In attesa di sapere se davvero Olmert attaccherà anche l’Iran ecco i racconti di una brava inviata in Israele
Non so se l’Israele bombarderà davvero l’Iran il giorno 20, schiaffeggiando così pubblicamente e clamorosamente anche Obama nel giorno del suo insediamento alla Casa Bianca. Il governo israeliano è ormai fuori controllo, condotto da omuncoli come Olmert capaci di lucrare perfino sugli orfani gonfiando le note spese dei viaggi sta spingendo il suo Paese in un tunnel sempre più buio, ma sa che può contare su gran parte dell’opinione pubblica occidentale grazie all’ignoranza in cui è tenuta dalla propaganda dei mass media, che quando si tratta di Israele di informazione ne fanno meno che mai. Tant’è che tutti si bevono la balla dei civili usati come scudi umani dagli stessi palestinesi, balla inventata per tentare di giustificare l’ignobile mattanza e pulizia etnica in corso nella Striscia di Gaza. Che sia una balla lo dimostra sia la mancanza di ribellione dei civili contro Hamas – e anzi anche Al Fatah, cioè gli uomini di Abu Mazen, ora combatte affianco ad Hamas! – e sia il fatto che si tratta di affermazioni dell’ufficio stama (e propaganda) delle forze armate israeliane, cioè di uno dei due contendenti. Che per giunta – guarda caso – non vuole la presenza di giornalisti, così come da sempre non vuole l’Onu tra i piedi. Ora forse si capisce meglio cosa successe in realtà a Jenin, quando anche nostre balde giornaliste di parte si bevvero, e propinarono, la bella versione scodellata loro a botta calda da un ben preciso ufficiale portavoce dell’esercito. Ora non ne ricordo il nome, ma quanto prima tornerò su quella vergognosa vicenda.
In attesa dei giorno 20, giorno comunque fatidico se non altro perché si insedia Obama e in troppi sperano da lui l’impossibile, vi propongo dei reportage di una collega da Israele. Vi propongo i post della collega Barbara Schiavulli, de L’espresso, scritti per il suo blog. Barbara ha lavorato a lungo anche in Iraq per vari giornali dopo l’invasione angloamericana, quando i giornali preferivano non mandare i loro inviati per paura dei continui attentati e del pericolo di rapimenti. Barbara è quindi una collega brava e coraggiosa, oltre che sempre molto informata specie per il Medio Oriente. Dopo l’invasione di Gaza è stata mandata in Israele, dove anche a lei è stato impedito di mettere piede nella disgraziata Striscia di Gaza. Ho deciso di dedicare una puntata alle sue annotazioni in Israele riguardo le cose che ha visto e vissuto.
BENVENUTA IN ISRAELE
1 gennaio 2009 – Non c’è niente da fare. Ci sono cose che non cambiano mai. Nemmeno le mie reazioni riescono ad essere più evolute di dieci, o cinque o due anni fa. Nemmeno di tre mesi fa. Arrivo all’aeroporto di Tel Aviv, con un volo Alitalia, come sempre in ritardo. Scendo, sono con un collega. Il sole filtra attraverso le grandi vetrate, c’è sempre un po’ di emozione a tornare in Israele. D’altra parte tutto è cominciato qui anche per me. Questo posto è stato lavoro, casa, amici, ho scritto i miei primi pezzi, ho raccontato le prime storie, ho visto persone morire, persone fuggire, persone scomparire. Ho conosciuto il dolore in questo posto. La rabbia. La rassegnazione. Mi sono imbattuta nella forza delle persone che affrontano la sofferenza, le loro vite fatte a pezzi. Quando vivevo a Gerusalemme, ho vissuto la sottile paura che ti accompagna quando sali su un autobus o ti fermi a fare uno spuntino in un bar. Ho imparato ad abituarmici come fa la gente che vive in situazioni estreme. Da una parte o dall’altra. Sono trascorsi anni e faccio a fatica a distinguere il dolore dei palestinesi da quello degli israeliani. Non riesco a essere di parte. Ricordo una ragazza di 19 anni che doveva sposarsi e invece è morta con il padre il giorno prima delle nozze, spazzata via da un kamikaze. Credo di non aver mai pianto tanto ad un funerale circondata dai parenti della ragazza che erano venuti per il matrimonio. “Tu sarai sempre la mia sposa”, disse il suo fidanzato mettendole l’anello sul panno di velluto che copriva il suo corpo devastato. Poche ore prima invece avevo visto morire un bambinetto palestinese colpito da un pezzo di cemento schizzato da una casa. Un carro armato israeliano stava sparando contro l’edificio per far uscire quattro militanti. Il bimbo che indossava una magliettina rossa è stato colpito in piena faccia. E’ rimasto un buco nero.
Insomma torno a oggi. Era solo per dire che questo è un posto che ho dentro. Con tutte le sue contraddizioni, con i suoi problemi, i suoi torti e le sue ragioni. Arrivo all’aeroporto, la ragazza del controllo passaporti guarda schifata il mio passaporto quasi nuovo. Ho solo tre timbri: Emirati Arabi Uniti, Afghanistan e Pakistan. Un attimo prima le ho chiesto con gentile fermezza di non mettermi il timbro israeliano. Altrimenti al mio ritorno dovrei rifare il passaporto, perché molti paesi arabi non ti lasciano entrare se hai un visto israeliano. Giusto o sbagliato che sia, questo è quanto. La ragazza, una ricciolina che vedrei meglio su un cubo in discoteca, che immersa nella sua divisa troppo stretta, chiama la sicurezza. Vorrei già cominciare a urlare.
Arriva un poliziotto, mi accompagna in una stanzetta e si dimentica di me. Accanto ho un ragazzetto svizzero che ha la mamma israeliana e la sorella che l’aspetta fuori, più in là c’è una ragazza bionda, probabilmente russa e uno con una giacca rossa firmata Ferrari dai tratti somatici che sembrano arabi. “E tu che ci fai qui? Perché sei pericoloso?”, dico al ragazzo, che andrebbe punito solo per la bruttezza delle scarpe. “Ho il timbro del marocco, ci sono andato in vacanza un paio di mesi fa”. Annuisco. Cavoli, un israeliano che va in vacanza in marocco. Molto pericoloso. “E tu?” mi chiede lui. “Sono una giornalista, capita spesso, soprattutto perché ho tanti visti di paesi arabi”. “Eh già – dice lui – questa è la democrazia israeliana, ma bisogna anche capire”. Capisco sul momento, ma dopo due ore non capisco più. “Mi scusi?”, mi affaccio e chiamo una poliziotta. “Stia seduta e aspetti il suo turno non vede che sto parlando con qualcun altro?”. Comincio a pensare che invece di arrabbiarmi forse dovrei chiamare l’ambasciata. Poi penso, cavoli e il primo dell’anno, non possono tirarla tanto per le lunghe. Neanche quella poliziotta può essere maleducata e prepotente come quasi sempre accade. Ovviamente sono solo ottimista. Scalpito. Sbuffo. Fumo. (non una sigaretta, dalle orecchie). Una piccola tv manda le immagini di Gaza. Dovrei essere già essere in albergo e pensare al da farsi. Invece sto qui. Tiro fuori un libro, mi metto a leggere. Piano piano tutti se ne vanno, arrivano altri.
“Venga”, mi dice una della sicurezza che mi porta in uno stanzino. “Dobbiamo farle qualche domanda”. “Ok”. “Vedo che è stata tante volte qua”. “Seguo questa zona”. “Ah si?”. “Già”. “E conosce persone suppongo”. “Qualcuna, sa faccio la giornalista”. “E per chi lavora? E da quando? E quanto resta, e dove andrà?, ha un tesserino? Non ne ho mai visto uno così”. Lo so, il tesserino dell’ordine dei giornalisti è un po’ ridicolo, ma è quello che passa il convento, per il resto, rispondo come posso, nel modo più vago possibile. “In quali paesi arabi è stata?”. “Tutti”. “Tutti quali?”. Sciorino un elenco, non mi ricordo neanche cosa ho mangiato ieri, figuriamoci dove sono stata catapultata negli ultimi anni. “Conosce qualcuno in quelle zone?”. “No parlo con le piante”.
“Intendo se ha amici”. “Non ho amici. Sono antipatica e asociale”. Mi chiede dove abito, il mio numero di telefono. “Sono qui solo per raccontare questa storia”. Quale storia? “Quello che sta succedendo a Gaza”. “Ah – dice lei – e ha intenzione di entrare?”. Quando apriranno entrerò con tutti i colleghi del resto del mondo. “Non lo sa che è zona militare e non si può entrare?”. Lo so, ma prima o poi apriranno. “Non credo”. Strabuzzo gli occhi. Ammetto di essere esausta. Ho fame. Le vetrate non filtrano più il sole, è buio. “Va bene può andare”. Mi alzo e aspetto la poliziotta maleducata che mi deve riportare il passaporto. “Va bene la lasciamo andare”, mi dice venendomi incontro. “naturalmente”, le rispondo io. “Naturalmente? Possiamo anche rispedirla indietro se vogliamo”. Fatelo. Rispeditemi.
Invece mi volto e vado verso l’uscita. Prendo un taxi, chiamo i miei amici israeliani per salutarli, chiamo i miei amici palestinesi per salutarli. Non voglio parlare di politica, voglio solo sapere come stanno. Arrivo a Gerusalemme, il tassista non è molto pratico, fa un giro lungo, non gli dico niente, mi godo la vista, mi lascio avvolgere dalla bellezza della Città Vecchia. Le guglie delle mura nascondono un tesoro di viuzze. Mi piace anche la parte ovest quella israeliana, da qualche parte c’è la mia vecchia casa. Arrivo in albergo. Non ho ancora cominciato a lavorare e già sto dando di matto. Meno male che Gerusalemme mi calma. Amo questa città. I visi conosciuti di quelli dell’albergo mi accolgono come una vecchia amica. “Appena abbiamo visto il casino, sapevamo che saresti arrivata, ma ci verrai mai qui una volta che non succede niente?”. Chissà se non succederà mai niente in questo posto. Chissà se si potrà morire di noia, di vecchiaia e di gentilezza? Da una parte e dall’altra.
TELEFONI E TRAMONTI
5 gennaio 2009 – Saluto un mio amico. Gli telefono, mi racconta che si e trasferito in a Tel Aviv, l’aria di Gerusalemme non trattiene i giovani. Troppe tensioni, troppi radicalismi, troppi problemi. La gente ha voglia di serate spensierate e di non pensare sempre alla politica che pende sulle loro teste. Non parliamo della situazione a Gaza, perché entrambi ci conosciamo da abbastanza tempo da sapere che non andiamo d’accordo. Ma si puo essere amici lo stesso. O per lo meno un tipo di amici. Decidiamo di vederci per un caffe quando scendo a tel aviv per delle interviste, ma mentre parliamo, arriva una telefonata. Anche se non capisco quasi niente, tranne che “si” e “si”, so che qualcosa sta accadendo. Torna con la voce un po’ mesta. “Niente caffe, sono stato appena richiamato in servizio, magari, invece, ti vedo a Gaza. Ma stai attenta, questa volta si fa sul serio”. In un attimo un ragazzo normale si trasforma in un soldato. Che si facesse sul serio non c’erano dubbi. Anche il fatto che i giornalisti siano tenuti fuori da quello che accade è significativo. Non era mai accaduto che il mondo restasse fuori. I tempi cambiano e quasi mai in meglio. Chiudo la telefonata, chiamo un altro amico, questa volta a Gaza. La sua voce è spezzata. Dice che vista la situazione sta bene, ma è molto preoccupato per i bambini, vogliono uscire a giocare e non riescono a capire che non si può. Ormai da giorni stanno tappati in casa e tremano quando sentono le esplosioni. Scherziamo sulle vacanze, mentre in sottofondo sento dei tonfi. Parliamo di tutto, tranne di quello che accade. Mi chiede dell’Italia, del Natale, di quello che ho fatto nell’ultimo viaggio in Pakistan, mi rendo conto di essere i suoi cinque minuti di evasioni. Per un attimo lo trascino fuori da Gaza, gli racconto dei regali di Natale, del pranzo, della mia famiglia, alcune cose le invento per renderle ancora piu belle e dall’altra parte del cellulare lo sento sorridere. Ci salutiamo, gli prometto di chiamarlo ancora, gli dico di salutarmi i bambini e di fare tanta attenzione. Chiudo. Ho la pelle d’oca. E’ uno dei pochi posti dove non sembrano esserci spiragli, da una parte un paese che fa credere ai suoi cittadini di volerli proteggere, e anche se credessi alle buone intenzioni, non credo sia tutto lì, soprattutto quando le guerre scoppiano sotto elezioni. Dall’altra un paese che indossa l’abito da vittima sempre e che lo giustifica per qualunque cosa. Se per una volta provassero a non guardare sempre indietro. Non so che dire, ogni volta che si da ragione ad uno, sembra si voglia dare torto all’altro. Ma qui non e cosi semplice. Non lo è affatto. Vado a vedere il tramonto sulla citta vecchia, l’unica cosa che gli uni e gli altri non si possono portare via.
