Un Giorno della Memoria troppo incompleto. Le cifre israeliane sul totale della case di palestinesi demolite dal 1967 ad oggi
Sono francamente disgustato. In tutte le recenti commemorazioni del Giorno della Memoria, istituito per legge nel luglio del 2000, lo sterminio che i nazisti hanno fatto di oltre una decina di milioni esseri umani negli appositi campi allestiti durante la seconda guerra mondiale è stato ampiamente dimezzato. Ridotto al solo sterminio degli ebrei. E gli altri? Cancellati, cioè uccisi un’altra volta! Sempre più ridotto alla sola Shoà ebraica, lo sterminio non solo è stato dimezzato quantitativamente, dimezzandone di fatto la cifra totale delle vittime, ma è stato anche monopolizzato qualitativamente. Ben che vada, ci si ricorda anche dei deportati militari e politici italiani, ma solo di questi, e di coloro che si sono opposti al “progetto di sterminio ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati“. Nessun cenno quindi alle vittime che hanno subito senza potersi opporre. In questa opera di riduzione e falsificazione ora ci si è messo anche il ministero della Pubblica istruzione, con una circolare sorprendente: http://www.pubblica.istruzione.it/shoah/memoria/index08.shtml . Anche il programma preparato dal ministero per la visita guidata a Trieste al monumento nazionale noto come Risiera di S. Sabba ( http://www.pubblica.istruzione.it/shoah/eventi/eventi08/sansaba250108_3_2.pdf ) è sconcertante. E mi meraviglio che le comunità ebraiche non abbiano protestato, accontentandosi invece del fatto di figurare loro. Ma solo loro. Capisco che desiderino vengano ricordate, giustamente, le persecuzioni da loro subite, ma non capisco il tacere invece di quelle subite dagli altri, alcune delle quali pur sempre per mano italiana e comunque per mano di nostri alleati politico-militari. In particolare, in questa non disinteressata opera omertosa del nostro ministero non c’è nessuna traccia, tra l’altro, dei campi di concentramento italiani ai danni soprattutto degli slavi, campi che anche non lontano da Trieste erano svariate decine e dei quali venne pubblicato il lungo elenco nel mio blog su L’espresso. La conclusione che viene fornita bella che cotta e masticata agli ignari giovani studenti italiani è che noi italiani, grazie alla citazione dei “deportati militari e politici italiani”, siamo stati vittime dei nazisti come gli ebrei, o quasi. Cancellate tutte le altre vittime e cancellate tutte le nostre colpe, cancellato il fatto che noi dei nazisti eravamo alleati attivi, molto attivi, impegnati nei disastri e delitti di massa della seconda guerra mondiale. A me pare che più che ministero della Pubblica istruzione sia il caso di parlare di ministero della pubblica Distruzione. Distruzione della verità e della memoria. E meno male che almeno in varie località ci si ricorda nonostante tutto almeno degli zingari ( http://romanolil.splinder.com/ , http://www.operanomadimilano.org/eventi/eventi.htm , http://www.operanomadimilano.org/chi/chi.htm )
Il problema però è che il Giorno della Memoria è stato istituito già così confezionato, l’uso strumentale e la monopolizzazione successiva ne sono solo una conseguenza, ma la responsabilità non è delle comunità ebraiche, bensì di come il governo otaliano ha definito il Giorno della Memoria. Il 20 luglio 2000 infatti il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il capo del governo Giuliano Amato e il ministro della Giustizia Fassino non hanno istituito per il 27 gennaio di ogni anno la giornata del ricordo delle vittime dei campi di sterminio, nonostante la data scelta, il 27 gennaio, sia la data di abbattimento dei cancelli di Auschwitz, dove non si sterminavano certo persone di una sola appartenenza, ma hanno istituito qualcosa di più limitato. Come si legge nel link http://www.pubblica.istruzione.it/shoah/normativa/legge_20_07_00.shtml , l’articolo 1 delle legge, composta di soli due articoli, dice infatti: “La Repubblica Italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. E l’articolo 2 precisa: “In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’Art. 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia del nostro Paese e in Europa e affinché simili eventi non possano mai più accadere”.
