Quanta ipocrisia, falsità e retorica sullo Stato palestinese, che è ormai chiaro non potrà mai nascere

Tra le altre ipotesi che ho letto in questi giorni riguardo il vero motivo dell’invasione di Gaza e il futuro dell’ormai 60ennale dramma Israele/Palestina trovo che la seguente sia la più realistica: «Sconfitto e umiliato, Hamas resta al potere a Gaza. Forse è questo il vero scopo dell’operazione “Piombo fuso”. Le Palestine restano due, entrambe smilitarizzate, ma ancora senza essere uno Stato. Entro qualche mese il processo di pace iniziato l’anno scorso ad Annapolis, si rimetterà in moto. Israeliani e palestinesi dovranno accordarsi su questioni controverse come le frontiere, la spartizione di Gerusalemme, il diritto al ritorno dei profughi palestinesi e le colonie ebraiche. L’esistenza di due realtà palestinesi, una buona e l’altra che ancora non riconosce l’esistenza di Israele, sarà di grande aiuto ai negoziatori israeliani. Difficile creare uno Stato solo di due Palestine così opposte».
E comunque ormai è chiaro che lo Stato palestinese non nascerà mai.
E forse non ha più molto senso. Da una parte il territorio palestinese è diventato luogo di desolazione, divisione e odio tra gli stessi palestinesi, soprattutto a Gaza, con Hamas che spara volentieri anche agli uomini di Fatah e dell’Anp. Dall’altra parte la mania di chiudersi in un ghetto, in uno Stato comandato a tutti i costi da soli ebrei e possibilmente “ripulito” anche dei quasi due milioni di arabi con cittadinanza israeliana, come per esempio vuole non solo il partito Israel Beitanu ma buona parte del rabbinato, che come tutti i cleri spinge volentieri all’odio e allo scontro. E’ nell’interesse dei palestinesi vivere in un feudo di Hamas o comunque in una sorta di riserva indiana? Non è meglio, a questo punto, diventare cittadini israeliani a tutti gli effetti? Che era poi il sogno dei sionisti alla Judah Magnes e di tutti coloro che si erano accorti, sia pure in ritardo, che la “terra promessa” (?) era già abitata da “altri”.
Errore, quello degli israeliani che vogliono una nuova e definitiva “pulizia etnica”, molto grave e non solo perché tale “pulizia” ricade sotto la categoria dei Delitti contro l’Umanità, ma perché a ben vedere è l’unica vera assicurazione antiatomica di Israele, ammesso che sia vero e non solo strumentale il suo timore di essere “cancellata” a suon di (immaginarie) bombe atomiche islamiche. Anche ammesso ma non concesso che ci sia davvero chi vuole cancellare Israele con le atomiche, vulgata tra le più truffaldine perché tra le più irrealizzabili per mille e uno motivi più volte spiegati nei forum di  altre puntate del nostro blog, il modo più sicuro di scongiurarlo è avere nella popolazione due milioni di arabi, che inoltre aumenteranno di numero. Lanciare atomiche su Israele significherebbe infatti accoppare anche quei milioni di arabi, cioè di musulmani. Eventualità assolutamente impossibile. Anche dal punto di vista islamico, specie se “duro e puro”. Le soluzioni autodistruttive di massa come quella di Masada, che leggendo Gad Lerner ho scoperto essere addirittura atto fondativo dell’identità ebraica, non mi pare abbiano mai fatto parte della realtà islamica e non figurano neppure in nessun suo testo sacro.

Se invece Israele diventasse il solito ghetto, riservato solo e gelosamente agli ebrei e con scarsa simpatia per i “gojm”, cioè per i non ebrei, allora fargli fare la fine di quello di Varsavia sarebbe evidentemente molto più facile. Mi pare talmente evidente che dovrebbe capirlo anche un cretino. Strano non lo capiscano i governi israeliani. Senza contare che nell’era storica della globalizzazione e dei confini sempre più porosi per le migrazioni di massa può fare solo davvero pena qualunque discorso sulla “purezza” di qualunque singola etnia o religione che si mettesse in testa di governare da sola un territorio. Il mondo intero pare sia in festa – forse un po’ troppo affrettata – per l’elezione di un “abbronzato” come Obama addirittura alla presidenza degli Stati Uniti. Se è stato possibile per un uomo che solo 20 o 30 anni fa non sarebbe neppure stato bene accetto e servito in un ristorante diventare presidente della massima potenza mondiale, dove coesistono centinaia di lingue e gruppi etnici tra loro diversi e spesso in conflitto, è chiaro che non ha nessuna giustificazione, nessuna base accettabile la pretesa che un palestinese (o un arabo israeliano) non possa mai diventare ministro o capo di Stato di una Israele terra di pari diritti e doveri per tutti i suoi cittadini senza distinzione di “razza”, etnia, religione, sesso, numero e colore di scarpe. Forse che il pianeta gira in un senso mentre in Israele/Palestina deve continuare a girare in eterno in un altro senso, tutto e solo suo e color sangue?
Ma questo è un argomento su cui in futuro varrà la pena tornare. Per ora osserviamo per quali motivi parlare di Stato palestinese è un po’ come andare a caccia di farfalle sotto l’arco di Tito… Solo che qui non si tratta di farfalle, ma di esseri umani che crepano. E se facciamo i conti dal ’48, temo ci sia da svenire.
Le cartine, dunque. Guardandole da sinistra a destra, le quattro mappe indicano la distribuzione della terra tra arabi-palestinesi (in verde) ed ebrei (in bianco) sull’attuale territorio di Israele:
– la prima nel 1946;
– la seconda nel piano di spartizione dell’Onu nel 1947. Come si vede, l’Onu decise di assegnare alla minoranza ebraica la maggioranza del territorio. Ovvero, di dare alla maggioranza araba-palestinese la minoranza del territorio. Scelta di difficile comprensione, soprattutto – come fanno rilevare vari storici ebrei israeliani – per la maggioranza araba-palestinese. Ovviamente.
– La terza mostra come è cambiata, a vantaggio degli israeliani, cioè a svantaggio dei palestinesi, la situazione dal 1949 al 1967.
– La quarta mostra la miserabile situazione odierna. Come si vede, oltre alla Striscia di Gaza ridotta a meno di un francobollo, uno dei più se non il più densamente abitato al mondo, il territorio della Cisgiordania  è frazionato. I suoi singoli pezzi sono spesso separati tra loro dal famoso Muro.
Stando così le cose, davvero c’è qualcuno, oltre agli illusi, che pensa possa nascere il tanto blaterato Stato Palestinese? E anche ammesso che finalmente nasca, c’è qualcuno, oltre agli illusi, che pensa possa davvero essere considerato uno Stato anziché una barzelletta? Dubito assai che l’Italia sarebbe mai potuta nascere se Garibaldi e i Savoia avessero messo assieme solo qualche piccola toppa dello Stivale. E non credo nemmeno che gli stessi sionisti anti Magnes si sarebbero accontentati dei rimasugli di terra rimati oggi ai palestinesi, visto la piazza pulita che hanno fatto di più o meno 500 villaggi altrui. Per capire meglio come stanno le cose anziché bersi le interessate balle dilaganti sui mass media vale invece la pena leggersi l’ottimo ed esaustivo libro “Palestina: quale futuro? La fine della soluzione dei due Stati”, edito da Jaca Book e recante testi di 13 autori, palestinesi, ebrei e israeliani senza fette di prosciutto negli occhi e pietre al posto del cervello e del cuore. Vi posto un link che riassume brevemente questo libro: http://www.libreriadelsanto.it/libri/9788816407862/palestina-quale-futuro-la-fine-della-soluzione-dei-due-stati.html .
Poi si può discutere all’infinito di colpe e responsabilità degli uni o degli altri. Ma la realtà storica e territoriale è quella che è. Chi vuole maggiori dettagli può consultare le carte dei link seguenti, con una avvertenza: poiché di norma lo Stato di Israele non è rappresentato per intero, ma solo la parte che contiene le zone palestinesi messe in evidenza, NON si riesce ad avere l’esatta proporzione, che è roba da far cascare le braccia, tra il totale oggi in mano a Israele e gli avanzi rimasti ai palestinesi. Avanzi che si può ulteriormente ridurre facendo in modo che la Striscia di Gaza all’Egitto. Non a caso le cartine di questi link fanno parte di una servizio – della rivista Limes – intitolato “La Palestina impossibile”.
Spero che d’ora in poi chi interverrà su questo tragico e penoso argomento lo faccia con maggiore cognizione di causa e meno cinismo.
http://temi.repubblica.it/limes/avanzi-di-palestina-nella-morsa-di-israele/
http://temi.repubblica.it/limes/il-muro-e-oltre/
http://temi.repubblica.it/limes/lespansione-di-gerusalemme/
http://temi.repubblica.it/limes/lhamastan-sotto-assedio/
http://temi.repubblica.it/limes/i-palestinesi-nella-terra-di-israele/
http://temi.repubblica.it/limes/la-nascita-di-israele/
http://temi.repubblica.it/limes/la-guerra-dei-sei-giorni-e-le-sue-conseguenze/
http://temi.repubblica.it/limes/il-piano-di-ginevra

