ISRAELE E IRAN: DUE MINE VAGANTI SULLA STRADA DI OBAMA IN MEDIO ORIENTE
Il mio amico Benito Li Vigni, ex collaboratore di Enrico Mattei e uno dei massimi esperti mondiali di petrolio, sta correggendo le bozze del suo libro “I predatori dell’oro nero”, del quale ho proposto la pubblicazione a Baldini-Castoldi-Dalai. Il libro uscirà a giugno e racconterà tutti i misfatti compiuti per accaparrarci il petrolio in tutto il mondo, comprese le truffe che portano a un prezzo spesso fuori controllo e fuori dalla realtà dei costi effettivi. Li Vigni è stato testimone anche della disponibilità dell’iraniano Katami di fornire petrolio a Israele pur di favorire la costruzione in territorio palestinese di due impianti per produrre fertilkizzanti che avrebbero dato un ottimo lavoro ad almeno 7 mila palestinesi e della volontà dell’israeliano Sharon di impedire, come in effetti è avvenuto, la costruzione di tali impianti così come qualunque possibilità di decollo economico palestinese. Data la sua vasta esperienza, ho chiesto a Li Vigni di dire la sua su quelli che ritiene i problemi cruciali del Medio Oriente. Ed ecco ciò che ha scritto per noi:
ISRAELE E IRAN: DUE MINE VAGANTI SULLA STRADA DI OBAMA IN MEDIO ORIENTE
di Benito Li Vigni
Nei giorni immediatamente successivi all’11 settembre Israele mise in atto una sorta di contingente scellerata vendetta massacrando molti palestinesi nella più totale impunità e con la tacita approvazione della Casa Bianca. L’Organizzazione delle Nazioni Unite non poté far nulla per fermare o circoscrivere la dura e «preventiva» repressione israeliana che porterà un sondaggio d’opinione europeo – comunque privo d’intenti antisemiti – ad accusare lo Stato ebraico di travalicare, con la sua aggressività, i limiti di una pur legittima lotta al terrorismo, così da rappresentare anch’esso una minaccia per la pace in quella martoriata parte del mondo. Il giornalista Paolo Barnard, autore di documentatissime inchieste sul terrorismo dei paesi che dicono di combatterlo, scrisse a proposito di Israele: «Eppure, rimane il fatto che in Occidente si fatica ad ammettere che Israele abbia praticato e pratica il terrorismo. Taluni rigettano questa nozione radicalmente, anche se la storia la dimostra in maniera incontrovertibile… Questo è potuto accadere perché l’Occidente ha intenzionalmente alterato la “narrativa” del conflitto israelo-palestinese, per tutelare i propri interessi nell’area. Lo dimostra lo stesso linguaggio mediatico internazionale: da anni, in televisione o sulle prime pagine dei giornali, gli attacchi palestinesi contro i civili israeliani sono sempre definiti (a ragione) “terroristici”, ma quelli altrettanti terrorizzanti delle Forze di difesa israeliane contro i civili palestinesi sono sovente chiamati “di autodifesa”; le azioni dei kamikaze di Hamas sono “massacri”, mentre le centinaia di omicidi extragiudiziali commessi dai servizi segreti israeliani vengono definiti “esecuzioni capitali mirate”, e così all’infinito. Tutto ciò ci ha lentamente resi incapaci di riconoscere l’esistenza del terrorismo di matrice israeliana, assieme alle atrocità che causa e che ha causato».
I massacri contro la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza da parte israeliana e messi in atto con estrema crudeltà nel gennaio 2009, alla vigilia dell’insediamento del nuovo presidente Usa Barack Obama, ha rappresentato un perentorio avviso, da parte delle lobby ebraiche alla nuova presidenza americana per un nuovo assetto geopolitico mediorientale in funzione israeliana e contro la “minaccia” iraniana. E’ logico il sospetto che Israele non avrebbe mai catturato Hamas poiché la sua «icona criminale» è servita per bombardare e uccidere popolazioni innocenti nel segno di quel «terrorismo di Stato» che di fatto mira ad evitare la nascita di una Palestina fortemente appoggiata dalla Repubblica islamica iraniana e dagli sciiti iracheni che, con la partenza delle truppe statunitensi, potrebbero guadagnare potere. Circa poi i massacri di Gaza, per quanto ogni nazione sappia – se ne ha i mezzi e la volontà – come proteggersi da terroristi della sorta di Hamas, la guerra non è un’opzione praticabile. Le guerre si fanno contro le nazioni, non contro bande, di terroristi. Gli si mette una taglia sulla testa e gli si dà la caccia. In anni recenti, l’Italia ha fatto la stessa cosa con la mafia siciliana, e a nessuno è ancora venuto in mente di bombardare Palermo.
Ma c’è il sospetto che la Striscia di Gaza, confinante con l’Egitto e soprattutto coi campi di petrolio e di gas della penisola del Sinai, possa contenere riserve di queste preziose fonti energetiche. Sul piano industriale e commerciale Israele non ha mai voluto che i palestinesi potessero attuare iniziative volte a creare una loro classe dirigente e imprenditoriale che riscattasse quelle popolazioni. Agli inizi degli anni ’90 l’Agip-Petroli – società del gruppo Eni – pensò di perfezionare un accordo tra Italia-Israele-Regione Autonoma palestinese, per la costituzione di una società a quote paritetiche che realizzasse sul territorio palestinese industrie energetiche. A tale scopo si avviarono trattative con la società petrolifera di Stato israeliana Derkoil e con i leader politici palestinesi e si pervenne ad una interessante ipotesi di accordo a cui mancava solo la ratifica del governo israeliano. Ma l’avvento del falco Sharon alla guida di Israele vanificò ogni cosa. Da lì a poco esplose il terrorismo, soprattutto quello israeliano.
* * * *
In Iran, gli italiani dell’Eni nel 1999, hanno firmato vari contratti col governo della Repubblica islamica per lo sfruttamento di importanti giacimenti petroliferi. L’Eni, in particolare, ha concluso, per la concessione dei giacimenti di Southpars, Darquin e Douroud, un accordo tipo By Back in base al quale la compagnia dichiara quanto intende investire (se investe di più lo fa a proprio rischio), usufruendo, a produzione avviata, di una parte per coprire i costi dichiarati più un guadagno inizialmente pattuito. Il sistema, contrariamente al production sharing agreement iracheno, consente alla compagnia estera di considerare propria riserva una piccola quota della produzione, cioè i barili che essa riserverà in pagamento dell’investimento e del profitto. Venuti a conoscenza della trattativa, gli Usa protestarono invocando il rispetto dell’«Iran-Libian Sanction Act» (I.L.S.A.). Madeleine Albright, allora ministro degli Esteri Usa, fece pressioni sulla Farnesina, ma l’accordo venne firmato ugualmente. D’altra parte gli Usa sostenevano che l’Eni aveva violato l’I.L.S.A. anche per l’accordo stipulato con la Libia per un grande progetto sul gas, nell’ambito del quale, si è realizzato il metanodotto sottomarino che, partendo dalla costa libica, approda a Gela, in Sicilia, passando ad ovest di Malta, per poi collegarsi a Enna con il metanodotto algerino. Le sanzioni alla Libia vennero imposte dall’Onu e dagli stati Uniti per la vicenda del Boeing 747 della Pan Am esploso sopra la Scozia nel 1988. Ma quando Tripoli ha risarcito le famiglie delle vittime, le compagnie petrolifere americane hanno chiesto con insistenza la cancellazione delle sanzioni, onde ritornare a sfruttare il petrolio libico.
