L’Iran, antichissimo ombelico del mondo. Compreso il nostro. L’Iran, che quando le atomiche voleva farle davvero lo scià gli abbiamo venduto 12 centrali nucleari e il formidabile Dipartimento di Ingegneria Nucleare del MIT, mentre ora vogliamo impedire anche il solo nucleare civile! L’Iran, la cui gioventù soprattutto femminile è una pentola a pressione ormai inarrestabile
Quando varie settimane prima di Pasqua ho visto nella posta elettronica l’e-mail giratami da un collega che parlava di un viaggio in Iran organizzato dal Gruppo cronisti lombardi non credevo ai miei occhi: l’itinerario benché di soli 6 giorni pieni e due di fatto di solo viaggio aereo prevedeva visite a Persepolis, Pasargade, Naqsh-e-Rostam, all’Iran Bastan di Shiraz e a luoghi dello zoroastrismo. Tutte cose che da tempo sognavo di vedere e che mai avrei creduto di poter vedere dato che l’Iran viene costantemente dipinto come un postaccio dove impiccano la gente per strada, quando non la lapidano o non la mutilano col taglio della mano e altre simili prelibatezze, e dove le donne sono una specie di soprammobile alla mercé del capriccio maschile o peggio ancora clericale. Il programma di viaggio mi pareva irreale anche perché, oltre a condensare il meglio del meglio riguardo le origini delle umane civiltà, elencava una sfilza impressionante di visite alle più belle moschee del mondo islamico, cosa molto strana visto che ci viene raccontato da mane a sera che noi infedeli nelle moschee non ci possiamo mettere piede pena il linciaggio o qualcosa di simile. E anzi, come se il programma fosse stato scritto da un marziano del tutto all’oscuro della “realtà iraniana”, erano previsti perfino incontri con la comunità cristiana, ebraica e zoroastriana.
Peccato solo che non era prevista una visita anche a Susa, oggi Shush, nell’antico Elam, dove ben 6.000 anni fa è nata la scrittura, vale a dire il linguaggio scritto. Forse la scrittura era già nata nella vicina Mesopotamia, con il linguaggio detto di Uruk IV, ma è nell’iranica Susa che sono meglio documentati il suo esordio come segni di pura e semplice registrazione delle tasse dovute al Palazzo e al Tempio e il suo lungo cammino per diventare quel rivoluzionario e insostituibile mezzo di comunicazione che ancora oggi utilizziamo e continuamente miglioriamo. Se si è stati a Susa e si sono visti i primi vagiti del linguaggio scritto si può poi meglio capire in pieno anche il rivoluzionario passaggio dalle scritture con alfabeto sillabico a quelle con alfabeto consonantico. Passaggio rivoluzionario perché se le prime annotano il linguaggio dal punto di vista della parola ascoltata, cioè quasi una registrazione passiva dei nomi dell’esistente, le seconde – vale a dire i linguaggi espressi man mano con gli alfabeti fenicio, ebraico, aramaico, nabateo, arabo, antico persiano, dell’India e infine greco – hanno invece permesso il passaggio decisivo e dirompente alla annotazione scritta dei suoni dal punto di vista del soggetto parlante. Le prime avevano cioè al centro il mondo, la natura data, con i nomi “naturali” e quindi preesistenti delle cose, oppure – il che era in pratica più o meno la stessa cosa – i testi scritti delle leggi e delle dediche sacre, che bisognava solo saper leggere, ascoltare, con atteggiamento di fatto solo passivo. Le seconde hanno invece permesso di mettere al centro l’uomo, fornendogli la possibilità di creare ed esprimere i suoi pensieri: le parole sono così diventate gli stampi nei quali noi umani coliamo il nostro pensiero per poterlo rendere comprensibile a noi stessi e ai nostri interlocutori. Pensare, infatti, non significa altro che pensare parole: non possiamo pensare se non tramite le parole.
Se si è stati a Susa è poi più facile comprendere il misterioso e affascinante comparire – a un certo punto della Storia umana – delle vocali, vale a dire della “vocalizzazione” delle parole. La vocalizzazione è infatti affare che riguarda solo Dio, tant’è che solo gli ebrei masoreti qualche millennio dopo si sono azzardati a riscrivere l’intera bibbia notando in ogni parola anche tutte le vocali oltre alla consonanti, novità però rapidamente dimenticata…. Perché, appunto, la vocalizzazione è solo faccenda che riguarda Dio: che ha creato l’uomo “vocalizzandolo”, cioè alitandogli sul volto modellato con la creta. Inserire le vocali nelle parole prima fatte solo di consonanti equivale ad alitare in esse l’armonia della chiarezza e della impossibilità di equivoci nella loro interpretazione.
Ho così deciso di partecipare al viaggio, ma con una punta di allarme: probabilmente in Iran avrei avuto vari fastidi, dal momento che non sono il tipo che subisce in silenzio né che ama vedere per strada scene di violenza sia pure “giusta” e “legale”. I miei familiari erano decisamente contrari che io partissi: “Ma come? Proprio tu vai a fare il turista in un Paese dove impiccano e lapidano la gente in piazza!?”. D’altro canto le autorità iraniane hanno tirato molto per le lunghe la possibilità che il viaggio si facesse o no. Poiché gli organizzatori del Gruppo cronisti lombardi hanno deciso di chiedere il (più costoso) visto giornalistico anziché solo quello turistico, per evitare che se fossimo entrati come turisti potessero poi rimproverarci che in realtà eravamo entrati come giornalisti, nell’ambasciata iraniana a Roma sono rimasti comprensibilmente perplessi: che ci andavano a fare una ventina di giornalisti in Iran a poche settimane dalle elezioni presidenziali? Possibile che un intero gruppo di giornalisti volesse entrare solo per fare del turismo? E’ così che l’incertezza sulla concessione dei visti si è protratta in modo esasperante per oltre un mese, con man mano le richieste più strane: mentre in Marocco ero sulle dune al confine con l’Algeria sulla groppa di un cammello mi è arrivata l’ennesima telefonata che chiedeva anche la fotocopia della tessera di giornalista o il suo originale…..
A un certo punto, a pochissimi giorni dalla data della partenza, ci è stato detto che dovevamo chiedere anche il pass giornalistico, una tesserina che ci avrebbe permesso di poterci muovere come giornalisti per l’intera settimana del viaggio: altri 450 dollari a testa! Avevo finalmente la scusa per dire “No, adesso basta! Allora non parto”, quando il mio interlocutore ha aggiunto che date le proteste anche dell’agenzia turistica le autorità iraniane ci avrebbero fatto pagare solo 100 euro a testa anziché i normali 450 dollari.
E’ così che mi sono ritrovato all’aeroporto di Teheran con un gruppetto di colleghi e colleghe che prima non conoscevo, accolti da Reza, un iraniano calvo che parla in italiano. Le sorprese sono iniziate subito, già all’aeroporto. Tra gli enormi tabelloni luminosi pubblicitari ne spicca uno di una notissima “griffe” italiana di abbigliamento che nulla ha a che vedere con la tanto temuta severità islamica. Al controllo passaporti e alla dogana inoltre nessuno ci ha “filato”, siamo cioè passati senza intoppi né interrogatori. M’è venuto in mente che all’aeroporto di New York mi avevano anche infilato un dito su una macchinetta, credo per prendermi le impronte, e hanno chiesto insistentemente a mia figlia se io fossi davvero suo padre. Per non dire dell’aeroporto di Tel Aviv, dove la mia collega de L’espresso Barbara Schiavulli anche di recente è stata interrogata con pignoleria prima che si decidessero a farla passare, lei che a Gerusalemme ci ha anche vissuto, per non dire dell’ex arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini, che è stato torchiato per ore con la minaccia di non lasciarlo entrare e rispedirlo invece in Italia, lui che a Gerusalemme ha scelto di andare a viverci anziché puntare ad andare in Vaticano come papa.
