In attesa di sapere se davvero Olmert attaccherà anche l’Iran ecco i racconti di una brava inviata in Israele
Non so se l’Israele bombarderà davvero l’Iran il giorno 20, schiaffeggiando così pubblicamente e clamorosamente anche Obama nel giorno del suo insediamento alla Casa Bianca. Il governo israeliano è ormai fuori controllo, condotto da omuncoli come Olmert capaci di lucrare perfino sugli orfani gonfiando le note spese dei viaggi sta spingendo il suo Paese in un tunnel sempre più buio, ma sa che può contare su gran parte dell’opinione pubblica occidentale grazie all’ignoranza in cui è tenuta dalla propaganda dei mass media, che quando si tratta di Israele di informazione ne fanno meno che mai. Tant’è che tutti si bevono la balla dei civili usati come scudi umani dagli stessi palestinesi, balla inventata per tentare di giustificare l’ignobile mattanza e pulizia etnica in corso nella Striscia di Gaza. Che sia una balla lo dimostra sia la mancanza di ribellione dei civili contro Hamas – e anzi anche Al Fatah, cioè gli uomini di Abu Mazen, ora combatte affianco ad Hamas! – e sia il fatto che si tratta di affermazioni dell’ufficio stama (e propaganda) delle forze armate israeliane, cioè di uno dei due contendenti. Che per giunta – guarda caso – non vuole la presenza di giornalisti, così come da sempre non vuole l’Onu tra i piedi. Ora forse si capisce meglio cosa successe in realtà a Jenin, quando anche nostre balde giornaliste di parte si bevvero, e propinarono, la bella versione scodellata loro a botta calda da un ben preciso ufficiale portavoce dell’esercito. Ora non ne ricordo il nome, ma quanto prima tornerò su quella vergognosa vicenda.
In attesa dei giorno 20, giorno comunque fatidico se non altro perché si insedia Obama e in troppi sperano da lui l’impossibile, vi propongo dei reportage di una collega da Israele. Vi propongo i post della collega Barbara Schiavulli, de L’espresso, scritti per il suo blog. Barbara ha lavorato a lungo anche in Iraq per vari giornali dopo l’invasione angloamericana, quando i giornali preferivano non mandare i loro inviati per paura dei continui attentati e del pericolo di rapimenti. Barbara è quindi una collega brava e coraggiosa, oltre che sempre molto informata specie per il Medio Oriente. Dopo l’invasione di Gaza è stata mandata in Israele, dove anche a lei è stato impedito di mettere piede nella disgraziata Striscia di Gaza. Ho deciso di dedicare una puntata alle sue annotazioni in Israele riguardo le cose che ha visto e vissuto.
BENVENUTA IN ISRAELE
1 gennaio 2009 – Non c’è niente da fare. Ci sono cose che non cambiano mai. Nemmeno le mie reazioni riescono ad essere più evolute di dieci, o cinque o due anni fa. Nemmeno di tre mesi fa. Arrivo all’aeroporto di Tel Aviv, con un volo Alitalia, come sempre in ritardo. Scendo, sono con un collega. Il sole filtra attraverso le grandi vetrate, c’è sempre un po’ di emozione a tornare in Israele. D’altra parte tutto è cominciato qui anche per me. Questo posto è stato lavoro, casa, amici, ho scritto i miei primi pezzi, ho raccontato le prime storie, ho visto persone morire, persone fuggire, persone scomparire. Ho conosciuto il dolore in questo posto. La rabbia. La rassegnazione. Mi sono imbattuta nella forza delle persone che affrontano la sofferenza, le loro vite fatte a pezzi. Quando vivevo a Gerusalemme, ho vissuto la sottile paura che ti accompagna quando sali su un autobus o ti fermi a fare uno spuntino in un bar. Ho imparato ad abituarmici come fa la gente che vive in situazioni estreme. Da una parte o dall’altra. Sono trascorsi anni e faccio a fatica a distinguere il dolore dei palestinesi da quello degli israeliani. Non riesco a essere di parte. Ricordo una ragazza di 19 anni che doveva sposarsi e invece è morta con il padre il giorno prima delle nozze, spazzata via da un kamikaze. Credo di non aver mai pianto tanto ad un funerale circondata dai parenti della ragazza che erano venuti per il matrimonio. “Tu sarai sempre la mia sposa”, disse il suo fidanzato mettendole l’anello sul panno di velluto che copriva il suo corpo devastato. Poche ore prima invece avevo visto morire un bambinetto palestinese colpito da un pezzo di cemento schizzato da una casa. Un carro armato israeliano stava sparando contro l’edificio per far uscire quattro militanti. Il bimbo che indossava una magliettina rossa è stato colpito in piena faccia. E’ rimasto un buco nero.
Insomma torno a oggi. Era solo per dire che questo è un posto che ho dentro. Con tutte le sue contraddizioni, con i suoi problemi, i suoi torti e le sue ragioni. Arrivo all’aeroporto, la ragazza del controllo passaporti guarda schifata il mio passaporto quasi nuovo. Ho solo tre timbri: Emirati Arabi Uniti, Afghanistan e Pakistan. Un attimo prima le ho chiesto con gentile fermezza di non mettermi il timbro israeliano. Altrimenti al mio ritorno dovrei rifare il passaporto, perché molti paesi arabi non ti lasciano entrare se hai un visto israeliano. Giusto o sbagliato che sia, questo è quanto. La ragazza, una ricciolina che vedrei meglio su un cubo in discoteca, che immersa nella sua divisa troppo stretta, chiama la sicurezza. Vorrei già cominciare a urlare.
Arriva un poliziotto, mi accompagna in una stanzetta e si dimentica di me. Accanto ho un ragazzetto svizzero che ha la mamma israeliana e la sorella che l’aspetta fuori, più in là c’è una ragazza bionda, probabilmente russa e uno con una giacca rossa firmata Ferrari dai tratti somatici che sembrano arabi. “E tu che ci fai qui? Perché sei pericoloso?”, dico al ragazzo, che andrebbe punito solo per la bruttezza delle scarpe. “Ho il timbro del marocco, ci sono andato in vacanza un paio di mesi fa”. Annuisco. Cavoli, un israeliano che va in vacanza in marocco. Molto pericoloso. “E tu?” mi chiede lui. “Sono una giornalista, capita spesso, soprattutto perché ho tanti visti di paesi arabi”. “Eh già – dice lui – questa è la democrazia israeliana, ma bisogna anche capire”. Capisco sul momento, ma dopo due ore non capisco più. “Mi scusi?”, mi affaccio e chiamo una poliziotta. “Stia seduta e aspetti il suo turno non vede che sto parlando con qualcun altro?”. Comincio a pensare che invece di arrabbiarmi forse dovrei chiamare l’ambasciata. Poi penso, cavoli e il primo dell’anno, non possono tirarla tanto per le lunghe. Neanche quella poliziotta può essere maleducata e prepotente come quasi sempre accade. Ovviamente sono solo ottimista. Scalpito. Sbuffo. Fumo. (non una sigaretta, dalle orecchie). Una piccola tv manda le immagini di Gaza. Dovrei essere già essere in albergo e pensare al da farsi. Invece sto qui. Tiro fuori un libro, mi metto a leggere. Piano piano tutti se ne vanno, arrivano altri.
“Venga”, mi dice una della sicurezza che mi porta in uno stanzino. “Dobbiamo farle qualche domanda”. “Ok”. “Vedo che è stata tante volte qua”. “Seguo questa zona”. “Ah si?”. “Già”. “E conosce persone suppongo”. “Qualcuna, sa faccio la giornalista”. “E per chi lavora? E da quando? E quanto resta, e dove andrà?, ha un tesserino? Non ne ho mai visto uno così”. Lo so, il tesserino dell’ordine dei giornalisti è un po’ ridicolo, ma è quello che passa il convento, per il resto, rispondo come posso, nel modo più vago possibile. “In quali paesi arabi è stata?”. “Tutti”. “Tutti quali?”. Sciorino un elenco, non mi ricordo neanche cosa ho mangiato ieri, figuriamoci dove sono stata catapultata negli ultimi anni. “Conosce qualcuno in quelle zone?”. “No parlo con le piante”.
