In attesa di sapere se davvero Olmert attaccherà anche l’Iran ecco i racconti di una brava inviata in Israele

Non so se l’Israele bombarderà davvero l’Iran il giorno 20, schiaffeggiando così pubblicamente e clamorosamente anche Obama nel giorno del suo insediamento alla Casa Bianca. Il governo israeliano è ormai fuori controllo, condotto da omuncoli come Olmert capaci di lucrare perfino sugli orfani gonfiando le note spese dei viaggi sta spingendo il suo Paese in un tunnel sempre più buio, ma sa che può contare su gran parte dell’opinione pubblica occidentale grazie all’ignoranza in cui è tenuta dalla propaganda dei mass media, che quando si tratta di Israele di informazione ne fanno meno che mai. Tant’è che tutti si bevono la balla dei civili usati come scudi umani dagli stessi palestinesi, balla inventata per tentare di giustificare l’ignobile mattanza e pulizia etnica in corso nella Striscia di Gaza. Che sia una balla lo dimostra sia la mancanza di ribellione dei civili contro Hamas – e anzi anche Al Fatah, cioè gli uomini di Abu Mazen,  ora combatte affianco ad Hamas! – e sia il fatto che si tratta di affermazioni dell’ufficio stama (e propaganda) delle forze armate israeliane, cioè di uno dei due contendenti. Che per giunta – guarda caso – non vuole la presenza di giornalisti, così come da sempre non vuole l’Onu tra i piedi. Ora forse si capisce meglio cosa successe in realtà a Jenin, quando anche nostre balde giornaliste di parte si bevvero, e propinarono, la bella versione scodellata loro a botta calda da un ben preciso ufficiale portavoce dell’esercito. Ora non ne ricordo il nome, ma quanto prima tornerò su quella vergognosa vicenda.
In attesa dei giorno 20, giorno comunque fatidico se non altro perché si insedia Obama e in troppi sperano da lui l’impossibile, vi propongo dei reportage di una collega da Israele. Vi propongo i post della collega Barbara Schiavulli, de L’espresso, scritti per il suo blog. Barbara ha lavorato a lungo anche in Iraq per vari giornali dopo l’invasione angloamericana, quando i giornali preferivano non mandare i loro inviati per paura dei continui attentati e del pericolo di rapimenti.  Barbara è quindi una collega brava e coraggiosa, oltre che sempre molto informata specie per il Medio Oriente. Dopo l’invasione di Gaza è stata mandata in Israele, dove anche a lei è stato impedito di mettere piede nella disgraziata Striscia di Gaza. Ho deciso di dedicare una puntata alle sue annotazioni in Israele riguardo le cose che ha visto e vissuto.

BENVENUTA IN ISRAELE

1 gennaio 2009 – Non c’è niente da fare. Ci sono cose che non cambiano mai. Nemmeno le mie reazioni riescono ad essere più evolute di dieci, o cinque o due anni fa. Nemmeno di tre mesi fa. Arrivo all’aeroporto di Tel Aviv, con un volo Alitalia, come sempre in ritardo. Scendo, sono con un collega. Il sole filtra attraverso le grandi vetrate, c’è sempre un po’ di emozione a tornare in Israele. D’altra parte tutto è cominciato qui anche per me. Questo posto è stato lavoro, casa, amici, ho scritto i miei primi pezzi, ho raccontato le prime storie, ho visto persone morire, persone fuggire, persone scomparire. Ho conosciuto il dolore in questo posto. La rabbia. La rassegnazione. Mi sono imbattuta nella forza delle persone che affrontano la sofferenza, le loro vite fatte a pezzi. Quando vivevo a Gerusalemme, ho vissuto la sottile paura che ti accompagna quando sali su un autobus o ti fermi a fare uno spuntino in un bar. Ho imparato ad abituarmici come fa la gente che vive in situazioni estreme. Da una parte o dall’altra. Sono trascorsi anni e faccio a fatica a distinguere il dolore dei palestinesi da quello degli israeliani. Non riesco a essere di parte. Ricordo una ragazza di 19 anni che doveva sposarsi e invece è morta con il padre il giorno prima delle nozze, spazzata via da un kamikaze. Credo di non aver mai pianto tanto ad un funerale circondata dai parenti della ragazza che erano venuti per il matrimonio. “Tu sarai sempre la mia sposa”, disse il suo fidanzato mettendole l’anello sul panno di velluto che copriva il suo corpo devastato. Poche ore prima invece avevo visto morire un bambinetto palestinese colpito da un pezzo di cemento schizzato da una casa. Un carro armato israeliano stava sparando contro l’edificio per far uscire quattro militanti. Il bimbo che indossava una magliettina rossa è stato colpito in piena faccia. E’ rimasto un buco nero.
Insomma torno a oggi. Era solo per dire che questo è un posto che ho dentro. Con tutte le sue contraddizioni, con i suoi problemi, i suoi torti e le sue ragioni. Arrivo all’aeroporto, la ragazza del controllo passaporti guarda schifata il mio passaporto quasi nuovo. Ho solo tre timbri: Emirati Arabi Uniti, Afghanistan e Pakistan. Un attimo prima le ho chiesto con gentile fermezza di non mettermi il timbro israeliano. Altrimenti al mio ritorno dovrei rifare il passaporto, perché molti paesi arabi non ti lasciano entrare se hai un visto israeliano. Giusto o sbagliato che sia, questo è quanto. La ragazza, una ricciolina che vedrei meglio su un cubo in discoteca, che immersa nella sua divisa troppo stretta, chiama la sicurezza. Vorrei già cominciare a urlare.
Arriva un poliziotto, mi accompagna in una stanzetta e si dimentica di me. Accanto ho un ragazzetto svizzero che ha la mamma israeliana e la sorella che l’aspetta fuori, più in là c’è una ragazza bionda, probabilmente russa e uno con una giacca rossa firmata Ferrari dai tratti somatici che sembrano arabi. “E tu che ci fai qui? Perché sei pericoloso?”, dico al ragazzo, che andrebbe punito solo per la bruttezza delle scarpe. “Ho il timbro del marocco, ci sono andato in vacanza un paio di mesi fa”. Annuisco. Cavoli, un israeliano che va in vacanza in marocco. Molto pericoloso. “E tu?” mi chiede lui. “Sono una giornalista, capita spesso, soprattutto perché ho tanti visti di paesi arabi”. “Eh già – dice lui – questa è la democrazia israeliana, ma bisogna anche capire”. Capisco sul momento, ma dopo due ore non capisco più. “Mi scusi?”, mi affaccio e chiamo una poliziotta. “Stia seduta e aspetti il suo turno non vede che sto parlando con qualcun altro?”. Comincio a pensare che invece di arrabbiarmi forse dovrei chiamare l’ambasciata. Poi penso, cavoli e il primo dell’anno, non possono tirarla tanto per le lunghe. Neanche quella poliziotta può essere maleducata e prepotente come quasi sempre accade. Ovviamente sono solo ottimista. Scalpito. Sbuffo. Fumo. (non una sigaretta, dalle orecchie). Una piccola tv manda le immagini di Gaza. Dovrei essere già essere in albergo e pensare al da farsi. Invece sto qui. Tiro fuori un libro, mi metto a leggere. Piano piano tutti se ne vanno, arrivano altri.
“Venga”, mi dice una della sicurezza che mi porta in uno stanzino. “Dobbiamo farle qualche domanda”. “Ok”. “Vedo che è stata tante volte qua”. “Seguo questa zona”. “Ah si?”. “Già”. “E conosce persone suppongo”. “Qualcuna, sa faccio la giornalista”. “E per chi lavora? E da quando? E quanto resta, e dove andrà?, ha un tesserino? Non ne ho mai visto uno così”. Lo so, il tesserino dell’ordine dei giornalisti è un po’ ridicolo, ma è quello che passa il convento, per il resto, rispondo come posso, nel modo più vago possibile. “In quali paesi arabi è stata?”. “Tutti”. “Tutti quali?”. Sciorino un elenco, non mi ricordo neanche cosa ho mangiato ieri, figuriamoci dove sono stata catapultata negli ultimi anni. “Conosce qualcuno in quelle zone?”. “No parlo con le piante”.
“Intendo se ha amici”. “Non ho amici. Sono antipatica e asociale”. Mi chiede dove abito, il mio numero di telefono. “Sono qui solo per raccontare questa storia”. Quale storia? “Quello che sta succedendo a Gaza”. “Ah – dice lei – e ha intenzione di entrare?”. Quando apriranno entrerò con tutti i colleghi del resto del mondo. “Non lo sa che è zona militare e non si può entrare?”. Lo so, ma prima o poi apriranno. “Non credo”. Strabuzzo gli occhi. Ammetto di essere esausta. Ho fame. Le vetrate non filtrano più il sole, è buio. “Va bene può andare”. Mi alzo e aspetto la poliziotta maleducata che mi deve riportare il passaporto. “Va bene la lasciamo andare”, mi dice venendomi incontro. “naturalmente”, le rispondo io. “Naturalmente? Possiamo anche rispedirla indietro se vogliamo”. Fatelo. Rispeditemi.
Invece mi volto e vado verso l’uscita. Prendo un taxi, chiamo i miei amici israeliani per salutarli, chiamo i miei amici palestinesi per salutarli. Non voglio parlare di politica, voglio solo sapere come stanno. Arrivo a Gerusalemme, il tassista non è molto pratico, fa un giro lungo, non gli dico niente, mi godo la vista, mi lascio avvolgere dalla bellezza della Città Vecchia. Le guglie delle mura nascondono un tesoro di viuzze. Mi piace anche la parte ovest quella israeliana, da qualche parte c’è la mia vecchia casa. Arrivo in albergo. Non ho ancora cominciato a lavorare e già sto dando di matto. Meno male che Gerusalemme mi calma. Amo questa città. I visi conosciuti di quelli dell’albergo mi accolgono come una vecchia amica. “Appena abbiamo visto il casino, sapevamo che saresti arrivata, ma ci verrai mai qui una volta che non succede niente?”. Chissà se non succederà mai niente in questo posto. Chissà se si potrà morire di noia, di vecchiaia e di gentilezza? Da una parte e dall’altra.
TELEFONI E TRAMONTI

