italiana di abbigliamento che nulla ha a che
vedere con la tanto temuta severità islamica. Al controllo passaporti e alla dogana inoltre nessuno ci ha “filato”, siamo cioè passati senza intoppi né interrogatori. M’è venuto in mente che all’aeroporto di New York mi avevano anche infilato un dito su una macchinetta, credo per prendermi le impronte, e hanno chiesto insistentemente a mia figlia se io fossi davvero suo padre. Per non dire dell’aeroporto di Tel Aviv, dove la  mia collega de L’espresso  Barbara Schiavulli anche di recente è stata interrogata con pignoleria prima che si decidessero a farla passare, lei che a Gerusalemme ci ha anche vissuto, per non dire dell’ex arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini, che è stato torchiato per ore con la minaccia di non lasciarlo entrare e rispedirlo invece in Italia, lui che a Gerusalemme ha scelto di andare a viverci anziché puntare ad andare in Vaticano come papa.

Fuori dell’aeroporto ci prende in consegna un altro Reza, niente affatto calvo e piuttosto ciarliero, che parla italiano e sarà la nostra guida per tutta la durata del viaggio. Nella trentina di chilometri che ci separano dall’albergo il traffico caotico, al confronto del quale quello di Napoli e Palermo sono roba da educande, chiarisce subito che Teheran, un ammasso piuttosto informe di 70 chilometri per 50, capitale e maggior polo industriale del Paese, conta ben 17 milioni di abitanti ed è cresciuta troppo in fretta dall’iniziale villaggio di poche migliaia di abitanti sito su un altopiano ai piedi della catena montuosa Elburz, visibile sullo sfondo. Teheran significa “Andare verso il basso”, perché per raggiungerla dai monti circostanti si deve scendere fino ai suoi 1.600-1.700 metri sul livello del mare. I semafori hanno tutti un grande orologio che segna a ritroso quanto manca alla fine del colore in atto, rosso o verde o giallo che sia, in modo che gli automobilisti in colonna possono regolarsi, magari evitando di tenere inutilmente accesi i motori per troppo tempo. La durata media del rosso e del verde è infatti di 30 secondi, durante i quali c’è poco da “sgommare”.
Quello che lascia sbigottiti è che a quanto pare nessuno sa cosa sia la precedenza, la auto ti tagliano la strada sia da destra che da sinistra, gli stop sono virtuali, le frecce forse le usano solo per giocare agli indiani, ma certo non per segnalare lo spostarsi di corsia o il girare a destra o a sinistra. I cantieri della nuova enorme metropolitana sventrano quasi ovunque le strade, a volte sembrano lunghe ferite aperte e altre volte lunghe cicatrici già indurite ma ineliminabili, in ogni caso la nuova linea subway appare chiaramente come l’unica ancora di salvezza per disintasare le budella della metropoli intasate e ubriache di automezzi. Si spera sia un’ancora di salvezza anche contro l’inquinamento: dalla mia stanza d’albergo al 15esimo piano vedo un immenso brulicare di palazzi scalcinati, privi di qualunque fascino, quasi tutti con l’aria di eterna costruzione mai terminata, una sorta di calabrese Isola Capo Rizzuto moltiplicata per un milione, ma tutti immersi in qualcosa che mi ricorda la nebbia in val Padana ed è invece solo smog.

E’ il giorno dopo, al museo archeologico nazionale Iran Bastan, che vengo improvvisamente risucchiato indietro di millenni e comincio a capire che l’altipiano iranico è stato l’inizio di tutto, non solo della scrittura. E che la Via della Seta è stata per millenni il cordone ombelicale che ha nutrito di mercanzie, odori, sapori, delizie, di beni di prima necessità e di lusso vertiginoso, di religioni e di saperi di vario tipo quell’Occidente che sarebbe poi diventato Europa. Non ricordo il nome dello studioso, mi pare fosse russo, che ha appurato come TUTTE le varietà di frumento che ci hanno nutrito nel corso dei millenni siano nate nell’area proprio della Via della Seta. Da qui ci sono arrivati anche quelle delizie e meraviglie chiamate fichi e arance, quest’ultime provenienti dall’India dove l’hanno chiamate arance perché questa parola significa “frutti preferiti dall’elefante”. L’incanto si compie davanti a un bassorilievo di marmo nero portato via mi pare da Persepolis: si vedono distintamente il Gran Re assiso sul trono che riceve dei dignitari e questi in piedi davanti a lui che lo riveriscono. O meglio: che lo adorano. L’adorazione, come dice l’etimologia stessa della parola, che viene da “ad oras”, cioè “dalla bocca”, altro non era che un saluto fatto con la mano spostandola più volte dalla bocca in direzione del sovrano, che non poteva assolutamente essere avvicinato troppo e tanto meno toccato, insomma un modo simbolico di mandargli con la mano le parole del saluto. Un gesto simile al nostro lanciare baci con le mani quando per esempio si saluta una persona cara alla partenza del treno. E dietro il dignitario “adorante” si vedono distintamente altre due persone che recano ognuna una piccola sacca con un dono particolare, molto particolare, che verrà poi bruciato nei due piccoli bracieri bene in vista siti tra il dignitario in visita e il Gran Re. Il dono altro non è che incenso, da millenni misteriosa forma di grande riverenza verso la divinità, tanto che anche tra i romani era convinzione comune che le preghiere rivolte agli Dei sarebbero state sicuramente a loro più gradite e quindi da loro più facilmente esaudite se accompagnate dai fumi dell’incenso.

Il bassorilievo di marmo nero portato via da Persepolis mi rivela quindi di colpo che già esistevano da tempo immemore quei rituali che la Chiesa di Roma, dopo avere inutilmente tentato a lungo di sradicarli, ha finito col fare propri, quali l’adorazione e l’uso dell’incenso nel corso della messa e di altre cerimonie religiose. Sono cioè nate qui, in Iran o se preferite nell’antica Persia, usanze che ancora oggi fanno parte della nostra vita, anzi del nostro dna. Nell’Iran Bastan vedo che sono nati qui perfino gli orecchini, portati già dai dignitari, e perfino i baffi a punta, quelli stile Zorro per intenderci, che vedo sul viso incredibilmente moderno di un baldo principe partico dal sorriso fiero, sicuro di sé, sicuro di far colpo, un giovane che scoppia di salute e pur essendo un gigante di marmo pare stia proprio venendo verso di me, come verso qualunque altro visitatore che lo guardi. Effetto strabiliante. Anche per via del copricapo, da turista inglese che si ripara dal sole difendendo in particolare la nuca.
Ma chiarisce tutto molto meglio il trovarmi davanti ad antiche rappresentazioni dei simboli di Zoroastro, il famoso uccello con le due ali spiegate e tre ordini di penne nella coda che pare pilotato da un anziano con la barba che stringe tra le mani una specie di volante. Le due ali rappresentano il bene e il male, i tre ordini di penne della coda rappresentano i tre principi cardine della religione di Zoroastro: pensare bene, parlare bene, agire bene.

Come si vede, si tratta del condensato di qualunque altro monoteismo nato successivamente, dall’ebraismo all’islam passando per il cristianesimo. Quello che sembra un piccolo volante è invece l’anello della legittimità, consegnato dal sacerdote al Gran Re al momento della sua investitura: con la sua forma circolare l’anello simboleggia il fatto che per quanto ci si dia da fare torniamo sempre ciclicamente al punto di partenza, non esiste per nessuno, neppure per il Gran Re, un punto di fuga permanente, motivo per cui conviene essere onesti: conviene cioè “pensare bene, parlare bene, agire bene”. E l’anello lo usiamo ancora oggi anche nel matrimonio, con lo scambio delle fedi, cioè della fiducia e legittimità reciproca degli sposi.

