Lo strano e pericoloso ping pong tra il papa e il rabbinato sulla beatificazione di Pio XII. Intanto negli Usa la magistratura autorizzaper la prima volta che si processi direttamente il Vaticano per i reati di pedofilia del suo clero: nasce così il rischio che lo si possa chiamare in causa anche per la sua parte di responsabilità per i campi di sterminio
A meno di sempre possibili colpi di scena, il papa tedesco a suo tempo volontario nella Gioventù Hitleriana andrà quindi in visita in Israele. La motivazione ufficiale dice che è impensabile che un pontefice come Ratzinger, autore di un libro su Gesù in due volumi (il secondo non è stato ancora pubblicato), non vada a “vedere la Terra Santa dove Cristo è vissuto”. Credere che gli altri pontefici non ci siano andati solo perché non scrivevano libri sulla vita di Gesù Cristo è francamente impensabile, troppo riduttivo. E’ più credibile che il viaggio di Ratzinger sia un pegno da pagare per avere il via libera dal rabbinato israelita per la beatificazione di Pio XII dopo le recenti polemiche sullo spinoso argomento. E rischia di essere anche un altro passettino verso lo “scontro di civiltà”, inteso come scontro tra “civiltà” legata alla bibbia, donde derivano sia l’ebraismo che il cristianesimo, e “civiltà” legata al corano, vale a dire l’islam. Come al solito, in queste faccende la religione non c’entra assolutamente niente, si tratta “solo” di diplomazia, politica e conservazione del potere esistente.
In attesa comunque della nuova puntata del teleromanzo intitolato appunto “beatificazione di papa Pio XII” vale la pena di mettere qualche puntino sulle i, visto anche che nel ping pong tra Vaticano e parte del rabbinato si cerca ormai di ridurre al solo genocidio degli ebrei non solo l’intera funzione di tutti i campi di sterminio nazisti, ma addirittura l’intera seconda guerra mondiale: una ben strana Memoria, quella di cui vogliamo fregiarci buttando così a mare la memoria e la Storia. Il Parrajmos e il Samudaripen dei rom, vale a dire l’equivalente zingaro della Shoà, non viene mai neppure nominato da lontano, eccetto qualche cerimonia e qualche dibattito molto poco pubblicizzati e qualche libretto di coraggiosi alla Angelo Arlati, tanto che nessuno conosce neppure la semplice esistenza di queste due parole – Parrajmos e Samudaripen – nonostante indichino lo sterminio di non si sa ancora se “solo” 400 mila “zingari” o ben due milioni. Da notare che se c’è un popolo che con la seconda guerra mondiale ha davvero rischiato di essere cancellato dalla faccia del pianeta sono proprio loro, i rom, che si sarebbero così aggiunti alla lunga serie di popoli, culture ed etnie che noi europei ed occidentali in genere abbiamo distrutto in varie parti del mondo. Se Hitler avesse infatti vinto la guerra, li avrebbe sterminati nell’intera Europa, compresi i Balcani e l’Unione sovietica. Gli zingari contrariamente agli ebrei non sono mai emigrati nel resto del mondo, eccetto a quanto pare alcune centinaia di migliaia negli Usa, dove sono diventati perlopiù stanziali, perciò sterminarli nel Vecchio Continente e nell’area balcanica significava di fatto cancellarli dal pianeta.
Abbiamo buttato nella spazzatura della Non Memoria e della smemoratezza i 40-50 milioni di morti dell’intera guerra, di cui una buona metà nella sola Unione sovietica. E vabbé. Ma sta di fatto per i camini dei campi di sterminio i nazisti ci hanno fatto passare non solo un mare di ebrei, ma anche qualche milione di prigionieri russi, polacchi, jugoslavi e slavi in genere, più qualche decina di migliaia di gay, handicappati e malati incurabili. Anzi, la “soluzione finale” è iniziata proprio da questi ultimi due tipi di esseri umani e, in caso di vittoria della Germania, essa prevedeva tra l’altro – oltre alla cancellazione dei rom, degli ebrei, degli omosessuali e degli handicappati europei – anche il ritorno all’epoca della pietra di tutto l’Est europeo. Vi sarebbero infatti state proibite perfino le scuole onde evitare che gli slavi, ritenuti anche loro “razza inferiore”, potessero diventare qualcosa di più della pura e semplice mano d’opera, forza lavoro di tipo pressoché schiavistico. Ma tutto ciò nello strano furore della polemica sulla beatificazione di Pio XII è scomparso.
Come che sia, fa uno strano effetto sentire l’accento tedesco di papa Ratzinger quando difende a spada tratta quel suo indifendibile predecessore. Si dà infatti il caso che Pio XII sia accusato da più parti e da decenni in modo sempre più documentato di essere stato troppo morbido, se non correo, con la Germania di Hitler, e si dà il caso che l’attuale pontefice non solo sia tedesco, ma abbia anche indossato a 16 anni la orribile divisa dei volontari della Gioventù hitleriana. Per chi coltiva il vizio della memoria, senza i due pesi e le due misure della Memoria, queste assonanze e coincidenze non sono una bella cosa. Non fa un bell’effetto un eventuale accordo tra clero cattolico e clero israelita che riduca di fatto a una sola ed unica dimensione l’intera infamia e tragedia dei campi di sterminio nazisti e fascisti, seppellendo e facendo scomparire definitivamente svariati milioni di altre vittime. Altro che “revisionismo” e “negazione dell’Olocausto”!
Sia chiaro: la Chiesa è libera di beatificare e santificare chi più le pare e piace, e se ha dichiarato santo uno come Carlo Borromeo non ci si può meravigliare che voglia fare beato Pio XII. Però Ratzinger prima di scandire e ripetere infastidito agli ebrei le parole “Basta polemiche, Pio XII è stato un dono di Dio”, dovrebbe riflettere un po’ di più. Non solo perché le parole “dono di Dio” fanno il paio con le parole “l’uomo della Provvidenza”, con le quali un altro papa ha voluto definire e ringraziare Mussolini, cioè il dittatore italiano fondatore del fascismo, per l’insperato regalo del Concordato, ma anche perché si tratta di parole che – a meno di una concezione pessima di Dio – mal si adattano a definire il principe romano Eugenio Pacelli meglio noto come Pio XII. Quando era nunzio apostolico in Germania l’aristocratico romano Eugenio Pacelli dopo ben cinque anni di interminabili negoziati riuscì a stipulare nel 1924 con l’allora Stato indipendente della Baviera un Concordato, che – apriamo bene gli occhi – aveva come punto centrale il diritto della Chiesa cattolica di aprire e gestire sue scuole di ogni ordine e grado. E proprio quel Concordato, che gli fruttò la promozione a Segretario di Stato, cioè il trampolino di lancio verso l’elezione a papa, venne preso poi a modello dallo stesso Pacelli nel 1929 per il Concordato con il governo prussiano, nel 1932 per il Concordato con la regione di Baden e, infine, il 20 luglio 1933 per il fatale Concordato con la Germania. Concordato, quest’ultimo, firmato da parte tedesca da Von Papen, vale a dire dall’uomo di governo che aveva sostenuto Hitler e calato le brache – non solo sue, ma dell’intera Germania – davanti all’orda sanguinaria nazista. Si noti che il suo programma di sterminio degli ebrei il capo dell’orda lo aveva già messo per iscritto, nel libro Mein Kampf che lo rese celebre e agiato.
In cambio del Concordato con Mussolini il Vaticano aveva liquidato l’antifascista don Sturzo, mandandolo in esilio a New York, e chiuso il suo Partito popolare, spalancando così di fatto le porte alla legittimazione della dittatura fascista. In cambio del Concordato con la Germania di Hitler e di Von Papen, il Vaticano fece altrettanto: liquidò il partito antinazista dei cattolici popolari. Sono seguito poi i concordati con la Spagna fascista di Francisco Franco e con il Portogallo pure fascista di Salazar. Nel 1933, quando Pacelli era Segretario di Stato vaticano, il cardinale tedesco Faulhaber rassicurò Berlino con queste parole: “A Roma si giudicano il nazismo e il fascismo come unica salvezza contro il comunismo e il bolscevismo”. E nel giugno del ’41, cioè dopo l’attacco all’Unione sovietica e quando era ormai papa da due anni, Pio XII in persona consegnò all’ambasciatore tedesco in Vaticano, Diego von Bergen, il seguente comunicato: “Gli ambienti vicini al Vaticano accolgono questo nuovo capitolo della guerra con un certo sospiro di sollievo e lo seguono con particolare interesse”.
Ma non è finita. Su istruzioni di Pio XII, in pieno 1943, cioè in piena guerra e occupazione nazista dell’Italia, l’ambasciatore vaticano a Berlino, Ernst von Weizsacker, non si vergognò a rassicurare il governo nazista con queste parole: “L’ostilità bolscevica è davvero l’elemento più decisivo della politica estera vaticana. Ciò che serve per la lotta contro il bolscevismo è gradito alla curia. Il persistere del rapporto tra gli angloamericani e la Russia sovietica è quindi giudicato ostinato e utile soltanto al prolungamento della guerra. La curia preferirebbe vedere una Germania forte e unita come barriera contro la Russia sovietica. In questo momento la curia mette da parte il suo sentimento italiano. Essa sente che è in gioco tutto”. C’è di che arrossire. Dalla vergogna. Tant’è che preferisco non commentare queste parole particolarmente ciniche, efferate e traditrici di quello che quando fa comodo viene definito “il caro popolo italiano”. Sono parole che comunque si commentano da sole.