5 gennaio 2009 – Saluto un mio amico. Gli telefono, mi racconta che si e trasferito in a Tel Aviv, l’aria di Gerusalemme non trattiene i giovani. Troppe tensioni, troppi radicalismi, troppi problemi. La gente ha voglia di serate spensierate e di non pensare sempre alla politica che pende sulle loro teste. Non parliamo della situazione a Gaza, perché entrambi ci conosciamo da abbastanza tempo da sapere che non andiamo d’accordo. Ma si puo essere amici lo stesso. O per lo meno un tipo di amici. Decidiamo di vederci per un caffe quando scendo a tel aviv per delle interviste, ma mentre parliamo, arriva una telefonata. Anche se non capisco quasi niente, tranne che “si” e “si”, so che qualcosa sta accadendo. Torna con la voce un po’ mesta. “Niente caffe, sono stato appena richiamato in servizio, magari, invece, ti vedo a Gaza. Ma stai attenta, questa volta si fa sul serio”. In un attimo un ragazzo normale si trasforma in un soldato. Che si facesse sul serio non c’erano dubbi. Anche il fatto che i giornalisti siano tenuti fuori da quello che accade è significativo. Non era mai accaduto che il mondo restasse fuori. I tempi cambiano e quasi mai in meglio. Chiudo la telefonata, chiamo un altro amico, questa volta a Gaza. La sua voce è spezzata. Dice che vista la situazione sta bene, ma è molto preoccupato per i bambini, vogliono uscire a giocare e non riescono a capire che non si può. Ormai da giorni stanno tappati in casa e tremano quando sentono le esplosioni. Scherziamo sulle vacanze, mentre in sottofondo sento dei tonfi. Parliamo di tutto, tranne di quello che accade. Mi chiede dell’Italia, del Natale, di quello che ho fatto nell’ultimo viaggio in Pakistan, mi rendo conto di essere i suoi cinque minuti di evasioni. Per un attimo lo trascino fuori da Gaza, gli racconto dei regali di Natale, del pranzo, della mia famiglia, alcune cose le invento per renderle ancora piu belle e dall’altra parte del cellulare lo sento sorridere. Ci salutiamo, gli prometto di chiamarlo ancora, gli dico di salutarmi i bambini e di fare tanta attenzione. Chiudo. Ho la pelle d’oca. E’ uno dei pochi posti dove non sembrano esserci spiragli, da una parte un paese che fa credere ai suoi cittadini di volerli proteggere, e anche se credessi alle buone intenzioni, non credo sia tutto lì, soprattutto quando le guerre scoppiano sotto elezioni. Dall’altra un paese che indossa l’abito da vittima sempre e che lo giustifica per qualunque cosa. Se per una volta provassero a non guardare sempre indietro. Non so che dire, ogni volta che si da ragione ad uno, sembra si voglia dare torto all’altro. Ma qui non e cosi semplice. Non lo è affatto. Vado a vedere il tramonto sulla citta vecchia, l’unica cosa che gli uni e gli altri non si possono portare via.