Lo zoroastrismo sopravvive ancora in Iran, donde si dirama un po’ nel mondo, con qualche decina di migliaia di credenti che hanno diritto, come i cristiani e gli ebrei, a proprie scuole e a propri rappresentanti in parlamento. Ma lo zoroastrismo rimanda alla religione mitraica, vale a dire al culto solare del dio Mitra, arrivato dai Veda dell’India assieme al suo bellissimo libro “sacro” Avesta, culto talmente radicato anche a Roma che la Chiesa ne ha copiato quasi tutto: dal nome “messa” al copricapo chiamato ancora oggi “mitria”, dal pasto comune diventato il sacramento della comunione alla ricorrenza del Natale il 25 dicembre, da tempo immemorabile il “dies natalis solis invicti”: vale a dire, il giorno in cui, dopo i tre giorni di “morte” col solstizio d’inverno del 21 dicembre, il sole ogni anno riprende a salire, cioè rinasce, dal punto più basso della sua traiettoria celeste. I primi a portare il mitraismo a Roma furono i soldati di Pompeo reduci dalla campagna contro i pirati dell’Illiria, ma a portarlo in grande stile fu l’imperatore Settimio Severo, che sposò Giulia, nata dalla stirpe dei sacerdoti del dio Sole di Emesa, in Siria, odierna Homs. Poi l’imperatore Aureliano rese il mitraismo ancora più grande e diffuso: ispirandosi alla festa che si svolgeva nella città di Emesa e che cadeva il 25 dicembre, il 25 dicembre dell’anno 274 d. C. istituì addirittura il “Dies Natalis Solis Invicti”. Da Emesa proveniva anche l’imperatore Eliogabalo, noto anche come Marco Aurelio Antonino, che – sacerdote di quel culto – lo rafforzò sostituendo nel pantheon capitolino Giove con Mitra. Era di fede mitraica lo stesso Costantino, l’imperatore che “sdoganò” il cristianesimo e che non è certo sia mai stato battezzato. Quando Teodosio mise fuori legge tutte le religioni pagane passando alla Chiesa tutti i loro templi (molte chiese a Roma sorgono sui resti di basiliche mitraiche, compresa la stessa basilica di S. Pietro), la Chiesa con grande disinvoltura non farà altro che impadronirsi anche del già esistente Natale del 25 dicembre facendo finta che in quel giorno sia nato Gesù Cristo!

E’ stato del resto Ciro il Grande ad abolire per primo nella Storia del mondo la schiavitù, precorrendo i tempi di qualche millennio, e a permettere che se ne tornassero a casa quelle parti di popolazioni sottomesse che una 70ina di anni prima erano state spostate d’autorità per meglio amalgamare l’impero. Tra gli altri Ciro permise perciò il rimpatrio degli ebrei da Babilonia, e proprio questi esuli – come fa rilevare lo studioso Gianni Liverani – saranno gli unici a legarsela al dito, a fare di quei 70 anni una lamentazione che dura ancora oggi e, liberati da Ciro, a tornate a casa col dente talmente avvelenato con chi in patria durante quei 70 anni di loro assenza aveva accettato l’insediamento di “stranieri” da scrivere le parti più “dure e pure”, cioè meno accettabili, della bibbia, quelle a base di genocidi e simili orrori “ordinati da Dio” (!), strani concetti la cui influenza dura ancora oggi. Il profeta Daniele visse anche lui a Babilonia, pare come interprete dei sogni, e anche lui portò in patria le influenze dello zoroastrismo incorporate nel monoteismo biblico. Il cortocircuito tra la antichità “locale” di queste terre, la realtà odierna e anzi l’attualità più incalzante del nostro mondo esiste ancora, e con pericolo di altri incendi….
Ecco perché ritrovarsi davanti a certi antichissimi reperti e simboli in Iran significa ritrovarsi di colpo e inaspettatamente immersi nel liquido amniotico che ha partorito anche la nostra civiltà e la nostra stessa religione, cioè la nostra identità. Osservare da vicino certe cose significa osservare da vicino il nostro dna… L’effetto non può essere ch
e stravolgente e di massimo incantamento. M’è piombata addosso una lunga serie di sorprese che non mi aspettavo: io, giornalista e maniaco della parola scritta, volevo solo vedere da vicino la nascita della scrittura! Mi trovo invece sommerso da una valanga di altre delizie.

Queste terre inoltre hanno fatto parte di quei regni ellenistici che, specie dopo le conquiste di Alessandro Magno, hanno visto lo spirito speculativo dei greci incontrare la enorme massa di nozioni pratiche di matematica, geometria, chimica, astronomia, ecc., esistente da millenni nell’area comprendente l’Egitto, la Mesopotamia, la Caldea, l’Iran, ecc., e dare così vita allo spirito scientifico e alle scienze, beni e conquiste da noi ereditate ma ignorate per 2.000 anni – ai romani che conquistarono quei regni le scienze non interessavano, tanto meno alla Chiesa che in seguito prese il posto dei romani – finché nella Spagna araba, dopo la cacciata dei musulmani, non furono scoperte le migliaia di libri salvati e tradotti tanto dai bizantini quanto dagli arabi nelle terre che erano state dei regni ellenistici. E’ stato il ritrovamento di quei libri che – oltre a farci scoprire Aristotele e perfino Omero – ha innescato le rivoluzioni dei vari Newton, Galilei, Copernico, Leonardo da Vinci, ecc. I greci, dispersi con una sorta di diaspora marina su centinaia e centinaia di isole e polis per conservare l’unità identitaria greca hanno affinato al massimo la capacità di estrarre dal particolare il tratto comune, universale: un modo per trarre dal particolare delle centinaia di isole e polis, spesso in lotta tra loro, il tratto comune e universale dell’identità greca. E’ stata questa capacità di estrazione, e quindi di astrazione, che una volta applicata alla enorme massa di conoscenze pratiche egizie, mesopotamiche, iraniche, ecc., ha permesso di creare le scienze, quelle che noi ancora oggi conosciamo e utilizziamo.

Se questi sono i pensieri che cominciano a darmi le vertigini, rendendomi per i primi giorni un compagno di viaggio piuttosto muto, quasi assente, in strada i pensieri sono ben altri. Non solo non vedo da nessuna parte impiccagioni né lapidazioni, ma per quanto mi sforzi non riesco a trovare neppure una persona cui sia stata mozzata una mano o un piede. Se il taglio delle mani e dei piedi fosse praticato in Iran come si usa dire sui nostri mass media, in strada ci sarebbero e si vedrebbero dei mutilati, né più e né meno come per molti anni dopo la seconda guerra mondiale era cosa comune vedere in tutta Italia non solo i reduci tornati storpi e mutilati dal fronte, ma anche donne, vecchi e ragazzini mutilati da bombe e proiettili vari. E poi c’è sempre questa strana faccenda che siamo liberi di andare dove ci pare, parlare con chi ci pare e fare le domande che più ci aggradano a chi più ci pare e piace. Ma la cosa più strana di tutte è l’accorrere a frotte di gruppi di ragazze desiderose di parlare con noi, di farsi fotografare, sempre allegre, sorridenti e disponibili, a Shiraz addirittura un po’ sfacciate, cosa che alla mia età può creare qualche imbarazzo: “Scusate, ragazze, ma a parlare con noi occidentali non rischiate le frustare e la galera?”. Coro di risate, come se avessimo raccontato una barzelletta.

