Cosa unisce l’Italia e il Quirinale dei Napolitano a quella dei Berlusconi? Nulla. Ed è il nulla sul quale siamo pericolosamente sospesi
Cosa hanno in comune Giorgio Napolitano e Berlusconi? O meglio: cosa hanno in comune l’Italia rappresentata dall’attuale presidente della Repubblica e quello che aspira a diventare il prossimo? Assolutamente nulla, a quanto pare. La transizione appare quindi un azzardo, un doppio o triplo salto mortale sul vuoto, sull’abisso, sul vasto nulla che hanno in comune queste due Italie. La prima in consunzione, la seconda in ascensione. La prima Italia sintomaticamente rappresentata da un uomo più che anziano, anagraficamente vecchio, il cui mondo è franato col franare delle illusioni legate all’Urss e dintorni, comunismo molto mal realizzato compreso. Un mondo che però prima di crollare ha contribuito a formare la democrazia e il benessere di cui godiamo ancora oggi. Di cui ha goduto e gode anche Berlusconi. La seconda Italia altrettanto significativamente rappresentata da un finto giovane come Berlusconi, 70 anni alle spalle, la prostata asportata e il medico sempre appresso. Berlusconi, avvero un furbo di tre cotte che ha fatto fortuna comprando e usando maniglie e protezioni nel mondo e nel sottobosco dei partiti oltre che nel mondo molto poco trasparente degli amici della peggiore massoneria, tipo P2, e degli amici degli amici.
Poiché tra queste due Italie in mezzo non c’è nulla, assolutamente nulla, i casi sono solo due: o l’Italia sta correndo verso il baratro o ci sta correndo Berlusconi. Temo più la prima ipotesi che la seconda, il Cavaliere infatti pare cavalchi verso il Quirinale. Dal vecchio e consunto Napolitano al vecchio giovanilista al Viagra Berlusconi. Dal vecchio educato e sempre compunto con alle spalle un abbastanza fallimentare “bel tempo che fu” al vecchio liftato e riciclato, barzellettiere greve e di lungo corso, con alle spalle un sacco di quattrini e il pugno di mosche della realtà illusoria a base di lustrini televisivi e annesse corruttele e puttanumi di vario calibro.
Il 70enne giovanilista di Arcore, sempre celebrato come giovane e sempre “maschione” dai troppi lecchini (a pagamento) di cui si contorna, sta intanto non solo demolendo le conquiste e i diritti pubblici a favore dell’iniziativa privata – dalla scuola all’assistenza sanitaria, così che la mentalità di destra sarà un dato di fatto senza neppure il bisogno di predicarla con partiti politici – ma sta anche demolendo e privatizzando le istituzioni dello Stato. In attesa di privatizzare magari anche la Costituzione, che peraltro non è mai entrata pienamente in vigore, sua Emittenza il primo ministro ha privatizzato i partiti e il parlamento, eliminando le preferenze alle votazioni, cerca di sbarazzarsi del ruolo di garanzia del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e ora anche del ruolo dei gruppi parlamentari, puntando a far votare solo i capigruppo. Qualunque cosa si frapponga tra lui e “il popolo”, o meglio con il suo elettorato, viene trattata con fastidio e messa in riga. Se Berlusconi rischia di essere sanzionato in tribunale per dei reati, ecco che lui si fa fare leggi su misura, non prima di avere delegittimato la magistratura calunniando per anni e anni ora questo ora quello e sempre aizzandole contro l’opinione pubblica. Per giunta portando in parlamento i propri avvocati personali, magari per farli ministri come Cesare Previti, innocente per definizione anche se condannato in via definitiva , e nominando ministro della Giustizia un fedelissimo zelante come il servizievole Alfano, uomo che in fatto di berlusconismo merita trenta e lodo. Adesso arriva anche la doppia privatizzazione dell’ambiente: una a base di probabile nuova colata cementizia generale, l’altra a base di licenza di uccidere ciò che resta del mondo animale per leccare i voti della lobby dei cacciatori, dei fabbricanti di doppiette e annesso e indotto.
Il refrain di Berlusconi ormai è preoccupante: “Io ho tante belle idee, ma i partiti, l’opposizione, il capo dello Stato, le leggi e la Costituzione mi impediscono di realizzarle. Mi intralciano, sono solo pesi morti”. Questi discorsi li fanno i qualunquisti e li hanno già fatti i fascisti. I risultati sono noti a tutti. Come le grandi famiglie industriali italiane sono andate tutte in malore alla terza o al massimo alla quarta generazione, dagli Agnelli ai Falk, dai Mondadori agli Zanussi, così stanno andando in malora dopo tre generazioni le lezioni della guerra e le conquiste del dopoguerra. I fondatori degli imperi industriali, come Arnoldo Mondadori o il nonno dello scomparso Gianni Agnelli, iniziano con idee coraggiose e innovative, proseguono con sacrifici e senso del dovere, formano severamente gli eredi per prepararli nel modo migliore a prendere in mano le redini dell’azienda. Ma quando arrivano al timone, gli eredi di solito si prendono troppo sul serio e comunque i loro figli li fanno già crescere un po’ troppo nel privilegio, sicché quando arriva il turno degli eredi di terza generazione questi sono piuttosto impreparati, desiderosi più di godersi le fortune di famiglia, cioè di fare la bella vita scialando, che di sacrificarsi per spingere ancora avanti l’azienda e il bene collettivo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’Italia non ha più un sistema industriale decente. Per non parlare del sistema finanziario…. Tutti a spendere e spandere, todos Berlsucones o almeno todos Lapo-Lapo, tutti splendidi, però sempre più in senso parassita, mungendo tutti, come sempre, le casse dello Stato per ripianare i buchi di bilancio della propria ingordigia e inettitudine. Ma tutti ben decisi a tenere le fette di prosciutto (pagato da noi) per non fare i conti con la realtà.
