Onore ai giornalisti come l’israeliano Gideon Levy! Anziché il volgare provincialismo degli scontri Santoro-Annunziata, a quando anche in Italia un dibattito in tv come quello andato in onda negli Usa e che posto oggi interamente tradotto nel blog?

Mentre da noi infuria il provincialismo dello scontro Santoro/Annunziata a causa dell’ultima puntata di Anno Zero ritenuta da molti troppo a favore dei palestinesi, come se essere contro le mattanze ” a prescindere” sia vietato, su Facebook un gruppetto di miei colleghi ha lanciato l’idea del Premio Nobel per la Pace al giornalista israeliano Gideon Levy, che ha scelto da tempo di vivere a Gaza. Proposta chiaramente impossibile, che mi è stato addirittura chiesto di patrocinare (!), ma che vale la pena rendere nota anche per tacitare i troppi imbecilli e disonesti di casa nostra. Queste le motivazioni:

“Gideon Levy è’ il giornalista israeliano di Haaretz che da anni incarna l’anima più illuminata del suo popolo. Una vera colomba della pace che con le sue lucide analisi e i suoi coraggiosi commenti ha finito per diventare una spina nel fianco dei falchi che si sono succeduti al governo. La sua voce rappresenta la vera coscienza – non solo quella critica – di una nazione che ha subito inique persecuzioni ed atroci sofferenze, ma che oggi rischia di trasformarsi nel carnefice di un popolo con il quale è destinato invece ineluttabilmente a convivere.
Anche stavolta, in occasione della guerra ad Hamas, di fronte al terribile massacro degli inermi abitanti della Striscia di Gaza, la voce di Gideon Levy sembra essere l’ultimo baluardo della ragione contro il cieco furore dei suoi governanti. In poco più di 15 giorni sono rimasti sul campo mille palestinesi, di cui la maggior parte civili: donne, anziani e bambini (più di 300). Uno spargimento di sangue caratterizzato da veri e propri episodi criminali (come quello di Zeitun, con i 110 civili ammassati in un edificio poi bombardato; o la scuola con le insegne Onu presa a cannonate, provocando 40 morti, tutti civili) che rischia solo di alimentare vendette: altro odio, altra violenza, altri morti. Rafforzando, invece di indebolire, il terrorismo.
Gideon Levy non ha esitato a puntare il dito contro i responsabili – Ehud Olmert, Tzipi Livni ed Ehud Barak (“due di loro candidati a primo ministro; il terzo al un processo per crimini di guerra”) – con parole pesanti come pietre che nessun giornalista occidentale (e tanto meno italiano) avrebbe mai osato pronunciare: “Se continueremo così – ha scritto sulle colonne di Haaretz – prima o poi a L’Aia (sede del Tribunale internazionale per i crimini di guerra, ndr) sarà creata una nuova corte speciale”.
Tutto ciò gli sta ovviamente procurando minacce ed insulti da parte dei più fanatici. Ma lui non sembra curarsene: “Uno spirito malvagio è calato sulla nazione. Questo non è il mio patriottismo. Il mio patriottismo è criticare, fare domande le fondamentali. Questo non è solo il momento dell’uniforme e della fanfare, ma dell’umanità e della compassione”.

Mi chiedo quando in Italia, dove si annega nel bicchier d’acqua versato in modo molto prepotente da Lucia Annunziata, potremo vedere un dibattito televisivo come quello andato in onda negli Usa, che con buona pace delle Lucie Annunziate spazza via una serie di luoghi comuni e di consolidate bugie e che è stato tradotto per noi dal lettore che si firma Vox e che ringrazio per la disponibilità:

“Ex-ambasciatore Martin Indyk contro Norman Finkelstein.
Un dibattito sull’assalto a Gaza da parte di Israele e sul ruolo degli USA nel conflitto. L’attacco di Israele contro Gaza e’ al tredicesimo giorno [ormai 23-mo – N.d.T.]. Circa 700 palestinesi sono stati uccisi [oggi oltre 1200 – N.d.T.], alcune migliaia sono rimaste ferite e la crisi umanitaria si ingigantisce. Intanto, sono morti 10 israeliani, di cui 4 colpiti da fuoco amico. Un cessate il fuoco non e’ ancora stato raggiunto e l’offensiva continua.

Oggi ospitiamo un dibattito tra Martin Indyk, ex ambasciatore degli USA in Israele e Assistente del Segretario di Stato per gli Affari del Medioriente durante la presidenza Clinton, direttore del Centro Saban per le Politiche del Medioriente presso l’Istituto Brookings e autore di Gli Innocenti all’Estero: Un rapporto approfondito sulla diplomazia americana della pace nel Medioriente, e Norman Finkelstein autore di numerosi libri, incluso L’Industria dell’Olocausto, Immagine e realta’ del conflitto israeliano-palestinese, e Al di la’ di Chutzpah.

JUAN GONZALEZ: Decine di migliaia di palestinesi hanno dovuto fuggire dalle loro case nella citta’ di Rafah, mentre Israele intensifica l’assalto alla Striscia di Gaza. I palestinesi hanno raccontato degli attacchi aerei israeliani che hanno colpito abitazioni, moschee e tunnel della zona.  L’Agenzia France-Presse ha citato le parole dei testimoni, secondo i quali dozzine di carri armati israeliani sono entrate nel sud di Gaza, dirigendosi verso Rafah. Sono stati anche confermati i violenti scontri tra i combattenti palestinesi e i soldati israeliani attorno Khan Yunis. L’ONU ha riferito che le forze israeliane hanno sparato contro uno dei suoi convogli umanitari. Al Jazeera riporta che almeno un palestinese e’ stato ucciso  e altri due feriti durante questo attacco. Intanto, Israele ha continuato a bombardare Gaza, compiendo 60 attacchi aerei in una notte. Gli abitanti l’hanno descritto come uno dei bombardamenti piu’ pesanti da quando e’ cominciata l’offensiva.

Al Jazeera comunica che almeno 700 [oggi oltre 1200] palestinesi, di cui 219 bambini [oggi oltre 450] sono morti a Gaza dall’ inizio dell’aggressione, ovvero dal 27 dicembre 2008.  Oltre 3000 persone [attualmente oltre 4000] sono rimaste ferite. Intanto, 10 israeliani sono morti nello stesso lasso di tempo, di cui 7 militari. Quattro di loro uccisi dal cosi’ detto fuoco amico.

Sul fronte diplomatico, continuano gli sforzi per assicurare un armistizio a Gaza, con rappresentanti ufficiali di Israele che andranno al Cairo per ascoltare i dettagli di un piano di tregua messo a punto da Egitto e Francia. Mercoledi’, Israele ha detto che accetta in linea di principio la proposta, ma vuole studiare il piano. Una delegazione di Hamas e’ attesa al Cairo per colloqui paralleli.
Il leader palestinese Mahmoud Abbas e’ atteso per venerdi’. Nel frattempo, il consiglio di sicurezza dell’ONU sembra in un vicolo cieco sulla crisi. I paesi arabi vogliono un Concilio che voti una risoluzione per mettere fine all’attacco, mentre la Gran Bretagna, la Francia e gli USA spingono per una dichiarazione piu’ blanda, approvando la proposta franco-egiziana.

AMY GOODMAN: Ora passiamo al ruolo degli Usa nel conflitto e alle prospettive della nuova amministrazione di Obama. Martin Indyk e’ un consigliere di Hillary Clinton, la quale e’ stata invitata a diventare Segretario di Stato di Obama ed e’ un potenziale inviato speciale nel Medioriente. Martin Indyk e’ in collegamento con noi da Washington, D.C. Siamo anche in collegamento con Norman Finkelstein qui a New York, uno dei leader fra i critici della politica estera israeliana e autore di molti libri. Ci rivolgeremo per primo all’ambasciatore Indyk.

Potrebbe spiegarci la sua opinione sul perche’ Israele abbia iniziato questo attacco?

MARTIN INDYK: Buon giorno, Amy. Mille grazie per avermi invitato a partecipare a questo show. Mi sento un po’ in trincea, qui, perche’ non mi era stato detto che ci sarebbe stato un dibattito con Norman Finkelstein. Non sono interessato a farlo. Inoltre, non sono un portavoce di Israele. Tuttavia, cerchero’ di rispondere alle domande come meglio posso.

Penso che quel che e’ avvenuto sia questo: c’era una tregua informale tra Hamas e Israele che e’ stata mantenuta per circa 5 mesi. Poi Hamas ha deciso di rompere la tregua sparando una lunga serie di razzi su civili israeliani nel sud di Israele. E il governo israeliano ha risposto con una forza intesa, come hanno detto, a ristabilire la deterrenza e a prevenire Hamas dal farlo ancora, e anche per far smettere Hamas di contrabbandare armi a Gaza.

AMY GOODMAN: Norman Finkelstein, qual e’ la sua opinione sull’attacco di Israele?