633 commenti
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  1. Anita
    Anita says:

    x Alex

    Lasci stare Gianni Guelfi…amici di lunga data.

    Planned Parenthood sono cliniche per aborto.
    Il mio vicino e’ il direttore di Planned Parenthood e’ stato rifiutato dal Country Club appunto per questo.

    Negli US principalmente i Ministri neri sono in subbuglio perche’ la piu’ grande percentuale di aborti e’ dalla parte dei neri.
    ________________________________

    “Obama presenta il conto. Il 23 gennaio ha decretato l’abolizione della Mexico City Policy, istituita da Reagan e ripristinata da Bush, che negava i finanziamenti federali alle organizzazioni che praticano l’aborto, anche se sotto le mentite spoglie della “salute riproduttiva” e della “pianificazione demografica”. Lo presenta a quanti avevano fatto finta di non vedere. E pensare che mai un candidato alla presidenza era stato così chiaro nell’esprimere in campagna elettorale la sua determinazione ad intervenire nel campo della famiglia e della vita in senso libertario. A conferma di questa determinazione, già nella notte del 21 gennaio, a giuramento ancora fresco, il nuovo sito della Casa Bianca presentava l’impegno presidenziale ad abolire la Mexico City Policy e il Defense of Marriage Act e a firmare subito il Freedom of Choice Act non appena venisse approvato dal Congresso. Quest’ultimo finanzia l’aborto, ripristina l’aborto a nascita parziale, toglie validità ai regolamenti statali che proteggono le donne e i bambini non nati ed elimina la clausola di coscienza per il personale sanitario. Il principale slogan elettorale di Obama era incentrato sul cambiamento. Sì, ma quale?

    Dopo la revisione della Mexico City Polity, anche il pastore nero Luke Robinson ha parlato di cambiamento: “Abbiamo bisogno di cambiare, signor Presidente, perché ogni giorno 4000 bambini muoio per aborto. Ogni giorno, signor presidente, persone della tua e della mia etnia muoiono in gran numero. L’aborto è il killer numero uno degli afroamericani in questo paese”. Di cambiamento parla anche Douglas Johnson, direttore del National Right to Life Committee, che ha detto: “Molte persone in Africa aspettavano che Obama desse loro buone notizie. Molti di loro saranno sorpresi nell’apprendere che la prima cosa che egli manda all’Africa sono i fondi americani per promuovere l’aborto dei loro bambini non ancora nati”. La stessa marcia pro-life, tenuta a Washington il 21 gennaio nel 36mo anniversario della sentenza Roe vs Wade, era stata impostata sul cambiamento, ma in quello stesso giorno Obama confermava al “Boston Globe” il suo apprezzamento per la sentenza del 1973. C’è cambiamento e cambiamento, quindi.
    _____________________________________

    Anita

  2. fata madrina
    fata madrina says:

    MODERNE CENERENTOLE STATUNITENSI

    Re per un giorno

    Il veterano delle guerre dell’impero statunitense, Prince Brooks, ha avuto il suo quarto d’ora di fama ed anche un pochino di più… dato che è stato scelto assieme ad altre 300 persone che sopravvivono un giorno dopo l’altro in penose condizioni, per assistere alla nomina ufficiale di Barack Obama a Washington.

    All’imprenditore Earl Stafford è venuta l’idea di fare da “fata madrina” ed ha speso più di un milione di dollari per pagare loro un hotel lussuoso, il viaggio, i pasti ed ovviamente i vestiti da usare in un’occasione così speciale, dato che con quel che indossavano non li avrebbero ammessi di sicuro.

    Poi, quando tutto è finito, ognuno è tornato nel suo angolino oscuro, quello da dov’era fuoruscito, o almeno chi aveva dove andare, perchè il veterano Prence Brooks, da anni vive per la strada e lì lo hanno lasciato, di nuovo, e per sempre (La jiribilla)

  3. bastian  quasi  contrario
    bastian quasi contrario says:

    Come attenuare la fame di 35 milioni di poveri negli USA

    Gli attivisti comunitari hanno cominciato una campagna per alimentare circa 35 milioni di poveri negli Stati Uniti, con la più grande iniziativa di questi gruppi benefici dagli anni ’60, ha reso noto la televisione NBC.

    Gli organizzatori hanno detto che il piano è cominciato nei luoghi di residenza e di lavoro di cittadini molto poveri, per poi estenderlo nei grandi centri urbani.

    Il piano vuole fare pressioni sul governo, per far sì che incrementi i sussidi per gli alimenti.

    “La prima generazione delle mense di beneficenza, dette “soup kitchens” sta giungendo al massimo delle possibilità e si dovranno costruire altre mense di maggior capacità”, ha segnalato Robert Egger, il massimo dirigente della cucina centrale a Washington e uno degli attivisti contro la fame più noti del paese.

    In accordo con l’organizzazione “Feeding America”, almeno il 30% dei nuclei con la madre come capo famiglia e i dipendenti di queste mense, soffrono di irregolarità nel servizio degli alimenti.

    Gli attivisti esprimono anche la loro preoccupazione per il valore nutrizionale degli alimenti che si offrono nei “soup kitchens”, dato che vari studi hanno indicato che la qualità del servizio fa vergogna.

    Agli studenti delle medie, a Washington, s’inviano i prodotti che avanzano nelle caffetterie corporative.