“Intendo se ha amici”. “Non ho amici. Sono antipatica e asociale”. Mi chiede dove abito, il mio numero di telefono. “Sono qui solo per raccontare questa storia”. Quale storia? “Quello che sta succedendo a Gaza”. “Ah – dice lei – e ha intenzione di entrare?”. Quando apriranno entrerò con tutti i colleghi del resto del mondo. “Non lo sa che è zona militare e non si può entrare?”. Lo so, ma prima o poi apriranno. “Non credo”. Strabuzzo gli occhi. Ammetto di essere esausta. Ho fame. Le vetrate non filtrano più il sole, è buio. “Va bene può andare”. Mi alzo e aspetto la poliziotta maleducata che mi deve riportare il passaporto. “Va bene la lasciamo andare”, mi dice venendomi incontro. “naturalmente”, le rispondo io. “Naturalmente? Possiamo anche rispedirla indietro se vogliamo”. Fatelo. Rispeditemi.
Invece mi volto e vado verso l’uscita. Prendo un taxi, chiamo i miei amici israeliani per salutarli, chiamo i miei amici palestinesi per salutarli. Non voglio parlare di politica, voglio solo sapere come stanno. Arrivo a Gerusalemme, il tassista non è molto pratico, fa un giro lungo, non gli dico niente, mi godo la vista, mi lascio avvolgere dalla bellezza della Città Vecchia. Le guglie delle mura nascondono un tesoro di viuzze. Mi piace anche la parte ovest quella israeliana, da qualche parte c’è la mia vecchia casa. Arrivo in albergo. Non ho ancora cominciato a lavorare e già sto dando di matto. Meno male che Gerusalemme mi calma. Amo questa città. I visi conosciuti di quelli dell’albergo mi accolgono come una vecchia amica. “Appena abbiamo visto il casino, sapevamo che saresti arrivata, ma ci verrai mai qui una volta che non succede niente?”. Chissà se non succederà mai niente in questo posto. Chissà se si potrà morire di noia, di vecchiaia e di gentilezza? Da una parte e dall’altra.
TELEFONI E TRAMONTI
5 gennaio 2009 – Saluto un mio amico. Gli telefono, mi racconta che si e trasferito in a Tel Aviv, l’aria di Gerusalemme non trattiene i giovani. Troppe tensioni, troppi radicalismi, troppi problemi. La gente ha voglia di serate spensierate e di non pensare sempre alla politica che pende sulle loro teste. Non parliamo della situazione a Gaza, perché entrambi ci conosciamo da abbastanza tempo da sapere che non andiamo d’accordo. Ma si puo essere amici lo stesso. O per lo meno un tipo di amici. Decidiamo di vederci per un caffe quando scendo a tel aviv per delle interviste, ma mentre parliamo, arriva una telefonata. Anche se non capisco quasi niente, tranne che “si” e “si”, so che qualcosa sta accadendo. Torna con la voce un po’ mesta. “Niente caffe, sono stato appena richiamato in servizio, magari, invece, ti vedo a Gaza. Ma stai attenta, questa volta si fa sul serio”. In un attimo un ragazzo normale si trasforma in un soldato. Che si facesse sul serio non c’erano dubbi. Anche il fatto che i giornalisti siano tenuti fuori da quello che accade è significativo. Non era mai accaduto che il mondo restasse fuori. I tempi cambiano e quasi mai in meglio. Chiudo la telefonata, chiamo un altro amico, questa volta a Gaza. La sua voce è spezzata. Dice che vista la situazione sta bene, ma è molto preoccupato per i bambini, vogliono uscire a giocare e non riescono a capire che non si può. Ormai da giorni stanno tappati in casa e tremano quando sentono le esplosioni. Scherziamo sulle vacanze, mentre in sottofondo sento dei tonfi. Parliamo di tutto, tranne di quello che accade. Mi chiede dell’Italia, del Natale, di quello che ho fatto nell’ultimo viaggio in Pakistan, mi rendo conto di essere i suoi cinque minuti di evasioni. Per un attimo lo trascino fuori da Gaza, gli racconto dei regali di Natale, del pranzo, della mia famiglia, alcune cose le invento per renderle ancora piu belle e dall’altra parte del cellulare lo sento sorridere. Ci salutiamo, gli prometto di chiamarlo ancora, gli dico di salutarmi i bambini e di fare tanta attenzione. Chiudo. Ho la pelle d’oca. E’ uno dei pochi posti dove non sembrano esserci spiragli, da una parte un paese che fa credere ai suoi cittadini di volerli proteggere, e anche se credessi alle buone intenzioni, non credo sia tutto lì, soprattutto quando le guerre scoppiano sotto elezioni. Dall’altra un paese che indossa l’abito da vittima sempre e che lo giustifica per qualunque cosa. Se per una volta provassero a non guardare sempre indietro. Non so che dire, ogni volta che si da ragione ad uno, sembra si voglia dare torto all’altro. Ma qui non e cosi semplice. Non lo è affatto. Vado a vedere il tramonto sulla citta vecchia, l’unica cosa che gli uni e gli altri non si possono portare via.
SENZA TITOLO
5 Gennaio 2009 – Per noi giornalisti la guerra si vede da una collinetta di Sderot. Si lascia di poco la cittadina, si segue una strada deserta, poi si sale un piccolo mucchio di terra, quattro scalini e si raggiunge l’ombra di un albero. Ci sono due corde che reggono una tavola di legno che faceva da altalena. Doveva essere un bel posto per dondolarsi e perdersi in quell’orizzonte che sconfina nel mare calmo. Solo che tra il mare e noi c’è Gaza e colonne di fumo che si alzano verso il cielo.
Intorno decine di telecamere accese che puntano sull’unica cosa che possono vedere. Non si entra a Gaza, e gli israeliani, te lo dicono senza tanti problemi, non vogliono giornalisti dentro che si muovano senza controllo. Obiettivi tirati al massimo dunque, che sobbalzano al suono dell’artiglieria israeliana. Non arrivano le grida di dolore di Gaza, a pochi chilometri, ma qualche razzo non manca di atterrare nei campi aperti. La gente si butta nei rifugi, molti tremano di paura. Una donna piange e un’altra le accarezza il viso e cerca di rassicurarla.
Sono due mondi inconciliabili, sono le loro paure e le loro similitudini a dividerli. Mi chiedo perché io riesca a sentire l’orrore delle famiglie di Gaza e quello di Sderot, e loro non riescono a vedere quello dell’altro. Sanno solo rinfacciarsi accuse, torti, forse anche ragioni, ma non riescono a capire quanto il loro dolore sia simile alle loro paure. Nessuno come un residente di Sderot sa cosa significa vivere con un missile che vola sulla testa, nessuno come uno di Gaza sa cosa significa vivere un razzo che vola sulla testa. Ognuno chiede all’altro di fare il primo passo, ma in realtà nessuno si muove, si lasciano martoriare al cospetto della cattiva politica di entrambi i popoli, al cospetto dell’odio.
Ieri un palestinese mi ha detto “vogliono ucciderci tutti, per questo resistiamo”. Oggi un israeliano mi ha detto: “vogliono ucciderci tutti per questo ci difendiamo”. Stamattina a colazione un’israeliana mi ha detto: “un morto israeliano vale cento arabi, d’altra parte a loro non interessa morire, non soffrono, vogliono tutti diventare martiri, lo vediamo, lo dicono in continuazione”. Poco dopo un palestinese mi diceva che “non esistono israeliani innocenti perché sono tutti soldati pronti ad imbracciare un fucile per uccidere i palestinesi”. Fanno gli stessi discorsi. Sono tutti pronti a morire per questa terra maledetta, nessuno per dividerla pur di viverla.