Le prove che Pio XII, il Vaticano e il clero tedesco fossero perfettamente a conoscenza di ciò che avveniva nei campi di sterminio, a spese di milioni non solo di ebrei, sono ormai numerose e schiaccianti. Illuminante a questo proposito il libro di Daniel Goldhagen “Una questione morale”. Novità recenti, a conferma, vengono dall’ultimo numero della rivista Micro Mega, con rivelazioni anch’esse piuttosto imbarazzanti. Del resto, erano cose note alla stessa popolazione della Germania, come documenta tristemente il libro bello e terribile “La Germania sapeva”, scritto da Eric A. Johnson e Karl Heinz Reuband ed edito in Italia da Mondadori. E’ certo anche vero che Pio XII si adoperò per salvare la vita a non pochi ebrei romani e che mise in contatto con gli americani i congiurati tedeschi che volevano eliminare Hitler, ma questo non toglie nulla all’enormità delle sue azioni qui ricordate e del suo ostinato silenzio contro il nazismo, peraltro, come abbiamo visto, esplicitamente scelto come baluardo contro il comunismo. Ormai sono tonnellate i documenti comprovanti che anche a nazismo sconfitto dalla guerra il Vaticano e Pio XII hanno aiutato una marea di gerarchi a sfuggire alla cattura e rifarsi una vita in Sud America, con la speranza di poter dar vita almeno in quel continente – appoggiando i vari colpi di Stato militari compiuti a volte in nome della Madonna come nel caso di Pinochet in Cile – a quella diga anticomunista che Berlino aveva tentato invano di erigere col sangue di 40-50 milioni di vittime.
Pio XII viene difeso dandosi la zappa sui piedi. Il suo silenzio viene giustificato con l’affermazione che se lui avesse parlato contro il nazismo Hitler avrebbe scatenato la rappresaglia contro i cattolici e il clero cattolico tedeschi. Questa affermazione fa ridere – o meglio piangere – almeno per due motivi. Il primo, di ordine per così dire tutto interno allo stesso cattolicesimo, è che non si può essere opportunisti con il nazismo per timore di martirizzazioni ed esaltare allo stesso tempo i martiri delle persecuzioni romane, che peraltro non sono affatto “milioni”, come una volta è stato detto perfino a un telegiornale della Rai, ma solo poche decine di persone (a voler contare solo i casi storicamente certi mi pare non si arrivi neppure a dieci). Perché mai un credente per testimoniare la propria fede dovrebbe accettare il martirio (martire significa appunto testimone), se lo stesso papa, vale a dire Pio XII, che in materia di fede è “infallibile”, ha detto chiaro e tondo che è meglio tacere piuttosto che correre il rischio di essere martirizzati? Il secondo motivo è che questa difesa del silenzio di Pio XII non regge di fronte al fatto che riguardo l’Urss e il mondo comunista in genere lui NON ha taciuto neppure un po’: che fine ha fatto allora il timore delle rappresaglie? Anche Stalin non era un tipo che scherzasse, in quanto a gulag e fucilazioni di massa. Perché mai è lecito farsela addosso e tacere davanti a Hitler e invece si fa correre il rischio ai cattolici dei Paesi comunisti di finire in massa al macello? Perché mai ci si è lamentati per la “Chiesa del silenzio”, cioè per l’impossibilità della Chiesa di fare propaganda e proselitismo nei Paesi comunisti, quando si è scelto di essere Chiesa del silenzio nella Germania nazista? Pio XII di fronte al nazismo ha taciuto e non ha mai fatto un gesto ostile, mentre in seguito, a guerra terminata, ha perfino lanciato la scomunica contro il comunismo intero e contro chi in Italia votava per i comunisti.
Definire “dono di Dio” un simile papa temo possa significare quanto meno offendere Dio. Si può forse dire che è stato un grande diplomatico, un grande papa inteso come grande capo di Stato del Vaticano, perché è riuscito a trarre profitto per lo Stato pontificio grazie ai commerci e ai tradimenti delle altrui libertà compiuti con i Concordati, ma tutto ciò con i tanto osannati vangeli e con la parola di Cristo non c’entra assolutamente nulla. A meno che Ratzinger con quelle sue parole abbia – senza rendersene conto – pubblicamene confessato che il Vaticano e la Chiesa non di fede e religione in sé si occupano, ma solo del proprio potere tramite esse. Insomma, come da Costantino in poi, la religione “instrumentum regni”: cosa ben lontana e totalmente diversa dalla religiosità predicata ai credenti e da costoro intesa e genuinamente vissuta.
Della difesa che di Pio XII fa Ratzinger per tacitare le giuste proteste ebraiche infastidiscono non tanto l’accento tedesco della sua voce e il ricordo del suo essersi arruolato come volontario nella Gioventù hitleriana – tutti possiamo sbagliare, specie da giovani – quanto invece la difesa che questo papa fa o legittima di quel suo giovanile arruolamento. “Chi non si arruolava finiva male”, hanno sostenuto in coro i suoi familiari e compaesani della località natia. A parte il fatto che c’è stato anche chi non s’è arruolato, preferendo magari emigrare, sta di fatto che anche questa giustificazione è non solo una lode alla paura e all’opportunismo, il che umanamente sarebbe comprensibile, ma è anche una lode del rifiuto della “testimonianza”, o martirio eventuale che dir si voglia. Una simile lode sulla bocca di un papa non dovrebbe fare un bell’effetto, almeno al gregge dei suoi credenti. Come può, così stando le cose, predicare la “testimonianza”, fino al martirio, per gli altri? Perfino in Cina, come in India, in Africa e nelle Americhe, Cuba compresa, il papa e il Vaticano spingono il gregge dei fedeli a pericolose frizioni contro i governi locali pur di guadagnare alla Chiesa spazio, visibilità e, in definitiva, potere. E infatti ogni tanto si scatena o la repressione statale o qualche “piccolo” massacro di fedeli o di religiosi, nel Lontano Oriente o in Medio Oriente o in Africa.
Questo modo di fare di Pio XII prima e di Ratzinger adesso ricorda il classico “Armiamoci e partite!” e il classico uso dei due pesi e due misure. Ricorda anche la verità intesa come l’elastico delle mutande: allargabile o restringibile a piacere. O a gogò.
Nel frattempo arriva dagli Usa questa notizia, che riporto così come mi è arrivata:
“NEW YORK – Via libera al processo contro il Vaticano per presunti casi di abusi sessuali. A dare l’ok la corte di Cincinnati, Stati Uniti. Secondo la corte i vertici della Chiesa Cattolica avrebbero dovuto mettere in guardia il pubblico e denunciare alle autorità gli abusi commessi da religiosi contro minori. È la prima volta che allo stato Vaticano non viene garantita dagli Usa l’immunità sovrana sancita dal Foreign Sovereign Immunities del 1976. No comment dal Vaticano.
La corte di appello ha dichiarato legittima la richiesta a procedere in sede processuale contro la Santa Sede in un caso di abusi sessuali commessi da religiosi della diocesi di Louisville in Kentucky, ipotizzando dunque che il Vaticano potrebbe essere ritenuto corresponsabile della condotta dei suoi membri. La denuncia è stata fatta da tre uomini che sostengono di esser stati molestati quando erano chierichetti. I tre accusano la Santa Sede di aver per decenni insabbiato la piaga della pedofilia su scala nazionale. Alle presunte vittime aveva dato ragione in prima istanza l’anno scorso un giudice federale del Kentucky avallando la richiesta di rivalersi contro il Vaticano. Il giudizio era stato impugnato in appello e oggi il Sesto Circuito delle Corti d’Appello di Cincinnati ha dato luce verde all’azione legale.
La direttiva di Giovanni XXIII. Il caso si basa su una direttiva del 1962, a firma di papa Giovanni XXIII, resa pubblica nel 2003, che chiede alle gerarchie ecclesiastiche di mantenere il segreto su abusi sessuali da parte del clero [nota di Nicotri: più volte ho parlato nel mio blog della stessa direttiva aggiornata e diramata in seguito da Ratzinger, quando era alla guida dell’ex Sant’Uffizio, per volontà di papa Wojtyla]. Secondo William Murray, avvocato delle presunte vittime, il documento rende la Santa Sede responsabile per gli atti del clero mantenuti segreti a causa della direttiva.
Jeffrey Lena, avvocato della Santa Sede, pur dicendosi «attualmente non intenzionato» a chiedere alla corte d’appello di rivedere la decisione, ha precisato che «la sentenza è ancora molto lontana dal dimostrare la responsabilità diretta del Vaticano» per la condotta dei suoi membri.
Jonathan Levy, avvocato di Washington che rappresenta un folto gruppo di sopravvissuti dei campi di concentramento in una azione legale rivolta contro varie parti incluso il Vaticano, riferendosi alla mancata garanzia della immunità sovrana alla Santa Sede, spiega che «se qualcuno può rompere questa barriera viene aperta la strada ad altri processi contro la Chiesa Cattolica».
L’azione legale dei tre di Louisville non è la prima in cui in America sono chiesti risarcimenti diretti al Vaticano e non solo alle singole diocesi. Fino a oggi però i processi non erano mai arrivati al livello di Corte d’Appello”.
xAZ
ho letto il suo post Nr.293.
Non sò cosi,come risalire al suo indirizzo.
Le spedirò una E Mail, spero lei venga incontro al mio desiderio di un suo recapito.
xAZ
E’ strano , ma tutto è cambiato e non riesco a scriverle una E Mail.
La cosa , molto più strana, che in un certo qual modo mi intristisce, è, che guardando le sue fotografie, ho scoperto una forte somiglianza, praticamente due gocce d’acqua, con il mio figlio maggiore.
Cosi, come potrei menarla, non so.
xAZ
Sono riuscito a mandarle una E Mail.
Cara Anita,
dopo quanto letto,direi che possono venire seri dubbi sull’affidabilità di certi documenti provenienti dalle fonti ufficiali
http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/esteri/bush-iraq/casa-bianca-storia-aggiustata/casa-bianca-storia-aggiustata.html
cc
…. come sempre devo dar ragione ad Uroburo… ognuno di noi ha una sua dimensione ed è necessario avere ppiu pazienza e lasciargli la briglia sciolta (…queste son mie non di Uro,,)… x conoscere lessenza…. (ed arricchirci a ns.volta…) Rodolfo scrive trasparente ed è anche interessante… quando non in malafede “proselitista”… Voglio chiedergli di scrivere da non proselitista… (anche della bbbibbia, ma senza insistere e di comportarsi con il “massimo” rispetto ( visto cche “l alto, non lo conosce…) almeno medio…. e di minacciare duelli rusticani,,, se non in senso allegorico….. gniente altro….
Faust
x Rachamim
Che senso ha cancellarla dopo che ci sono frasi che la ripetono in altri post? A me sembra che la cosa migliore, più sensata, sia lasciare la frase, anche perché ognuno così è libero di giudicarla, e cancellare gli insulti successivi. Oltretutto, nel frattempo grazie ai miai richiami mi pare si sia tornati nel solco dell’accettabile.