La politica imperialistica degli Usa condotta in Iran, insieme allo storico alleato britannico nel segno del controllo delle risorse petrolifere e delle economie delle nazioni, con il rovesciamento del governo Mossadeq, un governo democraticamente eletto con il colpo di stato “sapientemente” orchestrato dalla Cia e con la imposizione di un regime sottoposto alle oligarchie finanziarie di Usa e Gran Bretagna sostenute dalla Banca Mondiale e dal Fondo monetario internazionale avrà, alla fine degli anni settanta, un esito drammatico con l’avvento dell’ayatollah Khomeini. Durante gli anni settanta gli americani erano convinti che l’Iran rappresentasse il loro più solido baluardo in Medio Oriente. Ma la società iraniana, alla fine del 1978, era precipitata nel caos, con lo scoppio di una vera e propria rivoluzione nata da proteste e scioperi di massa. Da un contesto di diffuso malcontento generato da una situazione economica disastrosa, nonostante i cospicui introiti petroliferi, emersero gravi lacerazioni interne. I fondamentalisti islamici infatti denunciarono il regime autocratico dello scià e attribuirono all’influenza americana la colpa dei suoi tentativi d’imporre riforme occidentali, estranee alla cultura del paese. Nella situazione esplosiva di quei giorni un prestigioso leader religioso, l’ayatollah Khomeini appunto, bollò gli Stati Uniti come il «grande satana» e incoraggiò i militari iraniani a disertare e a unirsi al popolo che chiedeva il suo ritorno dall’esilio. Perduto il controllo del paese, lo scià preferì fuggire. Era il 16 gennaio del 1979. Due settimane dopo, tre milioni di persone affollarono le strade di Teheran per acclamare Khomeini ritornato in patria dopo quindici anni di esilio. L’instaurazione di una repubblica islamica sotto la rigida guida di Khomeini, fu un duro colpo per la politica americana; la rivoluzione iraniana ebbe un carattere apertamente antiamericano, antioccidentale e rappresentò una evidente minaccia all’influenza occidentale in tutto il Medio Oriente.
L’inaspettata vittoria del sindaco di Teheran, l’arcifondamentalista Mahmud Ahmadinejad, ha portato a una situazione di stallo, apparentemente irrisolvibile, la trattativa nucleare con il cosiddetto trio europeo di Francia, Germania e Gran Bretagna più l’alto commissario dell’Unione europea Javier Solana, iniziata nell’ottobre 2003 con l’accordo di Teheran, e successivamente riproposta nel novembre 2004 con l’accordo di Parigi. Una nuova trattativa era stata interrotta nell’agosto 2005 per la decisione di Teheran di riprendere la conversione dell’uranio sfidando le pressioni internazionali. L’Iran, come firmatario del Trattato di non proliferazione (Tnp), rivendica il diritto a produrre autonomamente uranio arricchito per le proprie future centrali nucleari secondo una tecnologia dual use che può essere utilizzata per un programma nucleare militare clandestino. Una ipotesi questa fortemente avversata dalla comunità internazionale, in quanto preoccupata che la scarsa trasparenza del programma nucleare civile iraniano possa nascondere un piano clandestino mirante alla costruzione di ordigni nucleari. Alla luce delle inaccettabili dichiarazioni (ottobre 2005) con cui Ahmadinejad ha esortato a «cancellare Israele dalle carte geografiche», la situazione politica interna iraniana ha mostrato le sue profonde contraddizioni. Quelle frasi, in contrasto con la politica della Repubblica islamica perseguita in un recente passato da Hashemi Rafsanjani, miravano di fatto a rafforzare i sostenitori di una linea dura che non corrispondeva ad una maggioranza del paese.
Non bisogna dimenticare che le enormi risorse energetiche di cui l’Iran dispone possono diventare uno strumento di pressione geopolitica nei confronti dell’Occidente e del resto del mondo. Agli inizi del 2005 all’Iran venne tuttavia chiesto di smantellare tutte le strutture legate al ciclo dell’arricchimento dell’uranio e di accettare la definitiva rinuncia di quelle attività in cambio di concessioni economiche, tecnologiche e politiche. Grazie anche alla posizione strategica occupata nello scacchiere mediorientale ed asiatico e alle sue enormi opportunità geopolitiche, l’Iran chiamato a rispondere alle grandi sfide poste dai nuovi scenari globali potrebbe essere tentato di cogliere tutte le opportunità negoziali usando il «petrolio come arma». Sull’Iran, l’intellettuale americano Alan Wolfe, in prima fila contro i «neocon», si è così espresso nel corso di un’intervista: «In Iran c’è stato, e probabilmente c’è ancora, un movimento molto importante in favore della democrazia. Ma noi non lo abbiamo appoggiato. E quando ce ne accorgeremo sarà troppo tardi, sarà tutto preda del fondamentalismo. Invece di lasciare l’Iran arrivare ad affermare che Israele deve essere cancellato dalle carte geografiche, avremmo dovuto, prima di tutto, sistemare la situazione in Medio Oriente».
Il nuovo Presidente Usa Barack Obama, dichiarandosi pronto a dialogare con l’Iran ha dimostrato che la pace in Medio Oriente è strettamente legata alla soluzione di tutti i contenziosi esistenti con la Repubblica islamica, primo fra tutti quello nucleare. Anche per l’Iraq, dove gli equilibri tra Sunniti, Curdi e Sciiti sono ancora da consolidare politicamente e, soprattutto nella gestione delle enormi riserve energetiche, il coinvolgimento dell’Iran sciita risulterà indispensabile. L’eventuale nomina del moderato Katami, a premier alle prossime elezioni iraniane, darebbe di certo una svolta immediatamente positiva ai rapporti con l’Occidente e forse con Israele se Barack Obama convincerà il governo israeliano che la pace, nell’esplosiva regione mediorientale, è l’unica alternativa possibile.
BERLUSCONI E IL CESSO (VIDEO)
Su Internet il video di Berlusconi che dice ai ministri del G20: «Stavano al cesso»
G-20 Londra[…]C’è il ministro Tremonti che sta spiegando la dinamica del vertice e ironizza sul lavoro portato avanti dai responsabili economici.
A quel punto interviene Berlusconi che gli siede accanto e dice: «I ministri in compenso stavano al cesso…». Ricapitoliamo e inquadriamo la situazione: conferenza stampa ufficiale a Londra del vertice tra i 20 paesi più industrializzati del mondo, chiamati a elaborare strategie per uscire da una crisi che sta avendo conseguenti pesantissime su tanti cittadini. Giornalisti, italiani e stranieri, radunati per avere informazioni sulle decisioni dello Stato italiano sulla crisi economica, ma Berlusconi ha voglia di scherzare e si lascia andare alla scurrile espressione.
Ma non è finita. Osservando una giornalista Rai prendere nota dell’ennesimo scivolone il primo ministro italiano passa direttamente alle minacce e dice, anzi intima: «Che scrivi tu. Non scrivere. Cosa scrivi. Guarda che ci sono le riunioni a casa mia per la Rai. Eh, stai attenta! Ripeto, stai attenta», conclude Berlusconi additando la giornalista.
Qualcuno ride, come purtroppo succede spesso alle “battute” del capo di governo, ma la sua minaccia va a buon fine.
La Rai non ne ha più parlato.
VIDEO
http://video.unita.it/?video=902
Cia, waterboarding per 266 volte
su 2 sospetti terroristi!
La tortura ai tempi di Bush.
Uno dei memorandum pubblicati dall’amministrazione Obama rivela che il ricorso alle tecniche speciali di interrogatorio è stato molto più frequente di quanto si è tentato di far credere.
[Ma secondo alcuni il waterboarding non e’ tortura… Ma riuscirebbero a resistere a una sola applicazione, let alone 266?]
caro Peter,
vedo dalle parti delle scogliere di Dover un fil di fumo.
Non sarà la sua coda di paglia che brucia?
Ha però ragione quando parla di donne in Russia colte e nelle professioni.
E le altre fanno le giardiniere o le spalatrici di neve in inverno, perchè fanno tutto loro…come dicevo sopra.
E’ entro le mura del Cremlino che scompaiono, dove c’è il Potere solo maschietti, more solito! (uno solo!)
I russi non ho ben capito che cosa sono, perchè quelli con i quali ho parlato vorrebbero essere ancora comunisti ma..;
i giovani sono come tutti gli occidentali.
Probabilmente, e parlo seriamente, vorrebbero ricostruire basi nuove ma sulle fondamenta ancora non franate.
E’ un popolo che mi piace, vorrei avesse successo, ma ribadisco, sono le donne il motore!