Fuori dell’aeroporto ci prende in consegna un altro Reza, niente affatto calvo e piuttosto ciarliero, che parla italiano e sarà la nostra guida per tutta la durata del viaggio. Nella trentina di chilometri che ci separano dall’albergo il traffico caotico, al confronto del quale quello di Napoli e Palermo sono roba da educande, chiarisce subito che Teheran, un ammasso piuttosto informe di 70 chilometri per 50, capitale e maggior polo industriale del Paese, conta ben 17 milioni di abitanti ed è cresciuta troppo in fretta dall’iniziale villaggio di poche migliaia di abitanti sito su un altopiano ai piedi della catena montuosa Elburz, visibile sullo sfondo. Teheran significa “Andare verso il basso”, perché per raggiungerla dai monti circostanti si deve scendere fino ai suoi 1.600-1.700 metri sul livello del mare. I semafori hanno tutti un grande orologio che segna a ritroso quanto manca alla fine del colore in atto, rosso o verde o giallo che sia, in modo che gli automobilisti in colonna possono regolarsi, magari evitando di tenere inutilmente accesi i motori per troppo tempo. La durata media del rosso e del verde è infatti di 30 secondi, durante i quali c’è poco da “sgommare”.
Quello che lascia sbigottiti è che a quanto pare nessuno sa cosa sia la precedenza, la auto ti tagliano la strada sia da destra che da sinistra, gli stop sono virtuali, le frecce forse le usano solo per giocare agli indiani, ma certo non per segnalare lo spostarsi di corsia o il girare a destra o a sinistra. I cantieri della nuova enorme metropolitana sventrano quasi ovunque le strade, a volte sembrano lunghe ferite aperte e altre volte lunghe cicatrici già indurite ma ineliminabili, in ogni caso la nuova linea subway appare chiaramente come l’unica ancora di salvezza per disintasare le budella della metropoli intasate e ubriache di automezzi. Si spera sia un’ancora di salvezza anche contro l’inquinamento: dalla mia stanza d’albergo al 15esimo piano vedo un immenso brulicare di palazzi scalcinati, privi di qualunque fascino, quasi tutti con l’aria di eterna costruzione mai terminata, una sorta di calabrese Isola Capo Rizzuto moltiplicata per un milione, ma tutti immersi in qualcosa che mi ricorda la nebbia in val Padana ed è invece solo smog.
E’ il giorno dopo, al museo archeologico nazionale Iran Bastan, che vengo improvvisamente risucchiato indietro di millenni e comincio a capire che l’altipiano iranico è stato l’inizio di tutto, non solo della scrittura. E che la Via della Seta è stata per millenni il cordone ombelicale che ha nutrito di mercanzie, odori, sapori, delizie, di beni di prima necessità e di lusso vertiginoso, di religioni e di saperi di vario tipo quell’Occidente che sarebbe poi diventato Europa. Non ricordo il nome dello studioso, mi pare fosse russo, che ha appurato come TUTTE le varietà di frumento che ci hanno nutrito nel corso dei millenni siano nate nell’area proprio della Via della Seta. Da qui ci sono arrivati anche quelle delizie e meraviglie chiamate fichi e arance, quest’ultime provenienti dall’India dove l’hanno chiamate arance perché questa parola significa “frutti preferiti dall’elefante”. L’incanto si compie davanti a un bassorilievo di marmo nero portato via mi pare da Persepolis: si vedono distintamente il Gran Re assiso sul trono che riceve dei dignitari e questi in piedi davanti a lui che lo riveriscono. O meglio: che lo adorano. L’adorazione, come dice l’etimologia stessa della parola, che viene da “ad oras”, cioè “dalla bocca”, altro non era che un saluto fatto con la mano spostandola più volte dalla bocca in direzione del sovrano, che non poteva assolutamente essere avvicinato troppo e tanto meno toccato, insomma un modo simbolico di mandargli con la mano le parole del saluto. Un gesto simile al nostro lanciare baci con le mani quando per esempio si saluta una persona cara alla partenza del treno. E dietro il dignitario “adorante” si vedono distintamente altre due persone che recano ognuna una piccola sacca con un dono particolare, molto particolare, che verrà poi bruciato nei due piccoli bracieri bene in vista siti tra il dignitario in visita e il Gran Re. Il dono altro non è che incenso, da millenni misteriosa forma di grande riverenza verso la divinità, tanto che anche tra i romani era convinzione comune che le preghiere rivolte agli Dei sarebbero state sicuramente a loro più gradite e quindi da loro più facilmente esaudite se accompagnate dai fumi dell’incenso.
Il bassorilievo di marmo nero portato via da Persepolis mi rivela quindi di colpo che già esistevano da tempo immemore quei rituali che la Chiesa di Roma, dopo avere inutilmente tentato a lungo di sradicarli, ha finito col fare propri, quali l’adorazione e l’uso dell’incenso nel corso della messa e di altre cerimonie religiose. Sono cioè nate qui, in Iran o se preferite nell’antica Persia, usanze che ancora oggi fanno parte della nostra vita, anzi del nostro dna. Nell’Iran Bastan vedo che sono nati qui perfino gli orecchini, portati già dai dignitari, e perfino i baffi a punta, quelli stile Zorro per intenderci, che vedo sul viso incredibilmente moderno di un baldo principe partico dal sorriso fiero, sicuro di sé, sicuro di far colpo, un giovane che scoppia di salute e pur essendo un gigante di marmo pare stia proprio venendo verso di me, come verso qualunque altro visitatore che lo guardi. Effetto strabiliante. Anche per via del copricapo, da turista inglese che si ripara dal sole difendendo in particolare la nuca.
Ma chiarisce tutto molto meglio il trovarmi davanti ad antiche rappresentazioni dei simboli di Zoroastro, il famoso uccello con le due ali spiegate e tre ordini di penne nella coda che pare pilotato da un anziano con la barba che stringe tra le mani una specie di volante. Le due ali rappresentano il bene e il male, i tre ordini di penne della coda rappresentano i tre principi cardine della religione di Zoroastro: pensare bene, parlare bene, agire bene.
Come si vede, si tratta del condensato di qualunque altro monoteismo nato successivamente, dall’ebraismo all’islam passando per il cristianesimo. Quello che sembra un piccolo volante è invece l’anello della legittimità, consegnato dal sacerdote al Gran Re al momento della sua investitura: con la sua forma circolare l’anello simboleggia il fatto che per quanto ci si dia da fare torniamo sempre ciclicamente al punto di partenza, non esiste per nessuno, neppure per il Gran Re, un punto di fuga permanente, motivo per cui conviene essere onesti: conviene cioè “pensare bene, parlare bene, agire bene”. E l’anello lo usiamo ancora oggi anche nel matrimonio, con lo scambio delle fedi, cioè della fiducia e legittimità reciproca degli sposi.
Lo zoroastrismo sopravvive ancora in Iran, donde si dirama un po’ nel mondo, con qualche decina di migliaia di credenti che hanno diritto, come i cristiani e gli ebrei, a proprie scuole e a propri rappresentanti in parlamento. Ma lo zoroastrismo rimanda alla religione mitraica, vale a dire al culto solare del dio Mitra, arrivato dai Veda dell’India assieme al suo bellissimo libro “sacro” Avesta, culto talmente radicato anche a Roma che la Chiesa ne ha copiato quasi tutto: dal nome “messa” al copricapo chiamato ancora oggi “mitria”, dal pasto comune diventato il sacramento della comunione alla ricorrenza del Natale il 25 dicembre, da tempo immemorabile il “dies natalis solis invicti”: vale a dire, il giorno in cui, dopo i tre giorni di “morte” col solstizio d’inverno del 21 dicembre, il sole ogni anno riprende a salire, cioè rinasce, dal punto più basso della sua traiettoria celeste. I primi a portare il mitraismo a Roma furono i soldati di Pompeo reduci dalla campagna contro i pirati dell’Illiria, ma a portarlo in grande stile fu l’imperatore Settimio Severo, che sposò Giulia, nata dalla stirpe dei sacerdoti del dio Sole di Emesa, in Siria, odierna Homs. Poi l’imperatore Aureliano rese il mitraismo ancora più grande e diffuso: ispirandosi alla festa che si svolgeva nella città di Emesa e che cadeva il 25 dicembre, il 25 dicembre dell’anno 274 d. C. istituì addirittura il “Dies Natalis Solis Invicti”. Da Emesa proveniva anche l’imperatore Eliogabalo, noto anche come Marco Aurelio Antonino, che – sacerdote di quel culto – lo rafforzò sostituendo nel pantheon capitolino Giove con Mitra. Era di fede mitraica lo stesso Costantino, l’imperatore che “sdoganò” il cristianesimo e che non è certo sia mai stato battezzato. Quando Teodosio mise fuori legge tutte le religioni pagane passando alla Chiesa tutti i loro templi (molte chiese a Roma sorgono sui resti di basiliche mitraiche, compresa la stessa basilica di S. Pietro), la Chiesa con grande disinvoltura non farà altro che impadronirsi anche del già esistente Natale del 25 dicembre facendo finta che in quel giorno sia nato Gesù Cristo!
