In attesa di sapere se davvero Olmert attaccherà anche l’Iran ecco i racconti di una brava inviata in Israele
Non so se l’Israele bombarderà davvero l’Iran il giorno 20, schiaffeggiando così pubblicamente e clamorosamente anche Obama nel giorno del suo insediamento alla Casa Bianca. Il governo israeliano è ormai fuori controllo, condotto da omuncoli come Olmert capaci di lucrare perfino sugli orfani gonfiando le note spese dei viaggi sta spingendo il suo Paese in un tunnel sempre più buio, ma sa che può contare su gran parte dell’opinione pubblica occidentale grazie all’ignoranza in cui è tenuta dalla propaganda dei mass media, che quando si tratta di Israele di informazione ne fanno meno che mai. Tant’è che tutti si bevono la balla dei civili usati come scudi umani dagli stessi palestinesi, balla inventata per tentare di giustificare l’ignobile mattanza e pulizia etnica in corso nella Striscia di Gaza. Che sia una balla lo dimostra sia la mancanza di ribellione dei civili contro Hamas – e anzi anche Al Fatah, cioè gli uomini di Abu Mazen, ora combatte affianco ad Hamas! – e sia il fatto che si tratta di affermazioni dell’ufficio stama (e propaganda) delle forze armate israeliane, cioè di uno dei due contendenti. Che per giunta – guarda caso – non vuole la presenza di giornalisti, così come da sempre non vuole l’Onu tra i piedi. Ora forse si capisce meglio cosa successe in realtà a Jenin, quando anche nostre balde giornaliste di parte si bevvero, e propinarono, la bella versione scodellata loro a botta calda da un ben preciso ufficiale portavoce dell’esercito. Ora non ne ricordo il nome, ma quanto prima tornerò su quella vergognosa vicenda.
In attesa dei giorno 20, giorno comunque fatidico se non altro perché si insedia Obama e in troppi sperano da lui l’impossibile, vi propongo dei reportage di una collega da Israele. Vi propongo i post della collega Barbara Schiavulli, de L’espresso, scritti per il suo blog. Barbara ha lavorato a lungo anche in Iraq per vari giornali dopo l’invasione angloamericana, quando i giornali preferivano non mandare i loro inviati per paura dei continui attentati e del pericolo di rapimenti. Barbara è quindi una collega brava e coraggiosa, oltre che sempre molto informata specie per il Medio Oriente. Dopo l’invasione di Gaza è stata mandata in Israele, dove anche a lei è stato impedito di mettere piede nella disgraziata Striscia di Gaza. Ho deciso di dedicare una puntata alle sue annotazioni in Israele riguardo le cose che ha visto e vissuto.
BENVENUTA IN ISRAELE
1 gennaio 2009 – Non c’è niente da fare. Ci sono cose che non cambiano mai. Nemmeno le mie reazioni riescono ad essere più evolute di dieci, o cinque o due anni fa. Nemmeno di tre mesi fa. Arrivo all’aeroporto di Tel Aviv, con un volo Alitalia, come sempre in ritardo. Scendo, sono con un collega. Il sole filtra attraverso le grandi vetrate, c’è sempre un po’ di emozione a tornare in Israele. D’altra parte tutto è cominciato qui anche per me. Questo posto è stato lavoro, casa, amici, ho scritto i miei primi pezzi, ho raccontato le prime storie, ho visto persone morire, persone fuggire, persone scomparire. Ho conosciuto il dolore in questo posto. La rabbia. La rassegnazione. Mi sono imbattuta nella forza delle persone che affrontano la sofferenza, le loro vite fatte a pezzi. Quando vivevo a Gerusalemme, ho vissuto la sottile paura che ti accompagna quando sali su un autobus o ti fermi a fare uno spuntino in un bar. Ho imparato ad abituarmici come fa la gente che vive in situazioni estreme. Da una parte o dall’altra. Sono trascorsi anni e faccio a fatica a distinguere il dolore dei palestinesi da quello degli israeliani. Non riesco a essere di parte. Ricordo una ragazza di 19 anni che doveva sposarsi e invece è morta con il padre il giorno prima delle nozze, spazzata via da un kamikaze. Credo di non aver mai pianto tanto ad un funerale circondata dai parenti della ragazza che erano venuti per il matrimonio. “Tu sarai sempre la mia sposa”, disse il suo fidanzato mettendole l’anello sul panno di velluto che copriva il suo corpo devastato. Poche ore prima invece avevo visto morire un bambinetto palestinese colpito da un pezzo di cemento schizzato da una casa. Un carro armato israeliano stava sparando contro l’edificio per far uscire quattro militanti. Il bimbo che indossava una magliettina rossa è stato colpito in piena faccia. E’ rimasto un buco nero.
Insomma torno a oggi. Era solo per dire che questo è un posto che ho dentro. Con tutte le sue contraddizioni, con i suoi problemi, i suoi torti e le sue ragioni. Arrivo all’aeroporto, la ragazza del controllo passaporti guarda schifata il mio passaporto quasi nuovo. Ho solo tre timbri: Emirati Arabi Uniti, Afghanistan e Pakistan. Un attimo prima le ho chiesto con gentile fermezza di non mettermi il timbro israeliano. Altrimenti al mio ritorno dovrei rifare il passaporto, perché molti paesi arabi non ti lasciano entrare se hai un visto israeliano. Giusto o sbagliato che sia, questo è quanto. La ragazza, una ricciolina che vedrei meglio su un cubo in discoteca, che immersa nella sua divisa troppo stretta, chiama la sicurezza. Vorrei già cominciare a urlare.
Arriva un poliziotto, mi accompagna in una stanzetta e si dimentica di me. Accanto ho un ragazzetto svizzero che ha la mamma israeliana e la sorella che l’aspetta fuori, più in là c’è una ragazza bionda, probabilmente russa e uno con una giacca rossa firmata Ferrari dai tratti somatici che sembrano arabi. “E tu che ci fai qui? Perché sei pericoloso?”, dico al ragazzo, che andrebbe punito solo per la bruttezza delle scarpe. “Ho il timbro del marocco, ci sono andato in vacanza un paio di mesi fa”. Annuisco. Cavoli, un israeliano che va in vacanza in marocco. Molto pericoloso. “E tu?” mi chiede lui. “Sono una giornalista, capita spesso, soprattutto perché ho tanti visti di paesi arabi”. “Eh già – dice lui – questa è la democrazia israeliana, ma bisogna anche capire”. Capisco sul momento, ma dopo due ore non capisco più. “Mi scusi?”, mi affaccio e chiamo una poliziotta. “Stia seduta e aspetti il suo turno non vede che sto parlando con qualcun altro?”. Comincio a pensare che invece di arrabbiarmi forse dovrei chiamare l’ambasciata. Poi penso, cavoli e il primo dell’anno, non possono tirarla tanto per le lunghe. Neanche quella poliziotta può essere maleducata e prepotente come quasi sempre accade. Ovviamente sono solo ottimista. Scalpito. Sbuffo. Fumo. (non una sigaretta, dalle orecchie). Una piccola tv manda le immagini di Gaza. Dovrei essere già essere in albergo e pensare al da farsi. Invece sto qui. Tiro fuori un libro, mi metto a leggere. Piano piano tutti se ne vanno, arrivano altri.
“Venga”, mi dice una della sicurezza che mi porta in uno stanzino. “Dobbiamo farle qualche domanda”. “Ok”. “Vedo che è stata tante volte qua”. “Seguo questa zona”. “Ah si?”. “Già”. “E conosce persone suppongo”. “Qualcuna, sa faccio la giornalista”. “E per chi lavora? E da quando? E quanto resta, e dove andrà?, ha un tesserino? Non ne ho mai visto uno così”. Lo so, il tesserino dell’ordine dei giornalisti è un po’ ridicolo, ma è quello che passa il convento, per il resto, rispondo come posso, nel modo più vago possibile. “In quali paesi arabi è stata?”. “Tutti”. “Tutti quali?”. Sciorino un elenco, non mi ricordo neanche cosa ho mangiato ieri, figuriamoci dove sono stata catapultata negli ultimi anni. “Conosce qualcuno in quelle zone?”. “No parlo con le piante”.
“Intendo se ha amici”. “Non ho amici. Sono antipatica e asociale”. Mi chiede dove abito, il mio numero di telefono. “Sono qui solo per raccontare questa storia”. Quale storia? “Quello che sta succedendo a Gaza”. “Ah – dice lei – e ha intenzione di entrare?”. Quando apriranno entrerò con tutti i colleghi del resto del mondo. “Non lo sa che è zona militare e non si può entrare?”. Lo so, ma prima o poi apriranno. “Non credo”. Strabuzzo gli occhi. Ammetto di essere esausta. Ho fame. Le vetrate non filtrano più il sole, è buio. “Va bene può andare”. Mi alzo e aspetto la poliziotta maleducata che mi deve riportare il passaporto. “Va bene la lasciamo andare”, mi dice venendomi incontro. “naturalmente”, le rispondo io. “Naturalmente? Possiamo anche rispedirla indietro se vogliamo”. Fatelo. Rispeditemi.