Ma “se sbaglio, mi corigerete”.
Un caro saluto. Senza sedie smosse.
pino
Vedi Faust, tu mi puoi offendere a scoppio continuo, cosi come anche gli altri sono liberissimi di fare, non mi passa nemmeno per l’anticamera. Mi addolerei se mi offendesse cosi Uroburo, Marco , Controcorrente o Sylvi.
Mi addolerei e basta.
Ma i genitori no. C’è un limite.
Correzione:
e di comportarsi con il “massimo” rispetto ( visto cche “l alto, non lo conosce…) almeno medio….
… quando si rivolge alle signore e donne in generale, ma soprattutto del blog…. il rispetto come leducazione intellettuale, umanista e del convivere sociale,,,, (democratici lo siè ddentro….) … il rispetto non dovrebbe essere un optional
Faust
Il problema caro Nicotri, non è la libertà di giudicare, ma ragionevolmente il “coraggio” di farlo.
@Rachamim
Non mi sembra che ci voglia molto “coraggio” per offendere le donne, mancare di rispetto a Sylvi ed essere generalmente volgari.
La liberta’ di ognuno finisce laddove comincia quella degli altri. Inoltre denigrare e dire porcherie non mi sembra ne’ il modo migliore per esercitare la propria liberta’ di parola, ne’ un’espressione di originalita’ di pensiero.
Faust dice bene: il rispetto non dovrebbe essere un optional.
Non confonda il coraggio, quello vero, con altre cose.
BUGIARDO PRIMA E ANCHE FALSIFICATORE DOPO!!!!
Pazzesco. Vergognoso. Indicibile.
p. n.
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La denuncia di due ricercatori americani del “Cline center for democracy”
L’amministrazione Usa ha modificato l’elenco dei Paesi alleati
“Così Bush ha sbianchettato la Storia”
Cambiati i numeri della guerra in Iraq
Via via sono stati aggiunti e tolti cambiando documenti ufficiali
“Abbiamo dimostrato una serie di correzioni, ma quante altre ce ne sono?”
di MARCO PASQUA
“Così Bush ha sbianchettato la Storia” Cambiati i numeri della guerra in Iraq
ROMA – Date aggiustate, nomi cancellati, cifre “sbianchettate”. E’ una vera e propria operazione di correzione della storia, quella che ha interessato il sito ufficiale della Casa Bianca. E’ su queste pagine web che l’amministrazione Bush ha fatto modificare, a suo piacimento, alcuni comunicati stampa già andati in rete. Sono tutti relativi alla guerra in Iraq ed elencano i Paesi che hanno appoggiato l’America, inclusa l’Italia.
La denuncia è di due ricercatori americani del “Cline center for democracy” dell’università dell’Illinois, che hanno studiato, comunicato per comunicato, tutti i messaggi che George W. Bush ha veicolato ai media e, quindi, agli americani. Messaggi corretti, per ragioni di opportunità politica, anche a distanza di anni. “Siamo di fronte alla riscrittura della storia”, denunciano Scott Althaus, professore dell’università di Illinois, e Kalev Leetaru, coordinatore presso il Cline center for democracy.
L’analisi ha dimostrato tutte le modifiche che hanno interessato cinque documenti ufficiali, con indicato il numero dei Paesi aderenti alla cosiddetta “coalizione dei volenterosi”: vale a dire le nazioni che, nel 2003, si schierarono con l’America nell’invasione dell’Iraq. Per dimostrare che alcuni di questi documenti sono stati sottoposti a successive modifiche, i due studiosi si sono serviti, tra le altre cose, delle pagine conservate nel più grande archivio mondiale dei siti web: è quello offerto dall'”Internet archive” ( http://www.archive.org ), un’organizzazione no-profit fondata nel 1996 a San Francisco.
A differenza delle copie cache di Google, che forniscono solo una versione recente di una data pagina, questo archivio mondiale mantiene una copia originale di ogni singola pagina che ha registrato. A novembre vi erano conservate 85 miliardi di pagine, tutte con l’indicazione del giorno in cui sono state catturate. E qui non c’è correzione che tenga, visto che la versione “fotografata” e salvata è necessariamente quella originale. Utilizzando questo importante strumento di raffronto, i ricercatori hanno scoperto l’operazione che ha interessato alcuni di questi comunicati stampa. A distanza di anni, solo tre di questi cinque documenti, con l’elenco dei Paesi a favore della guerra in Iraq, possono essere ancora consultati tramite il sito della Casa Bianca. Gli altri due sono stati cancellati tra il 2003 e il 2006. Quando si è cambiato il testo, non si è provveduto a correggere la data di pubblicazione del comunicato, per far sembrare il tutto più naturale possibile. “La nostra ricerca dimostra che ci sono stati aggiornamenti e cancellazioni sistematiche delle informazioni pubbliche, tra il 2003 e almeno il 2005″, spiegano i curatori della ricerca, dal titolo “Modificando la storia, la soluzione americana”.
L’esempio più lampante è quello di uno dei primissimi comunicati stampa, attraverso il quale Bush rendeva noto l’elenco dei Paesi che lo sostenevano nell’invasione dell’Iraq ( http://www.whitehouse.gov/infocus/iraq/news/20030327-10.html ). Si tratta di un documento del 27 marzo 2003: vi compaiono 49 nazioni.
Ma c’è un particolare: “Si tratta di un falso storico”, denunciano i due ricercatori. In quel periodo, infatti, gli Stati che appoggiavano l’America erano 45. “Sembra che la Casa Bianca abbia sistematicamente voluto cancellare parte del suo passato. Quel che è grave, è che tutto è avvenuto in segreto. Nel caso di questa lista della ‘coalizione dei volentorosi’ siamo riusciti a dimostrare tutti i cambiamenti”, spiegano Althaus e Leetaru, che non escludono altri “sbianchettamenti”. Analizzare tutti i comunicati stampa che documentano questi delicati mesi per l’amministrazione Bush non è semplice. E’ un gioco di date, nomi che si aggiungono salvo poi sparire dopo pochi mesi.
Un altro esempio è offerto da un comunicato datato 21 marzo 2003: stavolta nella lista ci sono 46 nazioni, inclusa l’America. Il mese seguente, però, questa lista viene corretta: una “manina” aggiunge l’Angola e l’Ucraina, portando il totale a 48. La data del comunicato stampa resta invariata (21 marzo), e nessuno spiega che quel testo è stato cambiato. Quella lista resta visibile per più di due anni, salvo poi sparire del tutto. Ma attenzione: resta il link, sparisce solo il contenuto della pagina ( http://www.whitehouse.gov/news/releases/2003/03/20030321-4.html ).
L’elenco, intanto, cresce di un’altra unità, su un altro comunicato: accade il 13 aprile 2003, quando si aggiunge lo stato di Tonga. Ma anche questo sparisce, salvo poi ricomparire nel novembre 2004 con una importante modifica ( http://web.archive.org/web/20041103233844/http://www.whitehouse.gov/infocus/iraq/news/text/20030327-10.html ). Il correttore stavolta ha eliminato il Costa Rica: lo Stato, infatti, aveva fatto notare di non essere mai stato a favore della guerra in Iraq, chiedendo di essere rimosso dalla “coalizione dei volenterosi”.
Ovviamente non si fa alcun riferimento al suo inserimento erroneo: lo si cancella, e si fa credere che quel comunicato risalga al 13 aprile 2003. A oggi – si evince dalla ricerca – non c’è un singolo documento nell’archivio ufficiale della Casa bianca che faccia riferimento al dato reale, e storicamente vero, di 46 Paesi pro-guerra in Iraq (45, escludendo l’America). Solo Archive. org conserva il comunicato con questo dato ( http://web.archive.org/web/20030407164355/http://www.whitehouse.gov/news/releases/2003/03/print/20030321-4.html ).
A chi fa notare che ci troviamo di fronte a modifiche “poco rilevanti”, avvenute molti anni fa, i due studiosi replicano: “Se si è spesa così tanta energia per cambiare un dato, possiamo solo immaginarci cosa sia potuto accadere a documenti più sensibili pubblicati sul sito della Casa Bianca. In ogni caso, il risultato è sempre lo stesso: si altera un dato storico, contenuto in documenti ufficiali”. Tra l’altro, viene fatto notare, questi continui cambiamenti della lista hanno avuto anche effetti su Wikipedia: “La confusione creata, ha fatto sì anche anche l’enciclopedia degli utenti, adesso, proponga una versione rivista della storia”, riportando comunicati “sbianchettati” che vengono considerati storicamente corretti.
Il sito della ricerca: http://www.clinecenter.uiuc.edu/airbrushing_history/
Un giornale Tedesco ha calcolato quanto costa salvare il mondo dalla crisi.La maggior parte della spesa và all’ USA con circa 8.000.000.000.000 (8 bilioni di euro) al resto del mondo 3 bilioni di euro per una spesa complessiva di 11.000.000.000.000 (11 bilioni di euro)
Si potesse dividere la somma a tutti gli abitanti della terra, toccherebbe ad ognuno circa 1600 euro.
Con quella somma , ad ogni Italiano andrebbero 130.000 euro, ognuno di noi avrebbe 370 euro ogni giorno a disposizione, una famiglia con due bambini 1480 euro ogni giorno a disposizione per un anno intero.
Mah, c’è gente che si diletta a fare questi calcoli.
Ginge das ganze Geld an Deutschland, bekäme jeder der 82 Millionen Bürger 124 825 Euro. Jeder Einwohner Deutschlands könnte ein Jahr lang jeden Tag 342 Euro ausgeben. Eine Familie mit zwei Kindern hätte also täglich 1368 Euro zur Verfügung.
caro Faust e tutti,
se hai ancora dei ricordi di Codroipo, le campagne a sud, andando a Lignano, sono parco delle Risorgive, terreni umidi ancora allo stato brado,dove è ritornata la lontra di fiume e molti uccelli di passo, speriamo ce ne siano molti in Italia.
Questo è sempre stato luogo di incontri non solo botanici ma anche amorosi.
Le coppiette facevano km per venire a rendere omaggio alla tenuta ex Manin…..