Sono anche molto femminili; mio marito e il suo amico…lì a sbavare vedendole passare con quell’incedere disinvolto e spigliato…e tutte di “coscia lunga” come dicevano gli sporcaccioni!!
Mai stato a San Pietroburgo??!!!!!!!!!!????
mandi Sylvi
carissimo Vox
la ritengo un “vermiglio” gentiluomo!!!
mandi Sylvi
x Silvy
Non conosco San Pietroburgo, ma la mia cara amica e vicina di casa e’ russa, e’ di San Pietroburgo dove il padre era un medico protetto dal regime.
Ha lasciata la Russia perche’ essendo ebrea era discriminata, fu accettata temporaneamente in Italia, ma anche l’Italia le diede solo un “visa” per due anni, cosi’ si imbarco’ per gli US dove tanto lei che il figlio diventarono cittadini.
Parla sempre in russo cosi’ dopo 15 anni negli US il suo inglese e’ molto scarso…nonostante ha fatto un ottima carriera.
Le foto sono davvero eccezionali, mando solo cose che possono essere d’interesse o almeno che io considero interessanti.
Ciao, Anita
xSylvi
ma guarda un po’, lei vede un fil di fumo da li’. Beh, non sarebbe la prima volta che vede molto male.
Vede signora, il fatto di essere raramente d’accordo con lei (o con altre bloggers se capita) non mi rende ne’ maschilista ne’ misogino. Non sono mai galante, questo e’ vero. Ma galanteria e rispetto del gentil sesso non sono la stessa cosa, in my book
saluti
Peter
e niente punti esclamativi, de pietade
x Sylvi (245)
“Fascisti o comunisti, quando si tratta di donne, sono tutti fratelli!”
Dovrei ritenermi offeso, mortalmente offeso, per l’accostamento, anche se devo ammettere che anche tra i sedicenti comunisti una buona percentuale ha verso l’altro sesso atteggiamenti non molto disimili da quelli della destra, un qualche diastinguo sarebbe assai gradito.
Comunque scambiare degli ubriaconi russi, ex sovietici, forse bolscevichi, magari stalinisti, per COMUNISTI è cosa un po stiracchiata, sarebbe come mettere nello stesso mazzo don Milani ed i preti pedofili per il semplice fatto che l’uno e gli altri portano la tonaca.
Antonio - – – antonio.zaimbri@tiscali.it
E’ città molto elegante, con bellissime ragazze chic che farebbero la gioia di Marco!
E’ città anche colta, ricca di teatri, librerie e bellissimi negozi.
Ci sono stata quattro giorni; ma mi ha colpito che i suoi bellissimi giardini e le sue belle strade sono curati e puliti soltanto da donne; gli uomini al bar a bere wodka e caffè, a giocare a scacchi e a leggere la Pravda!
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A parte il leggere la Pravda, tutto il resto a S. Pietroburgo è esattamente quel che io considero il Paradiso.
Giocare a scacchi, bere Vodka e caffè stravaccati al bar, circondati da belle donne che fanno tutto loro…e chi si muoverebbe più?
LUISA MORGANTINI su DELARA DARABI
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Che mi risulti, le porcate contro le donne, nei paesi islamici sono all’ordine del giorno.
Ho una pessima opinione di quella gente, se gente si può chiamare.
Indignarsi per un singolo caso non porta a niente, anche perchè di solito quelli se ne fregano della nostra indignazione. Sarebbe necessaria un’azione di sostegno alle donne molto forte, ma da loro ci viene il petrolio, quindi preferiamo far finta di fare qualcosa, indignandoci per il singolo caso. Troppo poco. Pura ipocrisia.
caro Vox, siamo sempre lì: non si ha una visione d’insieme, non si ha la capacità di pensare in grande.
Sempre i soliti singoli episodi di malcostume, di malgoverno, che vengono indicati ai lettori come se quelli fossero i veri problemi. Nel sito IDV di notizie del genere ce ne sono ogni giorno. Guardare per credere.
Finchè non verrà fuori gente capace di avere una visione d’insieme proiettata in un futuro molto prossimo e non in attesa del sol dell’avvenir o del regno dei cieli, staremo sempre a parlare delle stesse cose, degli stessi avvenimenti, ad indignarci e a cercare soluzioni per le piccolezze momentanee, che non spostano di una virgola il problema nel suo insieme.
Non è di questo che abbiamo bisogno.
caro AZ,
se leggi attentamente ti accorgerai che la mia simpatia per il popolo russo,- non ho detto che tutti gli uomini sono ubriaconi-, non dipende soltanto dalla loro cultura e dai grandi uomini che l’hanno illuminata.
70anni di comunismo non hanno lasciato solo macerie, tutt’altro.
E’ rimasto il seme dell’uguaglianza, della giustizia sociale, soprattutto il desiderio di libertà ma in questo contesto.
Due domeniche fa, a Torino, ho incontrato la nostra amica guida,moscovita laureata in economia, che era in Italia per lavoro.
Ci ha parlato a lungo di storia e di attualità, in Russia.
Ci ha anche detto, e mi ha colpito, che lo stalinismo è stato il virus pari e conseguente allo zarismo; uguali e apparentemente opposti.
Ci ha raccontato della scuola che anche là è scesa moltissimo di livello e delle difficoltà per vivere normalmente.
Abbiamo passato mezza nottata a chiaccherare per accorgersi delle molte analogie che accomunano i popoli.
Ho pensato, non avertene a male, che i comunisti italiani sono rimasti troppo rigidi nell’ideologia, che, in fondo è ormai vecchia di quasi due secoli.
Non riesco, in questo breve spazio, a spiegare le riflessioni che abbiamo fatto.
Una cosa è certa: non è dalla Politica ufficiale che si capisce un popolo.
Comunque ho preso in mano, per l’ennesima volta, Ignazio Silone, il comunista decomunisticizzato, il socialista illuminato!
So che mi attirerò i vostri fulmini di duri e puri, ma non posso farci niente!
Quanto al maschilismo…sarà anche colpa del Vaticano, ma è una mala pianta che attecchisce bene ovunque.
E’ non toccarmi Don Milani!!!
mandi Sylvi
La prima constatazione è che le tue proposte , tutto sommato fanno parte del programma delle Sx in genere e dei Verdi.
Ma a tutt’oggi non sembrano attrarre granchè gli elettori. (CC)
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Basta pubblicizzarle bene. Anche senza la TV.
Le sinistre purtroppo non hanno la più pallida idea di cosa sia la pubblicità. Commettono errori mediatici a catena, come ho già dimostrato in altri post.
Errori che non commette il cavaliere. Ecco perchè prende voti, nonostante sia quel che sia e proponga quel che propone. Quando le sinistre arriveranno a capirlo, sarà sempre troppo tardi.
A volte ho la strana sensazione che qualcuno vorrebbe ..”i sinistri” al pari degli Indiani delle riserve americane.. pochi , duri e puri..buoni a intrattener turisti..possibilmente anche non ubriachi…gentili, quindi disponibili a narrar le vicende dei pascoli celesti del buon ZIO Manitou… (CC)
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Beh, non è che facciano qualcosa di tanto diverso, ora come ora…
Finchè non verrà fuori gente capace di avere una visione d’insieme proiettata in un futuro molto prossimo
@ MT
In realta’, di persone cosi’, preparate e in gamba, ce ne sono, sia tra gli uomini che tra le donne, giovani e ancora giovani. Il problema e’ che, almeno in alcuni partiti e partitucoli, la “dirigenza” tende a stroncarli, anzicche’ a dargli piu’ spazio e piu’ voce. Perche’? Non saprei rispondere univocamente. Forse a causa della diffusa malattia italiana del protagonismo a tutti i costi? In fondo, stare in politica, anche per molti individui sedicenti di sinistra, piu’ che una missione (come io la vedrei) e’ una forma di lavoro, una professione. E allora forse sorgono sensi di competitivita’. Oppure, perche’ hanno paura di radicalizzarsi, di lasciar emergere personalita’ veramente forti, che sappiano dire certe cose come stanno, e dirle nel modo giusto, con carisma? Veramente non lo so, ma vorrei tanto saperlo. La sensazione, vista dal basso, e’ quella di trovarsi in mezzo alle sabbie mobili (una caratteristica, del resto, che provo nei confronti di tutta l’Italia, per quanto la ami). Tutto il contrario della meritocrazia…
caro CC, una sinistra che si rispetti, diciamo un PD ( che si rispetti, non quello attuale), dovrebbe prendere contatti con dei costruttori, farsi fare dei preventivi sui grandi quantitativi, mettere in modo tutte le sezioni locali del partito e, previa presentazione del prodotto e illustrazione dei vantaggi, prendere le ordinazioni, senza specularci una lira ( questo è l’unico punto che incontrerebbe serie difficoltà). Dopodicchè potrebbe velocemente formare i tecnici necessari alle istallazioni e alla manutenzione, e bypassare in questa maniera il governo centrale, ferma restando una forte campagna pubblicitaria per strombazzare l’iniziativa e per richiedere agevolazioni statali.