E’ stato del resto Ciro il Grande ad abolire per primo nella Storia del mondo la schiavitù, precorrendo i tempi di qualche millennio, e a permettere che se ne tornassero a casa quelle parti di popolazioni sottomesse che una 70ina di anni prima erano state spostate d’autorità per meglio amalgamare l’impero. Tra gli altri Ciro permise perciò il rimpatrio degli ebrei da Babilonia, e proprio questi esuli – come fa rilevare lo studioso Gianni Liverani – saranno gli unici a legarsela al dito, a fare di quei 70 anni una lamentazione che dura ancora oggi e, liberati da Ciro, a tornate a casa col dente talmente avvelenato con chi in patria durante quei 70 anni di loro assenza aveva accettato l’insediamento di “stranieri” da scrivere le parti più “dure e pure”, cioè meno accettabili, della bibbia, quelle a base di genocidi e simili orrori “ordinati da Dio” (!), strani concetti la cui influenza dura ancora oggi. Il profeta Daniele visse anche lui a Babilonia, pare come interprete dei sogni, e anche lui portò in patria le influenze dello zoroastrismo incorporate nel monoteismo biblico. Il cortocircuito tra la antichità “locale” di queste terre, la realtà odierna e anzi l’attualità più incalzante del nostro mondo esiste ancora, e con pericolo di altri incendi….
Ecco perché ritrovarsi davanti a certi antichissimi reperti e simboli in Iran significa ritrovarsi di colpo e inaspettatamente immersi nel liquido amniotico che ha partorito anche la nostra civiltà e la nostra stessa religione, cioè la nostra identità. Osservare da vicino certe cose significa osservare da vicino il nostro dna… L’effetto non può essere che stravolgente e di massimo incantamento. M’è piombata addosso una lunga serie di sorprese che non mi aspettavo: io, giornalista e maniaco della parola scritta, volevo solo vedere da vicino la nascita della scrittura! Mi trovo invece sommerso da una valanga di altre delizie.
Queste terre inoltre hanno fatto parte di quei regni ellenistici che, specie dopo le conquiste di Alessandro Magno, hanno visto lo spirito speculativo dei greci incontrare la enorme massa di nozioni pratiche di matematica, geometria, chimica, astronomia, ecc., esistente da millenni nell’area comprendente l’Egitto, la Mesopotamia, la Caldea, l’Iran, ecc., e dare così vita allo spirito scientifico e alle scienze, beni e conquiste da noi ereditate ma ignorate per 2.000 anni – ai romani che conquistarono quei regni le scienze non interessavano, tanto meno alla Chiesa che in seguito prese il posto dei romani – finché nella Spagna araba, dopo la cacciata dei musulmani, non furono scoperte le migliaia di libri salvati e tradotti tanto dai bizantini quanto dagli arabi nelle terre che erano state dei regni ellenistici. E’ stato il ritrovamento di quei libri che – oltre a farci scoprire Aristotele e perfino Omero – ha innescato le rivoluzioni dei vari Newton, Galilei, Copernico, Leonardo da Vinci, ecc. I greci, dispersi con una sorta di diaspora marina su centinaia e centinaia di isole e polis per conservare l’unità identitaria greca hanno affinato al massimo la capacità di estrarre dal particolare il tratto comune, universale: un modo per trarre dal particolare delle centinaia di isole e polis, spesso in lotta tra loro, il tratto comune e universale dell’identità greca. E’ stata questa capacità di estrazione, e quindi di astrazione, che una volta applicata alla enorme massa di conoscenze pratiche egizie, mesopotamiche, iraniche, ecc., ha permesso di creare le scienze, quelle che noi ancora oggi conosciamo e utilizziamo.
Se questi sono i pensieri che cominciano a darmi le vertigini, rendendomi per i primi giorni un compagno di viaggio piuttosto muto, quasi assente, in strada i pensieri sono ben altri. Non solo non vedo da nessuna parte impiccagioni né lapidazioni, ma per quanto mi sforzi non riesco a trovare neppure una persona cui sia stata mozzata una mano o un piede. Se il taglio delle mani e dei piedi fosse praticato in Iran come si usa dire sui nostri mass media, in strada ci sarebbero e si vedrebbero dei mutilati, né più e né meno come per molti anni dopo la seconda guerra mondiale era cosa comune vedere in tutta Italia non solo i reduci tornati storpi e mutilati dal fronte, ma anche donne, vecchi e ragazzini mutilati da bombe e proiettili vari. E poi c’è sempre questa strana faccenda che siamo liberi di andare dove ci pare, parlare con chi ci pare e fare le domande che più ci aggradano a chi più ci pare e piace. Ma la cosa più strana di tutte è l’accorrere a frotte di gruppi di ragazze desiderose di parlare con noi, di farsi fotografare, sempre allegre, sorridenti e disponibili, a Shiraz addirittura un po’ sfacciate, cosa che alla mia età può creare qualche imbarazzo: “Scusate, ragazze, ma a parlare con noi occidentali non rischiate le frustare e la galera?”. Coro di risate, come se avessimo raccontato una barzelletta.
La vitalità e la modernità delle ragazze iraniane irrompe fino a ridicolizzare lo spolverino nero e il velo nero che, anche se può essere di qualunque colore o fantasia di colori, quasi tutte indossano, come un esercito di fantasmini o suorine animate da moto perpetuo a mo’ di argento vivo, gocce di mercurio allegre e imprendibili. Lo spolverino e il velo sono obbligatori per legge quando una donna esce di casa, ma ormai le giovani – che comunque indossano sempre i jeans, per giunta attillati, lo hanno reso una specie di variante dell’abbigliamento stile Liu Jo delle nostre liceali: spolverini attillati, avvolgenti, con cintura o fusciacca o lacciuoli strategici ad altezza “giusta”, il cui effetto di sex appeal è evidente anche a un cieco. In più, siccome il viso è l’unica parte del corpo che una donna può mostrare in pubblico, tutte lo esibiscono truccato alla perfezione, sorridente, luminoso e perfetto, con gli occhi e lo sguardo che dicono molto di più del nostro andare sbracate in giro con mezzo sedere e le falde del monte di Venere in bella vista. Non manca chi esibisce ciuffi di capelli ribelli e a volte colorati artificialmente che fuoriescono orgogliosamente dal velo come una sfida al mondo: ogni volta ci guardiamo attorno preoccupati, certi di vedere piombare i Guardiani della Morale armati di frusta… invece niente!
Le donne vestite di nero o comunque intabarrate per legge ci fanno istintivamente pena, però quando lo scià Reza Pahlevi per occidentalizzare l’Iran ne proibì l’uso furono pochissime quelle che obbedirono. E’ evidente che, per quanto ci possa parere incredibile, questa faccenda del velo deve avere a che vedere con l’identità nazionale. In definitiva le nostre nonne portavano spesso anch’esse il velo e fino al secondo dopoguerra anche la veletta: coprire anche il volto, lasciandolo intravedere sotto la rete della veletta, era considerato un elemento di seduzione, non certo di oppressione. E’ così anche in Iran? Sì e no? Sì perché è evidente che l’uso in realtà non impaccia nessuna e non impedisce niente. No perché quando le mie colleghe chiedono ad alcune ragazze di Teheran dove possono comprare un velo nero si sentono spesso dire: “Ma come!? Noi ce lo vogliamo togliere e voi invece ve lo volete mettere!?”.