SENZA TITOLO

5 Gennaio 2009 – Per noi giornalisti la guerra si vede da una collinetta di Sderot. Si lascia di poco la cittadina, si segue una strada deserta, poi si sale un piccolo mucchio di terra, quattro scalini e si raggiunge l’ombra di un albero. Ci sono due corde che reggono una tavola di legno che faceva da altalena. Doveva essere un bel posto per dondolarsi e perdersi in quell’orizzonte che sconfina nel mare calmo. Solo che tra il mare e noi c’è Gaza e colonne di fumo che si alzano verso il cielo.
Intorno decine di telecamere accese che puntano sull’unica cosa che possono vedere. Non si entra a Gaza, e gli israeliani, te lo dicono senza tanti problemi, non vogliono giornalisti dentro che si muovano senza controllo. Obiettivi tirati al massimo dunque, che sobbalzano al suono dell’artiglieria israeliana. Non arrivano le grida di dolore di Gaza, a pochi chilometri, ma qualche razzo non manca di atterrare nei campi aperti. La gente si butta nei rifugi, molti tremano di paura. Una donna piange e un’altra le accarezza il viso e cerca di rassicurarla.
Sono due mondi inconciliabili, sono le loro paure e le loro similitudini a dividerli. Mi chiedo perché io riesca a sentire l’orrore delle famiglie di Gaza e quello di Sderot, e loro non riescono a vedere quello dell’altro. Sanno solo rinfacciarsi accuse, torti, forse anche ragioni, ma non riescono a capire quanto il loro dolore sia simile alle loro paure. Nessuno come un residente di Sderot sa cosa significa vivere con un missile che vola sulla testa, nessuno come uno di Gaza sa cosa significa vivere un razzo che vola sulla testa. Ognuno chiede all’altro di fare il primo passo, ma in realtà nessuno si muove, si lasciano martoriare al cospetto della cattiva politica di entrambi i popoli, al cospetto dell’odio.
Ieri un palestinese mi ha detto “vogliono ucciderci tutti, per questo resistiamo”. Oggi un israeliano mi ha detto: “vogliono ucciderci tutti per questo ci difendiamo”. Stamattina a colazione un’israeliana mi ha detto: “un morto israeliano vale cento arabi, d’altra parte a loro non interessa morire, non soffrono, vogliono tutti diventare martiri, lo vediamo, lo dicono in continuazione”. Poco dopo un palestinese mi diceva che “non esistono israeliani innocenti perché sono tutti soldati pronti ad imbracciare un fucile per uccidere i palestinesi”. Fanno gli stessi discorsi. Sono tutti pronti a morire per questa terra maledetta, nessuno per dividerla pur di viverla.
LACCA E POLVERE DA SPARO
7 gennaio 2009 – Salgo su un taxi. L’autista con la kippa incollata alla testa guarda nello specchietto retrovisore e dopo aver capito che non parlo ebraico mi chiede di dove sono. Italiana. “Giornalista allora. Tutti gli stranieri in questo momento sono giornalisti”. E’ vero, almeno 500 stranieri scalpitano per entrare a Gaza. Ma la guerra sembra finita. O meglio dopo il colpo alla scuola delle Nazioni Unite e dopo l’annuncio che in questi dodici giorni sarebbero morti almeno 100 bambini e degli altri molti sarebbero ragazzini, qualcosa si è spezzato. Anche gli israeliani che hanno silenziosamente appoggiato questa invasione, alle parole “bambini morti”, storcono il naso.
Va bene difendersi, va bene fare piazza pulita, ma i bambini sono ancora bambini. Non per il mio tassista, almeno non all’inizio. “Quei terroristi usano i bambini come scudo. Noi dobbiamo difenderci e quei maledetti usano i bambini”. E’ vero, è orribile. Disumano. Ma sapere che un terrorista si nasconde dietro un bambino e uccidere lo stesso per far fuori il terrorista, mi suona alquanto difficile da digerire. Non riesco a vedere chi ha più pelo sullo stomaco tra chi mette un bambino in pericolo per proteggersi e chi spara sapendo che ci sono dei bambini, anche se le intenzioni sono di salvarne altri. E’ un po’ come per uccidere dei terroristi che hanno in mano degli ostaggi, si decidesse di fare fuori anche loro, così si è risolto il problema. Molti palestinesi sono ostaggio di Hamas. Sono in quella pentola a pressione che si chiama Gaza, una terra dove non si può fuggire, dove non si può pensare, dove non puoi prendere la macchina e trovare un’aiuola dove far giocare i tuoi bambini. E’ sabbia, polvere, macerie.
“Abbiamo lasciato le colonie di Gaza, potevano costruire case e lavorare. Potevano trasformare Gaza in un resort. Ma non hanno voluto”, dice il tassista e l’israeliano medio. E come si costruisce una Gaza felice dove un palestinese non può uscire neanche per farsi un esame medico? Frontiere chiuse. “Certo perché loro ci lanciano i razzi”. Non tutti lanciano i razzi, ma tutti vengono puniti e trattati come bambini cattivi. “Allora non c’è soluzione”. No, fino a che vi chiederete chi ha iniziato prima e chi deve smettere prima. E’ nato prima l’uovo o la gallina? Hanno sparato prima gli israeliani o i palestinesi?
Entro dal parrucchiere. Il solito degli ultimi 11 anni quando sono in Israele. Il parrucchiere non è mai un posto qualsiasi. E’ dove donne di ogni età e ceto si incontrano, si rilassano, scambiano due chiacchiere fra sconosciuti tra una spazzolata e il suono sordo del phon. Non è certo una sala universitaria traboccante di persone con un’opinione, ma è il posto dove ci si lascia trasportare dall’umore delle donne. Non tira una bell’aria. Ci sono tre signore, una di origine greca, un’altra polacca e un’altra russa. Due di loro hanno una certa età, l’altra è più giovane. I parrucchieri, rigorosamente uomini, ci portano tè e caffè, anche loro quando capiscono che non parlo ebraico, passano subito all’inglese, un po’ sdentato. Due signore hanno i figli al fronte e sono preoccupate, una si emoziona mentre lo dice e con delicatezza il parrucchiere le solleva la testa. “Ha solo 19 anni, il mio bambino”. Il bambino stringe tra le mani un m16 e probabilmente negli occhi conserverà l’orrore di quello che ha visto in questi giorni. Perché per quel poco che ho conosciuto i militari, non è vero che tutto scivola addosso, così come non è vero che “ai palestinesi non importa niente dei figli”. Non so quante volte ho sentito questa frase.