  4. Vox
    Vox says:

    @alex
    Ma anche:
    SANTORO: «FRATTINI SI SCUSI O CI DENUNCI» – La replica di Michele Santoro e della redazione di Annozero è comparsa sul sito della trasmissione. Il conduttore dice di aspettarsi le scuse del ministro o in alternativa una denuncia, dato che l’antisemitismo è un reato. «Egregio ministro Frattini, lei ha affermato che l’antisemitismo umilia la persona umana – si legge nell’intervento firmato da Santoro e dalla redazione -. Accusare ingiustamente un giornalista e il suo gruppo di lavoro di antisemitismo rappresenta, di conseguenza, una insopportabile offesa per la dignità personale e per quella professionale. Lei ha agito al riparo del suo ruolo pubblico, piegandolo a interessi censori di parte e ha utilizzato un’occasione ufficiale e solenne, oseremmo dire sacra, come il giorno della Memoria, per insultare chi non poteva difendersi. Siamo sbigottiti per le sue dichiarazioni e ci chiediamo se lei conosca l’esatto significato e la valenza del termine che ha adoperato. Egregio ministro, iscrivendoci tra gli esempi di antisemitismo dei media, ha tuttavia dimenticato di essere un pubblico ufficiale che di fronte a un reato (e l’antisemitismo per il nostro codice lo è) ha il dovere di denunciarlo alla magistratura. Ci auguriamo che lei si limiti semplicemente a chiederci scusa, senza rinunciare a pronunciare nei nostri confronti le critiche più severe. Altrimenti saremo costretti a chiedere di essere processati».

  5. Anita
    Anita says:

    x Alex

    Ho notato solo ora che il Gianni Guelfi ha scritto in Inglese.
    La informo che Gianni Guelfi non capisce ne’ scrive l’Inglese.

  6. Vox
    Vox says:

    Quest’anno, come ‘elemento di novità’, vale la pena di aggiungere che dopo quanto appena accaduto a Gaza, la “Giornata della Memoria” assume a tutti gli effetti i caratteri di un’operazione di cattivo gusto e di mancanza di rispetto per coloro che stanno soffrendo in Palestina.

    [fonte: “Rinascita”, 29 gennaio 2005]

  7. Vox
    Vox says:

    “Riflessioni sul giorno della memoria” (Carlo Gambescia);

    Mentre una propaganda a tamburo battente in questi giorni ci obbliga a «non dimenticare», il circo politico-mediatico…che da un settimana a questa parte, totalitariamente, propone all’attenzione degli italiani solo e sempre un’unica interpretazione di un’unica vicenda, è lo stesso che di fronte a situazioni del tutto analoghe a quelle vissute dagli abitanti di Varsavia sessant’anni fa non trova di meglio che glissare, occultare, mistificare, far passare una cosa per un’altra.

    Per cui, se gli ebrei del ghetto avevano tutte le ragioni per insorgere contro i tedeschi, ed il loro eroismo varrà sempre come fulgido esempio, per gli insorti delle odierne Varsavia non c’è neanche l’ombra di una citazione: nessuno – a meno che non si vada su internet a cercare informazione alternativa – ne vedrà mai gli abitanti massacrati e le abitazioni sventrate: Jenin, nel 2002, Falluja, nel 2004 (e tutt’ora)… città i cui abitanti hanno opposto una strenua resistenza agli invasori israeliani, nell’un caso, americani, nell’altro. Occhio non vede, cuore non duole.

    …si è in presenza di un fenomeno di sovraesposizione mediatica di un unico punto di vista, di un controllo dei confini della «moralità» del dibattito politico mai visto prima. Le redazioni dei giornali, i centri studi, le «fabbriche del consenso», insomma, più le segreterie dei partiti, sono difatti presidiate da personaggi incaricati di fissare i paletti del «moralmente corretto»: oltrepassarli equivale inequivocabilmente a collidere con tendenze innominabili, ad evocare «rigurgiti nazisti», ad intelligenza col Nemico, a farsi portatori del Maligno…

    Ma non e’ sempre stato cosi':

    La Repubblica del 13 agosto 1976 sulla strage di palestinesi avvenuta nel campo di Tell el Zaatar, assediato da siriani e falangisti libanesi: Come 30 anni fa nel ghetto di Varsavia.

    … lo stesso quotidiano, il 20 settembre 1982, dopo il massacro di Sabra e Shatila (16-18 settembre), titolava: Le menzogne israeliane; nell’occhiello: I soldati israeliani rastrellano e deportano i sopravvissuti.

    Sembra di riesumare dei reperti archeologici, eppure sono titoli di venti-venticinque anni fa, quando il ricatto morale dei filo-sionamericani non era ferreo come oggi e stare con i palestinesi garantiva pur sempre un rendita. Che cosa è cambiato nel frattempo, si chiederebbe il nostro allibito investigatore?

    Per comprendere come il ricatto morale imposto su tutto ciò che coinvolge il Sionismo si stia rinforzando sempre più, è bene tenere a mente che i filo-israeliani (israeliti e non) profondono energie intellettuali e risorse finanziarie di non poco conto in una certosina opera di conservazione dello stato di narcosi in cui i non diretti interessati – che potrebbero sempre tornare in sé – vengono interessatamente e forzatamente mantenuti.

    Tuttavia, come nei normali casi di tossicodipendenza, il drogato non può restare tale se non gli si somministrano dosi sempre più elevate. A questo provvedono i vari Schindler’s List, La vita è bella, Perlasca… sfornati e riproposti con cadenza regolare, a dosi omeopatiche, ammantati dell’aura del capolavoro e puntualmente sommersi da statuette premio, elargite da istituzioni culturali ovviamente libere e indipendenti.

    Ma non è questo il punto più importante. E non è neppure in questione l’aspetto artistico de Il Pianista, come quello delle altre pellicole summenzionate. Si tratta invece di una questione di equità.

    Questo genere di film – ci viene detto – viene proposto all’attenzione del pubblico perché impartirebbe una lezione imperitura, affinché simili abiezioni non abbiano più a ripetersi. «Mai più», è uno degli slogan più ripetuti.

    E allora perché lo stupro di Jenin? Perché il martirio di Falluja? E, soprattutto, perché la totale indifferenza da parte dello stesso sistema che manda le scolaresche ad Auschwitz e impone un consenso bulgaro sulla «Giornata della memoria»?
    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5523
    (continua)

  8. Vox
    Vox says:

    Memoria per forza – II

    Ecco, piuttosto, le lezioni che si traggono dall’osservazione della realtà:

    Prima lezione: simili abiezioni – malgrado le rieducazioni cinematografiche – si sono ripetute e si ripetono regolarmente, per non dire sempre più spesso;

    Seconda lezione: la maggior parte di simili odierne abiezioni si svolgono nell’indifferenza, massima nel caso della Palestina e dell’Iraq;

    Terza lezione: per tale indifferenza si distinguono particolarmente coloro che sono in prima fila nel denunciare quotidianamente l’abiezione che ha portato alla rivolta del ghetto di Varsavia.

    A chi non vuol vedere le cose con le lenti del pregiudizio, l’osservazione dei dati forniti dall’esperienza insegna che la somministrazione regolare di queste pellicole determina un unico risultato: l’impunità dei crimini passati, presenti e futuri dell’America e del Sionismo, e la garanzia della (immeritata) rispettabilità per tutti quei politici, giornalisti ed opinionisti che hanno qualche interesse nel dimostrare una somma indifferenza di fronte ai massacri dei popoli aggrediti dai loro padroni. Popoli la cui cinematografia, al massimo, viene proposta in qualche cineclub seminascosto (è il caso dell’ultimo documentario-intervista ad Arafat, che né la Rai né La7 hanno voluto trasmettere), con la scusa che si tratta di materiale inopportuno, fazioso, antiamericano, antisemita…

    L’insistenza su una «memoria» a senso unico alimenta il conformismo, e il risultato è che un solo messaggio veicolato da una sola cinematografia, la più potente e dotata di mezzi, impone la dittatura dei soggetti e dei palinsesti. Ecco dove conduce la cultura della «memoria» sponsorizzata Hollywood: al punto zero dell’indifferenza.