Lo stesso è avvenuto con le conquiste sociali e politiche. I padri fondatori della Repubblica hanno combattuto, sudato, spesso sofferto in carcere e anche versato il proprio sangue. I padri della Costituzione e della vita parlamentare repubblicana hanno avuto idee coraggiose e innovative, hanno tirato la cinghia e hanno lavorato per il bene comune, per il bene degli italiani che avevano conosciuto gli orrori della guerra e conoscevano la durezza della fatica in fabbrica e nei campi. La generazione successiva era già diversa, aveva meno memoria storica e anelava anche ad altro. Ora siamo alla generazione che alla fatica della memoria preferisce la retorica trombona e a senso unico della Memoria. Siamo alla generazione che non ha memoria storica e ha invece la strana idea che il benessere e la democrazia, cioè la libertà, siano beni di consumo dovuto, presenti per sempre – e “a gratis” – sugli scaffali del supermarket Italia, anziché conquiste da accudire vigilando perché si possono anche perdere. E perdere magari malamente, come è già successo in passato in varie parti del mondo. Le nuove generazioni di cittadini e di politici non sanno che la fortuna dell’Italia, e dell’Europa, è stata di avere perso la seconda guerra mondiale e di essere stati quindi tirati su col cucchiaino dagli Stati Uniti. Che ci hanno imbottito di quattrini non perché lo meritassimo e fossimo bravi e capaci, ma solo per evitare finissimo nell’orbita sovietica.
Il rimbecillimento da televisione ha ormai convinto tutti che l’Italia oltre che il Belpaese è anche Bonanza, dove il benessere abbonda perché siamo più bravi, più furbi e più intelligenti degli altri. Al posto di Milano-Italia di Gad Lerner ora c’è Italia-Bonanza di Silvio Berlusconi&C, una sorta di reality televisivo dove non manca nulla, e anzi le regole e la buona educazione sono solo pastoie, meglio ruttare e parlare come si mangia anziché evitare di ruttare almeno in pubblico e mangiare come si parla, imparando prima anche a parlare. Si tratta solo di andare a votare ogni quattro anni per scegliere tra i vipponi da rotocalco e tv quali saranno anche i protagonisti del reality Italia-Bonanza. E se ci sono gli extracomunitari e gli “altri” che minacciano di guastarci lo spettacolo, ecco che il gregge berluscone, berluschino e lapo-lapo si ristringe di nuovo attorno al Capo: ieri il Cavaliere con l’orbace, oggi il Cavaliere in doppiopetto. E ieri come oggi e come sempre il “Santo Padre”. Cioè il papa e il suo clero sempre più annaspanti e fuori dalla realtà. Ma tutti sempre con la convinzione che i problemi si risolvono eliminando i “rossi” e gli ebrei di oggi. Vale a dire, i rom e i “marocchini” al posto degli ebrei veri, ormai troppo forti e quindi meglio tenerseli buoni pur continuando a detestarli nell’intimo.
Ci deve essere qualcosa di sballato nel nostro dna, per avere questa strana tendenza a ripetere gli stessi errori. Dicono che le tragedie si ripetono, ma la seconda volta solo come farsa. Mah. Lo spero. Ho però l’impressione che – nonostante le continue benedizioni e affidi dell’Italia a Dio o alla Madonna da parte del papa di turno e nonostante le annesse scenografiche benedizioni dal balcone del Campidoglio o dal sancta sanctorum del Parlamento – stiamo correndo per andare a sbattere di nuovo, e tragicamente, contro un muro. Noi italiani se non prendiamo una tramvata in faccia che ci tiri fuori da sotto le gonne della Memoria – ieri dell’Impero Romano, oggi di altre belle fole – e ci rinfreschi invece la memoria, non siamo contenti.
Non vorrei che ai tedeschi e ai francesi più che Berlusconi al Quirinale interessi cacciarci fuori dall’euro per la nostra incapacità cronica di raddrizzare il bilancio dello Stato e i vari altri chiodi storti. Non vorrei che alle regioni del Nord Italia più che Berlusconi al Quirinale interessi smettere di continuare a pagare la “solidarietà” al Sud. Non vorrei che al Sud più che Berlusconi al Quirinale interessi farsi gli affari propri ancor più che oggi, e senza più le lezioncine di moralità impartite dal Nord, che in quanto a immoralità non scherza neppure lui.
Insomma, non vorrei che nel giro di 5-10 anni l’Italia si spaccasse in due, con almeno un pezzo se non tutti e due sbattuti fuori dall’Europa. Con uno Stato come Israele al Sud, armato di bombe atomiche e magari pronto a usarle, e quindi ben più decisivo di noi nei “nuovi” (?) equilibri mediterranei e mediorientali, il nostro ruolo sarebbe simile a quello di una comparsa. In uno spettacolo planetario e globale che però non verrà prodotto dalle reti televisive di Sua Emittenza pur se assiso al Quirinale, bensì dalla realtà e dalle maggiori potenze del mondo.
Insomma, per dirla tutta: non vorrei che nel giro di 5-10 anni le barricate parigine degli anni Duemila e quelle nostrane degli anni Settanta finissero col parerci rose e fiori. Dubito però che a salvarci sarà un Franceschini, così come non poteva essere uno Uòlter o un Baffino. Men che meno ci potranno salvare il papa e i papalini di turno, dalle Binetti ai Casini e Rutelli, tutta bella gente che nella Storia ha sempre e solo aggravato, speculandoci su, i nostri danni e le nostre tragedie.
Che pena vedere il mio Paese in queste condizioni. Che pena questo sfarinarsi di tutto, questo continuo degradarsi del pubblico e quindi troppo spesso anche del privato. E che pena ancora più forte guardare l’orizzonte dove tutti stiamo correndo come impazziti.
Voglio sperare che a tramontare sia la mia capacità di analisi e non la bella lunga stagione del mio Paese.
x Peter
Riporto dal blog prededente
Anita { 12.03.09 alle 17:58 } x Peter
Non sono antidemocratica, sono conservativa libertarian.