L’altra signora dice che suo figlio ha appena finito di studiare all’università, che entrerà a lavorare nello studio legale del padre. Mi dice che i suoi genitori sono arrivati qui dopo la seconda guerra mondiale, che della loro famiglia non era rimasto nessuno, erano stati tutti sterminati. “E’ un dolore che ti porti dentro anche se non lo hai vissuto, ti viene trasmesso, non so spiegare”. Ho una botta di cinismo e mi chiedo quando potrebbe guadagnare un analista in questa terra. E i bambini palestinesi morti? Le signore non rispondono come il tassista. “E’ una cosa orribile, se penso a quelle madri mi si stringe il cuore”, dice una, l’altra va oltre, “se penso che uno dei nostri figli tornerà con il peso di aver ucciso qualcuno, anche fosse solo un terrorista, sento già una parte di me morire”. L’altra annuisce. “Questa terra ci ha trasformato in carnefici, tutti quanti, che lo si faccia per difendersi o per resistere, non conta. Uccidere è uccidere”. Annuiscono ancora. “Dovremmo essere migliori, ma siamo intrappolati dal nostro volere e dal desiderio di sopravvivere e questo non può essere sbagliato, ma da qualche parte c’è un intoppo”. Scuotono le teste asciutte mentre una nuvola di lacca profumata addolcisce l’aria.
“Andiamo a casa ora, la televisione è sempre accesa, speriamo che tutto finisca presto, quando squilla il telefono, tremo per paura che mi dicano qualcosa di brutto”, dice una. “Lo so, sono venuta qui solo costringermi ad uscire di casa, stavo diventando matta”.
Domani forse si entra a Gaza. Era giugno l’ultima volta che ci sono stata. La jihad islamica lanciava i razzi, mai avrebbero pensato ad un risposta tanto dura. Immagino che le persone che intervistai non ci sono più, come la metà di quelle che ho tentato di rintracciare in questi giorni.
SENZA TITOLO
10 gennaio 2009 –  Stamattina leggevo i giornali a colazione in albergo. Un raggio di sole filtrava dai vetri annunciando che sarebbe stata una bella giornata. Tanto sto per partire. Un articolo mi ha colpito molto di un collega israeliano. Chiedeva che gli israeliani la smettessero con l’ipocrisia che hanno tentato di vendere al mondo in questi giorni. “Chiunque giustifica questa guerra giustifica tutti i suoi crimini. Chiunque la vede come una guerra difensiva, deve sopportare la responsabilità morale delle sue conseguenze. Tutti quelli che vogliono questa guerra e giustificano l’omicidio di massa che questa infligge, non ha alcun diritto di parlare di moralità e umanità” e ancora: “gli spariamo e poi piangiamo, li uccidiamo e poi ci lamentiamo, abbattiamo donne e bambini e poi cerchiamo di preservare la nostro dignità. Non funziona così, non si può uccidere e poi far entrare gli aiuti umanitari”.
Per il nostro collega israeliano è solo ipocrisia. La cosa che mi colpisce è quanto sia difficile in questo posto essere liberi di avere un’opinione. Se quello che è accaduto ora a Gaza fosse accaduto in Kashmir, o in Afghanistan o in Iraq, nessuno avrebbe protestato sulle nostre cronache. Qui invece ogni riga viene analizzata. Siamo stati messi sul confine a guardare questa guerra, su una collinetta con il binocolo, dove è vero non abbiamo potuto vedere i funerali dei bimbi morti, non abbiamo potuto vedere le donne fatti a pezzi, i ragazzi arrestati, legati, bendati e trascinati via dai soldati.
Non abbiamo potuto raccontare le mamme di Gaza che stringono i loro figli e li costringono a dormire in corridoio per paura di qualche proiettile vagante. Non abbiamo raccontato degli ospedali straripanti, della mancanza di sangue, di quelli che dovevano andare a fare la chemioterapia. Non abbiamo raccontato dei fratellini uccisi mentre giocavano. Delle case bombardate con la gente dentro. Non abbiamo raccontato delle urla di dolore, delle ossa che si sgretolano sotto il peso di un soffitto che crolla. Non abbiamo raccontato dei bambini che hanno visto morire i genitori, di quelli che hanno perso un braccio o una gamba. Non abbiamo raccontato il buio delle notti senza elettricità, la mancanza di cibo e di speranza. Neanche il terrore degli animali che tremavano sotto i bombardamenti. Quasi 900 morti. Quasi novecento storie.  Che non saranno mai raccontate, perché anche il giorno che entreremo, sarà troppo tardi.
Qualcosa è arrivato tramite le telecamere di Al Jazeera che era presente a Gaza al momento dell’attacco, ma quanti hanno abbandonato i canali locali per spostarsi di qualche pulsante per inorridire davanti alle loro immagini? Una collega ieri sera aveva gli occhi gonfi di lacrime mentre guardava le immagini che a spizzichi e bocconi arrivavano, ma che non vengono trasmesse, perché troppo crude, troppo scomode più per noi che per loro.
D’altra parte gli israeliani per giustificare una guerra possono anche avere le loro ragioni, ma noi per sostenerla o semplicemente per non dire nulla? Nessuna. Ho sempre pensato che se qualcuno di noi sapesse di qualcosa di orrendo che sta succedendo farebbe il diavolo a quattro per impedirlo, lo griderebbe con tutta la voce, fino a quando non fosse ascoltato. Poi penso al Rwanda, alla Somalia, al Sudafrica, al mio Iraq, abbandonato da quasi tutti i media italiani. La maggior parte della gente guarda e lascia che il tempo passi, un giorno chi avrà salvato qualcuno, diventerà un eroe, sarà uno dei “giusti” come accadde cinquant’anni fa in Europa quando nessuno voleva o riusciva a vedere.
La Torah, il libro sacro degli ebrei, dice che chi salva una vita, salva il mondo intero. Noi non riusciamo neanche a raccontare quello che succede a Gaza. Crediamo di essere migliori oggi, ma non riusciamo ancora a dire le cose come stanno. Noi giornalisti per primi, quelli che hanno il dovere di raccontare quello che accade. Chiudo con il nostro collega israeliano: “Chiunque sostiene la guerra, sostiene anche il terrore”. Qualsiasi siano le ragioni,