Messa così, è evidente che possano invece accadere di nuovo “simili eventi” ai danni di altra gente.E’ così accade che ci sia per esempio la caccia ai rom e spesso agli extracomunitari in genere che ormai fa parte del panorama italiano senza che nessuno si scandalizzi più di tanto. Di zingari, rom, sinti e camminanti neppure l’ombra nei due articoli del governo Amato, sono ormai lontani i tempi in cui la giunta di sinistra di Roma metteva una lapide in via degli Zingari, parallela di via Cavour nella capitale, per ricordare assieme alla locale comunità ebraica anche le loro deportazioni per mano dei nazifascisti. Ormai siamo al punto che il sindaco di Roma Alemanno, un neofascista, ha promesso di “cacciare 20 mila zingari”. E quando il censimento ha appurato che gli “zingari” a Roma e dintorni non sono 20 mila, ma solo 7 mila, ecco che il duro e puro Alemanno ha rincarato la dose: “Il censimento sarà affidato ai militari”. Gli fanno eco gli abitanti di Primavalle che proclamano ad alta voce, senza finire in galera e anzi corteggiati dai giornali, la loro volontà di risolvere il problema della presenza del locale accampamento di rom “dandogli fuoco e ammazzandoli tutti”. Non scherzano neppure gli abitanti di Guidonia, che a causa di qualche stupro commesso non da loro, ma da romeni, minacciano la loro brava “pulizia etnica” manu militari. Il tutto, vergogna nella vergogna, proprio a ridosso del Giorno della Memoria e anzi anche nello stesso giorno! Del resto l’esempio lo ha dato la Lega a Milano, incendiando il campo dei rom a Opera e mandando in onda spesso e volentieri su Radio Padania le minacce anche di morte ululate dai padani duri e puri, vale a dire in puro stile Olindo&Rosa, la pia coppietta massacratrice di Erba.
Totalmente fatti sparire dalla Memoria in primo luogo gli “zingari”, dei quali non sappiamo neppure se ne sono stati mandati alle camere a gas “solo” 400.000 o 500.000 o addirittura 2 milioni di persone! Gli “zingari” hanno due differenti vocaboli per indicare il loro genocidio, Samudaripen e Porrajmos ( http://www.radioparole.it/porrajmos/porrajmos.html ), ma noi bellamente ce ne freghiamo: l’importante è parlarci addosso ormai ogni giorno su tutti i mass media con la Shoà, cioè con la Memoria a senso unico a uso e consumo degli smemorati: antinazisti a chiacchiere, anti antipalestinesi, antiarabi, anti islamici e anti extracomunitari nei fatti. Ieri si discriminavano gli ebrei, oggi discriminiamo quelli che di fatto sono i loro eredi, quelli ai quali anche se non sono ebrei abbiamo fatto prendere il loro posto, assegnandogli lo stesso ruolo: vittime. Le nostre vittime sacrificali, per scongiurare le nostre paure. Da strumento per non dimenticare e amare anche gli “altri”, la Memoria è stata ridotta alla sola Shoà, e certo non per amore verso gli ebrei come dimostrano anche i contorcimenti della Chiesa, ma in modo da poterla usare, la Memoria, come strumento per dimenticare e continuare a odiare comunque gli “altri”, quelli cioè sui quali scaricare le nostre paure per il futuro addossando loro la “colpa” dei nostri guai. E sì che in Italia non mancarono neppure i campi di concentramento per zingari, rom, sinti e camminanti: erano ad Agnone (nel convento di San Berardino), a Berra, a Bojano (capannoni di un tabacchificio non più in uso) a Bolzano, a Ferramonti, Tossicìa, Vinchiaturo, Perdasdefogu e alle isole Tremiti, già usate anche per sterminare alcune migliaia di patrioti libici vittime del nostro colonialismo. Erano zingari italiani, ma anche di altre nazionalità; in particolare un gran numero era di slavi, fuggiti dalle persecuzioni in patria. Non pochi riuscirono a scappare per unirsi poi ai nostri partigiani.