SENZA TITOLO
5 Gennaio 2009 – Per noi giornalisti la guerra si vede da una collinetta di Sderot. Si lascia di poco la cittadina, si segue una strada deserta, poi si sale un piccolo mucchio di terra, quattro scalini e si raggiunge l’ombra di un albero. Ci sono due corde che reggono una tavola di legno che faceva da altalena. Doveva essere un bel posto per dondolarsi e perdersi in quell’orizzonte che sconfina nel mare calmo. Solo che tra il mare e noi c’è Gaza e colonne di fumo che si alzano verso il cielo.
Intorno decine di telecamere accese che puntano sull’unica cosa che possono vedere. Non si entra a Gaza, e gli israeliani, te lo dicono senza tanti problemi, non vogliono giornalisti dentro che si muovano senza controllo. Obiettivi tirati al massimo dunque, che sobbalzano al suono dell’artiglieria israeliana. Non arrivano le grida di dolore di Gaza, a pochi chilometri, ma qualche razzo non manca di atterrare nei campi aperti. La gente si butta nei rifugi, molti tremano di paura. Una donna piange e un’altra le accarezza il viso e cerca di rassicurarla.
Sono due mondi inconciliabili, sono le loro paure e le loro similitudini a dividerli. Mi chiedo perché io riesca a sentire l’orrore delle famiglie di Gaza e quello di Sderot, e loro non riescono a vedere quello dell’altro. Sanno solo rinfacciarsi accuse, torti, forse anche ragioni, ma non riescono a capire quanto il loro dolore sia simile alle loro paure. Nessuno come un residente di Sderot sa cosa significa vivere con un missile che vola sulla testa, nessuno come uno di Gaza sa cosa significa vivere un razzo che vola sulla testa. Ognuno chiede all’altro di fare il primo passo, ma in realtà nessuno si muove, si lasciano martoriare al cospetto della cattiva politica di entrambi i popoli, al cospetto dell’odio.
Ieri un palestinese mi ha detto “vogliono ucciderci tutti, per questo resistiamo”. Oggi un israeliano mi ha detto: “vogliono ucciderci tutti per questo ci difendiamo”. Stamattina a colazione un’israeliana mi ha detto: “un morto israeliano vale cento arabi, d’altra parte a loro non interessa morire, non soffrono, vogliono tutti diventare martiri, lo vediamo, lo dicono in continuazione”. Poco dopo un palestinese mi diceva che “non esistono israeliani innocenti perché sono tutti soldati pronti ad imbracciare un fucile per uccidere i palestinesi”. Fanno gli stessi discorsi. Sono tutti pronti a morire per questa terra maledetta, nessuno per dividerla pur di viverla.
LACCA E POLVERE DA SPARO
7 gennaio 2009 – Salgo su un taxi. L’autista con la kippa incollata alla testa guarda nello specchietto retrovisore e dopo aver capito che non parlo ebraico mi chiede di dove sono. Italiana. “Giornalista allora. Tutti gli stranieri in questo momento sono giornalisti”. E’ vero, almeno 500 stranieri scalpitano per entrare a Gaza. Ma la guerra sembra finita. O meglio dopo il colpo alla scuola delle Nazioni Unite e dopo l’annuncio che in questi dodici giorni sarebbero morti almeno 100 bambini e degli altri molti sarebbero ragazzini, qualcosa si è spezzato. Anche gli israeliani che hanno silenziosamente appoggiato questa invasione, alle parole “bambini morti”, storcono il naso.
Va bene difendersi, va bene fare piazza pulita, ma i bambini sono ancora bambini. Non per il mio tassista, almeno non all’inizio. “Quei terroristi usano i bambini come scudo. Noi dobbiamo difenderci e quei maledetti usano i bambini”. E’ vero, è orribile. Disumano. Ma sapere che un terrorista si nasconde dietro un bambino e uccidere lo stesso per far fuori il terrorista, mi suona alquanto difficile da digerire. Non riesco a vedere chi ha più pelo sullo stomaco tra chi mette un bambino in pericolo per proteggersi e chi spara sapendo che ci sono dei bambini, anche se le intenzioni sono di salvarne altri. E’ un po’ come per uccidere dei terroristi che hanno in mano degli ostaggi, si decidesse di fare fuori anche loro, così si è risolto il problema. Molti palestinesi sono ostaggio di Hamas. Sono in quella pentola a pressione che si chiama Gaza, una terra dove non si può fuggire, dove non si può pensare, dove non puoi prendere la macchina e trovare un’aiuola dove far giocare i tuoi bambini. E’ sabbia, polvere, macerie.
“Abbiamo lasciato le colonie di Gaza, potevano costruire case e lavorare. Potevano trasformare Gaza in un resort. Ma non hanno voluto”, dice il tassista e l’israeliano medio. E come si costruisce una Gaza felice dove un palestinese non può uscire neanche per farsi un esame medico? Frontiere chiuse. “Certo perché loro ci lanciano i razzi”. Non tutti lanciano i razzi, ma tutti vengono puniti e trattati come bambini cattivi. “Allora non c’è soluzione”. No, fino a che vi chiederete chi ha iniziato prima e chi deve smettere prima. E’ nato prima l’uovo o la gallina? Hanno sparato prima gli israeliani o i palestinesi?
Entro dal parrucchiere. Il solito degli ultimi 11 anni quando sono in Israele. Il parrucchiere non è mai un posto qualsiasi. E’ dove donne di ogni età e ceto si incontrano, si rilassano, scambiano due chiacchiere fra sconosciuti tra una spazzolata e il suono sordo del phon. Non è certo una sala universitaria traboccante di persone con un’opinione, ma è il posto dove ci si lascia trasportare dall’umore delle donne. Non tira una bell’aria. Ci sono tre signore, una di origine greca, un’altra polacca e un’altra russa. Due di loro hanno una certa età, l’altra è più giovane. I parrucchieri, rigorosamente uomini, ci portano tè e caffè, anche loro quando capiscono che non parlo ebraico, passano subito all’inglese, un po’ sdentato. Due signore hanno i figli al fronte e sono preoccupate, una si emoziona mentre lo dice e con delicatezza il parrucchiere le solleva la testa. “Ha solo 19 anni, il mio bambino”. Il bambino stringe tra le mani un m16 e probabilmente negli occhi conserverà l’orrore di quello che ha visto in questi giorni. Perché per quel poco che ho conosciuto i militari, non è vero che tutto scivola addosso, così come non è vero che “ai palestinesi non importa niente dei figli”. Non so quante volte ho sentito questa frase.
L’altra signora dice che suo figlio ha appena finito di studiare all’università, che entrerà a lavorare nello studio legale del padre. Mi dice che i suoi genitori sono arrivati qui dopo la seconda guerra mondiale, che della loro famiglia non era rimasto nessuno, erano stati tutti sterminati. “E’ un dolore che ti porti dentro anche se non lo hai vissuto, ti viene trasmesso, non so spiegare”. Ho una botta di cinismo e mi chiedo quando potrebbe guadagnare un analista in questa terra. E i bambini palestinesi morti? Le signore non rispondono come il tassista. “E’ una cosa orribile, se penso a quelle madri mi si stringe il cuore”, dice una, l’altra va oltre, “se penso che uno dei nostri figli tornerà con il peso di aver ucciso qualcuno, anche fosse solo un terrorista, sento già una parte di me morire”. L’altra annuisce. “Questa terra ci ha trasformato in carnefici, tutti quanti, che lo si faccia per difendersi o per resistere, non conta. Uccidere è uccidere”. Annuiscono ancora. “Dovremmo essere migliori, ma siamo intrappolati dal nostro volere e dal desiderio di sopravvivere e questo non può essere sbagliato, ma da qualche parte c’è un intoppo”. Scuotono le teste asciutte mentre una nuvola di lacca profumata addolcisce l’aria.
“Andiamo a casa ora, la televisione è sempre accesa, speriamo che tutto finisca presto, quando squilla il telefono, tremo per paura che mi dicano qualcosa di brutto”, dice una. “Lo so, sono venuta qui solo costringermi ad uscire di casa, stavo diventando matta”.
Domani forse si entra a Gaza. Era giugno l’ultima volta che ci sono stata. La jihad islamica lanciava i razzi, mai avrebbero pensato ad un risposta tanto dura. Immagino che le persone che intervistai non ci sono più, come la metà di quelle che ho tentato di rintracciare in questi giorni.
SENZA TITOLO
10 gennaio 2009 – Stamattina leggevo i giornali a colazione in albergo. Un raggio di sole filtrava dai vetri annunciando che sarebbe stata una bella giornata. Tanto sto per partire. Un articolo mi ha colpito molto di un collega israeliano. Chiedeva che gli israeliani la smettessero con l’ipocrisia che hanno tentato di vendere al mondo in questi giorni. “Chiunque giustifica questa guerra giustifica tutti i suoi crimini. Chiunque la vede come una guerra difensiva, deve sopportare la responsabilità morale delle sue conseguenze. Tutti quelli che vogliono questa guerra e giustificano l’omicidio di massa che questa infligge, non ha alcun diritto di parlare di moralità e umanità” e ancora: “gli spariamo e poi piangiamo, li uccidiamo e poi ci lamentiamo, abbattiamo donne e bambini e poi cerchiamo di preservare la nostro dignità. Non funziona così, non si può uccidere e poi far entrare gli aiuti umanitari”.
Per il nostro collega israeliano è solo ipocrisia. La cosa che mi colpisce è quanto sia difficile in questo posto essere liberi di avere un’opinione. Se quello che è accaduto ora a Gaza fosse accaduto in Kashmir, o in Afghanistan o in Iraq, nessuno avrebbe protestato sulle nostre cronache. Qui invece ogni riga viene analizzata. Siamo stati messi sul confine a guardare questa guerra, su una collinetta con il binocolo, dove è vero non abbiamo potuto vedere i funerali dei bimbi morti, non abbiamo potuto vedere le donne fatti a pezzi, i ragazzi arrestati, legati, bendati e trascinati via dai soldati.
Non abbiamo potuto raccontare le mamme di Gaza che stringono i loro figli e li costringono a dormire in corridoio per paura di qualche proiettile vagante. Non abbiamo raccontato degli ospedali straripanti, della mancanza di sangue, di quelli che dovevano andare a fare la chemioterapia. Non abbiamo raccontato dei fratellini uccisi mentre giocavano. Delle case bombardate con la gente dentro. Non abbiamo raccontato delle urla di dolore, delle ossa che si sgretolano sotto il peso di un soffitto che crolla. Non abbiamo raccontato dei bambini che hanno visto morire i genitori, di quelli che hanno perso un braccio o una gamba. Non abbiamo raccontato il buio delle notti senza elettricità, la mancanza di cibo e di speranza. Neanche il terrore degli animali che tremavano sotto i bombardamenti. Quasi 900 morti. Quasi novecento storie. Che non saranno mai raccontate, perché anche il giorno che entreremo, sarà troppo tardi.
Qualcosa è arrivato tramite le telecamere di Al Jazeera che era presente a Gaza al momento dell’attacco, ma quanti hanno abbandonato i canali locali per spostarsi di qualche pulsante per inorridire davanti alle loro immagini? Una collega ieri sera aveva gli occhi gonfi di lacrime mentre guardava le immagini che a spizzichi e bocconi arrivavano, ma che non vengono trasmesse, perché troppo crude, troppo scomode più per noi che per loro.
D’altra parte gli israeliani per giustificare una guerra possono anche avere le loro ragioni, ma noi per sostenerla o semplicemente per non dire nulla? Nessuna. Ho sempre pensato che se qualcuno di noi sapesse di qualcosa di orrendo che sta succedendo farebbe il diavolo a quattro per impedirlo, lo griderebbe con tutta la voce, fino a quando non fosse ascoltato. Poi penso al Rwanda, alla Somalia, al Sudafrica, al mio Iraq, abbandonato da quasi tutti i media italiani. La maggior parte della gente guarda e lascia che il tempo passi, un giorno chi avrà salvato qualcuno, diventerà un eroe, sarà uno dei “giusti” come accadde cinquant’anni fa in Europa quando nessuno voleva o riusciva a vedere.