Come che sia, quello che colpisce delle ragazze è che hanno tutte, oltre ai jeans all’ultima moda, le stesse scarpe sportive e la mania del telefonino delle nostre ragazze. L’unica differenza è che qui le scarpe, sportive o sportivissime, le portano – sia le ragazze che i ragazzi – allacciate anziché slacciate come si usa da noi. L’impressione è che la massa di ragazze, in un Paese dove le donne sono molte di più degli uomini e costituiscono il 70 per cento della popolazione studentesca, sia una sorta di pentola a pressione, di bomba a tempo che prima o poi farà crollare il regime clericale o lo costringerà a forti riforme e migliorie. “Siamo un Paese civile, colto, con una storia antichissima, non meritiamo questo regime”, affermano molti giovani e molte giovani. A giudicare da quel che si vede ovunque, il regime ha chiaramente rinunciato, posto che ci abbia mai pensato, a livellare la massa femminile in senso tristanzuolo. Le elezioni presidenziali vedranno quasi certamente il ballottaggio tra il conservatore Ahmadinejad e il riformista Moussavi, ma è probabile vinca il primo. Se vince, in molti danno per scontato che farà una serie di riforme liberalizzatrici, per quanto possa parere incredibile: una volta certo di avere il potere saldamente in mano, il clero riprenderà almeno parte del programma del progressista Katami, che non è stato rieletto perché battuto da Ahmadinejad grazie alla infelice decisione di George W. Bush di inventarsi l’Asse del Male, con l’Iran membro eminente, offendendo così ancora una volta l’orgoglio e la dignità dell’Iran (già colpite con il colpo di Stato della Cia che buttò giù il democraticamente eletto capo del governo Mossadeq e riportò dall’estero dove era fuggito e sul trono lo scià Reza Pahlevi, che diede inizio a una repressione selvaggia con centinaia di migliaia di vittime tramite la famigerata e torturatrice polizia segreta Savak).
La demenziale trovata di Bush ha scatenato per reazione l’orgoglio nazionale e fatto vincere le elezioni alla destra, cioè ad Ahmadinejad, buttando al macero il programma riformista di Katami, che nel luglio del 2006 aveva vinto le elezioni presidenziali con oltre il 70 per cento delle preferenze in una votazione che ha visto andare al voto quasi l’80 per cento dell’intero elettorato. Katami era stato ministro della Cultura, ma aveva dovuto dimettersi perché aveva dato troppa libertà agli editori, ai giornalisti, ai pittori e agli autori cinematografici, con il cinema iraniano avviato a una sorta di rinascita, i giornali passati da 100 testate a 501 e i titoli dei libri pubblicati cresciuti da 500.000 a quasi 900.000. Il programma elettorale con il quale Katami vinse le elezioni presidenziali si basava su temi coma la società civile, le libertà individuali, i diritti delle donne, il pluralismo politico e il “dialogo tra civiltà”. Katami sosteneva la “distinzione tra religione e tradizioni ammantate di religione”, affermava che si dovevano adottare le idee del nostro Illuminismo e più in generale apprezzare gli aspetti vantaggiosi dell’Occidente. Inoltre non si stancava di ammonire la destra affermando che migliore garanzia contro un altro colpo di Stato Usa o una invasione militare era una società apertamente democratica, capace quindi di difendersi senza indugio e decisa a farlo per conservare le proprie libertà.
Questo programma, che era quanto di meglio ci si potesse aspettare, è stato duramente osteggiato e ridotto dal Consiglio dei Guardiani, i quali hanno il potere decisamente non democratico di vagliare e bocciare le leggi approvate dal parlamento e i candidati alle varie elezioni, ma Katami era ben deciso ad andare avanti anche con una legge che riducesse drasticamente il potere dei Guardiani. A far fuori il programma di Katami è stato però George Bush, con la demenziale trovata dell’Asse del Male con annesso Iran. Poi è cominciato anche il tormentone sul “programma nucleare militare iraniano”, che semplicemente non esiste, ma è una scusa buona per tenere l’intero Iran, cioè un Paese di 70 milioni di abitanti, sotto l’eterna minaccia di una invasione o “almeno” di bombardamenti israeliani. L’ipocrisia e la memoria corta di cui sempre siamo i primatisti ci ha fatto dimenticare che il programma nucleare è iniziato negli anni ’70, quando lo scià burattino degli Usa sosteneva che l’Iran aveva bisogno di fonti di energia alternative in vista del fatto che prima o poi il petrolio sarebbe finito. Abbiamo dimenticato che Usa, Germania e Francia firmarono contratti per costruire allo scià ben 12 centrali nucleari fregandosene bellamente del fatto che lo scià della repressione di massa dichiarava alla stampa estera: “Senza dubbio, e prima di quanto pensiate, avremo armi nucleari”.
Tant’è che il delinquenziale e corrottisimo Pahlavi aveva stipulato con il prestigioso Massachusset’s Institute of Technology, noto anche come MIT, un accordo per acquistare il suo formidabile Dipartimento di ingegneria nucleare. La maggior parte dei docenti era favorevole alla vendita, che saltò solo per la feroce opposizione della massa studentesca. E a far fuori le 12 centrali è stata la rivoluzione komeinista prima e la guerra con l’Iraq dopo. Ora che le centrali nucleari servono davvero e nessuno in Iran intende costruire bombe atomiche, anche perché non ne possiede e non ne può possedere la tecnologia, suoniamo una musica ben diversa dalle serenate che ci piaceva suonare allo scià. Il ridicolo e il tragico di questa nostra nuova farsa è che il minerale d’uranio per il quale vogliamo bombardare l’Iran è sempre e quasi solo solo quello acquistato e immagazzinato a suo tempo dallo scià! Come si vede, c’è più di un motivo valido perché gli iraniani ne abbiano le palle piene delle interferenze Usa e dell’annessa ipocrisia europea ormai al guinzaglio delle inammissibili pretese di monopolio nucleare, bombe atomiche comprese, dell’un po’ troppo aggressivo Stato di Israele. Che finalmente pare avere trovato a Washington un inquilini della Casa Bianca meno disposto del solito a ballare al suono del governo israeliano, che ha vinto le elezioni promettendo la fine “con ogni mezzo” del programma nucleare iraniano e rifiutando ormai apertamente anche solo l’ipotesi di uno Stato palestinese, peraltro ormai impossibile per mille e uno motivi basilari.
Dopo una giornata passata tra musei da capogiro e la marea di gente che affolla Teheran a tutte le ore, la sera partiamo in aereo per Shiraz, nome che significa “Città dei misteri”, compresi i misteri della poesia dei suoi grandi poeti, tra i quali Hafez e Saadi, e dei sorrisi delle sue vivacissime donne, che godono fama di essere le più aperte e curiose dell’intero Iran. Da Shiraz risaliremo verso Teheran in pullman, con Reza Sahya come guida, l’imperturbabile Magid come autista infaticabile e bravissimo e Alì assistente tuttofare di Reza. Un itinerario di 1.500 chilometri, su un altopiano di 1.600 metri di altezza media, che allinea deserti e città splendide, sempre circondato da catene di monti, in un Paese che ha oltre 240 mila siti archeologici aperti, uno più importante dell’altro, e le più belle moschee del mondo. Un viaggio fin troppo denso, talmente pieno di bellezze e di sorprese che vorrei ripeterlo con più calma, impiegandoci magari un mese. E andando a vedere finalmente Susa!
La prossima e ultima puntata tra qualche giorno.
@ Peter
Lei gioca con le parole. Interpreti l’articolo di Andrew Marshall come le pare, e’ un suo diritto, ma non attribuisca a me parole e cconclusioni sue (sue, Peter). Se nell’articolo c’erano dei cognomi ebraici, questo lo ha evidenziato lei e lei solo, non l’ho fatto io e non l’ha fatto l’autore del testo, ne’ mi sembra fosse questo il proposito dell’articolo. Inoltre, come ho gia’ detto, questi sono i nomi e questi sono i finanzieri, i banchieri, gli analisti, i consulenti economici di Obama e dei governi precedenti. Che vuole da me?