Quei territori ,estesissimi, erano infatti appartenuti al Manin, ultimo Doge di Venezia, ed erano terreno di caccia per lui e i suoi ospiti.
In mezzo a questa Arcadia, nel’400 era sorto un mulino con 4 ruote.
Il mulino, fra varie vicissitudini, continuò a lavorare; nel 1801 lo rilevò la famiglia che ancora oggi lo conduce.
Da allora i rifacimenti hanno riguardato solo la sostituzione delle pale delle due ruote in funzione, e la indispensabile messa in sicurezza delle strutture e delle macchine.
In un antro accanto battono, con due magli di legno , lo stocafisso ragno delle Lofoten.
Macinano solo bio, farina di granoturco bianca e gialla, raffinata o molata grossolanamente per non perdere il germe, o farina di grano saraceno.
La prefazione per dirvi che ho intenzione di preparare il baccalà alla vicentina con polenta bianca molata!!!
Vi risparmio la ricetta!
Ariviodisi
Sylvi
xVox
Lei è solo dall’altra parte della barricata.
@ Pino (312)
Chissa’ perche’, non mi sorprendo neanche un po’.
Anzi, mi sorprenderei se dicessero la verita’, tutta la verita’, nient’altro che la verita’. Questi la menzogna ce l’hanno nel DNA, insieme a una buona dose di stupidita’ e arroganza: la stupidita’ di chi crede di farla franca e l’arroganza di chi pensa che tutti siano altrettanto stupidi.
Se cosi’ non fosse, non ci sarebbero state guerre criminali condotte in base a menzogne ben piu’ gravi, non ci sarebbero stati false flags spaventosi e magari neppure l’attuale crisi.
Un caro saluto
x CC
Caro CC,
per me e’ troppo presto per fare giudizi su un articolo di Repubblica.it
Ho letto quello che ha riportato Pino Nicotri…..
Il numero delle Nazioni, io ho sempre letto 36 0 38.
Mi posso certamente sbagliare, ma so di averlo scritto anche sul blog in occasione di discussioni sull’intelligence etc….
Non ho tempo questa mattina o anche piu’ tardi, devo uscire presto ed ho un mucchio di cose da fare.
Ciao, Anita
@Rachamim
Si, la barricata di coloro che non amano la volgarita’, ne’ fisica, ne’ mentale.
xVox
La lascio molto volentieri alla sua convinzione.
Faust … …. è tutta colpa di voi diavolacci che vi ostinate a fare le pentole sensa coperchi e finisce che prima o,poi le magagne si vedono.
Ciao
Antonio - – - antonio.zaimbri@tiscali.it
caro Pino,
e i libri di storia saranno “aggiornati ” di conseguenza!
saluti
Sylvi
A proposito di Moschee…!!
Sulla recente polemica se sono o meno luoghi di terrorismo…
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L’opinione della Santa Sede. “I luoghi di culto che sono sede di una presenza spirituale autentica sono legittimi e diventano luoghi benefici per la conoscenza”, ha affermato stamattina Ravasi, presidente del pontificio consiglio della Cultura della Santa Sede, durante la giornata di studio su ”Culture e Religioni in dialogo”.
La questione, ha spiegato Ravasi, presenta tuttavia due facce. “Da un lato – ha detto il ‘ministro’ vaticano della Cultura – bisogna riconoscere la legittimità del luogo di culto; d’altra parte questo non deve diventare un modello diverso”. Quindi, se una moschea assume finalità politiche, “eterogenee alla propria identità religiosa”, allora “lo Stato esige una verifica” e ha “il diritto di intervenire”.
“Io capisco che per alcune culture tante volte è difficile distinguere come distinguiamo noi – ha concluso Ravasi – ma la nostra è una società occidentale che distingue tra ambito religioso e ambito politico, ‘A Cesare quel che è di Cesare”’.
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Incredibile , verrebbe voglia di dire…
Beffardamende .. ma Vah.. !!!!
Oppure “nuovi laici alla riscossa!
Ad usum ..”però”e ovviamente con due “pesi e due misure”..
Nella storia e financo nel presente , non mi pare che sia stato sempre così, anzi più volte ..DAL SOGLIO si sono elevate Alte grida…!!
Tutto questo ,ovviamente senza voler minimamente sminuire la valenza della “lotta al terrorismo” islamico…
Solo banalmente per dire che a volte ci sono “strettoie” nella Storia, lisci come vetri, che costringono a percorsi gesuitici, noti “maestri scalatori”…
cc
REGOLAMENTAZIONE DELLA RETE
Berlusconi: “Per quanto riguarda internet manca una regolamentazione, porteremo le nostre proposte in sede internazionale”
[…]Anche nel nostro paese […] esiste una attività di blocco di siti “all’ingresso” sulla rete italiana. Di quell’elenco poco si sa e soprattutto niente si dice da parte di coloro che lo gestiscono sui criteri con i quali vengono scelti i siti da bloccare.
[…] Non è in gioco solo la privacy (e già basterebbe), qui si parla di libertà di espressione. E in entrambi i casi non è roba privata del governo. Chissà, forse i relativi garanti – privacy e comunicazioni – potrebbero rivolgere in merito delle domande all’esecutivo. Sarebbero nel pieno esercizio della loro funzione.
Ma c’è un secondo punto sul quale l’imprenditore Berlusconi è assai sensibile. Di recente Mediaset ha annunciato una sua analisi (con successiva minacciata vertenza in sede legale) dei contenuti di YouTube. Avevano quantificato in milioni di euro, molti milioni, il danno ricevuto dal fatto che la gente prende piccoli pezzi di programmi tv e li rilancia sulle piattaforme di social networking (come YouTube o Facebook o MySpace), per gli scopi più diversi: per condividere un gol particolarmente bello della propria squadra, per dare più visibilità a una intervista che è piaciuta, per denunciare una posizione politica o per affermarne un’altra.
[…] Si potrebbe argomentare che, una volta pubblicato un articolo di giornale, scritto un libro e trasmesso un programma tv, quelle parole e quelle immagini fanno parte di un sapere sociale di libero accesso, un pozzo comune dell’informazione dal quale è legittimo e sacrosanto attingere per citare (altra questione è la copia integrale[…]
Certo per chi intraprende per profitto nella tv o nelle telecomunicazioni risulta più attraente un mondo di servizi tutti “chiusi” e inaccessibile se non dietro ulteriore pagamento[…]
[Zambardino, da La Repubblica]
xVox
La lascio molto volentieri alla sua convinzione.
@Rachamim
Perche’, ha altra scelta?
xVox
lei è dura di comprendonio, certamente non ho altra scelta.
PS_ al mio 322
per onestà, quella sui gesuiti è stata rubata a Camilleri!
caro cc,
nelle Chiese italiane ci può entrare chiunque, ascoltare la predica, in italiano, giudicare se è un incitamento al terrorismo e alla preparazione di attentati.
Nella moschea io non posso entrare,tu maschio acculturato ,non capisci quel che dicono e che cosa progettano…potrebbe essere anche la tua eliminazione fisica e tu saresti compunto e rispettoso!
Le Alte grida erano in italiano, non in latino!
A volte l’anticlericalismo ti acceca!|
ciao
Sylvi
I libri verranno aggiornati e fortunatamente il web ora aiuta chi vuol ricostruire la verità.
A dire il vero anche l’archeologia aiuterebbe, chi ha volontà e capacità, a ricostruire dei pezzi di storia, basterebbe per esempio studiare attentamente i famosi “rotli del mar morto” trattandoli tutti allo stesso modo come materiale di studio e non classificandoli a priori attendibili o meno a seconda se sono più o meno aderenti sulle successive fantasiose ricostruzioni, falsificazioni, ribaltamenti della storia reale.
Giorgino da buon TeoCom si è semplicemente infilato in un solco di falsificazioni lungo due o tremila anni.
Salutoni … Antonio - – - antonio.zaimbri@tiscali.it
@Rachamim
Qui di dura di comprendonio ci sta solo lei, e’ alquanto evidente.
Caro AZ, Caro Rodolfo e cari tutti,
in quest0 blog non ci sono, o quanto meno non ci sono più, persone con un tal livello di patologia da mettere in piedi offese gravissime volute e premeditate.
Non abbiamo più avuto mascalzoni come ***/NN. Perfino il Pantegana, pur così violento e brutale nelle sue collere, era però soprattutto un impulsivo incapace di controllarsi.
Come si è visto dalle spiegazioni successive, lo scambio di offese tra Rodolfo ed AZ era prima di tutto legato ad un equivoco. Rodolfo ha scritto certe cose intendendone però altre un po’ diverse ed AZ a reagito ad un messaggio apparente che era però differente da quello inteso dal suo autore.
Come tutti voi sapete, io condivido molto poco di quel che scrive Rodolfo che però giudico una persona che scrive quel che pensa con coerenza e buona fede.
Pertanto penso che sia veramente sbagliato risolvere la diversità di punti di vista mettendo in atto dei meccanismi di espulsione. Un blog vive proprio per la diversità di punti di vista altrimenti diventa noioso e si spegne. Ma soprattutto un blog deve far convivere persone diverse tra loro in accettabile reciproca armonia. Soprattutto un blog di sinistra che fa della non discriminazione la sua bandiera. Uroburo
cara Sylvi,
era da tempo che “sinceramente” aspettavo che tu mi accusassi “platealmente” di Anticlericalismo”.
Vedi tutta la mia storia personale sta a dimostrare che non è affatto così.Ma visto che tu non la conosci , non è neanche il caso di “riassumerla”in poche battute su di un Blog.
cerco di riassumere però questi brevi concetti :
Se per Alticlericarismo tu intendi un odio viscerale e preconcetto su tutta quanto puzza di “incenso”,senza considerare gli uomini (diversi tra loro ) che vi stanno dietro,
e di disinteresse totale per le implicazioni che i messaggi evangelici ” si portano dietro, ti sbagli di GROsso.
Se per Anticlericalesimo tu intendi , la mia non rinuncia, a sottolineare in chiave laica e di ragionamento , tutto quanto non quadra , nei più disparati messaggi ad “usum”che pervengono dai vari Sogli, ebbene sì , sono anticlericale!