La Torah, il libro sacro degli ebrei, dice che chi salva una vita, salva il mondo intero. Noi non riusciamo neanche a raccontare quello che succede a Gaza. Crediamo di essere migliori oggi, ma non riusciamo ancora a dire le cose come stanno. Noi giornalisti per primi, quelli che hanno il dovere di raccontare quello che accade. Chiudo con il nostro collega israeliano: “Chiunque sostiene la guerra, sostiene anche il terrore”. Qualsiasi siano le ragioni,
NOBEL PER LA PACE AL GIORNALISTA ISRAELIANO GIDEON LEVY. UN GRUPPO DI COLLEGHI ITALIANI HANNO LANCIATO LA PROPOSTA SU FACEBOOK, E IO LA RILANCIO SUL NOSTRO BLOG.
pino nicotri
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http://www.facebook.com/group.php?gid=48731427521&ref=nf
Pietro Falco:
“E’ il giornalista israeliano di Haaretz che da anni incarna l’anima più illuminata del suo popolo. Una vera colomba della pace che con le sue lucide analisi e i suoi coraggiosi commenti ha finito per diventare una spina nel fianco dei falchi che si sono succeduti al governo.
La sua voce rappresenta la vera coscienza – non solo quella critica – di una nazione che ha subito inique persecuzioni ed atroci sofferenze, ma che oggi rischia di trasformarsi nel carnefice di un popolo con il quale è destinato invece ineluttabilmente a convivere.
Anche stavolta, in occasione della guerra ad Hamas, di fronte al terribile massacro degli inermi abitanti della Striscia di Gaza, la voce di Gideon Levy sembra essere l’ultimo baluardo della ragione contro il cieco furore dei suoi governanti. In poco più di 15 giorni sono rimasti sul campo mille palestinesi, di cui la maggior parte civili: donne, anziani e bambini (più di 300). Uno spargimento di sangue caratterizzato da veri e propri episodi criminali (come quello di Zeitun, con i 110 civili ammassati in un edificio poi bombardato; o la scuola con le insegne Onu presa a cannonate, provocando 40 morti, tutti civili) che rischia solo di alimentare vendette: altro odio, altra violenza, altri morti. Rafforzando, invece di indebolire, il terrorismo.
Gideon Levy non ha esitato a puntare il dito contro i responsabili – Ehud Olmert, Tzipi Livni ed Ehud Barak (“due di loro candidati a primo ministro; il terzo al un processo per crimini di guerra”) – con parole pesanti come pietre che nessun giornalista occidentale (e tanto meno italiano) avrebbe mai osato pronunciare: “Se continueremo così – ha scritto sulle colonne di Haaretz – prima o poi a L’Aia (sede del Tribunale internazionale per i crimini di guerra, ndr) sarà creata una nuova corte speciale”.
Tutto ciò gli sta ovviamente procurando minacce ed insulti da parte dei più fanatici. Ma lui non sembra curarsene: “Uno spirito malvagio è calato sulla nazione. Questo non è il mio patriottismo. Il mio patriottismo è criticare, fare domande le fondamentali. Questo non è solo il momento dell’uniforme e della fanfare, ma dell’umanità e della compassione”.
La voce di Gideon Levy è la voce del cuore e della ragione, la voce della coscienza”.
Finalmente qualcuno che lo dice ad alta voce.
p. n.
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12:44 Bertinotti: “Senza soluzione anche Europa rischia guerra”
“Anche l’Europa rischia una guerra di religione, senza una soluzione” per il conflitto israelo-palestinese. Lo afferma Fausto Bertinotti nel suo intervento alla manifestazione di Assisi per la pace.
PERCHE’ ISRAELE E’ UNO STATO NAZISTA
di ELIAS AKLEH
Desertpeace
[…]Paragonando l’attuale Israele con la Germania nazista si scopre che la maggior parte delle politiche israeliane sono la copia esatta delle politiche naziste. La Germania nazista aveva invaso i suoi vicini europei dall’Inghilterra alla Russia. Anche Israele ha invaso tutti i suoi paesi confinanti: Egitto, Giordania, Siria e Libano. E’ anche coinvolto pesantemente nell’invasione dell’Iraq e dell’Afganistan. I suoi tentacoli hanno anche raggiunto paesi africani come Sudafrica, Somalia, Sudan, Angola e Sierra Leone.
Le macchine da guerra naziste erano solite invadere le città che resistevano, allineare gli uomini al centro della città e ucciderli a sangue freddo, distruggere poi l’intera città come esempio deterrente per qualunque altra possibile città disposta a resistere. Peggio dei nazisti le forze israeliane hanno invaso pacifiche città palestinesi, ucciso uomini, donne e bambini a sangue freddo ovunque e in qualunque posto li incontrassero, hanno fatto esplodere le loro case con i residenti dentro e infine hanno demolito intere città per fare spazio a nuove colonie israeliane. In tutto il 1948-1949 gli israeliani hanno commesso 70 orribili massacri contro villaggi palestinesi, distrutto totalmente 675 città e villaggi palestinesi comprese chiese e moschee. Tali massacri e demolizioni hanno seguito un disegno prestabilito, sono stati ripetuti in un villaggio dopo l’altro indicando un piano genocida premeditato…
Richard Falk, il professore di diritto internazionale della Princeton University e inviato speciale Onu nei territori palestinesi, ha accusato Israele di violare la legge internazionale, le leggi umanitarie internazionali e la convenzione di Ginevra. Egli ha descritto le politiche di Israele contro i palestinesi e l’assedio di Gaza come ” crimini di guerra”, “tendenze genocide”, ” risvolti da Olocausto”, e ” Olocausto in corso”. Egli ha esortato il Tribunale Criminale Internazionale ad indagare la possibilità di incriminare i leader israeliani per crimini di guerra.
… la scorsa domenica 14 dicembre 2008… Gli israeliani hanno detenuto il professor Falk all’aeroporto, lo hanno trattato come criminale e come una minaccia per lo Stato, lo hanno umiliato e deportato il giorno dopo a Ginevra.
Nonostante le forti dichiarazioni di Israele sul fatto che ogni ebreo al mondo ha la garanzia di ricevere automaticamente la piena cittadinanza israeliana con tutte le protezioni che questa implica, e nonostante sia un ebreo egli stesso, al professor Falk non sono state risparmiate le umiliazioni e la crudeltà cui Israele tratta i propri nemici.
Rafforzata dalla cecità e dal cieco supporto dell’America, lo spavaldo Israele voleva additare pubblicamente Falk e le Nazioni Unite che egli rappresenta, dichiarandosi al di sopra delle leggi internazionali e al di sopra di qualunque critica sui crimini e le sue violazioni di diritti umani, persino se tali critiche provengono da un ebreo…Molti personaggi politici coscienziosi, così come normali cittadini, di tutto il mondo, hanno descritto le politiche di Israele nella Palestina occupata in particolare, e in Medioriente in generale, come crimini di guerra e una minaccia alla pace mondiale.
Tutto l’articolo (che vale davvero la pena di leggere) su
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5479
Oggi un nuovo bombardamento di una scuola Onu: ma davvero è involontario e casuale…? Anche su questo Gideon aveva puntato il dito….
The IDF has no mercy for the children in Gaza nursery schools
By Gideon Levy, Haaretz Correspondent
The fighting in Gaza is “war deluxe.” Compared with previous wars, it is child’s play – pilots bombing unimpeded as if on practice runs, tank and artillery soldiers shelling houses and civilians from their armored vehicles, combat engineering troops destroying entire streets in their ominous protected vehicles without facing serious opposition. A large, broad army is fighting against a helpless population and a weak, ragged organization that has fled the conflict zones and is barely putting up a fight. All this must be said openly, before we begin exulting in our heroism and victory.
This war is also child’s play because of its victims. About a third of those killed in Gaza have been children – 311, according to the Palestinian Health Ministry, 270 according to the B’Tselem human rights group – out of the 1,000 total killed as of Wednesday. Around 1,550 of the 4,500 wounded have also been children according to figures from the UN, which says the number of children killed has tripled since the ground operation began.
This is too large a proportion by any humanitarian or ethical standard.
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It is enough to look at the pictures coming from Shifa Hospital to see how many burned, bleeding and dying children now lie there. History has seen innumerable brutal wars take countless lives.
But the horrifying proportion of this war, a third of the dead being children, has not been seen in recent memory.
God does not show mercy on the children at Gaza’s nursery schools, and neither does the Israel Defense Forces. That’s how it goes when war is waged in such a densely populated area with a population so blessed with children. About half of Gaza’s residents are under 15.
No pilot or soldier went to war to kill children. Not one among them intended to kill children, but it also seems neither did they intend not to kill them. They went to war after the IDF had already killed 952 Palestinian children and adolescents since May 2000.
The public’s shocking indifference to these figures is incomprehensible. A thousand propagandists and apologists cannot excuse this criminal killing. One can blame Hamas for the death of children, but no reasonable person in the world will buy these ludicrous, flawed propagandistic goods in light of the pictures and statistics coming from Gaza.
One can say Hamas hides among the civilian population, as if the Defense Ministry in Tel Aviv is not located in the heart of a civilian population, as if there are places in Gaza that are not in the heart of a civilian population. One can also claim that Hamas uses children as human shields, as if in the past our own organizations fighting to establish a country did not recruit children.
A significant majority of the children killed in Gaza did not die because they were used as human shields or because they worked for Hamas. They were killed because the IDF bombed, shelled or fired at them, their families or their apartment buildings. That is why the blood of Gaza’s children is on our hands, not on Hamas’ hands, and we will never be able to escape that responsibility.
The children of Gaza who survive this war will remember it. It is enough to watch Nazareth-born Juliano Mer Khamis’ wonderful movie “Arna’s Children” to understand what thrives amid the blood and ruin we are leaving behind. The film shows the children of Jenin – who have seen less horror than those of Gaza – growing up to be fighters and suicide bombers.
A child who has seen his house destroyed, his brother killed and his father humiliated will not forgive.
The last time I was allowed to visit Gaza, in November 2006, I went to the Indira Gandhi nursery school in Beit Lahia. The schoolchildren drew what they had seen the previous day: an IDF missile striking their school bus, killing their teacher, Najwa Halif, in front of their eyes. They were in shock. It is possible some of them have now been killed or wounded themselves.
PARLAMENTARE EBREO BRITANNICO ACCUSA ISRAELE DI COMPORTARSI COME I NAZISTI
“Israele è nato dal terrorismo ebraico, il padre di Tzipi Livni era un terrorista”. Incredibili affermazioni alla House of Parliament. Sir Gerald Kaufman, un veterano dei parlamentari laburisti, ieri ha paragonato le azioni delle truppe israeliane a Gaza ai nazisti che costrinsero la sua famiglia a scappare dalla Polonia…
Durante un dibattito alla Camera dei Comuni sui combattimenti a Gaza, egli ha esortato il governo a imporre un embargo delle armi a Israele.
…Egli ha detto che l’affermazione che gran parte delle vittime palestinesi fossero militanti “era la replica dei nazisti” e ha aggiunto: “Suppongo che gli ebrei che combattevano per la loro vita nel ghetto di Varsavia sarebbero potuti essere qualificati come militanti”…
Fonte: http://www.uruknet.info
Non si può risalire alle cause, alle responsabilità più lontane. non adesso, mentre la gente, i bambini, muoiono a Gaza. Ma io vorrei risalire la corrente della logica, vorrei riportare le parole al loro significato, che invece cambia e si scolora mentre le ripetiamo.
Dal 27 dicembre (in verità da molto più tempo) siamo sommersi da quasi-dogmi sui quali la nostra lingua s’inceppa.
«Israele ha diritto alla sua esistenza», leggiamo ogni giorno, sentiamo da ogni tribuna. Poi guardiamo le tremende immagini della sua potenza militare, i suoi F-16, i cannoni, gli elicotteri, i carri armati. Facciamo il conto della strage che hanno già fatto: oltre 1000 morti, 4000 feriti di cui 400 gravi o gravissimi. Un terzo sono bambini, la maggior parte sono civili. Dall’altra parte, da quelli che rivendicano il loro diritto all’esistenza e che vogliono essere protetti, non più di dieci vittime.
Triste contabilità, ma inevitabile, perché è la trave nell’occhio che mostra il divario tra Davide e Golia. Solo che Davide è il popolo palestinese. Ma allora chi è che ha «il diritto alla sua esistenza»?
Davvero c’è qualcuno che pensa che la gente di Gaza può minacciare la falange possente dei protettori di Israele, il cui principale è niente meno che l’America? Chi può credere, davvero, che l’esistenza di Israele sia minacciata? La lingua diventa di legno, o dovrebbe, a chi ripete queste parole.