    Enrico Galoppini

    Link: http://cpeurasia.org/?read=17801

  9. Vox
    Vox says:

    Io aggiungerei un’ulterore valutazione sulla memoria per forza:

    Piu’ certe cose si impongono praticamente per legge, e piu’ cominciano a provocare rigetto, a creare sentimenti opposti.
    Quindi credo che si nuocciano da soli, alla lunga.

  10. carlino
    carlino says:

    L’ARCHITETTURA DEL TERRORE: TRACCIANDO LA RETE ISRAELIANA DIETRO L’11/9 PARTE I

    DI CRISTOPHER BOLLYN

    Questo capitolo dedicato a “Solving 9-11” (“Risolvendo l’11/9”, ndt), ha il compito di svelare il ruolo svolto dalla rete criminale israelo-sionista, che le prove collocano dietro al crimine del secolo. Le informazioni, provenienti da materiale di dominio pubblico, supportano fortemente la tesi secondo la quale, ufficiali maggiori dell’agenzia d’intelligence militare israeliana, furono gli architetti di quell’attacco false flag [sotto falsa bandiera n.d.r.] che è stato l’11 settembre.

    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5316

  11. el Guerrillero
    el Guerrillero says:

    Cuba chiede la restituzione del territorio della base di Guantanamo

    Le dichiarazioni del ministro degli Esteri Felipe Pérez Roque

    Cuba considera che la chiusura del centro di prigionia e tortura nella base di Guantanamo sia un primo passo positivo, ma deve continuare con la restituzione di questo territorio, ha detto il ministro degli Esteri Felipe Pérez Roque.

    Crediamo che l’esistenza di un centro dove sono state utilizzate torture fisiche e psicologiche, vessando i prigionieri, costituisca un affronto all’¡umanità, ha detto il ministro nel corso di una conferenza stampa.

    La decisione del presidente Barack Obama di chiudere questo centro è positiva e risponde, inoltre, ad una richiesta mondiale, ha detto Pérez Roque, però deve completarsi con la chiusura definitiva della base navale e la reintegrazione di questa area alla nazione cubana.

    Questa istallazione, ha precisato, è stata imposta in un momento in cui il nostro paese non poteva esercitare la sua sovranità, perché era stato occupato militarmente dagli Stati Uniti, al termine della guerra d’indipendenza contro la Spagna.

    In secondo luogo, ha detto il ministro, il governo statunitense dovrebbe accogliere la richiesta internazionale di cambiare la sua politica verso Cuba e porre fine al blocco imposto a questo popolo per quasi 50 anni.

    Speriamo che il governo degli Stati Uniti ascolti il clamore internazionale espresso in 17 votazioni successive dell’Assemblea Generale dell’ONU, ha detto.

    Pérez Roque ha riferito alla stampa la sua convinzione che possono esistere relazioni rispettose tra i due paesi e cooperazione in diversi settori, come la lotta contro il narcotraffico, il terrorismo ed il traffico di persone.

    Non c’è motivo per considerare Cuba un pericolo per gli Stati Uniti, siamo un piccolo paese con una vocazione pacifica, ha detto, reiterando che il blocco e le aggressioni di Washington sono privi d’appoggio internazionale dal punto di vista etico e morale.

  12. Sylvi
    Sylvi says:

    caro Uroburo,

    sono molti gli argomenti che lei ha sfiorato.
    Rispondo solo ad alcuni per questioni di spazio.
    Yugoslavia:
    i motivi lontani della guerra furono le diversità di lingua, di carattere, di storia….la Chiesa Tito era riuscito a controllarla, con le buone o le cattive!
    Una insegnante di Zara, vivo Tito, mi disse:
    -Le grammatiche, i vocabolari sono soprattutto in serbo. Ci stanno serbizzando, non lo permetteremo-.
    Infatti a scuola boicottavano il cirillico.
    Gli sloveni studiavano più tedesco che serbo- croato, o croato-serbo e stessi attenta a pronunciarlo nella giusta successione a seconda di dove mi trovavo.
    La scintilla è stata solo economica. Tito si era indebitato in maniera intollerabile per mantenere il suo sogno di “non allineamento” e le sacche di sottosviluppo tipo Kosovo.
    Ai cittadini stremati dai sacrifici non bastava più la gloria.

    Germania, Italia e la Chiesa hanno colto il frutto maturo.
    Ne parlo perchè là i focolai ci sono, solo tutti nel calderone Europa potrebbe controllarli, ma…

    Sulle guerre di invasione e sulle atrocità molto è stato scritto, molto ho letto da dx e da sx.
    Noi qui abbiamo pagato di tasca nostra, con i nostri beni.
    Lo Stato italiano se ne’è fatta una pippa!

    Ora riteniamo sia passato per noi e per i nostri vicini e non ci spaventano certe pulci slovene che spintonano ai quattro punti cardinali per diventare elefanti.
    Certo nazionalismo sloveno non ha niente da invidiare a nessuno dei suoi vicini.
    “Mangiare i fagioli insieme, per credere” come si dice da noi!

    Gli eccidi e le atrocità della guerra sono state restituite con gli interessi. Non dimenticare , ma abbiamo il dovere di guardare avanti e non lo dico io!
    Mi darà atto che quassù abbiamo una visione del vivere che non è quella lombarda nè tantomeno quella romana.
    Recuperiamo, anche con fatica, una vita sociale accettabile e speriamo nell’Europa.

    Della Storia italiana, per ora dico soltanto che, come la Binetti indossa il cilicio, allo stesso modo io affronterò la storia del PCI.
    Di Bocca ho letto i suoi libri sugli italiani e sull’Italia post guerra.

    Ma per Togliatti e alcuni sulla Resistenza mi ci vorrà un doppio cilicio!

    Ps: Preparo lo ” scudo” di inox- CC lo chiamerebbe in altro modo!!

    Sylvi

  13. Vox
    Vox says:

    Segnalo un interessante articolo sulle INTERCETTAZIONI in Italia:

    “Guerra” tra Procure
    Parla Gioacchino Genchi

    Il premier Silvio Berlusconi, durante un comizio a Olbia, parlando delle intercettazioni e riferendosi al cosiddetto archivio Genchi, ha detto:
    “Un signore ha messo sotto controllo 350mila persone, dobbiamo essere decisi a non consentire questo sistema di indagine che non deve continuare. Dobbiamo porre dei limiti certi per la sicurezza dei cittadini”

    (Come si dece…La gallina che canta per prima è quella che ha fatto l’uovo?…)

    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5519

  14. Pietro Falco
    Pietro Falco says:

    Vox

    Do you rimember gli archivi illegali di Pollari e di piopompa nostro, su politici, manager e giornalisti italiani (Prodino compreso)…?

  15. Anita
    Anita says:

    x bastian quasi contrario 152

    granma.cu -Come attenuare la fame di 35 milioni di poveri negli USA – [ Translate this page ]27 gen 2009 … Agli studenti delle medie, a Washington, s’inviano i prodotti che avanzano nelle caffetterie corporative……….

    Cosa si aspetta da Granma.cu ?????