Ad una richiesta di massa, poichè davanti ad un risparmio di energia e di soldi tutti i cittadini farebbero fronte comune (davanti ai soldi non esistono nè destre nè sinistre nè centro, quando si tratta di risparmiarli), le destre dovrebbero adeguarsi e comunque non opporsi. Tutto sta nell’abilità di pubblicizzare il risparmio economico nel lungo termine e di minimizzare i costi iniziali.
Questa sarebbe una mossa che potrebbe innescare un circolo virtuoso. E’ una mossa che deve partire dai vertici, non è il singolo cittadino produttore che può attivarsi, ammenocchè non riesca a fiutare l’affare e abbia la capacità economica di sostenere le spese di avvio nonchè l’abilità di proporre il prodotto nella maniera giusta.
Anche nell’edilizia si possono mettere in moto meccanismi a livello nazionale, che non siano la pura speculazione sui metri cubi.
Si potrebbero incentivare le cooperative d’acquisto in prossimità dei luoghi di produzione ( meno trasporto=meno costi), anche.
Sono meccanismi che hanno bisogno di un primo movens importante, che dovrebbe sorgere dai Verdi o dalle sinistre in genere. Bisogna pensare in termini economici efficaci, non buttar denaro nelle varie iniziative tipo soc… card dalla gestione molto costosa.
Anche la politica del calmieramento (e parziale detassazione) dei fitti gioverebbe infinitamente di più che una soc. card da elemosina.
Spremendosi il cervello, si potrebbero trovare una marea di attività da mettere in moto per generare reddito e compensare gli squilibri. Per spremere il cervello, la condizione indispensabile è di possederlo. Questo è il problema.
ma ribadisco, sono le donne il motore!
… non solo le russe lavorano x mariti e figli… In tutto il mondo povero sono le donne che lavorano come bestie… e gli uomini i macion.. se le grattano e bevono come dei cammelli castrati… ppoi ci sono gli ommini, che hanno ppiu donne in case diverse… si presentano il 15 e il 30… mazzate se non gli da i soldi… e mazzate anche quando glieli da, i soldi… quando glieli da, lui si da, ed è una violenza carnale di un ubbriacone, su sta povera martire, con 3 figli da diversi padri… e la povera donna, domani dovra prendere altri soldi apprestito.. a strozzo x comprare fagioli e riso e pagare debiti vecchi…( che se non li paga, la picchierano, la maltratteranno… eppoi le medicine x i bambini… in queste situazioni è il bambino che non avra le medicine… i figli son gli unici che non bastonano la madre… ma la moglie ssii!!) eee vvia col vento… arripetere… anche se non simpara mai, ad essere poverissimi… non ci si abitua mai alla miseria… !!! donne, figli, parenti… ggente completamente scioccati e decerebrati, oltre che alimentata malissimo… di cchi è la colpa della giungla senza regole in cui vivono degli umani che pensano da animali,di cchi è la colpa.. se non della societa politica capitalista usuraia e guerrafondaia… ???? nella condizione di miseria violenta, chiunque ppuo diventare e pensare da animale…
Faust
Caro Vox, post 264:
vedi che ci siamo?
Dov’è il problema? Nei gerontocrati.
Però il giovane capace e grintoso preferisce star lì a far gavetta, piuttosto che mettere in moto un proprio partito e laavorare per farlo crescere.
Utopia?
Prima Pannella, poi Bossi, sono partiti dal niente.
I radicali si son persi per strada ( la colpa viene data a Pannella) mentre la Lega è un partito che ha voce in capitolo.
E si badi bene, non è che Bossi sia un luminare della scienza o dell’economia…
Cara Silvy,
direi che siamo alle solite.
Io ho detto che se alla sinistra italiana toglie il Pci E l’ala liberal-democratica della borghesia rimane molto poco. Anche in termini numerici per non parlare dei termini culturali (da Gobetti in poi).
Io penso che tutti i giornali d’Italia valgano, come peso propagandistico, al massimo come un solo dei canali nazionali del paese. Poi c’è il Marco, esperto di TV, che dice che le TV non contano niente. Che è esattamente quel che dice il Banana.
Quanto poi alla sua chiusa: io sono notoriamente un fiero antileghista e non condivido per nulla i salotti Però cercar di capire mi sembra un’ottima idea.
Caro Marco,
io ho detto chiaro che l’uscita dalla crisi chiederà almeno una decina d’anni. Chi crede alle soluzioni magiche sei solo tu. U.
potrebbe velocemente formare i tecnici necessari MT
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Caro Marco, hai bevuto? Queste non sono neppure più barzellette e tu sei veramente in un altro mondo U.
caro Faust,
potrei risponderti che la cultura e lo sviluppo economico pongono fine a quello che tu racconti.
Ma non è vero!
E ” la libertà- l’uguaglianza e la fraternità” sono utopia, da tentar sempre di raggiungere ma senza afferrarle mai completamente.
Di mezzo c’è l’impulso di dominio del più forte sul più debole,
in tutte le epoche e in tutte le latitudini.
La differenza con le bestie è che queste si fermano quando sono sazie, l’uomo no!
Tutte le tue società capitaliste e usuraie sono la diretta conseguenza!
Sigh! Sigh!
ariviodisi
Sylvi
caro Uroburo,
>> però cercar di capire mi sembra un’ottima cosa…>>>
Capire i salotti?
Per capire basta vedere chi ci va e quali sono i risultati che seguono.
Mio marito è ad Hannover per una famosa Fiera…capirà più lui della crisi o la Sciura Moratti nei salotti milanesi?
Sa a me piacciono “le sedi deputate”.
Anche con un buon risottino, perchè no? O con una crostata!
Ps :Ho spiegato ad AZ come la penso; ammetto che sono alle solite!!
Sylvi
Cara signora,
non so di cosa stia parlando e la Moratti non fa parte delle mie frequentazioni. U.
Ha lasciata la Russia perche’ essendo ebrea era discriminata
@ Anita
Ha, ha, ha!!!!
Ebrea e discriminata??? In Russia?!?
Questo la sua amica lo puo’ raccontare a lei e a quelli dell’ufficio immigrazione Usa, sotto la voce: motivo per la richiesta della Green Card (o della cittadinanza americana).
Proprio gli ebrei, che in Russia erano e sono tra i meno dis-criminati che si possano immaginare, che sono oggi nove su dieci tra i super-ricchi sfondati e che hanno sempre vissuto normalissimamente in Urss.
Sa quando gli ebrei in Russia erano discriminati? All’epoca dello zar. Ovvero fino al 1917, motivo per cui finanziarono e appoggiarono la Rivoluzione. Dopo la rivoluzione – questo forse pochi lo sanno – fu fatta addirittura una legge, simile a quella oggi vigente in Germania, che puniva severamente l’ antisemitismo.
All’epoca dello zar, anche quando erano ricchi, magari banchieri che prestavano denaro ai granduchi e ai principi, gli ebrei non erano ammessi ne’ a corte, ne’ in societa’, ne’ potevano aspirare a un titolo nobiliare ed erano guardati dall’alto in basso dagli aristocratici. Soprattutto, erano tenuti molto lontano dai quadri di comando. E avere denaro senza potere non piace a nessuno.