Leggo, ad ogni passo, che Hamas “ha rotto la tregua”, e per questo è stata punita. Ma quale tregua? Non c’è mai stata nessuna “tregua”. Chi l’avrebbe negoziata, visto che Israele non ha mai voluto trattare con Hamas e viceversa? La verità è che Hamas aveva interrotto nel luglio, unilateralmente, il lancio dei suoi Kassam, nonostante il fatto che da 18 mesi Gaza fosse sottoposta da un blocco pressoché totale, oltre che illegale.
Poi la parentesi di calma si è interrotta. Chi ha le prove delle responsabilità? Nessuno, ma tutti dicono che è Hamas. Quindi, poiché Hamas sono i cattivi, devono essere puniti. I 300 bambini trucidati sono sufficienti, o ce ne vogliono altri 300? O, come si chiede Thomas Friedman su «International Herald Tribune» (14 gennaio), qual è lo scopo di Israele: «sradicare Hamas o rieducarla?».
A colpi di mille morti a lezione.
Leggo che Tsahal, l’esercito di Israele, ha fatto migliaia di telefonate a Gaza. Dicono: andate via della vostra casa perché la bombarderemo. Grazie per l’avvertimento. Ma dove andare? Gaza si chiama striscia perché è un fazzoletto di terra. E Hamas è il vincitore delle uniche elezioni democratiche di Palestina. Quanti devono essere puniti per avere votato Hamas? Ovvio: la maggioranza. Questa sì che è democrazia! Comunque dove cadono le bombe? Dal numero e dalla qualità dei morti si direbbe che cadono dove si vuole che cadano.
Sessantuno anni fa, nel 1948, quando i “filistei” erano solo la metà di quelli di oggi, sullo stesso territorio, e Al Fatah, e Hamas, erano ancora di là da venire, Ben Gurion diceva allo Stato Maggiore Generale: «Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la confisca dei beni, il taglio di tutti i servizi sociali per liberare la Galilea dalla sua popolazione araba». Non c’erano colpevoli o innocenti da distinguere. E’ accaduto sistematicamente in questi anni, adesso sta accadendo di nuovo, sotto i nostri occhi. Ma noi abbiamo perduto le parole per descriverlo.
Le parole più chiare le disse invece Sharon di fronte al parlamento di Tel Aviv il 4 marzo 2002, ma nessuno sembra ricordarsele: «I palestinesi devono soffrir ancora molto di più, fino a che si rendano conto che non otterranno niente con il terrorismo. Se non si rendono conto di essere stati vinti noi non potremo tornare al tavolo del negoziato».
Qui non si parla di Hamas, si dice “palestinesi”. I “palestinesi” hanno votato Hamas proprio perché Israele ha spiegato loro, in questi sessantuno anni, che per altra via non possono ottenere nulla.
Giulietto Chiesa
Fonte: http://www.megachip.info
Link: http://www.megachip.info/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&artid=8557
17.01.2009
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5479
DI ELIAS AKLEH
Desertpeace
Richard Falk, il professore di diritto internazionale della Princeton University e inviato speciale Onu nei territori palestinesi, ha accusato Israele di violare la legge internazionale, le leggi umanitarie internazionali e la convenzione di Ginevra. Egli ha descritto le politiche di Israele contro i palestinesi e l’assedio di Gaza come ” crimini di guerra”, “tendenze genocide”, ” risvolti da Olocausto”, e ” Olocausto in corso”. Egli ha esortato il Tribunale Criminale Internazionale ad indagare la possibilità di incriminare i leader israeliani per crimini di guerra.
Il professor Falk conosceva già i crimini nazisti di Israele e le sue violazioni di diritti umani quando si è diretto in Israele la scorsa domenica 14 dicembre 2008 per visitare la Cisgiordania occupata e la striscia di Gaza per riferire sul rispetto israeliano degli standard dei diritti umani e della legge umanitaria internazionale. Gli israeliani hanno detenuto il professor Falk all’aeroporto, lo hanno trattato come criminale e come una minaccia per lo Stato, lo hanno umiliato e deportato il giorno dopo a Ginevra.
Nonostante le forti dichiarazioni di Israele sul fatto che ogni ebreo al mondo ha la garanzia di ricevere automaticamente la piena cittadinanza israeliana con tutte le protezioni che questa implica, e nonostante sia un ebreo egli stesso, al professor Falk non sono state risparmiate le umiliazioni e la crudeltà cui Israele tratta i propri nemici.
Rafforzata dalla cecità e dal cieco supporto dell’America, lo spavaldo Israele voleva additare pubblicamente Falk e le Nazioni Unite che egli rappresenta, dichiarandosi al di sopra delle leggi internazionali e al di sopra di qualunque critica sui crimini e le sue violazioni di diritti umani, persino se tali critiche provengono da un ebreo. Una tale sfacciata umiliazione dell’organismo politico mondiale serve ad allontanare l’Onu, e perciò il mondo intero, dall’Olocausto che Israele sta perpetrando contro un milione e mezzo di palestinesi a Gaza e tutti gli attuali crimini di guerra contro il resto di palestinesi in tutta la Palestina.
Le accuse da parte di Falk di crimini da Olocausto nazista non sono differenti da quelle mosse da John Dugard, il suo predecessore, in diversi rapporti sulle condizioni della Palestina occupata. Molti personaggi politici coscienziosi, così come normali cittadini, di tutto il mondo, hanno descritto le politiche di Israele nella Palestina occupata in particolare, e in Medioriente in generale, come crimini di guerra e una minaccia alla pace mondiale.
Paragonando l’attuale Israele con la Germania nazista si scopre che la maggior parte delle politiche israeliane sono la copia esatta delle politiche naziste. La Germania nazista aveva invaso i suoi vicini europei dall’Inghilterra alla Russia. Anche Israele ha invaso tutti i suoi paesi confinanti: Egitto, Giordania, Siria e Libano. E’ anche coinvolto pesantemente nell’invasione dell’Iraq e dell’Afganistan. I suoi tentacoli hanno anche raggiunto paesi africani come Sudafrica, Somalia, Sudan, Angola e Sierra Leone.
Le macchine da guerra naziste erano solite invadere le città che resistevano, allineare gli uomini al centro della città e ucciderli a sangue freddo, distruggere poi l’intera città come esempio deterrente per qualunque altra possibile città disposta a resistere. Peggio dei nazisti le forze israeliane hanno invaso pacifiche città palestinesi, ucciso uomini, donne e bambini a sangue freddo ovunque e in qualunque posto li incontrassero, hanno fatto esplodere le loro case con i residenti dentro e infine hanno demolito intere città per fare spazio a nuove colonie israeliane. In tutto il 1948-1949 gli israeliani hanno commesso 70 orribili massacri contro villaggi palestinesi, distrutto totalmente 675 città e villaggi palestinesi comprese chiese e moschee. Tali massacri e demolizioni hanno seguito un disegno prestabilito, sono stati ripetuti in un villaggio dopo l’altro indicando un piano genocida premeditato.
Come detto dal defunto generale israeliano Moshe Dayan: ” la dichiarazione dello stato di Israele nel 1948 è stata fatta alle spese della pulizia etnica di 513 villaggi palestinesi, creando più di 700.000 rifugiati palestinesi, espropriando le loro terre, case e negozi per il 78% della Palestina… Non c’è un solo posto costruito in questo paese che non avesse una precedente popolazione (palestinese).”
Israele sta, ancora oggi, compiendo questi crimini genocidi da Olocausto nazista soffocando gradualmente un milione e mezzo di palestinesi a Gaza con la fame, la sete, la mancanza di carburante e le malattie. L’esercito israeliano sta demolendo 40 villaggi palestinesi nel deserto del Negev. I bulldozer dell’esercito distruggono quotidianamente le case palestinesi in tutte le maggiori città della Palestina quali Gerusalemme, Betlemme, Hebron, Ramallah, e Nablus.
L’esercito nazista perpetrò molti massacri contro i prigionieri di guerra. Erano soliti giustiziare i prigionieri e gettarli in fosse che precedentemente i prigionieri erano stati ordinati di scavare per se stessi. L’esercito israeliano ha seguito lo stesso metodo di giustiziare i prigionieri di guerra, specialmente durante le guerre tra Israele ed Egitto del 1956 e del 1967. Ciò è stato riferito dal quotidiano israeliano Haaretz il 27 giugno del 2000. Il segretario generale dell’organizzazione egiziana per i diritti umani, Muhammad Munib, ha pubblicato un rapporto che conferma che Israele aveva uccisotra i 7000 e i 15000 prigionieri di guerra egiziani del 1956 e del 1967. Il rapporto identificava anche l’ubicazione di 11 fosse nel Sinai e in Israele in cui erano stati sepolti migliaia di prigionieri egiziani.
Il più grande di questi massacri fu quello di El-Arish, in cui le forze israeliane uccisero almeno 150 prigionieri di guerra egiziani. Alcuni dei prigionieri furono investiti più volte dai carri armati israeliani, un crimine che è ancora praticato dall’esercito israeliano specialmente nella striscia di Gaza. La storia del massacro fu inizialmente riferita da testimoni oculari israeliani sul quotidiano Yediot Ahronot e successivamente dal giornalista Ran Adelist sulla tv israeliana. Fu anche riportato dallo Washington Report di maggio/giugno 1996 alle pagine 27 e 28. Il massacro fu anche registrato dalla nave di pattuglia americana USS Liberty che navigava a 12 miglia dalla costa di Gaza. Questo massacro era un grave crimine di guerra e potrebbe essere stata la principale ragione per l’attacco israeliano contro la Liberty.
Peggio dei nazisti l’esercito israeliano ha adottato la politica di colpire giovani bambini palestinesi nel tentativo di “incoraggiare” le famiglie palestinesi a lasciare il paese per garantire un futuro ai figli e/o per esaurire le loro risorse economiche con le cure e l’assistenza ai loro figli feriti e disabili, vittime dei cecchini israeliani. Dall’inizio della seconda intifada palestinese, settembre 2000, le forze israeliane hanno assassinato 1050 bambini nella striscia di Gaza e in Cisgiordania; vedete anche il Guardian del 21 ottobre 2008 e Al-Jazeera, 22 ottobre 2008. Un documentato rapporto del Palestinian Centre for Human Rights, con testimonianze oculari, riferisce che almeno 68 bambini sono stati uccisi dall’esercito israeliano durante 12 mesi dal giugno 2007 al giugno 2008 prima dell’accordo di tregua. Il numero delle vittime tra i bambini è salito drammaticamente durante i primi sei mesi del 2008 con il massiccio assalto dell’esercito israeliano contro la striscia di Gaza denominato “Operation Winter Heat”. I bambini venivano direttamente presi di mira dai cecchini israeliani mentre camminavano per le strade, mentre stavano di fronte alle loro case e persino mentre stavano nelle aule di scuola, così come sono stati colpiti da missili comandati a distanza mentre giocavano nei cortili. Essi sono anche le vittime indirette del deliberato prendere di mira da parte di Israele di aree residenziali densamente popolate (Gaza è densamente popolata) che comprendono scuole, ospedali e mercati.
L’età media dei bambini colpiti è di 10 anni secondo un documento di 1000 pagine di Save the Children. La maggioranza di questi bambini erano innocenti passanti che non partecipavano ad alcuna attività “ostile” e che non costituivano alcuna minaccia ai soldati israeliani pesantemente armati. Nell’80% dei casi di bambini colpiti, Israele ha impedito che le vittime ricevessero cure mediche. Il rapporto documenta anche che più di 50.000 vittime minorenni hanno avuto bisogno di cure mediche per ferite che comprendono colpi di arma da fuoco, inalazione di gas lacrimogeni e fratture multiple. Un bollettino intitolato ” omicidio deliberato” pubblicato nel 1989 dalla Israeli League for Human and Civil Rights riferiva che soldati e cecchini israeliani, provenienti da unità speciali e che prendevano di mira bambini palestinesi avevano “accuratamente scelto” le vittime, che furono colpiti alla testa o al cuore morendo istantaneamente (Mike Berry & Greg Philo, ‘Israel and Palestine-Competing Histories’, Pluto Press, London, 2006, pp. 86-87).
Secondo la quarta convenzione di Ginevra del 1949, secondo la Convenzione Onu sui Diritti del Bambino del 1989 (firmate da Israele) ai bambini deve essere fornita speciale protezione durante i conflitti armati internazionali. Israele ha violato e continua violare queste leggi internazionali.