LACCA E POLVERE DA SPARO
7 gennaio 2009 – Salgo su un taxi. L’autista con la kippa incollata alla testa guarda nello specchietto retrovisore e dopo aver capito che non parlo ebraico mi chiede di dove sono. Italiana. “Giornalista allora. Tutti gli stranieri in questo momento sono giornalisti”. E’ vero, almeno 500 stranieri scalpitano per entrare a Gaza. Ma la guerra sembra finita. O meglio dopo il colpo alla scuola delle Nazioni Unite e dopo l’annuncio che in questi dodici giorni sarebbero morti almeno 100 bambini e degli altri molti sarebbero ragazzini, qualcosa si è spezzato. Anche gli israeliani che hanno silenziosamente appoggiato questa invasione, alle parole “bambini morti”, storcono il naso.
Va bene difendersi, va bene fare piazza pulita, ma i bambini sono ancora bambini. Non per il mio tassista, almeno non all’inizio. “Quei terroristi usano i bambini come scudo. Noi dobbiamo difenderci e quei maledetti usano i bambini”. E’ vero, è orribile. Disumano. Ma sapere che un terrorista si nasconde dietro un bambino e uccidere lo stesso per far fuori il terrorista, mi suona alquanto difficile da digerire. Non riesco a vedere chi ha più pelo sullo stomaco tra chi mette un bambino in pericolo per proteggersi e chi spara sapendo che ci sono dei bambini, anche se le intenzioni sono di salvarne altri. E’ un po’ come per uccidere dei terroristi che hanno in mano degli ostaggi, si decidesse di fare fuori anche loro, così si è risolto il problema. Molti palestinesi sono ostaggio di Hamas. Sono in quella pentola a pressione che si chiama Gaza, una terra dove non si può fuggire, dove non si può pensare, dove non puoi prendere la macchina e trovare un’aiuola dove far giocare i tuoi bambini. E’ sabbia, polvere, macerie.
“Abbiamo lasciato le colonie di Gaza, potevano costruire case e lavorare. Potevano trasformare Gaza in un resort. Ma non hanno voluto”, dice il tassista e l’israeliano medio. E come si costruisce una Gaza felice dove un palestinese non può uscire neanche per farsi un esame medico? Frontiere chiuse. “Certo perché loro ci lanciano i razzi”. Non tutti lanciano i razzi, ma tutti vengono puniti e trattati come bambini cattivi. “Allora non c’è soluzione”. No, fino a che vi chiederete chi ha iniziato prima e chi deve smettere prima. E’ nato prima l’uovo o la gallina? Hanno sparato prima gli israeliani o i palestinesi?
Entro dal parrucchiere. Il solito degli ultimi 11 anni quando sono in Israele. Il parrucchiere non è mai un posto qualsiasi. E’ dove donne di ogni età e ceto si incontrano, si rilassano, scambiano due chiacchiere fra sconosciuti tra una spazzolata e il suono sordo del phon. Non è certo una sala universitaria traboccante di persone con un’opinione, ma è il posto dove ci si lascia trasportare dall’umore delle donne. Non tira una bell’aria. Ci sono tre signore, una di origine greca, un’altra polacca e un’altra russa. Due di loro hanno una certa età, l’altra è più giovane. I parrucchieri, rigorosamente uomini, ci portano tè e caffè, anche loro quando capiscono che non parlo ebraico, passano subito all’inglese, un po’ sdentato. Due signore hanno i figli al fronte e sono preoccupate, una si emoziona mentre lo dice e con delicatezza il parrucchiere le solleva la testa. “Ha solo 19 anni, il mio bambino”. Il bambino stringe tra le mani un m16 e probabilmente negli occhi conserverà l’orrore di quello che ha visto in questi giorni. Perché per quel poco che ho conosciuto i militari, non è vero che tutto scivola addosso, così come non è vero che “ai palestinesi non importa niente dei figli”. Non so quante volte ho sentito questa frase.
L’altra signora dice che suo figlio ha appena finito di studiare all’università, che entrerà a lavorare nello studio legale del padre. Mi dice che i suoi genitori sono arrivati qui dopo la seconda guerra mondiale, che della loro famiglia non era rimasto nessuno, erano stati tutti sterminati. “E’ un dolore che ti porti dentro anche se non lo hai vissuto, ti viene trasmesso, non so spiegare”. Ho una botta di cinismo e mi chiedo quando potrebbe guadagnare un analista in questa terra. E i bambini palestinesi morti? Le signore non rispondono come il tassista. “E’ una cosa orribile, se penso a quelle madri mi si stringe il cuore”, dice una, l’altra va oltre, “se penso che uno dei nostri figli tornerà con il peso di aver ucciso qualcuno, anche fosse solo un terrorista, sento già una parte di me morire”. L’altra annuisce. “Questa terra ci ha trasformato in carnefici, tutti quanti, che lo si faccia per difendersi o per resistere, non conta. Uccidere è uccidere”. Annuiscono ancora. “Dovremmo essere migliori, ma siamo intrappolati dal nostro volere e dal desiderio di sopravvivere e questo non può essere sbagliato, ma da qualche parte c’è un intoppo”. Scuotono le teste asciutte mentre una nuvola di lacca profumata addolcisce l’aria.
“Andiamo a casa ora, la televisione è sempre accesa, speriamo che tutto finisca presto, quando squilla il telefono, tremo per paura che mi dicano qualcosa di brutto”, dice una. “Lo so, sono venuta qui solo costringermi ad uscire di casa, stavo diventando matta”.
Domani forse si entra a Gaza. Era giugno l’ultima volta che ci sono stata. La jihad islamica lanciava i razzi, mai avrebbero pensato ad un risposta tanto dura. Immagino che le persone che intervistai non ci sono più, come la metà di quelle che ho tentato di rintracciare in questi giorni.
SENZA TITOLO
10 gennaio 2009 – Stamattina leggevo i giornali a colazione in albergo. Un raggio di sole filtrava dai vetri annunciando che sarebbe stata una bella giornata. Tanto sto per partire. Un articolo mi ha colpito molto di un collega israeliano. Chiedeva che gli israeliani la smettessero con l’ipocrisia che hanno tentato di vendere al mondo in questi giorni. “Chiunque giustifica questa guerra giustifica tutti i suoi crimini. Chiunque la vede come una guerra difensiva, deve sopportare la responsabilità morale delle sue conseguenze. Tutti quelli che vogliono questa guerra e giustificano l’omicidio di massa che questa infligge, non ha alcun diritto di parlare di moralità e umanità” e ancora: “gli spariamo e poi piangiamo, li uccidiamo e poi ci lamentiamo, abbattiamo donne e bambini e poi cerchiamo di preservare la nostro dignità. Non funziona così, non si può uccidere e poi far entrare gli aiuti umanitari”.
Per il nostro collega israeliano è solo ipocrisia. La cosa che mi colpisce è quanto sia difficile in questo posto essere liberi di avere un’opinione. Se quello che è accaduto ora a Gaza fosse accaduto in Kashmir, o in Afghanistan o in Iraq, nessuno avrebbe protestato sulle nostre cronache. Qui invece ogni riga viene analizzata. Siamo stati messi sul confine a guardare questa guerra, su una collinetta con il binocolo, dove è vero non abbiamo potuto vedere i funerali dei bimbi morti, non abbiamo potuto vedere le donne fatti a pezzi, i ragazzi arrestati, legati, bendati e trascinati via dai soldati.
Non abbiamo potuto raccontare le mamme di Gaza che stringono i loro figli e li costringono a dormire in corridoio per paura di qualche proiettile vagante. Non abbiamo raccontato degli ospedali straripanti, della mancanza di sangue, di quelli che dovevano andare a fare la chemioterapia. Non abbiamo raccontato dei fratellini uccisi mentre giocavano. Delle case bombardate con la gente dentro. Non abbiamo raccontato delle urla di dolore, delle ossa che si sgretolano sotto il peso di un soffitto che crolla. Non abbiamo raccontato dei bambini che hanno visto morire i genitori, di quelli che hanno perso un braccio o una gamba. Non abbiamo raccontato il buio delle notti senza elettricità, la mancanza di cibo e di speranza. Neanche il terrore degli animali che tremavano sotto i bombardamenti. Quasi 900 morti. Quasi novecento storie. Che non saranno mai raccontate, perché anche il giorno che entreremo, sarà troppo tardi.