NORMAN FINKELSTEIN: Be’, la situazione mi sembra molto chiara. La risposta si puo’ trovare sul sito israeliano, il website del Ministero degli Esteri. Mr. Indyk e’ stato corretto circa il fatto che Hamas abbia aderito alla tregua dal 17 giugno al 4 novembre 2008. Ma e’ dal 4 novembre in poi che il signor Indyk, secondo me, se ne va per la tangente. Il rapporto e’ chiaro: Israele ha rotto la tregua entrando a Gaza e uccidendo 6 o 7 combattenti palestinesi. A questo punto – e sto citando il website ufficiale di Israele – Hamas ha reagito all’attacco israeliano, lanciando dei missili.
Ora, per quanto riguarda il motivo, anche questo e’ chiaramente espresso dal rapporto. Secondo Haaretz, il ministro della Difesa Ehud Barak ha incominciato i suoi piani di invasione ben prima che sia addirittura cominciata la tregua.
Infatti, secondo l’Haaretz di ieri, questi progetti di invasione sono nati a Marzo [2008]. E la motivazione principale dell’invasione penso sia duplice. Primo: come anche il signor Indyk osserva correttamente, per sottolineare quel che Israele chiama “capacita’ di deterrenza”, che in parole povere rappresenta la capacita’ di Israele di terrorizzare la regione e costringerla alla sottomissione. In seguito alla sconfitta nel luglio 2006 in Libano, [Israele] ha sentito la necessita’ di passare il messaggio che Israele e’ ancora una potenza combattente, ancora in grado di terrorizzare coloro che osano sfidarne la parola.
La seconda ragione principale dell’attacco e’ che Hamas stava dando segnali di volere una risoluzione diplomatica del conflitto in base ai confini del giugno 1967. Cioe’ Hamas si era unita al consensus internazionale, alla maggioranza della comunita’ internazionale, cercando una risoluzione diplomatica. A questo punto, Israele e’ stata messa di fronte  a quel che gli israeliani chiamano “un’offensiva plestinese pacifica”. Per sconfiggere questa offensiva pacifica, hanno deciso di smantellare Hamas.

JUAN GONZALEZ: Vorrei rivolgermi all’ambasciatore Indyk. Questo ritornello che i sostenitori di Israele ripetono, che Hamas voglia la distruzione di Israele. Secondo lei, nell’ultimo anno c’e’ stato un cambiamento nella posizione dei leader di Hamas?

MARTIN INDYK: No, non credo che ci siano prove di questo. Hamas e’ molto chiara sul fatto che non vuole la pace con Israele e non riconoscera’ Israele.  La sua intenzione e’ di distruggere lo stato ebraico, e che e’ un abominio nel cuore della terra araba, del mondo islamico e cosi’ via. Insomma, non vedo alcun cambiamento. Penso che il solo cambiamento sia sul territorio. Hamas, avendo vinto le elezioni (e non abbiamo bisogno di addentrarci nei dettagli) come risultato di una gara tra Hamas e Fatah su chi sia il leader, Hamas ha preso il controllo di Gaza con la forza, in effetti con un colpo di stato contro l’Autorita’ Palestinese. Cosi’, e’ passata da organizzazione terroristica a governo terrorista, responsabile del controllo del territorio di Gaza e responsabile delle necessita’ di un milione e mezzo di palestinesi. Tra l’altro questo e’ stato un cambiamento contestato all’interno di Hamas.  La leadership esterna di Hamas, che ha sede a Damasco ed ha a capo Khaled Meshal, era contraria all’idea di prendere il controllo di Gaza, proprio perche’ non voleva la responsabilita’ dei bisogni degli abitanti di Gaza. Ma i militanti di Hamas hanno deciso di prendere Fatah e sbatterla fuori.
Di conseguenza, Hamas si e’ ritrovata ad affrontare un dilemma. Dovendo governare Gaza, col tempo avrebbe dovuto moderare le proprie posizioni. Nel contesto degli sforzi diplomatici per una tregua, ora devono o continuare ad attaccare Israele da Gaza e quindi non accetteranno alcuna condizione proposta da Israele per fermare il contrabbando di armi, oppure devono concentrarsi sui bisogni della loro gente.
A tale scopo, vorranno l’apertura dei passaggi,  affinche’ la gente possa entrare e uscire da Gaza. In altre parole, dovranno fare una scelta: se vogliono usare questa tregua e continuare quel che loro chiamano resistenza, ma che noi recepiamo come violenza e terrorismo contro i nostri civili, oppure se concentrarsi sulle responsabilita’ per Gaza. E questo dilemma, come ho detto, potrebbe portarli a moderarsi, ma per adesso non ne vedo ancora traccia.

AMY GOODMAN: Norman Finkelstein?

NORMAN FINKELSTEIN: Io credo che il problema della presentazione del signor Indyk sia il costante rivoltare cause ed effetti. Poco fa ha detto che e’ stata Hamas a rompere la tregua, sebbene sappia benissimo che e’ stata invece Israele a romperla il 4 novembre. Ora rivolta causa ed effetto su come si sia creato l’impasse. Nel gennaio del 2006, come egli stesso scrive nel suo libro, Hamas e’ arrivata al potere durante libere elezioni. Ora, pero’, sostiene di aver scritto che Hamas sia arrivata al potere grazie a un colpo di stato per eliminare l’Autorita’ Palestinese. Io sono certo che il signor Indyk sappia bene, come e’ stato documentato nel numero di aprile 2008 di Vanity Fair dallo scrittore David Rose in base a documenti interni USA, che erano proprio gli Usa, assieme all’ Autorita’ Palestinese, a voler fare un putsch contro Hamas, la quale e’ riuscita ad evitarlo. Questo non e’ un punto controverso, e’ un fatto.

Ora il signor Indyk ci dice che Hamas e’ riluttante o poco chiara sul fatto di voler o meno governare Gaza. Ma la questione non e’ se voglia o non governare. La questione e’: potra’ governare a Gaza se Israele continua a mantenere l’embargo e rende impossibile ogni attivita’ economica tra i palestinesi? Tra l’altro, l’embargo era stato messo in atto ben prima che Hamas andasse al potere. L’embargo non ha niente a che fare con Hamas. L’embargo e’ arrivato quando degli americani, in particolare James Wolfensohn, erano stati mandati la’ per cercare di romperlo, dopo che che Israele aveva rimesso le proprie truppe a Gaza. [un passaggio poco chiaro nell’originale – N.d.t.]

AMY GOODMAN: L’ex presidente della Banca Mondiale [James Wolfensohn]?

NORMAN FINKELSTEIN: Esatto. Tutto il problema sta nel fatto che Israele non vuole che Gaza si sviluppi e non vuole risolvere il conflitto diplomaticamente. Il signor Indyk sa benissimo che entrambe le leadership di Damasco e di Gaza hanno ripetutamente annunciato di desiderare la risoluzione del conflitto in base ai confini del giugno 1967. La cosa e’ ben documentata. E’chiara senza alcuna ambiguita’. Ogni anno, l’Assemblea Generale dell’ONU vota una risoluzione per una soluzione pacifica della questione palestinese. E ogni anno il voto e’ lo stesso: tutto il mondo da una parte, e Israele/Usa/Australia e qualche atollo dei Mari del Sud dall’altra. Il voto nel 2008 e’ stato 164 a 7. Nel 1989, il voto era 151 a 3. Ogni anno abbiamo tutto il mondo da una parte e Usa/Israele/Rep. Dominicana dall’altra. Abbiamo la Lega Araba, 22 membri, a favore della soluzione dei due stati in base ai confini del giugno 1967. Abbiamo l’Autorita’ Palestinese a favore della soluzione dei due stati in base ai confini del giugno 1967. Adesso abbiamo anche Hamas a favore della soluzione dei due stati in base ai confini del giugno 1967.
Ma l’unico e solo ostacolo e’ Israele, sostenuta dagli Usa. Questo e’ il problema.

AMY GOODMAN: Dunque, ambasciatore Indyk, perche’ Israele non accetta questa tregua?

MARTIN INDYK: Guardi, Amy, io ero stato invitato qui per parlare del mio libro e della situazione a Gaza. Non a un dibattito con Norman Finkelstein, e non sono preparato a questo. Percio’ se lei vuole parlare della situazione, sono lieto di farlo, ma non sono qui come rappresentante del governo israeliano. Puo’ facilmente invitare qualcun altro a…

AMY GOODMAN: No, certo che no. Ma noi le chiediamo la sua opinione. Io non gliela chiedo come a un rappresentante di Israele. Chiedo solo la sua personale opinione.

MARTIN INDYK: Be’, perche’ non ci concentriamo su qualche altro aspetto, come il ruolo dell’America, o qualcosa del genere?

AMY GOODMAN: Molto bene.

MARTIN INDYK: Usciamo da questo ridicolo dibattito, in cui lui fa solo propaganda per Hamas.