Invece mi volto e vado verso l’uscita. Prendo un taxi, chiamo i miei amici israeliani per salutarli, chiamo i miei amici palestinesi per salutarli. Non voglio parlare di politica, voglio solo sapere come stanno. Arrivo a Gerusalemme, il tassista non è molto pratico, fa un giro lungo, non gli dico niente, mi godo la vista, mi lascio avvolgere dalla bellezza della Città Vecchia. Le guglie delle mura nascondono un tesoro di viuzze. Mi piace anche la parte ovest quella israeliana, da qualche parte c’è la mia vecchia casa. Arrivo in albergo. Non ho ancora cominciato a lavorare e già sto dando di matto. Meno male che Gerusalemme mi calma. Amo questa città. I visi conosciuti di quelli dell’albergo mi accolgono come una vecchia amica. “Appena abbiamo visto il casino, sapevamo che saresti arrivata, ma ci verrai mai qui una volta che non succede niente?”. Chissà se non succederà mai niente in questo posto. Chissà se si potrà morire di noia, di vecchiaia e di gentilezza? Da una parte e dall’altra.
TELEFONI E TRAMONTI
5 gennaio 2009 – Saluto un mio amico. Gli telefono, mi racconta che si e trasferito in a Tel Aviv, l’aria di Gerusalemme non trattiene i giovani. Troppe tensioni, troppi radicalismi, troppi problemi. La gente ha voglia di serate spensierate e di non pensare sempre alla politica che pende sulle loro teste. Non parliamo della situazione a Gaza, perché entrambi ci conosciamo da abbastanza tempo da sapere che non andiamo d’accordo. Ma si puo essere amici lo stesso. O per lo meno un tipo di amici. Decidiamo di vederci per un caffe quando scendo a tel aviv per delle interviste, ma mentre parliamo, arriva una telefonata. Anche se non capisco quasi niente, tranne che “si” e “si”, so che qualcosa sta accadendo. Torna con la voce un po’ mesta. “Niente caffe, sono stato appena richiamato in servizio, magari, invece, ti vedo a Gaza. Ma stai attenta, questa volta si fa sul serio”. In un attimo un ragazzo normale si trasforma in un soldato. Che si facesse sul serio non c’erano dubbi. Anche il fatto che i giornalisti siano tenuti fuori da quello che accade è significativo. Non era mai accaduto che il mondo restasse fuori. I tempi cambiano e quasi mai in meglio. Chiudo la telefonata, chiamo un altro amico, questa volta a Gaza. La sua voce è spezzata. Dice che vista la situazione sta bene, ma è molto preoccupato per i bambini, vogliono uscire a giocare e non riescono a capire che non si può. Ormai da giorni stanno tappati in casa e tremano quando sentono le esplosioni. Scherziamo sulle vacanze, mentre in sottofondo sento dei tonfi. Parliamo di tutto, tranne di quello che accade. Mi chiede dell’Italia, del Natale, di quello che ho fatto nell’ultimo viaggio in Pakistan, mi rendo conto di essere i suoi cinque minuti di evasioni. Per un attimo lo trascino fuori da Gaza, gli racconto dei regali di Natale, del pranzo, della mia famiglia, alcune cose le invento per renderle ancora piu belle e dall’altra parte del cellulare lo sento sorridere. Ci salutiamo, gli prometto di chiamarlo ancora, gli dico di salutarmi i bambini e di fare tanta attenzione. Chiudo. Ho la pelle d’oca. E’ uno dei pochi posti dove non sembrano esserci spiragli, da una parte un paese che fa credere ai suoi cittadini di volerli proteggere, e anche se credessi alle buone intenzioni, non credo sia tutto lì, soprattutto quando le guerre scoppiano sotto elezioni. Dall’altra un paese che indossa l’abito da vittima sempre e che lo giustifica per qualunque cosa. Se per una volta provassero a non guardare sempre indietro. Non so che dire, ogni volta che si da ragione ad uno, sembra si voglia dare torto all’altro. Ma qui non e cosi semplice. Non lo è affatto. Vado a vedere il tramonto sulla citta vecchia, l’unica cosa che gli uni e gli altri non si possono portare via.
SENZA TITOLO
5 Gennaio 2009 – Per noi giornalisti la guerra si vede da una collinetta di Sderot. Si lascia di poco la cittadina, si segue una strada deserta, poi si sale un piccolo mucchio di terra, quattro scalini e si raggiunge l’ombra di un albero. Ci sono due corde che reggono una tavola di legno che faceva da altalena. Doveva essere un bel posto per dondolarsi e perdersi in quell’orizzonte che sconfina nel mare calmo. Solo che tra il mare e noi c’è Gaza e colonne di fumo che si alzano verso il cielo.
Intorno decine di telecamere accese che puntano sull’unica cosa che possono vedere. Non si entra a Gaza, e gli israeliani, te lo dicono senza tanti problemi, non vogliono giornalisti dentro che si muovano senza controllo. Obiettivi tirati al massimo dunque, che sobbalzano al suono dell’artiglieria israeliana. Non arrivano le grida di dolore di Gaza, a pochi chilometri, ma qualche razzo non manca di atterrare nei campi aperti. La gente si butta nei rifugi, molti tremano di paura. Una donna piange e un’altra le accarezza il viso e cerca di rassicurarla.
Sono due mondi inconciliabili, sono le loro paure e le loro similitudini a dividerli. Mi chiedo perché io riesca a sentire l’orrore delle famiglie di Gaza e quello di Sderot, e loro non riescono a vedere quello dell’altro. Sanno solo rinfacciarsi accuse, torti, forse anche ragioni, ma non riescono a capire quanto il loro dolore sia simile alle loro paure. Nessuno come un residente di Sderot sa cosa significa vivere con un missile che vola sulla testa, nessuno come uno di Gaza sa cosa significa vivere un razzo che vola sulla testa. Ognuno chiede all’altro di fare il primo passo, ma in realtà nessuno si muove, si lasciano martoriare al cospetto della cattiva politica di entrambi i popoli, al cospetto dell’odio.
Ieri un palestinese mi ha detto “vogliono ucciderci tutti, per questo resistiamo”. Oggi un israeliano mi ha detto: “vogliono ucciderci tutti per questo ci difendiamo”. Stamattina a colazione un’israeliana mi ha detto: “un morto israeliano vale cento arabi, d’altra parte a loro non interessa morire, non soffrono, vogliono tutti diventare martiri, lo vediamo, lo dicono in continuazione”. Poco dopo un palestinese mi diceva che “non esistono israeliani innocenti perché sono tutti soldati pronti ad imbracciare un fucile per uccidere i palestinesi”. Fanno gli stessi discorsi. Sono tutti pronti a morire per questa terra maledetta, nessuno per dividerla pur di viverla.
LACCA E POLVERE DA SPARO
7 gennaio 2009 – Salgo su un taxi. L’autista con la kippa incollata alla testa guarda nello specchietto retrovisore e dopo aver capito che non parlo ebraico mi chiede di dove sono. Italiana. “Giornalista allora. Tutti gli stranieri in questo momento sono giornalisti”. E’ vero, almeno 500 stranieri scalpitano per entrare a Gaza. Ma la guerra sembra finita. O meglio dopo il colpo alla scuola delle Nazioni Unite e dopo l’annuncio che in questi dodici giorni sarebbero morti almeno 100 bambini e degli altri molti sarebbero ragazzini, qualcosa si è spezzato. Anche gli israeliani che hanno silenziosamente appoggiato questa invasione, alle parole “bambini morti”, storcono il naso.
Va bene difendersi, va bene fare piazza pulita, ma i bambini sono ancora bambini. Non per il mio tassista, almeno non all’inizio. “Quei terroristi usano i bambini come scudo. Noi dobbiamo difenderci e quei maledetti usano i bambini”. E’ vero, è orribile. Disumano. Ma sapere che un terrorista si nasconde dietro un bambino e uccidere lo stesso per far fuori il terrorista, mi suona alquanto difficile da digerire. Non riesco a vedere chi ha più pelo sullo stomaco tra chi mette un bambino in pericolo per proteggersi e chi spara sapendo che ci sono dei bambini, anche se le intenzioni sono di salvarne altri. E’ un po’ come per uccidere dei terroristi che hanno in mano degli ostaggi, si decidesse di fare fuori anche loro, così si è risolto il problema. Molti palestinesi sono ostaggio di Hamas. Sono in quella pentola a pressione che si chiama Gaza, una terra dove non si può fuggire, dove non si può pensare, dove non puoi prendere la macchina e trovare un’aiuola dove far giocare i tuoi bambini. E’ sabbia, polvere, macerie.
“Abbiamo lasciato le colonie di Gaza, potevano costruire case e lavorare. Potevano trasformare Gaza in un resort. Ma non hanno voluto”, dice il tassista e l’israeliano medio. E come si costruisce una Gaza felice dove un palestinese non può uscire neanche per farsi un esame medico? Frontiere chiuse. “Certo perché loro ci lanciano i razzi”. Non tutti lanciano i razzi, ma tutti vengono puniti e trattati come bambini cattivi. “Allora non c’è soluzione”. No, fino a che vi chiederete chi ha iniziato prima e chi deve smettere prima. E’ nato prima l’uovo o la gallina? Hanno sparato prima gli israeliani o i palestinesi?