    Magari avessero quegli “avanzi” a Cuba.

    I pasti nelle scuole sono regolati secondo gli Stati.
    Ogni settimana mettono i menu’ sui giornali.
    IE: un menu’ del North East sarebbe differente da uno del South West.

  16. Pietro Falco
    Pietro Falco says:

    Ps

    secondo voi negli interessi di chi erano stati realizzati…? Dello Stato in generale, o di un nano in particolare…?

  17. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Les magistrats “en lutte pour l’indépendance de la justice” (l’express)
    I magistrati in lotta per l’indipendenza della giustizia
    ———————-
    Non siamo solo noi, a lamentarci.

  18. Vox
    Vox says:

    Mamoria per forza

    Piero Fassino (insieme a Furio Colombo ed Emanuele Fiano) è il fondatore di “Sinistra per Israele”[1], sorta nel 2005 dalle ceneri di una precedente associazione, nata subito dopo la guerra dei Sei Giorni (1967) per “spiegare” (!) alla sinistra italiana le ragioni d’Israele…

    Leggiamo, sempre sul sito di “Sinistra per Israele”, che la loro proposta per la Palestina è quella, trita e ritrita, dei “due popoli e due stati”, che non ha mai generato nient’altro che due, distinti focolai d’odio. In seconda battuta, si cita anche la “Road Map”, vale a dire la proposta di quella banda d’ubriaconi sessuofobi che hanno regnato per due presidenze USA, i neocon.
    Dietro a questo paravento, baluginano ombre che narrano di tentativi svaniti all’ultimo istante, di “buonevoglie” amareggiate, d’omicidi giunti – sventure che il Fato distribuisce ai mortali – per seppellire i loro volonterosi tentativi. Come “l’assassinio” di Rabin e la “malattia” di Arafat…

    Se, invece, vogliamo partire dagli atti, allora il panorama si rischiara per mostrare una landa infinita, sconsolatamente deserta.
    Non c’è un solo impegno ufficiale, di parte israeliana, che certifichi la presentazione alla controparte di una proposta…

    Gli israeliani si trincerano dietro la “generosa offerta” fatta da Barak ad Arafat nel 2000, ovvero “Gaza più il 97% della Cisgiordania”. Mai giunta, con i necessari crismi e con precisi confini, dal governo di Tel Aviv.
    A parte il fatto che, le risoluzioni 242 e 338 dell’ONU (tuttora in vigore…), assegnano totalmente quei territori allo stato palestinese, quel numero – “97%”, che fa effetto – è una pia presa in giro.
    Perché?

    Vediamo un esempio comprensibile per noi italiani.

    Spicchiamo un salto nella fantastoria ed immaginiamo un ipotetico “movimento per la liberazione etrusca”, il quale chieda allo Stato italiano la cessione della Maremma e del Lazio.
    Il Governo Italiano potrebbe concedere ai “rinnovelli Etruschi” il 97% del Lazio e l’intera Maremma, pressappoco la provincia di Grosseto, ponendo però alcuni “paletti”.
    In primis, vorrebbe mantenere il completo controllo delle frontiere aeree, marittime e terrestri della nuova “Etruria”.

    In seconda battuta, concederebbe sì il Lazio, salvo la città di Roma, i porti di Civitavecchia e di Ostia, gli aeroporti, le linee ferroviarie, le autostrade e le vie consolari.

    Inoltre, tutte le strutture legate alla produzione ed alla distribuzione dell’energia, quelle per le telecomunicazioni ed i siti militari.
    potrebbero, i nuovi “Etruschi”, ritenersi soddisfatti del risultato?

    Questo è un paragone abbastanza calzante, poiché indica la situazione di Gaza e della Cisgiordania, quest’ultima infarcita di colonie israeliane, con relative installazioni militari…

    I nodi sono, in realtà, politici: dopo Wye Plantation, si susseguirono gli incontri a tre (Clinton, Barak ed Arafat) e si narra che Clinton, all’ultimo round prima di lasciare la presidenza, consumò un’intera Parker disegnando possibili mappe. Alla fine, spaccò il tecnigrafo.
    C’è poi la questione di Gerusalemme…

    Ora, i più volenterosi potranno affermare: non sarebbe possibile suddividere la città in modo che il muro del Tempio rimanga agli israeliani e la Moschea di Al-Aqsa (terzo luogo sacro dell’Islam) ai palestinesi?
    Cosa non semplice da attuare, giacché la Moschea di Al-Aqsa fu costruita, successivamente, proprio sui ruderi del Tempio di Salomone, tanto che alcuni gruppi estremisti israeliani avrebbero desiderato farla saltare con l’esplosivo…

    Tutto su
    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5517

  19. Pietro Falco
    Pietro Falco says:

    l’importante è che sappiano che “accà nisciuno è fesso”, come si dice dalle mie parti…

    Certo, sarebbe meglio se non lo fosse nemmeno Uolterpaperello, e gli facesse un promemoria al nanetto….

    e ancora moltoassaipiùmeglio sarebbe se potessimo leggerlo domani sui giornali, un memorandum del genere… o sentirlo alla tv…

    ma io quando avevo 6 anni beccai mio padre e mia madre che la mattina del 6 gennaio, quatti quatti, depositavano i regali nella cameretta….

  20. Pietro Falco
    Pietro Falco says:

    Lettera
    Ma il Luca Fazzo che scrive contro Genchi, accorandosi soprattutto per la privacy di quel galantuomo del generale Pollari, è proprio quel Luca Fazzo….? Vabbè che se ne è andato a scrivere sul “Giornale”, ma un minimo di deontologia professionale, che lo portasse almeno ad astenersi da certi argomenti….
    Aleph69

  21. alex
    alex says:

    @ Anita (150/154)
    Planned Parenthood sono cliniche per aborto.
    Il mio vicino e’ il direttore di Planned Parenthood e’ stato rifiutato dal Country Club appunto per questo.
    – – – – – – – –
    Gianniguelfi sarà pure amico Suo, e non scrive né capisce l’inglese (Lei dovrebbe, però), ma vedo che le parole postate da lui in risposta ai Suoi post non La sfiorano minimamente e, anche su questo forum, Lei continua a girare in tondo, riproponendo la stessa tiritera. Contenta Lei…
    – – – – – – – –
    Negli US principalmente i Ministri neri sono in subbuglio perche’ la piu’ grande percentuale di aborti e’ dalla parte dei neri.
    – – – – – – – –
    Ma’am, non mi meraviglia, è nota la posizione della maggior parte dei religiosi (bianchi e neri) su questo tema…però le faccio notare, tanto per amor di verità, che la seconda dichiarazione riportate nell’articolo da Lei postato (http://www.loccidentale.it/articolo/sull'aborto+l'america+di+obama+cambia+ma+in+peggio+.0065178) è di un un wasp pro-life.
    – – – – – – – –
    Entrando nel merito dell’articolo, “For the past eight years, the restrictions have undermined efforts to promote safe and effective voluntary family planning in developing countries. For these reasons, it is right for us to rescind this policy and restore critical efforts to protect and empower women and promote global economic development. (…) For too long, international family planning assistance has been used as a political wedge issue, the subject of a back-and-forth debate that has served only to divide us. I have no desire to continue this stale and fruitless debate”, queste le parole (NYT) del suo presidente in merito all’abolizione della Mexico City Policy meglio nota come “global gag rule” (regola del bavaglio globale), che ripristina l’uso dei fondi federali a favore delle ONG impegnate, ANCHE attraverso la promozione dell’aborto, in progetti di pianificazione familiare nei paesi in via di sviluppo.