AMY GOODMAN: Mi permetta di farle ascoltare l’attuale Segretario di Stato Condoleezza Rice, quel che ha detto l’altro giorno all’ONU a proprosito del raggiungimento di un accordo sulla tregua. Mi permetta di mostrarle questo video:

CONDOLEEZZA RICE: Centinaia di migliaia di israeliani sono vissuti ogni giorno sotto il tiro dei missili e francamente nessun paese, nessuno dei nostri paesi, sarebbe disposto a tollerare circostanze del genere. Inoltre, la popolazione di Gaza ha dovuto assistere alla diminuzione della sicurezza e all’aumento di mancanza di legge, al peggiorare delle loro confizioni di vita a causa di Hamas, che ha iniziato con un colpo di stato illegale contro l’Autorita’ Palestinese. Una tregua che ritorni a quelle circostanze e’ inaccettabile e non durerebbe. Dobbiamo urgentemente convenire su una tregua che possa durare e possa portare reale sicurezza.

AMY GOODMAN: Ambasciatore Indyk, quale sarebbe la sua risposta al segretario di Stato? Lei sara’ consigliere del nuovo Segretario, Hillary Clinton. Pensa che l’amministrazione Obama debba spingere per una tregua subito?

MARTIN INDYK: Mi permetta di fare un’altra precisazione prima di rispondere. Io ero consigliere di Hillary Clinton durante la sua campagna per la presidenza, ma al momento non sono ancora suo consulente e nulla di quel che posso dire qui dev’essere preso come il suo punto di vista.

Io credo che sia essenziale ottenere un cessate il fuoco al piu’ presto possibile. Penso che si stiano facendo molti sforzi, come si e’ gia’ descritto. Spero che questo possa avvenire prima che il neo-eletto presidente Obama occupi lo Studio Ovale tra [pochi giorni] e che il nuovo Segretario di Stato Hillary Clinton prenda il suo incarico.

Se cosi’ non dovesse avvenire, essi dovranno lavorare in modo molto efficiente per raggiungere l’obiettivo al piu’ presto, non solo per cercare di spingere verso una soluzione al conflitto israeliano-palestinese, ma secondo me anche per creare un nuovo contesto per una nuova iniziativa Obama-Clinton in vista di una poce onnicomprensiva che coinvolga anche negoziati tra Israele, Siria e Libano.

Il neo-presidente Obama ha detto durante la campagna elettorale che sara’ la sua priorita’ fin dal primo giorno e penso che questo sia molto importante. Ma il suo desiderio di occuparsi di questo problema e’ diventato ora una necessita’ per via della crisi di Gaza, una necessita’ per due, anzi, per tre motivi.

Il primo e’ di porre fine a questo conflitto dopo tutti questi anni e tanti morti da entrambe le parti. Il secondo e’ che quelli del mondo arabo che vogliono trovare una soluzione al conflitto con Israele sono oggi seriamente indeboliti a causa di questa crisi a Gaza. C’e’ molta rabbia nel mondo arabo e islamico. Coloro che si oppongono a una soluzione pacifica del conflitto, a cominciare da Hamas, Hezbollah e leadership iraniana, questo blocco che rigetta la soluzione, ora ha il vento in poppa. Ed e’ molto importante morstrare che moderazione, compromesso, riconciliazione e pace possono prevalere e ottenere un buon risultato per i palestinesi e gli arabi, piuttosto che il punto di vista che [loro] propagandano, e che consiste in violenza, terrorismo e sfida.

JUAN GONZALEZ: Ambasciatore Indyk, vorrei farle una domanda sui tempi dell’offensiva israeliana. E’ chiaro che siamo agli sgoccioli dell’amministrazione Bush, prima che il neo-eletto Obama inauguri la presidenza.
Le ha la sensazione che i tempi [di questa offensiva] abbiano qualcosa a che vedere col fatto che la risposta degli Usa potrebbe mutare, o almeno transitare come transitano le amministrazioni?

MARTIN INDYK: E’ importante comprendere che la tregua e’ finita, una tregua di 6 mesi, e non credo che gli israeliani abbiano deciso di proposito che era il momento di colpire. Se Hamas non avesse lanciato razzi, penso che sarebbero stati perfettamente felici di continuare la tregua. Ehud Barak, il ministro della Difesa israeliano, e’ il vero stratega di tutta questa operazione ed e’ l’uomo con cui io ho lavorato molto da vicino quando ero ambasciatore in Israele (E.B. era il primo ministro all’epoca). Si cercava di ottenere una completa e onnicomprensiva pace nell’ultimo anno dell’amministrazione Clinton e nel primo anno di Ehud Barack come Primo Ministro. Ma quel che ho appreso nei giorni in cui ho lavorato con lui e’ che e’ un uomo che considera le operazioni secondo un calendario molto ristretto. Coltiva perfino l’ hobby di smontare orologi. Insomma, e’ ossessionato dai tempi e questo e’ qualcosa che io sottolineo nel mio libro, quando descrivo il modo in cui tento’ di portare avanti le operazioni di pace nel 2000. A quell’ epoca calcolo’ male i tempi.

Ora, ha davanti due date. La prima e’ quella alla quale ha fatto riferimento lei, 20 gennaio [2009], quando il nuovo presidente si insedia nel suo ufficio qui a Washington. George W. Bush ha sostenuto molto Israele e, per la maggior parte del suo governo, ha lasciato carta bianca a Israele nei confronti di Hamas (che egli considera un’organizzazione terroristica) perche’ cio’ fa parte della guerra al terrore. Percio’, si, credo che Ehud Barak abbia probabilmente calcolato che deve finire questa operazione sotto l’egida di Bush, prima che arrivi Obama.
Ma c’e’ una seconda data che credo sia ancora piu’ importante dal suo punto di vista: il 10 febbraio [2009]. In quella data egli dovra’ fronteggiare l’elettorato assieme gli altri politici di Israele, a meno che le elzioni non vengano spostate, cosa che potrebbe difficilmente accadere. Per tutte queste ragioni, ha bisogno che l’operazione abbia fine. Ma se l’esercito israeliano prendesse il controllo di Gaza City, del campo rifugiati a Jabalya e di Rafah City nel sud di Gaza, e poi improvvisamente l’elettorato israeliano il 10 febbraio vede che Israele ha di nuovo occupato Gaza (che aveva lasciato unilateralmente alcuni anni fa), che i soldati israeliani muoiono, che tutto il mondo condanna Israele e c’e’ una crisi nelle relazioni Usa-Israele col nuovo presidente, Ehud Barak non verra’ di certo ringraziato. Ed e’ per tutto questo che gia’ oggi potete vedere da parte sua molto interesse alla tregua e il governo israeliano ci sta lavorando sopra. Credo che cercheranno di arrivare a un accordo prima che Obama occupi la presidenza…

AMY GOODMAN: Norman Finkelstein, mi permetta di…

MARTIN INDYK: … in modo da mostrare al suo elettorato che e’ stata un’operazione di successo, dal punto di vista di Israele.

AMY GOODMAN: Norman Finkelstein, lei condivide il punto di vista dell’ambasciatore Indyk che Israele avrebbe continuato la tregua se Hamas non avesse cominciato a lanciare razzi?