Entro dal parrucchiere. Il solito degli ultimi 11 anni quando sono in Israele. Il parrucchiere non è mai un posto qualsiasi. E’ dove donne di ogni età e ceto si incontrano, si rilassano, scambiano due chiacchiere fra sconosciuti tra una spazzolata e il suono sordo del phon. Non è certo una sala universitaria traboccante di persone con un’opinione, ma è il posto dove ci si lascia trasportare dall’umore delle donne. Non tira una bell’aria. Ci sono tre signore, una di origine greca, un’altra polacca e un’altra russa. Due di loro hanno una certa età, l’altra è più giovane. I parrucchieri, rigorosamente uomini, ci portano tè e caffè, anche loro quando capiscono che non parlo ebraico, passano subito all’inglese, un po’ sdentato. Due signore hanno i figli al fronte e sono preoccupate, una si emoziona mentre lo dice e con delicatezza il parrucchiere le solleva la testa. “Ha solo 19 anni, il mio bambino”. Il bambino stringe tra le mani un m16 e probabilmente negli occhi conserverà l’orrore di quello che ha visto in questi giorni. Perché per quel poco che ho conosciuto i militari, non è vero che tutto scivola addosso, così come non è vero che “ai palestinesi non importa niente dei figli”. Non so quante volte ho sentito questa frase.
L’altra signora dice che suo figlio ha appena finito di studiare all’università, che entrerà a lavorare nello studio legale del padre. Mi dice che i suoi genitori sono arrivati qui dopo la seconda guerra mondiale, che della loro famiglia non era rimasto nessuno, erano stati tutti sterminati. “E’ un dolore che ti porti dentro anche se non lo hai vissuto, ti viene trasmesso, non so spiegare”. Ho una botta di cinismo e mi chiedo quando potrebbe guadagnare un analista in questa terra. E i bambini palestinesi morti? Le signore non rispondono come il tassista. “E’ una cosa orribile, se penso a quelle madri mi si stringe il cuore”, dice una, l’altra va oltre, “se penso che uno dei nostri figli tornerà con il peso di aver ucciso qualcuno, anche fosse solo un terrorista, sento già una parte di me morire”. L’altra annuisce. “Questa terra ci ha trasformato in carnefici, tutti quanti, che lo si faccia per difendersi o per resistere, non conta. Uccidere è uccidere”. Annuiscono ancora. “Dovremmo essere migliori, ma siamo intrappolati dal nostro volere e dal desiderio di sopravvivere e questo non può essere sbagliato, ma da qualche parte c’è un intoppo”. Scuotono le teste asciutte mentre una nuvola di lacca profumata addolcisce l’aria.
“Andiamo a casa ora, la televisione è sempre accesa, speriamo che tutto finisca presto, quando squilla il telefono, tremo per paura che mi dicano qualcosa di brutto”, dice una. “Lo so, sono venuta qui solo costringermi ad uscire di casa, stavo diventando matta”.
Domani forse si entra a Gaza. Era giugno l’ultima volta che ci sono stata. La jihad islamica lanciava i razzi, mai avrebbero pensato ad un risposta tanto dura. Immagino che le persone che intervistai non ci sono più, come la metà di quelle che ho tentato di rintracciare in questi giorni.
SENZA TITOLO
10 gennaio 2009 – Stamattina leggevo i giornali a colazione in albergo. Un raggio di sole filtrava dai vetri annunciando che sarebbe stata una bella giornata. Tanto sto per partire. Un articolo mi ha colpito molto di un collega israeliano. Chiedeva che gli israeliani la smettessero con l’ipocrisia che hanno tentato di vendere al mondo in questi giorni. “Chiunque giustifica questa guerra giustifica tutti i suoi crimini. Chiunque la vede come una guerra difensiva, deve sopportare la responsabilità morale delle sue conseguenze. Tutti quelli che vogliono questa guerra e giustificano l’omicidio di massa che questa infligge, non ha alcun diritto di parlare di moralità e umanità” e ancora: “gli spariamo e poi piangiamo, li uccidiamo e poi ci lamentiamo, abbattiamo donne e bambini e poi cerchiamo di preservare la nostro dignità. Non funziona così, non si può uccidere e poi far entrare gli aiuti umanitari”.
Per il nostro collega israeliano è solo ipocrisia. La cosa che mi colpisce è quanto sia difficile in questo posto essere liberi di avere un’opinione. Se quello che è accaduto ora a Gaza fosse accaduto in Kashmir, o in Afghanistan o in Iraq, nessuno avrebbe protestato sulle nostre cronache. Qui invece ogni riga viene analizzata. Siamo stati messi sul confine a guardare questa guerra, su una collinetta con il binocolo, dove è vero non abbiamo potuto vedere i funerali dei bimbi morti, non abbiamo potuto vedere le donne fatti a pezzi, i ragazzi arrestati, legati, bendati e trascinati via dai soldati.
Non abbiamo potuto raccontare le mamme di Gaza che stringono i loro figli e li costringono a dormire in corridoio per paura di qualche proiettile vagante. Non abbiamo raccontato degli ospedali straripanti, della mancanza di sangue, di quelli che dovevano andare a fare la chemioterapia. Non abbiamo raccontato dei fratellini uccisi mentre giocavano. Delle case bombardate con la gente dentro. Non abbiamo raccontato delle urla di dolore, delle ossa che si sgretolano sotto il peso di un soffitto che crolla. Non abbiamo raccontato dei bambini che hanno visto morire i genitori, di quelli che hanno perso un braccio o una gamba. Non abbiamo raccontato il buio delle notti senza elettricità, la mancanza di cibo e di speranza. Neanche il terrore degli animali che tremavano sotto i bombardamenti. Quasi 900 morti. Quasi novecento storie. Che non saranno mai raccontate, perché anche il giorno che entreremo, sarà troppo tardi.
Qualcosa è arrivato tramite le telecamere di Al Jazeera che era presente a Gaza al momento dell’attacco, ma quanti hanno abbandonato i canali locali per spostarsi di qualche pulsante per inorridire davanti alle loro immagini? Una collega ieri sera aveva gli occhi gonfi di lacrime mentre guardava le immagini che a spizzichi e bocconi arrivavano, ma che non vengono trasmesse, perché troppo crude, troppo scomode più per noi che per loro.
D’altra parte gli israeliani per giustificare una guerra possono anche avere le loro ragioni, ma noi per sostenerla o semplicemente per non dire nulla? Nessuna. Ho sempre pensato che se qualcuno di noi sapesse di qualcosa di orrendo che sta succedendo farebbe il diavolo a quattro per impedirlo, lo griderebbe con tutta la voce, fino a quando non fosse ascoltato. Poi penso al Rwanda, alla Somalia, al Sudafrica, al mio Iraq, abbandonato da quasi tutti i media italiani. La maggior parte della gente guarda e lascia che il tempo passi, un giorno chi avrà salvato qualcuno, diventerà un eroe, sarà uno dei “giusti” come accadde cinquant’anni fa in Europa quando nessuno voleva o riusciva a vedere.
La Torah, il libro sacro degli ebrei, dice che chi salva una vita, salva il mondo intero. Noi non riusciamo neanche a raccontare quello che succede a Gaza. Crediamo di essere migliori oggi, ma non riusciamo ancora a dire le cose come stanno. Noi giornalisti per primi, quelli che hanno il dovere di raccontare quello che accade. Chiudo con il nostro collega israeliano: “Chiunque sostiene la guerra, sostiene anche il terrore”. Qualsiasi siano le ragioni,
Gaza: Hamas avrebbe accettato tregua 14 gen 15:17 Esteri
IL CAIRO – Secondo quanto riferito alle agenzie di stampa da fonti egiziane il movimento fondamentalista palestinese Hamas avrebbe accettato la proposta egiziana per un cessate il fuoco con Israele nella Striscia di Gaza.
x Peter
Just for a giggle….
http://johntreed.com/DailyMail.html
Anita
x Pino,
scusi non mi ero accorta che aveva cambiato l’articolo.
A.
“Chiunque sostiene la guerra, sostiene anche il terrore”. Qualsiasi siano le ragioni,
Tutti quelli che vogliono questa guerra e giustificano l’omicidio di massa che questa infligge, non ha alcun diritto di parlare di moralità e umanità” e ancora: “gli spariamo e poi piangiamo, li uccidiamo e poi ci lamentiamo, abbattiamo donne e bambini e poi cerchiamo di preservare la nostro dignità. Non funziona così, non si può uccidere e poi far entrare gli aiuti umanitari”.
… La follia in mano acchi ha venduto o perso ai dadi la Coscenza!!
Dio Non esiste!!! Esistono i criminali israeliani genocidi.
Faust
x Pino
In attesa di sapere se davvero Olmert attaccherà anche l’Iran
… prima di farlo, il mossad organizzera un tremendo attentato, non so di che natura e forma… daranno la colpa all Iran e in attese delle investigazioni x cercare il colpevole, bombarderanno quelle centrali nucleari iraniane… eppoi… eppoi eppoi…. ciao Pino, mi sono iscritto questa mattina al corso di informatica, due gg alla settimana x 3 mesi… comincia lunedi 19
Faust
Allarme SPAM filo-israeliano
di Richard Silverstein
Il ministro degli Esteri israeliano sta organizzando dei volotari per inondare i siti informative con commenti e propaganda pro-israele.
guardian.co.uk
La brigata Hasbara colpisce ancora! Abbiamo sempre sentito parlare dei tentativi di Israele di manipolare i media[…] Ora veniamo a sapere che il ministro degli Esteri di Israele in persona sta orchestrando uno sforzo propagandistico atto a inondare i website con argomentazioni e informazione pro-israele.