La vitalità e la modernità delle ragazze iraniane irrompe fino a ridicolizzare lo spolverino nero e il velo nero che, anche se può essere di qualunque colore o fantasia di colori, quasi tutte indossano, come un esercito di fantasmini o suorine animate da moto perpetuo a mo’ di argento vivo, gocce di mercurio allegre e imprendibili. Lo spolverino e il velo sono obbligatori per legge quando una donna esce di casa, ma ormai le giovani – che comunque indossano sempre i jeans, per giunta attillati, lo hanno reso una specie di variante dell’abbigliamento stile Liu Jo delle nostre liceali: spolverini attillati, avvolgenti, con cintura o fusciacca o lacciuoli strategici ad altezza “giusta”, il cui effetto di sex appeal è evidente anche a un cieco. In più, siccome il viso è l’unica parte del corpo che una donna può mostrare in pubblico, tutte lo esibiscono truccato alla perfezione, sorridente, luminoso e perfetto, con gli occhi e lo sguardo che dicono molto di più del nostro andare sbracate in giro con mezzo sedere e le falde del monte di Venere in bella vista. Non manca chi esibisce ciuffi di capelli ribelli e a volte colorati artificialmente che fuoriescono orgogliosamente dal velo come una sfida al mondo: ogni volta ci guardiamo attorno preoccupati, certi di vedere piombare i Guardiani della Morale armati di frusta… invece niente!

Le donne vestite di nero o comunque intabarrate per legge ci fanno istintivamente pena, però quando lo scià Reza Pahlevi per occidentalizzare l’Iran ne proibì l’uso furono pochissime quelle che obbedirono. E’ evidente che, per quanto ci possa parere incredibile, questa faccenda del velo deve avere a che vedere con l’identità nazionale. In definitiva le nostre nonne portavano spesso anch’esse il velo e fino al secondo dopoguerra anche la veletta: coprire anche il volto, lasciandolo intravedere sotto la rete della veletta, era considerato un elemento di seduzione, non certo di oppressione. E’ così anche in Iran? Sì e no? Sì perché è evidente che l’uso in realtà non impaccia nessuna e non impedisce niente. No perché quando le mie colleghe chiedono ad alcune ragazze di Teheran dove possono comprare un velo nero si sentono spesso dire: “Ma come!? Noi ce lo vogliamo togliere e voi invece ve lo volete mettere!?”.

Come che sia, quello che colpisce delle ragazze è che hanno tutte, oltre ai jeans all’ultima moda, le stesse scarpe sportive e la mania del telefonino delle nostre ragazze. L’unica differenza è che qui le scarpe, sportive o sportivissime, le portano – sia le ragazze che i ragazzi – allacciate anziché slacciate   come si usa da noi. L’impressione è che la massa di ragazze, in un Paese dove le donne sono molte di più degli uomini e costituiscono il 70 per cento della popolazione studentesca, sia una sorta di pentola a pressione, di bomba a tempo che prima o poi farà crollare il regime clericale o lo costringerà a forti riforme e migliorie. “Siamo un Paese civile, colto, con una storia antichissima, non meritiamo questo regime”, affermano molti giovani e molte giovani. A giudicare da quel che si vede ovunque, il regime ha chiaramente rinunciato, posto che ci abbia mai pensato, a livellare la massa femminile in senso tristanzuolo. Le elezioni presidenziali vedranno quasi certamente il ballottaggio tra il conservatore Ahmadinejad e il riformista Moussavi, ma è probabile vinca il primo. Se vince, in molti danno per scontato che farà una serie di riforme liberalizzatrici, per quanto possa parere incredibile: una volta certo di avere il potere saldamente in mano, il clero riprenderà almeno parte del programma del progressista Katami, che non è stato rieletto perché battuto da Ahmadinejad grazie alla infelice decisione di George W. Bush di inventarsi l’Asse del Male, con l’Iran membro eminente, offendendo così ancora una volta l’orgoglio e la dignità dell’Iran (già colpite con il colpo di Stato della Cia che buttò giù il democraticamente eletto capo del governo Mossadeq e riportò dall’estero dove era fuggito e sul trono lo scià Reza Pahlevi, che diede inizio a una repressione selvaggia con centinaia di migliaia di vittime tramite la famigerata e torturatrice polizia segreta Savak).

La demenziale trovata di Bush ha scatenato per reazione l’orgoglio nazionale e fatto vincere le elezioni alla destra, cioè ad Ahmadinejad, buttando al macero il programma riformista di Katami, che nel luglio del 2006 aveva vinto le elezioni presidenziali con oltre il 70 per cento delle preferenze in una votazione che ha visto andare al voto quasi l’80 per cento dell’intero elettorato. Katami era stato ministro della Cultura, ma aveva dovuto dimettersi perché aveva dato troppa libertà agli editori, ai giornalisti, ai pittori e agli autori cinematografici, con il cinema iraniano avviato a una sorta di rinascita, i giornali passati da 100 testate a 501 e i titoli dei libri pubblicati cresciuti da 500.000 a quasi 900.000. Il programma elettorale  con il quale Katami vinse le elezioni presidenziali si basava su temi coma la società civile, le libertà individuali, i diritti delle donne, il pluralismo politico e il “dialogo tra civiltà”. Katami sosteneva la “distinzione tra religione e tradizioni ammantate di religione”, affermava che si dovevano adottare le idee del nostro Illuminismo e più in generale apprezzare gli aspetti vantaggiosi dell’Occidente. Inoltre non si stancava di ammonire la destra affermando che migliore garanzia contro un altro colpo di Stato Usa o una invasione militare era una società apertamente democratica, capace quindi di difendersi senza indugio e decisa a farlo per conservare le proprie libertà.

Questo programma, che era quanto di meglio ci si potesse aspettare, è stato duramente osteggiato e ridotto dal Consiglio dei Guardiani, i quali hanno il potere decisamente non democratico di vagliare e bocciare le leggi approvate dal parlamento e i candidati alle varie elezioni, ma Katami era ben deciso ad andare avanti anche con una legge che riducesse drasticamente il potere dei Guardiani. A far fuori il programma di Katami è stato però George Bush, con la demenziale trovata dell’Asse del Male con annesso Iran. Poi è cominciato anche il tormentone sul “programma nucleare militare iraniano”, che semplicemente non esiste, ma è una scusa buona per tenere l’intero Iran, cioè un Paese di 70 milioni di abitanti, sotto l’eterna minaccia di una invasione o “almeno” di bombardamenti israeliani. L’ipocrisia e la memoria corta di cui sempre siamo i primatisti ci ha fatto dimenticare che il programma nucleare è iniziato negli anni ’70, quando lo scià burattino degli Usa sosteneva che l’Iran aveva bisogno di fonti di energia alternative in vista del fatto che prima o poi il petrolio sarebbe finito. Abbiamo dimenticato che Usa, Germania e Francia firmarono contratti per costruire allo scià ben 12 centrali nucleari fregandosene bellamente del fatto che lo scià della repressione di massa dichiarava alla stampa estera: “Senza dubbio, e prima di quanto pensiate, avremo armi nucleari”.

Tant’è che il delinquenziale e corrottisimo Pahlavi aveva stipulato con il prestigioso Massachusset’s Institute of Technology, noto anche come MIT, un accordo per acquistare il suo formidabile Dipartimento di ingegneria nucleare. La maggior parte dei docenti era favorevole alla vendita, che saltò solo per la feroce opposizione della massa studentesca. E a far fuori le 12 centrali è stata la rivoluzione komeinista prima e la guerra con l’Iraq dopo. Ora che le centrali nucleari servono davvero e nessuno in Iran intende costruire bombe atomiche, anche perché non ne possiede e non ne può possedere la tecnologia, suoniamo una musica ben diversa dalle serenate che ci piaceva suonare allo scià. Il ridicolo e il tragico di questa nostra nuova farsa è che il minerale d’uranio per il quale vogliamo bombardare l’Iran è sempre e quasi solo solo quello acquistato e immagazzinato a suo tempo dallo scià! Come si vede, c’è più di un motivo valido perché gli iraniani ne abbiano le palle piene delle interferenze Usa e dell’annessa ipocrisia europea ormai al guinzaglio delle inammissibili pretese di monopolio nucleare, bombe atomiche comprese, dell’un po’ troppo aggressivo Stato di Israele. Che finalmente pare avere trovato a Washington un inquilini della Casa Bianca meno disposto del solito a ballare al suono del governo israeliano, che ha vinto le elezioni promettendo la fine “con ogni mezzo” del programma nucleare iraniano e rifiutando ormai apertamente anche solo l’ipotesi di uno Stato palestinese, peraltro ormai impossibile per mille e uno motivi basilari.