NORMAN FINKELSTEIN: I documenti mostrano che Hamas voleva continuare la tregua, ma a condizione che Israele allentasse l’assedio.  Come molti spettatori sapranno, molto prima che Hamas riprendesse i lanci di razzi verso Israele, i palestinesi soffrivano per una crisi umanitaria a Gaza, a causa del blocco. L’ex Alto Commissario per i Diritti Umani [ed ex-presidente dell’Irlanda] Mary Robinson ha descritto quel che avveniva a Gaza come “distruzione di una civilta’”. E questo durante il periodo della tregua. Ora teniamo a mente che il signor Indyk vuole parlare del suo libro. Ebbene, parliamo del libro. Sono rimasto alzato fino all’1:30 di notte per finire di leggerlo, per arrivare a pagina 415, e assicurarmi di aver letto ogni singola parola.
Il problema, con questo libro, come anche con la presentazione qui, e’ la sistematica distorsione dei dati del processo di pace. Egli mente non solo ai suoi lettori, ma a tutto il popolo americano. Continua a mettere il peso della responsabilita’ per l’impasse nel processo di pace solo sui palestinesi. Poco fa ha fatto riferimento a “coloro che rigettano” [la pace]e che stanno tentando di bloccare la soluzione del conflitto. Ma cosa mostrano i fatti? I fatti mostrano che negli ultimi 20 e passa anni, l’intera comunita’ internazionale ha cercato di sistemare il conflitto in base ai confini del giugno 1967, un’equa risoluzione per la questione dei rifugiati.
Allora, anche le 164 le nazioni dell’ONU sarebbero tra “coloro che rigettano” [la pace]? E i soli a favore della pace sarebbero gli USA, Israele, Nauru, Palau, la Micronesia, le Marshall Islands e l’ Australia? Chi sono veramente quelli che rigettano [la pace]? Che si oppongono ad essa? Secondo il racconto del signor Indyk sui negoziati che culminarono negli accordi di Camp David e Taba, egli ci dice che erano i palestinesi a bloccare la risoluzione. Ma cosa ci mostrano i fatti? I fatti mostrano che nell’istanza cruciale sollevata a Camp David (a quell’ epoca secondo i parametri di Clinton), e poi a Taba, su ogni singolo punto tutte le concessioni arrivavano da parte dei palestinesi. Israele non fece nessuna concessione. Tutti i compromessi venivano dai palestinesi. I palestinesi hanno ripetutamente espresso di essere disposti a sanare il conflitto secondo le leggi internazionali.
La legge e’ molto chiara. Luglio 2004: l’organo giudiziario internazionale piu’ alto, la Corte Internazionale di Giustizia, ha disposto che Israele non ha alcun diritto ne’ sulla West Bank, ne’ su Gaza. Non ha diritti su Gerusalemme. L’Est arabo di Gerusalemme, secondo l’alta corte giudiziaria, e’ un territorio occupato. La Corte Internazionale di Giustizia ha disposto che tutti i villaggi colonici del West Bank sono illegali secondo la legge internazionale. E’ importante notare che, malgrado cio’, su tutte queste questioni, i palestinesi erano disposti a fare concessioni. Erano disposti a permettere a Israele di tenersi il 60% dei territori colonizzati e l’ 80% dei coloni. Erano disposti a fare compromessi su Gerusalemme. Erano perfino disposti a rinunciare, in pratica, al loro diritto al ritorno. Hanno fatto tutte le concessioni possibili. Israele non ne ha fatta alcuna. Ora, come viene mostrato questo fatto nel libro di Martin Indyk?
Cito: “[Da una parte] la coraggiosa e audace iniziativa di Ehud Barak per la pace, e [dall’altra] Arafat e l’OLP che respingono queste inziative audaci e coraggiose”. Capovolge completamente la realta’.

AMY GOODMAN: Ambasciatore Indyk, cosa risponde?

MARTIN INDYK: Gliel’ ho detto, Amy, non sono qui per dibattere con Norman Finkelstein. Queste sono regole cha ha creato lei…

NORMAN FINKELSTEIN: Io sto parlando del suo libro.

MARTIN INDYK: …per invitarmi a questo programma. E non intendo rispondere a questi attacchi ad hominem.

AMY GOODMAN: Ma egli sta parlando del suo…

MARTIN INDYK: No. Mi lasci dire…

AMY GOODMAN: Ma noi desideriamo darle l’occasione di presentare il suo libro.

MARTIN INDYK: Si, gia’, questo e’quel che credevo voleste fare. Sul serio, spero che gli spettatori leggano il libro e si facciano la propria idea. Io ho cercato di fare un resoconto onesto. E’ un libro autocritico. Ed e’ un libro in cui ogni mia descrizione dell’accaduto e’ piena di profonde critiche agli errori che noi del gruppo americano per la pace abbiamo commesso. C’e’abbstanza critica da condividere. Il libro e’ critico anche dello stesso Ehud Barak ed e’ la voce piu’ onesta possible di qualcuno che e’ stato coinvolto in tutti questi negoziati, profondamente coinvolto.

AMY GOODMAN: Quali erano questi errori, ambasciatore Indyk?

MARTIN INDYK: Ho cercato di raccontarlo onestamente. E quel che Norman Finkelstein ha fatto e’ semplicemente distorcere le mie argomentazioni e caricarle con la sua solita batteria di risoluzioni legali, eccetera. Ma se la gente vuole capire quanto sia difficile costruire la pace, allora spero che legga, piuttosto che accettare la sua propaganda.

AMY GOODMAN: Come fara’ Obama a non ripetere gli errori del passato, come lei li delinea nel suo libro?

MARTIN INDYK: Grazie. Io credo che una lezione fondamentale, sia dal lato dell’approccio di Clinton, che voleva trasformare il Medioriente attraverso la pace, sia dell’approccio di Bush che voleva trasformarlo con la guerra, i cambi di regime e la promozione della democrazia, consista nel fatto che Obama, nel disegnare una visione di pace, sicurezza e normalita’ nella regione, debba anche essere molto realistico su quel che si puo’ raggiungere. Sia Clinton che Bush, cosi’ diversi sotto molti aspetti, hanno cercato di trasformare la regione a somiglianza dell’America. Io penso che Obama debba avere un approccio piu’ umile, meno arrogante e lavorare insieme ai leader e ai popoli della regione per aiutarli a muoversi verso un mondo di pace. Il ruolo americano e’ indispensabile. Ma dobbiamo essere piu’ saggi. Piu’ flessibili. Dobbiamo capire che esistono enormi differenze tra noi e loro, che dobbiamo avere piu’ attenzione per la loro cultura, i loro valori e la loro politica, piuttosto che presumere che siano i nostri stessi. Questo e’ un proposito molto generale, ma da esso puo’ scaturire piu’ saggezza nell’ affrontare i dettagli del costruire la pace. Non possono raggiungere la pace senza di noi, ma il nostro ruolo dev’essere piu’ saggio.

AMY GOODMAN: Norman Finkelstein, lei cosa pensa debba avvenire?

NORMAN FINKELSTEIN: A me sembra piuttosto chiaro. In primo luogo, gli USA e Israele si devono unire al resto della comunita’ internazionale e devono rispettare la legge internazionale. Martin Indyk dismette quelle che chiama risoluzioni legali. Ma io non credo che si possa volgarizzare la legge internazionale. E’ una cosa seria. Se Israele sfida la legge internazionale, dev’essere chiamato a risponderne, come ogni altro paese del mondo. Su un punto sono d’accordo con Martin Indyk. Il signor Obama deve mettersi allo stesso livello del popolo americano. Dev’essere onesto su quale sia il vero ostacolo alla soluzione del conflitto. Non sono le obiezioni palestinesi. E’ il rifiuto di Israele – sostenuta dal governo USA – di osservare le leggi internazionali e l’opinione della comunita’ internazionale.  La sfida maggiore per tutti noi americani e’ quella di riuscire a vedere oltre le menzogne. E purtroppo, vedere oltre quelle menzogne propagandate da Martin Indyk nel suo libro con la pretesa che siano i palestinesi – e non Israele e gli Usa – il maggior ostacolo alla pace”.

302 commenti
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  1. controcorrente
    controcorrente says:

    1500 morti per

    …ammenocchè Israele non cercasse qualcosa o qualcuno.

    Per favore a me va bene tutto .ma questo è un vero e proprio insulto a quel minimo DI INTELLIGENZA che ci può essere
    Veramente è indecente…!!!

  2. Vox
    Vox says:

    Quanto è attendibile Indyk?
    @ Marco T.

    Piu’ o meno quanto un serpente a sonagli (del quale, per inciso, mi fiderei molto di piu’).
    Prima cosa, come ambasciatore (Usa, poi) ha sviluppato l’arte del rigirare le pizze secondo la convenienza, secondo ha lavorato a stretto contatto con il creatore dell’operazione “Piombo Fuso”, Ehud Barak e dopo anni trascorsi in Israele non puo’ non sapere le cose che finge di non sapere.
    Non ha notato come ha sguisciato e fatto di tutto per evitare di rispondere alla domanda frontale di N.F.: come mai l’ ONU e tutto il mondo (tranne Usa/Australia) e perfino Hamas sono pronti a firmare la creazione di due stati (e conseguente pace duratura) in base ai confini del 1967 e Israele non firma? Come mai i palestinesi hanno fatto centinaia di concessioni e compromessi e Israele neanche uno?
    Indik e’ saltato su come morso da una tarantola e ha detto “perche’ non parliamo invece del ruolo degli Usa”…
    Le sembra un uomo affidabile?

  3. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Le journaliste irakien qui a lancé ses chaussures sur le président américain en visite à Bagdad le 14 décembre veut se réfugier à Genève. Actuellement emprisonné dans son pays, il dit craindre pour sa vie.
    ———
    Il giornalista irakeno che ha ‘scarpato’ Bush è ancora ‘dentro’. Ha chiesto asilo politico in Svizzera, poichè teme per la sua vita.

  4. Vox
    Vox says:

    @ Marco T.

    Quando ci furono le elezioni a Gaza erano presenti gli osservatori internazionali e riportarono che le elezioni si erano svolte in modo normale. Se ci fosse stato anche solo un minimo di “maniere forti”, non crede che avrebbero fatto un putiferio su tutti i media, dicendo che le elezioni erano state falsificate o rubate (che poi, vista la pratica di Bush in questo campo, sarebbe come il bue che da’ del cornuto all’asino)?
    Perche’ non accettare il semplice fatto che la gente di Gaza, dopo 60 anni di continuo retrocedere, perdendo le proprie terre e ben spesso la vita, abbia deciso di cambiare registro e votare Hamas in maggioranza?
    E perche’ non concedere che ci siano dei popoli al mondo che preferiscono morire in piedi, piuttosto che vivere in ginocchio?