Un lettore del mio blog ha ricevuto un email che documenta sia il progetto che l’agenzia che lo ha originato. La sollecitazione a diventare un “volontario per i media” pro-israele include anche una lista dei media che il ministero [israeliano] vorrebbe venissero attaccati con commenti pro-israele:
Ecco l’e-mail in questione:
“Cari amici,
Noi deteniamo la supremazia militare, eppure non riusciamo a vincere la battaglia sui media internazionali. Abbiamo bisogno di guadagnare tempo affinche’ questa battaglia abbia successo e il meno che possiamo fare e’ dedicare qualche minuto in piu’ all’internet. Il ministro degli Esteri [di Israele] sta facendo grandi sforzi per bilanciare i media, ma sappiamo tutti che e’ una battaglia di numeri. Piu’ post mandiamo su blog, forums, ecc., piu’ e’ probabile che ci guadagnamo sentimenti positivi.
Il ministero degli esteri mi ha pregato di creare una network di volontari che siano disposti a contribuire a questo sforzo. Se aderisci, riceverai un messaggio quotidiano con un pacchetto di media e di bersagli [a cui indirizzarti]. Se desideri partecipare, per favore rispondi a questa e-mail”.
***
L’amico che aveva ricevuto questo messaggio, ha risposto e ha ricevuto questo comunicato ufficiale dal ministero con indicazioni sull’operazione Piombo Fuso che il volontario dovra’ usare nella sua propaganda.
Ecco i siti-bersaglio identificati: the Times, the Guardian, Sky News, BBC, Yahoo!News, Huffington Post, the Dutch Telegraaf, assieme ad altri siti in olandese, spagnolo, tedesco e francese, considerati troppo critici sull’invasione.
Qui a Siettle 500 attivisti per la pace hanno organizzato una protesta. Il giorno dopo, il comunicato quotidiano del ministero [di Israele] ha fatto in modo che i volontari commentassero [negativamente] la protesta sul Seattle Post Intelligencer. La traccia per i commenti e’ piena di tematiche tipiche dello spam “Hasbara” che distorce l’equilibrio e il tono della discussione coi suoi argomenti programmati.
Ecco come un coordinatore del ministero degli esteri [di Israele] descrive un incontro a livello governativo:
“Salve a tutti,
Oggi ho partecipato a una riunione al ministero degli Esteri e sono stato molto lieto di sentire che i sondaggi mostrano che la posizione di Israele su internet sta migliorando di giorno in giorno. Vuol dire che tutti voi state facendo un buon lavoro! Siamo preocupati per le opinioni pubbliche prevenute in Europe, percio’ concentratevi sui media europei.
Cosa potete fare per aiutarci?
– Identificate I “campi di battaglia” su internet nelle diverse lingue e fatemelo sapere;
– Commentate/postate sui link della lista e su altri; potete usare il materiale indicato qui sotto;
– Scrivete agli autori e agli editori. Identificatevi come residenti locali;
– Coinvolgete gli amici in questa attivita’.”
***
Quest’altro messaggio serve da incoraggiamento agli attivisti pro-isrele nel loro lavoro:
“I governi del mondo portano ancora pazienza con l’operazione giustificata [sic!] di Israele contro Gaza. L’opinione pubblica, d’altro canto, e’ quanto meno impaziente. Si chiudera’ questo distacco? Lo fa sempre.
E’ nostro compito spostare l’opinione pubblica che si riversa su internet, evitando o almeno minimizzando le sanzioni dei leader mondiali. Abbiamo bisogno di guadagnare tempo affinche’ l’operazione abbia successo”.
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Oltre alle argomentazioni da usare, i volontari pro-israele ricevono dal ministero materiali da linkare ai loro commenti, come ad esempio i seguenti siti filo-israeliani:
Bicom.org.uk/
Aish HaTorah’s What Really Happened in the Middle East
YouTube video: Amid Gaza violence, Israeli and Palestinian doctors save baby’s life –
CNN’s Amanpour interviews Tzipi Livni
Military incursion should be seen as part of War on Terror
Blog from Southern Israel, Morit Rozen
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Ricordate quando il dipartimento della Difesa pagava le compagnie di Pubbliche Relazioni e I giornali dell’Iraq per “spiegare” la posizione di israele ai media mondiali? Queste compagnie PR hanno anche cercato di infiltrare notizie favorevoli ai militari USA nei giornali americani. Ci fu una sollevazione generale contro questa manipolazione dei media. Vediamo se succede lo stesso in questo caso.
Il ministero degli Esteri non dovrebbe passarla liscia su questo. Puo’ darsi che veda questo spam come un tentativo di “spiegare” la posizione di Israele ai media internazionali, ma io lo vedo come un cinico modo di inondare il web con spazzatura favorevole, nel vano tentativo di capovolgere l’opinione pubblica verso Israele. Non solo tutto questo rende un cattivo servigio a Israele, ma macchia ogni altro tentativo legittimo di spiegarsi, poiche’ nessuno credera’ mai a una sola parola[…]
http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2009/jan/09/israel-foreign-ministry-media
…da una parte un paese che fa credere ai suoi cittadini di volerli proteggere, e anche se credessi alle buone intenzioni, non credo sia tutto lì, soprattutto quando le guerre scoppiano sotto elezioni. Dall’altra un paese che indossa l’abito da vittima sempre e che lo giustifica per qualunque cosa. Se per una volta provassero a non guardare sempre indietro. Non so che dire, ogni volta che si da ragione ad uno, sembra si voglia dare torto all’altro. Ma qui non e cosi semplice. Non lo è affatto.
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No comment, specie per la prima frase, ma anche per l’ultima.
Il sistema di organizzare reti di volontari che facciano da troll su quanti piu’ siti e blog possibile, come descritto nel post 5 [disturbando le discussioni, deviandole, disinformando e controinformando], non e’ un’invenzione solo israeliana, ma e’ da decenni applicato largamente anche dagli Usa.
Quando su un blog, forum o quant’altro appaiono commenti che battono sempre sugli stessi tasti, senza alcuna ragionevolezza, oppure insulti ai forumisti, o altro, si puo’ dire con ragionevole certezza di essere in presenza di un volontario filo-qualcosa, o come si chiama in gergo informatico, un TROLL.
…Piu’ post mandiamo su blog, forums, ecc., piu’ e’ probabile che ci guadagnamo sentimenti positivi.
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L’ho detto io, che questi si son bevuti il cervello!
Sentimenti positivi… e quando mai hanno contato qualcosa, per chi comanda? Stavolta sono andati oltre il ‘punto di catastrofe’ dell’omonima curva, tant’è che persino Fatah, avversaria, si sta accorpando ad Hamas. Ammenocchè gli israeliani non stiano cercando qualcosa o qualcuno in particolare.
x Vox:
chi pensa di poter influenzare gli eventi semplicemente entrando a dar fastidio in un blog, è uno che non ha capito niente, per il semplice fatto:
1 – Chi ha preso decisioni di belligeranza le ha prese a (sua) ragion veduta, ovvero con uno scopo preciso e quindi non si lascia influenzare.
2 – L’opinione pubblica può dire e pensare quello che vuole, ma quando i rapporti di forza sono esuberanti da parte dell’avversario, non ha alcuna influenza sulle decisioni, vedi la faccenda Tibet e Birmania, come anche negli anni ’70 Cile ed Argentina.
Per cui, l’opinione pubblica può contare se agisce all’interno della nazione, ma non se viene dall’esterno. Ne deriva che per il Troll è tutta fatica sprecata.
BASTA. E’ ORA DI BOICOTTARE
di Naomi Klein
Parte I
The Guardian
Il modo migliore di far cessare la sanguinosa occupazione è di colpire Israele con lo stesso tipo di movimento che mise fine all’apartheid in Sudafrica
È giunto il momento. Era giunto già da un bel po’. La migliore strategia per far cessare la sempre più sanguinosa occupazione israeliana di Gaza è quella di rendere Israele il bersaglio di quel tipo di movimento mondiale che mise fine all’apartheid in Sudafrica…
«Il boicottaggio del Sudafrica riuscì, ma Israele oggi è trattato coi guanti bianchi. […] Questo sostegno internazionale a Israele deve cessare».
Ogni giorno che passa i bombardamenti di Gaza convincono sempre più persone a dedicarsi alla causa del BDS, anche fra gli Ebrei israeliani. Tanto che, ad aggressione ormai iniziata, 500 Israeliani, tra i quali anche decine di noti artisti e studiosi, hanno mandato una lettera agli ambasciatori stranieri in Israele, nella quale invocano «l’adozione di immediate misure e sanzioni restrittive», richiamandosi esplicitamente alla lotta contro l’apartheid…
Le sanzioni economiche sono lo strumento più efficace dell’arsenale non violento: rinunciarvi è quasi come rendersi complici. Espongo ora le quattro principali obiezioni alla strategia BDS, corredate di controargomentazioni. (continua)
BASTA. E’ ORA DI BOICOTTARE
di Naomi Klein
Parte II
Il mondo ha già usato ciò che si suole chiamare «impegno costruttivo». Che è miseramente fallito. Fin dal 2006 Israele ha costantemente inasprito le sue azioni criminali, allargando gli insediamenti coloniali, lanciando una scandalosa guerra contro il Libano, e imponendo una punizione collettiva a Gaza con un brutale embargo. Malgrado questo inasprimento, Israele non ha subìto alcuna misura punitiva, anzi è accaduto il contrario. Le armi e i tre miliardi di dollari di aiuti all’anno che gli Stati Uniti mandano a Israele sono soltanto la punta dell’iceberg. Durante questo periodo cruciale, Israele ha decisamente migliorato le proprie relazioni diplomatiche, culturali e commerciali con parecchi altri alleati. Per esempio, nel 2007 Israele divenne il primo paese al di fuori dell’America Latina a stipulare accordi di libero scambio con il blocco del Mercosur. Nei primi nove mesi del 2008, le esportazioni verso il Canada sono aumentate del 45 percento. C’è poi un nuovo accordo con l’Ue finalizzato a raddoppiare le esportazioni israeliane di alimenti confezionati. E a dicembre i ministri europei hanno «aggiornato» l’accordo di associazione Ue-Israele, che Gerusalemme desiderava da tempo.