Come la Germania nazista, che ha sviluppato e utilizzato ogni tipo di nuova arma compresi i razzi V2 e il gas nervino, Israele ha utilizzato ogni tipo di armi, comprese armi nuove e sperimentali, contro i civili palestinesi. Queste comprendevano i proiettili esplosivi Dumdum, il gas nervino, armi sperimentali chimiche e biologiche, velivoli comandati a distanza e DIME (Dense Inert Metal Explosive, esplosivi a metalli inerti e densi) e le ultime mitragliatrici ad alta potenza e controllo remoto (“seer shots”, vedi filmato sotto n.d.t.) installate sulle alte torri del muro di prigionia (“muro di separazione”) e gestite da soldatesse adolescenti in lontane stanze di controllo come se fossero giochi di guerra al computer. Israele è anche noto per possedere armi nucleari ed è solita suggerire che la userebbe se/quando si sentisse minacciato.
I nazisti tedeschi avevano subito un lavaggio del cervello ed erano guidati da un’ideologia sociale suprematista della superiore Razza Ariana. Essi credevano di essere superiori agli altri popoli e che avrebbero dovuto governare il mondo. In modo simile gli israeliani hanno subito un lavaggio del cervello e sono guidati da un’ideologia religiosa suprematista di un popolo scelto da Dio nella terrà promessa da Dio, e credono che sia loro dovere religioso (mitzvah) ripulire la terra dai gentili e stabilire un governo ebraico in preparazione dell’arrivo del Messia. Un’ideologia estremista simile viene insegnata ai bambini israeliani sin dall’infanzia.
Moshe Feiglin, che ha raggiunto una rispettabile posizione nella lista di candidati del Likud alla Knesset per le prossime elezioni, è un ammiratore di Hitler e della sua ideologia superiore. In un’intervista col quotidiano Ha’aretz nel 1995 e gli ha descritto Hitler come un genio militare e un grande costruttore della nazione. “Hitler era un genio militare senza pari. Il nazismo aveva trasformato la Germania da un basso ad un fantastico status fisico e ideologico. La gioventù stracciona si trasformò in una parte pulita e ordinata della società e la Germania ricevette un regime esemplare, un sistema di giustizia appropriato e un ordine pubblico…. Non era un branco di delinquenti. Essi semplicemente utilizzarono delinquenti e omosessuali”. La sua soluzione da olocausto al problema palestinese, secondo il suo sito Manhigut ha’Yehudit (” leadership ebraica”), è di ordinare “la completa interruzione di acqua, elettricità e comunicazioni” ai 4 milioni di palestinesi in Cisgiordania e a Gaza.
Feiglin esprime i sentimenti profondi di ogni leader politico israeliano ad iniziare dal primo Primo Ministro Ben Gurion sino a Tzipi Livni, l’ultimo primo ministro facente funzione e ministro degli esteri, che hanno chiesto l’uccisione e il trasferimento di palestinesi al di fuori della terra di Israele promessa da Dio (Eretz Israel). Le loro vere politiche diventano ovvie e più evidenti nella loro retorica da campagna elettorale.
Tali tendenze genocide sono nutrite, incoraggiate e richieste dei maggiori rabbini e leader politici israeliani. Rabbi Yousef Obadia, il maggiore leader religioso israeliano, Rabbi Yisrael Rosen, direttore dello Tsomet Institute, Rabbi Mordechai Eliyahu, la maggiore autorità religiosa nella corrente nazionalista religiosa israeliana ed ex capo di “Eastern rabbi for Israel”, Rabbi Dov Lior, presidente del consiglio dei rabbini di Giudea e Samaria (la Cisgiordania), Rabbi Shmuel Eliyahu, il rabbino capo di Safed e candidato al posto di rabbino capo di Israele, Rabbi Eliyahu Kinvinsky, la seconda autorità per anzianità nella corrente religiosa ortodossa, Rabbi Israel Ariel, uno dei più prominenti rabbini nelle colonie della Cisgiordania, e Rabbi Yitzhaq Ginsburg, un importante rabbino israeliano, insieme a molti altri leader religiosi estremisti, chiedono ripetutamente il totale sterminio e il trasferimento dei palestinesi.
Gli israeliani ipnotizzati e fuorviati, specialmente i fondamentalisti religiosi, attaccano regolarmente le città palestinesi, le loro chiese, moschee e cimiteri con slogan come ” morte agli arabi”, ” gasiamo gli arabi” e ” Maometto è un maiale” occupando la terra palestinese dopo avere cacciato con la forza i proprietari, attaccato i contadini, bruciato i raccolti, tagliato i loro alberi da frutto, avvelenato i loro pozzi d’acqua, ucciso i loro animali, distrutto le proprietà, saccheggiato i negozi, terrorizzato civili e bambini e sparato alla gente. Cercate su YouTube “Israeli settlers violence” e vedrete centinaia di video che mostrano il terrorismo dei coloni israeliani.
Una notevole somiglianza tra Israele e i nazisti è data dai loro gruppi terroristici appoggiati dallo Stato. Secondo gli articoli “Eichmann Tells His Own Damning Story” [“Eichmann racconta la sua maledetta storia”], Life Magazine, Volume 49, Numero 22, (28 Novembre 1960) pp. 19-25, 101-112, e “Eichmann’s Own Story: Part II” [“La storia di Eichmann: parte II”], Life Magazine, 6 Dicembre 1960 pp. 146-161, Adolf Eichmann affermò come i leader sionisti fossero idealisti come i leader nazisti, disposti a sacrificare centinaia di migliaia di persone del loro stesso sangue per raggiungere uno scopo politico. Lenni Brenner spiega nel suo libro “Zionism in the Age of Dictators”, [” il sionismo nell’età dei dittatori”], capitolo 25, che Eichmann si riferiva ad un accordo che i nazisti strinsero con i leader sionisti, come l’ungherese Rezso Kastner, per salvare poche migliaia di sionisti appositamente scelti e ricchi ebrei, che sarebbero immigrati in Palestina, in cambio della consegna di 750.000 ebrei ungheresi e di altri milioni di ebrei europei destinati alla morte per rendere gli ebrei le “vittime legittime” in modo che l’Organizzazione Sionista Mondiale avesse poi il “diritto” di andare ” al tavolo delle trattative a cui sarebbero state divise nazioni e terre alla fine della guerra… perché solo con il sangue (ebraico) noi (sionisti) otterremo la terra”.
[Un altro esempio di legame tra sionisti e nazisti: la lettera del 1941 con cui il gruppo armato sionista Lehi, di cui faceva parte il futuro primo ministro israeliano Yitzhak Shamir, offriva collaborazione alla germania nazista. Vedi storia su Wikipedia.]
I nazisti crearono il Police Battalion 101, un gruppo terroristico il cui solo scopo era dare la caccia a cittadini ebrei, ucciderli e saccheggiare e distruggere le loro proprietà. Daniel Jonah Goldhagen afferma nel suo libro “Hitler’s Willing Executioners” [“I volenterosi carnefici di Hitler”] che il Battalion 101 fu responsabile per ” la deportazione e l’orribile massacro di decine di migliaia di uomini, donne e bambini ebrei in Polonia”.
Israele sotto il terrorista Ariel Sharon, che dopo divenne primo ministro d’Israele, ebbe la sua esatta copia del Battalion 101 chiamata Unit 101. Sotto la leadership di Sharon la Unit 101 adottò gli stessi metodi criminali per terrorizzare i palestinesi. Sviluppò anche quelli che divennero noti come “jeep raids”; guidare jeep, con mitragliatrici montate davanti e dietro, dentro le città palestinesi uccidendo abitanti, bombardando case e bruciando campi. Sin dai primi anni 50 la Unit 101 fu responsabile per massacri di palestinesi in città quali il campo profughi di Bureij, Qibya, Idna, Surif, Wadi Fukin, Falameh, Rantis, Gerusalemme, Budrus, Dawayima, Beit Liqya, Khan Younis e Gaza.
Israele ha sempre fatto ricorso ad attacchi terroristici contro gli ebrei in altri paesi, specialmente paesi arabi come paesi nordafricani, Iraq, Libano e Giordania, per incoraggiare i residenti arabi ebrei ad emigrare in Israele. L’affare Lavon è solo un famoso episodio terroristico di questo tipo avvenuto in Egitto.
Il 29 gennaio 1999, in un articolo sul quotidiano Ha’aretz, Gideon Spiro, ex membro del battaglione 890, affermò che la Unit 101 era un prototipo iniziale e primitivo per le più sofisticate unità di liquidazione Duvdevan e Shimshon costituite durante l’intifada. Le loro operazioni erano caratterizzate “dall’uccisione di mucchi di civili e da poco vero combattimento”.
Israele è l’unico paese al mondo con molti primi ministri che sono stati membri di organizzazioni terroristiche o di terrorismo di Stato coinvolte nel massacro di civili. Questi personaggi includono Golda Meir, Yitzhak Rabin, Menachem Begin, Yitzhak Shamir, Ehud Barak, Ariel Sharon, e Shimon Peres.
Arnold Toynbee scrisse che ” è stata una tragedia suprema che la lezione imparata dagli ebrei dall’incontro con la Germania nazista sia stata non di rifuggire ma di imitare alcune delle malvagità che i nazisti avevano commesso contro gli ebrei”.
Gli israeliani e gli ebrei del mondo hanno inseguito senza sosta per decenni i criminali di guerra nazisti per i loro crimini commessi durante la seconda guerra mondiale. Hanno inseguito criminali di guerra nazisti per il resto delle loro vite, anche quando erano vecchi e prossimi alla morte, perché pagassero per i loro crimini. Non ho alcun dubbio che, a loro volta, i criminali di guerra israeliani saranno perseguiti e condannati per i loro crimini di guerra commessi contro gli arabi.
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Il Dr. Elias Akleh, redattore di MWC (Media With Coscience), è uno scrittore arabo di origine palestinese nato nella città di Beit Jala. La sua famiglia fu dapprima espulsa da Haifa dopo la “Nakba” del 1948. poi espulsa da Beit Jala dopo la “Nakseh” del 1967. Oggi vive negli USA, e pubblica su internet i suoi articoli sia in arabo che in inglese.
Michel Chossudovsky, 8 gennaio 2009
Trad. Nicoletta Forcheri
L’invasione militare della Striscia di Gaza da parte delle forze israeliane riguarda direttamente il controllo e la proprietà di giacimenti strategici di gas offshore.
E’ una guerra di conquista. Enormi riserve di gas, scoperte nel 2000, giacciono al largo delle coste di Gaza.
Ai sensi di un accordo firmato con l’Autorità palestinese, nel novembre del 1999, di 25 anni di validità, sono state accordate delle licenze di sfruttamento degli idrocarburi British Gas Group e al suo partner di Atene, Consolidated Contractors International company (CCC) di proprietà delle famiglie libanesi Sabbagh e Koury.
Le quote della licenza sui giacimenti di gas offshore sono rispettivamente del 60% per BG, del 30% per CCC e del 10% per il Fondo d’investimento dell’Autorità palestinese (cfr. Haaretz, 21 ottobre 2007). L’accordo PA-BG-CCC prevede l’allestimento e la costruzione di un gasdotto (Middle East Economic Digest, 5 gennaio 2001).
SEGUE SU:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5471
A differenza di certe merde che sporcano certi blog mi documento. Per capire meglio cosa e perché succedee succederà a Gaza e lontano da Gaza leggete anche questo:
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=23375
Israele: Barak
Egitto: Mu-barak
Usa: Barack
Mah.
pino nicotri
Cara Sylvi,
ti dedico questo meraviglioso “pezzo” con la speranza che tu abbia visto” Forrest Gump” e abbia compreso fino in fondo “le coclusioni a cui porta….
Ovvero non necessariamente bisogna essere particolarmente “intelligenti” per diventare ricchi, mentre è molto più facile finire come la ragazza…che è poi quello che vogliono e cioè che l’individuo scarichi su di sè l’aggressivita..in questo, per il momento ….”grande vittoria tattica”..temporale..!!
http://www.youtube.com/watch?v=T-qcTZxAeG4
buon pomeriggio
cc
intanto anche il New York times si interroga sulla condotta bellica di Israele e si chiede in particolare se a Gaza siano stati commessi crimini di guerra…
http://video.nytimes.com/video/2009/01/17/world/1231545470464/questions-over-israel-s-military-conduct.html
per chiunque volesse aderire all’iniziativa per l’assegnazione del Nobel per la pace a Gideon Levy, il link è il seguente:
http://www.facebook.com/inbox/?ref=mb#/group.php?gid=48731427521&ref=nf
Cara Sylvi, moderno talebanesimo “mascherato…
Cara Sylvi mi era “sfuggito”..
potrei aggiungere che tu NON hai il diritto di bestemmiare il mio Dio, che ci sia o no!