460 commenti
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  1. Anita
    Anita says:

    x VOX

    Lei ha scritto in plurale, se le ho dato da pensare e’ perche’ lo ha sempre pensato.
    So bene cosa dico, su questo forum e su quello di Bocca sono stata scorticata viva.
    Ero una spia, ero dell’ informazione segreta, una specie di Mata Hari….
    I signori sono ancora su questo blog, si sono ravveduti.

    Anita

  2. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Rabbi ma ti rendi conto, Geova ha parlato direttamente al tuo cuore e tu doverosamente da buon profeta ci illumini!

    cc

    Mi offende la faccia di berlusconi e allora che fç., impedisco la pubblicità elettorale, ma veramente rabbi te le vai proprio a cercare su questo Blog..!

  3. e la chiamano estate
    e la chiamano estate says:

    xCc
    Caro Rabbi
    Cosi come , non mi auguro una pubblicità con lo slogan “DIO C’E’ “,
    cosi come si vede spesso nelle autostrade del sud. Non so se mi spiego.A ognuno i cazzi suoi.

  4. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Anita,
    ci creda io meno le posso assicurare che si è trattato SOLO di un errore di battitura che non avevo riletto. U.

  5. e la chiamano estate
    e la chiamano estate says:

    xCc
    quello di Berlusconi è un esempio del cavolo.
    Mah, mi vien voglia di degradarti di nuovo. Ma un’altra chance te la dò. R

  6. Vox
    Vox says:

    Ero una spia, ero dell’ informazione segreta, una specie di Mata Hari
    @ Anita

    Non si e’ mai chiesta perche’ tanta gente abbia avuto questa opinione (giusta o sbagliata che sia)?

  7. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Caro rabbi,
    personalmente mi da fastido solo per il fatto che imbrattano muri e poi il contribuente paga per ripulirli!(sacrosanto principio contro gli imbrattatori di muri a gratis ,secondo morale corrente a meno che il senso estetico che so di Bisceglie dica il contarrio..)
    Diversamente mio caro o contestiamo del tutto la libertà di pubblicità (pagata) e con essa tutto il principio del Mercato ed ammettiamo che ..anche ….oppure ammettiamo che esiste una morale corrente storicamente determinata che chi detiene il potere… ed allora capisci che non c’è via di scampo!!
    Rabbi mi sorprendi proprio tu che mi rimproveravi di non volermi sporcare le mani , adessi mi cadi nel si è vero ci sono i principi universali senza tempo , ma poi sai …bisogna capire..ma anche…!

    Oppure e questo non lo so ,non mi sono ancora letto i “concordati” risulta che dire DIO non c’è è una bestemmia..allora la la legge è legge dicevano gli antichi “giureconsulti” o solo opportunità del momento?

    cc

  8. Vox
    Vox says:

    @ CC

    Se avessero permesso la pubblicita’ atea sui bus in Italia, giuro che avrei rivisto le mie opinioni sul nostro paese. Ma naturalmente una cosa del genere qui non e’ (ancora) possibile.

    Il lato positivo e’ che ci abbiano provato. Un tentativo oggi, uno domani, vedi che magari si fa breccia.

    Nemmeno il rifiuto della clinica di Udine a Eluana mi sorprende. Mi avrebbe sorpreso il contrario. Tranquilli, siamo in Italia! Tutto sempre come sempre!
    Vatikano eSSere organizzazione piu’ forte ke nostra Legge!
    Facciamogli un bell’embargo!

  9. Controcorrente
    Controcorrente says:

    rabbi, culi e tette esposte non offendono la morale corrente ..non più …mercanti e scribi possono fare i cazzi che vogliono all’interno del tempio e il Cristo viene definito un rivoluzionario solo perchè li prende a pedate?

    cc
    Chissa mai se è stato un episodio vero storicamente , tu che dici rabbi?

  10. e la chiamano estate
    e la chiamano estate says:

    xCc
    CaroRabbi, ti voglio portare io un esempio.
    Ieri o l’altro, ho scritto un post su due bambini che erano stati violentati dal padre e dal fratello, mi sembra a Como.
    Mi ero incazzato perchè il giudice aveva dato solo 16 anni al padre e 10 anni al fratello. Per me, sarebbe stato l’ergastolo più equo.
    Ora quei due bambini, cominciano a fare una pubblicità con le parole:-” Odiate vostro padre e vostro fratello”, e tu , la mattina quando vai al lavoro e la sera quando ritorni a casa, ti devi assorbire quella frase. Cheffai? Abbassi gli occhi, strappi quel cartello?Te ne fotti? Non so……illuminami, caro Rabbi. R

  11. Vox
    Vox says:

    @ CC
    Se non ci consentono la pubblicita’ sugli autobus, non possono impedircela sulle magliette! Bisogna scrivere all’associazione, magari possono riorientare i fondi dei cartelloni e dell’affitto degli spazi sui bus verso una produzione di T-shirt con lo stesso slogan.

  12. e la chiamano estate
    e la chiamano estate says:

    Si sulle magliette è possibile, si deve però avere anche un bel pò di coraggio. Si potrebbe venir presi a sputazzate in faccia, o magari a randellate. No……no, troppo pericoloso, e poi ci si troverebbe anche a disagio. Le occhiatacce, i sorrisi ironici, le beffe.
    Sai che ti dico, caro Vix, vai affantasca. R

  13. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Rabbi, ma sei veramente ispirato da Geova oggi con quel..

    insomma , la libertà si, ma non quella dell’indecenza. R

    il secondo passaggio pèotrebbe essere : “Avendo Stalin istituito una nuova religione di stato era legittimo secondo la morale corrente del proletariato vietare che sui tram di Mosca si scivesse Dio ti vede ,stalin no!

    cc

    ma veramente..!!!Qui si rifà la storia della morale…corrente!

  14. e la chiamano estate
    e la chiamano estate says:

    xCc
    Per quel che ne sò, i Russi, malgrado tutti e tutto, sono stati sempre molto religiosi, o no? R.

  15. Controcorrente
    Controcorrente says:

    rabbi, tempo perso in TV ,si vede di peggio…possibile che coscie aperte e seni sbattuti in faccia non ti offendano..!!
    sai come dicono (non io di certo)

    Businnes is businnes come i turisti del sesso …e quant’altro,ovvero vieni nei paradisi terrestri con sabbie bianche finissime ,pure raffreddate…ti facciamo avere la 14 enne in camera tutto riservato….senza fastidi di pubbliche indecenze!!!