  5. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x VOX:
    a me nessuno di quanti ne abbia sentiti finora, sembra affidabile: ognuno tira l’acqua al suo mulino.
    Non conosco l’uno e non conosco l’altro, per cui ringrazio per la precisazione, di cui terrò giustamente conto.

  6. Vox
    Vox says:

    @ AZ
    Si, ma il punto e’ che i palestinesi, malgrado ne avessero tutte le ragioni, NON HANNO ROTTO LA TREGUA. E la cosa che piu’ mi fa imbestialire e’ questa continua ripetizione a disco rotto da parte di tutti (Sarkofago compreso) che l’operazione Piombo Fuso sia stata fatta “in risposta” al lancio di razzi, quando esistono prove pubblicate dallo stesso Haaretz che l’operazione era stata programmata quanto meno da marzo e che a sparare durante la tregua erano stati proprio gli israeliani, uccidendo 6 persone.

    Non e’ sempre vero che ripetere mille volte una menzogna la fa diventare verita’. A volte si ottiene l’effetto contrario, con una buona dose di insofferenza verso qualunque parola esca da certe fonti.

  7. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Per quanto riguarda le elezioni, di violenze verso i rappresentanti di Fatah ne ho sentite da più fonti, tutte però israeliane, per cui non ci metto la mano sul fuoco.
    I palestinesi non devono morire nè in piedi nè in ginocchio, devono vivere e anche decentemente.
    Se però continuano, almeno a Gaza, a dare spunti e occasioni ad Israele per stringere sempre di più la garrota, io non so proprio cosa pensare.
    Si può dar fastidio ad Israele in tante maniere, anche perchè esistono scambi culturali tra palestinesi e il resto dell’Europa. Si possono far valere le proprie ragioni focalizzando l’indignazione mondiale allo stesso modo in cui l’indignazione si è focalizzata per il Tibet e la Birmania, senza ricorrere alle armi. Anzi, il ricorso alle armi è sempre controproducente perchè dà all’avversario la scusa per colpire ancora.
    Io non discuto i diritti dei palestinesi, discuto i metodi.
    Sia dell’uno che dell’altro, beninteso.

  8. Vox
    Vox says:

    @ Marco
    Io penso che non si possa sempre fare di ogni erba un fascio.
    Ci sono dei distinguo significativi.
    Per esempio, nel sopracitato dibattito, Norman Filkenstein ha portato osservazioni con tanto di documenti alla mano, documenti stilati dall’ONU e comunque facilmente rintracciabili anche in rete, che lo stesso Indik si e’ ben guardato dal negare direttamente.

  9. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Sulla faccenda della tregua e della preparazione dell’attacco, è evidente che Israele cercava la scusa per intervenire.
    E’ stato un errore di Hamas fornire la scusa, ben sapendo tra l’altro a cosa sarebbe andato incontro. D’altra parte lo hanno riconosciuto tutti, persino Ban Ki Moon, che è stato il primo a dirlo.
    Sempre che di errore si sia trattato, della qual cosa io fortemente dubito.
    Non mi spiego l’esagerazione e la protervia israeliana, ma anche qui probabilmente una spiegazione ci sarà e non è certo quella di voler convincere i palestinesi ad andar via, come ho già detto in un post precedente.

  10. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Vox
    in ogni caso, elezioni o non elezioni, resta in piedi il famoso interrogativo: non regge l’ipotesi che Hamas abbia accettato il confronto armato sapendo perfettamente che non poteva minimamente reggere l’attacco israeliano.
    L’idea del voler morire in piedi è puro romanticismo, ma non regge nella maniera più assoluta, anche perchè non si possono ammazzare d’un colpo un milione e mezzo di persone e pensare di farla franca. Millecinquecento morti sono l’un per mille della popolazione e, se non sono le vittime di un calcolo politico di Hamas, non saprei proprio come spiegarle se non come un tentativo di suicidio, del quale assolutamente dubito.

  11. Vox
    Vox says:

    Se però continuano, almeno a Gaza, a dare spunti e occasioni ad Israele per stringere sempre di più la garrota
    @ Marco

    Non c’e’ sordo piu’ sordo di chi non vuole sentire. Ma di quali spunti continua a parlare? Su questo sito sono stati scritti fiumi grandi come il Rio delle Amazzoni di articoli e di dati che dimostravano chiaramente che qualunque cosa facessero i palestinesi – sia che se ne stessero buoni e facessero compromessi, sia che menassero razzi – il risultato era sempre lo stesso. Che Israele abbia da sempre un progetto – la Grande Israele, stato soltanto ebraico – e’ evidente dalle politiche e dalle azioni militari intraprese da 60 anni a questa parte. AZ le ha portato l’esempio efficace degli abitanti a cui sia stata tolta tutta la casa, tranne lo stanzino delle scope. Di cosa possono essere colpevoli, tranne che di opporsi al sopruso?
    Ma lei semplicemente ha deciso che le cose stanno come dice lei e qui tutti noi potremmo scrivere altri profluvi di articoli, senza scalfire di un millimetro quelle convinzioni, secondo me, preconcette.
    Pensi quel che vuole, che le posso dire di piu’? Discutere ha senso quando c’e’ veramente desiderio di capire le cose, altrimenti e’ come parlare al muro.

  12. Vox
    Vox says:

    In inglese c’e’ in giro uno scherzo basato sul gioco di parole tra “PIECE” [pezzo] e “PEACE” [pace] che suonano molto simili:

    Israel wants peace: a piece of Gaza, a piece of Siria, a piece of Iran…

  13. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Vox:
    avere desiderio di capire le cose non significa avallare un’idea che per me è sballatissima. I palestinesi della West Bank non si sono mossi, anzi avversavano i simpatizzanti di Hamas. Lo ha detto anche la Morgantini.
    Comunque, ecco una dichiarazione odierna di Hamas:
    “Le Hamas a affirmé lundi que seuls 48 de ses combattants avaient été tués lors de l’offensive israélienne dans la bande de Gaza.”
    Hamas dichiara di aver avuto solo 48 combattenti morti in tutta l’offensiva di Gaza.
    Tutto il resto, per differenza, erano civili.

  14. Vox
    Vox says:

    non si possono ammazzare d’un colpo un milione e mezzo di persone e pensare di farla franca.
    ***
    Usa e Israele possono, a quanto pare.

  15. Vox
    Vox says:

    GAZA: LIVNI, VITTIME CIVILI? SONO IN PACE CON ME STESSA

    Naturale. La coscienza rimorde solo chi ne ha una.

  16. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Israël affirme avoir tué plus de 500 combattants du Hamas lors de son offensive lancée le 27 décembre. Les combats ont cessé dimanche à la faveur d’un cessez-le-feu que chacun des belligérants à unilatéralement proclamé. Au total, l’offensive israélienne a fait plus de 1.300 morts.
    Abou Oubeida a en outre soutenu qu'”au moins 80 soldats” israéliens avaient été tués dans les combats. Israël a annoncé la mort de dix de ses militaires, dont les noms ont été publiés.
    ————–
    Israele afferma di aver ammazzato più di 500 combattenti di Hamas ( ciò significa che 800 erano civili).
    Hamas afferma che i morti israeliani sono stati almeno 80, non dieci, come invece afferma Israele.

  17. marco tempesta
    marco tempesta says:

    In pratica i conti di Hamas sono:
    abbiamo perso 48 combattenti, glie ne abbiamo ammazzati 80, loro se ne sono andati, quindi abbiamo vinto.

  18. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Queste le cifre dei danni alle abitazioni, secondo Bbc news:

    More than 4,000 buildings destroyed in Gaza, more than 20,000 severely damaged
    Più di 4000 edifici distrutti e 20.000 severamente danneggiati.

    The league is expected to discuss a proposal for a $2bn (£1.3bn) fund for reconstruction in Gaza. Saudi King Abdullah said his country would donate $1bn.

    La lega araba si sta già dando da fare per raccogliere i fondi per la ricostruzione, intanto Abu Mazen si sta dando da fare per far tornare Gaza sotto un unico governo, ma pare che Hamas non ne abbia la minima intenzione, d’altronde non si vede perchè mai dovrebbe essere d’accordo.

  19. marco tempesta
    marco tempesta says:

    It was no coincidence that the list included all the points that Israelis believe went wrong in the Lebanon war in 2006, just after Mr Olmert became prime minister. The 2006 setback did great damage to his reputation. It looked tonight as if he believed he had redeemed himself as a leader.
    ———————
    Questa potrebbe essere una risposta alla domanda sul perchè della protervia israeliana.

  20. controcorrente
    controcorrente says:

    caro Nicotri,
    credo che un “sano” e lungo periodo di astensionismo dal Blog non possa che giovarmi.
    Arrivederci e grazie di tutto per il momento.
    Ovviamente per coloro che conoscono la mia mail , sarà sempre un piacere corrispondere in privato.(anche per spiegare alcune cose)
    In lettura vi seguirò !