In Urss, avrebbe potuto trovare ebrei a dozzine tra ministri, membri di partito, musicisti, scienziati, artisti, attori, professori universitari, medici, insegnanti, scrittori, giornalisti, informatici, matematici, scacchisti, ecc., ma avrebbe avuto serie difficolta’ a trovarne uno a spazzare le strade, o in fabbrica (a meno che non fosse tra i dirigenti). A meno che questa non fosse vista come una forma di discriminazione…
Le racconto una storia indicativa di come si diventa “ebrei perseguitati” in Canada. Tempo fa conobbi una signora russa sui 68 anni, in Italia per motivi professionali, la quale ricopriva la cattedra di Biologia presso la prestigiosa Universita’ di Mosca. Questa signora da giovane aveva sposato un collega, professore universitario russo-ebreo. Avevano quindi avuto una figlia, la quale, dopo i suoi bravi studi universitari a Mosca, un bel giorno ando’ in vacanza in Canada. Stando li’, conobbe un tizio sposato, voleva restare, ma siccome lui non poteva sposarla, scaduto il visto, se ne doveva tornare in Russia.
Allora telefono’ alla madre (il padre, nel frattempo, era morto di malattia) spiegandole che l’unico modo per restare in Canada era quello di dichiararsi “ebrea di famiglia perseguitata in Urss” e chiedendole di mandarle tosto una dichiarazione in tal senso.
La genitrice all’inizio si rifiuto’ di mettere nero su bianco una simile falsita’, ma alla fine ‘o cor’ e’ mammete (tradotto: cuor di mamma) ebbe la meglio. Questa storia l’ho avuta di prima mano dalla signora in questione.
@ Antonio AZ
Con tutto il rispetto e la simpatia che le porto, devo dire che molti russi, specie tra le quelli piu’ anziani o che hanno fatto la guerra, avrebbero trovato oltraggiosa la sua idea che non ci siano stati veri comunisti tra i bolshevichi o tra i sovietici. Io la trovo un’opinione discutibile.
Prima Pannella, poi Bossi, sono partiti dal niente.
@ MT
Uhm… Ho seri dubbi in merito a quest’affermazione, specie per quello che riguarda il Senatur. E comunque, fondare un partito non e’ una passeggiata, ci vogliono i fondi, oltre alla volonta’. E quando i fondi ce li hanno in mano gli industriali, i mafiosi e i furbetti, mi sembra poco probabile che li mettano a disposizione di giovani comunisti desiderosi di fondare un partito, la cui idea base e’ quella di dare una pedata nel basso-fondo ai suddetti sponsor.
per non dimenticare…
Gaza, remember?
By Gideon Levy
Alyan Abu-Aun is lying in his tent, his crutches beside him. He smokes cigarettes and stares into the tiny tent’s empty space. His young son sits on his lap. Ten people are crammed into the tent, about the size of a small room. It has been their home for three months. Nothing remains of their previous home, which the Israel Defense Forces shelled during Operation Cast Lead. They are refugees for a second time; Abu-Aun’s mother still remembers her home in Sumsum, a town that once stood near Ashkelon.
Abu-Aun, 53, was wounded while trying to flee when his home in the Gaza town of Beit Lahia was bombed. He has been on crutches ever since. His wife gave birth during the height of the war, and now the baby is with them in the cold tent. The tent was sent flying during the storm that devoured the Gaza Strip on Wednesday, so the family had to put it back up. They receive water only occasionally in a container, and a tiny tin shack serves as a bathroom for the 100 families in this new refugee camp, ‘Camp Gaza,’ in Beit Lahia’s Al-Atatra neighborhood.
Abu-Aun sounded particularly bitter this past weekend; the Red Cross refused his family a bigger tent. He has also had enough of eating beans.
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For three months, the Abu-Aun family and thousands of others have been living in five tent encampments built after the war. They have not begun clearing away the ruins of their homes, let alone build new ones. Thousands live in the shadow of the ruins of their homes, thousands in tents, thousands crowded together with their relatives, tens of thousands who are newly homeless and whom the world has lost interest in. After the conference of donor countries, which convened to great fanfare in Sharm el-Sheikh a month and a half ago, which included 75 countries and agreed to transfer $1 billion to rebuild Gaza, nothing happened.
Gaza is besieged. There are no building materials. Israel and the world are setting conditions, the Palestinians are incapable of forming a unity government, as is needed, the money and concrete are nowhere to be seen and the Abu-Aun family continues to live in a tent. Even the $900 million promised by the United States is stuck in the cash register. It’s doubtful whether it will ever be taken out. America’s word.
It’s exactly three months since the much-talked-about war, and Gaza is once again forgotten. Israel has never taken an interest in the welfare of its victims. Now the world has forgotten, too. Two weeks with hardly a Qassam rocket has taken Gaza completely off the agenda. If the Gazans don’t hurry up and resume firing, nobody will take an interest in their welfare again. Although not new, this is an especially grievous and saddening message liable to spark the next cycle of violence. And then it will be certain they won’t get aid because they will be shooting.
Somebody must assume responsibility for the fate of the Abu-Aun family and other victims like them. If they had been injured in an earthquake, the world probably would have helped them recover long ago. Even Israel would have quickly dispatched aid convoys from ZAKA, Magen David Adom, even the IDF. But the Abu-Aun family was not injured by a natural disaster, but by hands and flesh and blood, made in Israel, and not for the first time. The response: no compensation, no aid, no rehabilitation. Israel and the world are too preoccupied to rebuild Gaza. They have become speechless. Gaza, remember?
From the ruins of the Abu-Aun family sprouts a new desperation. It will be more bitter than its predecessor. A decent family of eight has been destroyed, physically and psychologically, and the world stands aloof. We should not expect Israel to compensate its victims or rebuild the ruins it caused, even though this would clearly be in its interest, not to mention its moral obligation, a topic not even talked about.
The world once again has to clean up Israel’s mess. But Israel is setting more and more political conditions for providing emergency humanitarian aid ? empty excuses to leave Gaza in ruins and not offer aid that Gaza deserves and desperately needs. Gaza has once again been left to its own devices, the Abu-Aun family has been left in its tent, and when the hostilities resume we will be told once again about the cruelty and brutality of … the Palestinians.
per non dimenticare…. (versione italiana)
Gaza, ricordate…?
Alyan Abu-Aun giace nella sua tenda, accanto a lui le sue stampelle. Fuma sigarette e guarda nella spazio vuoto della piccola tenda. Il figlioletto gli siede in grembo. Dieci persone sono stipate in una tenda che ha le dimensioni di una piccola stanza. È la loro casa da tre mesi. Nulla rimane della loro casa precedente, che le Forze di Difesa di Israele bombardarono durante l’Operazione Piombo Fuso. Sono profughi per la seconda volta; la madre di Abu-Aun ricorda ancora la sua casa a Sumsum, una città che una volta era vicino ad Ashkelon.
Abu-Aun, 53 anni, è stato ferito durante il tentativo di fuggire quando la sua casa nella città di Beit Lahia, nella striscia di Gaza, è stata bombardata. Da allora è in stampelle. Sua moglie ha partorito durante la guerra, e ora il bambino è con loro nella tenda fredda. La tenda è stata spazzata via durante la tempesta che ha imperversato sulla Striscia di Gaza mercoledì scorso, così che la famiglia ha dovuto ripiantarla. Ricevono l’acqua solo occasionalmente in un serbatoio, e hanno una piccola baracca di latta come bagno per 100 famiglie in questo nuovo campo di rifugiati, ‘Camp Gaza,’ a Beit Lahia quartiere di Al-Atatra.
Abu-Aun sembrava particolarmente amareggiato lo scorso fine settimana; la Croce Rossa ha negato alla sua famiglia un tenda più grande. E poi ne ha abbastanza di mangiare fagioli.
Da tre mesi, la famiglia di Abu-Aun e migliaia di altri, vivono in cinque tendopoli costruite dopo la guerra. Non hanno iniziato a portare via i resti delle loro case, per non parlare di costruirne di nuove. A migliaia vivono all’ombra delle rovine delle loro case, a migliaia nelle tende, migliaia stipati insieme ai loro parenti, decine di migliaia di persone, nuovi senzatetto, per i quali il mondo ha perso interesse. Dopo la conferenza dei paesi donatori, convocata con grande fanfara a Sharm el-Sheikh un mese e mezzo fa, che comprendeva 75 paesi e che ha deciso di stanziare 1 miliardo di dollari per la ricostruzione di Gaza, nulla è accaduto.