Dunque ,dunque..vediamo un pò …chi mai avrebbe bestemmiato Dio su questo Blog…veramente non ne vedo traccia…ah si comprendo è “lo stesso motivo per cui i Musulamani non vogliono che si “professi una religione o si costruiscano chiese nei loro territori…sono bestemmie al loro DIO..
Già già, la democrazia è solo un fatto “provvisorio”..quando lo decide la Syvi niente diritti…integralismo chiama integralismo…sottile però quello della Syvi non sembra un integralismo religioso “tout court” ,ma un’integralismo del tipo sono Io a decidere sulla bvase delle mie valutazioni quando ..si esagra ..ovvero le leggi costituzionali ..non valgono un cazzo..c’è la Sylvi a decidere …che ha capito dove sta il potere vero ..quello d’eccezione..Bravissima…!!
Dulcis in fondu quando non si sa più cosa dire si tira in ballo Stalin…..tranquilla prof, già dato …più nessuno correrà dietro a Stalin e più nessuno correrà dietro ai “figli dei fiori” questa volta..già dato già dato…
cc
Mio buon marco tempesta,
riprendo il messaggio n. 306:
“Le parole più chiare le disse invece Sharon di fronte al parlamento di Tel Aviv il 4 marzo 2002: «I palestinesi devono soffrir ancora molto di più, fino a che si rendano conto che non otterranno niente con il terrorismo. Se non si rendono conto di essere stati vinti noi non potremo tornare al tavolo del negoziato». Qui non si parla di Hamas, si dice “palestinesi”. I “palestinesi” hanno votato Hamas proprio perché Israele ha spiegato loro, in questi sessantuno anni, che per altra via non possono ottenere nulla”.
Naturalmente le parole fuori dal loro contesto non valgono nulla, quindi i fresconi come lei possono continuare a pensare che sia possibile tornare ai confini del ’67, e per di più con l’acqua.
Poverino! Se gli issraeliani fossero disposti a tornare ai confini del ’67 la pace verrebbe firmata domattina, anche concedendo una parte dell’acqua (che non si meritano!).
Infatti i suoi amici nazisti non hanno mai detto una parola: ci sarà uno stato palestinese…. certo. Un bantustan senza acqua e senza risorse in cui sarà impossiible vivere se non per
i venditori di fumo come lei disposti a vendere il cuxo per un po’ di ossa spolpate.
Lei non è tanto un sognatore mio buon marco tempesta, lei è delirante; e molto più grave ed è una situazione senza rimedio.
Lasci perdere la politica, mio buon, mi dia retta; si occupi di figa e ne avrà molto maggiori ricavi evitando anche di dire solenni caxxate. U.
per il pregevole marco tempesta
Pietro Falco { 17.01.09 alle 13:29 } Se pensate che i tg nazionali – ed in particolare il tg1 e il tg5 – vi stianao propalando solo le veline dell’Idf, disinformandovi su quello che sta realmente accadendo a Gaza.
Le veline di Zahal (per lei) oppure anche le veline del MEMRI. U.
Caro Uro, se è come dice lei, significa che Israele si è completamente bevuta il cervello; perciò, per quanto mi riguarda, vadano a farsi benedire loro e tutti i loro piagnistei della shoà.
Se invece non è come dice lei, staremo a vedere e giudicheremo da quel che ne verrà fuori.
Più di tanto, non posso concederle.
In ogni caso, finchè si ammazzano tra loro, che facciano pure. Evidentemente sarà come dice VOX, ovvero che l’umanità ha necessità di depurarsi. E’ crudele e disumano ammettere una soluzione del genere, ma forse è proprio Vox, tra tutti, quello che ha ragione.
Un’interessante sito di cultura generale dove ci si può divertire :
http://www.softairmania.it/forum/archive/index.php/t-35136.html
cc
Oppure un ricordino da Gaza…
prezzi modici ..e controllati per tutte le tasche..!
http://www.zahal.org/jewelry/p1.htm
Israele: Barak
Egitto: Mu-barak
Usa: Barack
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Già. Strana coincidenza.
Dice wikipedia che Barak significa ‘lampo’. Aspettiamo il tuono. Sperando che non sia sulle nostre teste e soprattutto che non sia atomico.
… non capisco la comunita ebraica in Italia e non solo x lappoggio allo sterminio dei palestinesi x liberare il patio di casa (?¿?) loro… (ormai ex Palestina… ma non è finita qui) Non capisco come si possa abbracciare un fascista e regalargli una scuffietta (nera) ad un fascista stragista del MSI, è pazzesco?¿ e non capivo prima… ma ORA capisco, nazisti e isdraelitici: sono uguali…
Bravo isdraele, stai allevando i futuri kamikaze, hamas ha vinto, oggi è piu forte di ieri, grazie israele, in tutto il mondo islamico ed arabo e non solo, hai fatto strike… con il genocidio di Gaza, anche i non fondamentalisti arabi e i moderati ebrei nel mondo ti odiano…Odiano isdraele, non il popolo ebraico.
Avete, dopo lultima guerra nazista, rincorso in tutto il mondo i criminali nazisti x punirli… domani, se non gia da oggi, siete voi isdraeliani i criminali genocidi e giustamente sarete perseguiti e puniti dalle vittime di oggi, che state trasformando in futuri kamikaze chi da sempre era contro i martiri… oggi qualsiasi arabo e molti simpatizzanti delle vittime nel mondo hanno capito chi è il ladro e chi la vittima… e chi è il criminale e chi la vittima..
..Il vs. ddio, se esistesse non avrebbe permesso che dei suoi figli criminali potessero agire e assassinare un popolo, siete dei pazzi criminali e genocidi, finirete nell abisso dell umanita x sempre, non siete degni di far parte della societa degli umani!!
Faust
Leggo che per il pilota tunisino che ha malamente ammarato nel Mediterraneo ammazzando 16 suoi passeggeri, sono stati richiesti 12 anni di carcere e 6 per il copilota.
Mia grande meraviglia quando ho saputo che aveva ammarato col carrello abbassato e le ali mostravano i flaps a zero. Mah, mi son detto, evidentemente ci sono tecniche di ammaraggio di emergenza che lo prevedono. Invece no, si è trattato d’imperizia.
12 anni di carcere indicano una seria colpevolezza.
l dubbio è sempre il solito: riusciranno i nostri eroi a non fare come nell’Unione Sovietica? marco tempesta
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In linea di massima non ci riusciranno perchè l’Usaegetta metterà in piedi tante di quelle provocazioni e manovre eversive da costringere i governi a diventare dittatoriali per puro scopo di legittima difesa e di sopravvivenza (come appunto accadde proprio anche in URSS). E’ successo in TUTTO il mondo e con TUTTI i governi che hanno voluto difendere gli interessi nazionali dei loro paesi (anche se erano governi di destra come quello di Mossadeq in Iran) mettendo sotto controllo i comportamenti illegali delle imprese usaegetta, ad esempio chiedendo che pagassero le tasse o che rispettassero i diritti dei lavoratori, abitualmetne tenuti in riga con gli squadroni della morte ed uccidendo CON LA TORTURA coloro che difendevano i loro diritti.
Come Dan Mitrione, un funzionario della CompagniadellaZIa che uccideva sotto la tortura i barboni di Montevideo per fare impratichire i suoi allievi della scuola di polizia…..
Pare che gli issraeliani siano addirittura peggio ….. U.
caro cc,
giornata di pulizie, perchè è aperta la “piazzuola ecologica” per gli ingombranti.
Avrei voluto bestemmiare gli atei…ma poi ho pensato che avrei fatto peccato nei tuoi riguardi e di qualcun altro!
Ho detto solo giaculatorie!
Scherzi a parte, ho l’impressione che tu a volte mi prenda per un Forrest Gump che si può manipolare.
Ma poi Forrest Gump è stato manipolato più degli “intelligenti”?
Siamo sicuri?
Ed è diventato ricco, oppure gli “hanno permesso di diventarlo”?
Bellissimo film, con una coda di interrogativi lunga più di quella di Belzebu.
Tu fai finta di non capire e mi dai della integralista talebana!
Vicino a me è da poco finita una villetta, costruita da muratori friulani doc, cioè bestemmiatori che fanno concorrenza ai toscani doc!
Dall’alba al tramonto intercalavano vilotte friulane con rosari di bestemmie che andavano da Dio e giù giù fino al mondo vegetale e animale con una originalità degna di miglior causa.
Non si accorgevano di quel che dicevano, cattolici praticanti.
Ma bestemmiatori incoscienti.
Pochi giorni fa, in lavanderia, si è presentato un vu cumprà.
Insisteva perchè comprassimo qualcosa. Al nostro pur cortese rifiuto ha “tirato” con convinzione e rabbia una bestemmia nostrana.
In malo modo gli ho risposto che bestemmi il suo Allah!
Stava mettendomi le mani addosso, lo hanno bloccato minacciando di chiamare i Carabinieri.
Ecco prendila come vuoi!
Non ho detto che si bestemmi in questo blog e poi se qualcuno lo facesse, nessuno mi obbliga a restarci, non è un autobus pubblico, nè il piazzale di una Chiesa!
Spero tu abbia “voglia” di capirmi.
Ma forse mi darai anche della razzista perchè permetto ai friulani di bestemmiare e ai mussulmani no!
ciao sylvi
@ Faust
Ho letto qualche tempo fa (credo all’epoca in cui Fini ando’ in visita Israele) che sua mamma e’ ebrea. Quindi forse quell’abbraccio non e’ poi tanto strano, se la cosa e’ vera.
Mah, guardando in avanti con l’intento di migliorare le proprie condizioni di vita, credo che la migliore strategia da parte di tutti i governi dovrebbe essere quella di creare importanti blocchi internazionali, di forza equivalente, con un intenso interscambio commerciale. Questo dovrebbe essere l’orizzonte di massima di qualsiasi governo lungimirante.
Sempre guardando in avanti, qualsiasi nazionalismo enfatizzato equivarrebbe ad un autostrangolamento, sia per le risorse impiegate per la difesa-offesa, sia per i mancati ricavi dovuti alla difficoltà di produrre e vendere le proprie merci. Va da sè che più è vasto il mercato, più aumentano le possibilità di bilanciare le eventuali perdite locali o momentanee. Ne deriva che l’ampliamento dei mercati genera stabilità in tutti i sensi.
Perciò, una politica di espansione di tipo coloniale, ormai ha fatto il suo tempo, diventa obsoleta e controproducente, poichè ripeterebbe su scala internazionale l’errore del capitalismo rampante, ovvero l’aumento della ‘forbice’ della ricchezza, che è autostrangolatorio.
Ne deriva che puntare ad una politica di aggressione, a lungo termine diventa controproducente in tutti i sensi. Credo che da questa recessione in poi, qualcosa in più il mondo stia cominciando a capirla. Staremo a vedere.
Pochi giorni fa, in lavanderia, si è presentato un vu cumprà.
Insisteva perchè comprassimo qualcosa. Al nostro pur cortese rifiuto ha “tirato” con convinzione e rabbia una bestemmia nostrana. Sylvi
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Qui da noi i vucumprà arabi sono stati pressocchè sostituiti dai cinesi. Cortesi, sorridenti, più malleabili nel contrattare ( si deve sempre contrattare, fa parte del gioco), cercano di fregarti anche loro, ma almeno sono più simpatici.
L’umanita’ ha bisogno di depurarsi
@Marco
Mi sembra che lei abbia parecchio travisato le mie parole, oppure io non ho spiegato bene il mio pensiero.
Io ho parlato di evoluzione. Di evoluzione (etico-spirituale) dell’umanita’ sia come specie, sia come societa’. Non ho detto da nessuna parte che pezzi di questa umanita’ debbano essere spazzate via! Io intendevo piuttosto i sistemi con cui noi umani ci governiamo. Intendevo che e’ ridicolo aspettarsi che un essere altamente imperfetto come l’Uomo possa costruire un sistema, una societa’ perfetta. Di conseguenza, dobbiamo evolvere, provare e riprovare dinche’ riusciamo ad avvicinarci al miglior mondo possibile, per il bene della nostra stessa sopravvivenza.
Inoltre, mi riferivo in particolar modo al soc*ialismo. Criticare gli esperimenti fatti fin ora in Urss, a Cuba, in Venezuela ecc. o addirittura enunciare che il socialismo sia sbagliato e perfino morto e’ sciocco. E’ antistorico.
Come se il capitalismo, invece, fosse perfetto e abbia funzionato (infatti, oggi lo vediamo bene).