Dopo una giornata passata tra musei da capogiro e la marea di gente che affolla Teheran a tutte le ore, la sera partiamo in aereo per Shiraz, nome che significa “Città dei misteri”, compresi i misteri della poesia dei suoi grandi poeti, tra i quali Hafez e Saadi, e dei sorrisi delle sue vivacissime donne, che godono fama di essere le più aperte e curiose dell’intero Iran. Da Shiraz risaliremo verso Teheran in pullman, con Reza Sahya come guida, l’imperturbabile Magid come autista infaticabile e bravissimo e Alì assistente tuttofare di Reza. Un itinerario di 1.500 chilometri, su un altopiano di 1.600 metri di altezza media, che allinea deserti e città splendide, sempre circondato da catene di monti, in un Paese che ha oltre 240 mila siti archeologici aperti, uno più importante dell’altro, e le più belle moschee del mondo. Un viaggio fin troppo denso, talmente pieno di bellezze e di sorprese che vorrei ripeterlo con più calma, impiegandoci magari un mese. E andando a vedere finalmente Susa!
La prossima e ultima puntata tra qualche giorno.

487 commenti
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  1. sylvi
    sylvi says:

    x Peter

    lei avrà visto lezioni alle elementari in UK, ma sicuramente sono decenni che non ne vede in Italia, altrimenti si sarebbe reso conto che molto è cambiato, anzi rivoluzionato, da quando a scuola ci andava lei!
    Almeno so di che parlo nelle regioni settentrionali.
    In alcuni casi, in meridione, credo che con le strutture che si ritrovano, sia già molto che facciano lezione frontale!

    Sa che già oltre ventanni fa anche i suoi beneamati teachers venivano in Emilia Romagna ad imparare a far scuola primaria?
    Sa che a far scuola interattiva ci siamo arrivati prima noi di loro?
    Sa che le scuole elementari italiane erano considerate d’eccellenza in tutta Europa?

    E appunto perchè eravamo, si purtroppo eravamo, bravi non ci saremmo mai sognati di fare lezioni di sesso o altro qualsiasi argomento senza una preparazione, non solo di base, sullo sviluppo psichico dei bambini, e non solo per gruppi d’ età, ma anche con attenzione individuale alla storia del singolo?

    Poi…poi…la scuola è diventata un ufficio di collocamento per ignoranti ma forniti di ottime raccomandazioni e molto desiderosi del posto inchiodato!

    Può riinvitarmi a dire il Catechismo, ma prima ho studiato la pedagogia, la psicologia, la didattica e la metodologia!
    E non solo quelle del Makarenko e del Lucianoski… nè solo quella della Montessori che ha insegnato l’interattività a tutto il mondo, inglesi inclusi!

    Buonanotte
    Sylvi

  2. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    Cara Sylvi,
    ti posso dire che ai miei tempi l’educazione scolastica in Italia era piu’ che ottima.
    Come sai ho continuato in collegio, le elementari con le Benedettine.
    Alla quinta eravamo avanti in algebra e geometria.
    Geografia, tutta la storia Europea e Romana.
    Non solo contava la calligrafia, tutto era su quaderni, contavano le pagine.
    Mettevamo le copertine sui libri, io ne ero gelosa ed avevo conservato la maggioranza dei miei libri.
    Ci davano montagne di compiti, sotto gli esami le Madri ci tenevano sveglie fino alle 23…con pilloline bianhe.
    Non e’ mai stata usata forza, mai un righetto sulle mani o cose simili.
    Benche’ il collegio non mi piaceva, ne sono ancora molto grata.

    A domani, Anita

  3. ber
    ber says:

    x Vox,
    la crisi finanziaria,”quella vera,..cioe’ disoccupazione al 15%”,,dara’ una scossa generale a tutto il mondo,…e l’Italia sara’ costretta a seguire.
    Si seguire,…perche’ non possiamo pretendere che i quasi cento ministri che abbiamo al governo e con il loro capo “faccio tutto mi”,riescano a capire, anche lontanamente, cosa sta succedendo
    nel mondo.
    Non si puo’ sperare nemmeno nell’opposizione perche’ anche loro sembrano persi nei particolari,…tutti indaffarati a racimolare qualche voto per non soccombere e prendersi il finanziamento.

    Viviamo nell’epoca internet,le notizie vanno veloci e i governi
    non patranno nascondere niente,…quindi devono fare le riforme,
    “quelle vere e porre il soggetto che produce al centro del mercato”,…cioe’ applicare finalmente il 1°art della costituzione.

    La Merkel segue le trattative Opel,…il ns capo del governo dove era quando stavano svendendo l’Alitalia?

    Era un esempio per specificare che i governi affariristici-pasticcioni non servono,…ci vogliono tecnici giovani e preparati,
    di eta’ max di 60 anni,…di vecchi imbecilli che corrono dietro alle ragazzine e prezzoliti politici che ne difendono l’operato,…NON SERVENO.

    La crisi deve essere una occasione per riscrivere le regole,se
    ci contenderemo di qualche aggiustamento provvisorio le
    future generazioni non saranno teneri nei ns confronti.
    Certo,noi non ricorderemo questi cambiamenti epocali,…
    ma intando seminiamo,…qualche piantina germogliera’.
    Un saluto,Ber

  4. La striscia rossa
    La striscia rossa says:

    La menzogna ci è familiare fin dagli albori della storia.

    L’abitudine a dire la verità non è mai stata annoverata tra le virtù politiche e le menzogne sono sempre considerate giustificabili negli affari politici

    Hannah Arendt

  5. Peter
    Peter says:

    xSylvy

    buongiorno.
    Quanto orgoglio nazionalistico! mi fa piacere che le cose siano cambiate anche da noi, ma dire che una volta la scuola elementare italiana era un modello per tutta l’Europa e’ davvero eccessivo. Francamente, avrei preferito farla in Scandinavia o in Olanda…(dolci sogni…).
    La GB di 20 anni fa era in preda alla lady di ferro, mi pare. Non mi stupisce che i progressisti della scuola di allora venissero in Emilia Romagna (per la precisione a Reggio Emila, vede che me lo ricordo) a prendere una boccata d’ossigeno. Era un metodo di asilo infantile da cui valeva la pena prendere esempio. Questo non riabilita certo la scuola italiana in blocco! Trovandomi in vacanza in Umbria anni fa, osservai dei tecnici inglesi che prendevano appunti e rilevazioni sulla ferrovia. I ferrovieri italiani tutti gongolanti, perche’ l’implicazione era che le ferrovie italiane fossero le migliori del mondo (!). In ogni caso, apprezzo l’umilta’ e l’intelligenza di chi va in giro in altri paesi ad imparare cose che la’ funzionano meglio (cosa esattamente lo sanno solo loro, pero’…). Una cosa che questo popolo fa da sempre…peccato che noi invece…

    Peter

  6. Peter
    Peter says:

    xAnita

    pensavo soprattutto ad un progetto analogo in corso in questo paese, cosi’ almeno ho sentito alla radio. Non ricordo l’eta’ degli alunni, certo non era 5 anni! In ogni caso, i materiali, metodi e contesti dipendono dall’eta’ cui ci si rivolge. Senno’ che professionisti sarebbero?