Gaza è sotto assedio. Non ci sono materiali da costruzione. Israele e il mondo impongono condizioni, i palestinesi non sono in grado di formare un governo di unità, come è necessario, di soldi e di calcestruzzo non se ne vedono e la famiglia di Abu-Aun continua a vivere in una tenda. Anche i 900 milioni di dollari promessi dagli Stati Uniti sono bloccati nel registratore di cassa. C’è da dubitare se verranno mai tirati fuori. Parola dell’America.
È esattamente da tre mesi che si fa tanto parlare di guerra, e Gaza è ancora una volta dimenticata. Israele non si è mai data cura del benessere delle sue vittime. Ora anche il mondo ha dimenticato. Due settimane con a malapena un razzo Qassam son bastate a portare Gaza completamente fuori dall’ordine del giorno. Se gli abitanti di Gaza non si sbrigano a riprendere il fuoco, nessuno un’altra volta si darà cura del loro benessere. Anche se non è nuovo, questo è un messaggio particolarmentee terribile e doloroso capace di innescare il prossimo ciclo di violenze. E allora sarà certo che non riceveranno aiuti, perché staranno sparando.
Qualcuno deve assumersi la responsabilità per le sorti della famiglia Abu-Aun e di altre vittime come loro. Se fossero stati feriti in un terremoto, il mondo probabilmente avrebbe aiutato loro a riprendersi già da molto. Anche Israele avrebbe rapidamente speditio convogli di aiuti da parte di ZAKA, Magen David Adom, persino dell’IDF (le Forze di Difesa di Israele, ndt). Ma la famiglia di Abu-Aun non è stata ferita da una calamità naturale, bensì da mani, carne e sangue “made in Israel” e non per la prima volta. La risposta: nessun risarcimento, nessun aiuto, nessuna riabilitazione. Israele e il mondo sono troppo preoccupati da altre faccende per ricostruire Gaza. Non hanno più parole. Gaza, ricordate?
Dalle rovine della famiglia di Abu-Aun germoglia una nuova disperazione. Sarà più amara rispetto alla precedente. Una dignitosa famiglia di otto persone è stata distrutta, fisicamente e psicologicamente, e il mondo se ne lava le mani. Non dobbiamo aspettarci che Israele compenserà le sue vittime o ricostruisca le rovine che ha causato, anche se questo sarebbe nel suo interesse, per non parlare del suo obbligo morale, un argomento di cui neppure si parla.
Ancora una volta il mondo deve ripulire i casini di Israele. Ma Israele sta imponendo sempre più condizioni politiche per fornire aiuti umanitari di emergenza: scuse vacue per lasciare Gaza in rovina e non offrire l’aiuto che Gaza merita e di cui ha disperatamente bisogno. Gaza, ancora una volta, è stata lasciata a se stessa, la famiglia di Abu-Aun è stata lasciata nella sua tenda, e quando le ostilità riprenderanno ci verranno a parlare, ancora una volta, della crudeltà e della brutalità de… i palestinesi.
… non capisco!!?? Ma xcchè è scandaloso dire La Verità… Ma Nessuno dice gniente del genocidio dei palestinesi… che NON HANNO PIÙ NIENTE… oltre ai morti genocizzati…
Faust
Usa condannano, ma non chiudono il dialogo. Gli Stati Uniti desiderano ancora «avere un dialogo» con l’Iran nonostante le dichiarazioni dell’Iran. L’incaricato d’affari americano all’Onu Alejandro Wolff ha definito oggi «vergognoso, vile e odioso» il contenuto del discorso del presidente iraniano, molto violento nei confronti di Israele. Ma il portavoce del dipartimento di stato Robert Wood, pur condannando a sua volta il contenuto del discorso di Ahmadinejad, ha lasciato la porta aperta al dialogo tra Washington e Teheran.
Vaticano: libertà d’espressione vale anche per l’Iran. La libertà d’espressione vale per tutti, anche per il Presidente dell’Iran, il quale ha fatto un discorso aggressivo verso Israele ma non ha negato l’Olocausto, né si è espresso in favore della distruzione dello Stato d’Israele; del resto è nella natura delle Nazioni Unite dare spazio a tutte le voci, anche a quelle estremiste con le quali spesso non si è affatto d’accordo. È quanto ha detto ai microfoni della Radio Vaticana l’Osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, mons. Silvano Tomasi, spiegando la scelta di non lasciare l’aula del dibattito quando è intervenuto Ahmadinejad. «Egli ha usato delle espressioni estremiste – ha detto Tomasi in riferimento alle parole del leader iraniano – con le quali non si può essere d’accordo in alcun modo; ma allo stesso tempo, nel dibattito che si svolge nel contesto della comunità internazionale che s’incontra alle Nazioni Unite ci sono delle opinioni qualche vota radicali che non possono essere condivise ma che è necessario ascoltare perchè è questo l’ambiente e la natura delle Nazioni Unite: essere il forum nel quale tutte le nazioni si esprimono».
CORREZIONE
oltre ai morti fosforizati…
F.
@ PF
I palestinesi ormai sono “spariti”, non fanno piu’ notizia, specialmente ora che la UE difende a spada tratta Israele, quando altri paesi dell’Onu si permettono di criticarne il razzismo (evidente nei fatti) e le politiche criminali (evidenti nei fatti). Sono spariti i palestinesi anche dietro il nostro terremoto, come sono spariti gli afghani che hanno subito, poco dopo l’Italia, la medesima tragedia. Ma nemmeno i terremoti, oggigiorno, sono uguali…
Sondaggio
Berlusconi risale
Premiata gestione dell’emergenza (sic!)
Rilevazione Ipr per Repubblica.it.
Il premier segna un +4% dopo 4 mesi in discesa.
Il terremoto (per alcuni) e’ stata una manna.
Se non ci fosse stato, l’avrebbero dovuto inventare.
Gli italiani si lasciano commuovere dalle lacrimucce da avanspettacolo, dalle (ulteriori) promesse a vanvera, dai gesti teatrali, dimenticandosi (di gia’) a quale categoria appartengono coloro che gli hanno costruito case di sabbia.
Poi ci permettiamo di criticare gli altri paesi e gli altri popoli.
Mah.
SUMMIT ONU TRA LE POLEMICHE
Ahmadinejad: ‘Israele razzista’
e la Ue abbandona il vertice
Il Vaticano condanna ma rimane: liberta’ di parola per tutti
In poche parole:
questo pazzo, pazzo, pazzo mondo.
@Vox
proprio questo il paradosso: bisogna andarle a cercare su Haaretz le notizie sui palestinesi, ormai…
E bisogna dire grazie soprattutto a quel sant’uomo di Gideon Levy che continua a tenere i riflettori accesi sulle drammatiche condizioni in cui versa Gaza…
Nel giorno in cui i benpensanti dell’Ue abbandonano la sala di Ginevra perché Ahmadinejad ha definito “razzisti” gli israeliani – che per inciso hanno come ministro degli Esteri un tizio che del suo razzismo fa da sempre vanto – mi è parsa ancor più significativa la testimonianza del sommo Gideon…
E’ proprio il caso di dire che il premier iraniano ha sbagliato nel definirli razzisti quelli al governo di Israele: la qualifica esatta è criminali….
Gideon Levy
@ PF
Verissimo, pero’ non e’ l’unico, per fortuna.
x VOX #273
Ha sempre ragione lei….
La mia amica e vicina di casa non avrebbe avuto alcun motivo di emigrare.
Ha un educazione universitaria e San Pietroburgo e’ molto piu’ eccitante della cittadina degli US dove abita.
