“La zolfa”: l’rriverenza di Heman Zed al potere
Perché scrivere di narrativa in questa rubrica dedicata alla musica? I motivi sono almeno tre. Primo perché lo scrittore in questione, ovvero Heman Zed (Emanuele Zanon, padovano, 42 anni), è anche batterista. Secondo perché il suo prossimo romanzo, appena consegnato alla casa editrice “Il maestrale”, titolo provvisorio “Dreams and drums, uscirà nell’estate 2010 abbinato ad un cd, una colonna sonora con hit degli anni Sessanta, gli stessi citati nella storia. Per l’occasione Heman ha ripreso in mano dopo tredici anni le bacchette (come il protagonista del libro, un batterista), affiancato dalla moglie Laura al basso, da Roberto Barani Vannucchi, ex Blumercado, alla chitarra e da Umberto Casadei, altro scrittore padovano, alla voce. In scaletta “classici garage e beat rivisitati in chiave rokkettona – mi racconta Heman – tipo “1-2-5” degli Haunted, “Goo goo muck” di Ronnie Cook, “99th floor” dei Moving Sidewalks, “As time’s gone” dei Tropics e “Making time” dei Creation”. Mi ha mandato oggi una demo e devo dire che i ragazzi (Heman ha superato i 40 ma non trovo un altro termine più azzeccato) vanno forte…. Terzo motivo, molto più semplice, è che mercoledì 4 marzo alle sei del pomeriggio Heman mi ha invitata a presentare il suo ultimo libro, “La zolfa” , alla libreria Melbookstore di Padova.
E’ il suo secondo lavoro, pubblicato di fresco. Il debutto è invece del 2007, l’avvincente “La cortina di marzapane” (e anche qui gli agganci alla musica non mancano). Sta per uscire una versione sia in audiolibro (la voce è quella di Roberto Ceccato) sia per il grande schermo. Rai Cinema ha infatti tutta l’intenzione di trasformare in un film le disavventure di Tito, innamorato pazzo di tutto quanto succede oltre la cortina di ferro, possibilmente agganciandosi quest’anno al ventesimo anniversario del crollo del muro di Berlino. In attesa del film consiglio vivamente il libro, soprattutto a chi ha vissuto da ragazzo gli anni Ottanta.
Ma torniamo al presente e a “La zolfa”, divertente e beffardo: il titolo riprende il nome di un condominio di svitati stravaganti, capitanati dal cavalier Girolamo Pistone, pronti all’insurrezione pur di non darla vinta alle ruspe e all’arrivo di un centro commerciale. Un’armata Brancaleone disposta a tutto, persino ad un colpo di Stato, pardon di paese, con l’occupazione del municipio di San Pinerlo: “I personaggi sono quelli della farsa, buffoni di corte irriverenti, quelli che infastidiscono davvero il potere, simili più a Daniele Luttazzi (vicino ai miei personaggi anche per la grevità del linguaggio) che non a Fabio Fazio. Questi poveri mentecatti riescono a ribadire il loro esistere, irridendo il potere attraverso il loro incredibile capobranco”. Ne succedono di tutti i colori, in situazioni al limite dell’inverosimile, le risate (e le ghignate) non mancano. Innumerevoli gli agganci alla realtà e ai soprusi del potere, economico e politico: “La distribuzione pubblica tra i rivoltosi dell’acqua minerale, imbottigliata a San Pinerlo dall’azienda del commendator Adeneo Gorgosasso, vuol ribadire che l’acqua è un bene di tutti, un diritto e non un bisogno com’è stato deciso nel forum mondiale del 2001”. Chiarissimo anche il rimando alla proliferazione incontrollata dei centri commerciali, al potere della televisione – nascita e morte della Repubblica comunale di San Pinerlo vengono puntualmente riprese da Telebronco - e all’ingerenza del Vaticano nella vita politica italiana: nella “Zolfa” è l’invasato cardinale di Bourguignonne, erede degli inquisitori e di Girolamo Savonarola, a cercare di mandare a casa i ribelli a colpi di scomuniche e penitenze. Invano.