Una falsificazione della Storia che va avanti sempre più spedita e sfacciata da ormai un bel pezzo, con il sempre più evidente scopo, ormai fin troppo scoperto, di cancellare totalmente le nostre responsabilità e – per esorcizzare le nostre code di paglia e sensi di colpa – supportare di fatto la politica di Israele facendo finta di essere equidistanti e “a favore della pace”. Ma la menzogna, e il blablablà ipocrita, non sono mai a favore della pace, servono semmai solo a preparare nuove guerre. E’ ben visibile e va denunciato senza tentennamenti il tentativo di spingerci dentro di esse già a priori, con la politica del fatto compiuto tipo Memoria smemorata, come fossimo – per obbligo neppure dichiarato – alleati attivi di una ben precisa parte in uno “scontro di civiltà” che qualcuno vuole assolutamente sia dato per scontato. Questo baratro che il conformismo, l’ignoranza e gli interessi connessi ci stanno scavando sotto i piedi va denunciata senza lasciarci intimidire dalle solite accuse, delle quali è stata ormai dimostrata – anche in questo blog – la ben precisa regia.
Spariti dalla Memoria anche gli omosessuali, gli handicappati, gli oppositori religiosi, massacrati in totale a decine se non a centinaia di migliaia. Spariti i prigionieri sovietici e in generale i partigiani e i prigionieri dell’Est Europa, in totale vari milioni di persone, ma dei quali non ci è mai fregato assolutamente nulla di sapere più o meno esattamente quanti: come fossero carcasse di animali. L’importante è ripetere in continuazione, come un mantra apotropaico e auto assolutorio, che sono stati sterminati 6 milioni di ebrei. E guai a dire “6 milioni meno una persona”! Scatta subito la volontà di incenerirti, motivo per cui ti sparano subito addosso la bomba multi testata al fosforo bianco dell’accusa di “negazionismo” “revisionismo”, “antisemitismo”, “antigiudaismo”, “filo nazismo” e via bombardando, magari pure l’accusa di “nazismo” vero e proprio. Ormai siamo al tabù, al dogma, all’imposizione ex cathedra della Verità, con il rogo pronto anche per i solo dubbiosi, tanto che non a caso Norman Filkenstein ( http://www.normanfinkelstein.com/ , http://www.memritv.org/clip/en/1676.htm , http://english.aljazeera.net/news/middleeast/2008/02/20085251914339786.html ), pur essendo ebreo figlio di ebrei scampati alla distruzione del ghetto di Varsavia e al campi di Auschwitz, parla esplicitamente di “Industria dell’Olocausto”, titolo di un suo molto amaro ma molto ben documentato libro bestia nera dei sionisti arabofobi ( http://www.americanradicalthefilm.com/ ). Bestia nera cioè di chi quell'”industria” cinicamente usa per i propri scopi di potere. Quando si tratta di potere e privilegi gli scopi e i mezzi sono sempre di fatto meschini, però strumentalizzare perfino 6 milioni di morti, e dei propri morti, mi pare più meschino del normale. A parte il fatto che a mio modesto avviso quando si tratta di tragedie, e di grandi tragedie, non si può parlare solo di “propri” morti, ma di morti e dolore che appartengono a tutto il genere umano se non altro perché ne segnano la Storia, anche il futuro quindi. In ogni caso ai tabù e ai dogmi ci si deve opporre, qualunque verità può e deve sempre essere sottoposta e magari risottoposta a critica, a nuove indagini, soprattutto le verità ufficiali, che di norma sono sempre emerite balle cui la gente è costretta a credere per forza pena quanto meno il biasimo collettivo, sociale.