Qualcosa è arrivato tramite le telecamere di Al Jazeera che era presente a Gaza al momento dell’attacco, ma quanti hanno abbandonato i canali locali per spostarsi di qualche pulsante per inorridire davanti alle loro immagini? Una collega ieri sera aveva gli occhi gonfi di lacrime mentre guardava le immagini che a spizzichi e bocconi arrivavano, ma che non vengono trasmesse, perché troppo crude, troppo scomode più per noi che per loro.
D’altra parte gli israeliani per giustificare una guerra possono anche avere le loro ragioni, ma noi per sostenerla o semplicemente per non dire nulla? Nessuna. Ho sempre pensato che se qualcuno di noi sapesse di qualcosa di orrendo che sta succedendo farebbe il diavolo a quattro per impedirlo, lo griderebbe con tutta la voce, fino a quando non fosse ascoltato. Poi penso al Rwanda, alla Somalia, al Sudafrica, al mio Iraq, abbandonato da quasi tutti i media italiani. La maggior parte della gente guarda e lascia che il tempo passi, un giorno chi avrà salvato qualcuno, diventerà un eroe, sarà uno dei “giusti” come accadde cinquant’anni fa in Europa quando nessuno voleva o riusciva a vedere.
La Torah, il libro sacro degli ebrei, dice che chi salva una vita, salva il mondo intero. Noi non riusciamo neanche a raccontare quello che succede a Gaza. Crediamo di essere migliori oggi, ma non riusciamo ancora a dire le cose come stanno. Noi giornalisti per primi, quelli che hanno il dovere di raccontare quello che accade. Chiudo con il nostro collega israeliano: “Chiunque sostiene la guerra, sostiene anche il terrore”. Qualsiasi siano le ragioni,
x Controcorrente
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pino nicotri
Caro marco tempesta,
non ricordo di averle mai dato esplicitamente della testa……. ma devo ammettere di averlo pensato spesso.
Sa, a volte lei è di una stupidità esasperante.
Quanto poi all’articolo da lei citato, che non ci sia petrolio in Libano o in Issraele lo sanno anche i sassi. Ma il controllo è su tutta l’area e l’operazione di divisione si esercita da sempre.
Comunque mettiamola così: io penso qual che mi pare ed il professore pure. Ed anche lei del resto. Solo che io ci ho dedicato del tempo e li invece parla come un ubriaco del Bar Sport.
Però mi dovete spiegare perchè mai gli inglesi si sono inventati uno stato di cui non c’era traccia nella storia da 2000 anni.
Si vede che Lord Balfour aveva un’amante di origine ebraica ….. U.
Lo presumevo,però è il solito problema che si è già presentato altre volte…il post sparisce , uno lo salva cambia qualcosa poichè il sistema lo riconosce già postato e non posta un duplicato lo rimando con leggera variazione e sparisce ugualmente..
Finora al sottoscritto era successo con il ben noto termine “soc..o
C’era anche un bereve copia incolla da altro sito..
Se si ripresenta ,segnalo..
grazie
cc
Caro U., si dia un’occhiata a questi tre paragrafetti: l’uno del professore e l’ultimo di sua mano. Non ci vede una contraddizione? Il professore ritiene che agli USA non interessi avere una base strategica in Israele, mentre lei è dell’idea esattamente contraria (… dall’altra parte mantenere una base militare super armata in una regione strategica.). Il professore ritiene che il petrolio non c’entri. Però c’entra il gas, il chè è lo stesso. Non crede che qui tutti sanno tutto e poi ci si ritrova a fare analisi del tutto contrastanti? Dice la giornalista Barbara Schiavulli, tra l’altro:”…Non so che dire, ogni volta che si da ragione ad uno, sembra si voglia dare torto all’altro. Ma qui non è cosi semplice. Non lo è affatto.”
Cosa dovrei consigliare alla brava giornalista, di venire a farsi spiegare da lei come stanno le cose, visto che per lei invece è tutto semplice, chiaro e lampante?
Beaucoup de gens, surtout à gauche, continuent à penser qu’Israël n’est qu’un pion dans une stratégie états-unienne, capitaliste ou impérialiste de contrôle du Moyen-Orient.
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British Gas valuta le riserve in oltre 39 miliardi di metri cubi dal valore di circa 4 miliardi di dollari. Sono i dati pubblicati da British Gas, ma le dimensioni delle riserve di gas palestinese potrebbero essere di gran lunga superiori.
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Se l’hanno capito benissimo vuol solo dire che gli europei non sono in grado di opporre una diversa politica alle richieste dell’Usaegetta. Richiesta che ha due motivazioni: da una parte tenere diviso il mondo arabo fomentandone le divisioni e le lotte interne in modo da impedire anche solo la tendenza ad una politica di comune difesa dei propri interessi; dall’altra parte mantenere una base militare super armata in una regione strategica. U.
Però mi dovete spiegare perchè mai gli inglesi si sono inventati uno stato di cui non c’era traccia nella storia da 2000 anni.
Si vede che Lord Balfour aveva un’amante di origine ebraica ….. U.
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Beh, non è che la Giordania sia nata in maniera diversa…sempre terra sottratta ai palestinesi è.
Da BBC NEWS:
The Palestinian militant group Hamas has announced an immediate ceasefire with Israel in Gaza.
A statement read by a Hamas spokesman said the group would hold fire for a week to give Israel time to withdraw its forces from the Gaza Strip.
The move came hours after a unilateral Israeli ceasefire came into effect.
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Quanto durerà?
Certe volte la BBC non si rende conto di essere grottesca:
“Hamas is still very much control in the town, our correspondent adds. One fighter told the BBC their determination and ability to fight was undiminished.”
Abbiate pazienza: 1300 morti contro 13 morti, di cui solo tre o quattro ammazzati direttamente dai miliziani di Hamas, e l’ability to fight was undiminished?
Ma come ragionano, questi?
Israeli Prime Minister Ehud Olmert told the nation Hamas had been “badly beaten” and that Israel’s goals “have been more than fully achieved”.
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La classica situazione in cui, non sapendo più come uscirsene, si dichara di aver vinto e si esce.
Hamas a sua volta dichiarerà di aver vinto ed aver costretto gli israeliani ad andarsene, con in più qualche decina di razzi sparati in sovrappiù per sottolineare la vittoria.
1300 morti accertati, che saliranno certamente a più di 1500 a conti fatti, oltre 5000 feriti e invalidi nonchè danni psicologici e strutturali di entità stratosferica, per che cosa? Per tornare alle posizioni di partenza.
Chi ci ha perso, lo sappiamo; ora chiediamoci chi ci ha guadagnato!
caro AZ,
ieri sera ero stanca, perciò rispondo ora al tuo357.
Nel mio post avevo volutamente presentato due esempi: il bestemmiatore direi “tradizionale” e il bestemmiatore “aggressivo” e violento.Quello che vuole offendere e sopraffare.
E non attacca con me il fatto che uno sia nostrano e uno immigrato, colorato più o meno.
Le persone le giudico su parametri di socialità, con curiosità culturale, e poi eventualmente su parametri di affettività.
Sono una che “taca boton” con tutti e che cerca sempre di capire ,ma che non accetta di essere aggredita, nè fisicamente nè culturalmente.
Purtroppo questi rapporti aggressivi sono particolarmente diffusi in Italia e quindi anche l’immigrato si sente autorizzato.
Non succede altrove e io giro abbastanza.
Sento, e non solo io, l’aggressione su alcuni aspetti dei gay pride;
all’estero le scritte sui bus avevano un altro tono!
Aggressione e sfregio pregare platealmente davanti al sagrato di una Chiesa di una religione che si vuol distruggere con la jihad, a casa d’altri!
Io vivo da quasi quarant’anni con un agnostico; abbiamo trovato un do ut des che ci ha permesso di arrivare qui!
E neanche tanto male e guarda che mio marito è un finto accondiscendente, quasi sempre mollo io!!!
Quindi ci sono altri metodi che l’aggressione.