    ciao, Peter

  7. Peter
    Peter says:

    xUroburo

    che tutti i paesi che si sentono ‘minacciati’ debbano dotarsi di armi atomiche mi pare una follia. Senza contare che possono essere usate come minaccia destabilizzante quando l’ONU decide sanzioni economiche contro questo o quello, embarghi, etc.
    Ci sono sempre due interpretazioni per ogni fatto. I soldati ed armi in Corea del Sud possono servire a difenderla da quella del Nord, o no? tanto piu’ che nel Nord c’e’ la miseria piu’ nera, nel Sud stanno bene ed esportano tecnologie in tutto il mondo

    un saluto

    Peter

  8. Peter
    Peter says:

    xUroburo

    e poi, pensiamo alle guerre tra paesi del terzo mondo. Se avessero armamenti nucleari li avrebbero gia’ usati tra loro. Pensiamo ad Iran-Iraq qualche decennio fa. E la situazione india-Pakistan di oggi non e’ certo sicura

    Peter

  9. sylvi
    sylvi says:

    x Peter

    lei se le cerca!
    Il mio “nazionalismo” è riferito all’Italia del Nord e non solo alle materne emiliane che erano il top perchè la Regione e i Comuni , va a loro perenne lode, sovvenzionavano abbondantemente la scuola!
    Milano,Bologna, Padova, Brescia e anche Trieste con Udine
    ( erano centri eccellenti di ricerca e sperimentazione didattica
    Questi sono quelli di cui so, ma ce n’erano molti altri!!!
    Al sud erano rimasti al bastone e al nozionismo, e gli sparuti gruppi che tentavano un risveglio venivano zittitti…i metodi li conosce meglio di me… c’erano diplomi e lauree da spartire, altro che meritocrazia!!!

    Ho due cugine che hanno frequentato tutte le scuole inglesi, sono nate a Londra; mio zio le ha spedite alla scuola privata perchè la pubblica era ignorante e violenta; i metodi erano quelli che lei lamenta “in Italia”(meridionale!).
    E, dal mio punto di vista, non è che la costosissima privata valesse i soldi!

    Infine, quando vado all’estero, io imparo, ma non soffro di complessi di inferiorità, anzi:
    al solito professorone universitario inglese che con il “nasetto all’insù” mi chiese se noi avessimo avuto uno Shakespeare gli risposi , e bastava il mio inglese: – da quale secolo devo cominciare?_
    Naturalmente nessun tedesco mi ha mai chiesto se noi abbiamo avuto un Beethoven, perchè hanno studiato e sanno che abbiamo avuto molto altro!!!

    Comunque ribadisco: la scuola primaria italiana era l’eccellenza in Europa. Si informi!

    buonagiornata
    Sylvi

  10. Peter
    Peter says:

    xSylvi

    bene, mi correggo: il suo orgoglio nazionalistico (in sintonia col resto del suo carattere e passioni civili, se mi permette) si limita all’Italia del Nord. Scusi tanto se ho detto Italia e basta nel mio post precedente. Pero’ la scuola primaria presa a modello era in Emilia Romagna e basta, lo ha detto Lei stessa.
    Che l’Italia abbia avuto uno Shakespeare per ogni secolo e’ un’emerita sciocchezza. Forse neanche uno, appunto. Il senso della domanda, credo, poteva essere quale uomo di lettere e teatro in Italia abbia mai esibito tanta liberta’ di spirito, varieta’ di caratteri, ambienti e situazioni esistenziali, profondita’ di analisi, e nel contempo raggiunto livelli eccelsi di espressione artistica. A me non ne viene in mente neanche uno, e per la verita’ vi e’ chi insinua che un ‘unico’ Shakespeare non sia mai esistito neanche qui. Ma il suo orgoglio non le fa vedere il senso della domanda.
    Dante era certo eccelso come poeta, ma la sua gloria deriva soprattutto dal fatto (analisi di Thomas Eliot) che si inspirava a valori che a quell’epoca erano ritenuti universali. La simpatia per Dante esprime la nostalgia per la perduta certezza, ed il perduto universalismo. Quella per Shakespeare, la passione per l’arte fine a se’ stessa, la liberta’ dello spirito, e la varieta’ delle vicende, caratteri e passioni umane al di fuori di un costante e soffocante scrutinio morale.
    E buona giornata a Lei

    Peter

  11. sylvi
    sylvi says:

    x Peter,

    scuola MATERNA in Emilia, io parlo di scuola primaria (materna-elementare) .
    Poi avrebbero dovuto esserci le medie, e qui è cascato completamente l’asino!
    Con un unico e assoluto come Shakespeare, la GB poteva fare qualcosa in più della sua scuola, invece…lo leggono e …qualche volta lo capiscono…solo nelle Università e le migliori!

    In questo stivale siamo bravi a chiaccherare, a piangere, a inveire ma non a valorizzare il nostro immane patrimonio artistico e da lì imparare!
    E sputiamo pure sul buono che c’è!!!
    Sylvi

  12. Peter
    Peter says:

    xSylvi

    se c’e’ qualcuno che qui sputa non sono certo io. Io parlo, compostamente, e basta. Forse sputa (quando parla) chi usa 3 punti esclamativi dopo ogni frase…Oppure chi inveisce sempre contro una meta’ del paese, per la maggior gloria dell’altra…E sostiene inopinatamente che la (sua) Italia abbia avuto uno Shakespeare ed un Beethoven per ogni secolo, what a brass neck!

    Peter

  13. marco tempesta
    marco tempesta says:

    ci si incentra sul gender di chi scrive, sul pettegolezzo, su un dettaglio che non ha la minima importanza.

    certo che non ha la minima importanza, ma svela un dilemma che ha diverse volte contrapposto Vox a Peter, mi sembra. Poi, se chi scrive sia maschio, femmina, o una via di mezzo, è l’ultimo dei problemi.

  14. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Vox 139.
    Intendo dire che, poichè la possibilità di mettere in moto un programma di caratteristiche socialiste serie e non le puttanate che si son viste finora, bisognerà aspettare che i tempi siano maturi ed ora non lo sono per nientenè lo saranno per le prossime generazioni che possano ancora vederci in vita.
    Per cui, se voi volete lavorare per dei posteri che vivranno in un mondo tecnologicamente molto diverso da questo, fate pure, ma state sprecando il vostro tempo. Gli inizi del ‘900 erano profondamente diversi dagli inizi del 2000 e figuriamoci quanto saranno diversi, con diversissimi problemi e diversissima gente, i tempi di qui a uno o due secoli. Volgiamo noi, umani di questo inizio millennio, con la nostra attuale pochezza e diversità, nonchè approfondito egoismo, costruire cosa? Il socialismo? Ma non fatemi ridere!

  15. marco tempesta
    marco tempesta says:

    E’ saltato un rigo: errata corrige.

    Intendo dire che, poichè la possibilità di mettere in moto un programma di caratteristiche socialiste serie e non le puttanate che si son viste finora, richiede una consapevolezza oggi inesistente,

  16. marco tempesta
    marco tempesta says:

    La Merkel segue le trattative Opel,…il ns capo del governo dove era quando stavano svendendo l’Alitalia? ( Ber)

    Stava facendo il gioco di chi si è comprato la parte buona dell’Alitalia. Tutto calcolato.

  17. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Ieri Pannella a Ballarò ne ha cantate un po’ a tutti. Pur nel suo rincoglionimento senile, ha detto cose giuste: dove eravate, Franceschini e compagni, quando c’era da fare, nel governo Prodi, la legge sul conflitto d’interessi? Ora accusate Berlusconi, ma quando avete potuto combatterlo, perchè non l’avete fatto?
    C’era la crema: il … Bondi, l’indignato Facocero, il sosia di Tiberio Murgia, il baccalà direttore della Repubblica, che non ha avuto la prontezza di spirito di rispondere a Del Pietro e a Bondi che se uno è rapinatore, non per questo deve per forza essere un bugiardo. Rapinatore è una cosa, bugiardo un’altra. L’altro baccalà Franceschini, va a dire a Del Pietro, in maniera diretta, che il suo datore di lavoro è Berlusconi, mentre avrebbe potuto farlo in maniera indiretta, raggiungendo ugualmente lo scopo. Nessuno poi ha parlato di mettere in moto il lavoro, per uscire dalla crisi, ma solo di dare aiuti economici d’emergenza alla Caritas o a chi aveva perso il posto. Nessun programma di intervento diretto dello Stato come temporaneo datore di lavoro, con tutto quello che c’è da fare in Italia.
    Di lavoro invece, parla l’opuscolo pubblicitario del candidato PDL alla presidenza della nuova Provincia BAT ( Barletta-Andria-Trani).
    Enrico Letta fa un comizio a Bisceglie, parlando alla piazza come se stesse ad una conferenza in un Rotary Club, esprimendosi per metafore e in termini peraltro molto generici, con un linguaggio dispersivo, inadatto a un comizio.
    Poi ci stupiamo quando la gente vota PDL!