    Arrivederci e ancora grazie di tutto!

    controcorrente

  21. Uroburo
    Uroburo says:

    per marco tempesta
    Ohhhhhh sissì!!!!
    L’esercito e la polizia erano di Al Fath, la burocrazia (quella che registra i voti) pure ma Hamas ha imposto con la violenza risultati a lei favorevoli.
    E gli altri stavano a guardare? Senza combattimenti? Senza reazioni?
    In che film, di grazia? …. U.
    PS. E provare ad usare i neuroni superstiti no, vero? ….

  22. Peter
    Peter says:

    xCC

    non ho piu’ la tua email. La puoi pubblicare come facesti in passato? o dalla al buon Nicotri per me

    saluti

    Peter

  23. alex
    alex says:

    @ Gallo Strada (71)
    Strano che Lei non abbia letto le smentite degli stessi organi di stampa che pubblicarono le accuse a Galloway. Infatti il direttore del Christian Science Monitor, il quotidiano americano coinvolto insieme al Telegraph nella faccenda, ha dichiarato che i documenti su cui si basavano le accuse a Galloway erano effettivamente falsi ed ha inviato scuse formali al parlamentare ed ai suoi lettori, pensi un pò.

  24. Faust x cc
    Faust x cc says:

    … caro ccicci, marco diceva altro, non prendertela con lui… cambia lottica di lettura… ciaoooo!!
    Faust

    ma questo è un vero e proprio insulto a quel minimo DI INTELLIGENZA che ci può essere
    Veramente è indecente…!!!

  25. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x U.
    Sto semplicemente riferendo ciò che mi è stato detto da amici ebrei. Loro parlavano di gente ‘eliminata’ o minacciata. Una specie di situazione tipo mafiosa, mi è sembrato di capire.
    Ho aggiunto che, essendo le fonti ebree ( non israeliane, però), potrebbero essere di parte. Potrebbero, ma non necessariamente esserlo.

  26. Peter
    Peter says:

    lo stile diretto ed incisivo di Galloway e’ molto scozzese e poco britannico, comunque molto apprezzabile.
    Nulla da dire sui suoi argomenti, che sono peraltro identici a quelli di Nicotri e molte persone sul blog.
    Ho visto anche una vecchia intervista su Sky News in cui fa fare alla giornalista la figura che si merita, cioe’ le da’ il fatto suo.
    Peccato che in parlamento parlasse in un’aula quasi deserta

    Peter

  27. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Alex:
    ho letto il documento. Più che dare lumi sulle elezioni, il documento dà lumi su come si siano bevuto il cervello gli israeliani.
    Ho un’amica ebrea italiana che ha insegnato per un anno all’università di Gerusalemme. Chiederò qualcosa a lei, che è una che gira nell’entourage di Shimon Peres ed ha tantissimi amici di varia estrazione, in Israele. La ritengo una persona di grande capacità critica, nonchè abbastanza neutra nei giudizi.

  28. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro marco tempesta,
    io prendo sempre per buoni i dati del nemico e poi ci ragiono sopra.
    Gaza ha 1.500.000 abitanti, 750.000 uomini, 250.000 atti alle armi. I militanti di Hamas saranno circa 20.000. Hanno perduto il 2.5% della loro forza combattente. Una percentuale più che sopportabile perchè le atrocità della guerra issraeliana faranno affluire almeno quattro volte tanto di nuove reclute.
    Mmmmmm… forse è vero che Hamas non ha perso. Ma una formazione di guerriglia che non perde, vince. Questo lei non lo sa ma mi creda sulla parola
    In compenso ormai sono in tanti a dire e soprattutto a pensare: Issraele=SS. Mmmmm….. Forse è vero che Issraele non ha vinto.
    Certo se gli issraeliani fossero saggi farebbero proprio quello che lei vagheggiava stamattina ma gli israeliani NON sono saggi, sono dei cani arrabbiati (che personalmente giudico non più degni di far parte del consorzio civile), e poi vogliono una grande Issraele, del tutto libera libera dagli arabi.
    La mattanza continuerà ed Issraele ha davanti a se solo la prospettiva di far fuori tutti i palestinesi, che sono tanti: liquidare 4.000.000 di persone pone dei problemi tecnici non semplici. U.

  29. Uroburo
    Uroburo says:

    Tuttavia i dati iSSraeliani sono paleSSemente falSSi.
    1.500 morti, un terzo bambini, un terzo, ovviamente, donne. Un terzo uomini: appunto 500.
    Possibile che abbiano ammazzato 1000 civili donne e bambini e neanche un civile uomo? Date le cifre precedenti direi che i dati di Hamas sono giusti: potrebbero aver avuto tra i 50 ed i 100 morti al massimo.
    Il che significa che Hamas non ha opposto resitenza ma si è defilato di fronte al nemico. Bene, bene; direi che hanno applicato correttamente le regole della piccola guerra.
    Mmmm….. mi sa che ISSraele non ha vinto proprio un bel nulla. Vedremo…. U.

  30. Faust x Indios e Banane...
    Faust x Indios e Banane... says:

    Caso Battisti, Fini striglia il Brasile: «Le motivazioni sono inaccettabili»

    … striglia… ahahahah!!!
    ppppprrrrrrrrrrppppppppprrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr!!!!

    … di battisti non mene frega gniente… ma i brasiliani sono stati grandi… Grande Presidente Lula….
    xxxdindirindina, ppofforbaccobaccone!!!

    Il ministro Genro replica a Napolitano: “Abbiamo rispettato la Costituzione
    L’Italia non ha dato l’estradizione per Cacciola, un criminale comune”
    Lula: “Su Battisti decisione sovrana”

    … Lula, facci sognare e fatti rispettare da questi trogloditi italici… fagli vedere che te ne sbatti altamente alla fresca delle proteste di un fascista-sionista … fagli vedere cchi è l Indio… Ti ricordi Presidente con cche vaffanculismo la farsenina, ha sfanculato la tua Autorita e della Giustizia Do Brazil… quando ti han negato il criminale italo brasiliano che ha fatto fallire una banca e gli han dato 13 anni in Brazil e dallitalia, non lhanno estradato, adesso che il Brazil sta producendo a full ed non ce la fate a soddisfare le commesse x lavori pubblici (Grandi Opere) e prodotti industriali, le esportazioni sono al massimo livello, solo con il mercato bolivariano di Latinamerica, non si sta dietro agli ordini… (la produzione e il consumo allinterno e le esportazioni nel sudamerica sono ppiu che soddisfacenti… diciamo alle stelle!!) Presidente, che litalia faccia e minacci ritorsioni e… cchi se ne frega… dagli una Lezione di Stile a questi prepotenti degli europei.. ppoi vediamo chi è indio e chi civile!
    Hasta la Victoria!! Siempre!!! Mi Presidente!!!

    Il ministro Genro replica a Napolitano: “Abbiamo rispettato la Costituzione
    L’Italia non ha dato l’estradizione per Cacciola, un criminale comune”
    Lula: “Su Battisti decisione sovrana”

    tthooo… ttho e tthooo!!
    Faust

  31. Pietro Falco
    Pietro Falco says:

    Ragazzi, vi siete accorti che siamo al colpo di Stato, all’eversione della Carta costituzionale…? Avete visto il Csm guidato da quell’uomo tutto d’un pezzo diii… Mancino, cosa è riuscito a fare al povero Luigi Apicella e agli altri sostituti di Salerno?????

    Hanno votato tutti compatti, da destra a sinistra… E la cosa più inquietante è la dichiarazione del presidente dell’Anm, Luca Palamara: «È stata data una risposta sollecita di fronte a una vicenda delicata, che è stata una pagina nera per la giustizia. Non entriamo nel merito della decisione, che rispettiamo – sottolinea Palamara – prendiamo atto di come il sistema dimostri di avere gli anticorpi».