La democrazia non c’entra niente.
Anita
Berlusconi rincorre un sogno: quello di diventare re d’Italia.
Ci sta riuscendo. La colpa di chi è?
Della generazione a cui appartiene Napolitano, incapace di guardare oltre il proprio naso, persa dietro lotte che hanno portato non alla regolazione ma alla mortificazione del mondo del lavoro ( il lavoro non è solo quello fatto in fabbrica, sia chiaro una volta per tutte). Tutto questo ha generato una classe politica incapace di guardare avanti, persa dietro i minimi termini ed i personalismi più loschi e più abbietti.
Berlusconi ha nuotato in un’acqua già marcia, un pantano che non ha creato lui ma che gli è stato congeniale, come lo è stato a tanta altra gente molto meno esposta ed altrettanto criminalmente responsabile della situazione attuale.
Il mondo del lavoro è stato stretto in tanti di quei lacci e lacciuoli da soffocarlo in nome di una lotta fine a se stessa, miope e suicida. L’operaio che perde il posto di lavoro, si comporta come se l’unica mammella a cui attaccarsi sia la Fabbrica, non riesce a vedere al di là del suo ‘piccolo’. Noi che siamo nati nel primo dopoguerra o giù di lì, abbiamo uno spirito di adattamento e di sacrificio che le attuali classi lavoratrici non hanno. I lavoratori hanno bisogno della balia, della mammella a cui attaccarsi, non sono ancora stati svezzati, tranne le solite eccezioni. Di tale immaturità ne approfittano i mestatori, che hanno gioco facile nel promettere mari e monti a gente assolutamente ingenua e piena di paure. La politica usa le stesse armi della religione, con gli stessi effetti: creare una massa di succubi intimoriti ed ubbidienti.
Caro Pino,
malignamente direi che il tuo nuovo pezzo è splendidamente dedicato alla Silvy. Ma io sono, notoriamente, maligno e cassandreo.
Un cordiale saluto a tutti U.
PS. Cara Anita, anch’io ho una casa, non solo lei. Certo meno gigantesca della sua ma le posso assicurare molto grande, almeno per i parametri italioti.
Anch’io me la sono costruita con il mio lavoro ed anch’io pago le tasse; anch’io per i clandestini. Anch’io ritengo legittimo godermela.
Tuttavia io ritengo che tutti gli uomini debbano avere uguali diritti e doveri e che far lavorare due genitori 80 ore alla settimana per mandare all’università due figli meritevoli sia un crimine. E che tutti debbano avere un’assistenza sanitaria di diritto e senza chieder l’elemosina ai veri servizi del caxxo con i quali voi usaegetta complicate la vita ai poveri.
E ritengo anche che i sindacati facciano benissimo a difendere gli interessi dei lavoratori, magari anche sbagliando come tutti gli umani (tranne ovviamente le canaglie berluschine ed i criminali usaegetta come Riccardin del ciuffo). u.
La mia amica svizzera, che fa la parrucchiera, dice che non può più permettersi di assumere apprendisti, perchè rendono niente e costano troppo, quando non fanno danni. Tutta la categoria pare sia orientata a mandare indietro il lavoro pur di non assumere apprendisti. E siamo in Svizzera.
Senza il lavoro nero, l’Italia sarebbe molto più a rotoli di quanto lo sia già. Il tasso di disoccupazione è apparente, perchè poi la maggior parte dei lavoratori si crea delle attività parallele per campare, sperando di non essere pescati dalla Finanza. Cosa succederebbe se tutti fossero obbligati per miracolo a pagare tutte le tasse? Succederebbe che l’economia italiana crollerebbe irrimediabilmente tutta d’un colpo. E’ questo che vogliono le sinistre? Si accomodino. Apriranno la strada a una dittatura.
x Uroburo
Lei continua dire cose che io non ho mai detto, non ho mai detto di essere miliardaria o di avere una casa gigantesca.
Lei continua a battere con le ore lavorative, si ricordi che chi e’ responsabile di una ditta non lavora ad orario.
E’ il primo ad aprire e l’ultimo a chiudere.
Se lei e’ stato fortunato di avere un lavoro ad orario, buon per lei…non si possono fare paragoni.
Anita
x Peter e per chi legge l’Inglese
Mi e’ capitato per mano questo articolo su Fannie Mae, in data settembre 1999.
September 30, 1999
Fannie Mae Eases Credit To Aid Mortgage Lending
http://query.nytimes.com/gst/fullpage.html?res=9C0DE7DB153EF933A0575AC0A96F958260&pagewanted=print
Anita
caro pino, non so più cosa pensare, ormai tutte le certezze stanno crollando una dopo l’altra.. però una cosa la so: ancora una volta sono completamente in disaccordo con marco per quanto riguarda lavoro, sindacati e tasse. In particolare questo pezzo mi ha molto colpito (in negativo):
“Senza il lavoro nero, l’Italia sarebbe molto più a rotoli di quanto lo sia già. (…). Cosa succederebbe se tutti fossero obbligati per miracolo a pagare tutte le tasse? Succederebbe che l’economia italiana crollerebbe irrimediabilmente tutta d’un colpo. E’ questo che vogliono le sinistre? Si accomodino. Apriranno la strada a una dittatura”
berlusconi non avrebbe saputo esprimersi meglio!
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x sylvi
ti ho scritto un post, in risposta ad uno tuo precedente, sul thread precedente. E’ il numero 147
ciao
x Peter
Sorry l’articolo non risponde, e’ forse in archivio.
Lo mandero’ a Pino e Pino mi fara’ la cortesia di fartelo recapitare.
Lo mandero’ anche a Marco.