    A casa puoi dire che il pellegrinaggio è riuscito benissimo…!

    cc

  16. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Figa e buchi del culo a pagamento a GOGO, purchè non si veda e no offenda…la morale pruriginosa dei benpensati…!!
    Riapriamo le case chiuse, più igiene,meno pericoli sulle strade,Poi magari “confesstevi” e lavate il peccato più vecchio del mondo!
    Picchiate pure le mogli in casa , ma per favore in silenzio e accertatevi che non gridino , poitreste beccarvi una denuncia dal vicino per schiamazzi…!!
    Avanti ,avanti c’è posto per tutti..nella casa della liberi…
    Pagate o tasse o anche pizzi noi incasseremop lo stesso , sempre tenendo ben fermi i nostri incrollabili concetti di morale …!!

    cc

  17. Anita
    Anita says:

    x VOX
    QUOTE:
    “Non si e’ mai chiesta perche’ tanta gente abbia avuto questa opinione (giusta o sbagliata che sia)?”
    ___________________________________

    Veramente NO.
    Dopo aver letto i primi blogs, 5 anni fa, non mi meraviglia piu’ niente.
    Lei fa propaganda pro palestinese e anti ebraica, io non ho mai pensato che lei sia un terrorista.
    Tra l’altro io mi limito a correggere la disinformazione palese sul mio Paese.

    Non avevo mai letto un forum, un bel giorno mi arrivarono articoli di un giornale, tra i links trovai L’Espresso forum, ci entrai per curiosita’, il mio italiano scritto era scarso, leggendo le baggianate scritte decisi di mettere un post…
    Il giorno dopo mi trovai una valanga di post con insulti fuori dalla mia immaginazione.

    Che fare? Lasciar perdere o continuare?
    Trovai che non ero sola, c’era il Signor P. allora molto cauto, c’era un chirurgo di sinistra, ma solo il fatto che sono cittadini americani non erano ben visti ed erano insultati a iosa.
    Il chirurgo se ne ando’, (siamo ancora in corrispondenza) il Sig. P. resto’ ed inzio’ a rispondere con meno tatto.
    Ecco la storia…in breve.

    Happy now?

    Anita

  18. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Uccidete,razziate,stuprate, perchè vostro sarà il “regno dei Cieli!

    Basta solo essere a posto non con la propria coscienza,ma con quella del geova che va di moda!
    Se però lo bestemmiate(disconescendolo) non riconoscendolo sarete fin da subito puniti,non avete neanche bisogno di attendere la dannazione eterna ,che ad un “assaggino” provvederemo Noi su questa terra!

    cc

  19. Sisko
    Sisko says:

    Noto che la trasmissione di Santoro di ieri sera ha creato un certo subbublio nell’ambiente politico e nell’opinione pubblica. Lungi da me l’idea di fare il “tifo” per una o l’altra parte: i morti sono morti ed io auspicherei che i responsabili dell’una e dell’altra parte potessero essere trascinati davanti ai giudici. Senza ecludere da questi processi quanti procacciano loro le armi. Secondo me il pubblico non era preparato a vedere quel piccolo campione di macelli nonchè di stragi, da qui l’indignazione. Ma che cosa hanno fatto vedere fino ad ora gli organi di disinformazione raiset? Come, “c’era troppo squilibrio”? Ma come si fa ad “equilibrare” i petardi degli imbecilli di Hamas, o le pietre dei ragazzini palestinesi, con una delle più potenti armate della terra? Ma che relazione di equilibrio ci può essere quando da una parte ci sono più di mille morti e dall’altra uno? Per ammettere l’uso da parte di Israele di bombe al fosforo, queste sono prima dovute piovere in testa all’Onu. Mentre tutti i grandi della terra si girano impacciati da un’altra parte. La penso come quella giornalista israeliana presente alla trasmissione: siamo tutti un po’ assassini.

  20. e la chiamano estate
    e la chiamano estate says:

    x222xCc
    ti capisco, ma son sempre cazzi loro, non TUTTI sono cosi.

    il 223 te lo potevi risparmiare. Rabbi non sei più ,e questa volta senza ripensamenti e definitivamente.

    Il problema è solo uno. Non si può offendere nell’intimo la gente con un categorico “Dio mon c’è”. Se per te Dio non c’è ,son cazzi tuoi, non miei.
    Ed è per me molto strano , che gente cosi sensibile alla morte di un bambino Palestinese , attenti alla morte e alla mortificazione delle persone cercando di toglierle la fede, che per molti, checchè se ne dica è un sostegno nella vita. R

  21. Sylvi
    Sylvi says:

    Su Eluana ha ragione Uroburo che Roma è potente, ma Tondo è un figlio di…Berlusconi!
    Sta seduto su due sedie: visita Eluana e il papà, proclama che questa è una questione privata fra Clinica ed Englaro, la Regione non c’entra, ma la clinica “chiede tempo”…..

    Vedremo se lo Studio legale con le contropalle cui si è affidato papà Englaro la farà finire così…
    Comunque una comunità civile e politica che non rispetta le sue leggi, da …buttare a mare!

    Esprimo anche la mia opinione sullo spot ateo di Genova.

    Ne farei una questione di ennesima maleducazione e mancanza di rispetto civico, come certi spot dei Gay pride, la preghiera ostentata dei mussulmani davanti alle Chiese.

    Se diciamo peste e corna di chi ci governa non per questo è giusto offendere il Parlamento sia come luogo fisico che come simbolo. Dentro ci sta la “nostra libertà costituzionale”.

    Decisamente mi sento fuori dal coro!

    Sylvi

  22. e la chiamano estate
    e la chiamano estate says:

    xSisko
    gli imbecilli a lungo andare possono diventare anche molto pericolosi. Ne conviene?

  23. e la chiamano estate
    e la chiamano estate says:

    Ah Sylvi…..Sylvi, finalmente, ti aspettavo con ardore.

    Ma tu oramai, quando pensi a me, pensi al gobbodi Roma. Ciao

  24. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Scuola di profeti N 1 esercitazione N1 Prove tecniche di trasmissione ..!!

    Oh com’è bello profetar…!

    Ma quando toccherà a Voi ,
    non venite a piangere sulle mie spalle.
    Tutto quanto avrete voi fatto al prossimo
    si riverserà nelle voster case e sui vostri figli..

    Non servirà allora dire..
    Mah me l’aha detto il il prete ,il rabbino,il talebano..
    che ero assolto…

    Pietà ,non avevo inteso..
    Come disse un antico poeta..
    Anche se voi vi credete assolti…
    Siete per sempre coinvolti…

    Non cercate pietà..
    voi che avete sempre fatto dei conti..
    I conti si pagano con gli interessi…
    Come voi avete sempre detto…

    No, non cercate la giustizia e la pietà..
    Almeno qui…
    Vi aspetto ..!

    In fondo è persin facile fare il profeta…!
    anche con qualche aiutino,ma questa dovete capire che è solo una scuola primaria..

    cc

  25. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Cara Sylvi ,
    “fuori dal coro”,
    ma di quale “parlamento” parli e di quale costituzione vai cianciando a proposito del dire DIO NON ESISTE.