  18. Marta
    Marta says:

    ha parlato un altro sclerottico, tale cossiga che assunto a Presidente della Rep. senza meriti,(vedi caso Moro naturalmente senza mai pensare a dimettersi), quello di affari sempre mai chiariti alla luce del sole (gladio), quello che per dirla tutta si toglieva ogni giorno sassolini dalle scarpe(da che pulpito!!) si dice molto addolorato per la vicenda del premier e della sua famiglia, per le reazioni di politici di sinistra e media ecc… dimenticando volutamente che la prima accusarlo è stata proprio la moglie.
    Le porcherie van bene solo per loro parte, mi ricordo qualche anno fa il segretario o portavoce di Prodi, quello magrissimo di cui mi sfugge il nome, fotografato a parlare con una prostituta o un trans, la destra l’ha processato quasi a morte.Il poveretto si vergognava anche a farsi vedere in giro quando c’erano telecamere in vista……e non erano minorenni.
    Alla domanda del giornalista”anche Clinton è stato messo alla gogna da media e cittadini, eppure ha affrontato tribunale e moglie pubblicamente!” cossiga risponde” certo ma poi è stato assolto anche dalla richiesta di stato d’accusa chiesta dai repubblicani……e non era minorenne la signorina.
    In Italia si vuole a tutti i costi santificare l’ometto.
    saluti M.

  19. sylvi
    sylvi says:

    <<<inveisce contro una metà del paese, per la maggior gloria dell’altra<<<

    caro Peter,(senza punti esclamativi)
    quel che ha detto è una sciocchezza, e la mia storia professionale lo dimostra.
    Dante, quando inveiva alla “serva Italia”, o quando con rabbia esclamava “godi Fiorenza…” lo faceva per amore o per razzismo?

    Eravamo gruppi ben organizzati, a livello universitario, e quando ci arrivava un vagito dal sud eravamo pronti e collaborativi.
    Non li sosteneva e non ci sosteneva lo Stato, e men che meno gli enti locali del sud.
    Conservo un assegno del ’95 di tremila lire, compenso per una missione con pranzi e pernottamento!
    “Rubavo” in azienda carta, tonner e tutta la cancelleria che potevo arraffare.
    Gli altri facevano altrettanto!
    Ma al sud i pochi volenterosi erano ostacolati da colleghi molto problematici, malati, in perenni problematiche famigliari…ecc. ecc.
    La scuola non era un SERVIZIO, ma un MEZZO per arraffare un piccolo stipendio!
    Non dire queste cose, non significa amare il sud, significa volere che nulla cambi.
    E’ il cancro del sud!

    Sylvi

  20. Anita
    Anita says:

    x Marco

    Marco, Clinton e’ stato “messo alla gogna” per aver mentito in fronte a tutta una Nazione.
    Ha mentito sotto giuramento, cosa che gli costo’ l’impeachment, non effettuato.
    Lo Stato di Arkansas gli aveva gia’ rimossa la licenza di avvocato per 5 o 7 anni in quello Stato, il suo Stato di nascita.
    Questo per aver mentito su l’affare con Paula Jones.

    Ho letto che “l’ometto”, il vostro, nel 2007 ha subita un operazione alla prostata, prostatectomia e che il risultato non e’ stato dei migliori.
    Se vero, potrebbe anche essere vero che e’ il padre di Noemi e non l’amante.
    La 18enne e’ abbastanza spinta, ho viste le sue glamour foto……hmmmmm
    Affari Italiani.

    Ciao, Anita

  21. Anita
    Anita says:

    PS:
    Credo di essermi sbagliata, la prostatectomia di Berlusconi fu nel 1997, non nel 2007.

    Anita

  22. La striscia rossa
    La striscia rossa says:

    La stampa estera:

    BERLUSCONI UN PERICOLO PER L’ITALIA

    Berlusconi «non è un fascista», ma rappresenta un «pericolo, in primo luogo per l’Italia, ed un esempio negativo per tutti».

    Così il Financial Times, in un editoriale bruciante e pesantissimo, parla del presidente del Consiglio italiano che, sottolinea, «chiaramente non è Mussolini: lui ha squadre di veline, non di camicie nere».

    Per il quotidiano, «il pericolo rappresentato da Berlusconi è di ordine diverso rispetto a Mussolini. È quello dei media che rendono meno seri i contenuti della politica, sostituendoli con l’intrattenimento.

    È la spietata demonizzazione dei nemici e il rifiuto di garantire indipendenza alla concorrenza. È quello di mettere una fortuna al servizio della creazione di un’immagine forte, fatta della rivendicazione di infiniti successi surrogati da sostegno popolare».

  23. peter
    peter says:

    xla striscia rossa

    tsk tsk. Anche al Financial Times sono diventati tutti comunisti. E’ una vera epidemia. Preghiamo per la salvezza e la prostata dell’eccelso leader maximo

    Peter

  24. Anita
    Anita says:

    IRAN: MAGISTRATURA RIPRISTINA ACCESSO A FACEBOOK

    ultimo aggiornamento: 26 maggio, ore 18:32

    Teheran, 26 mag. – (Adnkronos/Aki) – La magistratura iraniana ha dato ordine oggi di ripristinare l’accesso al social network Facebook, il cui blocco lo scorso 23 maggio ha sollevato le proteste dei sostenitori di Mir Hossein Mousavi, il candidato riformista alle presidenziali del prossimo 12 giugno. Questi ultimi, infatti, sospettavano che la decisione fosse stata presa per ostacolare la campagna elettorale di Mousavi. La notizia e’ riportata dall’agenzia d’informazione ‘Ilna’, che ha gia’ espresso il proprio sostegno a Mousavi che, secondo gli ultimi sondaggi, e’ il piu’ accreditato rivale di Mahmoud Ahmadinejad, l’attuale presidente, che punta al secondo mandato consecutivo.

  25. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x MT
    Belpietro, Tempesta, il kieriketto berlusketto Belpietro…..
    Non confondiamo.
    C.G.

  26. Linosse
    Linosse says:

    Un anno di governo?
    Tra un lazzo una smentita una battuta e uno scherzo,frapponendo negli intervalli “liberi”un Mills e una Noemi il tempo passa inesorabilmente.Tutto quello che è importante per la gestione di un Paese e le sue strutture scivola lentamente, con dinamica propria del letame,sempre più in basso senza che un minimo problema sia risolto.
    Forse è meglio perchè quelli che si sbandierano come le brillanti soluzioni fanno ancora più pena e manifestano brutalmente la pochezza dei gestori.
    Intanto ,segnale di un decadimento completo,i sondaggi premiano (se sono veri e non soggetti alla trionfale revisione dei diretti interessati e quanto!) gli artefici di questo lenta ma costante caduta nella NUOVA NOSTRANA BARBARIE e ritorno ad un passato che pensavamo,da illusi, di aver riscattato.
    Per non parlare dei giudizi che ormai esprimono le altre nazioni!
    CHE VANTO NE!
    L.

  27. Pasquino
    Pasquino says:

    ma, caro Cerruti Gino, il tempestina marchetto non conosce il belpietro chierichetto, lui ammira solo il meschino puttaniere, quello delle troiette e mediocre barzelettiere.