Quanto alle Chiese, per me non solo sono luoghi di culto, sono storia e storia dell’arte.
Mia figlia porta il nome di una famosissima scultura che si trova a Lucca e che vidi per la prima volta a diciott’anni!
Infine, io non difendo la Religione, io difendo la mia libertà ad avere certi valori, difendo la mia formazione.
Difendo quello che sono.
Do altrettanti diritti al mio vicino, anzi sono sempre disponibile a confrontarmi con gli altri, con metodi che siano accettabili per entrambi.
E soprattutto che non contrabbandino la loro libertà con la licenza di offendere.
Quanto a chiudermi a riccio, può essere, esce fuori forse la “spinosità” della mia parte friulana!
mandi sylvi
X M.T. da 408
“1300 morti accertati, che saliranno certamente a più di 1500 a conti fatti, oltre 5000 feriti e invalidi nonchè danni psicologici e strutturali di entità stratosferica, per che cosa?”
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In questi giorni in cui il “piombo fuso” delle stategie si propone in quello delle rotative mi vengono in mente particolari accostamenti:
Da” Il Diario Di Anna Frank “scritto nel 1942:
« È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. »
Dopo 67 anni
” la cronaca delle bombe al fosforo”scritta in questi giorni:
“Che delusione!”
L.
Cari Pino e Uro,
Vi leggo sempre volentieri e qualche volta intervengo pure,…
“quante le cose diventano troppe macroscopiche,…scrivo”.
Io non ho visto la trasmessione di Santoro,mia moglie si ferma a Travaglio,…e cambia canale,…ma la reazione mi sembra sporporzionata e piuttosto indecende,…”sono stati offesi nei loro sentimenti ?…Quali sentimenti….?,…ma dove siamo caduti?…
Forse si aspettavano un applauso ogni volta che bombardavano
una scuola?…
Il vero schifo non e’ quello che riporta la notizia,…il vero schifo
e’ chi fa la notizia” schifosa”,…e chi,….approffittando sulle sue passate “marachelle fasciste”,…per attattaccamento alla poltrona istituzionale che un paese di imbecilli gli ha regalato,…interviene
a difesa di esseri che non solo non hanno bisogno di essere difesi,
ma di essere condannati e boicottati,…se non processati come
“criminali di guerra”.
…………………………..
Io leggo volentieri Scalfari,….e’ profondo ed equilibrato,…lui scrive che Tremonti e’ “triste e preoccupato”,…perche’ il suo boss ha dissipato i 10 miliardi di euro che gli servivano per i cassintegrati,…perche’ la crisi sara’ lunga e profonda,…
Ma non erano quelli che risolvevano tutti i problemi?….
………………………….
Poi incomincio a notare qui, nella mia citta’ ,figuri come
gasbarrini e C,che sputano veleno solo perche’ non possono mettere le mani subito sulla citta’,il sindaco ha ritirato le dimissioni e il vice fa l’ordinaria amministrazione,…si sentono frustrati,…come,due tefonate anonime non sono bastate a far cadere una giunta?…ma che credono di essere questi buzzurri
che vogliono resistere all’ondata azzurra? …Ma,…pare che
questa volta l’elastico delle mutande ha resistito,…
in attesa di fabbricarci quella di lamiera.
Un caro saluto a tutti,Ber
Non ve la pigliate con me, riporto il testo di una recente intervista di Benjamin Netanyahu alla CNN.
IT’S OUR LAND: BY BENJAMIN NETANYAHU
CNN Intervista:
Benjamin Netanyahu gave an interview and was asked about Israel’s occupation of Arab lands.
“Crash Course on the Arab Israeli Conflict.”
Here are overlooked facts in the current Middle East situation.
These were compiled by a Christian university professor –
BRIEF FACTS ON THE ISRAELI CONFLICT TODAY…. ( It takes just 1.5 minutes to
read!!!! )
It makes sense and it’s not slanted. Jew and non-Jew — it doesn’t matter.
1. Nationhood and Jerusalem. Israel became a nation in 1312 BCE, Two thousand years before the rise of Islam.
2. Arab refugees in Israel began identifying themselves as part of a Palestinian people in 1967, two decades after the establishment of the modern State of Israel.
3. Since the Jewish conquest in 1272 BCE, the Jews have had dominion over the land for one thousand years with a continuous presence in the land for the past 3,300 years.
4. The only Arab dominion since the conquest in 635 CE lasted no more than 22 years.
5. For over 3,300 years, Jerusalem has been the Jewish capital Jerusalem has never been the capital of any Arab or Muslim entity. Even when the Jordanians occupied Jerusalem, they never sought to make it their capital, and Arab leaders did not come to visit.
6. Jerusalem is mentioned over 700 times in Tanach, the Jewish Holy Scriptures. Jerusalem is not mentioned once in the Koran.
7. King David founded the city of Jerusalem. Mohammed never came to Jerusalem.
8. Jews pray facing Jerusalem. Muslims pray with their backs toward Jerusalem.
9. Arab and Jewish Refugees: in 1948 the Arab refugees were encouraged to leave Israel by Arab leaders promising to purge the land of Jews. Sixty-eight percent left without ever seeing an Israeli soldier.
10. The Jewish refugees were forced to flee from Arab lands due to Arab brutality, persecution and pogroms.
11. The number of Arab refugees who left Israel in 1948 is estimated to be around 630,000. The number of Jewish refugees from Arab lands is estimated to be the same.
12. Arab refugees were INTENTIONALLY not absorbed or integrated into the Arab lands to which they fled, despite the vast Arab territory. Out of the 100,000,000 refugees since World War II, theirs is the only refugee group in the world that has never been absorbed or integrated into their own people’s lands. Jewish refugees were completely absorbed into Israel, a country no larger than the state of New Jersey.
13. The Arab-Israeli Conflict: the Arabs are represented by eight separate nations, not including the Palestinians. There is only one Jewish nation. The Arab nations initiated all five wars and lost. Israel defended itself each time and won.
14. The PLO’s Charter still calls for the destruction of the State of Israel. Israel has given the Palestinians most of the West Bank land, autonomy under the Palestinian Authority, and has supplied them.
15. Under Jordanian rule, Jewish holy sites were desecrated and the Jews were denied access to places of worship. Under Israeli rule, all Muslim and Christian sites have been preserved and made accessible to people of all faiths.
16. The UN Record on Israel and the Arabs: of the 175 Security Council resolutions passed before 1990, 97 were directed against Israel.
17. Of the 690 General Assembly resolutions voted on before 1990, 429 were directed against Israel.
18. The UN was silent while 58 Jerusalem Synagogues were destroyed by the Jordanians.
19. The UN was silent while the Jordanians systematically desecrated the ancient Jewish cemetery on the Mount of Olives.
20. The UN was silent while the Jordanians enforced an apartheid-like a policy of preventing Jews from visiting the Temple Mount and the Western Wall.
These are incredible times. We have to ask what our role should be. What will we tell our grandchildren about we did when there was a turning point in Jewish destiny, an opportunity to make a difference?
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Netanyahu
Be’, che volevate che dicesse?
E un po’ come dare la parola a Goebels sul perche’
la Germania avesse deciso di fare la guerra.
Non c’e’ NULLA, assolutamente nulla che gli iSSraeliani possano dire per lavarsi le mani dal sangue che stanno spargendo da 60 anni. Nulla.
@ Anita
Cosa crede, che non sappiamo benissimo le ragioni dei sionisti?
Ormai le conoscono tutti a memoria.
Chi ci ha perso, lo sappiamo; ora chiediamoci chi ci ha guadagnato!
@ Marco T.
Basta aspettare il 10 febbraio e vedere chi vincera’ le elezioni in israele.
x VOX
Come ho scritto, ho riportati il testo di una recente intervista di Benjamin Netanyahu alla CNN.
Non ho fatto commenti.
Anita
Cara Anita,
nessuno se la prende con te,…sono opinioni personali, quelle che
circolano tra di noi….
Niataniau o come si chiama,e’ un’altro politico,pare sia generale,
che ha fatto carriera con la guerra.