In questo caso allora, tutto il Blog da questo punto di vista è a maggioranza Anticlericale.
Per finire e non tediare ulterirmente,direi questo :
No, non rinuncerò mai in vita terrena a sottolineare tutte le volte che me ne accorgo le storture di un sistema che composto da “uomini” si dice l’autentico ed unico interprete del Divino per opera dello spirito santo”
Questa è una questione di fede, a dire il vero di una “particolare fede”.
Infine nel pezzo postato,non ravviso nulla di particolrmente anticlericale,a meno di voler ribaltare l’accusa e dire che tutto quanto che perviene dale vicinanze del soglio è per sua natura divina e quindi non “giudicabile ” ne in chiave storica ne in chiave di attualità , per il solo fatto che contarddizzioni comprese, fanno parte di un piano divino “non sindacabile”.
Allora tuto quadra in questo caso e ti diròdi più non è neanche Clericalesimo” che è un’altra cosa ancora, ovvero L’uso della religione per altri scopi molto più terreni!
Non so se tu magari sei un’esperta in materia!
cc
Dove andremo a cominciare?
Auguri a tutti. Ma auguri di che?
Stiamo vivendo una delle peggiori crisi economiche e finanziarie con milioni di persone che hanno già perduto o stanno perdendo il posto di lavoro.
Non me la sento di fare gli auguri a George W. Bush, anche se il fair play anglosassone lo impone. Un personaggio contorto e affetto da una sfiga che è riuscito a spalmare sul resto del mondo. Adesso dichiara in una intervista televisiva a ABC che si ‘pente’ dell’Iraq, una guerra costata quasi 5mila vite di soldati americani, 35mila feriti, migliaia di matrimoni di militari andati a farsi benedire e centinaia di migliaia di morti tra gli iracheni. Ma quelli tanto non contano. Mr. Bush continua a dare la colpa della sua incauta decisione ai servizi di intelligence. Ma esiste vivaddio una responsabilità oggettiva quando uno occupa posizioni di potere. Avrebbe dovuto accorgersi a tempo debito che i suoi spioni non funzionavano. Anche se è vero, che, almeno per quanto riguarda l’attentato alle Torri ed al Pentagono gli avvertimenti gli erano stati mandati. Ma i suoi stretti collaboratori (a cominciare dalla Condolcezza Riso) avevano edulcorato le notizie per non rovinargli le sudate vacanze nel suo polveroso ranch texano. Ha permesso che il castello di carte di una finanza mordi e fuggi prosperasse nella assenza di stretti controlli che gli uomini, da lui piazzati nei posti chiave, si guardavano bene dall’attuare con la scusa che bisogna rispettare gli ‘animal spirits’ del libero mercato che trova da solo gli aggiustamenti del caso. Quanto all’ambiente e ai dimostrati pericoli di calamità meteorologiche scatenate dai disastri dell’inquinamento atmosferico si trattava solo di propaganda liberale, che da queste parti significa marxista. George che presentandosi alla Regina Elisabetta quando ancora era solo governatore del Texas, dichiarò di essere la pecora nera della famiglia, (credendo di fare lo spiritoso) è riuscito nel giro di otto anni a distruggere anche l’immagine dei Bush, cancellando quel che di buono aveva fatto suo padre nei numerosi incarichi occupati sino alla presidenza ed eliminando dalla scena politica il fratello che era considerato in famiglia l’unico intelligente. Il caso di George Bush è la dimostrazione di come si possa markettizzare un presidente come un pacco di pannolini in una società di massa. E prima che i milioni di babbioni che hanno votato e rivotato per questo concentrato di nullità si accorgessero dell’errore commesso sono passati otto anni di disastri epocali. Solo quando la crisi ha cominciato a mordere il portafoglio e le chiappe la gente comune si è chiesta che cavolo aveva fatto nelle precedenti votazioni condotte all’insegna del ‘Dio lo vuole!’ tipica bestemmia che si ritrova sulla bocca di tutti i fondamentalisti, siano essi targati musulmano o cristiano.
Auguri a Barack Hussein Obama. Stuoli di voltagabbana che fino alla vigilia delle elezioni del 4 novembre 2008 vomitavano le panzane e le ingiurie più invereconde nei confronti del 47nne candidato democratico, adesso stanno convertendosi all’insegna del “Sì, però, in fin dei conti, potrebbe essere una scelta non male. Evviva la democrazia.” Il compito di Obama è terribile. Ma almeno l’America ha cambiato cavalli. E questa è la grande forza di questa nazione. E se uno pensa che questo Paese è stato l’ultimo a importare schiavi, beh: di strada ne hanno fatta eleggendo adesso un presidente ’abbronzato’ come lo ha definito quell’incontenibile gaffeur del primo ministro italiano.
Auguri agli italiani che hanno scelto a larga maggioranza Berlusconi e la sua compagnia di giro. L’augurio è che non debbano presto pentirsene come hanno fatto gli americani con il loro Bush.
Ed un augurio speciale anche al Cavaliere. Avere raddoppiato le tasse per la televisione a pagamento colpendo sopratutto SKY, il concorrente di Mediaset, ha fatto imbestialire Mr. Murdoch. Il quale sarà pure un incallito repubblicano, ma proprio per questo al centesimo ci tiene di brutto. Ed ha dato ordine al suo amministratore delegato della SKY italiana di iniziare da subito un fuoco di sbarramento a forza di spot televisivi che al momento in cui scriviamo non è possibile sapere a quali risultati potrebbe portare. Alcune fievoli voci nel governo di centro destra hanno fatto sapere che il provvedimento potrebbe essere modificato. Mettersi contro Murdoch non è stata un’idea geniale. Il ministro italiano del tesoro, Tremonti, si è lanciato in difesa del suo imperatore dicendo che la colpa non è loro ma dell’Europa che, due anni fa, ha chiesto all’Italia di allinearsi all’aumento della tassazione e del precedente governo Prodi che aveva promesso all’Europa che lo avrebbe fatto. Ed invece è toccato il calice amaro all’ignaro Cavaliere senza macchia e senza paura. Ma le voci si rincorrono e dicono che è stata Mediaset (la corazzata mediatica del Cavaliere) a spingere con i suoi uomini sulla dirigenza UE perché fossero fatte pressioni sul governo italiano. Un alibi per giurare poi che loro non ne sanno niente anche se invece si trattava di sparare a palle incatenate contro SKY-Murdoch che all’impero televisivo di Berlusconi dà molta noia.
Auguri ai tanti che hanno perso il lavoro ed a quelli che lo perderanno nei prossimi mesi. Milioni di drammi familiari ignorati da chi ha la pancia piena e sollecita il popolo bue perché vada a fare shopping e spenda. Così si rianima l’economia, dicono gli esperti. Vallo a raccontare a chi dal mese prossimo non avrà i soldi per pagare il mutuo, la sua carta di credito è stata bloccata dalla banca, ci sono le rate da pagare della macchina, le tasse universitarie dei figli, l’assicurazione malattia non viene più pagata dalla azienda e lui e la famiglia si trovano ad incrementare quei 44 milioni di americani che non hanno alcuna copertura sanitaria.
Gli esperti americani cercano di fare i pompieri e affermano che tra questa crisi e quella della Grande Depressione le differenze sono sostanziali. Quella crisi durò 12 anni e ci volle una guerra mondiale per consentire all’America di risollevarsi. I fabbricanti e mercanti di armi anche oggi ci sperano molto perché le condizioni e le avvisaglie ci sono tutte. Ad esempio tra India e Pakistan siamo proprio sicuri che tutto sarà rimesso alla pazienza delle rispettive diplomazie dopo il massacro di Mumbai? E poi viene dato per certo che Al Qaeda organizzerà entro cinque anni un attentato di dimensioni ciclopiche, molto più devastante dell’11 settembre 2001. E allora scatterà la reazione e c’è già chi si frega le mani al pensiero.
(Intervento del Presidente Romano Prodi al dipartimento Internazionale del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese).
Il Professore ha ricominciato a fare il suo vecchio mestiere di docente di economia industriale. Pubblichiamo di seguito alcune pagine della lezione che Prodi ha tenuto al Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese che lo ha invitato in qualità di esperto. Prodi è stato ricevuto dalle massime autorità del governo della Repubblica Popolare Cinese).
“Siamo quasi certamente di fronte alla più grave crisi economica del dopoguerra. Spesso si paragona ciò che sta succedendo oggi con quello che accadde in altri momenti di crisi e in particolare con la crisi del 1929 che causò un impoverimento globale che durò diversi anni. Ogni crisi in realtà ha caratteristiche proprie (così come le politiche per reagire ad essa) e questa non fa eccezione. Tuttavia, se non si analizzano profondamente le cause e le dimensioni specifiche di questa crisi, non si può trovare una soluzione.
– La crisi del 1929 partì dal crollo azionario di Wall Street del mese di ottobre ma le cause reali scatenate da diversi fattori sia finanziari (un sistema bancario inefficiente, un eccessivo ricorso a prestiti “speculativi” e un corso delle azioni che non corrispondeva più ai valori prospettici delle imprese sia reali: eccesso di investimenti e di produzione in alcuni settori). Il crollo azionario fece diminuire il potere di acquisto della popolazione e spinse le banche a chiedere il rientro dei prestiti effettuati. Tutto questo acuì la crisi e la rese globale. La crisi durò molti anni anche perché le autorità nazionali ci misero molto tempo per capirne la portata, perché vi erano fortissime resistenze ad ogni forma d’intervento pubblico e perché non vi erano istituzioni internazionali in grado di gestire un fenomeno che forse per la prima volta era realmente globale.- Ma fu proprio dall’intervento pubblico che le economie cominciarono a riprendersi. Le politiche che portarono le economie mondiali fuori dalla recessione furono improntate ad un forte intervento statale che si sostanziava in spesa in deficit (e crescita del debito pubblico), come accadde negli US sotto il presidente Roosevelt, ma anche nel sostegno all’industria pesante nazionale e militare come fece Hitler in Germania. Insomma in alcune delle politiche per uscire dalla crisi del ’29 vi era sia lo strumento di uscita dalle crisi economiche sia il germe che porterà alla seconda guerra mondiale.- In sostanza la crisi del 1929 nasce sui mercati ed è una crisi prettamente “privata” nelle sue cause dove il pubblico ha un ruolo marginale ed il ruolo pubblico è importante non nell’entrata ma nell’uscita dalla crisi.