  28. Peter
    Peter says:

    gli esperti dicono in maggioranza che la recessione (iniziata dicembre 2007) dovrebbe finire entro la fine dell’anno

    Peter

  29. Pietro
    Pietro says:

    @ Nicotri.

    Sto leggendo il suo articolo. E’ interessante, questo va detto sin da subito. Mi riprometto, come ha sottolineato nel post n° 8, un commento, un’opinione sul suo viaggio in Iran.

    Ne approfitto, però, per porle (e anche agli altri lettori) una riflessione diversa su un aspetto della nostra politica che, mi sembra, sia poco considerato.

    Dunque, siamo in piena campagna elettorale per (anche) le amministrative (province e comuni).
    Tanti politici si sono candidati come presidenti della provincia: molti di questi sono parlamentari.
    Io mi sono posto la questione se ci fosse incompatibilità delle cariche ed ho scoperto, con mia somma sorpresa, che l’incompatibilità è solo “a salire” e non “a scendere”.
    Il che significa che un sindaco che voglia candidarsi alla presidenza della provincia è obbligato a dimettersi quando ufficializza la sua candidatura, mentre un parlamentare può candidarsi allo stesso ruolo senza lasciare Palazzo Chigi.
    Quale meccanismo controlla e regola questi aspetti politici?
    Mi sembra ridicolo, francamente.
    Credo che se una persona si sia candidata e impegnata (se eletta) in un ruolo, questo vada svolto fino al termine del mandato. Se “mira” ad un altro posto, che lasci il primo…
    Anche per svolgere correttamente (almeno sulla carta) il suo lavoro! Ed eviterebbe questa continua caccia alle poltrone per accumulare prebende…
    Altrimenti accade che ci sono politici contemporaneamente deputati, consiglieri comunali, regionali ed ora anche candidati alla provincia. Come si fa a svolgere bene questi ruoli allo stesso tempo?!?
    Io ho evidenziato solo un aspetto dell’argomento, magari legato anche al tempo a disposizione, e ci saranno anche altri aspetti più politici e tecnici, ma mi pare che tale tematica non interessi a nessuno…
    Un saluto

  30. caterina/musicat
    caterina/musicat says:

    Approfitto dell’ospitalità di Pino per segnalarvi la presentazione dell’ultimo libro di Vladimir Luxuria, che ha dato alle stampe “Le favole non dette”: sarà a Padova giovedì 28 maggio al circolo Pixelle di via Turazza 19 presentata dalla sottoscritta. Ad aprire la serata, alle 21.30, il cantautore Luigi Mariano. Le sei favole non sono per bambini, ma parlano di loro. Di bambini che sembrano un po’ “diversi” da quelle delle fiabe tradizionali , e si scontrano con una realtà che spesso non li comprende, li rifiuta. Storie di cronaca vera, vissuta sulla pelle, ma che prendono destini inaspettati grazie ai voli di fantasia della Luxuria. La scelta di dare all’Unicef la vincita dell’”Isola dei famosi “sottolinea la sua particolare sensibilità nei confronti del mondo infantile, un universo che è privo di pregiudizi e che è in forte sofferenza in questi nostri anni.

  31. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Già, Belpietro, non Del Pietro. Beh, cos’abbia di bello, con quell’espressione da facocero…!

  32. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Sentitevi invece questa, letta oggi pomeriggio in un libro intitolato Saints and Sickness:
    “If you see a bishop with his head, litterally, in his hands that bishop is St Denis. He was invoked for the cure of headache and for a very curious reason: he was beheaded. THIS WOULD SURELY CURE HEADACHE, BUT AT WHAT A COST!”

    Micidiali questi inglesi, col loro sense of humour!

  33. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Cara Anita, a proposito di Noemi, qui in questo blog gira l’idea che se una ragazza ha meno di 18 anni è una minorata mentale, immatura, incapace di badare a se stessa. Io che con le donne ci ho lavorato per tanti anni ed ancora ci lavoro, posso tranquillamente affermare che l’età anagrafica è la discriminante meno adatta per giudicare la maturità di una persona.
    In quanto a Clinton, certo, lo so; la questione è stata posta da Marta, non da me.
    Un caro saluto!

  34. Peter
    Peter says:

    xUroburo (ormai errante…)

    cosa dicevamo delle Coree?
    Oggi quella del Nord minaccia di attaccare quella del Sud. Dato che la marina di quella del Sud ha iniziato a fare controlli sulle navi nordcoreane, nel caso trasportino materiale nucleare

    Peter

  35. Peter
    Peter says:

    xMarco

    mettiamola cosi': i limiti legali di eta’ bisogna rispettarli. Punto e basta. Smettiamola coi soliti sofismi che vi sono ventenni molto meno mature (e maturi) di certe 15enni. Sara’ anche vero, ma non aiuteranno nessuno se si infrange la legge.
    Comunque, il limite legale per il consenso (verso una moltitudine di cose, compresi trattamenti medici e relazioni intime) qui in GB e’ di 16 anni. Tuttavia, per l’eta’ compresa tra 16 e 18 anni i genitori o tutori possono ancora intervenire con parere contrario (o favorevole, a seconda di cosa si tratti).

    Peter

  36. Linosse
    Linosse says:

    Da wikkipiedi e libertà(e che sennò)
    Berlusconismo:
    Movimento,senza soste e riposo(solo 3 ore per notte!) insomma stravagante(o stravaccato),politico orgoglio e simbiosi dei berluscoidi che inizia negli anni ’90 con “la mammi” e finita(come si augurano in moltissimi)con “il papi “.
    Speremm!

  37. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Peter:
    16 anni è già più ragionevole, come limite.
    Di solito le ragazze qui da noi cominciano ad avere rapporti completi tra i 16 e i 17 anni. Prima, però, si comportano, come dire, da demi-vierges, per dirla alla francese.

  38. Lunarossa x Marta
    Lunarossa x Marta says:

    dimenticando volutamente che la prima accusarlo è stata proprio la moglie.

    Non dimentichi cara Marta, che il primo causante, chi ha creato sto casino è la festa di Casoria, se non ce l’avesse fatto sapere lui, non ci sarebbe sto casino, anche il re scivola su di unapiccola bananina, una buccetta di ban(d)ana, piccola così, diceva Fred Buscaglione. La moglie noo, poverina lei ed i figli sono le vere vittime, lei cara Marta, lo sà che i soldi non son tutto, in particolar modo in una storia familiare cosi volgare, da parte del marito e padre e, me lo lasci dire, un po da perecottaro, e così sconvolgente sia per la famiglia Reale, che per quella finta, cè chi lo accusa di ingenuita e chi di errore da incoscente, per sovraprepotenza mediatica-sondaggistica, tanto da fare un errore da perecottaro, come si dice il delirio fa luomo idiota ed in questo caso anche corruttore di minorenni ed avvocati inglesi (da non dimenticare, dietro la cortina di fumo di Noemi). L’errore lo ha commeso da solo, Lui si è sganciato una bomba in testa da solo e non vuol dire la verita e cioè che è stato lui. Vuole nascondere l’Errore e le bugie anche a se stesso. Dira poi dalla tomba di Arcore che lui non ha mai schiacciato il bottone per sganciare la bomba che lo colpì, Ma furono i comunisti!!! quando la bottoniera sganciabombe ce laveva in mano lui e lui che ha schiacciato il bottone. Cara Marta mi dispiace per la figura di emme con vergogna che tocca lItalia, ma stavolta il re è nudo e la colpa non è della sinistra. Chi è causa del suo mal pianga se stesso, ma purtroppo piangeremo anche noi.
    Allegri saluti,
    Lunarossa

  39. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Via Berlusconi, subentra Fini, fatevene una ragione. Non c’è molto da scialare, in proposito.
    Il problema invece sarà chi sostituirà Franceschini e come, dopo il bagno che il PD si prenderà tra poco. Io ci vedrei bene un Bersani che abbia il coraggio di far fare al PD una bella cura dimagrante, mandando via tutte le tossine con una sauna molto rigorosa. Ci vuole gente come la Deborah Serracchiani e so che il Pd di gente così ne ha, al suo interno. Manca un valido direttore d’orchestra e, soprattutto, via gli orchestrali che stonano!