In claris verbis non fit interpretatio…
@ Peter
Gia’, ma vale solo per quello che dice lei. Se parlano gli altri, la massima non vale piu’ e lei se la rigira come piu’ le aggrada.
…..sembra Roma o Milano, mai però Napoli o Palermo o schifezze simili.
Bingo Bongo Bossi&Lui Sacorna
xVox
liberta’ e’ liberta’ di dire che due piu’ due fa quattro. Se questo e’ concesso, tutto il resto viene da se’
G. Orwell
Peter
xAnita
guarda che insegnare nelle scuole che esistono tendenze ed identita’ relazionali diverse non e’ affatto sbagliato. Aiuta a prevenire che i consolidati ed atavici pregiudizi si trasmettano alle nuove generazioni. O meglio, da’ ai giovani un altro, ed autorevole, punto di riferimento, diverso da quello dei loro genitori a volte ignoranti, bigotti e prevenuti. Per cui e’ un bene anche che il loro consenso non sia richiesto, come non lo si chiede per il resto dei programmi scolastici…
Cosa sarebbe epidemico?
Peter
I complotti ci sono, ma sono sudoli come quello citato da
me nel post #121
Anita { 26.05.09 alle 0:55 }
Il nuovo mondo in cui viviamo.
Assenza di principi, di moralita’, di self respect, di amor di Dio, di amor di Patria, di responsabilita’ personali, di liberta’ di parola e di pensiero………..
Questa e’ la vera minaccia della nostra societa’ e non accade a caso, e’ pianificato e portato avanti da associazioni sia conosciute o oscure che da anni, anzi decenni, minano la fabbrica di questa Nazione e non solo.
Anita
x Peter,
non per cercare il pelo nell’uovo, ma anche tre più uno, anche uno più tre e anche zero più quattro fa sempre quattro….
Non mangi ancora i fichi, “legano” la bocca, almeno qui da noi, dove la bora lascia il cielo terso e pulito!!!Eh,Eh,Eh!!!
mandi sylvi
x Peter
In GB non si chiede il consenso ai genitori per il programma scolastico?
I genitori non sono i primi responsabili dell’educazione dei figli?
Lasciamo i consolidati e atavici pregiudizi e al loro posto ci mettiamo un “bordellino” dove ogni bambino capisce e fa …quello che vuole o quello che “indirizza” l’educatore?
Però la religione cattolica non va bene, omosessualità e quant’altro si!!!
Mi meraviglia che chi sa di medicina sia così intriso di ateismo e di libertarismo (perdoni il sillogismo) da perdere di vista qualsiasi conoscenza dello sviluppo della psiche infantile!
Sylvi
x Peter
Stavamo scrivendo allo stesso tempo. Guarda l’orario.
Non la penso come te.
La mente dei bambini e’ porosa ma incapace di distinguere.
L’insegnamento di sessualita’ e di aberrazioni sessuali non appartiene al livello della pre scool o anche nelle elementari.
Di solito i curriculum sono presentati ai genitori, se ci sono PTO e PTA efficienti i genitori hanno una parola in corso.
Ciao, devo chiudere.
Anita
error #159
preschool
Cara Anita,
pazienza la California che mi pare abbia tradizioni omolibertarie,
ma con queste libertà si tolgono quelle ben più importanti dei bambini a uno sviluppo armonico, ai genitori, che se sono ignoranti, si devono istruire.
Istruire soprattutto al fatto che : se si vogliono bambini si cercano strade eterosex, se non si vogliono…strade alternative!
Ma a molti, su questo blog piace invece “imporre” la liberà che è un bell’ossimoro!
Anche qualcun altro, con altri metodi ( manganello e olio di ricino)
“ti obbligava” all’obbedienza e alla libertà!!!
Ho il marito dalle tue parti….
Ciao
Sylvi
@ Anita
Condivido questo suo pensiero, anche perche’ mi sembra sia corroborato dall’osservazione della realta’, ma credo che faccia parte di un quadro piu’ ampio e tutt’altro che nuovo. Quello volto a favorire l’ignoranza, l’individualismo, il bullismo e lo sfilacciamento dei rapporti sociali, scoraggiando al tempo stesso la capacita’ della gente di avere qualcosa di comune intorno a cui unirsi, di opporre una resistenza morale, psicologica e anche fisica. Insomma, tutto il contrario del famoso motto dei moschettieri.
La demolizione della scuola – primo mattone della conoscenza – e’ un colpo non solo al sapere, ma soprattutto alla capacita’ di capire e di pensare con la propria testa, quindi all’autonomia, cosi’ come la demolizione della famiglia – perno e micro-facsimile della societa’, mira (secondo me) a corrodere quanto sia costruito sulla cooperazione, sull’affetto e sulla solidarieta’. Lo dico, naturalmente non da un punto di vista moralista, clericale, o conservatore. In un mondo confuso e amorale, tutto diventa possibile (vedi l’Italia, per esempio).
xAnita e Sylvi
scusate care signore, ma con tutto il rispetto ho paura che voi due stiate…delirando. Beh no, diciamo che avete frainteso.
Educare i bambini e ragazzi nelle scuole non significa imporre proprio nulla. Significa prima di tutto informare! semplicemente dirgli che certi organi possono essere usati come gli pare purche’ non facciano del male agli altri. E lasciando da parte ideologie e confessioni religiose, infatti qui in UK anche le scuole religiose dovranno informare i loro alunni che ci sono anche gli ‘altri’ (Alleluhia!!).
Mi volete spiegare dov’e’ lo scandalo?
Da bambino mi veniva detto a scuola che Dio e’ l’essere onnisciente etc etc presente in cielo, in terra, in ogni luogo. Punto. Niente discussione. Niente ‘chi l’ha detto, sig. maestro?’ senno’ erano occhiatacce torve e magari punizioni corporali. E poi la Sylvi (di una generazione precedente!!) mi viene a parlare di psiche plasmabile del bambino, delicatezze educative, ‘agenda’ degli educatori, et ceteris paribus!!! Ma dico io…abbiamo perduto davvero il comune senso del pudore??!!
Peter
xSylvi
immagino poi che a Lei andrebbe bene la medicina della Controriforma, a base di purghe, salassi, immersioni in acqua calda…e tante, tante preghiere. Eh eh eh.
I fichi, purtroppo, non li ancora neanche visti.
Mi saluti Porto Marghera col suo cielo terso e limpido, neh!
Peter
Mah. A me sembra che alla scuola (pubblica) quello che farebbe veramente bene sarebbero piu’ soldi e piu’ insegnamento di lingue, IT, storia, letteratura, scienze, arti e connessa capacita’ di allenare la mente, il pensare autonomo e critico. Sesso e religione potrebbero anche stare fuori o essere degli optional.
VENEZUELA
Foro: assassinii, torture e sequestri
negli anni ‘60, ‘70 e ‘80
I familiari delle vittime di fronte alla Procura Generale
La Commissione Permanente alla Politica Interna, Giustizia, Diritti Umani e Garanzie Costituzionali dell’Assemblea Nazionale, presieduta dal deputato venezuelano Tulio Jiménez, ha realizzato lunedì 25 maggio 2009, alle 10 di mattina nell’Emiciclo Protocollare del Palazzo Federale Legislativo della Assemblea Nazionale, un Foro sui (presunti) coinvolti nei casi di assassinio, desaparecidos e torturati durante i decenni degli anni ‘60, ‘70 e ‘80”.
Il Presidente della vice Commissione dei Diritti Umani e le Garanzie Costituzionali della AN, il deputato Reinaldo García, ha specificato che in questa Commissione che analizza le investigazioni sui fatti in questione lo accompagnano i suoi colleghi parlamentari: Tulio Jiménez, Presidente della Commissione Permanente alla Politica Interna, Giustizia, Diritti Umani e Garanzie Costituzionali; Braulio Álvarez (Fronte Contadino), Pedro Infante (vice Commissione ai Massacri), Miguel Rojas (vice Commissione ai Dati) e Marelis Pérez (commissione ai Casi Particolari).