È in questo contesto che i leader israeliani hanno dato inizio all’ultima guerra: sapevano di non dover sostenere alcun prezzo. È interessante infine notare come dopo più di sette giorni dall’inizio della guerra, il principale indice azionario della Borsa di Tel Aviv sia salito del 10,7 percento. Quando la carota non funziona, è il momento di usare il bastone.
Israele non è il Sudafrica
Certo che no. Ma il modello sudafricano è rilevante perché prova che la tattica del BDS può dare risultati quando falliscono le misure più blande, come le proteste, le petizioni, le azioni di lobbying. E in più ci sono rimandi profondamente angoscianti all’apartheid nei territori occupati: le carte d’identità e permessi di viaggio classificati secondo il colore della pelle, le case spianate dalle ruspe e gli sgomberi forzati, le strade accessibili ai soli coloni. Ronnie Kasrils, eminente politico sudafricano, disse che la segregazione che aveva visto in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza era «infinitamente peggiore dell’apartheid». Questo nel 2007, prima che Israele cominciasse la sua guerra totale contro quel carcere a cielo aperto che è Gaza.
Perché isolare proprio Israele, quando gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e altri paesi occidentali fanno la stessa cosa in Iraq e Afghanistan?
Il boicottaggio non è un dogma: è una tattica. Il motivo per cui si dovrebbe provare questa strategia è pratico: con un paese così piccolo, che fa affidamento sul commercio, potrebbe funzionare davvero. (continua)
IL CAIRO – Il movimento integralista di Hamas ha accettato la proposta egiziana per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Lo ha detto all’ANSA una fonte egiziana informata.
Hamas ha accettato la proposta egiziana dopo tre giorni di consultazioni al Cairo tra Hamas e il capo dei servizi segreti egiziani, Omar Suleiman. L’Egitto – ha detto la fonte egiziana – domani informerà Israele della decisione di Hamas. In mattinata due componenti della delegazione di Hamas, provenienti da Damasco, erano partiti per la capitale siriana, mentre altri tre dello stesso movimento, arrivati da Gaza, erano rimasti al Cairo.
BASTA. E’ ORA DI BOICOTTARE
di Naomi Klein
Parte III
[…]non appena si dà il via a una strategia di boicottaggio, il dialogo si intensifica enormemente. L’argomento secondo cui i boicottaggi ci separano l’uno dall’altro è particolarmente ingannevole visto l’assortimento di tecnologia informatica a basso costo che abbiamo a portata di mano…
E adesso molti fieri sionisti potrebbero ribattere: non è forse vero che molti di questi giocattoli tecnologici provengono dai laboratori di ricerca israeliani, leader mondiali nella tecnologia dell’informazione? Certamente, non tutti però. Alcuni giorni dopo che era cominciata l’aggressione di Israele a Gaza, Richard Ramsey, direttore generale di un’azienda britannica di telecomunicazioni specializzata in servizi di voice-over-internet, ha inviato un’email alla MobileMax, ditta israeliana che opera nel campo della tecnologia, che diceva: «In seguito alla recente azione del governo israeliano, non desideriamo più porre in essere relazioni d’affari con Voi o con altre imprese israeliane».
Ramsey dice che la sua decisione non è politica: è solo che non voleva perdere clienti. «Non ci possiamo permettere di perdere nessuno dei nostri clienti», spiega, «si tratta soltanto di una difesa commerciale». Fu questo tipo di freddo calcolo affaristico che spinse molte aziende a ritirarsi dal Sudafrica vent’anni fa. Ed è questo tipo di calcolo che ci dà una plausibile speranza di rendere finalmente giustizia alla Palestina.
Naomi Klein
http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2009/jan/10/naomi-klein-boycott-israel
VATTIMO: “NON ACQUISTIAMO PRODOTTI IMPORTATI DA ISRAELE”
di GIOVANNA CAVALLI
Corriere.it
Gianni Vattimo, filosofo.
Che pensa della proposta di boicottare i negozi dei commercianti ebrei?
«Messa così non va bene. Io non ce l’ ho con gli ebrei, ma con Israele tutto. Perciò avrebbe più senso bloccare le importazioni da lì».
Non a Roma o in Italia, quindi, ma direttamente all’ origine. «Certo. Poiché c’ è differenza tra razzismo e antisionismo, anche se il nostro presidente della Repubblica lo ignora. Tra l’ altro il mondo è pieno di ebrei antisionisti. Ma torniamo al punto».
Che farebbe lei?
«Un’ associazione mi ha mandato per email un elenco di aziende che importano certe merci da Israele. Con accluso un modulo da consegnare ai supermercati in cui si spiega perché ci si rifiuta di comprare certi prodotti. Ecco, questo lo farei di corsa, mi sembra una delle iniziative più pacifiche e civili che si possano prendere».
E perché non lo fa?
«Perché non faccio io la spesa. Oppure bisognerebbe procurarsi missili più efficaci dei Qassam e portarli laggiù, ma mi pare più complesso. In queste settimane peraltro mi sono convinto ancor di più di una cosa».
Dica.
«Che non ho nessuna ragione al mondo per sostenere lo Stato di Israele. Se non che esiste e per ciò stesso non va distrutto. Sebbene sia dal 1948 che ignora le indicazioni dell’ Onu. Per quanto pure molti ebrei starebbero meglio senza».
ink: http://archiviostorico.corriere.it/2009/gennaio
Caro Vox, ecco che si ritorna al mio tanto vituperato boicottaggio, come arma efficace. Lo dico io, motivandolo, e mi si dice che sono fesserie inapplicabili; lo dice Naomi Klein ed è Vangelo.
L’importante è che si cominci a far ricorso in maniera più sistematica a questo tipo di protesta.
dice sempre la giornalista:
…Poi penso al Rwanda, alla Somalia, al Sudafrica, al mio Iraq, abbandonato da quasi tutti i media italiani.
————–
Già…
PALESTINA, TRA BOICOTAGGIO E SOCIALISMO
di GIANLUCA BIFOLCHI
Sono pienamente convinto dell’opportunità e persino dell’obbligo morale di attuare il boicottaggio contro Israele in tutte le forme consentite alla società civile, il che, per lo più, riguarda la libertà di scelta del consumatore e il suo impegno a non acquistare merci israeliane. Ma il boicottaggio del Sudafrica ebbe successo quando le iniziative della società civile si videro affiancate dalle sanzioni commerciali attuate dai governi in ottemperanza a chiare indicazioni delle Nazioni Unite. E ciò accadde quando la realtà abietta dell’apartheid non poté più essere negata. Con il conflitto israelo-palestinese, invece, dopo sessanta anni di flagranti violazioni dei diritti nazionali dei palestinesi e crimini contro l’umanità da parte di Israele, non siamo ancora riusciti ad andare oltre la circolazione privata delle informazioni riguardanti i codici a barre delle merci di provenienza israeliana….
Quando vedo la felicità del ministro degli esteri ombra italiano, Piero Fassino, nel partecipare al giorno dello “zionist pride”, in pieno massacro di palestinesi in corso, e vedo il suo impegno a strappare applausi alla platea con gli stessi argomenti di un politico statunitense invitato a parlare da un podio di AIPAC, mi chiedo se non dovremmo riconoscere come nella sfera pubblica, semmai, in questi anni abbiamo assistito ad una forte perdita di terreno…
Se volessimo dare un terreno più solido al tentativo di aiutare i palestinesi, anche rimanendo convinti della necessità del boicottaggio, io inviterei a riflettere a quale sarebbe la situazione oggi se dieci o quindici nazioni di una certa importanza, anche se non necessariamente del G8, agissero come il Venezuela di Hugo Chavez, operando attivamente per isolare internazionalmente Israele. Le sanzioni a quel punto, se fossero ancora necessarie, non sarebbero che il logico corollario di una politica basata su principi di decenza, che non permetterebbe a Israele di farsi passare per vittima, come incredibilmente sta facendo ora con un certo successo.
Se questo è vero, allora ci dobbiamo chiedere se non vi sia qualche ragione per cui il governo che ha avuto il comportamento più decente in questa crisi è un governo socialista e rivoluzionario; e se non sia ora di uscire dalla logica dell’umanitarismo piagnone per chiederci perché l’occidente non è in grado di accettare l’idea che i palestinesi siano impegnati in una lotta di liberazione nazionale in un contesto di ritardata decolonizzazione.
Se gli imperativi di dominazione che sono alla base della complicità occidentale con Israele non vengono messi in discussione sul piano politico, ideologico e culturale (in una parola, sul piano di una nuova sfida socialista) continueremo a rimanere prigionieri delle logiche di pensiero magico per cui ci affidiamo all'”efficacia” del boicottaggio senza avere idea di come metterlo in pratica…
Link: http://achtungbanditen.splinder.com/post/19550868/Palestina%2C+tra+boicottaggio+e+
@ Caro Marco,
e quando mai io ti avrei detto che sono fesserie inapplicabili?
Pero’, come l’autore dell’articolo che ho postato al N.17, Gianluca Bifolchi, penso che tutto questo debba anche necessariamente accompagnarsi a politiche nuove e alla cessazione della sudditanza a Israele per un mal interpretato senso di solidarieta’ per quanto avvenuto nell’ormai lontano 1939-45.