La verità ufficiale dice che Carlo Borromeo era un santo, quale è stato ufficialmente dichiarato, mentre invece era solo un sadico, un uomo di potere prepotente che per esercitare meglio il potere voleva mettere sotto controllo perfino le coscienze dei credenti della diocesi di Milano (a quell’epoca enorme) arrivando ad usare anche il sacramento della confessione per tutto sapere e denunciare all’Inquisizione tutto il denunciabile. Insomma, metodi di indagine peggio che kafkiana e metodi di controllo collettivo più capillari, subdoli e invasivi di quelli nazisti e stalinisti messi assieme. La verità ufficiale parla di milioni di vittime delle persecuzioni subite dai cristiani prima di Costantino, ma se si va a indagare si scopre che sono leggende, i casi documentati di uccisioni sono meno di una ventina, come ha documentato tra gli altri l’ex sacerdote cattolico Karlheinz Deschner con la sua monumentale storia in 10 volumi ( http://www.uaar.it/uaar/ateo/archivio/2001_2_art2.html ). Anzi, è la Chiesa cristiana che è poi diventata persecutrice – per secoli e secoli – dei non cristiani, dei quali ha perseguito ovunque e con ogni mezzo l’esproprio e la confisca dei beni e lo sradicamento sociale e territoriale (idem) . Come si vede, delle verità ufficiali è sempre meglio diffidare. Del resto non si può pretendere che tutti si siano letti i lavori di Alessandra Chiappano, responsabile del settore didattico dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia e della Fondazione Memoria della Deportazione di Milano ( http://www.giuntina.it/dettautori.asp?AutoreId=288 e http://www.tecalibri.info/C/CHIAPPANO-A_lager.htm ) o almeno il piccolo ma efficacissimi libretto di appena una ottantina di pagine “Bibliografie ragionate – La Shoah”, con il suo bell’elenco di un centinaio di bibliografie che non lasciano adito a dubbi: dal lavoro di Leon Poliakov e passando per quello monumentale e decisivo di Raul Hilberg pubblicato nel ’61 negli Usa.
Si può essere negazionisti solo quando si nega la Nabka dei palestinesi, che non si vuole – assolutamente NON si vuole – venga paragonata o anche solo accostata alla Shoà. Si può essere revisionisti solo quando la Nabka la si vuole ridurre a poca cosa, ordinario “incidente” della Storia “che da che mondo è mondo è fatta di vincitori e vinti e perciò non possiamo farci niente”. Si può essere riduzionisti e si possono mettere in dubbio le cifre note e cercarne di più sicure solo quando si vogliono nascondere o ridurre il più possibile il numero delle vittime delle stragi compiute dagli israeliani ai danni dei palestinesi, da quella di Deir Yassin alla attuale gigantesca Masada palestinese anziché ebraica chiamata Gaza, riduzioni che si vogliono imporre con “ricostruzioni” spesso francamente indecenti. Si può dire “beh, non siete contenti se si dimostra che le vittime palestinesi degli israeliani sono meno di quelle che si credeva?”, ma non si può assolutamente dire l’analogo e simmetrico “beh, non siete contenti se si dimostra che gli ebrei vittime delle camere a gas sono meno di quanto si credeva?”: se solo lo si pensa sono guai, e se lo si profferisce ad alta voce sono dolori, si viene accusati di ahmadinejadismo. Si può essere antisemiti solo quando si calpestano i palestinesi e gli arabi, semiti anche loro esattamente quanto gli ebrei nonostante il tentativo di certi loro settori di monopolizzare il termine “semita”, perché allora l’antisemitismo diventa buono, ci serve per aizzare all’odio contro i musulmani: “tutti terroristi”!!! Poiché Hamas nel suo statuto porta scritta l’affermazione demenziale che vuole distruggere lo Stato di Israele, ecco che se ne approfitta per farne pagare la colpa anche ai neonati.
Gli adulti di Gaza hanno votato Hamas? Beh, ma allora è tutto chiaro! “E’ solo colpa loro se gli israeliani massacrano anche centinaia di bambini”, così ragionano i nostri democratici e “antifassisti”. Gli stessi “Amici della vita” tanto combattivi contro l’aborto e a favore dell’embrione, tanto sbraitanti a favore dell’infinito calvario di Eluana Englaro e contro la fine della sua sofferenza, ecco che contro la mattanza di Gaza invece non fiatano neppure di striscio. L’ipocrisia di questa gentaglia è disgustosa, a partire dalle dichiarazioni finto equidistanti dell’impagabile (si fa per dire….) governatore della Lombardia, l’ex votato alla castità (ma di che tipo?) Roberto Formigoni secondo il quale “la vita di Eluana è piena” e la testimonianza del padre riguardo certe scelte della figlia può essere vanificata da qualunque estranea purché “amica della vita”. Semmai, questi “Amici” del menga riapriranno bocca solo per protestare contro gli attentati palestinesi.