Pare che ci sia uno scrittore moderato in Israele,che va a v ivere
in Inghilterra perche’ nel suo paese ha recevuto minacce,..non
ricordo il nome.
I pacifisti vengono fatti fuori,..mica solo da quelle parti,…Rabin,che firmo’ la pace con Sadat,fu fatto fuori anche lui,…pare da un ragazzo esaltato,…come per far fuori un capo di stato bastasse un imbecille qualsiasi.
Comunque anche Sadat fece una brutta fine,…questa volta
l’esaltato era un militare.
Ma in Italia non c’e’ nessun esaltato?…cosi,..giusto per essere all’altezzade i tempi…
Comunque pare che Obama abbia voglia di ricostruire,e’
arrivato a destinazione?
Un caro saluto,Ber
xVox: questo delle elezioni è uno dei motivi, relativamente valido, ma non credo sia l’unico.
Avrebbero potuto fare solo una dimostrazione di forza con l’aviazione per due o tre giorni e piantarla lì, per ottenere ugualmente l’effetto-vendetta contro i missili.
D’altronde, niente esclude che il lancio ricomincerà magari esattamente a ridosso delle elezioni, per dimostrare la vanità dell’azione israeliana.
In tutte le letture che ho fatto ( Bbc-Al Jazeera principalmente, poi varia stampa estera, trascurando la stampa italiana) tutti focalizzano sui civili morti, ovvero sull’effetto. Dopodicchè ognuno dice la sua sulle cause e non ce n’è uno che sia d’accordo con l’altro. Gli stessi varii capi di Stato focalizzano sul fattore stragista, tenendosi molto abbottonati sulle responsabilità, che attribuiscono parte all’uno parte all’altro.
Dopodicchè, ci sono due correnti: quella che presume un progetto di epurazione etnica totale e quella che ritiene possibile la creazione di due Stati indipendenti, a patto che i palestinesi la smettano col terrorismo.
A questo punto esistono ancora due correnti: quella che giustifica il terrorismo come unica maniera per cercare di far valere i propri diritti e quella che invece identifica nel terrorismo l’unico vero ostacolo ad una normalizzazione della crisi. Poi, bisogna fare i conti con la minoranza ebraica fanatica religiosa e la minoranza palestinese oltranzista. Non bastasse, ora ci si mette anche il mega-giacimento di gas individuato sulla costa di Gaza.
Insomma, sperare in una pace duratura da quelle parti, credo abbia le stesse probabilità che fare 6 al superenalotto.
Possiamo indignarci quanto ci pare, ma temo che avranno di che indignarsi anche i nostri figli, nipoti e pronipoti: non finisce per adesso.
Ma in Italia non c’e’ nessun esaltato?…cosi,..giusto per essere all’altezzade i tempi… Ber
——-
caro Ber, l’ esaltato serve quando esiste una possibile valida sostituzione, ma di valide sostituzioni io per ora non ne vedo.
Mi sa che avrà perso le speranze anche chi puntava sul politico-salvatore della Patria, quello che è già tra noi. Mah…
x Anita
Un quindicina di giorni fa ne lessi una versione italianizzata su Dagospia: venne spacciata come una sorta di “summa” logica – non del “pio” Bibi, ma di una non meglio identificata consulta “saggi” ebreo-americani – sulle questioni più controverse… Vale a dire “non siamo prepotenti nel volerci prendere tutto, ma ci spetta”…
Già allora, invece, tali argomentazioni mi parvero alquanto fragili: una serie di sofismi…
E’ un castello di carta, più che un macigno logico, che cade al primo soffio di vento. E un esempio paradigmatico viene dal primo punto che rivendica orgogliosamente che ” Nationhood and Jerusalem. Israel became a nation in 1312 BCE, Two thousand years before the rise of Islam”.
Trascura, tuttavia, un particolare alquanto significativo: e cioè che a partire dalla diaspora ( e dal cosiddetto “esilio babilonese” del 607 a. C.), progressivamentre di ebrei in quell’area ne erano rimasti davvero pochini…
La storia tramanda due date emblematiche: la distruzione del Tempio di Gerusalemme, sotto Tito, a seguito della soppressione della grande rivolta del 70 d. C. ; e poi la eprsecuzione di Adriano, che dopo aver soffocato la seconda rivolta di Bar Kohba nel 135, cambiò nome alla Provincia Judaea chiamandola Provincia Syria Palaestina, più tardi abbreviato in Palestina.
Orbene, nell’accezione più etimologica del termine, la “patria” è la “terra dei padri”: sapete quanti erano gli ebrei che abitavano nell’oodierno Israele nel 1918? Solo 80 mila… Tutti gli altri erano palestinesi….
Per rispondere al sofisma ci si potrebbe quindi limitare a chiedersi, quindi, se siano più legittimati i palestinesi (che ci hanno vissuto senza soluzione di continuità fino a oggi), o piuttosto gli ebrei (che ci macavano da 2 mila anni) i più titolati a considerare come propria patria, quel lembo di terra…
Ma a mio avviso anche questa rischia di essere non solo una domanda oziosa, alla luce degli eventi, ma anche un ulteriore elemento di divisione.
Occorre un punto fermo per ripartire, e non può essere che il “due popoli, due Stati” che rappresenta l’assunto sancito dalle Nazioni Unite nel novembre del 1947. Un assunto che per più di 60 anni è stato negato, calpestato, così come i diritti sacrosanti del popolo palestinese sono stati fino ad oggi usurpati da Israele.
Ma non basta dire ” due popoli, due Stati” (espressione con la quale tanti, troppi politici si riempiono la bocca senza darvi seguito con i fatti).
Il vero nodo resta è la definizione dei confini: e in tal senso – sia chiaro – non è accettabile che Israele si tenga tutti territori conquistati con le armi, lasciando ai palestinesi – come una sorta di riserva indiana dei giorni nostri – solo la Cisgiordania e la striscia di Gaza. Vale a dire, solo le briciole di quella che è stata loro patria per più di 2mila anni (e fino a 60 anni fa).
Sarebbe un precedente troppo pericoloso, nello scenario internazionale, cnsentire a uno Stato nel XXI secolo di fare conquiste territoriali con la supremazia militare…
Ma voi lo sapevate che Putin era anche un pittore?
Sentitevi questa, presa dal quotidiano svizzero ‘Le Matin':
“Un tableau peint par Poutine vendu 860.000 euros
Un tableau peint par l’ex-président devenu Premier ministre, a été vendu aux enchères à Saint-Pétersbourg pour la somme de 37 millions de roubles (860.000 euros) à une propriétaire de galerie locale.
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Ho visto la foto del quadro. Con tutto il rispetto…no comment.
x Pietro Falco:
Il vero nodo resta la definizione dei confini: e in tal senso – sia chiaro – non è accettabile che Israele si tenga tutti territori conquistati con le armi, lasciando ai palestinesi – come una sorta di riserva indiana dei giorni nostri – solo la Cisgiordania e la striscia di Gaza. Vale a dire, solo le briciole di quella che è stata loro patria per più di 2mila anni (e fino a 60 anni fa).
——————
E’ il motivo per il quale da quelle parti non la smetteranno per adesso. Facciamocene una ragione.
Sempre da Le Matin:
Malgré les lourdes pertes palestiniennes, des mosquées du Hamas ont clamé la “victoire”. “Le mouvement islamiste Hamas félicite notre peuple pour sa victoire courageuse”, ont lancé les hauts parleurs de la mosquée al-Kinz, où flottent au vent les drapeaux verts du mouvement islamiste.
————-
Hanno vinto tutti, come volevasi dimostrare.
x Marco Tempesta
credo invece che una delle ragioni per la quali gli isrealiani hannos catenato un’offensiva così cruenta sia invece quella di arrivare alle trattative di pace che inevitabilmente Obama ora porterà avanti da una posizione di forza, togliendo ogni potere contrattuale ai palestinesi….