    Strumento di politica della famiglia introdotto dal suo Bush nel 2001, la misura fu promossa in realtà per la prima volta da Ronnie Reagan e venne sospesa durante la presidenza Clinton.

    La global gag rule prevedeva la sospensione dei finanziamenti da parte degli Stati Uniti a tutte le ONG impegnate in progetti di pianificazione nel caso in cui, tra i diversi progetti, risultassero attività relative all’aborto, anche solo a livello informativo, a meno che l’interruzione non derivasse da violenza o incesto oppure fosse reso necessario da minacce alla salute della donna.

    I finanziamenti venivano sospesi anche nel caso in cui le ONG si fossero limitate ad effettuare attività di lobbying per rendere l’aborto legale nel proprio paese o almeno più accessibile.
    Negli ultimi anni la misura era stata inasprita ed estesa anche ai progetti mirati alla prevenzione dell’HIV/AIDS, quando seguiti da ONG che si occupavano di aborto; venivano bloccate anche le donazioni di contraccettivi, inclusi i preservativi.

    Era palese la connotazione teo-con di questa norma, che costringeva sempre più donne a sottoporsi all’aborto clandestino in tutto il mondo; inoltre le restrizioni all’uso dei contraccettivi comportavano danni alle politiche di controllo delle nascite in Paesi tipicamente sovrappopolati.
    La gravità della global gag rule era stata riconosciuta anche dall’Unione Europea: si leggano la risoluzione dell’Assemblea Parlamentare mista Unione Europea-ACP (Africa-Caraibi-Pacifico), ACP-EU 3640/03/def. del 30/01/2004, oppure la risoluzione del Parlamento Europeo sull’HIV-AIDS del 6 luglio 2006, che chiedeva al Congresso USA di invertire l’approccio global gag rule.

  22. Uroburo
    Uroburo says:

    per Vox
    Alle strade ed agli impianti di produzione bisogna aggiungere la TOTALITA’ delle sorgenti d’acqua. Una parte della quale verrà concessa ai palestinesi…. U.

  23. Uroburo
    Uroburo says:

    per Anita
    Caaaara…..
    letto il messaggio 172 di Alex se ne deduce solo che lei presenta le cose in modo alquanto scorretto …. Non le pare? U.

  24. Anita
    Anita says:

    x alex

    Ma certo che leggo siti in Italiano, certamente non ho il tempo di tradurre dall’inglese all’italiano.
    ——————————————————–

    x Uroburo

    La veda come vuole.
    Io abito negli US, lei no.
    Sento e leggo i discorsi e le lamentele, se a lei vanno i “partial birth abortions io ne posso essere contraria.”

    Anita

  25. alex
    alex says:

    @ Uro (174)
    Come ho scritto al Tovarisch (115), Ma’am è un’altra vittima della disinformatjia. Più che altro, in my opinion, sono decisamente scorrette “le fonti cui si abbevera”.

  26. Controcorrente
    Controcorrente says:

    cavoli nohhhhhhhhh..
    Adesso ci manca solo più Claudio Villa e la sua tesi …!!

    cc

  27. Rombi I. Padde
    Rombi I. Padde says:

    Et tu Brutus!
    Stanno lavorando su una bomba intelligente che ammazza i bambini solo prima che nascono. Va bene? La chiameranno: O BAMMA!
    Buona giornata!
    R.I.P.

  28. alex
    alex says:

    @ Rombi I. Padde (179)
    Leggendo il suo post, la domanda nasce spontanea:
    perché suo padre, quella sera, non si è accontentato di una sega?

  29. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Blitz dei carabinieri ad Artefiera: denunciato un artista

    Dopo il Tiepolo,tocca a un altro….
    I CC irrompono e sequestrano denunciano..
    Tempi duri e uno dei primi sintomi di Kaos..in genere partono sempre così ,piccoli segnali apparentemente di poco conto..
    Ah,morale ,morale corrente….dove sei finita grande puttana..,dopo aver permesso culi e tetti e ammicchi e quanto di meglio ci possono riservare tutti i “paraculi”dell’universo mondo adesso ti rimetti a rimettere i mutandoni…!
    Carina lo sai che avanti di questo passo ti ricoverano…

    cc

  30. Uroburo
    Uroburo says:

    A me sembra che i palestinesi si siano posti da subito in condizione conflittuale, solo per il fatto che parte del loro territorio veniva attribuito agli ebrei. Posso sbagliarmi, ma che io sappia non c’è stato un serio tentativo di contrattazione tra le parti, all’inizio. mt
    ————————————————————————-
    Caro marco tempesta,
    ammettiamo che i greci – prendendo a motivo le loro colonie di 3000 anni fa – sbarchino in Puglia per prendersene metà (come inizio, in attesa di papparsela tutta come ha detto Nicotri nel blog). Presumo che i pugliesi sarebbero felicissimi e ben disposti alla novità. E se poi uno di loro volesse prendersi la sua casa, ancorché sotto sfratto, presumo che lei sarebbe felicissimo di contrattare.
    Io sono più radicale di lei: se qualcuno mi rubasse la mia casa le posso assicurare che userei tutti i mezzi possibili per riprendermela. E se questo non fosse possibile, per farla pagare all’invasore. E farei in modo che questo diventasse lo scopo anche di coloro che dovessero venire dopo di me.
    Io ritengo che i palestinesi abbiano ragione e che, comunque, lo scopo degli issraeliani sia quello di buttarli fuori tutti. Lei invece può credere quello che vuole. U.

  31. Uroburo
    Uroburo says:

    se a lei vanno i “partial birth abortions io ne posso essere contraria.” anita
    ————————————–
    Cara Anita,
    si sente bene? Guardi che ho detto esattamente il contrario. Rilegga meglio il mio messaggio n. 129.

  32. Pietro Falco
    Pietro Falco says:

    Se il buongiorno si vede dal mattino….
    Clinton: “Israele ha il diritto di rispondere ai razzi lanciati da Gaza”

    da Haaretz

    http://www.haaretz.com/hasen/spages/1059209.html

    “Noi appoggiamo il diritto all’autodifesa di Isreale: i razzi lanciati dai palestinesi in aree abitate, non possono rimanere senza risposta”. Lo ha detto il nuovo segretario di sato usa, Hillary Clinton, nella sua prima conferenza stampa al Dipartimento di Stato. “Abbiamo molti danni da riparare”, ha aggiunto riferendosi alle relazioni degli usa con gli Stati esteri, nel cosro della presidenza di George W. Bush…

    Clinton: Israel has right to respond to Gaza rocket attacks

    By News Agencies

    Tags: iran, israel news

    U.S. Secretary of State Hillary Clinton said on Tuesday that Israel had a right to defend itself and that Palestinian rocket attacks on the Jewish
    territory could not go unanswered.

    “We support Israel’s right to self-defense. The [Palestinian] rocket barrages which are getting closer and closer to populated areas [in Israel] cannot go unanswered,” Clinton said in her first news conference at the State Departmen

    “It is regrettable that the Hamas leadership apparently believes that it is in their interest to provoke the right of self-defense instead of building a better future for the people of Gaza,” she added.

    Clinton also said that U.S. President Barack Obama’s first days in office have made it clear that a more open Iranian approach to the international community could benefit Iran. She said this was reflected in statements Obama made in an interview Monday with an Arab TV network.

