PROGETTO PER USCIRE DALLA CRISI (I)
Dietro di noi abbiamo un lungo periodo in cui l’uomo è vissuto pacificamente nella comunità democratica primordiale, cui ad un certo punto ha cominciato a contrapporsi la civiltà schiavistica (il “peccato originale” dell’umanità).
Contro questa civiltà hanno cercato di lottare le religioni più significative della storia: ebraismo, buddhismo, cristianesimo, islam, ma senza alcun successo, al punto che i nuovi tentativi di liberazione (rivoluzioni borghesi e soprattutto socialiste) sono avvenuti all’insegna di una religione molto laicizzata o assente del tutto.
Ai nostri giorni esperienze analoghe a quelle del comunismo primitivo sono praticamente ridotte a un nulla, in quanto il sistema di vita borghese ha coinvolto l’intero pianeta, mentre quello di tipo socialista, essendo strettamente vincolato a istituzioni statali, s’è rivelato del tutto fallimentare. Un socialismo burocratico, amministrato dall’alto, non riesce a sviluppare la democrazia e inevitabilmente implode.
Tuttavia, se resta il problema di cercare nuove forme di socialismo, compatibili con la democrazia e non lontane dallo spirito delle esperienze del comunismo primitivo, resta anche il problema di come superare le contraddizioni del sistema capitalistico, le quali, ponendosi a livello mondiale, producono, quando s’acuiscono, effetti devastanti sull’intero pianeta.
Gli Stati borghesi non sono in grado di risolvere in maniera strutturale tali contraddizioni, poiché essi stessi ne sono parte in causa, espressione storica del loro sviluppo. Di fronte al crollo del socialismo reale i paesi capitalisti si sono illusi che il destino del capitale non avrebbe più incontrato ostacoli di sorta, e ciò sembrava trovare ulteriore conferma nella svolta borghese della società cinese, pur in presenza, in questo paese, di un apparato governativo e amministrativo ancora fortemente autoritario.
Ma l’illusione del capitalismo mondiale è stata di breve durata: le contraddizioni questa volta sono scoppiate non tanto sul terreno economico quanto su quello finanziario. Il capitalismo monopolistico di stato, che nella sua fase più evoluta ha una connotazione marcatamente finanziaria, sembra riportarci indietro, ai tempi del crac borsistico del 1929, cui seguì un decennio dopo lo scoppio della II guerra mondiale. Il capitalismo mondiale non ha gli strumenti per risolvere in maniera organica le proprie crisi cicliche, se non facendone pagare le conseguenze ai lavoratori e ai ceti più deboli.
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