La mamma e’ morta in Russia lo scorso anno in piena miseria…
Anita
Nei mesi scorsi, le esecuzioni capitali di Delara e di un’altra minorenne, Nizanin, condannata per aver ucciso un uomo che cercava di violentarla nel parco pubblico della città di Mashad, erano state sospese anche a seguito delle proteste dell’opinione pubblica internazionale e delle associazioni per la difesa dei diritti umani. “La condanna a morte di adolescenti”, aveva sottolineato Amnesty International, che qualche giorno fa ha rinnovato alle autorità iraniane la richiesta di porre fine all’uso della pena capitale sui minorenni – “è un’aperta violazione degli obblighi di diritto internazionale che l’Iran si e’ impegnato a rispettare, in quanto Stato parte del Patto Internazionale sui diritti civili e politici e della Convenzione dell’Onu sui diritti dell’infanzia.”…Ma Poi nonostante la mobilitazione internazionale, tre settimane addietro la sedicenne di Nekah e’ stata pubblicamente impiccata, la sentenza contro Delara confermata
a Domani…LUNEDI
La Corte Suprema di Giustizia ha confermato la sentenza capitale per Delara Darabi, diciannove anni, minorenne all’epoca del reato contestato: un’omicidio in realta’ commesso dal suo FIDANZATO, condannato “ SOLO” a dieci anni di prigione….
Oggi l’unica speranza di salvare la vita di Delara è il perdono della famiglia della vittima attraverso il cosiddetto “PREZZO DEL SANGUE”. Una proposta, però, che è già stata rifiutata …..
Firmiamo Tutti L’ Appello
Una firma contro il silenzio
http://www.amnesty.it/flex/FixedPages/IT/appelliForm.php/L/IT/ca/180
NUlla Potremo Cambiare
Ma Di Sicuro con La Nostra Firma Darle
LA DIGNITA’…..
x Fermiamo le esecuzioni di minorenni in Iran #286
Siete forse in ritardo.
Ho postato questo il 17 scorso:
Anita { 17.04.09 alle 22:23 } La ragazza-pittrice al patibolo in Iran
Condannata quando aveva 17 anni. L’avvocato: è innocente
Delara Darabi (a sinistra nella foto) è una iraniana di 23 anni con la passione per la pittura. Fra tre giorni sarà impiccata: nel 2003 aiutò il fidanzato in una rapina, Delara si dichiarò poi colpevole per difenderlo. Anche Roxana Saberi (a destra nella foto) è in carcere: giornalista americana-iraniana, è accusata di spionaggio. «Sai cosa significa essere prigioniero dei colori? Significa me. La mia vita dai 4 anni in poi è stata fatta di colori. Compiuti i 17 anni, li ho persi… Ora la sola immagine che appare ogni giorno davanti ai miei occhi è quella di un muro.
Continua……..
http://www.corriere.it/esteri/09_aprile_17/mazza_viviana_la_ragazza_pittrice_al_patibolo_035a1be8-2b11-11de-b26a-00144f02aabc.shtml
Anita
Nessuno ha fatto commenti. L’esecuzione doveva avvenire oggi, 20-4-2009.
What about executions in US?
Ah, gia’, dimenticavo, siamo in campagna preparatoria, per facilitare la strada all’attacco israeliano contro i “cattivi” di turno.
What about executions in US?
Ah, gia’, dimenticavo, siamo in campagna preparatoria, per facilitare la strada all’attacco israeliano contro i “cattivi” di turno.
USA:
Prima nel mondo per numero di detenuti x abitante
Seconda (dopo la Cina) per esecuzioni capitali
Prima nel mondo per assalto contro stati sovrani con motivi fraudolenti
Israele:
Campione mondiale di disobbedienza alle risoluzioni ONU
Esempio di pratiche genocide e razziste impunite
Eppure, oggi il cattivo e’ l’Iran. Perche’ sta sviluppando un programma nucleare per scopi civili? No. Usraele lo sa benissimo che non stanno costruendo armamenti.
Usraele ha bisogno di farci la guerra, come ha fatto con l’Iraq.
La mia amica e vicina di casa non avrebbe avuto alcun motivo di emigrare.
@ Anita
Appunto. E crede che gli uffici immigrazione Usa non lo capiscano? Ecco perche’ l’unico modo di immigrare stabilmente e’ dichiarare di essere ebrei perseguitati, come in Canada (e non ci si puo’ smentire andando a raccontarlo ai vicini, non crede?).
Lo dice lei stessa, ha avuto un’ottima educazione, eccetera. Ergo, dov’e’ la persecuzione? Evidentemente voleva semplicemente cambiar vita. Quanto alla miseria, ce l’hanno portata i suoi amici americani in Russia che poi costringono la gente a dichiarare il falso per immigrare. Perche’? Suvvia, non si dimentichi che l’arma della propaganda e’ fortissima e funziona.
caro Marco, velocemente
mio figlio, ad Hannover, sta visitando l’enorme stand dedicato alle enerie rinnovabili.
Dice che è molto interessante!
Ti saprò dire se tu vivi sulla luna, come maligna qualcuno.
buonagiornata Sylvi
xAnita
sulla ragazza condannata a morte in Iran non ho detto nulla perche’ non c’era niente da dire: e’ un fatto deplorevole, ha fatto molto scalpore, l’esecuzione e’ stata rinviata. Spero che la ragazza venga assolta o graziata.
Non ho simpatia per il premier iraniano, ma se un dialogo si vuole davvero imbastire bisogna partire dai punti su cui ha ragione. Per esempio l’atro giorno a Ginevra lo hanno accusato di ‘antisemitismo’ per aver detto che il governo israeliano e’ razzista verso i palestinesi, ed i leaders di 8 paesi occidentali non si sono presentati al meeting contro il razzismo perche’ lui avrebbe parlato la’. Sul blog ed altrove si e’ detto molte volte che l’antisemitismo e’ una cosa, le critiche verso Israele un’altra.
Sarebbe comunque opportuno a mio avviso se alcuni bloggers (vedi Vox) non negassero che l’antisemitismo ci sia stato in tutta Europa, compresa la Russia.
la temperatura nello shed oggi ha sfiorato i 27 grad C!!
Peter
volevo dire, compresa la Russia sovietica…
D’altronde, e’ vero anche quello che diceva Vox sugli immigrati che esagerano o si inventano persecuzioni per convenienza…
Si allude a quei casi in un bel film (uno dei pochi) di Nicolas Cage, Lord of War. La sua famiglia ucraina si finse ebrea (nel film) per entrare negli USA. Il padre si vestiva com ebreo ortodosso e non mangiava molluschi e crostacei, e la moglie lo prendeva in giro ‘ma smettila, dai, tu non sei…’. Non importa diceva lui, devo essere coerente, o qualcosa del genere
Peter
Machiavelli….
Non so più dove diavolo ho letto in mattinata, che il Mossad, consideri la politica di Obama un pericolo per la sicurezza di Israele..,comunque l’ho letto…
A questo punto direi che stante l’attuale situazione economico mondiale si aprano nel breve periodo prospettive interessanti……………direi terrificanti..!!
cc
x VOX #290
Come al solito lei prende una frase fuori testo.
Ho scritto “non avrebbe”, non non aveva…..
Il mio Italiano e’ scarso ma so’ ancora la coniugazione dei verbi, anche se non sempre.
Ho usata la parola; discriminata, non perseguitata, credo che ci sia una differenza.
Enjoy your day,
Anita
http://www.cipmo.org/1501-indice-attualita/netanyahu-favorito-elezioni-israele.html
03-02-2009
Israele, Netanyahu resta in cima a tutti i sondaggi
Ad una settimana dalle elezioni legislative israeliane, che si terranno il 10 febbraio, un dato sembra ormai certo: l’offensiva “Piombo fuso” contro Hamas a Gaza ha fatto guadagnare consensi all’opposizione di destra e indebolito la maggioranza di centro-sinistra guidata dalla trojka Ehud Olmert (premier), Tzipi Livni (Esteri) e Ehud Barak (Difesa). I sondaggi rivelano impietosamente che Kadima, il partito di maggioranza relativa, guidato da Tzipi Livni, è destinato alla sconfitta e ad essere sostituito alla guida del Paese dal Likud dell’ex premier Benyamin Netanyahu.