Con quei primi esperimenti di soc*ialismo si e’ tentato di fare il meglio possibile entro i limiti imposti dalla realta’ storico-politica e dall’imperfezione umana. E sotto molti aspetti quegli esperimenti hanno funzionato per il bene della moltitudine.
Le critiche peggiori sono arrivate dalla minoranza (quella che voleva essere piu’ uguale degli altri) e da coloro che si fanno venire il ballo di San Vito alla sola idea che possa arrivare il soc*ialismo a togliergli le super-ricchezze e il potere accumulati, e impedirgli di ammassarne ancora.
Prima o poi, l’umanita’ trovera’ un sistema equilibrato in cui la stragrande maggioranza possa vivere una vera vita, dando il meglio del proprio potenziale per tutta la comunita’ umana e in condizioni di felicita’.
Secondo me (poi ognuno puo’ pensarla come vuole) quel sistema sara’ una qualche forma di soc*ialismo. Un’idea basata sul bene collettivo, sulla solidarieta’ collettiva, e non sul benessere di pochi ai danni di tutti. Proprio per questo facevo l’esempio dell’organo che si sviluppa ai danni degli altri, uccidendo l’organismo.
Il concetto di profitto e di svilupp dovrannomutare radicalmente. Lo stesso concetto di denaro come unita’ di scambio, potrebbe addirittura sparire. Ed e’ di questa evoluzione che io parlo. Non di “eliminazione” del piu’ inadatto o del piu’ debole. O almeno, non per mano dell’uomo, ma della storia.
Un mio amico di solito informato mi dice che:
“negli scenari possibili c’è anche l’evoluzione della attuale azione massacratrice e di pulizia etnica attuata da Israele, che di fronte all’impossibilità di “domare” Hamas potrebbe sfociare nell’attaccare i “santuari” di Hamas, Siria e Iran. L’obiettivo in realtà sarebbe però ripetere lo shock petrolifero del 1973, con l’aumento esplosivo del costo del greggio e quindi il ritorno “in auge” della moneta-veicolo con cui si paga lo stesso, il dollaro del santo protettore Usa, quello che permette a Israele di continuare nelle sue sopraffazioni e minacce”.
Shalom
Caro Vox, si sa che in natura esiste una maniera un po’ drastica di riequilibrio, quando un territorio è sovrappopolato. Non vedo perchè tale sistema dovrebbe escludere gli uomini, che sono sempre animali, seppure appena più evoluti. Si arriva al punto di prendere iniziative suicide o stragiste, senza rendersene conto più di tanto.
Chiaro che il sistema migliore che si possa immaginare così come stanno le cose oggi, è la socialdemocrazia. Cosa impedisce che ciò si realizzi? Lo impedisce l’avidità umana. Tutti sono sempre armati di buoni propositi, ma quando tocca a loro metterli in pratica ecco che viene sempre fuori il ‘pitecantropo’ che cerca di ottenere il massimo ricavo con la minima spesa. Se poi il ricavo è del tutto a spese altrui, tanto meglio.
Il denaro non è altro che un mezzo validissimo di trasformazione delle proprie competenze e abilità, niente di diverso. E’ diversa invece la ricchezza, che oltre un certo limite diventa immorale.
Ne ho già diffusamente parlato in precedenza.
Mentre a Roma sfila la grande manifestazione contro l’aggressione e il massacro perpetrato da Israele ecco che sulla home page del sito di Republica compare la scritta molto allarmante “FOTO – Corteo pro Gaza, spuntano le svastiche”. Se ci cliccate su compare il link
http://roma.repubblica.it/multimedia/home/4412881/1
nel quale potete vedere 10 foto della manifestazione e le prove del comportamento da farabutti tipico dei filoisraeliani che odiano i palestinesi e gli arabi in generale. Le 10 foto del link hanno infatti per titolo ” Corteo pro Gaza, spuntano stelle di David con svastiche”, titolo che è già diverso da quello allarmistico della home page. Non si tratta infatti di bandiere di nazisti che amano i palestiensi e odiano gli israeliani, ma, al contrario, si tratta di bandiere di chi accusa Israele di comportamenti nazisti, accusa del resto lanciata, pur essendo ebreo, anche dall’inviato dell’Onu Richard Falk e proprio per questo cacciato via da Israele prima dell’offensiva.
Già il titolo delle foto dimostra quindi disonestà, ma è ancora peggio se di guardano una a una tutte le foto. Solo due foto mostrano cartelli, di antinazisti e non di nazisti, con la stella di Davide equiparata alla croce uncinata, mentre le altre otto foto riguardano altri aspetti dell’imponnete corteo. Eppure il titolo rimane sempre lo stesso per tutte e 10 le foto anche nelle otto per le quali non c’entra un cazzo: ” Corteo pro Gaza, spuntano stelle di David con svastiche”.
Insomma se la prendono con Santoro ma moltissimi giornalisti anche “di sinistra” fanno davvero schifo.
Ratzy a Mary
Circa due settimane fa Richard Falk, relatore speciale per i diritti umani dell’Onu, è stato fermato all’aeroporto di Tel Aviv e rispedito negli Stati Uniti nonostante la missione affidatagli dalle Nazioni Unite di monitorare la situazione umanitaria dei palestinesi nella Striscia di Gaza.
“Mi hanno impedito di denunciare la grave violazione dei diritti umani nei territori occupati. E le conseguenze le paga la popolazione civile palestinese”, spiega l’americano Falk in un’intervista a La Stampa firmata da Francesco Semprini. L’inviato Onu afferma che la risposta militare di Israele ai razzi di Hamas “non è giustificabile” ed è assolutamente sproporzionata, come testimonia il rapporto delle vittime tra le due parti (oltre 400 a Gaza, meno di una decina quelle israeliane). Falk inoltre non attribuisce solo ad Hamas la responsabilità dei razzi lanciati contro Israele e parla di presunte infiltrazioni e di “elementi fuori controllo della Jihad”. “Hamas era pronto a rinnovare il cessate il fuoco”, racconta, ma “Israele ha ignorato questa ipotesi e ha continuato l’opera di taglieggiamento degli aiuti umanitari, provocando una risposta con i lanci di razzi”. Sul suo allontanamento forzato, l’inviato Onu dice che fa parte di una strategia di Israele “per impedire alla comunità internazionale di conoscere cosa sta succedendo a Gaza”, in particolare la violazione dei diritti umani, e teme le ripercussioni mediatiche di eventuali rivelazioni. Infine, Falk non dimostra ottimismo nei confronti della nuova amministrazione di Barack Obama: “Washington è così incondizionatamente a favore di Israele da rendere difficile anche per un governo più liberal come quello di Obama di mettere in discussione la politica di Israele”.
Chissà cosa direbbe oggi Falk visto che le vittime palestiensi sono oltre il triplo delle 400 di quando rilasciava quelle dichiarazioni e che i militari israeliani uccisi sono al massimo uno.
Shalom
Caro Marco, sono daccordo con le tue magiche compagne e in amplio disaccordo col caro amico Uroburo, continua a tenere la testa emotiva nellafica e che buon pro ti faccia. Due Teste… non è da tutti farle funzionare, con i loro diversi interessi, seperate-e-insieme e tu lo sai ffarebbene, sei una persona che ha saputo tenere oliata la macchina pensante e laltra usarla allabbisogna (dellaltra mi fa piacere x te!! ma non mi interessa conoscere i dettagli, in questo sono daccordo con Uro, anche se x diversa motivazione) e sei, e sono certo, una piacevole compañia x chi come le tue magiche amiche e cchi ha il piacere di frequentarti, eddiciamolo vva, sei intelligente, Bravoo!! …chapeaux mon amiemarcoo!!!
Faust
L’ inviato dell’ Onu: «A Jenin ho visto l’ orrore»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME – Vagano tra le rovine, fermandosi davanti ai cumuli di terra. Scavano con le mani e con mezzi di fortuna. Su uno spiazzo c’ è una ruspa che sposta i detriti. E resti umani. Nel campo profughi di Jenin i vivi cercano i morti. I soldati israeliani si sono ritirati alla periferia lasciando solo dei cecchini. Così gli abitanti hanno trovato il coraggio di uscire alla ricerca di coloro che sono stati spazzati via da giorni di furiosi combattimenti. L’ esercito israeliano ha usato blindati e bulldozer per spianare la resistenza. Hanno distrutto le case senza badare a chi ci fosse all’ interno. Guerriglieri palestinesi come civili. Nel campo si era sparsa la voce del ritrovamento 5 persone ancora in vita, poi di un ragazzo. Ma la notizia non ha trovato conferma. Ieri tra i fantasmi di Jenin è comparso l’ inviato speciale dell’ Onu, Terje Roed-Larsen. Si è addentrato nei vicoli e ha raggiunto la piazza dove una volta sorgevano decine di case. Era sotto choc. «Sconvolgente, è qualcosa che va oltre l’ immaginazione. Ho visto il corpo di un ragazzo spuntare tra i detriti. Israele ha diritto di difendersi ma questo non è un assegno in bianco per fare ciò che vuole – ha dichiarato il diplomatico -. E’ un momento triste nella storia di Israele». Un commento severo di una personalità colpita dallo scempio che ha visto. «Questo è l’ inferno, non è esagerato parlare di massacro», ha aggiunto Peter Hansen direttore dell’ Unrwa, l’ agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei profughi palestinesi. Il bilancio del massacro è incerto.
…….
L’ organizzazione Human Rights Watch accusa Israele di «crimine di guerra». E in un rapporto racconta di terribili violazioni: hanno usato minorenni per farsi scudo o per controllare oggetti sospetti nei campi profughi. Gerusalemme si difende accusando i palestinesi di fare della «propaganda», ma un alto funzionario ammette che esistono «preoccupazioni umanitarie».
——— La stampa israeliana sottolinea che il premier ha promesso agli americani di «non toccare» Arafat, ma non ha escluso di cacciarlo. Il fallimento della missione Powell ha accresciuto i timori di chi teme una soluzione drammatica per l’ Autorità palestinese. Un altro attentato, è la tesi, e il raìs verrà espulso. Inoltre, l’ esercito ha distrutto in modo sistematico non solo i covi dei gruppi estremisti, ma uffici e strutture civili. L’ autonomia palestinese non sarà più in grado di governare. E viene da chiedersi come farà – ammesso che lo voglia – a controllare le fazioni radicali. Sharon, accusa la stampa liberal, ha voluto cancellare l’ interlocutore, in modo da rendere impossibile qualsiasi forma di negoziato”.
…….
Dopo aver ispezionato il campo profughi di Jenin, l’ inviato dell’ Onu per il Medio Oriente, Terje Roed-Larsen, ha definito la devastazione della cittadina «un capitolo triste e sventurato» della storia di Israele
Olimpio Guido
Pagina 18
(19 aprile 2002) – Corriere della Sera
Ma chi fa più schifo tra questi giornalisti “impeggnati” (a fare carriera e a magnare)?
Ratzy a Maryssymy
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SANTORO E LA «RICERCA DEI MERITI»
Faziosità e allusioni
Se il «martire dell’informazione» diventa mago delle allusioni
Una brutta pagina di tv quella consegnataci l’altra sera da Michele Santoro ad «Annozero». Imbarazzante. La sua faziosità è nota, la decisione di rappresentare una sola parte del conflitto che insanguina la Striscia di Gaza va messa in conto, la sua retorica votata a una sempre più spinta demagogia non è condivisa da molti ma fa ormai parte del panorama televisivo italiano; ciò che è inaccettabile sono le parole con cui ha liquidato Lucia Annunziata. Nel momento in cui l’ex presidente della Rai ha deciso di abbandonare la trasmissione, Santoro le si è rivolto così: «Fai la giornalista, non venire qui a criticare come si fa la trasmissione… O cerchi meriti da qualcuno?».
Dire a un altro che dissente per cercare il beneplacito, magari una cambiale a scadenza, di qualcun altro (e chi poi? Israele? Berlusconi? i vertici del Pd? la Trilateral?) è un’insinuazione di basso livello, intollerabile. Ma le allusioni malevole, specie se dette in un momento d’ira, quando saltano i nervi e si perde il controllo di sé, sono spesso rivelatrici di una filosofia di fondo. Speriamo che all’Annunziata, per ritorsione, non venga ora la tentazione di scrivere una biografia professionale di Santoro nelle vesti di «cercatore di meriti».