Anita
x ségolene e Uroburo
Cara Ségolene, pessimismo della ragione e ottimismo della volontà. E’ un fatto che ci siamo lasciati demolire quello che c’era di solido, troppa gente s’è lasciata incantare dal televisume e dal blablablà e troppa altra s’è compromessa “pe’ campà” o per fare carriera. Così il berlusconismo ha potuto svilupparsi come un cancro, una metastasi ubiquitaria. Quello che mi sorprende è la quantità di parlamentari disposti a vendersi e di politici servili e incapaci, più che una agorà pare un mercato, e neppure del pesce, comunque non di quello fresco ma ormai puzzolente.
La Storia è sempre una altalena, un su e giù. Diamoci da fare per evitare catastrofi. Piangersi addosso non serve, e non vorrei essere stato frainteso: bisogna reagire. Non so come, ma bisogna reagire.
Caro Uro, dedicato a Sylvi in che senso? Non mi pare la mia analisi, tristanzuola, collimi con le idee di Sylvi. Ho solo espresso un po’ della rabbia fottuta che mi porto dentro. Rabbia, non resa o desiderio di revanche.
Un caro saluto a entrambi.
pino
x Anita e Peter
Non ho ancora ricevuto l’email da Anita.
Salutoni.
pino
Direi spaventoso…
se questa tecnica cade nelle mani di un qualsiasi tipo di Regime..
NEUROLOGIA: SIAMO A UN PASSO DALLA LETTURA DELLE MENTE
Per la prima volta un gruppo di neurologi britannici e’ riuscita a indovinare i pensieri di un uomo guardando dentro il suo cervello. Una squadra dell’University College di Londra ha analizzato con degli scanner speciali il flusso di sangue nelle varie aree del cervello, in particolare dell’ippocampo dedicata alla conservazione delle immagini. Addestrando quattro volontari esperti di realta’ virtuale hanno prima verificato quali aree si attivavano simulando le diverse attivita’ (camminare, mangiare, nuotare, correre, ammirare un paesaggio, fare l’amore ecc). Dopo dall’analisi delle sole immagini del cervello l’equipe e’ stata in grado di dedurre cosa le cavie stessero pensando di fare. Lo sviluppo delle tecnica potrebbe portare a applicazioni interessanti nella ricerca sull’Alzheimer.
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Sinceramente il sottoscritto teme più questa tecnica che l’Alzheimer…
Per un altro verso si potrebbe fare una raccolta di pensieri..reali su certi personaggi….
Caro Pino,
ho inviato con un po’ di ritardo a causa di due telefonate.
Circa un ora fa’. Qui erano circa le 5:30, abbiamo gia’ cambiato l’orario.
Saluti, Anita
caro Pino,
le malignità del solito Uroburo!
che io immagino come il “sior gino”, bidello della mia scuola, che, appoggiato alla colonna d’ingresso con lo scopettone in mano, mentre arrivavo trafelata, mi guardava con l’occhietto maligno e sentenziava:
-corri, corri, ce l’hai scritto in fronte il tre in matematica!
-meglio se impari a fare con due ova un cesto di crostoli-
-sarai più utile al tuo futuro marito!
Leggendo il suo pezzo ho però constatato che
il mio punto di vista non è geograficamente italiano.
Non pretendo di capire l’Italia attraverso i giornali, solo di persona “si annusa” il vento che tira.
Però spero che lei e Uroburo abbiate torto.
Non spero per un ottimismo sciocco, ma perchè credo di sentire il polso di un pezzo di Europa delle mie parti.
Non credo che l’Europa possa o voglia liberarsi dell’Italia, credo invece che, in un modo o nell’altro, piuttosto con le cattive che con le buone, costringerà i Marco Tempesta del post n.4 a capire che i rapporti sociali e comunitari non funzionano come dice lui!!!
Nei blog in genere, anche in questo, si parla di Europa solo in termini economici del tot dare e del tot avere, comunque sempre in termini di politica nazionale rispetto ad altre nazioni.
E non succede solo in Italia!
Si potrebbero invece cercare collaborazioni, unire forze e professionalità, aprire mercati.
Non sto dicendo sciocchezze solo perchè apro non a una globalizzazione selvaggia, ma a una europeizzazione fattibile.
Non più spostare fabbriche ma formare” reti”.
Viaggiano uomini e idee per coordinare e professionalizzare.
Certo ci sarebbe un’immediata scrematura di quegli stati che viaggiano con l’asino anzichè con l’aereo, ma visto come stanno le cose, la scrematura ci sarà comunque!
Però, dal basso, uomini vecchi e giovani con volontà di osare potrebbero puntellare le fondamenta ancora sane.
I giovani dovrebbero essere elastici e soprattutto capire alla svelta che il computer non serve solo per gridare, imprecare , prendersela con il destino cinico e baro.
E che l’aereo non serve solo per andare ai Caraibi!
E che quando la festa è finita restano piatti e pentole da lavare.
Forse non sono stata chiara, ma lo spero, perchè un “nuovo” si può intravvedere.
Tutti i problemi che lei elenca sono reali; non so quanto e quando tutto sarà rimediabile, ma so che da qualche parte bisognerà pur partire.
Io partirei dal primo art. della Carta: il diritto al lavoro, come realizzazione di se stessi, socializzazione e fonte di sostentamento.
La riscoperta del lavoro non solo in termini di sfruttati e sfruttatori, non solo in termini di tot ore tot salario.
Ma il discorso porterebbe lontano.
Si potrà riprendere.
Buonanotte
Sylvi
x Anita
Cara Anita, io non ho ancora ricevuto nulla. Tra poco vado a nanna.
A domani.
pino
x Sylvi
Cara Sylvi, non so l’Europa intera, ma la Germania è sicuramente stufa di pagare (anche) per i nostri bagordi. E guardi che Berlsuconi è detestato più di quanto si creda, e non solo in Germania. Paese che i neofascisti NON li vede con occhio benevolo come da noi. Con Berlusconi capo di Stato e magari Fini capo del governo, più il debito pubblico partito di nuovo a razzo, sarebbero ancor men contenti.
Comunque siamo qui. A fare il nostro dovere. E a cercare di capire come poterlo fare meglio e di più.