Come spesso in passato, la sicurezza è stato il tema centrale della campagna elettorale. Persino la recessione economica globale, che pure sta avendo effetti importanti in Israele, è rimasta ai margini del dibattito politico. In questi ultimi e frenetici giorni di campagna, i leader di tutti i partiti, grandi e piccoli, si affrontano a colpi di promesse sull’adozione di provvedimenti più o meno restrittivi contro i palestinesi e gli arabi israeliani e flettono i muscoli tutte le volte che si parla dell’Iran e del suo programma nucleare. La sinistra resta ai margini con i suoi programmi pacifisti che stonano in un quadro politico dove rullano i tamburi di guerra.
Tzipi Livni, candidato-premier del partito di maggioranza relativa “Kadima”, è stata quella che ha abbinato all’invocazione dell’uso della forza militare un progetto politico più articolato. In una lunga intervista apparsa venerdì scorso sul magazine del quotidiano Haaretz, il capo della diplomazia israeliana ha spiegato che la sua linea di “fermezza” contro Hamas accostata alla volontà di negoziare con i palestinesi “moderati”, è l’unica che può far uscire Israele dalle sabbie mobili. In un’altra intervista, ha espresso fiducia nella nuova amministrazione Usa sostenendo che il presidente Barack Obama potrebbe essere “un’opportunità per Israele”. “Il Paese dovrà scegliere se stare con chi vuole fare avanzare il processo di pace o con chi lo rifiuta”, ha avvertito Livni, in evidente riferimento alla linea del suo principale avversario, il leader del Likud (destra), Benyamin “Bibi” Netanyahu. “Con me o con Bibi” ha ripetuto in questi giorni la Livni con l’intenzione di mettere gli elettori di fronte ad una scelta ponderata e precisa sul futuro di Israele.
Netanyahu in effetti non vuole mettersi in rotta di collisione con Barack Obama e ha anche detto che non interromperà i negoziati con il presidente dell’Anp Abu Mazen, ma rimane dell’idea che uno Stato palestinese indipendente rappresenterebbe un grande pericolo per la sicurezza di Israele. Ha invece usato toni più minacciosi verso l’Iran. In un’intervista ha spiegato che, se fosse eletto alla guida del governo, la sua prima missione sarebbe ostacolare il programma nucleare iraniano, che rappresenta secondo lui il più grande pericolo per Israele e per l’umanità intera. E ha lasciato intendere che, se necessario, un suo eventuale esecutivo, possibilmente di “larghe intese”, non esiterà ad attaccare militarmente l’Iran.
Su posizioni centriste si è collocato il leader laburista e ministro della Difesa Ehud Barak. I sondaggi hanno ridimensionato le sue ambizioni e non è da escludere che Barak, dopo il voto, possa accettare l’invito a far parte di un governo guidato dal Likud in cambio della conferma nel suo incarico attuale, ben visto da una buona fetta di popolazione israeliana.
Più che contro i palestinesi dei Territori, il leader ultranazionalista Avigdor Lieberman – il suo partito, Yisrael Beitenu, potrebbe diventare la terza forza politica di Israele – ha puntato la sua campagna elettorale contro i palestinesi con cittadinanza israeliana (i cosiddetti arabo-israeliani, circa il 20% degli abitanti di Israele) facendosi interprete della crescente diffidenza tra gli ebrei israeliani verso la componente araba della popolazione. Lieberman, che definisce gli arabo-israeliani una “quinta colonna al servizio del nemico”, propone soluzioni drastiche, come la cessione all’Anp di quelle porzioni di territorio nazionale abitate in maggioranza da arabi, e l’introduzione di un “giuramento di fedeltà a Israele come Stato ebraico” che dovranno compiere tutti gli israeliani non-ebrei, pena la perdita della cittadinanza.
… da unarticolo sull Corriere della Serva, scritto da un giornalaio, che apertamente considera cchi osa DENUNCIARE il massacro di Gaza.. e come sostengo da tempo ci sara un incredibbile attaco contro lIran… sempre e dopo uno straziante attentato “terroristico” … difficile che il vero autore si conoscera o sara quello che rivendica lattentato… il servizio segreto che organizzera e fara attuare il Grande Strazio che il mondo soffrira… daranno la colpa allIran…
……………………………
Gerusalemme, se necessario, farà da sola. Mirando al cuore del
programma iraniano, sempre che di cuori non ve ne siano troppi per la sola aviazione israeliana.
Ma in caso di attacco israeliano ai siti nucleari persiani, il dilemma di Obama non sarà più tra vellicare Ahmadinejad o rassicurare Netanyahu. Sarà tra assistere all’incendio del Medio Oriente o intervenire al fianco di Israele per difenderlo dalle rappresaglie iraniane e islamiste. Dichiarando guerra al paese cui ha appena offerto un clamoroso segno di pace.
Faust
caro CC,
Giannini e Turani sono dei bravi giornalisti ma hanno un diffettuccio che io ho regolarmente registrato a tempo debito.
Quando al governo c’era la sx, il ministro fa bene ma …il destino cinico e baro…l’Europa va bene , ma anche noi…ci sforziamo..
Se hai a mano la Repubblica di ieri,I miracoli di S.Giulio, Giannini parla dei barlumi che si intravvedono in Europa, ma l’Italia…e giù le cateratte!! “Le tinte fosche dell’economia italiana” le chiama lui.
Tanto per incoraggiare…
Ma evidenzio il finale:
-l’Abruzzo ci costerà un punto e mezzo del PIL.
– Fa piacere sapere che Tremonti non aumenterà le tasse perchè le risorse bastano.
-” Ma se è così, vorremmo sapere dove erano in questi mesi, quando sarebbero servite come il pane.
O c’erano già, ma le ha tenute nascoste. O le ha trovate oggi e ha fatto il miracolo.-
E se semplicemente avesse fatto come una brava massaia che ha nascosto il gruzzolo per tempi veramente duri?
E il terremoto cos’è?
Non dirlo a mio marito, ma io ho sempre fatto così!
Chissà tua moglie….
mandi
Sylvi
http://www.effedieffe.com/content/view/6509/164/
Parente di terrorista 9/11 è una spia israeliana
Maurizio Blondet 23 febbraio 2009
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Manda per E-mail
Testo
Ali Al-Jarrah, un libanese sulla cinquantina, che tutti i vicini conoscevano come un sostenitore della causa palestinese, è da luglio in galera con l’accusa di tradimento e di spionaggio per un Paese nemico. Il Paese nemico è ovviamente Israele, per il quale Ali Al-Jarrah lavorava da almeno 25 anni.
Al-Jarrah_1.jpgL’uomo «viaggiava spesso in Siria e nel Libano meridionale (roccaforte Hezbollah) dove fotografava strade e convogli che potevano essere trasporti d’armi per Hezbollah», scrive il New York Times (1): «Parlava coi suoi manovratori israeliani per telefono satellitare, e riceveva denaro, apparecchi fotografici e d’ascolto in “caselle morte”. A volte, con il pretesto di viaggi d’affari,( L’articolo completo e’ disponibile solo per gli abbonati )
Scoperta la termite nelle Twin Towers
Maurizio Blondet 05 aprile 2009
Stampa
Manda per E-mail
Testo
La termite è la sostanza (alluminio ed ossido di ferro) che, innescata, sviluppa temperaure capaci di liquefare il ferro. Usata tipicamente nelle armi anticarro a carica cava, è sospettata di essere stata usata per far collassare le due torri del World Trade Center l’11 settembre 2001.
Adesso, questo sospetto è comprovato. E non già da qualche blogger complottista, ma da un rapporto pubblicato su una rivista scientifica ufficiale – l’Open Chemical Physics Journal – che, dunque, ha superato la «peer review», ossia l’analisi critica di altri scienziati indipendenti.
Ecco il titolo del rapporto, i nomi degli autori, e le indicazioni bibliografiche relative:
«Active Thermitic Material Discovered in Dust from the 9/11 World Trade Center Catastrophe» pagine 7-31 (25) Authors: Niels H. Harrit, Jeffrey Farrer, Steven E. Jones, Kevin R. Ryan, Frank M. Legge, Daniel Farnsworth,( L’articolo completo e’ disponibile solo per gli abbonati )