Partecipano al Foro María del Mar Lovera, i combattenti Paúl del Río e Raquel Castro. Luis Machado, interviene nella sua condizione di sopravissuto.
Tra le personalità invitate, la dottoressa Luisa Ortega Díaz, Procuratrice Generale della Repubblica Bolivariana del Venezuela, il giornalista José Vicente Rangel, ex Vicepresidente e l’ex ministro alla Difesa.
Inoltre, l’installazione del foro è affidata alla persona di Reinaldo García, mentre la chiusura corrisponderà al compagno deputato, Douglas Gómez, componente della Commissione d’investigazione di questi delitti e membro dirigente del Partito Comunista del Venezuela”, ha aggiunto il deputato Reinaldo García difensore dei Diritti Umani
caro Peter,
Porto Marghera sta a 120km a ovest da qui e la bora soffia da nord-est!
Che lei abbia ricevuto occhiatacce torve e lezioni corporali può spiegare molte cose…ma non che i suoi studi successivi non le abbiano posto altri interrogativi…un pochino più scientificamente equilibrati!
E soprattutto, altro che delirio, si arriva a spiegare organi sessuali, pratiche fantasiose in classi dove i bambini NON capiscono la parola organo (informare !!!), e dove la maturazione avviene individualmente così che un bambino capisce roma e l’altro capisce toma!
Io , l’ho già detto, mai avrei fatto il medico…e meno male che lei non ha fatto l’educatore, non il docente please!!!!
I miei maestri, ne ho avuti parecchi, in varie sedi, escludevano punizioni corporali, una generazione prima di lei, e a domande “imbarazzanti” rispondevano,ambiguamente a volte, ma ci risparmiavano cicogne e cavoli!
Il più onesto, in quinta, ora di scienze, a domanda del monello
( non ero io!) della classe rispose:
– Vedete sul libro non è spiegato l’apparato riproduttivo, nè quello nervoso perchè sono i più importanti e i più complicati da capire!!!Lo farete alle medie!
Ai miei tempi!!!! e poi vuole che non la seppellisca sotto un cumulo di!!!???
Sylvi
x Pino.
il posadinu è tornato alla carica vomitando insulti sul blog di Goldkorn nei confronti dei frequentatori del tuo.
“incitamento all’odio razziale” sbrodola il guitto.
Non esiste possibilitá di fargli rimanere (il vomito) in gola?
Magari con una bella querela?
Di solito i vigliacchetti , come ne hanno sentore, spariscono con la coda tra le gambe.
C.G.
x Peter
Caro Peter,
la scuola ha il dovere di insegnare, ha il dovere di mantenere l’ordine e la disciplina.
L’insegnamento sulla sessualita’ e specialmente su aberrazioni sessuali non appartiene alle elementari e tanto meno alla preschool.
Renditi conto che gli insegnanti non sono equipaggiati ad insegnare sessualita’.
Questo lo so’ per esperienza e i miei figli e nipoti sono andati a scuole private, ma ad un certo punto, nelle scuole superiori, c’erano quelle che chiamavano “sensitivity sessions”.
Restava poi ai genitori di sgarbugliare la matassa di semi informazioni seminate a scuola da insegnanti che non avevano risposte o schiarimenti.
Tutto ha un suo tempo, e non tutti maturano alla stessa eta’ o classe scolastica.
Ciao, Anita
x Peter
Dimenticavo: i miei fichi sono grossi e numerosi.
Una bellezza!
Sylvi
x C. G.
Grazie dell’avviso.
Una cosa alla volta.
pino
xVox
le scuole pubbliche (e private) hanno certo bisogno di tutto cio’ che Lei dice. Ma non basta.
Mettere il sesso sullo stesso piano della religione e’ pero’ sorprendente. Essere credenti o no e’ certo optional (almeno nei paesi occidentali), mentre non lo e’ l’avere un orientamento relazionale invece di un altro. E tutti dovranno comunque decidere cosa fare o essere ‘da grandi’, visto che le pulsioni sono normalissime e ce le hanno proprio tutti, anche i santi ed i martiri che preferivano farsi cavare gli occhi piuttosto che perdere la sacrosanta verginita’…
Ed e’ importante rispettare gli orientamenti altrui. E non si puo’ rispettare senza conoscere…
Possibile che tocchi a me esporre dei concetti cosi’ elementari e basilari a gente cosi’ colta ed istruita??!
Peter
x VOX
Ogni tanto condividiamo, mi fa piacere e non poco.
Anita
x Peter
Scusa Peter,
ma qui si sta parlando di bambini, bambini dai 5 anni in su.
Anita
xSylvi
ancora una volta si sbaglia. Vede, il maestro elementare che ebbi era fissato si’ con la religione, ma pensava anche che fosse suo dovere (correttamente) informare sui rapporti intimi, senno’ come fanno a crescere e moltiplicarsi da grandi (pensava sempre lui). Tutti capirono quello che c’era da capire, anche se il poveraccio non uso’ certo dovizia di particolari (l’imbarazzo! era rosso borgogna). Ed il tutto anche senza sapere la definizione da dizionario della parola ‘organo’. (Certo, non si sarebbe mai sognato di presentare la faccenda come un libero gioco, ma solo come un ‘dovere’ da compiere nel tempo, e soprattutto modo, confacenti al divino insegnamento. Veda un po’ Lei…)
Vede, i ragazzini (e ragazzine) sono molto meno ingenui di quanto non creda lei
Peter
xAnita
non saprei l’eta’, e non vorrei che ci perdessimo nei dettagli.
Mi pare che in Olanda siano molto piu’ avanti che altrove, anche nelle scuole.
E poi, bella chiara: mi vuoi dire cosa sono le aberrazioni, esattamente?
Peter
xSylvi
a proposito, di interrogativi me ne sono sempre posti, malgrado una scuola che faceva acqua da tutte le parti.
Semmai gli studi successivi mi hanno aiutato a trovare delle risposte. And no thanks per la distinta categoria professionale italica cui Lei mi pare appartenga
Peter
Bella questa!
Le ragazzine si confidano con Marco ma non con me!
Peter dice che non capisco niente dei ritmi di sviluppo dell’età evolutiva e della furbizia e malizia che ne conseguono!!!
Ho studiato e lavorato prima con adulti militari,poi con i bambini e i ragazzi fino a 13 anni, ho fatto da Tutor ai colleghi…eppure…
Sa quanti anni ha il primo libro di educazione sessuale e i primi video che ho portato a scuola? anno 1969!!!
Eppure caro Peter, lei dovrebbe avere ben chiaro che un pediatra non è un otorinolaringoiatra!!!
Sylvi
x Peter
anche nella sua categoria, e non solo italiana, esistono fior di maccellai!
Sylvi
xSylvi
io non ho mai detto quale sia la mia categoria, cara signora. Marameo!
x Peter
Idraulico forse?
Ne avrei giusto bisogno!
Sylvi
@ Peter
Io credo che la sfera sessuale sia una cosa strettamente privata e in esso ognuno “si sceglie” (non certo in base alla volonta’ o alle convinzioni, ma in base alla propria natura, al codice DNA o alla propria psicologia) il proprio campo, senza che questo venga invaso fin dall’infanzia da istruttori e inculcatori vari. E diamine, ci puo’ essere almeno una sfera della vita che sia una, in cui uno sia libero di farsi i cosidetti suoi fin dall’inizio, senza che “benpensanti” di qualsiasi orientamento si sentano obbligati a metterci di loro?