– Oggi la situazione è almeno in parte diversa. Tutti i governi sono pienamente consapevoli di trovarsi in un momento di crisi anche se ancora oggi non sanno quanto la crisi dei mercati “costi” all’economia globale sia finanziaria sia reale legata ai mutui sub prime. E non sanno nemmeno se e quando entreranno in crisi altri “pezzi” del sistema finanziario, come ad esempio le Carte di credito e, più in generale, gli strumenti del credito al consumo.- La caratteristica di questa crisi non è infatti l’esistenza di differenti interpretazioni sulle sue cause, ma l’incertezza assoluta sulle sue dimensioni quantitative. Nessuno sa fin dove questa crisi si estende. Nessuno ne conosce gli aspetti quantitativi.- I mercati finanziari globalizzati hanno fatto sì che la propagazione della crisi sia stata molto più veloce che nel 1929. Tuttavia la presenza di istituzioni internazionali (anche se meno forti di quanto sarebbe auspicabile) e di un maggiore coordinamento tra i diversi paesi rende meno automatica la messa in atto di quelle politiche nazionali di protezione che causarono l’aggravamento della crisi del 1929.
– Tassi d’interesse già molto bassi, deregolamentazione ed innovazione finanziaria rendono oggi particolarmente deboli gli strumenti di politica economica “classici” utilizzati nel passato.- In particolare alla prova dei fatti l’innovazione finanziaria che doveva servire a diminuire il rischio degli investimenti e quindi favorire la crescita ha causato la più grande crisi di fiducia degli ultimi decenni e ha fortemente aumentato la rischiosità dell’intera economia mondiale.
– L’innovazione finanziaria ha infatti distribuito grande parte del ischio sulle masse degli investitori ignari.
Come intervenire?
– C’è bisogno d’interventi sia a livello del singolo paese sia a livello internazionale. C’è bisogno di politiche ma anche di più profonde riforme istituzionali. C’è in sostanza bisogno di interventi che modifichino le strutture e interventi che modifichino i comportamenti. C’è bisogno di interventi di breve periodo per evitare che la crisi peggiori e si diffonda sempre più il panico ma c’è soprattutto bisogno di visione di lungo periodo.- Bisogna resistere alle tentazioni di chiusura e protezionismo. Quest’aspetto sarà di grandissima importanza nei prossimi mesi, perché sempre di più i politici dei diversi paesi saranno spinti ad attribuire all’apertura dei mercati internazionali tutte le cause della crisi economica e finanziaria. A questa tendenza generale si aggiunge il fatto che Obama si era presentato di fronte agli elettori con una piattaforma sostanzialmente protezionista. È vero che, in questo campo anche i Presidenti precedenti si erano impegnati a proteggere l’industria nazionale, ma avevano poi operato in modo diverso, ma è anche vero che la crisi ha cambiato e sta cambiando l’opinione pubblica in modo profondo e generale.
– La Globalizzazione è per me un valore, ma bisogna saperne contenere gli eccessi e proteggere chi si trova nelle posizioni più deboli, altrimenti sarà politicamente insostenibile.
Un mondo globalizzato ha bisogno di istituzioni internazionali forti sia per gli aspetti più legati alla politica sia per gli aspetti legati all’economia. In passato si è spinto più sull’economia e meno sulla politica ma questo squilibrio ha mostrato limiti evidenti. I mercati globali hanno bisogno di regole globali. Ovviamente i singoli paesi possono adottare provvedimenti specifici ma ci vuole una base comune.
– In primo luogo è necessario regolare fortemente l’utilizzo di derivati. Essi non solo hanno prodotto l’alterazione dei mercati che ci ha portato alla crisi, ma hanno anche esaltato le dimensioni della speculazione sul petrolio e sulle materie prime. Non è possibile che i derivati sulle materie prime siano stati in alcuni giorni di cento volte superiori rispetto al valore reale del bene trattato.
Se si deve intervenire sostenendo l’offerta è necessario indirizzare la produzione verso prodotti maggiormente eco compatibili. C’è forse bisogno di simboli (auto elettrica, cellule fotovoltaiche, biodiesel da colture che sfruttano terreni marginali) sapendo anche che questa riconversione può essere un’importante occasione di business.- Questo settore è comunque capace di mobilitare una quantità di risorse enorme e diffusa non solo in tutti i continenti ma in tutte le aree, anche le più sperdute del mondo.- In secondo luogo grandi progetti di ricerca e sviluppo soprattutto nei settori legati alla salute ed alla scienza della vita. Anche questi possono e debbono coinvolgere nel lungo periodo le energie diffuse non solo di alcuni grandi paesi, ma di tutto il mondo.
– Nel dibattito sull’economia nelle ultime settimane, si parla sempre di più di “ritorno alla produzione” intendendo con questo un ritorno di importanza sia della produzione agricola che di quella industriale.
– Il “ritorno alla produzione” non sarà privo di conseguenze politiche anche nei paesi occidentali, in primo luogo negli Stati Uniti, ma anche in Europa e negli altri paesi ad elevato livello di sviluppo.
– Parlo di “ritorno alla produzione” non solo per la diffidenza sempre più diffusa nei confronti della finanza. Ma anche perché il crollo della domanda sta spingendo i governi non solo in aiuto del sistema bancario e finanziario, ma anche del sistema produttivo.- Il dibattito non è ancora concluso ma l’aumento della disoccupazione, soprattutto in aree politicamente sensibili, sta spingendo i governi a spostare risorse verso il sistema industriale. È lecito pensare che queste forze si faranno sentire anche in una fase più avanzata della crisi o dopo la crisi e si faranno sentire sia negli Stati Uniti che in Europa
– In Europa questo sforzo di “ritorno all’industria” sarà diverso da paese a paese, perché estremamente diverso è già oggi il ruolo dell’industria nei differenti paesi europei.- Negli ultimi due decenni abbiamo infatti assistito ad una concentrazione dell’industria soprattutto in una parte dell’Europa che trova il suo centro nella Germania e nell’Italia del Nord, mentre la parte che si è dedicata con assoluta prevalenza ai servizi vede il suo centro in Gran Bretagna ed Irlanda.- Naturalmente sarà un’industria diversa molto attenta ai problemi dell’energia e dell’inquinamento (quindi diversa anche nelle automobili) e alla domanda in continuo aumento nei settori della salute e delle scienze della vita.- Questa “grande correzione” dovrà essere accompagnata da un sostanziale riequilibrio tra risparmi e consumi. La grande crisi dimostra che lo squilibrio esistente oggi soprattutto negli Stati Uniti, ma anche in molti paesi europei, non può prolungarsi nel futuro perché è fonte di enormi squilibri.- Questo adattamento sarà perciò lungo e penoso e porterà conseguenze non solo di breve ma anche di lungo periodo riguardo alle importazioni di Stati Uniti ed Europa e quindi avrà notevole impatto anche sull’economia cinese.- La crisi finanziaria in corso sta mettendo infatti in discussione la sostenibilità di squilibri fra le grandi aree economiche come quelli che si sono creati in questi anni.
– Le tentazioni protezionistiche non potranno che crescere con il ritorno di un ruolo centrale della produzione. Parlo di “tentazioni” perché una notevole parte dell’opinione pubblica di questi paesi è tuttora convinta che l’apertura dei mercati e il libero commercio internazionale portino alla fine più vantaggi che danni.- È tuttavia molto probabile che su temi specifici, sui temi soprattutto legati all’ambiente e alla protezione sociale “socialdumping” si venga a creare una situazione politica diversa.- Per essere più espliciti mentre non vedo probabile (anche se ancora possibile) un’adozione diffusa e generale di dazi doganali, vedo più probabile l’adozione di difese commerciali che traggono spunto dall’esistenza di costi addizionali dovuti alla difesa dell’ambiente e ad alcuni aspetti delle politiche del lavoro.
– Vorrei ora terminare queste mie brevi riflessioni con alcune osservazioni specifiche nei rapporti fra la crisi economica e finanziaria in atto e il particolare ruolo che la Cina svolge o può svolgere. Prima di tutto occorre fare tesoro di un insegnamento riguardo al passato. Io credo profondamente nell’economia di mercato ma credo che il mercato funziona bene solo quando è oggetto di regole e di controlli severi e precisi.- Se attualmente siamo caduti in una crisi di cui ancora non conosciamo gli aspetti quantitativi né la durata, è proprio perché negli ultimi dieci anni (soprattutto a partire dagli Stati Uniti) sono state allentate le regole e i controlli. Si potrà obiettare che in molti paesi le autorità di controllo si sono moltiplicate (controllo sulle banche, sulle assicurazioni, sulle borse, sui mercati finanziari, ecc.). ma proprio queste moltiplicazioni hanno reso i controlli meno efficaci, isolando e dividendo i vari mercati.
– Questi controlli, inoltre, hanno soprattutto mantenuto un carattere nazionale, mentre i mercati finanziari sono diventati mondiali. È quindi interesse di tutti operare per regole e sorveglianze più severe a livello internazionale. Non sarà una battaglia facile ma utile a tutta l’umanità.- Io conservo personalmente l’esperienza della difficoltà di questa battaglia: quando ero Presidente della Commissione Europea e abbiamo prospettato direttive severe in materia, queste sono state impedite dall’opposizione di alcuni governi nazionali e dalle lobby di gruppi finanziari e bancari.
Una comune azione efficace non solo dovrà aumentare il potere delle autorità di regolamentazione a livello internazionale ma dovrà nello stesso tempo:- a) impostare un’azione comune di controllo e regolamentazione dei mercati, ora sottratti ad ogni controllo.- b) Impedire comportamenti speculativi alle banche di deposito ordinario.- c) Limitare, con un’organica serie di strumenti di trasparenza e fiscali, l’esplosione dei così detti “derivati”.- d) Stabilire regole per il mercato delle ipoteche.- e) Imporre rigorosi criteri di comportamento alle agenzie di “rating”- Queste azioni si debbono aggiungere alle decisioni che la maggior parte dei governi ha preso per immettere risorse pubbliche nel sistema economico e vincere quindi la paura che ha colpito l’economia mondiale nelle scorse settimane.