Mi spiego: chi potrà rivendicare ora il ritorno ai confini pre 1967? Nella migliore delle ipotesi – se davvero concederanno lo Stato autonomo – temo che ai palestinesi lasceranno solo la Cisgiodania e la Striscia di Gaza
Sì come quando era Saddam a dichiarare vittoria: l’esito, stavolta, non è quello del Libano dove se stavano un altro po’ gli israeliani le prendevano…
ma vedi, caro Pietro, se si vuole per davvero una pace, specie nella mentalità araba, si deve contrattare non da posizioni rigide ma da una base contrattuale molto elastica.
Io credo che una larga concessione territoriale, tale da smorzare grandemente le rivendicazioni palestinesi, unita ad una politica di privilegio verso i palestinesi stessi, alla lunga sia molto più pagante di una trattativa avara e risicata, considerata in partenza da parte palestinese una sconfitta. Sarebbe decisamente più pagante anche rispetto ad una totale cacciata dei palestinesi; anzi, la cacciata diventerebbe una perenne spada di damocle sulla testa degli israeliani. Bisogna in sede di trattative, compensare un astio antiisraeliano cresciuto e maturato per tanti anni. Però, se hanno fatto pace in brevissimo tempo americani e giapponesi, cinesi e giapponesi, russi, inglesi, francesi e italiani con i tedeschi, dopo i vari macelli compiuti dagli eserciti nelle nazioni invase, può anche essere possibile la pace in Palestina. Naturalmente la contropartita deve essere considerata congrua anche dalla parte avversa. Questo è il vero ostacolo difficilmente sormontabile.
Senza dubbio, caro Marco: condivido perfettamente… E non solo per anelito di giustizia, ma perché è oggettivamente l’unica soluzione “ragionevole”…
il problema però è che di ragionevolezza al governo di Israele se ne vede poca: e se abbaimo sperimentato Kadima – che nato per perseguire la pace ha combattito già due guerre criminali in due anni” – pensa un po’ che dovesse accadere se le elezioni dovesse vincerle il Likud (cioè Nethaniau)…
Bisognerebbe fare affidamento sulla capacità persuasiva della nuova amministrazione Obama (che però non dimenticare ha come capo di gabinetto un falco di origini ebraiche come Rham Emmanuel)…
Ecco perchè io credo che da quelle parti non la finiranno per adesso!
la ‘pace’ in Israele/Palestina puo’ solo essere imposta, e dall’esterno. Come hanno detto in molti sul blog, sarebbe necessario che gli USA la volessero, e la imponessero ad Israele, sotto forma di un trattato per uno stato binazionale. Le Nazioni Unite, come si e’ visto chiaramente, contano meno del due di briscola, visto che gli israeliani sono persino arrivati a bombardare scuole e centri di osservazione UN.
Il massacro di civili e soprattutto bambini a Gaza e’ un crimine contro l’umanita’, e come tale dovrebbe essere trattato (ma da chi?).
Molti commentatori hanno osservato che al momento Israele non si trova sotto nessuna pressione, cioe’ puo’ fare piu’ o meno quello che vuole.
Peter
da Torino vd La Stampa
……….Il sindaco Sergio Chiamparino ha poi rassicurato l’arcivescovo Poletto confermando che non ci sono minareti in progetto a Torino. Poletto si è dichiarato favorevole ai luoghi di culto per i musulmani, non altrettanto a edifici che possano configurarsi come minareti per la condivisione della preghiera anche con chi non desideri parteciparvi. «Il problema non esiste – ha commentato Chiamparino – al posto del cardinale non mi preoccuperei e, se mi consente la battuta, ogni giorno ha la sua pena».
Il baldo cardinale così aveva iniziato il “preoccupato discorso”…
….«Se per moschee si intendono sale dove i musulmani possano professare il loro culto senza offendere nessuno, non posso che essere d’accordo; se invece si pensa a minareti, chiedo….
Tutti contenti nel cuore del Nord Ovest,…infatti qui se un folto gruppo di credenti “cristiani” si mette a pregare in piazza, non si offende nessuno…li ricoverano ..sapete dove…!
Caro Chiampa..bravo ..ogni giorno ha la sua pena ..ci mancava anche il cardinale e i minareti ,direi pragmaticamente però , ma se gli arabi finanziazzero decisamente la Fiat mirafiori in senso produttivo , pretendendo solo che al centro di”mirafiori, nacsesse un piccolo minareto…?
Che altri 5000 posti di lavoro in più lo facciamo o no sto minareto ?
Chiampa è un pragmatico,il Card non so , …mgari facciamo decidere alla Sylvi che dal Friuli ci detta la linea…
Caro Chiampa, hai prorio ragione …ogni giorno ha la sua pena..anche quella del Cardinale…,ma bisogna portare apostolica pazienza…alla piemontese..
cc
Mah, da quello che leggo in giro, noi stiamo solo guardando le marionette che si muovono nel teatrino, apparentemente di loro volontà. Dovremmo invece guardare a chi muove i fili, ai vari burattinai che si tengono ben nascosti ma si mangiano il ‘rosso dell’uovo’. Da entrambe le parti.
AH, dimenticavo se no non si capisce la “battuta di chiamparino,,Loccasione dell’incontro verteva sui problemi della disoccupazione nel torinese…
Chiamparino , piemontesità pura,,!
cc
Per Giovanni Falco (e marco tempesta)
Il vero nodo resta la definizione dei confini: e in tal senso – sia chiaro – non è accettabile che Israele si tenga tutti territori conquistati con le armi, lasciando ai palestinesi – come una sorta di riserva indiana dei giorni nostri – solo la Cisgiordania e la striscia di Gaza.
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Vi sentite bene signori? Se lo stato di Issraele mollasse la Cisgiordania e Gaza la pace verrebbe firmata domattina. E credo che i palestinesi concederebbero ancehun po’ della loro acqua……
D’altra parte anche i due nazisti di questo blog hanno sempre detto che il ritorno ai confini del 67 era inattuabile.
L’obiettivo rimane quello solito: eliminazione di qualunque dirigenza politica palestinese autonoma (che è poi il vero scopo di questa guerra), concessione di un bantustan palestinese senza acqua né risorse, dispersione dei palestinesi. U.
Sì come quando era Saddam a dichiarare vittoria: l’esito, stavolta, non è quello del Libano dove se stavano un altro po’ gli israeliani le prendevano…
haw haw haw Ma non scrivere sciocchezze! Rham Emmanuel è ebreo ma non è un falco. Come fai a sapere che è un falco? Ripeto, non scrivere sciocchezze!
non consoci la sua storia miser-moltopoco-abile
ma non era stato bannato???
per Giovanni Falco e marco tempesta
Rileggetevi il messaggio 388, che dice cosa note da tempo, dette anche da me. Naturalmente non si tratta di un genocidio, ma và!!! U.
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“Gli omicidi mirati ieri erano per gli uomini dell’OLP, oggi sono per gli uomini di Hamas e non è detto che si limitino a questi. Israele ha cura di liquidare anche i quadri dirigenti civili dei palestinesi, i tecnici di livello, i professori, gli ingegneri, i medici, gli architetti insomma tutti coloro che potrebbero gestire posti di responsabilità in un futuro Stato della Palestina. E, nello stesso tempo, azzera periodicamente, con varie incursioni, tutte le infrastrutture di una società civile, le scuole, gli ospedali, le caserme”.
Una delle prime preoccupazioni degli israeliani è, regolarmente, quella di distruggere le fognature. Chissà se il Rodolfo ci sa spiegare perché…. U.
x Uroburo
è per questo che è nata Al Queida: per questa lunghissima serie di angherie che durano da 60 anni… e in questi nuovi massacri troverà verosimilmente ancora più forza…
cari amici,
appena sentito tremontik,da fazio.
decisamente il più marxista di tutta la SX.
Solo che mi viene da ridere alla sua idea di mandare in “quarantena ” tutti i derivati ,e i suoi protagonisti in carne ed ossa!
(cosa peraltro sulla quale sono d’accordo).
L’unica cosa che ho da aggiungere è questa :
“Vada avanti Lui per primo che ha responsabiltà di Governo , su questa “strada rivoluzionaria” io lo seguirò certamente!