    “There is a clear opportunity for the Iranians, as the president expressed in his interview, to demonstrate some willingness to engage meaningfully with the international community,” she said. “Whether or not that hand becomes less clenched is really up to them.”

    She said the administration is undertaking a wide-ranging and comprehensive survey of U.S. policy options toward Iran.

    “There is just a lot that we are considering that I’m not prepared to discuss,” she added.

    More broadly, Clinton said her initial round of telephone calls with world leaders has yielded positive signs.

    “There’s a great exhalation of breath going on around the world as people
    express their appreciation for the new direction that’s being set and the team that’s [been] put together by the president,” she said.

    “In areas of the world that have felt either overlooked or not receiving
    appropriate attention to the problems they are experiencing, there’s a
    welcoming of the engagement that we are promising,” she said.

    “It’s not any kind of repudiation or indictment of the past eight years so much as an excitement and an acceptance of how we are going to be doing business.”

    She dismissed suggestions that Obama’s foreign policy team would find it
    difficult to work together. She said all are determined to find the best way to execute the president’s foreign policy objectives.

    “We have a lot of damage to repair,” she said, referring to U.S. foreign
    relations as they stood when President George W. Bush left office January 20.

    Clinton said she spoke by telephone today with top Iraqi officials to make clear that there will be continuity in U.S. policy.

    She said her call was intended to reinforce our commitment to a democratic and sovereign Iraq and the importance of their provincial elections. Iraqis are scheduled to vote on Saturday in a set of elections that U.S. and Iraqi officials hope will further solidify progress toward national political reconciliation.

  33. Radio Londra
    Radio Londra says:

    Rinnoviamo l’invito alla Sig.ra Anita di evitare di postare notizie piuttoato tendenziose.
    Vede mia cara, il petrolio irakeno viene venduto sul libero mercato perchè in questo modo ci si guadagna e viene venduto ai cinesi.
    Il problema è chi controlla l’estrazione, la commercializzazione e i proventi
    La preposta autorità non è nè elettiva nè tantomeno sotto il controllo del popolo irakeno…ecco questo è un po’ strano.

  34. Anita
    Anita says:

    x Alex

    Caro mister Alex,
    io non mi svincolo per niente, non sono parolaia come voi. non solo per la lingua, ma di natura.

    Obama ha sostenuto “Freedom of Choice Act” o FOCA vivacemente tutte le campagne di controllo delle nascite, propagandando la diffusione di ogni tipo di
    contraccettivo.
    Ma la cosa sconcertante e’ che e’ a favore pure del aborto nascita parziale.

    Non solo, Michelle Obama, adesso la First Lady, ha fatto una intensa campagna pro abortion anche per la candidatura senatoriale del marito.

    L’aborto a 8-9 mesi e’ fatto con la saline solution, prende circa tre’ giorni.
    Non vado nei dettagli…alcuni feti nascono vivi e vengono disposti tra quelli ridotti a frantumi.
    Diversi sopravivono, salvati da infermiere o orderlies caritatevoli.

    Finita la mia storia.
    Se non e’ in sintonia con voi… TOO BAD!!

    Anita

    I contraccettivi sono disponibili in tutte le scuole pubbliche da anni.
    Le ragazze devono richiedere in infermeria.

  35. Pietro Falco
    Pietro Falco says:

    Intanto Obama nella sua prima intervista all tv araba diche che “è tempo per Israele e i palestinesi di riprendere i negoziati di pace”. (Già, ma bisogna capire su quali basi… ndr)
    Ha detto, inoltre, che la sua amministrazione avrà “un approccio più comprensivo nelle relazioni con il mondo islamico”

    “E’ impossibile per noi – ha spiegato – ragionare solo in termini di un conflitto israeliano-palestinese, e non pensare invece a cosa sta accadendo con la Siria, con l’Iran, con il Libano o l’Afganistan o il Pakistan. Sono tutte cose interrelate” (qui va meglio)

    Sarà il senatore George Mitchell ad occuparsi del dossier mediorientale.

    Obama: Time for Palestinians, Israel to resume peace talks

    By Natasha Mozgovaya, Haaretz Correspondent, and News Agencies

    Tags: Obama, Israel news

    U.S. President Barack Obama said on Monday that Israel and the Palestinians should resume their peace negotiations and he praised Saudi King Abdullah for putting forward an Arab plan for peace in the Middle East.

    Obama, in his first interview with Arab television since becoming president, told al-Arabiya television his administration would adopt a more comprehensive approach in its relations with the Muslim world.

    “It is impossible for us to think only in terms of the Palestinian-Israeli conflict and not think in terms of what’s happening with Syria or Iran or Lebanon or Afghanistan and Pakistan,” Obama told the Dubai-based Arabic cable channel. “These things are interrelated.”

    Obama said his administration had begun to fulfill his campaign promises by naming former U.S. Sen. George Mitchell as a Mideast peace envoy and sending him to the region within days of his becoming president.

    Mitchell was traveling to the region on Monday evening.

    “Ultimately we cannot tell either the Israelis or the Palestinians what is best for them. They are going to have to make some decisions,” Obama said.

    “But I do believe that the moment is ripe for both sides to realize that the path that they are on is one that is not going to result in prosperity and security for their people. And that instead, it’s time to return to the negotiating table.”

    Obama pledged on Monday that Mitchell would engage “vigorously and consistently” in the quest for Israeli-Palestinian peace and would seek concrete results.

    “The cause of peace in the Middle East is important to the United States and our national interests. It’s important to me personally,” Obama, who has made Israeli-Palestinian diplomacy a high priority for his new administration, told reporters while meeting with Mitchell and Secretary of State Hillary Clinton.

    Mitchell was scheduled to leave for the Middle East later Monday.

    Obama said he was dispatching Mitchell fully aware that there would be no overnight success, but with greater hope for progress in establishing an Israeli-Palestinian peace because the administration was engaging in an early fashion.

    “Sen. Mitchell is fully empowered by me and Secretary Clinton,” Obama said during a brief photo opportunity before the meeting began. “When he speaks, he speaks for us.”

    Earlier Monday, U.S. State Department spokesman Robert Wood held a briefing ahead of Mitchell’s trip, telling reporters that the new Mideast envoy did not intend to visit Syria, nor did he plan to speak with Hamas during his first mission. Rather, he planned to listen to regional leaders and assess the situation.

    Mitchell was scheduled to land in Cairo Monday night and hold some meetings on Tuesday; he was then scheduled to continue to Tel-Aviv and then the West Bank city of Ramallah for two days. From there, he was to continue to Amman and Riyadh.

  36. Anita
    Anita says:

    x Uroburo

    Si’, ho letto il suo post:

    “Uroburo { 27.01.09 alle 13:27 }
    Cara Anita,
    in Europa una pratica (barbarica)come quella che lei descrive sarebbe semplicemente un omicidio. L’aborto da noi è valido solo entro le dodici settimane oppure fino alle venti in caso di accertate malformazioni fetali…..”
    ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

    Come io ho scritto, io vivo qui negli US e quello che si propone ed e’ gia’ fatto e’ “partial birth abortion”.
    Alex si rivolge a lei e lei risponde che io raggiro le notizie.

    Ecco un esempio:

    ABORTION – THE SILENT SCREAM #3 / Part 3 / 03 Pro-Life Anti-Abortion Video

    http://www.youtube.com/watch?v=qJzSiAPXTiQ

    Per me questo non e’ accettabile.
    Anita

  37. Radio Londra
    Radio Londra says:

    Cara Anita
    vede il controllo demografico non è uno scandalo.
    E’ invece uno scandalo lo sfruttamento dell’ inanzia e il non fornire adeguata scolarità, acqua, medicine, e quant’altro ai bambini.