Ovviamente nessuno osa aprire bocca per dire che Israele invece non ha neppure bisogno di prendersi il fastidio di dirlo, di metterlo per iscritto che vuole distruggere lo Stato palestinese: da 61 anni evita accuratamente che nasca, punto e basta! Nel frattempo ruba la terra e le sue risorse ai palestinesi, infestandone i territori con centinaia di migliaia di coloni fanatici “religiosi” e di fatto peggio dei fascisti. Israele, a differenza perfino di Hamas, non ha una sua Costituzione, quindi non ha nessun bisogno di mettere per iscritto che lo Stato palestinese non lo vuole. La terra palestinese se la prende e basta. Lo Stato palestinese lo impedisce e basta, lo fa abortire di continuo anche a cannonate. Il tutto senza neppure dirlo e tanto meno metterlo per iscritto, continuando però a parlare di “trattative di pace”……
Con il buonismo ormai così tanto di moda e a buon mercato riusciamo a sentirci buoni anche quando in realtà siamo feroci. Ottusi e feroci. La condizione per questo untuso buonismo del cavolo è l’ignoranza, l’ignoranza dei fatti. Che è parente stretta della malafede. La stessa crassa ignoranza, parente stretta della malafede crassa, che permette alla Rai e ai giornali di continuare a mentire parlando di “rapimento” di Emanuela Orlandi e perfino di Mirella Gregori, con un doppio vantaggio: aumentare l’audience e le vendite di copie e tenere nascoste le clamorose responsabilità del Vaticano. Responsabilità più che documentate dai magistrati. Allo stesso modo si ignora per esempio la vastità del fenomeno della demolizione delle case dei palestinesi in Palestina, demolizioni perseguite e realizzate con le motivazioni più varie, tutte però a vantaggio dell’espansione israeliana.
Ecco le cifre delle demolizioni, non inventate da terroristi islamisti, bensì documentate da un gruppo israeliano, l’Icahd ( http://icahd.org/eng/links.asp?menu=10&submenu=1 ), vale a dire The Israeli Committee Against House Demolitions, l’associazione israeliana che si batte contro la abominevole pratica della distruzione delle case dei palestinesi. Pratica che, spiace dirlo, sa innegabilmente di fascismo. E ricorda proprio i metodi che il Giorno della Memoria vorrebbe invece scongiurare almeno in Italia. Purtroppo però solo a parole.
“Statistiche sulle demolizione di case (1967-2009)
L’Icahd stima che 23.535 abitazioni dei palestinesi sono state demolite nei territori occupati a partire dal 1967, sulla scorta di informazioni ottenute dal ministero degli Interni israeliano, dalla Municipalità di Gerusalemme, dall’amministrazione civile, dall’Ocha e da altre fonti delle Nazioni Unite, da gruppi che lottano per i diritti umani dei palestinesi, da Amnesty international da Human Right Watch e altre fonti.
1) Demolizioni punitive: case demolite come punizione per la gente associata con le stesse case. Questa politica fu sospesa dall’Idf nel febbraio del 2005, dopo che giunse alla conclusione che piuttosto che un deterrente agli attacchi, le demolizioni infiammavano gli abitanti e li inducevano a compiere un maggior numero di attacchi. La pratica è stata ripresa il 19 gennaio 2009. Per quanto questa sia considerata dalla maggior parte del popolo palestinese la principale ragione per cui le loro case sono demolite, in realtà le demolizioni punitive rappresentano solo l’8,7% di tutte quelle effettuate.
2) Demolizioni amministrative: case demolite per l’assenza di un permesso a costruire. Questo accade nell’area C e in Gerusalemme Est, sotto l’esclusiva autorità israeliana, benché prima dell’esistenza delle aree A, B e C ciò succedeva pure nelle altre aree. E’ importante sottolineare che nella quasi totalità dei casi i palestinesi non hanno altra possibilità che costruire illegalmente, in quanto i permessi sono negati. C’è anche l’evenienza che nell’area B, se un’abitazione è nelle immediate vicinanze di una base militare o di una strada utilizzata dai militari, o anche di coloni, si può incorrere lo stesso in una demolizione amministrativa. Questo tipo di demolizione raggiunge circa il 26,7% dei quelle effettuate.