Per me, al punto in cui siamo, sono benpensanti (la nuova categoria dei) anche coloro che vogliono per forza farti questo tipo di beneficenza mentale (peraltro non richiesta dai riceventi). Prima era solo la religione, adesso si e’ aggiunto pure il politically correct! Ma per la miseria, lasciamoli un poco in pace i ragazzini. Insegnamo principalmente UNA cosa fondamentale: il rispetto per tutti, indistintamente. Il resto e’ corollario. Cosa quei tutti facciano nel loro letto e’ esclusivamente affare loro e non c’e’ alcun bisogno di sbandierarlo.
o mamma mia bella!
ma chi parla di sbandierare, inculcare, ostentare, imporre e quant’altro??
In buona sostanza, il progetto e’ solo quello di dire ai marmocchi in eta’ scolare che esistono organi e pulsioni (loro lo sanno o sapranno benissimo, ma apprenderlo e’ un’altra cosa. Cosa diceva Pino a proposito di linguaggio e pensiero? aiuto!!), che non bisogna danneggiare gli altri nel gioco, che occorrono precauzioni per gravidanza e malattie, e che ci sono (anche!) uomini che giocano con uomini, e donne che giocano con donne. Uf….che fatica.
Pensate che fino a pochi anni fa c’era qui in GB (in GB!) il divieto di fare qualunque riferimento ai ‘diversi’ nelle scuole. Il risultato era, tra l’altro, che i ‘diversi’ potevano essere malmenati ed insultati senza che gli insegnanti potessero (o volessero…) muovere un dito
Peter
E non si puo’ rispettare senza conoscere…
@ Peter
A volte, pero’, capita che piu’ si conosce qualcuno e meno lo si rispetta. Allora come la mettiamo? Non sarebbe piu’ semplice applicare il principio del rispettare gli altri – punto – anche se non si conoscono o non si ha alcuna idea di chi o come siano?
E poi vorrei specificare: per rispetto intendo solo il non offendere, il non prevaricare, il non nuocere e il non discriminare. Infatti, il rispetto in senso lato e’ un bene prezioso che ognuno si dovrebbe guadagnare e cercare di conservare, non un dovere o un obbligo.
Non esistono categorie di nessun tipo alle quali il rispetto morale sia “dovuto” tout court. Io ai bambini direi (e in alcuni casi l’ho fatto) che a volte non e’ per niente un obbligo rispettare (moralmente) una certa persona o autorita’ se si ritiene che quel rispetto non lo meriti. In ogni cosa ci vuole il giusto mezzo, il discernimento ed e’ questo, semmai, che bisognerebbe insegnare meglio, nelle scuole come in famiglia.
che non bisogna danneggiare gli altri nel gioco, che occorrono precauzioni per gravidanza e malattie, e che ci sono (anche!) uomini che giocano con uomini, e donne che giocano con donne.
@ Peter
Un momento, qui c’e’ un po’ di confusione. Che c’entra il non danneggiare gli altri nel gioco e i maschi che “giocano” con altri maschi (giocano?!). Ma dai! E allora perche’ non raccontargli anche che ci sono maschi che “giocano” coi bambini e persone che “giocano” ad ammazzare donne in serie? Almeno, servirebbe a renderli piu’ guardinghi verso eventuali pedofili e maniaci.
Io credo che ogni cosa debba arrivare a suo tempo. I bambini e le bambine, fino a circa 9-10 anni, almeno da come lo ricordo io, non hanno grande interesse per il sesso, allora perche’ affibbiarglielo fin dalle elementari, specie con tutte queste complicanze dei “giochi” tra maschi e maschi o femmine e femmine? A volte sembra quasi che si voglia creare morbosita’ fin dall’infanzia. Perche’ mai? perche’ deprivare i bambini della loro naturale innocenza? Ce n’e’ gia’ cosi poca al mondo, ormai.
CAGLIARI, MUOIONO 3 OPERAI
raffineria Saras
L’incidente nell’impianto di Sarroch, uno dei più grandi d’Europa, di proprietà della famiglia Moratti. Lavoravano alla pulizia di un serbatoio di desolforazione. Avevano 26, 27 e 52 anni. Uno era padre di tre figli. Erano dipendenti di una ditta di manutenzione.
Le morti sul lavoro continuano, una delle poche cose che in questo paese non mancano mai.
x Peter
In GB fino a ieri c’erano legali punizioni corporali, forse ci sono ancora!
E a un bambino dovremmo spiegare condom, orifizi, tutti “giusti” per carità, non c’è nessuna differenza d’uso ed abuso!
Forse la GB risolverebbe il problema delle giovanissime ragazze madri, le quali, ritengo, più che di informazione sessuale, avrebbero bisogno di un padre, una madre amorevoli, rispettabili e rispettati, così imparerebbero nella pratica anche il rispetto di sè, del proprio corpo e, di conseguenza, di quello degli altri.
Quanti istruttori e quanto poco amore. Un vero libero squallore!
Sylvi
x Peter
“non saprei l’eta’, e non vorrei che ci perdessimo nei dettagli.
Mi pare che in Olanda siano molto piu’ avanti che altrove, anche nelle scuole.
E poi, bella chiara: mi vuoi dire cosa sono le aberrazioni, esattamente?”
Peter
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L’eta’ l’ho ripetutamente scritta, dai 5 anni in su.
Quando leggo:
Schools Teach Elementary Kids about Homosexuality, Bisexuality and Other Sexual Orientations.
Dimmi tu quali sono le “Other Sexual Orientations”.
Come classificheresti Bisexuality?
Poi esiste anche un estrema confusione, hanno sospeso una bambina di 6 anni per aver abbracciato una compagno di scuola dopo una vacanza.
Hanno sospeso un bambino per aver detto da dove vengono i bambini.
Hanno dichiarato le bamboline BARBIE troppo esplicite perche’ hanno il seno….
TTYL, Anita
xVox
dico gioco per non usare un linguaggio troppo esplicito.
Guardi pero’ che i ragazzi e ragazze di quell’eta’, pur non avendo interesse a passare all’atto, hanno comunque fantasie, ed un senso di identita’ relazionale gia’ definito, di cui sarebbe bene che prendessero coscienza . Quale che esso sia! e’ bene avere chiaro, e questo vale anche per Anita e Sylvi, che la scuola non crea nulla attraverso l’informazione, ne’ tantomeno distrugge l’innocenza di nessuno! (che linguaggio ottocentesco, pero’, mi consenta. E senza offesa). Invece l’ignoranza, la repressione e il continuo ‘spazzare sotto il tappeto’ creano dei gravi danni.
Sono sicuro che Lei conosce il comma 28 (per ora cancellato) che esisteva da queste parti, e tutti i danni che ha provocato ad intere generazioni di studenti.
Il resto e’ politica
un saluto
Peter
Per cambiare argomento.
Venerdi’ scorso alla chiusura del Stock Market, Bloomberg prevedeva doom and gloom.
Oggi, dopo 3 giorni di chiusura leggo:
Consumer Confidence in U.S. Increases to the Highest Level Since September
Stocks in U.S. Climb as Confidence Gain Boosts Consumer, Technology Shares….
Cosa mai e’ successo o cambiato in 3 giorni?
Mah…….
Anita
@ Peter
Non vedo cosa ci sia di ottocentesco nel concetto di innocenza. Ne’ vedo perche’ bisogna per forza invadere la mente dei bambini con cose che difficilmente capirebbero. Le “fantasie” infantili non hanno nulla di quelle adulte e hanno bisogno di svilupparsi gradualmente, individualmente, senza forzature. Cosi’ almeno la vedo io. Non vorrei che dietro tutto questa solerzia ci sia piu’ la preoccupazione dei gay (adulti) di rendersi accettabili, piuttosto che una genuina preoccupazione per il benessere psicologico dei bambini, sui quali tutti tendono a proiettare molto piu’ di quanto i bambini stessi abbiano bisogno o desiderio di ricevere. I danni si possono fare sia in un modo che nell’altro, e’ una campo troppo soggettivo e nessun insegnante potra’ mai conoscere gli sviluppi dei suoi insegnamenti, perche’ avverrebbero troppi anni piu’ tardi.
A me sembra che sia piu’ giusto dare una spiegazione semplice e accessibile solo nel caso in cui il bambino stesso venga a chiederla o esprima una curiosita’ in tal senso.
Cosa mai e’ successo o cambiato in 3 giorni?