Continuare a coprirsi con la foglia di fico del “ah, noi siamo stati perseguitati!” non scagiona chi si fa persecutore oggi, applicando gli stessi sistemi odiosi delle SS, ne’ chi semplicemente fa buon viso a cattivo gioco. Bisogna piantarla con questa storia, non se ne puo’ proprio piu’. Anzi, piu’ si tenta di tirare la coperta da quel lato li’, piu’ molti si dirigono dalla parte opposta. Israele non si e’ fatta un buon servizio, come del resto anche gli Usa, coi quali fa da fratello siamese.
Quando leggo queste cose, quando vedo quelle foto mi dispiace di essere ateo e non avere un dio, non per pregare, ma per bestemmiare che almeno sarebbe uno sfogo
X Nicotri
Complimenti alla brava Barbara Schiavulli, giornalisti, e forse di più giornaliste, così fanno ben sperare per il futuro della categoria.
Sui troll penso che noi abbiamo una certa esperienza, anche sulle varie tipologie, gli iper aggressivi, i categorici, ed i più subdoli, i falsi amici, i suadenti, i finti tonti…. Se è una strategia ne arriveranno di nuovi sicuramente o magari gli stessi sotto mentite spognie/nick.
Per il boicottaggio dei prodotti israeliani (non certo dei commercianti ebrei che a Livorno saranno il 50% e non credo che trattino in prevalenza merce prodotta in Israele)
Non ho trovato il link con la lista delle marche e prodotti, se qualcuno la mette me ne stampo un po’ di copie e le attacco nelle vicinanza di Coop e supermercati vari.
GRAZIE.
Antonio - – – antonio.zaimbri@tiscali.i
Bin Laden invoca il Jihad per Gaza
e intanto sbarca su “Facebook”
http://www.loccidentale.it/articolo/le+7+brigate+di+al+qaeda+sbarcano+su+%E2%80%9Cfacebook%E2%80%9D.0064444
Anita
BOICOTTA ISRAELE: LISTA PRODOTTI ISRAELIANI
e di compagnie che versano soldi a Israele:
vedi lista su:
http://www.inminds.co.uk/boycott-brands.html
in Italia il codice a barre e’ 729
Ecco alcuni tra i nomi piu’ noti:
INTEL: microprocessori e periferiche
JAFFA: agrumi
CATERPILLAR abbigliamento/calzature
CALVIN KLEIN: vestiario
LANCOME: cosmetici e decoloranti
GARNIER: cosmetici, shampoo e decoloranti
HUGO BOSS: abbigliamento, profumeria
DONNA KARAN: abbigliamento
BANANA REPUBLIC: abbigliamento
BIOTHERM: cosmetici
CLINIQUE: cosmetici
BUITONI
CARREFOUR
DISNEY
GAP: abbigliamento
HELENA RUBINSTEIN: cosmetici
PERRIER: acque
NESTLE’
DANONE
GIORGIO ARMANI: abbigliamento, cosmetici
JOHNOSON & JOHNSON: profumeria
AMBI PUR: profumambiente
Tutti i cosmetici del mar Morto
MOTOROLA: prodotti di irrigazione e fertilizzanti
MUL-T-LOCK Ltd: porte blindate, serrature di sicurezza, cilindri e attrezzature
CARMEL: agrumi e frutta, prodotti d’esportazione come avocados ,fiori recisi e
succhi di frutta
EPILADY/MEPRO: epilatori
ALBATROSS: fax e sistemi di posta elettronica
PRETZELS: snack salati della Beigel
SALI DEL MAR MORTO: prodotti cosmetici
Cipolle delle compagnie Beit Hashita, Carmit, Sunfrost
Olive della Beit Hashita, H&S Private Label, Shan Olives Ltd.
Prodotti surgelati ZIO ELIO
vini del GOLAN
AMCOR: purificatori e condizionatori d’aria, insetticidi
NECA: saponi
ecc.
E’ vero che sembrano tanti, ma ancora di piu’ sono i prodotti nostrani, magari meno conosciuti, ma basta leggere l’etichetta.
Del resto, basta andare su Google e si trova tutto.
x Antonio
boicotta-i-prodotti-israeliani-codice-a-barre-729
http://www.senzasoste.it/internazionale/boicotta-i-prodotti-israeliani-codice-a-barre-729.html
Negli US non credo ci siamo molti prodotti fatti in Israele.
Ho visto gioielleria d’argento con o senza pietre semi preziose, ma non tanto in voga.
Anita
A prescindere che in una guerra ogni morto è un morto in più.
Non voglio usare la parola imbecilli, potrei , ma non lo farò.
Si sà che la suscettibilità di certi( inquesto blog) è molto forte per se stessa, psicologicamente lo capisco, sanno che lo sono e si incazzano.
Io per esempio so chi sono,e tutte le più grandi offese non scalfiscono minimamente il mio io.
Quante volte è stato scritto “genocidio” in questo blog?
Io penso almeno un centinaio di volte, se non più.
Fù genocidio quello perpretato agli Ebrei per mano nazista?
Chi potrebbe dire di no.
Quale fù la percentuale degli Ebrei uccisi?
Almeno il 95%.
Quello, dei Palestinesi di Gaza, terroristi Hamas e civili uccisi , beninteso, uccisi perchè gli Hamas se ne sono fatti scudo, si può chiamare genocidio?
Se gli Israeliani non avessero preso tutte le precauzioni possibili e inimmaginabili, quanti morti ci sarebbero stati?
Non è stata forse da parte degli Israeliani la prova, che hanno voluto uccidere il meno possibile di civili?
C’è qualcuno in questo blog che potrebbe mettere in forse questo fatto? Probabilmente si, ma quelli per me valgono meno della cicca di sigaretta che in questo momento sto gettando.
Vogliamo parlare di percentuali?
Sono stati uccisi, nell’insieme tra terroristi Hamas e civili 1000
persone, su una popolazione di 1.500.000 persone, qual’è la percentuale? La percentuale è dello 0, 06 %.
E’ questo un genocidio?
Non ne muoiono forse di più, di esseri umani in Italia , in incidenti sul lavoro o sulle strade?
La speranza è, che abbiano finalmente capito la lezione.
Se non capiscono, ne avranno un’altra, sempre, fino alla fine dei tempi, che a voi piaccia o no, che a loro piaccia o no.
Nel sud di Israele deve esserci tranquillità, se no, per loro saranno sempre dolori.
Ed ora ci manca solo quel beduino, che vuole calcolare la percentuale degli Israeliani morti, morti beninteso per una buona causa, non come idioti. Rodolfo
… x i troll, abbiamo una certa esperienza, noi del blog di Giorgio Bocca e … da noi qqui non passano… vedi Il virus ebreofilo hvg, raccatrippa tetesco è un poveretto che lo fa aggratis…. e non lo mollo affar i caxxi suoi con lintelligenza umana… non ci capisce un cazzo della vita… e vuol insegnarcelo annoi (altrimenti siamo di razza inferiore..) ma quasi tutti i troll passati, sono caduti, sputtanati e da me martellati addovere… certo che contro dei genocidi… mi trovo impreparato e scorato,reagiro boicottando i PRODOTTI INSANGUINATI degli usRAELITICI… mi associo ad AZ, x diffonere la lista che stampero ed affiggero ovunque mi sia possibbile… se qualcuno volesse postarla o inviarla ai email di AZ e Faust, grazie!!!
… il COMPLICE DI ASSASSINI GENOCIDI … il bbibbiofago felice… SE LA CANTA… morirai anche tu e non ti auguro in quel momento di veder passare nei tuoi occhi le immagini di bambini fosforati, come un flascback… prima di perdere la Coscenza…
…. sinceramente
Faust
… questo è un pazzo criminale!!
Sono stati uccisi, nell’insieme tra terroristi Hamas e civili 1000
persone, su una popolazione di 1.500.000 persone, qual’è la percentuale? La percentuale è dello 0, 06 %.
E’ questo un genocidio?
Non ne muoiono forse di più, di esseri umani in Italia , in incidenti sul lavoro o sulle strade?
… e ttu, quando ci lasci.?¿? ricordati il mio augurio… il flasback prima di chiudere gli occhi… sei un inutile complici di GENOCIDI.. vergognati!!!!
Faust
xVox:
perfettamente d’accordo col post 18: Israele sta sempre a piangersi addosso per l’Olocausto. Il problema di Israele e dei suoi vicini di casa sta nel ‘peccato originale’ della religione, che impone regole incompatibili col vivere civile ed umano nel pieno senso del termine. Come dice la giornalista, sia gli uni che gli altri giocano a fare le vittime, chi in una maniera chi nell’altra.
Non si rendono conto, entrambi, che la gente ormai è assuefatta a come vanno le cose in Palestina; ne deriva che, nel momento stesso in cui i due smettono di spararsi addosso (tra l’altro sempre col solito risultato), la gente sa benissimo che tra breve ricominceranno e che quindi non è il caso di star lì a badarci più di tanto. Assuefazione, è la risposta alla domanda “perchè per il Tibet tanto casino e per la Palestina no?”. A parte che anche il casino per il Tibet non ha portato risultati, comunque 1000 morti in Tibet sono visti come evento eccezionale, mentre altrettanti morti in Palestina sono visti come evento ricorrente.
La guerriglia palestinese è vissuta dai più come se fossero zanzare che, a forza di pungere, vengono poi ‘scramazzate a colpi di picchietto’. Il chè è altamente ingiusto, poichè non di zanzare ma di persone si tratta.