‘Notte.
pino
P.S. Ma lei vive in una zona dove l’Europa e il mondo sono di casa da sempre. Dalla “soglia” di Gorizia e dintorni sono passati, per venire in Italia, tutti: dai mongoli ai longobardi, dai balcanici ai germani. L’arco alpino lascia libere solo due strisce di terra: una lungo il mar Ligure e una dalle sue parti. Il povero Annibale scelse una strada più difficile, come del resto Carlo Magno. Ma non tutti erano così attrezzati.
x Pino
Caro Pino,
non so’ cosa dirle, ho spedito all’indirizzo @virgilio.it
E’ una pagina, non un link.
Vediamo se Marco riceve, ma lui e’ in viaggio…non so’ che connessione ha col suo PC.
Buona notte,
Anita
sara’ bene che mi decida a prendere una nuova cittadinanza, allora,prima che il prossimo passaporto sia ‘repubblica delle Due Sicilie’. Il fatto e’ che sono pigro.
A proposito, quando mai son venuti i mongoli in Italia?!
Peter
oggi alzata precoce perche’ lunga strada da fare per andare al mio corso di omeopatia. gli omeopati sono tutti matti, comunque, e quanto piu’ sanno piu’ matti sono. Qui in GB sono particolarmente matti, direi
Caro Peter,
risposta veloce.
Attorno alla metà del 1200, Ogodai, figlio di Gengis Khan, fra l’altro, invase l’Europa orientale.
Una sua colonna di soldato si spinse fin nei dintorni di Vienna, un’altra fino a Udine.
Li bloccò la morte di Ogodai, altrimenti Marco se li sarebbe trovati a Biseglie.
Invece nella IIGM risultavano aggregati all’esercito tedesco mongoli e cosacchi che arrivarono in Friuli, soprattutto in Carnia, ma pare che gruppi si siano spinti anche oltre il Friuli.
E’ lo scrittore Carlo Sgorlon che sa tutte queste storie..
Comunque a guerra finita, cosacchi e mongoli furono traditi dagli inglesi che, rimangiandosi la promessa fatta, li consegnarono ai russi con finale che si può immaginare!
Non hanno lasciato un buon ricordo gli inglesi!!!
C’è un’altra storia che riguarda il comandante partigiano Zanchi
( Ninci) della brigata Garibaldi-Friuli, alleato del famigerato IX corpus titino.
Nel ’44 sostenne combattimenti contro mongoli e cosacchi, aggregati ai tedeschi.
Il resto non posso raccontarlo per non irritare alcuni blogghers.
I cosacchi e i mongoli in Friuli hanno lasciato un buon ricordo,
tempi permettendo, erano umani e allegri!
Ho anch’io in famiglia ho un omeopata, per questo ho mantenuto la mia simpatica dotoressa di famiglia!!!!
Buona giornata!
Sylvi
x Anita
La sua email è arrivata e ho provveduto a inoltrarla a Peter.
Buona giornata.
pino
x Peter
Con Attila.
pino
x Sylvi e x Peter
Invece gli ungari nelle loro 12 scorribande in Friuli provocarno una tale terrore che secondo Tito Maniacco ne nacque la parola “orco”: “L’orco furse vien da i ogri-ongri-ongari-ongarexi-ungari-ungheresi”. La stessa etimologia è sostenuta da Lopez nella sua Storia d’Europa. Però è interessante e curioso come per altri la parola orco è sinonimo di Dio proveniendo da “ùragus”, uno dei tanto nomi del povero e bistrattato Padreterno. Non ricordo però chi mai lo chiamasse ùragus. So che alcuni indigeni dei Caraibi chiamavano Hurrakan il dio delle tempeste, tant’è che in marineria ne nacque la parola uragano. Che però potrebbe essere invece nata dall’antica parola tedesca – o germanica? – “hurrà”, oggi usata anche da noi per dire “evviva!”, che indicava il muoversi con rapidità.
pino
Caro Nicotri,
un saluto dalla Germania. Sempre d´accordo con lei, non si dovrebbe sempre essere d´accordo, ma qualche volta capita. Solo un appunto per quanto riguarda i tedeschi. Purtroppo le notizie che giungono in Italia sono poche e non sempre esatte. Anche perchè non tutti i nostri corrispondenti parlano tedesco, a quanto mi risulta.
La Germania non ci vuole buttare fuori dall´euro. Non per amore, ovvio, ma per interesse. Sarebbe una catastrofe per l´industia e per l´export. Cominceremmo di nuovo a ricorrere a continue svalutazioni per drogare le nostre vendite all´estero, come al tempo della lira. Andrebbe bene a qualche nostro industriale e sarebbe una catastrofe per chi ha un reddito fisso, come sotto Craxi.
Tanto è vero che la Merkel pensa di creare un fondo di pronto soccorso per finanziare i paesi della zona euro in difficoltà, tra cui anche l´Italia. Sarebbe vietato, ma i tedeschi hanno trovato un trucco. Come vede, a volte, ragionano come noi, quando gli serve. Non vorrei che lei mi giudicasse un grillo parlante teutonico. Ma questa è la realtà. La Germania non è quella che pensano gli italiani, nel bene e nel male.
Perchè non viene a Berlino?
Un caro saluto,
Roberto Arbugi
A l’instar d’autres pays européens, la Suisse a décidé à son tour d’assouplir le secret bancaire. Le Conseil fédéral a annoncé qu’elle se conformerait aux normes de l’Organisation pour la coopération et le développement économiques (OCDE).
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Il segreto bancario, sotto pressione in Svizzera, sta per essere reso meno stretto.
Il consiglio Federale ha annunciato che la Svizzera si uniformerà alle norme dettate dall’OCDE, organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
Non mi risulta che reparti mongoli siano mai arrivati al di qua delle Alpi nella loro scorreria in Europa centrale del XIII secolo.