    Per chi non lo ricordasse Palamara è quel tizio che in diretta su Sky si beccò ogni genere di insulto da Cossiga (tipo “lei ha proprio uan gran faccia da cretino”… “e che cazzo sorride”… e cose del genere), senza battere ciglio…

    Devo dire che erano circa 20 anni che non mi trovavo ad essere d’accordo col presidente emerito. Da quando, cioè, dichiarò urbi et orbi: “Certo l’Italia è proprio un grande Paese se riesce a tirare avanti con uno come Pomicino al ministero del Bilancio…”

    Scherzi a parte, sono assolutamente sconfortato: addirittura mi trovo a rimpiangere quell’epoca pre-Tangentopoli… Allora sapevo che era tutto una schifezza, ma continuavo a nutrire speranza… Pensavo che prima o poi qualcosa sarebbe cambiato…

    Oggi vedo tutto nero… Credo che la piena attuazione del disegno piduista sia ormai prossima…

  32. Faust x Uroburo
    Faust x Uroburo says:

    U.
    Mmmmmm… forse è vero che Hamas non ha perso. Ma una formazione di guerriglia che non perde, vince. Questo lei non lo sa ma mi creda sulla parola

    … mi fa piacere, nel mio piccolo ( ¿¿¿? Il Piccolo analista politico.. mah!! se non ricordo male… era un gioco, tanti anniffa, come il piccolo chimico..etc..?¿?) in una risposta ad Anita, ho gridato VITTORIA x la Palestina…. Hamas ha VINTO…. Sono daccordo con te!!! ma dimmi, dopo questa carneficina, ccchi negheraa Lo Stato di Palestina o la Repubblica di Palestina, Due Stati, Gerusalemme capitale … Senza sse e senza bbbaahh!! Hamas è riuscita a dare ai Palestinesi, Uno Stato Riconosciuto, i Fratelli di Al Fatah, non hanno mai vinto gniente…in 60anni, anzi… nulla!!! Ora nella tragedia (solo riconoscendo lo stato palestinese, i genocidi israelitici… riusciranno ad evitare processi x crimini contro l Umanita, se si ritirano, sloggiano gli insediamenti in quel che sara il territorio della Nuova Palestina… ppuo darsi cche lOpinione mondiale si dimentichi lentamente delle immaggini viste in questi ultimi giorni… non perdonati ma il giudizio si insabbia nellolvido…)

    ciao carooo!!
    Faust

    Ps. … ho ppaura che marcolino mi stia contagiando con le sue logiche con la testaalpposto,…. mi stavo dimenticando cche da tempo ho previsto laggravamento del conflitto… allargato ai 3 Paesi vicini ed un coivolgimento di nazioni seconde (yankee… MA approposito con Obama… diventano black o cioccolatini?¿?) e tterze ex potenze… Mi gira la testa…
    mi sembra di aver puntato un soldo sul rosso ed uno sul nero..!!! sicuramente perdo con la prima o con la seconda e viceversa… sarei contento di sbagliarmi sulla prima… anche xcche la vittoria di Hamas, è apportata di mano… speremm!!
    Faust

  33. Pietro Falco
    Pietro Falco says:

    ps
    xAz

    Ti ringrazio per il benvenuto: anche Pino mi ha segnalato l’opportunità di tradurre (almeno sinteticamente) i documenti in lingua non italiana: ma oggi, purtroppo, avevo davvero fretta…

  34. Sisko
    Sisko says:

    John Holmes, l’inviato dell’ONU per affari umanitari in Palestina, ha comunicato i primi dati “certi” di 22 giorni di “combattimenti”. Mentre si inizia con lo sgombero delle macerie, operazione che sicuramente farà ritoccare i numeri attuali, si sa che fra i palestinesi, i morti sarebbero 1.314. Di questi 416 bambini, 106 donne. I feriti accertati sono 5.320 dei quali 1.855 bambini e 725 donne. Gli sfollati 55.000, mentre 400.000 non hanno accesso all’acqua. Sempre secondo Holmes i morti israeliani sarebbero 4 ed i feriti 86. Le infrastrutture sono quasi tutte danneggiate, molte irrimediabilmente distrutte. “Mentre ancora non è chiaro chi sia uscito vincitore dal conflitto, si sa di sicuro chi ci ha perso, ancora una volta la popolazione civile.” – ha dichiarato ancora Holmes. Adesso inizieranno le gare per gli invii di aiuti umanitari da parte di quanti hanno assistito al macello con le mani in mano.

  35. ségolene
    ségolene says:

    buonasera a tutti.

    Anche da parte mia un caloroso benvenuto a pietro falco, non si finisce mai di imparare.
    ————-
    E’ appena terminato su La7 il film “W” di oliver stone, ovviamente sulla vita di g.w.bush – dalla giovinezza ai disastri combinati negli 8 anni alla casa bianca, senza dimenticare i problemi di alcol ed il rapporto conflittuale con il padre.
    Ma fortunatamente domani si aprirà un nuovo capitolo nella storia , non solo americana ma del mondo… spero solo che il cambiamento sia in positivo, e che non dobbiamo ridurci come quella vecchietta che piangeva alla morte del tiranno di siracusa
    (ricordate come termina il famoso apologo?)

    un saluto a tutti, e specialmente alle (poche, troppo poche!) donne del blog.
    S.

  36. alex
    alex says:

    @ Emmettì (80)
    A me pare molto esplicativo riguardo al clima in quei giorni di elezioni…nessuna lotta tra fazioni, i diversi partiti che si fanno propaganda davanti ai seggi senza scontri, la musica, un clima da “sagra di paese”, appunto…se non ti dice niente questo in merito alle “violenze e prevaricazioni” con cui Hamas avrebbe vinto le elezioni…

  37. Pietro Falco
    Pietro Falco says:

    Per non dimenticare

    (i membri della sezione disciplinare del Csm che hanno approvato all’unanimità i provvediment contro Apicella, Nuzzo e Verasani)

    Cognizione dei procedimenti disciplinari a carico dei magistrati ordinari.

    Composizione quadriennio 2006-2010

    Effettivi
    MANCINO avv. Nicola Componente eletto dal Parlamento – Presidente
    SAPONARA avv. Michele Componente eletto dal Parlamento – Presiede la Sezione in assenza del Presidente
    BERRUTI dott. Giuseppe Maria Magistrato di Cassazione con effettivo esercizio delle funzioni di legittimità
    ROMANO dott. Giulio Magistrato con funzioni di merito
    FRESA dott. Mario Magistrato con funzioni di merito
    CESQUI dott.ssa Elisabetta Maria Magistrato con funzioni di merito

    Supplenti
    ANEDDA avv. Gianfranco Componente eletto dal Parlamento
    SINISCALCHI avv. Vincenzo Maria Componente eletto dal Parlamento
    VACCA prof.ssa Letizia Componente eletto dal Parlamento
    PEPINO dott. Livio Magistrato di Cassazione con effettivo esercizio delle funzioni di legittimità
    PILATO dott.ssa Fiorella Magistrato con funzioni di merito
    MANNINO dott. Francesco Saverio Maria Magistrato con funzioni di merito
    CARRELLI PALOMBI dott. Roberto Maria Magistrato con funzioni di merito
    PETRALIA dott. Bernardo Magistrato con funzioni di merito
    PATRONO dott. Antonio Magistrato con funzioni di merito
    VIOLA dott. Alfredo Pompeo Magistrato con funzioni di merito

    Magistrati Segretari
    CORBO dott. Antonio
    ALBAMONTE dott. Eugenio (supplente)

    Direttore Segreteria
    PALUMBO dott. Vincenzo
    tel. 0644491482

  38. AZ Cecina Li
    AZ Cecina Li says:

    Caro Controcorrente
    Non ho la tua e mail ma se vorrai comunicare con me sarà sempre un gran piacere, la mia e mail è sempre li dopo la firma.

    Non vorrei essermi perso qualcosa.

    Antonio - – – antonio.zaimbri@tiscali.i

  39. Anita
    Anita says:

    Anch’io mi allontano un po’ dal forum.
    Ho bisogno di un po’ di aria fresca.

    Leggero’ quando posso, e saltero’ i post troppo lunghi….
    Sono un tantino stanca di essere sospettata di essere al soldo di qualcuno…

    Buona continuazione….

    Anita

  40. Pietro Falco
    Pietro Falco says:

    Hamas claims only 48 of 1,300 Gazan fatalities were group militants (Reuters)

    Secondo la Reuters (che cita fonti di Hamas) solo 48 dei 1300 e passa morti di Gaza sarebbero miliziani: il che vuol dire, più di 1250 civili. Per una percentuale del 96%…

  41. x Alex
    x Alex says:

    Alex scrive:
    Strano che Lei non abbia letto le smentite degli stessi organi di stampa che pubblicarono le accuse a Galloway. Infatti il direttore del Christian Science Monitor, il quotidiano americano coinvolto insieme al Telegraph nella faccenda, ha dichiarato che i documenti su cui si basavano le accuse a Galloway erano effettivamente falsi ed ha inviato scuse formali al parlamentare ed ai suoi lettori, pensi un pò.