Non so come andrà a finire la storia, fino all’ultimo. In Medioriente i casini sono la normalità, non l’eccezione.
Comunque, credo che la vera battaglia che tutto il mondo ‘civile’ deve compiere è il distaccarsi il più possibile dalle dipendenze energetiche. Mi si dirà che è il mio solito vaneggiamento, tanto ormai ci sono abituato, ma credo sia l’unica vera spinta che si possa dare alla realizzazione di una parvenza di pace nel mondo. La gente dovrebbe nmanifestare per ‘pompare’ la realizzazione di fonti alternative di energia e di investimenti massicci di ogni Stato per la loro realizzazione capillare. Automobili elettriche o a idrogeno, ridimensionamento drastico del petrolio sia per autotrazione che per alimentare le centrali elettriche. Ridimensionamento del gas a favore dell’elettrico, per riscaldamento e per la cucina in Svizzera non esiste il gas da cucina, che io sappia: va tutto elettrico).
Ne deriva che per il Troll è tutta fatica sprecata.
@ Marco T.
Perche’ allora si darebbero tanta pena?
Evidentemente dei risultati li ottengono.
Non tutti i forum sono cosi’ ostici come il nostro, credo.
Sembrerebbe che addirittura Rodolfo abbia rinunciato
a convertirci (a meno che non sia ssente dal blog per
altri motivi).
Non si rendono conto, entrambi, che la gente ormai è assuefatta a come vanno le cose in Palestina; ne deriva che, nel momento stesso in cui i due smettono di spararsi addosso (tra l’altro sempre col solito risultato), la gente sa benissimo che tra breve ricominceranno e che quindi non è il caso di star lì a badarci più di tanto.
@ Marco
Non sono d’acordo. Dove la vedi l’assuefazione? Come non mai un numero esorbitante di persone in tutto il mondo si sta dando da fare per cambiare finalmente le cose. Sono anni che gli attivisti si stanno dando da fare, anche se la massa di solito se ne infischia.
Solo che adesso ci troviamo in una congiuntura storica in cui l’accumulo di tragedie e’ diventato insopportabile: anni di ingiuste guerre di profitto e occupazione come quelle dell’Iraq e dell’Afghanistan, anni di sradicamento dei palestinesi dalle loro terre e case, la guerra criminale contro il Libano nel 2006, poi questa crisi economica tremenda che ci sta colpendo tutti, piu’ i problemi locali dei vari paesi… Sullo sfondo di tutto questo, l’ennesima carneficina di palestinesi viene forse sentita con particolare sensibilita’ dal mondo.
la domanda “perchè per il Tibet tanto casino e per la Palestina no?”
@ Marco
Anche questo e’ stato detto e ridetto in precedenza.
Il casino mediatico per il Tibet e’ stato organizzato dagli stessi che oggi tentano di minimizzare quanto sta avvenendo a Gaza. Col Tibet si stava tentando di dar fastidio a Russia e Cina, i bersagli favoriti di USraele e dei loro sostenitori, molti dei quali, non ce lo dimentichiamo, possiedono la grande stampa nel senso letterale del termine.
x Vox: perchè si diano tanta pena non lo capisco neanch’io.
Rodolfo non è un troll, lui difende un punto di vista personale, che potrà essere giusto o sbagliato per noi, ma per lui è giusto, dato che ha comunque un’appartenenza religiosa e ci tiene a difenderla. Ha anche un senso di appartenenza etnica e ci tiene a difenderla. In questo, non sono per niente d’accordo con Faust quando lo attacca nella sua maniera dirompente.
Anch’io ho punti di vista non coincidenti del tutto con quelli generali di questo blog, ma non vedo perchè dovrei obbligatoriamente uniformarmi o sentirmi estraneo solo perchè la vedo in maniera diversa. Non vado dietro nessuna bandiera nè ho slogan da recitare, comandatimi da altri. Non sono un gregario per cui non mi aggrego se non sono intimamente convinto. Se ho dubbi li esprimo e mi sembra che sulla questione attuale le mie non siano state asserzioni ma solo dubbi derivati da deduzioni a loro volta derivate dal materiale che mi capita sottomano, con le imprecisioni che ciò comporta.
Sono convinto che la tattica israeliana sia andata oltre la massima efficacia e, per chi conosce la cosiddetta ‘curva della catastrofe’, sa cosa intendo dire. Però può darsi che sotto la decisione israeliana di colpire a quella maniera, ci siano motivi che noi interpretiamo dal NOSTRO punto di vista e di giudizio, mentre magari sotto c’è qualche altra cosa più importante che possiamo al limite ipotizzare, ma i nostri restano numeri al lotto.
La pressocchè assenza di vittime israeliane dà da pensare: avrebbero dovuto avere anche loro centinaia di morti, ma o li nascondono o le cose vanno in tutt’altra maniera di quanto ci è dato vedere e sapere. La politica ha sempre substrati che restano fuori della portata degli osservatori esterni e ciò inficia il giudizio o lo devia verso ciò che appare. I morti sono morti e da parte palestinese ce ne sono in numero eccezionalmente alto. Perchè? Sarà una verità che col tempo verrà a galla. Brutta. Non può essere altrimenti.
Leggendo…….
In Gaza ci sono piu’ di 25’000 combattenti di Hamas.
Anita
x28
rinunciato a convertirvi , ho già da tempo.
Non si può convertire chi è impregnato di pregiudizi.
Non per questo rinuncio a postare i miei argomenti, come per esempio l’ultimo,23, di cui io non ho ricevuto esaurienti risposte, se non le solite menate del cazzo.
Bisognerebbe trovare nuove menzogne ed io sono sicuro che uno o l’altro le troverà.
Il cervello tarlato, pronto al turpiliquio a pensare ed a elaborare le solite vigliaccate tipo 24-25-26-e 28, quello non vi manca, ma è troppo poco.
Mancare dal blog uno o due giorni è già una anormalità.
Stai li, dalla mattina alla sera a pigiare sui tasti, ma non ti fanno male i polpastrelli? Ma già, con il tuo cervello in tilt, non provi più sensazioni.
Io lavoro….. ancora,e spero di lavorare ancora per molto, anche dopo la pensione e mi godo la vita. Tu continua a pigiare tasti ed ha cambiare poltrona ogni mese.
Ripeto:-“La speranza è, che abbiano finalmente capito la lezione.
Se non capiscono, ne avranno un’altra, sempre, fino alla fine dei tempi, che a voi piaccia o no, che a loro piaccia o no.
Nel sud di Israele deve esserci tranquillità, se no, per loro saranno sempre dolori”. Tutto il resto è fuffa. Rodolfo
turpiloquio
@ Rodolfo
La “fuffa” qui e’ solo la sua.
Si dovrebbe vergognare, ma non ha il meccanismo della vergogna.
Il suo silenzio sembrava un’ apprezzabile fiammata di coscienza sotto il peso dei fatti. Ma era solo una pia illusione, a quanto sembra. Se lei non e’ un troll informatico, e’ quantomeno un simpatizzante di assassini. E questo e’ il mio ultimo post indirizzato a lei, si rallegri.
…oltre affare i cazzi miei e melagodo alla facciazza ttua, pensa che ho scritto in grande il tuo nome su un foglio che ho attaccato al muro… oltre a consumare la poltrona, quando vedo le foto di bambini fosforati da assassini CON LA TUA FACCIA e il massacro genocida, fatto dai malati mentali come tte, cche tu voglia o che tu non voglia… gli sputo in faccia… VERGOGNATI!!! RICORDATI DI VERGOGNARTI ogni volta che guardi un bambino… sei malato di materia e odio terrestre… e non ti accorgi che siamo sulla terra e non sei nel tuo paradiso di assassini genocidi come il ttuo ddio… lo vedo nelle mie pallemaggiche… SEI un inumano… complice di assassini genocidi… NON dimenticare… MAI !!!
Faust
xAnita { 14.01.09 alle 19:44 }
Leggendo…….
In Gaza ci sono piu’ di 25′000 combattenti di Hamas.
Anita
Se è cosi, l’Italia in proporzione dovrebbe avere un esercito di
1.000.000 di uomini.
Ma non è cosi, sono solo circa 100.000. Rodolfo
Rabbi,maestro sei veramente tu…?
Non so se hai visto il” roveto ardente”….ma questa volta ci sei andato vicino..
Geova direttamente parla attraverso di te su questo Blog
….Ripeto:-”La speranza è, che abbiano finalmente capito la lezione.
Se non capiscono, ne avranno un’altra, sempre, fino alla fine dei tempi, che a voi piaccia o no, che a loro piaccia o no.
Nel sud di Israele deve esserci tranquillità, se no, per loro saranno sempre dolori”. Tutto il resto è fuffa. Rodolfo
cc
xC-c
cheffà non ti sbilanci?
rabbi , no, ho letto un salmo, prima della nanna
69 1 Al maestro del coro. Su «I gigli». Di Davide.
2 Salvami, o Dio: l’acqua mi giunge alla gola.
3 Affondo nel fango e non ho sostegno; sono caduto in acque profonde e l’onda mi travolge.
4 Sono sfinito dal gridare, riarse sono le mie fauci; i miei occhi si consumano nell’attesa del mio Dio.
5 Più numerosi dei capelli del mio capo sono coloro che mi odiano senza ragione. Sono potenti i nemici che mi calunniano: quanto non ho rubato, lo dovrei restituire?