  38. Pietro Falco
    Pietro Falco says:

    ultim’ora (sempre da haaretz)

    L’aviazione israeliana ha nuovamente bombardato la striscia di gaza, oggi pomeriggio, dopo un soldato è stato ucciso e tre feriti a casua di una bomba palestinese, vicino il confine.
    Un testimone palestinese ha afffermato che nel pomeriggio dei tank israeliani sarebbero entrati nella Striscia di Gaza.

    IAF strikes Gaza after IDF soldier killed near border

    By Amos Harel, Haaretz Correspondent and Agencies

    Tags: Israel News, Gaza, Hamas

    The Israel Air Force attacked targets in the Gaza Strip on Tuesday afternoon, hours after an Israeli soldier was killed and three others were wounded in a Palestinian-rigged bomb attack near the border.

    Palestinian witnesses also said by late Tuesday afternoon that Israeli tanks could be seen rolling into the Gaza Strip.

    The incident near the border was the first deadly attack carried out by Palestinian militants since a cease-fire went into effect in the coastal strip 10 days ago.
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    The soldier, who served as an NCO in the army, was killed when a roadside bomb exploded near an Israel Defense Forces patrol along the Gaza border, near the Kissufim crossing.

    The wounded Israelis were identified as an officer, who sustained serious wounds, and an additional NCO and soldier, who were lightly hurt. The wounded were taken for treatment to the Soroka hospital in Be’er Sheva. The soldiers’ families have been informed of the incident.

    A Palestinian was reportedly killed in ensuing clashes between IDF soldiers and Gaza militants in the area. Heavy gunfire was audible along the border in central Gaza and Israeli helicopters hovered in the air, firing bursts from their machine guns, Palestinian witnesses said.

    Gaza medical workers identified the Palestinian killed as a farmer.

    Later Tuesday, the Israel Air Force targeted a motorcycle in the southern Gaza Strip, critically wounding two people, Hamas and Palestinian medical officials said. One of those wounded was a Hamas militant, said group spirces.

    Hamas: Israel to blame for renewed violence

    A political source in Jerusalem said that Israel must respond strongly and fiercely.

    Although there was no claim of responsibility for Tuesday’s attack on the IDF soldiers, Mushir al-Masri, a Hamas leader, said Israel was to blame for continuing to fire into Gaza. Al-Masri said his group had not agreed to a full cease-fire but only to a lull in fighting.

    “The Zionists are responsible for any aggression,” he said.

    Israel has warned that it would respond harshly to any violations of the cease-fire, which ended the Israel Defense Forces’ 22-day offensive against Hamas in Gaza.

    Israel’s stated goals in the campaign were the halting of cross-border rocket fire, the destruction of Hamas’ infrastructure and the restoring of its deterrence. After the operation, Israel declared that it had achieved its objectives.

  39. Pietro Falco
    Pietro Falco says:

    Per Olmert si tratta di “un incidente serissimo”, e preannuncia una risposta. Il ministrod ella Difesa Ehud Barak sta già valutando il tipo di risposta con lo Stato maggiore dell’esercito

    Olmert: IDF response to deadly Gaza bomb attack still to come

    By Barak Ravid and Anshel Pfeffer, Haaretz Correspondents

    Prime Minister Ehud Olmert said Tuesday that the deadly Palestinian attack on an Israel Defense Forces convoy near the Gaza border earlier in then day was a “most serious incident,” and vowed that Israel’s military response was yet to come.

    Olmert told the directors general of each government ministry that determining an appropriate response to the incident, which killed an Israeli soldier and wounded three others, was at the top of Israel’s agenda.

    “What the IDF has done now [in Gaza] is not the response,” Olmert said, referring to an IAF strike and clashes in the coastal territory, which followed the deadly attack. “Israel response is yet to come.”

    Defense Minister Ehud Barak held talks on Tuesday afternoon with defense establishment officials to assess Israel’s response.

    Barak told military academy cadets earlier Tuesday that the incident “is serious, and it cannot be accepted and we will respond. There is no benefit in specifying [the response].”

    Barak added that Israel’s recent offensive in Gaza, code-named Operation Cast Lead, was “a very hard blow for Hamas.”

    He said the campaign did not mean that Hamas would no longer be Israel’s enemy, or that there would be no more attempted attacks along and inside the border, or no other incidents that Israel would have to respond to.

    “But in my estimation, we are on our way to a period that they will remember very well, like Hezbollah remembers the blow it absorbed in Lebanon two-and-a-half years ago,” Barak said.

    Meanwhile, Foreign Minister Tzipi Livni said Tuesday said that Israel needed to respond immediately to the bomb blast on the Gaza border, emphasizing that there was no reason to exercise restraint.

    “If there is an incident on the border and someone shoots, there’s a bomb there or the smuggling of arms, Israel needs to respond immediately,” said Livni.

    One Israeli soldier was killed and three others were wounded near Gaza on Tuesday morning, in the first serious clash since a cease-fire went into effect in the coastal strip more than a week ago.

    Livni added: “Israel doesn’t need to demonstrate restraint against terror in the Gaza Strip. This was true before the operation, and it is true after it.”

  40. Pietro Falco
    Pietro Falco says:

    per la cronaca: è una nostra esclusiva italiana

    nessuna agenzia o sito web nazioanle ha ancora dato la notizia :-)

  41. Controcorrente
    Controcorrente says:

    carissimi,

    mi sembra che si stia girando intorno ad un falso problema ovvero ad un problema che in Italia “non esiste”.
    l’Anita si presume parla di cose che conosce bene…fino a smentita..
    Ora del perchè Obama ,abbia “(notate bene)reintrodotto una pratica che già esisteva io questo non lo ,ma so perfettamente (conoscendo il sistema politico americano)che Obama potrebbe dover pagare un pegno al sistema delle Lobby e dei gruppi di pressione che come tutti ben sanno formano la base della politica USA.
    Non per essere cinici, ma credo che se Obama dovesse mai pagar pegno a qualche Lobby delle armi che “producono” in un sol botto centinaia di vittime ,non ci sarebbe tutta questa mobilitazione..
    Per una volta tanto pensiamo invece a difendere da falsi attacchi una legge “nostra” che ha dimostrato di funzionare ,e che soprattutto era partita da ben altri tipi di considerazioni.
    Siamo avanti a loro evidentemente almeno in un campo!

    Temo trappole se si avanza su una strada che solo può portare a sterili discussioni di principio,sono ben altri i punti che attendono Obama e che questa volta sì invece ci riguardano da vicino!
    Evidentemente la nostra legislazione ha prodooto qualcosa di meglio della loro e non è un peccato mortale..!

    cc

  42. alex
    alex says:

    @ Azzeta, Falc e Uro.
    P.S. Ho appena ricevuto la lettera di sfratto dalla mia mansardina a veduta panoramica e a costo zero. Visto che si parla di andarsene…
    Speriamo che il mio solito ‘culo’ nel trovare belle case non mi abbia abbandonato! (Emmettì 123)
    – – – – – – – –
    Noooo, avrei dovuto pensarci subito e invece ci sono cascato pure io! Per forza che il paragone della casa con Emmettì non funziona, l’israeliano della situazione E’ LUI! :o)

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