– Insisto sul fatto che le misure prese vanno nella giusta direzione, ma non sono certo sicuro che queste misure siano sufficienti perché non abbiamo ancora un quadro quantitativo preciso e credibile della dimensione della crisi.- Se sarà vinta la paura occorrerà molto tempo e molto spirito di collaborazione per guarire un sistema economico internazionale fondato sul debito cresciuto a dismisura e caratterizzato da un crollo del risparmio sia pubblico che privato.- In questo quadro il ruolo dell’Asia e della Cina appaiono determinanti e non solo perché l’Asia è uno dei pilastri della produzione manifatturiera di cui abbiamo parlato in precedenza.- L’aspetto più importante è infatti quello che l’Asia è ora il principale sottoscrittore del debito pubblico degli Stati Uniti.- Oltre il 40% dei 2600 Miliardi di debito degli Stati Uniti è stato infatti sottoscritto dai paesi asiatici. E di questo una cifra di circa 573 M$ da parte del Giappone e 585 M$ da parte della Cina.- E questo senza contare gli investimenti in altre società americane (es. Freddie Mac e Fannie Mae). È importante sottolineare come gli acquisti cinesi siano proseguiti anche nell’ultimo mese. Io interpreto questo atteggiamento consapevole e responsabile come un corretto modo del governo cinese per inserirsi tra i grandi decisori della governance mondiale.- Il mondo (occidentale e non solo occidentale) non può fare a meno, nell’attuale crisi economica della domanda cinese, degli investimenti cinesi e delle risorse finanziarie cinesi.
– Capacità produttiva industriale e alto tasso di risparmio fanno della Cina uno dei pilastri fondamentali per uscire dalla crisi con un nuovo e duraturo equilibrio. Grande potere e grande responsabilità si sommano quindi nel futuro delle decisioni politiche.- Alla luce di questi dati e della necessità di perseguire un nuovo equilibrio mondiale, vanno valutate le recenti decisioni prese dal Governo Cinese di rilanciare l’economia interna alla vigilia del Vertice dei G20.- Di fronte alla diminuzione del tasso di sviluppo dell’economia (9% di crescita del PIL di fronte al 10,4% del trimestre precedente) è stato deciso un piano di rilancio di 580 Miliardi di dollari nei settori dell’edilizia residenziale, dei lavori pubblici, dell’energia, dei trasporti, della sanità, dell’istruzione e di rilancio delle attività produttive sia tramite incentivi alla ricerca e all’investimento che attraverso incentivi fiscali.-
Un’ultima riflessione.- Noi ci incontriamo qui nel momento in cui la crisi ancora è in espansione e, ancora, i suoi confini non sono ancora ben chiari.- Di fronte a questi sconvolgimenti non possiamo non farci la domanda che i politici e gli economisti si facevano durante la grande crisi del 1929.- E la mia risposta, non si discosta da quella che diede Keynes in una conferenza tenuta a Madrid nel 1930: nonostante il pessimismo dei conservatori (che pensano che la crisi sia il preludio della fine) e il pessimismo dei rivoluzionari (che pensano che tutto debba finire perché il mondo è profondamente ingiusto) la nostra società ha grandi risorse (scientifiche, tecnologiche e morali) per riprendersi e ricominciare a camminare in avanti.- Ritengo cioè che il mondo abbia ancora tante energie sane, per cui questa crisi (come diceva allora Keynes) non è una malattia di vecchiaia dell’umanità, ma solo un disturbo di crescita.
Romano Prodi
Care tutte e tutti,
potete trovare qui di seguito l’introduzione che ho scritto per il Press-book italiano del film Lemon Tree – Il Giardino di Limoni di Eran Riklis, che la Teodora Film ha presentato il 27 novembre scorso al Festival di Torino come evento speciale fuori concorso, alla presenza del regista e che verrà proiettato questa sera, 4 dicembre ore 21.00 al cinema Mignon a Roma.
Un film davvero da non perdere.
Un abbraccio,
Luisa Morgantini
PERFINO GLI ALBERI SOFFRONO IN PALESTINA
Introduzione di Luisa Morgantini al Press-book italiano del film
LEMON TREE regia di Eran Riklis
PERFINO GLI ALBERI SOFFRONO IN PALESTINA
di Luisa Morgantini
Vice Presidente del Parlamento Europeo. Tra le fondatrici della rete Internazionale di Donne In Nero contro la guerra e la violenza e dell’International Women Commission.
Quante emozioni in questo film. Quanta verità. Perfino gli alberi soffrono in Palestina.
Quando la Teodora Film mi ha chiamata per parlarmi di questo nuovo film di Eran Riklis dal titolo Il giardino di limoni, avevo pensato a un’altra storia, quella, raccontata in un libro, dell’anziano palestinese che, ammalato, aveva voluto andare a vedere la sua casa a Ramleh, da dove era stato costretto a fuggire nel 1948. Lo accompagnava suo figlio. La donna che aprì la porta della casa della sua infanzia non lo cacciò, ma lo fece entrare e lui chiese di vedere se nel giardino c’era ancora l’albero di limoni: c’era, ne chiese uno, lo tenne stretto. Era ancora nelle sue mani quando una settimana dopo morì. La donna, che esiste davvero, si chiama Dalia, e ora quella casa è stata trasformata in una scuola per ragazzi israeliani di origine palestinese e per ragazzi ebrei israeliani.
E io nel mio piccolo giardino ho piantato una pianta di limoni e una di ulivo. L’ho fatto pensando a tutti quei contadini e contadine che in questi anni ho visto piangere, chi urlando, chi in silenzio, per il dolore nel vedere i loro alberi sradicati e lasciati morire, ma anche rubati e portati, come gli ulivi sradicati nell’area di Kalkilia, a vendere al mercato di Tel Aviv. Migliaia e migliaia sono stati gli alberi sradicati per far posto al muro o a strade che attraversano i territori occupati e che possono essere usate solo da israeliani, come un vero sistema di apartheid.
Come Dalia, anche Mira de Il giardino di limoni, moglie del Ministro della Difesa, percepisce il dolore e l’ingiustizia subita da Salma, e non può più vivere in quella casa da dove non si vede più la limonaia, ma un grande muro grigio. Se ne andrà con il peso della solitudine e del dolore, ma fiera, mentre dall’altra parte Salma brucia le cose del suo passato. È la follia di quella terra. Grazie a Eran per questo film che fa vivere i sentimenti e mostra le debolezze, le ipocrisie, ma anche l’umanità degli uni e degli altri, nonché l’asimmetria di chi ha potere e forza militare e di chi subisce l’umiliazione e l’esproprio. E affida alle due donne la dignità e la resistenza.
Come quella delle donne in nero israeliane che, fin dalla prima Intifadah, in silenzio e vestite di nero, ogni Venerdì con i loro corpi in una piazza di Gerusalemme ovest, dicono “No” all’occupazione militare e insieme a tante donne palestinesi, riunite nel Jerusalem Link, si rifiutano di riconoscersi come “nemiche”, ma costruiscono insieme qualcosa nel riconoscimento dei diritti di ciascuna alla libertà e alla liberazione. È da questo movimento che anche in Italia abbiamo contribuito alla costruzione di una rete internazionale di Donne in Nero contro la guerra e la violenza, che agisce sui conflitti e costruisce relazioni e scambi tra donne nei luoghi di guerra e violenza, come in Colombia, nella Ex-Yugoslavia, in Afghanistan, India, Congo, Kurdistan e tanti altri luoghi. Ed è sempre con donne palestinesi, israeliane e internazionali che abbiamo dato vita alla prima Commissione Internazionale di Donne, per praticare la risoluzione 1325 delle Nazioni Unite per la partecipazione delle donne ai tavoli del negoziato. A formare questa commissione vi sono 20 donne palestinesi, 20 donne israeliane e 20 donne internazionali. Tra loro, anzi tra noi, vi sono donne con alte cariche istituzionali ma anche attiviste, donne che vogliono pace, ma una pace con giustizia.
Sono tanti in Palestina e Israele oltre ai movimenti delle donne, che credono nella pace e rifiutano la violenza, e l’agire di questi movimenti è speranza, è forza, è l’umanità che si rivela. Che siano ascoltati dai nostri governi, dalla Comunità Internazionale perchè pongano fine all’occupazione israeliana e che palestinesi e israeliani possano vivere indipendenti in pace e sicurezza, senza muri, senza coloni, e che gli alberi di limone, di ulivo e tutti gli altri possano fiorire e non essere oggetto-soggetto conteso.
Era anche il desiderio di Hagar, una delle fondatrici delle Donne in Nero Israeliane, morta in un’isola in Grecia. Il giorno prima che morisse, guardavamo gli ulivi, belli e rigogliosi. «È bello – disse Hagar con malinconia – vedere gli ulivi senza temere che una ruspa li estirpi per far posto ad una colonia o a una strada coloniale». Noi donne in nero abbiamo ribattezzato la piazza di Gerusalemme Ovest, dove ormai da più di venti anni si manifesta ogni Venerdì, Piazza Hagar Roublev.
Vorrei che tutti e tutte vedessero questo film.
http://www.luisamorgantini.net
Cara Sylvi.
Non si tratta di cecità anticlericale, ma l’antiterrorismo lasciamolo fare a polizia, carabinieri, digos e servizi segreti con i mezzi che hanno e che conoscono compreso qualche buon traduttore dalle varie lingue.
Del resto ad essere maliziosi di cosa dicono nelle chiese cattoliche si conosce la parte delle prediche ma non certo quello che si bisbiglia nei confessionali, che direste se qualche 007 impiccione o solo molto scrupoloso piazzasse un microfono o addirittura una micro webcam in un confessionale tanto per essere sicuri che non vi si organizzino attentati o altri fatti criminosi, il che visto la spiccata propensione fideista di molti mafiosi non è poi cosa così pellegrina.
Da ateo ( e mangiapreti) che si ostacolino costruzioni di luoghi di culto mi potrebbe anche farmi egoisticamente piacere, specie per quei culti che trattano così male l’altra metà del celo. Quello che però non mi piace e non sopporto da sempre sono i doppi standard tra tra cose che se non uguali sono tra loro alquanto simili, i tappeti stesi per qualcuno e sassi e buche per altri mi provocano l’orticaria mentale, e credo che a C.C. facciano lo stesso effetto.