Reparti di cosacchi che comprendevano anche popolazioni intere con le loro donne e bambini, tra i quali anche alcune popolazioni di fattezze mongoliche (probabilmente dei Cosacchi dell’Ural) vennero stanziati dai crucchi in Carnia. Ci vennero per rimanerci per sempre e la resistenza dei partigiani locali fu piuttosto dura. Non erano crudeli, ch’io sappia, ma combattevano con la disperazione di chi si è bruciato tutti i ponti dietro alle spalle. Avevano sbagliato campo e lo sapevano. In base ai trattati tra russi ed Alleati tutti i disertori sovietici vennero consegnati ai russi che li fucilar0no in gran parte ed inviarono gli altri nei campi di lavoro. La maggior parte morirono di fatica. Non so nulla del destino delle donne e dei bambini.
I romani nei loro trattati coi barbari ponevano SEMPRE la stessa condizione (la consegna dei disertori) che venivano TUTTI passati per le armi per diserzione dopo un processo sommario.
I russi hanno sempre avuto una concezione molto dura della giustizia.
Un saluto a tutti starò via fino a domenica sera. Per lavoro. U.
Caro Marco,
e se le sinistre si decidessero anche ad accettare la mafia, visto che fa parte della eraltà e che contrastarla comporta una notevole perdita di voti?
Non si vive solo per vincere le elezioni si possono anche perdere. Non è un problema, se non per te che hai una visione pubblicitaria della politica, come te.
Possiamo perdere anche per 20 non ha importanza; l”importante è perdere bene. Tra vent’anni vinceremo e se non sarà tra vent’anni sarà tra trenta. In queste cose non bisogna avere fretta non bisogna ragionare come un piazzisata come fai tu. Detto senza offesa ma solo per definire esattametnei termini dellaq
Caro Marco,
e se le sinistre si decidessero anche ad accettare la mafia, visto che fa parte della eraltà e che contrastarla comporta una notevole perdita di voti?
Non si vive solo per vincere le elezioni si possono anche perdere. Non è un problema, se non per te che hai una visione pubblicitaria della politica.
Possiamo perdere anche per 20 non ha importanza; l’importante è perdere bene. Tra vent’anni vinceremo e se non sarà tra vent’anni sarà tra trenta. In queste cose non bisogna avere fretta non bisogna ragionare come un piazzista come fai tu. Detto senza offesa ma solo per definire esattamente i termini della questione per come li vedo io.
Un caro saluto U.
Mah vedi, caro U., tu ragioni secondo schemi idealistici mentre io sono un tipo pratico. Le elezioni non le vedo come una vittoria o una sconfitta di una ‘parte’ politica, ma semplicemente come un accettare o un rifiutare una maniera di governare.
Se il cavaliere può scorrazzare indisturbato in lungo e in largo, è perchè abbiamo avuto un periodo a guida socialista (Craxismo) che non aveva proprio niente da invidiare al cavaliere. Una volta creato l’habitat, la fauna si adegua.
Bisognerebbe estinguere l’habitat, ovvero eliminare alla radice un certo modo di concepire la politica quale “territorio per farsi i loschi affari propri”. Moralizzare la politica è compito delle sinistre, ma quali sono gli esempi?
La mafia, intesa come criminalità organizzata di qualsiasi tipo, la si può estirpare soltanto bonificando il territorio radicalmente. In parole povere: deportazione. So che è un termine ‘duro’, ma ogni cosa si può farla bene o si può farla male. Farla bene, significa creare una realtà produttiva alimentata da tutta questa gente altrimenti dannosa alla comunità. Una realtà produttiva dove il lavoro sia considerato una merce di scambio: produzione in cambio di libertà. E’ un concetto che tarda ad entrare nella mente dei politici, ma è un concetto vincente sia sul piano pratico che sul piano economico. L’idea del carcere è un’idea perdente che non porta da nessuna parte.Per quel che riguarda invece l’evasione fiscale, è un’idea di sinistra, poichè ridistribuisce il reddito senza farlo passare dalle mani dei ladri di Stato. In questo, lo slogan di Bossi è vincente. Peccato che alle parole non siano seguiti i fatti.
Un caro saluto, e scanniamoci pure sul blog, non c’è problema, anzi è divertente! Hic sunt leones!
@ Emmettì (28)
“…Una realtà produttiva dove il lavoro sia considerato una merce di scambio: produzione in cambio di libertà…”
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Certo, e abbiamo anche pronto lo slogan pubblicitario:
“Arbeit mach frei”. Che dice, ci sarà sopra il copyright?
Saluti a tutti.
Ops, è “Arbeit macht frei”, avevo perso la “t”
Caro Marco,
io trovo che sei tu l’idealista perchè proponi cose che sono di là da venire e del tutto lontana dalla coscienza del nostro paese e di tutto il resto dell’Europa occidentale (per fortuna).
Io dico semplicemtne chebiosogna accettare la sconfitta e lavorare sui tempi lunghi. Mi sembra una posizione terribilmente realistica, molto più della tua e di chiunquer altro in q
Caro Marco,
io trovo che sei tu l’idealista perchè proponi cose che sono di là da venire e del tutto lontana dalla coscienza del nostro paese e di tutto il resto dell’Europa occidentale (per fortuna).
Io dico semplicemente che bisogna accettare la sconfitta e lavorare sui tempi lunghi. Mi sembra una posizione terribilmente realistica, molto più della tua e di chiunque altro in questo blog.
Un caro saluto a tutti U.
x Roberto Arbugi
Verrei volentieri qualche giorno a Berlino, prima della fine dell’anno. Non ci sono mai stato.
So bene che la Germania prima di buttarci fuori ci penserebbe due volte, per i motivi che lei ha citato, ma si tratta di motivi risolvibili: se l’Italia si spacca in due, quella del nord continuerebbe ad essere inserita nell’orbita dell’economia tedesca. Anzi, vi si inserirebbe e integrerebbe ancor più…. Due piccioni con una fava. E con i tedeschi ormai proprietari di quasi tutta la zona orientale e nordica attorno al lago di Garda qualcuno potrebbe ragionare come i sionisti che hanno comprato terre in Palestina e poi le hanno usate come pretesto per accampare diritti su tutta la Palestina. Sopra questa zona infatti c’è l’area italiana sempre più di lingua tedesca, il Trentino e l’Alto Adige, la zona cioè degli “irredentisti” a suo tempo – anni ’50 e ’60 – manovrati o protetti da Vienna.