  40. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Ah, dimenticavo: il PD ha anche bisogno di una buona partitura, altrimenti gli orchestrali cosa suonano?
    Un po’ come la famosa cattedrale che vuol costruire Enrico Letta: non si può puntare solo sugli operai, ci vuole l’architetto e un buon progetto. Al momento, il PD non ha nè l’uno nè l’altro.

  41. Anita
    Anita says:

    x Marco
    Dopo aver viste foto di Noemi in diversi giornali, foto gallerie, instanaee, tabloids, etc….non credo proprio che la ragazza sia immatura e tanto meno incapace di badare a se stessa.
    Due sono le cose, o Berlusconi e’ il “sugar daddy” o e’ il papa’ naturale.
    In ogni caso i genitori sembrano ben contenti di aver trovata l’oca che fa le uova d’oro.
    Ho letto che la ragazza fara’ una dichiarazione dopo le elezioni, il fidanzatino del giorno sparira’ prossimamente, non l’ho mai amato…dice Noemi.
    Non so di che elezioni parla, mi sembra di aver letto il 6 di giugno.

    Ho letto Drudge Report…giornata fredda, uggiosa e piovosa. ;-)

    Bye, Anita

  42. Lunarossa
    Lunarossa says:

    Per il sig. tempesta, che scrive:

    e, soprattutto, via gli orchestrali che stonano!

    Dunque dunque.. Prima fu colpa della sinistra e dei sindacati e dei comunisti che il Prof. Prodi non ha potuto governare, e la sinistra è stata decimata per colpa loro e della loro litigiosità, ora il PD ha gli orchestrali che stonano, illustre sig. tempesta, ci illumini di Imm… bee, insomma di qualcosa al suo livello, non ci lasci nel buio tenebroso dell’incognito, nel mentre lei dal cielo tempesta e lancia fulmini e sentenze, anche sullo spessore della carta igienica e a quanti anni le ragazze che lei conosce scelgono se vivere da zoccole o da donna normale. Mai le va bene quel che si fà a sinistra, pur vantando il suo essere di sinistro, ieri, oggi e domani e mai le andra a genio la sinistra, lo dica sa, lo abbiamo capito, e delle sue “analisi ai tarocchi un tanto al kilo, non ne sentiamo la necessita, sappiamo sbagliare da soli, e mi scusi, ma lei se la tira e se le tira. Quelli di sinistra e i sindacati comunisti, sono, lo dice lei: ” sempre incazzati e incazzosi “quelli di sinistra sono tristi, non ridono mai!! m.t. ( ma mi faccia il piacere, mi faccia!!) e la smetta di far propaganda gratuita al suo mito, e mi lasci dire che più che tempesta lei è un piccolo Rumor. Lei è un vecchio DC, lo confessi e la smetta di dire e spacciare sciocchezze e cazzate usate per convincersi di dire cose serie(!?).
    Lunarossa

  43. Lunarossa
    Lunarossa says:

    @ marco tempesta
    @maro tempesta che scrive:

    non si può puntare solo sugli operai, ci vuole l’architetto e un buon progetto. Al momento, il PD non ha nè l’uno nè l’altro.

    Perchè non si presenta lei che come Obelix è caduto nel pentolone da piccolo e si fa assumere come il nuovo leader del consiglio delle minestre o solo consigliere del re nano o della Noemi, lei caro Rumor di tempesta è sprecato, lei non sa cosa perdono gli italiani ( e meno male!). Si presenti lei, con le sue proposte anarchiche radical liberali e libertarie, si ricordi di chiamare la piccola Noemi, perchè le fissi un appuntamento con papi, il suo idolo con il pisello prostratato, siringato con pap(i)averina. Lei non vota? perchè? Se non va a votare, di che e perchè si immischia. Ho gia detto che lei è sprecato?

  44. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Pietro

    Le cose che non interessano quasi tutti sono ormai troppe. Politici a Roma, amministratori in casa…
    Mah.
    Un saluto.
    pino nicotri

  45. Marta
    Marta says:

    x Lunarossa,giustissimo son 15 anni che rompe, urlando “è tutta colpa dei comunisti”
    E`una miseria d’uomo, io ammiro la moglie solo perchè è riuscita a dare scacco matto al RE. La bomba gli è scoppiata nelle mani come dici tu, ma non è ancora sufficiente per metterlo KO….troppi ancora credono che l’ometto sia ingiustamente perseguitato,incredibile.Neppure toccando con mano le malefatte del perecottaro ci credono.Finirà o mi auguro come dice Linosse “è finita con papi” Almeno è la speranza nostra. Poi anche se il caro Marco si premura di avvisarci che il futuro Pres.del Cons. sarà Fini
    rispondo che non è di mio gusto, ma almeno ci risparmierà tante figuracce…..ma questo lo si vedrà a tempo debito.
    Allegri saluti anche a teM.

    ps: Marco oramai sono abituata alle tue provocazioni, non mi toccano piu`di tanto, e credimi, non perdo il sonno per un simil figuro, l’orchestra è bene intonata, i tromboni sono altrove, non pensare alle cattedrali, informati piuttosto quando inizieranno i lavori per il ponte sullo stretto tanto sbandierati, ben sapendo come sempre di mentire, anche ai suoi elettori.
    buonanotte M.

  46. AZ Cecina Li
    AZ Cecina Li says:

    Purtroppo in questo periodo ho ancora meno tempo del solito, ho scorso qualche brano dell’articolo, ma sono troppo “stracco” e non riesco a concentrarmi come vorrei, me lo sono copiato e lo leggerò con calma.

    Ho dato anche una “guardata” a qualche commento ed ho purtroppo e con dispiacere letto anche il vomitevole post n° 7 del sig. Tempesta che apre con un “ma sulle donne sono solidale con Berlusconi. Beato lui. Se fossi al suo posto farei volentieri il satrapo anch’io.” e continua accumulando e compattando il peggio becerume maschilista con un ostentato elogio della pedofilia.
    In varie altre occasioni il Tempesta aveva lasciato intendere una sua propensione a vedere giovani fanciulle con occhio non proprio paterno ma in questa occasione ha superato se stesso. Il fatto che le ragazzine tendano oggi forse più di ieri ad avere rapporti sessuali precoci è un fatto, che qualcuna lo possa fare con un uomo che potrebbero esserle nonno è cosa ben diversa è pedofilia , cosa che è moralmente inaccettabile e giuridicamente un REATO.
    La chiusura poi è la cosa più abbietta,” Mao si circondava di ragazzine”. (è stato detto anche di Gandi) un misero tentativo di raccogliere benevolenza degli eventuali adoratori di un’icona del comunismo.
    No sig Tempesta con me non c’è Mao che tenga, con chi si esprime in quei termini nei confronti delle donne non ci può essere nessun dialogo.

    Antonio - – – antonio.zaimbri@tiscali.it

    Ps. x Pino – Mi spiace non commentare l’articolo ed interessarmi di altro, ma certe affermazioni, tipo quelle delle mogli che devono aspettare a gambe aperte, mi danno l’orticaria.

  47. RETTIFICHE
    RETTIFICHE says:

    xaz
    Rifletta un pò….. Ho un serio bisogno di ricovero alla neuro, ecco perché straparlo.
    Mi scusi. E scusate tutti la mia incontinenza.
    Il solito rimpicoglionio dai troppi travestimenti

  48. MODIFICHE X RETTIFIGHE
    MODIFICHE X RETTIFIGHE says:

    … e a lei, un buon veterinario!! Non dimentichi il certificato antirabbia!

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