@ Anita
Nulla, penso. Solo la propaganda.
X VOX 186
Effetti del totale disinteresse alla prevenzione ed alla sicurezza da parte di questo gover nò
Dall’inizio dell’anno ad ora, per lavoro, ci sono: 419 morti, 419476 infortuni e 10486 invalidi.
SI DOVREBBERO SOLO VERGOGNARE!
Ma essendo privi di coscienza….
L.
caro Peter,
non so esattamente a quale categoria medica lei appartenga; sicuramente non è un pediatra, nè uno psicologo dell’età evolutiva, nè un neuro-psichiatra infantile.
Di questo lei non ci capisce niente, mi consenta!
Sylvi
x Vox,
hai domandato a quel signore quanto si porta a casa a fine mese, …alla faccia dei poveri?
Lasciamo stare l’africa,…l’africa non e’ quella dei bei tramonti e
dei safari,…l’africa e’ “miseria nera” tale da far dire ad capo africano di un paese ricco come la Nigeria:”stavamo meglio 40 anni fa”,sotto i bianchi.
Il mondo e’ una porcata unica,…la banca mondiale che da soldi a paesi in via di sviluppo in africa al 13%,..come i treconti bonds.
Mentre io costruivo lo stabilimento fiat per il montaggio dei trattori nel Congo Zaire,1970,Mobuto in un discorso al suo partito unico,diceva:…i bianchi ci portano via le ns ricchezze,…e lui,in accordo con l’unionminieres,diventava l’uomo piu’ ricco del mondo per quei tempi.
I coloni bianchi avevano una certa forza di equilibrio tra loro,…creavano ricchezza attraverso il lavoro e quando il pazzo mugabe ha cacciato i coloni dalla ex rodesia e’ arrivata la iseria piu’ nera.
E’ il lavoro che crea ricchezza e non la finanza creativa.
Anche loro si evolveranno,…se ci sara’ una collaborazione disinteressata tra i popoli,…forse i cinesi faranno qualche cosa dato che hanno bisogno di materie prime,petrolio soprattutto, ed
in cambio daranno tecnologia di terza scelta.
Comunque,per tornare alla moneta unica,io sono del parere che le monete devono essere diverse e diversificate,divise per zone geografiche:
il dollaro in america,
l’euro in europa-medio oriente
Lo iuan,o rupia in oriente insieme al giapponese yen.
La moneta serve a comperare un prodotto,dopo che lo stesso prodotto e’ stato creato.
Ciao,Ber
xSylvi
confidenza per confidenza, di quelle cose non capisce un fico secco Lei. Almeno questa e’ la mia impressione.
Si goda i fichi gonfiati dalla bora, il cielo terso e limpido, e si ripassi anche oggi il catechismo della chiesa cattolica che e’ ora, credo…(magari lo accompagni col te’ delle 5, ma faccia penitenza dopo, mi raccomando).
bye bye
Peter
@ Ber
Credo che l’amico della FAO non si lasci trattare da povero, questo e’ certo. E le sue contraddizioni (turbe, come le chiama lui) sono state tema di discussioni per anni. A ognuno le sue (turbe).
L’Africa e’ un continente complicatissimo, pieno di contraddizioni e con quasi tutti i paesi vergognosamente trascinati nei debiti dai banchieri (specialmente americani). Il debito si e’ creato laddove venivano offerti “aiuti”, investimenti eccetera in cambio di sfruttamento di giacimenti e determinate politiche (=porte spalancate per le multinazionali). Quindi io non assolverei affatto l’uomo bianco, riversando la colpa sui solo africani. Li abbiamo depredati e corrotti per secoli e ora che ci aspettiamo?
Penso anche io che la moneta unica non risolvera’ i problemi economici del mondo e non ci salvera’ da crisi riccorrenti, perche’ tutto questo e’ insito nel sistema finanziario capitalistico stesso. Probabilmente, come l’Euro ha dimezzato di fatto gli stipendi degli italiani, cosi’ anche la moneta unica potrebbe creare molta piu’ poverta’ di quanta ce ne sia adesso. Dico potrebbe, non lo so, non ho molta conoscenza dell’alta finanza. Ma di certo toglierebbe dalle mani delle nazioni e dei loro popoli quel poco controllo sulla propria vita che gli e’ rimasto. tuttavia, come ho scritto ieri sera, la globalizzazione dell’attuale sistema potrebbe condurre in definitiva anche al suo opposto. Ma e’ molto probabile che io e lei questo non lo sapremo mai. Possiamo solo speculare.
x Peter
Ti comunico che la mia battuta di testa si e’ risolta in bene.
Ci sono voluti i dovuti giorni di ricupero.
Oggi fa freddino e non piove, inizierò’ un po’ di giardinaggio.
Per fortuna i miei nuovi gerani erano ancora al coperto, altrimenti sarebbero marciti con tutta questa pioggia.
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Obama ha nominato federal appeals court judge Sonia Sotomayor to fill Supreme Court seat vacated by Justice David Souter.
Credo che sara’ approvata, ma non senza controversie.
Anita
xAnita
mi fa piacere che si sia risolto bene. But if you were knocked out, you should be examined…
Non sono ne’ ho mai preteso di essere un educatore (salvo contesti molto particolari, e con studenti adulti) ma il progetto di educare meglio i giovanissimi in materia sessuale non e’ certo fatto da me et simili, ma da persone di competenza specifica, o no?
Francamente non vedo perche’ tu, Sylvi ed altri vi accaniate per svilirlo e demonizzarlo sul nascere.
Ho visto fare lezione a bambini delle elementari qui in UK. Seduti a terra intorno al teacher, niente formalita’ ed irregimentazione. Il teacher fa domande interattive, cui tutti possono rispondere, senza troppa competizione ed antagonismo. Spesso i bambini gridano ed interrompono. Non c’e’ nessun ruolo impositorio da parte del maestro. Immagino che le lezioni di altro genere si svolgerebbero allo stesso modo, no?
Del resto, anche corsi per adulti, in qualunque disciplina, anche molto specialistica, si svolgono esattamente allo stesso modo! Il metodo e’ sempre quello! Il course facilitator fa domande rivolte a tutti, e tutti cercano di partecipare per quanto e come vogliono. niente forzature. Un corso non e’ mai un esame, o una lezione ex-cathedra (che qui non si usano da un secolo o giu’ di li’). Sono sicuro che in US e’ uguale, quindi perche’ tanta apprensione?
ciao, Peter
Caro Peter,
riprendo il suo messaggio 116 a cui è già stata data risposta con il 149 di Vox.
Anche nelle più cupe dittature c’è sempre un’opinione pubblica da tener presente e quindi che il regime iraniano debba render conto solo a Dio rimane, allo stato attuale, un’illazione non verificata.
Anche perché tutto quel che sempre più sappiamo sulle manipolazioni dell’opinione pubblica (a cominciare dalle famose armi che non c’erano ma che hanno dato il destro all’Usaegetta di prendersi il petrolio irakeno come se fosse loro) non fanno molto ben sperare sullo stato della democrazia nei paesi occidentali. Faccio fatica a capire che noi qui siamo democratici mentre invece in Iran non lo sono. E non è neppur detto che la Corea del Nord sia uno stato meno democratico dell’Usaegetta di quello scemo di Giorgetto e dei suoi fieri mascalzoni.
Che non si sappia da chi la Corea del Nord debba difendersi è invece una barzelletta. Nella Corea del Sud stazionano circa 50.000 soldato usaegetta dotati di armi di ogni genere compreso le armi nucleari. Vorrebbe spiegarmi che cosa sono le armi usaegetta schierate ai confini della Corea del Nord? Regali di Natale?
Personalmente rimango del parere che l’equilibrio del terrore sia la forma migliore di equilibrio tra le potenze e trovo che una generale diffusione di armi atomiche sarebbe decisamente migliore dell’attuale monopolio usaegetta, che rimangono l’unica potenza planetaria, con le conseguenze che abbiamo visto nella politica internazionale di questi ultimi vent’anni.
Un saluto U.