3) Operazioni di sgombro/demolizioni militari: case demolite dall’Idf nel corso di operazioni militari, al fine di sgomberare un pezzo di territorio (per qualsivoglia ragione), conquistare un obiettivo militare, o uccidere persone ricercate nell’ambito della politica israeliana di esecuzioni extragiudiziali. Le demolizioni militari costituiscono circa il 64,5% di quelle realizzate.
4) Demolizioni indefinite: l’Icahd sta raccogliendo informazioni e investigando sullo status di molte demolizioni effettuate tra il 1967 e il 1982. I primi risultati indicano che esse includono demolizioni di tutte le sunnominate categorie, ma con una maggioranza di operazioni di sgombero militari e punitive”.
Ripeto: questo documento non è di Hamas o degli iraniani, ma israeliano. Le sue cifre comprendono le oltre 3.600 abitazioni che si stima siano state distrutte nel recente conflitto a Gaza, ma non le case dei circa 120.000 drusi e arabi cacciati dal Golan conquistato alla Siria nel 1967, con i loro 134 villaggi completamente demoliti. Calcolando una media di 6 persone per famiglia, abbiamo un totale di circa altre 20.000 case distrutte. In totale, quindi, gli israeliani hanno demolito con motivazioni varie oltre 43.000 case. Senza dimenticare gli oltre 500 villaggi palestinesi, comprese le attuali Sderot e Ashkelon, sottoposti a “pulizia etnica” già a partire dal 1947, cioè da prima che fosse anche solo dichiarata la nascita dello Stato di Israele.
x TUTTI
E’ IN RETE IL NUOVO ARGOMENTO.
BUONA LETTURA.
pino nicotri
chiaro e reale il tuo post… approposito, aggiungerei, purtroppo non estensamente, due parole sul comunismo a Cuba in via di democratizzazione e x adattarsi e crescere, nonostante 60 anni di criminale imbargo, che ha spinto il socialismo cubano in comunismo sovietico, ora con Hugo Chavez ed ancora in vita il Padre de la Nacion, Fidel Castro Ruiz x Una Latinoamerica Bolivariana e Socialista. La crisi-truffa degli speculatori capitalisti, ha colpito anche La Revolucion, non è ancora in funzione el Banco del Sur, una banca latinoamericana, con una moneta propria… è un continente di popoli che si stanno unendo nel Sueño del Proceres Simon Bolivar, Latinoamerica Unida… Il processo di integrazione sara lungo e tortuosissimo, se gli yankee, vorranno trascinare nel loro fallimento capitalista, con El Socialismo del XXI Siglo si avvia a sostituire un sistema capitalista criminale e genocida, ormai al lumicino… Il Vento de la Revolucion, soffiera ma a differenza de Los Conquistadores de Mierda… quel lumicino non si spenga x colpa del vento…
Vi Saluto mis queridos compañeros, sono in pista dalle 5am… il socialismo è un vento, non sempre soffia e quando soffia è un vento compatto Unido, un vento sparpagliato, ognuno x ndo cazzo jjee pare… non è un vento, sono folate… fischia, canta, travolge, distrugge, accarezza, sussura… fragorosamente e quasi mai passa inosservato… scusate mi sto perdendo… vado ARRUOTALIBERA… mi piace e http://www.vvuuaddurmi.now /
VIVA EL LIBERTADOR SIMON BOLIVAR!!! Hasta la Victoria, Siempre!!!
Faust
Ps: OT… X ci vediamo da Giulia, domenica…
………
Il discorso è che non ha molto senso “ricordare” per un giorno all’anno. Va costruita una struttura stabile della memoria, e trovo interessante l’iniziativa di istituire un master di didattica della Shoà (all’università di Roma 3), in tempi in cui il Vaticano riaccoglie i vescovi revisionisti…
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