6 Dio, tu conosci la mia stoltezza e le mie colpe non ti sono nascoste.
7 Chi spera in te, a causa mia non sia confuso, Signore, Dio degli eserciti; per me non si vergogni chi ti cerca, Dio d’Israele.
8 Per te io sopporto l’insulto e la vergogna mi copre la faccia;
9 sono un estraneo per i miei fratelli, un forestiero per i figli di mia madre.
10 Poiché mi divora lo zelo per la tua casa, ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.
11 Mi sono estenuato nel digiuno ed è stata per me un’infamia.
12 Ho indossato come vestito un sacco e sono diventato il loro scherno.
13 Sparlavano di me quanti sedevano alla porta, gli ubriachi mi dileggiavano.
14 Ma io innalzo a te la mia preghiera, Signore, nel tempo della benevolenza; per la grandezza della tua bontà, rispondimi, per la fedeltà della tua salvezza, o Dio.
15 Salvami dal fango, che io non affondi, liberami dai miei nemici e dalle acque profonde.
16 Non mi sommergano i flutti delle acquee il vortice non mi travolga, l’abisso non chiuda su di me la sua bocca.
17 Rispondimi, Signore, benefica è la tua grazia; volgiti a me nella tua grande tenerezza.
18 Non nascondere il volto al tuo servo, sono in pericolo: presto, rispondimi.
19 Avvicinati a me, riscattami, salvami dai miei nemici.
20 Tu conosci la mia infamia, la mia vergogna e il mio disonore; davanti a te sono tutti i miei nemici.
21 L’insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno. Ho atteso compassione, ma invano, consolatori, ma non ne ho trovati.
22 Hanno messo nel mio cibo veleno e quando avevo sete mi hanno dato aceto.
23 La loro tavola sia per essi un laccio, una insidia i loro banchetti.
24 Si offuschino i loro occhi, non vedano; sfibra per sempre i loro fianchi.
25 Riversa su di loro il tuo sdegno, li raggiunga la tua ira ardente.
26 La loro casa sia desolata, senza abitanti la loro tenda;
27 perché inseguono colui che hai percosso, aggiungono dolore a chi tu hai ferito.
28 Imputa loro colpa su colpa e non ottengano la tua giustizia.
29 Siano cancellati dal libro dei viventi e tra i giusti non siano iscritti.
30 Io sono infelice e sofferente; la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
31 Loderò il nome di Dio con il canto, lo esalterò con azioni di grazie,
32 che il Signore gradirà più dei tori, più dei giovenchi con corna e unghie.
33 Vedano gli umili e si rallegrino; si ravvivi il cuore di chi cerca Dio,
34 poiché il Signore ascolta i poveri e non disprezza i suoi che sono prigionieri.
35 A lui acclamino i cieli e la terra, i mari e quanto in essi si muove.
36 Perché Dio salverà Sion, ricostruirà le città di Giuda: vi abiteranno e ne avranno il possesso.
37 La stirpe dei suoi servi ne sarà erede, e chi ama il suo nome vi porrà dimora.
Tanti auguri , neh!
cc
x36
se questo è il tuo modo di goderti la vita, bè allora buon divertimento, ahahahahahahahahahahah
caro, ognuno fa quello che può ,tu lo “stronzetto “come al solito !
… la cacca non sa che puzza… e non crede che è una cacca, anche se glielo dici… e pretende convincerci ad assere una cacca come Ella, la cacca si schiaccia senza volere… in buona fede, !!!
… cosi divertendomi come cazzo mi pare amme… volevo scrivere una poesia sulla merda… mi è venuto solo un pensiero…
…daltronde non si ppuo sempre parlare di assassini genocidi… e raccatrippe bbibbliche… la bbibbia lo dice daltronde… insulta e sarai insultato… a bbibbia… bbibbiaemmezzo… e VERGOGNATI!!
Faust
salve a tutti, bentrovati!
vedo che non siete stati in ozio, in questi 4 giorni.. Ora vado un po’ a rileegermi i vecchi post, poi magari ritorno
Caro marco tempesta,
non la si può lasciare solo per un paio d’ore che subito ricomincia con le abituali caxxate.
I suoi messaggi n. 8 e 9, in particolare il secondo, sono chiari esempi di contraddizioni logiche.
Se fosse “tutta fatica sprecata” non si capisce proprio per quale ragione ci dovrebbe essere tanto sforzo e tanto spreco di energie. Per di più messe in atto da un’organizzazione statale che ha dimostrato di saper difendere più che bene i propri interessi (o almeno i propri interessi istituzionali).
Prenda appunti caro, che adesso le spiego.
In realtà l’esistenza dello stato di ISSraele per noi europei è una vera fregatura perché radicalizza le masse arabe rendendole sempre meno governabili e sempre meno disposte ad una evoluzione democratica e moderna delle loro società che sarebbe per noi fondamentale (mentre non lo è affatto per l’Useggetta). Si tratta di una cosa talmente palese che solo un frescone come lei può non notarla. Pensare che non l’abbiano capito le cancellerie europee vorrebbe dire che siamo governati da una combriccola di allegri compari del Bar Sport, vagamente ubriachi.
Se l’hanno capito benissimo vuol solo dire che gli europei non sono in grado di opporre una diversa politica alle richieste dell’Usaegetta. Richiesta che ha due motivazioni: da una parte tenere diviso il mondo arabo fomentandone le divisioni e le lotte interne in modo da impedire anche solo la tendenza ad una politica di comune difesa dei propri interessi; dall’altra parte mantenere una base militare super armata in una regione strategica, Questo vuol dire avere rapporti con gli arabi di tipo esclusivamente di dominio (sostanzialmente militare) rinunciando a priori ad una politica di intesa sulla base della difesa dei reciproci interessi, che sarebbe molto meglio per noi europei (tra parentesi, lo stesso tipo di situazione si ha anche con la Russia).
Quindi per l’Usaegetta, per lo stato d’ISSraele e per la dirigenza europea asservita all’Usaegetta è di vitale importanza manipolare l’opinione pubblica alla propria visione. Perché, con buona pace dei fresconi come lei, in Occidente è molto difficile fare politiche contrarie ai desideri della propria opinione pubblica.
Così dovrebbe essere più chiaro, in caso contrario io le consiglierei di continuare a stazionare nella figa, attività decisamente più consona ai suoi potenziali. Un saluto U.
Ripeto:-”La speranza è, che abbiano finalmente capito la lezione.
Se non capiscono, ne avranno un’altra, sempre, fino alla fine dei tempi, che a voi piaccia o no, che a loro piaccia o no.
Nel sud di Israele deve esserci tranquillità, se no, per loro saranno sempre dolori”. Tutto il resto è fuffa. Rodolfo
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Questo programma è il programma di un nazista.
Già in passato lo stato di Issraele pensava dio essere il più fortte del mondo ma è stato ripetutamente disilluso. Speriamo che prima o poi accada ancora.
Nessuno riesce ad essere il più forte per l’eternità. U.
Sul piano tattico è sicuramente velleitario per Hamas opporsi allo strapotere militare israeliano, ma su quello strategico è altrettanto e più velleitario per gli israeliani credere di poter vivere in pace facendo guerra 10 milioni di palestinesi ma è ancora più sciocco non rendersi conto che con il loro comportamento radicalizzeranno su posizioni estremiste una massa di 400 milioni di arabi, è magari 1,2 miliardi di mussulmani, no non è questa la strada, così la pace non la avranno mai.
Antonio - – – antonio.zaimbri@tiscali.i
… Bolivia espulsa i diplomatici israelitici e il Presidente Evo Morales si unisce ad altri Paesi come la Rep. Bolivariana de Venezuela, Giordania e fra poco Nicaragua e Guatemala x boicottare i prodotti israelitici e denunciare i crimini nazisti degli israelitici.
Faust
Caro AZ,
tieni presente che per gli arabi la propaganda ha caratteristiche diverse che per noi e che la maggioranza delle dichiarazioni ufficiali devono essere interpretate e non prese alla lettera.
Pensare che Hamas voglia buttare a mare gli israeliani, come sta scritto nelle loro dichiarazioni ufficiali, lo può fare o una gallina dalle ambizioni d’aquila come il nostro marco tempesta oppure una reazionaria come l’Anita o una canaglia come il defunto signor Pantegana. Ovviamente Rodolfo, come anche lo huato van ghetz, non possono neppure essere presi in considerazione ….
Io credo che il massimo raggiungibile da Hamas, esattamente come da Hezbollah nella guerra del Libano, è solo quello di non essere spazzato via. Si vedrà se gli israeliani sono riusciti o meno nei loro intenti genocidi. U.
Il signor Rodolfo non conosce i termini della definizione internazionale di genocidio.
Se li conoscesse penserebbe anche lui, come noi, che la guerra di Gaza è un genocidio.
Oppure, più probabilmente, continuerebbe ad essere un tranquillo genocida come i sionisti in genere. Anche i nazisti si ritenevano buoni cittadini …. Hanna Arendt ha scritto un interessante libro intitolato La banalità del male [la Arendt ricaverà l’idea che il male perpetrato da Eichmann – come dalla maggior parte dei tedeschi che si resero corresponsabili della Shoah – fosse dovuto non ad un’indole maligna, ben radicata nell’anima … quanto piuttosto ad una completa inconsapevolezza di cosa significassero le proprie azioni. (da Wikipedia)] …
I sionisti sono dei banali genocidi convinti di aver sempre ragione. Un caso primariamente psichiatrico. U.