Io esagero, ma il panorama futuro non è né roseo né esente da pericoli che oggi possono parere irreali.
Un saluto.
pino nicotri
Cara Sylvi,
bande di Russo-tedeschi, arrivarono anche dalle nostre parti,sono rimasti allegramente famosi per il loro carattere gioviale,per il loro rapporto con il “la fauna femminile” locale e sostanzialmente stupirono i locali per la loro “assoluta”non conoscenza dell’alcool che in una fauna maschile locale,tristemente nota per gli eccessi li rendevano ,paragonabili all’Esercito della salvezza”.
Sovente infatti con strumenti musicali e concioni intrattenevano la popolazione locale con feste “fuori stagione”.
Ci fu molto rimpianto quando dovettero lasciare le nostre contrade.
Ancor oggi la gente si domanda ,ma dove sono finiti i russo-tedeschi!
cc
caro Pino,
si, metà Grado e metà Lignano sono tedeschi e austriaci. O anche il lago di Garda!
Bene , servono a pagare l’ICI che non pagano gli italiani, servono a capirsi e a conoscersi.
Perchè non teme l’inserimento nell’orbita inglese del Chiantishire?
Parliamoci chiaro: con il sud Tirol ( il Trentino è la patria di De Gasperi, ricorda?) si può vivere in pace, è interesse soprattutto loro, i masi, egregiamente ristrutturati, sono sempre pieni di italiani (lombardi e romani)!
Noi non abbiamo problemi di rapporti non perchè vogliano colonizzarci, ma perchè ragioniamo in maniera uguale rispetto a Marco Tempesta che spero rappresenti solo se stesso, anzi ne sono sicura, perchè esistono le Segolene, i Saviano, i ragazzi dell”Ammazzateci Tutti”.
E la Germania che conosco io non vuol buttarci fuori dall’Europa non solo per motivi di export, ma anche perchè, paradossalmente per noi, trovano piacevole chiudere “bottega” il venerdì pomeriggio e farsi 400 o 500km per passare il weekend in riva al mare.
Vienna poi…tantissimi hanno la barca o a Grado e Lignano o nei porti istriani.
Sapesse che profumi di gulaschsuppe si sentono alla sera nei porti turistici…segno di sani proletari crucchi che risparmiano il ristorante!
Mire espansioniste? No, mire spaghettare!
Il problema per il meridione, prima che romano, è delle amministrazioni locali meridionali. I meridionali invocano sempre lo Stato, mai che si ribellino al Sindaco o al presidente di provincia o regione.
Ha sentito Bassolino ieri sera? !!! Paleontologia pura!
E se al Nord gridiamo: Sveglia! siamo tutti leghisti secessionisti!?
Io non voglio secessionarmi da Segolene, nemmeno da Pasquino, tanto meno da M.T. che mi insegna tante cose, anche strampalate.
Ma ci diano una mano, e si diano una mossa!
Altrimenti, triste, ma sarà un : Si salvi chi può!!
Sylvi
Eppur qualcosa si sta muovendo.
La terribile paralisi veltroniana sta per passare.
Il PD si sta decisamente buttando a sinistra.
S’intravvedono i primi segnali.
«Berlusconi mi ha definito un cattocomunista. È una vecchia offesa che veniva utilizzata prima della mia nascita verso tutti i cattolici progressisti.
Magari sarebbe utile che il suo consulente gli spiegasse che lui è tecnicamente un clerico-fascista».
Dario Franceschini, 12 marzo
Caro Pino,
ho letto il tuo “sfogo” nel Post di apertura.
In questo momento sono impegnato nella “lettura”di un monumentale libro di un autore di 680 pagine.
Sostanzialmente è una storia della “comicità” nel mondo.
Tale indiano di nome Prem Shankar Jha ,solo poco tempo prima dell’avvento di questa “passeggera crisi “ di mancanza di comicità mondiale globalizzata, narrava alcune vicende.
Sono solo arrito a pag 60,ma in questo breve percorso ho già avuto modo di aprezzare alcuni noti “comici del più recente periodo..
Francis Fukuyama, in primis…ma la vera novità e la scoperta di un meno noto intrattenitore tale Robert Kagan (si potrebbe affermare nel nome un destino) che mica tanto tempo fa raccontò questa barzelletta…L’Europa sta entrando in un paradiso post-storico di pace e relativa prosperità,la realizzazione della Kantiana pace perpetua….gli Stati Uniti nel frattempo..esercitando il loro potere in un anarchico mondo hobbesiano..la vera sicurezza e la promozione dell’ordine liberale dipendono ancora dal possesso e dall’uso della forza militare.
Un critico della comicità famoso tal Anthony Giddens dice infatti..il liberalismo nel momento del suo trionfo sta cominciando ad assomigliare sempre di più ai credo totalilari che ha sconfitto..
Non ho ancora smesso di ridere all’idea che né io , né AZ siamo in fondo i colpevoli di tutti i guai del mondo…..
Un caro saluto
cc
caro CC,
non potevano essere cosacchi del Don e del Dniepr astemi!
Oppure non conoscevano il buon vino delle tue parti, perchè conoscevano solo la wodka di patate o di segale!
Per tutto il resto che racconti sembra fossero cosacchi!
Le carniche sospiravano di dolcezza e di pietà per il loro destino quando ne parlavano!
Quando gli inglesi li tradirono , molti si suicidarono pur di non cadere in mano ai russi.
I cosacchi si ritenevano e sono la culla dei Rus, a cavallo fra i due grandi fiumi!