    Sinceramente credo che uno come il sottoscritto mai e poi mai avrebbe finanziato alcunchè ,prima del diniego, poi ti posso personalmente anche dire che coloro che hanno promosso l’iniziativa si aspettavano il divieto..

    Come ben sai chi di spada ferisce …

    cc

  26. e la chiamano estate
    e la chiamano estate says:

    E poi sarebbe interessante sapere, dove credono di andare a parare, quale sarebbe lo scopo ultimo di chi ha interesse ad una vasta pubblicità del “Dio non c’è”.
    Sarebbe interessante saperne di più. R

  27. e la chiamano estate
    e la chiamano estate says:

    x232
    Ora ho capito. A tentoni hanno cercato di vedere fino a qual punto sarebbero potuti arrivare. Interessante.
    Un pò come gli Hamas, non credi?
    Stupidi gli uni e gli altri.

  28. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Rabbi troppo facile,

    ma se per me Dio c’è cosa cacchio vuoi mai che me ne freglhi di leggere su un’autobus che non c’è !
    CAZZI di chi ha speso i soldi…
    A meno che beh..veramente ci sono fedi traballanti ..se basta un Autobus per offendersi…!

    cc

    Veramente da un Rabbi non mi sarei mai aspettata una scivolata sul banale…devi riprendere gli studi..!

  29. marco tempesta
    marco tempesta says:

    E poi sarebbe interessante sapere, dove credono di andare a parare, quale sarebbe lo scopo ultimo di chi ha interesse ad una vasta pubblicità del “Dio non c’è”. R.
    ———————
    Semplice: lo scopo ultimo è salvare l’umanità da chi la spinge a guerre fratricide in nome di un Dio, qualsiasi esso sia.
    Il problema è che le masse, condizionate dai soliti profittatori o dai soliti fanatici, agiscono senza capire quello che fanno ed è facile spingerle al sacrificio di sè, quando si mostra loro una ricompensa grandiosa. Altrimenti, col cavolo che andavano a fare i kamikaze o a morire per la religione!

  30. e la chiamano estate
    e la chiamano estate says:

    Bè, adesso è ora di andare,sambaaaaaaaaaaaaaaaa e cha cha cha mi aspettano. Mi auguro buon divertimento, fino allo “scopo” finale,
    Ahahahahahhhahh, ciao,ciao–..

  31. Sylvi
    Sylvi says:

    caro cc,

    già che scrivi poesie ” da scuola primaria” ,sulle quali io avrei parecchio da dire…perchè non conta solo la forma e la metrica ma conta “l’emozione” del pensiero che si esprime…ho l’impressione che tu abbia scopiazzato!!

    Intendevo paragonare il Parlamento, per chi ci crede, con le Chiese, per chi ci crede.
    Le Chiese non sono proprietà del Papa o dei Sacerdoti…che passano,… sono proprietà della Civiltà, sono espressione storica e culturale, sono spesso grandi opere d’arte che onorano i nostri Artisti e la nostra Cultura.
    Io credo nel Parlamento, per ciò che significa e nella Chiesa per lo stesso motivo.

    PRETENDO rispetto per Entrambi!

    Il Bus: perchè c’è necessità di dare dell”imbecille” all’utente credente e pagante?
    Suvvia. Hai presente quei bambini sui tre-quattro anni ai quali spieghi che non è elegante dire parolacce e loro, con sorriso sfrontato e l’occhio furbo: merdacazzostronzo, merdacazzostronzo… basta ignorarli, non sono ancora cittadini coscienti…ma diventati adulti dovrebbero smettere!!!

    Sylvi

  32. marco tempesta
    marco tempesta says:

    da una nota ANSA sulle condizioni per il cessate-il-fuoco a Gaza:
    “…Hamas vuole una conferenza per la ricostruzione della Striscia di Gaza e spera di recitarvi un ruolo chiave. ”
    ————-
    Vi dice niente?
    Non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere.

  33. Sylvi
    Sylvi says:

    sempre per cc,

    simbolo del Parlamento della Patrie dal Friùl ( 1070-1797) è il noce, cantato anche da Giosuè Carducci.
    Là, sotto le fronde di un noce che cresceva nella piazza del Comune, si riunivano i capifuoco (capifamiglia) per amministrare la politica e la giustizia!
    Poi vennero i palazzi, ma il noce è ancora l’archetipo della civitas, per i friulani.
    I ragazzi rubano le noci, non mettono in discussione il noce!

    mandi sylvi

  34. Anita
    Anita says:

    X VOX

    Lei ha postato la riunione pro Israele a NY.

    Come mai le e’ scappato questo?

    Questa è piazza Montecitorio, la piazza del Parlamento Italiano: si vede il Palazzo in fondo alla piazza e davanti moltissime bandiere israeliane.
    Questo è accaduto mercoledì 14 gennaio, dalle 18:30 alle 21:30. Quello che non riuscite vedere in questa foto, invece, è il numero straordinario e la varietà di parlamentari, circa 100 dei vari schieramenti politici……..

    http://www.informazionecorretta.com/comuni/php/file_get.php?

    Anita

  35. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Cara Sylvi,
    e chi mai ha pensato di proporre qualcosa di poeticamente serio…!
    Manco l’endecasillabo sciolto…mica faccio il poeta…e poi la metrica oddio…no mia cara sulla mia tomba non mi aspetto certo “poesie” nè di essere sepolto con corone di alloro in testa …..devo ancora decidere tra una lapide in bianco o un’urna cineraria…..(deciderà il costo calcolato con il sistema dell’interesse composito..)
    Era una banalissima esercitazione come ben dichiarato in premessa.
    Se vuoi da brava prof, puoi aggiustarla ..rispettando il contenuto ,ovviamente…chissà che non ne venga fuori qualcosa di serio…

    E chi diavolo vuoi mai che offenda più i Padri della Patria, di chi seduto sullo scranno di un parlamento(pure ministro) ha dichiarato che Lui con il tricolore ci si pulisce il culo…!