Parlare in un talk show di guerra è sempre difficile e di fronte a certe immagini che arrivano da Gaza si resta annichiliti. Non l’imparzialità, si chiede, non il senso della misura ma almeno la possibilità di essere minoranza (pensarla in un modo differente). Con Santoro è impossibile, proprio non le sopporta, le minoranze. Potesse le eliminerebbe. In nome della democrazia, sia chiaro. Con il conduttore schierato, con l’inviato Corrado Formigli schieratissimo, con lo spazio eccessivo concesso ai ragazzi della comunità palestinese di Milano, era difficile per Lucia Annunziata, che pure non era avvolta in una bandiera con la stella di David, sostenere il contraddittorio. Se n’è lamentata, ha semplicemente fatto presente che «qui si presentano al 99,9 per cento soltanto le ragioni palestinesi».
Apriti cielo! Santoro l’ha caricata di insulti, l’ha congedata con un odioso «non sprechiamo tempo», se l’è presa persino con Walter Veltroni invitandolo a rendersi utile, ad andare a Gaza e non in Africa. E al Presidente della Camera Gianfranco Fini che ieri ha telefonato a Claudio Petruccioli per denunciare «il livello di decenza» superato in trasmissione, Michele Santoro ha risposto sul suo sito con strafottenza, sotto la rubrica «VAF» (acronimo di Valutazione A Freddo): «In un Paese normale il livello della decenza lo supera un Presidente della Camera che, travalicando i suoi compiti istituzionali, interviene per richiedere una censura nei confronti di un giornalista che sta compiendo il suo dovere di informare l’opinione pubblica».
Censura, naturalmente. Quella del martire dell’informazione è la parte che gli riesce meglio. Nessuno pretende l’equidistanza da Santoro; nessuno si aspetta che, a inizio trasmissione, spieghi che c’è una certa differenza tra chi vuole la cessazione del lancio dei Qassam e chi vuole la cancellazione di Israele; nessuno desidera mettergli la mordacchia del pluralismo, ma deve smetterla di credersi l’unico alfiere della libertà d’espressione e accusare gli altri di essere schiavi sciocchi di qualche potere. Non è la prima volta che il populismo, la faziosità, l’ideologia lo confinano nella disinvoltura intellettuale. Chi è incapace di vincere i suoi mali, non tragga però piacere nell’addossarli ad altri.
Aldo Grasso
17 gennaio 2009
Israele, che di fronte all’impossibilità di “domare” Hamas potrebbe sfociare nell’attaccare i “santuari” di Hamas, Siria e Iran.
… sono daccordo con la tua fonte… ma serve una scusa, un motivo, una provocazione…. x attaccare/bombardare Iran e Siria…
… ci pensera il mossad a “crearlo” il motivo e scaricare la responsabilita sui due paesi da colpire…. e avverra molto presto… aspettiamo Obama… almeno due-tremesi… se non domani… ( nel cielo si addensano grandi nuvoloni insanguinati, da qualche parte fra qualche tempo pioveraa…) mentre il mossad “lavora” . Devono sviare e contenere limmagine genocida che sta montando nel mondo… x il massacro genocida di Gaza, che sempre ppiu riempie le prime pagine (anche se non gliene frega molto, ma qualcosa faranno… Sono gia in molti apparlare di Tribunali x crimini di guerra e contro lUmanita…) deve succedere qualcosa di tremendo contro isdraele y/o usa… ( o altro, ma grande, da far dimenticare il massacro di Gaza, come non fosse successo…. intanto riprendono gli insediamenti a ritmo superaccelerato… ( y/o potrebbe x esempio accadere un incidente nucleare o chimico… x es… o altro non so…) e come diceva Don Chisciotte al suo scudiero… “adelante con juicio Sancho” e la guerra grande ha inizio…. Bravo USraele!!!
Faust
…il post 336 è del virus nazista genocida hvg, nota arma di distruzione di cassacranica avariata, la sua e falsificatore sociale.
Faust
Premetto di parlare in generale: ma ho la sensazione sgradevole che anche questo blog – come la stragrande maggioranza delle sedi di discussione on line sulla guerra di Gaza – cominci ad essere infestato ed inquinato da improbabili “figuri”, il cui intollerabile contegno lascia chiaramente intendere che si tratti di strumenti “al servizio” di qualcuno…
Il livello di intelligenza – a sentire gli argomenti ed il linguaggio utilizzato – sembra peraltro alquanto basso, contrariamente a quello della protervia che appare invece perfettamente in linea con quello della parte “servita”…
Questo clima di maccartismo (o di Ovra) in casa nostra – oltre ad essere decisamente fuori tempo – non è sopportabile e credo non giovi ad alimentare simpatie nei confronti della causa “servita”.
In buona sostanza, se invece di perdere tempo a monitorare (ed appestare) i dibattiti nei blog italiani, si profondessero energie per superare le ragioni di conflitto, si renderebbe un “servizio” non soltanto alla pace, ma anche al Paese che i rozzi ed incolti figuri di cui sopra “servono” (con o senza mercede…)
Alla fine, alienarsi troppe simpatie nell’opinione pubblica internazionale può costare ben più di quanto si immagini…
ps
tanto per cominciare, potrebbe essere utile alle discussioni cominciare a firmarsi col proprio nome e cognome
Cari blogghisti e amici, sul blog del Espressonline di W. Goldkorn, mi sono imbattuto in post firmati dal falsificatore hvg… marco tempesta, marco lacresta etc.. come falsi di altri blogghisti di arruotalibera.it x copia conoscenza (cc… cambia nik…) posto il mio intervento in risposta al calunniatore felice di esserlo… sta cercando di calunniarmi e di minacciarmi… mi frega meno di gniente, ma tenerlo sottocchio, non guasta… non xche sia pericoloso, nonono è brutto vivere come questo esaltato sedicente ebreo, (dice Ello, non ci credo e non ccio mai creduto, un ebreo non puo essere cosi scemo… con la sua faccia non mi ci pulirei neanche il WC) ….
xC.Conoscenza
39 commenti a “Gaza, Israele e islamisti di casa nostra”
Faust x il servo felice di essere un criminale amico di genocidi israelitici ha scritto:
17 Gennaio, 2009 20:52
… vedi idiota di un portinaio che vive in un sottoscala… sappiamo che sei un esaltato che si vuol vendere x agente del mossad… se è vero, sai il mio indirizzo e chi sono, mandami qualcuno dei tuoi pseudo amici (xcche sei un millantatore e un cretino criminale..) a farmi una visita… dai fammi vedere se sei vero o il falso che sappiamo, sei un ciarlatano, un bugiardo e un calunniatore… non sono Pino Nicotri e non mi prendo la briga e il vomito di vederti in faccia in un aula di tribunale, condannato x calunnia, ho altri mezzi… aspetto i tuoi pseudo amici… la strada la sai, quella che conduce accasamia…con affetto, (?¿) ricordati di VERGOGNARTI!!!
Faust, cuggino di CocoLoco
PS.: ai lettori di questo blog ed al suo blogmaster…. se non conoscete bene questo virus hvg, che vorrebbe farsi passare x agente del mossad…, lasciate perdere è solo un cretino calunniatore aggratis, un millantatore e un ciarlatano, mi dispiace x il blogmaster e voi lettori, avere questo stronzo nelle vicinanze… finche non lo si caccia, si sta infastiditi dalla sua frequentazione e impuzzonisce laria da sciacallo in stato avanzato di putrefazione, x tenermi in salute… aspettando il mossad e linterpol sudamericana… ( mavai a cagare ,idiota..,) Saluti ay blogghisti e il blogmaster Wlodek Goldkorn.. a non rivederci, non sopporto la puzza del virus dello sciacallo… e non abbiate paura è un poveretto, con molti problemi psichici… finora non trova un medico che lo assista… mi dispiace x il vs. blog. Scusate il disturbo..
Faust
PS… se qualcuno vuol parlare con l Inferno dei Poveri Diavoli e con me, mi trova sul blog Arruotalibera.it di Pino Nicotri, dove i poverychristy come hvg, non li fanno entrare, è stato espulso x indegnita e denunciato x calunnia alla magistratura… di questo fatto come del mio incontro con il mossad, o con linterpol sudamericana, Vi sapro dire, Vi terro aggiornati.. adios amigos!!! F.
Sei l’ultimo ignorantone a entrare in questo blog credendo di avere la verità’ da parte sua.
Affah Incuro
Faust,
ti garantisco che qui nessuno ha paura: l’unico sentimento è l’indignazione ….
io non ho verità, solo tanti dubbi e un unica certezza: sei un povero miserabile…
fai pena a tutti e se avessi un minimo di dignità ti toglieresti dai coglioni: tanto nessuno ti dà retta… tutti abbiamo capito quanto vali…
ps
la tua ignoranza è contagiosa: mi hai fatto mancare l’apostrofo…
se non l’hai capito sei sgamato: te ne puoi andare
tanto coraggioso, il miserabile, da nascondersi dietro uno pseudonimo…
Caro Pino, sembra che abbiamo ospiti sgraditi troll… è il solito falsificatore, non ci sarebbe da preoccuparsi se non fosse x la puzza da sciacallo con virus hvg negativo…
Faust, cugino di nicola metta
x Faust
Il post 336 e’ cliccabile, hai provato?
E’ un website legittimo della Italian Muslim Assembly.
Cosa c’entra “hvg” ???
Clicca e vedi dove entri.
Anita
Caro Pietro, benvenuto sul blog di Pino Nicotri!!
… la paura mi fa 90… sono daccordo con te, stanno arrivando i troll israelitici e ce li gestiremo come al solito, in questo blog, apparte qualche semplicione ebreo (uno) si respira aria buona…
sempre e quando si cacciano i provocatori prezzolati e abbiamo un Ottimo blogmaster, sono stato un attimo sul blog del povero Goldkorn e dico povero in quanto anche se non amico di Nicotri, non dovrebbe lasciare il suo spazio in mano a delinquenti prezzolati o no, x calunniare un suo collega e blogmaster, non lo conosco, mi auguro che sia un professionista con etica, O mi sbaglio?¿? spero di no, daltronde non tutti gli ebrei nel mondo sono daccordo con gli assassini israelitici e spero che W. Goldkorn, lo sia.
Simpaticamente ti saluto!!!
Faust, cuggino di nicola metta
Cara Sylvi,
riassumo
1) Non sono ateo ma agnostico , l’ho già detto, ma capisco che nella notte in cui tutti i gatti sono neri è ininfluente ,esttamente per chi pensa che tutti i com..i sono stalinisti.
2)Sono diventato “profondamente” laico,capisco che anche questo è ininfluente.
3)contrariamente a quanto tu affermi , penso invece,che ci capiamo benissimo agli occhi di un osservatore imparziale che distingua il gatto nero da quello bianco anche nelle notti senza luna!
4)Forrest Gump,può dare origine a interpretazioni diverse su questo non c’è dubbio, ma di chiaro ha questo :
a) E’ un diversamente abile,con caratteristiche particolari facilmente riscontrabili in” letteratura”
b)Fa benissimo un sacco di cose ,ma sembrerà incredibile la sua “malattia” gli impedisce di subire nessun processo di alienazione!
c)Esattamente come i “bambini”,questo è il suo limite ,ma anche la sua forza.
e)Se visto in questo quadro è evidente che, anche gli “arcani” si spiegano , Forrest corre perchè ha deciso di correre,forrest va a fare il soldato perchè ha deciso di fare il soldato ect,ect non ci sono perchè particolari…
Da questo punto di vista da un lato è il perfetto “prototipo” di quello che “una certa società “vorrebbe di tutti gli invidui (ci siamo capiti non è vero Sylvi), dall’altro il suo comportamento mette in crisi quelli che si fanno dei “perchè”,sia quelli che li hanno accantonati,per diventare quasi simili a ho detto “simili” non uguali ,poichè forrest ama,come un bambino e il suo è un amore come quello dei bambini ,puro e disinteressato.
f)Gli altri quelli che “non c’è la fanno”finiscono per morire o diventare più “pazzi” di lui..anche se non riconosciuti, ovvero ..all’amerikana si direbbero solo perdenti…
g)forrest è intelligente ,certo asuo modo ,come in molte altre cose in cui riesce meglio dei “normali ,l’imprenditore ” per esempio
h)Forrest è manipolato?Certo Sylvi, ma chi non è manipolato ?
forrest però non manipola,…e quando va sulla tomba della ragazza “madre del figlio” dice le stesse cose che direbbero molti di noi..
Infine chi manipola, a volte diventa schiavo di un processo di “automanipolazione”…scambia effetti con cause , idee e tradizioni con dogmi,…
Non è vero Sylvi ..sono convinto che ci siamo capiti benissimo ,come sempre…
cc
x TUTTI: il signor P. falsifica la firma di Faust
Questi i dati postali del singor P che ha inviato due post a Pietro Falco firmandoli in modo fraudolento:
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Updated: 2008-04-22
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