Quando li ho visti ballare sospiravo anch’io di partecipazione…
Mio marito fotografava!!!!
Sylvi
Il grande imbroglione ha sostituito la tele realtà con la realtà, in Italia.
Significa che è il ben dell’intelletto italiano che evapora davanti alla disinformazione, alla distrazione di massa delle TV berlusconiane e della Rai, accucciata davanti al padrone mafio/piduista.
Ieri una massa enorme di lavoratori, di precari, di pensionati, di imprenditori con la piccola fabbrichetta lo hanno votato e oggi amaramente se ne pentono e tra breve scenderanno in piazza contro la crisi e contro il governo fanfarone zeppo di gaglioffi e lecchini.
Per tutta risposta il berlusconi della realtà italiana, davanti ad una terribile crisi, ride, scherza e racconta barzelette e malvagiamente imbonisce lo stordito popolo italiano con le sue televisioni, però.
Non è lontano il giorno che il popolo inviperito e affamato lo rivolterà come un calzino, aspettate e vedrete che quando la fame salirà il popolo scoppierà.
Cari amici,
sfogliando la fisica due ,del professore universitario, ho scopertoa la formula dei condensatori elettrici,…
Q uguale a C su V,…che il professore per farlo ricordare bene ai suoi allievi l’ha tradotto cosi:
Culo su vasetto uguale quacca,…adattandolo un po’,…
leggendo l’articolo di Pino mi e’ venuto spontaneo il paragone di
un’Italia seduta sul vaso che produce m….,
Chi,…sa,…se,…l’inviato della provvidenza sara’ capace di trasformarla in qualche buon affare,…sempre per se stesso,…ovviamente.
Un saluto a tutti,Ber
Il problema per il meridione, prima che romano, è delle amministrazioni locali meridionali. I meridionali invocano sempre lo Stato, mai che si ribellino al Sindaco o al presidente di provincia o regione. (Sylvi)
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Questo dimostra che Sylvi è lontana anni luce dalla realtà meridionale.
Ha mai provato la Sylvi a far qualcosa in una realtà compromessa, dove devi obbligatoriamente nuotare in un’acqua infestata dai piranas, ceracndo ad ogni momento di non farsi mordere?
Metà del popolo italiano è contrario a Berlusconi, ma con quale risultato? Lui fa quello che vuole, poichè l’amministrazione è tutta dalla sua parte.
Idem per le amministrazioni locali.
A chi ci si rivolge, per protestare? Sono tutti collusi, chi in una maniera chi in un’altra, sia in alto che in basso. Non ci si può rivolgere neanche al Partito, visto che un partito che difenda il cittadino non l’hanno ancora inventato.
x Alex:
certo, arbeit macht frei, perchè no? L’ho scritto anche nel mio ‘fuck the system’.
La differenza è nel significato finale del ‘frei’, possibilmente non attraverso un camino.
Alternative?
Cara Sylvi,
veramente ho commesso un errore madornale.
Li ho chiamati “bande” in realtà erano “reparti”.
Le bande ,erano “altri” sui monti, erano bande di “grassatori e tagliagole”,tanto da spingere i difensori della legalità e dell’ordine costituito a scrivere dei cartelli con su la scritta :
achtung banderghefan
Erano strani individui normalmente con il “fazzoletto rosso ” al collo ..che dire brutti ,sporchi e cattivi….
Pensa, non so se lo sai,..hanno governato L?italia per quaranta anni e se vedono i risultati…per fortuna che è arrivato il Silvio..a rimettere le cose a posto…e a riscrivere la storia..
cc
Il fiume Garigliano segna il confine tra la Campania e il Lazio. Un tempo, tra il regno di Napoli e quello della Chiesa.
Dovendo trasferirmi appena a nord del Garigliano, mi chiedo se la frattura avverrà a livello del regno di Napoli o più su.
Il grande imbroglione ha sostituito la tele realtà con la realtà, in Italia.
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Il grande imbroglione usa mezzi di comunicazione moderni, cosa che non fanno i suoi avversari.
Come dicono a Napoli: ” n’coppa ‘o fesso campa ‘o dritto”.
Il cav non è napoletano, ma usa le stesse logiche. Fesso è chi ci casca.
Ancor più fessi, quelli che sono rimasti al paleolitico delle comunicazioni ( le manifestazioni di piazza, stile Di Vittorio).
caro CC,
non essere suscettibile.
Ho solo detto che cosacchi e mongoli non potevano essere astemi!
Forse quelli delle tue parti erano occitani!
Bande? A me piacciono quelle musicali, alpine e non!
Sai due anni fa è morto il dott. T. fazzoletto verde, comandante dei partigiani osovani.
Se io sono italiana lo devo a lui!
Non è lo stesso tuo problema!
Berlusconi, una volta tanto, non c’entra!
Sylvi
xNicotri
Le ho gia’ dato parecchie ragioni per NON mettere piede a Berlino.
Mi creda, non ne vale davvero la pena
Peter
xNicotri
non ho ricevuto nessuna email!
x Peter
L’ho spedita al recapito che figura nei suoi post. Però poco fa l’ho rispedita al recapito delle email che ha mandato al mio indirizzo privato.
Mi faccia sapere se l’ha ricevuta.
Riguardo Berlino, penso che ci andrò di passaggio su un ininerario più lungo. Della Germania ho visto solo un aeroporto, e vorrei invece vedere altro. In primis, la località e la campagna dove si svolse la battaglia di Teutoburgo.
Il destino dell’Europa – e dell’Italia – credo si giochi in Germania. Oltre che in Francia.
Un abbraccio.
pino
x Pino
Caro Pino,
la ringrazio per il disturbo che si sta prendendo.
Come ha visto il New York Times non da il diritto di aprire i links dei suoi articoli.
Non e’ certo la prima volta, ma ci ho tentato perche’ l’articolo e’ in data 1999.
Io li posso aprire sul mio PC, ma ad amici devo sempre inviare la pagina copiata.
Buona notte,
Anita