Festa della donna e pensione a 65 anni. Con la medicina predittiva che farà vivere tutti 100 anni e in buona salute
Le nozze con i fichi secchi devono essere una specialità nostrana. Non vorrei guastare (anche) la Festa della Donna dell’8 marzo, ma c’è qualcosa che non torna nelle polemiche di questi giorni contro la (timida) idea del ministro Brunetta di elevare entro il 2018 l’età pensionabile anche delle donne a 65 anni, così come è avvenuto per gli uomini. Da notare che il provvedimento riguarderebbe le sole donne impiegate dello Stato, non quelle delle aziende private. In Inghilterra il traguardo della pensione a 65 anni anche per le donne sarà raggiunto nel 2020, cioè due anni dopo l’Italia, ma riguarderà tutte le lavoratrici, non solo quelle del settore pubblico. Il problema comunque è molto semplice. Anno più, anno meno, le donne italiane vivono in media 84 anni, 6 più degli uomini. Il fatto che le donne vadano in pensione 5 anni prima degli uomini, cioè a 60 anni, significa che sul sistema pensionistico “pesano” 11 anni più degli uomini. Infatti i 6 anni di maggiore longevità sommati ai 5 di andata in pensione prima dei maschi dà per totale 11. Una donna vive quindi per ben 24 anni a “spese” del sistema pensionistico, vale a dire quasi il 29% dell’intera sua vita. Per carità, saremmo tutti felici se ci fossero i soldi (e il lavoro per gli uomini) sufficienti per mandarle in pensione magari anche prima dei 60 o dei 50 o dei 40 anni. Il problema è che i quattrini non ci sono più….. A furia di scialare siamo alla frutta. E con il debito pubblico che aumenta di nuovo…. Continua a leggere →