Secondo me se lo fa , ha probabilisticamente parlando, poche possibilità di sopravvivvenza nel brevissimo periodo.
Per cui ha ragione Lui , i provvedimenti presi dal GRANDE FARDELLO ,stanno preparando una Crisi ancora più grande …sic,sic scientificamente parlando oh,oh
cc
Rispondo in blocco ad alcuni suoi messaggi di oggi pomeriggio.
1) “per lei invece è tutto semplice, chiaro e lampante”?
Io espongo il mio punto di vista come tutti. Non è colpa mia se lei spesso dice caxxate invece di tacere o studiare.
2) “non è che la Giordania sia nata in maniera diversa”
Se non vede la differenza dimostra di essere, appunto, una rilevante testa di …. gegno. Nessuno ha mai buttato fuori gli arabi dalla Giordania.
3) “Ma come ragionano, questi”?
Quando si è ridotti a morire di fame il numero dei morti conta poco. Sarebbe poi interessante sapere quanti sono stati realmente i morti dio Hamas perché gli altri, sul piano militare, contano poco
4) “Chi ci ha perso, lo sappiamo; ora chiediamoci chi ci ha guadagnato”!
Altro errore. Chi ha perso non lo sappiamo proprio per nulla, sappiamo solo quel che han detto i sionisti d’Issraele. Quanti morti ha avuto Hamas? E soprattutto: gli issraeliani sono entrati dentro a Gaza City (ed alle altre città della striscia) oppure si sono fermati alla periferia?
5) “niente esclude che il lancio ricomincerà magari esattamente a ridosso delle elezioni, per dimostrare la vanità dell’azione israeliana”.
E’ quello che penso anch’io. E sarebbe la dimostrazione di una sconfitta politica pari a quella del Libano 2006.
Un saluto U.
Il messaggio precedente è per marco tempesta. U.
Cara Anita,
se lei non è in grado di capire che il suo messaggio n. 412 è un insieme di menzogne propagandistiche, mi chiedo come mai lei riesca talvolta a mandare informazioni non banali. Me lo vorrebbe spiegare? U.
x Faust
Divertiti!
pino
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IL PAZZESCO SODALIZIO TRA IL PRINCIPE ROSSO-SNOB E IL FASCISTONE NERO-COATTO – ER CIARRA SVELA TUTTO SU CARACCIOLO – DALLA MONDADORI ALL’INFARTO DA VIAGRA – ’COMPRATO “LIBERATION” PERCHÉ FOLLE DI SÉGOLÈNE ROYAL”– SCALFARI? “STRONZO”!
img
Paolo Madron per il Sole 24 Ore
Giuseppe Ciarrapico, Ciarra per gli amici, senatore da sei mesi («però quando ordinano di votare intruppati e non posso usare la testa mi annoio», dice della sua breve permanenza a Palazzo Madama), una vita industrialmente e giuridicamente assai tumultuosa, è stato uno dei più grandi amici di Carlo Caracciolo.
Accoppiata controversa, discussa, buona soprattutto per alimentare una sorta di commedia alla Guareschi, dove però il rosso principe partigiano e il nero cui neanche la contiguità andreottiana ha scalfito la purezza del primigenio credo fascista non litigavano mai. Anzi, i due si sono frequentati, cercati, aiutati per quasi mezzo secolo, alimentando un legame dove il contrasto politico lasciava il posto al culto di un’amicizia tutta giocata tra il serio e il faceto, e fatta di trame, donne, miliardi e tanta goliardia. E contrassegnata da quello che resta il capolavoro del 75enne ex re delle acque minerali: la mediazione sui destini della Mondadori che alla fine degli anni Ottanta oppose in una guerra senza esclusione di colpi De Benedetti e Berlusconi.
Quando l’ha visto l’ultima volta?
A casa sua il giorno prima che morisse. Stava malissimo ed era in uno stato di torpore perché lo sedavano. Poi improvvisamente si è svegliato e mi ha sussurrato: «Almeno muoio nel mio letto». Negli ultimi tempi si rammaricava che la vita gli stesse scappando via. E per lui vivere era importante.
Segue su: http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/articolo-2777.htm
x Peter
Quote:
“Come hanno detto in molti sul blog, sarebbe necessario che gli USA la volessero, e la imponessero ad Israele, sotto forma di un trattato per uno stato binazionale.”
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Caro Peter,
fino ad ora i piu’ importanti nel Senato e nel congresso, da Nancy Pelosi, Harry Reid, Charles Schumer, etc….
Vari Governatori, e Sindaci come Bloomberg e Paterson di NY City ed anche il neo Presidente, si sono espressi in favore di Israele, in favore dei Palestinesi ma contro Hamas.
In questi giorni o ormai settimane, l’euforia e’ centrata sulla coronazione del nuovo residente della Casa Bianca.
Si legge, si vedeno i videos sui conflitti, ma i commenti sono scarsi.
Bye, Anita
x Uroburo
Quello che lei chiama propaganda io la considero sentire e cercare di capire la storia.
Del resto puo’ trovare il testo in Internet.
Ho visto l’intervista, non cosi’ dilungata, ma definitivamente Benjamin Netanyahu ha detto: It’s our land.
Avevo anche due URLs del video, ma li ho cancellati.
Anita
Ricevo e volentieri pubblico:
Lettera aperta a Dio
http://www.oscarb1.blogspot.com
… ucciucciucci,
NY City ed anche il neo Presidente, si sono espressi in favore di Israele, in favore dei Palestinesi ma contro Hamas.
… dunquedunque… prima non volevano Al Fatah… Ora “in favore dei Palestinesi” …. questo vuol dire che la Palestina (?¿) … havvintooo!!! adesso uno stato glielodevono dare, senza se e senzabbah!!! Ha vinto la resistenza: hanno ottenuto la vittoria, lo stato della Palestina vvvaaa!!! VITTORIA!! …
Cosa dici Anita!!?¿? … lo vorrei tanto, veramente sono spossato dal dramma di questa maledetta Terra… vorrei andare affarmi una vacanza sulle spiaggie palestine… e guardare i volti felici di questa povera gente terrorizzati da 60anni di stragi criminali dalle due parti,( x diversa motivazione … ma criminale resta e dalle due parti… DEVONO firmare x una pace DEFINITIVA o altrimenti ci sara una grande guerra) Vorrei andare sulle spiaggie dello Stoto di Palestina… vorrei mangiare con loro, conoscere gli anziani e bermi un the alla menta… scusa… stavo sognando…. spero che non sia, solo un sogno… ma ggia dalle scelte del new entry President of USA Barak Obama, dei suoi primi giorni, si capira se ho torto a vedere nero… o mi sono sbagliato… ciao cariño!!
Faust
x Uro
Non sono convinto che sia così scontato: la chiave sono gli Usa…
E quando Clinton, al crepuscolo del suo mandato presidenziale, provò a forzare la mano per l’accordo di pace, mi pare che gli israeliani si fossero dichiarati disposti a restituire il 97% dei territori occupati….
x Faust
Caro Faust,
per me questa guerra e’ un incubo, naturalmente per le vittime civili, ma anche perche’ non vedo luce alla fine de tunnel.
Certo che davanti al mondo Hamas ha vinto…ma vinto che cosa?
Tutt’oggi i razzi ancora piovono su Israele, ci dovrebbe essere un cessa fuoco…almeno per ricuperare i morti e per aiutare i feriti.
Il Presidente eletto avra’ un brutto risveglio, una cosa e’ fare campagna elettorale, un’ altra e’ trovarsi di fronte alle responsabilita’ di Capo di questa Nazione.
Anche oggi, qui e la’ ho sentito i suoi discorsi col teleprompter, tutta retorica, niente di solido.
Il suo primo compito sara’ indirizzato all’ economia, mettere piu’ miliardi in circolazione…c’e’ enorme controversia.
Come ho scritto, per ora le guerre hanno preso solo qualche piccolo spot.
La coronazione, la storia dell’aereo nel fiume Hudson hanno precedenza assoluta.
Non manca la frivolita’, cosa indossera’ Michelle Obama, etc…
Buona notte,
Anita