    Suvvia Sylvi , tanto ardore è sospetto a questo punto…
    A meno che tu ti riferisca ad una patria che io non ho avuto modo di conoscere…
    In questo caso è un’altro discorso..!!

    cc

  36. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Israele e gli Stati Uniti vogliono invece che l’Anp di Abu Mazen assuma la guida della ricostruzione, il cui costo, secondo stime preliminari da parte palestinese, dovrebbe ammontare a più di 1,4 miliardi di dollari.
    —————
    1,4 miliardi di dollari, a quanti dissalatori equivalgono?
    Risolvere la crisi dell’acqua in Palestina con un impianto idrico collegato ai dissalatori, costerebbe forse più che distruggere e ricostruire?
    Si spendono soldi per ricostruire ciò che si distrugge, affinchè chi dovrà ricostruire si riempia le tasche di soldi. Copione già visto in Iraq. Come si fa a non sospettare che l’invasione sia stata voluta proprio per causare una distruzione sulla quale lucrare? E’ stata la mia prima ipotesi, che non credo sia l’unica valida, ma avrà certamente un suo grande peso in tutta la questione.
    Io sono e resto dell’opinione che, in Medioriente, le peggiori ipotesi abbiano sempre il loro saldo fondamento.

  37. marco tempesta
    marco tempesta says:

    The advancing troops came under fire from fighters from Hamas and other Palestinian factions positioned on rooftops and balconies, said the BBC’s Rushdi Abualouf.
    —————
    Questa non l’ho capita.
    Sparano dai balconi e dai tetti. Quali speranze hanno di sopravvivere? Inevitabilmente i carri israeliani butteranno giù il palazzo, uccidendoli tutti. Che modo è di fare guerriglia?

  38. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Da Al-Jazeera:
    …”Since Israel started its bombardment of Gaza, 1,133 Palestinians have been killed and more than 5,200 wounded, according to Gaza medics.
    At least 346 children are among the dead.

    Israel says 10 Israeli soldiers and three civilians have been killed in the same period, and an Israeli government spokesman indicated that the end of the three-week-old offensive may be close.
    ————-
    1133 morti palestinesi contro 10 israeliani, di cui solo due o tre ammazzati direttamente dai miliziani di Hamas.
    Com’è possibile una roba del genere?

  39. Sylvi
    Sylvi says:

    caro cc,

    nemmeno io rivolto la frittata come te!

    Bossi passa, l’Idea del Parlamento resta.
    Mussolini è passato, l’Idea del Parlamento è rimasta, come il ricordo di Matteotti, come il ricordo di Allende, il ricordo di Re JuanCarlos che difende il Parlamento.
    E non farmi andare in Grecia o a Roma Antica, o altrove.

    Con il post 240 ti ho spiegato da dove viene questa idea di Patria con il significato alto di Cives.

    Poi. Dio è sputacchiato ogni giorno, la famiglia è a rotoli, la patria è una parolaccia….che temi, quattro “beghine” ignoranti come me????

    Mai mi permetterei di manipolare l’opera poetica di qualcuno che, comunque, esprime il suo sentire, per chi mi hai preso?

    …..sacre le reliquie renda
    dall’insultar de’ nembi e dal profano piede del vulgo,
    e serbi un sasso il nome…. U.F.

    Che c’entra l’interesse composito?
    Spero che i tuoi figli abbiano più rispetto e amore per il tuo passaggio sulla terra!

    Sylvi

  40. Uroburo
    Uroburo says:

    E’ ormai cosa notoria che le guerre, e le grandi catastrofi naturali, sono lucrose occasioni per far denaro. Le ricostruzioni costano e c’è sempre qualcuno, ad esempio tutti noi con le tasse, che paga. Ma c’è anche qualcuno che ricostruisce ed incassa valanghe di soldi, per lo più a prezzi gonfiati perchè la fretta abolisce i controlli.
    E’ l’economia dei disastri, diventata prassi corrente in Usaegetta da tempo.
    Il che dimostra che ormai l’economia capitalistica funziona solo sullo spreco. Forse Marx non aveva torto a dire che questo sistema, così profondamente bacato e patologico, è destinato ad una decadenza che potrebbe non essere più così lunga come si poteva pensare ancora vent’anni fa. Il capitalismo ha enormemente accorciato i tempi perchè per questo sistema produttivo il tempo è denaro; correre diventa quindi un’attività economica.
    Ma non si fa una guerra del genere per ricostruire nè per il gas del Mediterraneo. La ragione è diversa ed è la totale supremazia d’Issraele (cioè dell’Occidente) nell’area. Poi verrà l’economia.
    Forse Giovanni Vaschi potrà farci sopra qualche riflessione. U.

  41. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Cara Sylvi,

    i miei figli, se mai dovranno ,penso che debbano avere il rispetto e l’amore che io mi sono “guadagnato” nei loro confronti in vita e non per il fatto esclusivo di essere il loro padre naturale.
    Spero almeno di poter aver dato loro il minimo di cognizioni necessarie per poter esprimere in serenità il loro giudizio.

    Dio è sputacchiato , chi lo sputacchia?(anche qui quale Dio , se penso al nostro, meglio sarebbe dire chi sputacchia Cristo?).

    La famiglia è sputacchiata …chi sputacchia la famiglia…?

    La Patria è una parolaccia? No,per me non è una parolaccia,è un concetto ….!

    Mussolini è passato ,(certo) ma Lui il Parlamento nè ha fatto bivacco per i suoi manipoli…

    L’interesse composto(non composito) mi è scappato il tasto /anche se esiste pure quello composito….Il debitore, infatti, ricevendo una somma di denaro, si impegna a pagare una somma superiore a quella ricevuta. La differenza costituisce l’interesse, che viene solitamente calcolato in percentuale sulla somma prestata. Tale percentuale costituisce il tasso di interesse. Il tasso d’interesse è variabile anche in funzione della moneta di riferimento, del rischio connesso alla solvibilità del debitore e della lunghezza del periodo di riferimento.

    Oltre che dalla percentuale, i tassi d’interesse sono caratterizzati dal cosiddetto regime di capitalizzazione degli interessi, che può essere semplice o composto. Se la durata del prestito è superiore al periodo di tempo per cui l’interesse viene conteggiato, si parla di tasso di interesse composto, perché vengono conteggiati nel calcolo dell’interesse finale anche gli interessi parziali già maturati per ogni periodo…..

    Questo è il calcolo che bisogna fare per non caricare i figli di ulteriori pagamenti, nel caso di “funerali particolarmente onerosi”nel caso non si sia provveduto in precedenza…

    sai com’è oggi non si può neanche più morire senza aver doverosamente contratto un mutuo…!!

    Allende e Matteotti sono morti ovviamente per essere scivolati dalle scale di parlamenti violati da masnade di Eroi al grido di mene frego..!!

    Senti facciamo una cosa ,andiamo a spiegare il concetto di Cives a gratis in giro per L’Italia,se tu dici che mi segui ,io vado avanti per primo !
    Appuntamento : Roma 30 Gennaio ore 09,00 sede della camera dei Deputati!
    Prima passiamo a prendere un cappuccino al bar..dell’angolo , offro io ..!

    cc

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