    Gentile signore, il Telegraph ha perso la causa (2004) perché aveva pubblicato quell’affare come fatto invece di una accusa. Ma la verità viene sempre a galla. Per esempio:
    13 Maggio 2005
    Una sottocommissione di inchiesta del Senato americano, mercoledì ha presentato un rapporto bipartisan con nuove prove contro il deputato pacifista inglese George Galloway e contro l’ex ministro dell’Interno francese Charles Pasqua. Si tratta di un’inchiesta politica intorno alla corruzione del programma Onu “petrolio-in-cambio-di-cibo” e in particolare sulla lista dei beneficiari delle prebende saddamite trovata a Baghdad all’indomani della liberazione (la stessa lista nella quale compaiono i nomi di Roberto Formigoni, di due ex democristiani vicini a Cl e di padre Benjamin). Dalle nuove prove risulta che Galloway avrebbe ricevuto dal regime iracheno 20 milioni di barili di petrolio, mentre Pasqua e un suo collaboratore 16 milioni. Il deputato inglese ha subito smentito, ricordando di aver già vinto una causa milionaria contro il Daily Telegraph (ma lì la questione non era sul merito delle accuse).
    Le nuove prove riguardano una deposizione dell’ex vicepresidente Ramadan Yassin, secondo il quale quel petrolio era “una ricompensa per il loro sostegno” al regime e, nel caso di Galloway, “per le sue opinioni sull’Iraq”. C’è anche una nota scritta da Saddam il 17 giugno 1999 che indica le assegnazioni di petrolio a Pasqua e, inoltre, documenti firmati da Tareq Aziz che aumentano la quantità di petrolio assegnato.

  42. Pietro Falco
    Pietro Falco says:

    Secondo gli Stati arabi, Israele a Gaza avrebbe usato munizioni contenenti uranio impoverito. L’Iaea sarebbe stato già sollecitato a compiere indagini sulle tracce rinvenute sulle vittime dei bombardamenti.
    Non è la prima volta che Israele riceve tali accuse. Ma anche gli Usa e la Nato hanno utilizzato uranio impoverito in Bosnia e in Iraq. La Siria, inoltre, asserisce che tracce di uranio furono trovate dagli esperti dellIaea sul sito bombardato dai jet israeliani il 6 settembre 2007.

    By The Associated Press

    Arab nations accused Israel on Monday of blasting Gaza with ammunition containing depleted uranium, and urged the International Atomic Energy Agency to investigate reports that traces of it had been found in victims of the shelling.

    In a letter on behalf of Arab ambassadors accredited in Austria, Saudi ambassador Prince Mansour Al-Saud expressed “our deep concern regarding the information … that traces of depleted uranium have been found in Palestinian victims.”
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    A final draft of the letter was made available to The Associated Press on Monday. It urgently called on IAEA Director General Mohammed ElBaradei to carry out a “radiological and physical assessment in order to verify the presence of depleted uranium in the weaponry used by Israel … in the Gaza Strip.”

    Officials at the Israeli mission to the UN nuclear watchdog said they were in no position to comment without having seen the letter.

    IAEA spokeswoman Melissa Fleming confirmed receipt of the letter and said a response might be issued later in the day.

    The letter – which spoke of medical and media sources as the origin of its allegations – appeared to be alluding to health concerns related to depleted uranium but the effects of exposure to the substance are unclear.

    An IAEA article on the issue says that while the substance is “assumed to be potentially carcinogenic … the lack of evidence for a definite cancer risk in studies over many decades is significant and should put the results of assessments in perspective.”

    Still, says the article, “there is a risk of developing cancer from exposure to radiation emitted by … depleted uranium. This risk is assumed to be proportional to the dose received.”

    It is not the first time Israel has been accused of using ordnance containing depleted uranium, which makes shells and bombs harder and increases their penetrating power. The Israeli army declined comment. But the U.S. and NATO have used uranium-depleted rounds in Bosnia and Iraq.

    According to the World Health Organization, the weapons are lightly radioactive, though under most circumstances, use of DU will make a negligible contribution to the overall natural background levels of uranium in the environment.

    But researchers have suspected depleted uranium may be behind a range of chronic symptoms suffered by veterans of the 1990-91 Gulf War. Some of the symptoms include memory and thinking problems, debilitating fatigue, severe muscle and joint pain, depression, anxiety, insomnia, headaches and rashes.

    Syria, which is being investigated by the Vienna-based agency for alleged secret nuclear activities, says traces of uranium found by IAEA experts at a site bombed by Israel jets Sept. 6, 2007 likely came from bombs or missiles used by the Israelis.

    The Israelis have denied using such weaponry in that raid, and on Monday two diplomats accredited to the IAEA and familiar with its Syria investigations told the AP that the agency has virtually ruled out Israeli munitions as the source of the uranium. They asked for anonymity for discussing confidential information.

    The IAEA investigation is based in part on intelligence from the U.S., Israel and a third, unidentified country, alleging that the bombed site was a nearly completed nuclear reactor built with North Korean help and meant to produce plutonium – which can be used as the payload of nuclear weapons.

    The uranium traces were revealed by an analysis of environmental samples collected by IAEA experts during a visit to the site, in a remote part of the Syrian desert. Since that initial trip in June 2008, Syria has refused or deflected requests for follow up inspections both to the site and others allegedly linked to it.

  43. Sylvi
    Sylvi says:

    caro Pino,

    mi ritiro in convento a studiare come si ragiona “alla femminile” come Marco invita a fare, per preparare la pace nel mondo!

    Cari saluti! Sylvi

  44. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x FAUST
    Divertiti: http://www.dagospia.com/rubrica-1/varie/articolo-2803.htm

    1 – CARACCIOLO, LA DYNASTY DI UN EDITORE FORTUNATO
    CLAUDIO CASTELLACCI PER ” A “, IN EDICOLA MERCOLEDI

    Questa è una storia di denaro e potere. Ma anche di prestigio e titoli. Titoli azionari e titoli nobiliari. Una storia, questa dell’eredità Caracciolo, che è come un feuilleton ottocentesco. Piena di colpi di scena che non avrebbero sfigurato in uno di quegli intrecci tanto cari ad Alexandre Dumas padre, gesta di cappa e spada affollate di nobildonne e popolane, cardinali e principi, figli illegittimi, e eredità contestate.

    Stiamo parlando dell’eredità di Don Carlo Caracciolo, nono principe di Castagneto, quarto Duca di Melito e Cavaliere del Lavoro, cognato di Gianni Agnelli (l’Avvocato ne aveva sposato la sorella, Marella Caracciolo di Castagneto), che in un libro intervista apparso tre anni fa si era definito “editore fortunato” (del gruppo L’espresso-La Repubblica, per la precisione). Don Carlo, scomparso il 15 dicembre scorso, era un grande imprenditore con il gusto del rischio, propensione che amava trasferire in tutti gli aspetti della vita: dalla lotta partigiana ai rapporti con le donne.

    Durante la guerra, Carlo, neanche ventenne – all’epoca abitava in Svizzera dove il padre Filippo era segretario d’ambasciata, e dove poteva trascorrere ben protetto il periodo bellico – decise di passare il confine e di unirsi alle formazioni partigiane in val d’Ossola con la benedizione dei servizi segreti statunitensi: la madre Margherita Clarke, nativa di New Orleans, era infatti molto amica di Allen Dulles, il leggendario capo dello spionaggio americano in Europa, che frequentava regolarmente la loro casa.

    Per l’occasione l’Oss (Office of Strategic Services), antenato della Cia, si preoccupò di fornirgli un carico d’armi, una quarantina di mitragliatrici pesanti Ispano-Suiza, da portare in dote ai partigiani. Per i rapporti con le donne valeva, invece, l’ammonizione che il suo vecchio amico Don Edoardo Visconti di Modrone, conte di Lonate Pozzolo, dei Duchi di Modrone e Grazzano faceva alla figlia Violante, corteggiata e decenni dopo sposata da Caracciolo: «Sta attenta, è un napoletano».

    Le donne si innamoravano di lui e ciò avrebbe sempre messo a dura prova la capacità di resistere loro. Oggi, dopo la sua morte, mettono a dura prova la stabilità dell’asse ereditario. Secondo alcuni osservatori, le conseguenze di quelle tentazioni della carne potrebbero incidere persino sul futuro assetto del gruppo Editoriale L’Espresso Spa di cui Caracciolo era fondatore, storico azionista e presidente. Nel 2006, il principe aveva abbandonato la guida operativa della società, passandola a Carlo De Benedetti, mantenendo però la presidenza onoraria del gruppo.

    Ultimamente il sodalizio fra i due era stato incrinato da piccoli dissapori: De Benedetti, per esempio, avrebbe voluto separate L’Espresso dal resto della Cir Spa (Compagnie Industriali Riunite) che ne detiene la maggioranza, anche se poi la decisione era rientrata. Con stupore si è appreso che, poco prima della sua morte, Caracciolo aveva deciso di salire di circa un punto nella sua quota in casa editrice, passando dal 10,67 all11,7 per cento.

    Difficile, ora, sapere il perché. La nostra storia ha inizio nel novembre del 2007. Una giovane mamma, Margherita Revelli, sposata con Fabiano Rebecchini, famiglia di costruttori romani è incinta del quarto figlio. Una gravidanza difficile la costringe spesso a letto. Quella mattina, poi, non può proprio alzarsi. Sì, certo, quel giorno anche sua madre – Maria Luisa Bernardini, vedova di Carlo Revelli dal 2002 – non sta probabilmente troppo bene. È visibilmente nervosa, stranamente a disagio.

    SEGUE SU: http://www.dagospia.com/rubrica-1/varie/articolo-2803.htm

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