Salutoni … Antonio - – - antonio.zaimbri@tiscali.it
Di corsa
Come forse sapete negli US molte case usano il riscaldamento a olio.
Quando si mormorava che il petrolio sarebbe andato sui $ 200,00 al barile, molte famiglie hanno fatto un contratto con i loro suppliers al prezzo del giorno, che era allora sopra i $140,00 al barile.
Adesso il petrolio e’ sceso a circa $ 40,00 al barile e dicono che scendera’ a $ 25,00, queste famiglie si trovano con contratti ai prezzi di $ 140,00 al barile.
Non e’ una novita’, e’ la terza volta che ci cadono, i contratti sono solidi perche’ a sua volta le ditte fornitrici hanno contrattato a prezzi alti.
Anita
Oil May Fall Below $25 Next Year Amid Global Recession, Merrill Lynch Says.
Carissimo Uroburo condivido pienamente quanto scrivi sull’espulsione.Voglio comunque sottolignare che il modo di esprimersi sulle donne di Rodolfo è stato molto scurrile e mi ha urtato parecchio. Sarà anche una persona schietta e diretta e per l’età che dice di avere, e un po’ spaccone mi pare, in un blog a partecipazione anche femminile, se pur in minoranza, per me è intollerabile. Ammetterai che è stata mancanza di buon gusto e il modo di scusarsi non mi ha convinto. Scrive che nessuno ha chiesto spiegazioni, mi permetto di dire che sono stata la prima a rispondergli e in modo educato (post 191). Se tanto ci teneva a chiarire poteva farlo subito…… ha invece atteso l’attacco di Antonio ( bravo almeno uno si è sentito in dovere di difenderci!!!)dubito di tanta buona fede.
un caro saluto M.
caro cc,
esperta de che???
Credo che il mio “indottrinamento scolastico” sia di poco superiore al tuo.
Ho avuto, in età di costruzione dell?IO critico, Maestri che erano anche preti, ma erano soprattutto docenti colti e onesti.
Ho sempre sospettato che fossero dilaniati dai dubbi!
Gli altri li ho ignorati assieme alle loro “farneticazioni”.
Non ricordo se Nicotri o Uroburo scrissero di aver conosciuto David Turoldo, bene i preti di cui parlo erano i suoi amici in Friuli.
Non ho i paraocchi, e penso di averlo dimostrato, però mi pare che “tutto è buono quello che è contro la Chiesa,” senza fare le dovute distinzioni, sia anticlericalismo a prescindere che fa il paio con il clericalismo fondamentalista e i cilici della Binetti!
Quando l’Islam mi permetterà, con il dovuto rispetto, di entrare in una Moschea senza segregarmi nel serraglio femminile, quando, essendo in Italia, capirò nella lingua del luogo ciò che predicano, quando mi sarà permesso, senza finire lapidata, di dire dell’Islamismo tutto quello che qui viene detto della Chiesa e dei suoi sacerdoti, allora ci sarà vera libertà di espressione e di critica laica.
Spesso qui si critica i monoteismi; abbastanza spesso so che avete ragione, ma sempre so che queste critiche non spostano di nulla la situazione se non c’è cultura diffusa che insegni alla gente a scegliere la ragione contro la superstizione.
Dividere lo Stato laico dai dettami del Vaticano è giusto, lo fanno in Francia molto bene,ma tengono anche conto di quello che è il bisogno spirituale dell’uomo sviluppatosi in duemila anni della nostra storia.
In fondo tu sei il risultato di questo, come tutti noi!
Ho rispetto dell’anticlericalismo del blog, non mi sconvolge, ma , tolta la Religione comunista, non è facile con la sola ragione , impossibile che sia assettica, indicare ,anche agli altri, modelli di convivenza costruiti nel vuoto di “qualsiasi ricerca dell’etica e dello spirito”.
Ho scritto di getto; ma per tornare a te, ho avuto spesso, l’altro giorno per la moschea di Udine e il posto in cimitero che, tu , e non solo, sia disposto a dare ragione a chiunque purchè sia contro la Chiesa, che intendi sempre come Papaveri vaticani e mai come persone che portano avanti con fatica e coraggio un Ideale in cui credono e per il quale si adoperano nella società.
Non è sicuramente un discorso strutturato ma non scrivo mai su Word e non ho il controllo dell’insieme.
Sylvi
x Pino e x Tutti
Il mio Kompare, il caro Cerruti Gino, sta bene, e’ solo indaffarato, molto indaffarato….
Anita
Caro Uroburo,
siamo d’accordo sul pluralismo del blog e delle opinioni, ci mancherebbe e mi sembra che nessuno qui stia cercando l’espulsione di R. Pero’ mi sembra anche giusto volere un po’ piu’ urbanita’, piu’ rispetto gli uni verso gli altri. Ci sono dei limiti che ognuno di noi dovrebbe porsi da solo, senza aspettare le moderazioni di Pino o degli altri blogghisti, per il solo desiderio della convivenza civile. Qui si puo’ parlare di tutto ed e’ magnifico, ma non stiamo al mercato rionale. Il buonismo lasciamolo a Weltroni e il “non mi sono espresso bene” o il “sono stato male interpretato” lasciamoli a Berlusconi. Tanto, acca’ nisciun’e’ fesso.
caro AZ,
penso che “cimici” nei confessionali di oggi sarebbero una delusione.
Una volta, bene o male il prete dava dei consigli da “pscicologo”,
interveniva nelle diatribe famigliari e non soltanto coniugali.
Ma adesso? Intanto fortunato se lo trovi, poi ti ascolta, forse, distrattamente; se non hai abortito, se non sei il signor Englaro, ti spedisce coi soliti quattro Pater Ave e Gloria e la sensazione di essere più peccatore di prima perchè hai fatto anche un peccato di averlo “mandato a quel paese”.
Ci sono i preti “speciali” di cui parlavo sopra ma quelli sono come quel prete di cui ha raccontato giorni fa, che andò al funerale dell’amico anarchico! Altra stoffa!!
Sylvi
@Sylvi
Cara Sylvi, alcuni di noi qui sono anticlericali nei confronti di qualunque clero, musulmano incluso. Che poi anche tra il clero, cattolico e non, ci siano a volte delle persone degnissime di tale appellativo e di ogni rispetto, su questo non ci piove. Ma credo sia chiaro che le critiche, di solito, vanno al concetto, all’insieme dell’organizzazione clericale come tale. Io non credo che la proliferazione di moschee, chiese e quant’altro sia una buona cosa in generale, perche’ sono contro qualunque tipo di indottrinamento religioso organizzato. Inoltre, credo fermamente nella regola che non bisogna andare nel monastero altrui con le proprie regole.
A costo di dire una cosa che sembrera’ impopolare, fuori moda o politically incorrect, io penso che se uno va a vivere in un altro paese, dovrebbe accoglierlo e non solo esserne accolto. Altrimenti, tanto varrebbe starsene a casa. Inoltre, piu’ si creano luoghi di culto, scuole o addirittura cimiteri separati (il massimo del ridicolo, quando la morte rende tutti uguali!) per questi e per quelli, e piu’ si erigono barriere tra popoli diversi, invece di favorire l’integrazione e la reciproca comprensione. E questo mi sembra esattamente quello che accade nella pratica, col risultato che il razzismo, invece di appianarsi, aumenta.
Le religioni dividono. Il clero sta li’ per osservare che questa divisione avvenga e non importa se e’ cristiano, musulmano, hindu, shintoista o cavolista, e’ un male in se’ e per se’.
Con questo non voglio dire che non ci debba essere una moschea per chi ci vuole andare, ma che ci sia anche un equilibrio, e soprattutto scuole comuni e senza simboli religiosi di alcun tipo, per un avvicinamento reale tra culture (ecche diamine, cultura mica dev’essere per forza dio!).
Il post 342 di Vox rispecchia esattamente il mio pensiero, lo condivido e fermamente sostengo.
Sulla recente polemica se sono o meno luoghi di terrorismo…
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Tranquilli, le moschee (e i loro frequentatori abituali) sono tenute sotto controllo a sufficienza. Fidatevi.
Il pericolo viene dai ‘battitori liberi’, dai ‘terroristi fai-da-te’.
Quando coabitavo col ragazzo tunisino, abbiamo avuto una “visita” degli 007 camuffata da furto simulato, nonchè abbiamo avuto il telefono sotto controllo per un bel po’ di tempo (me ne acccorgevo dai disturbi e dai cali di linea), solo perchè gli imbecilli ( facile a questo punto che si sia trattato di 007 da quattro soldi) hanno sbagliato appartamento: dovevano andare nell’appartamento di fronte, abitato da tunisini anch’esso, dove avrebbero trovato materiale interessante, poichè vi circolavano videocassette di predicatori jihadisti. I ragazzi però erano tranquilli, tutti ben inseriti nel mondo del lavoro e, ritengo, per niente interessati alla jihad.
caro Marco,
perchè io mi devo fidare, di te o anche dei corpi di Polizia, che nelle Moschee sia tutto sottocontrollo?
E se volessi controllare da sola? Non mi è concesso.
Devo “credere”senza capire. Atto di fede! Non ti suona strana questa affermazione?
Vox ha detto: gli islamici devono accogliere questo Paese, non solo essere accolti_ Sottoscrivo!
Maturerebbe un rispetto reciproco che loro sono ben lungi da avere!
Due o tre intransigenze, ci metto anche la sinistra, possono fare solo disastri!
Sylvi
Cara Sylvi, so quel che dico, credimi. Ci sono cose che non si possono scrivere o dire in pubblico.
Per chi di voi fosse curioso di vedere la mia amica del Mercoledi, nonchè magica, questo è il link:
http://viewmorepics.myspace.com/index.cfm?fuseaction=user.editAlbumPhotos&albumID=968857&MyToken=568a6f90-14b0-4e6a-8070-74d370c65422
Niente da fare, non funziona, spiacente.
Per i curiosissimi, andare su google, digitare marco tempesta e cliccare su myspace, dopodicchè nel profilo cliccare su immagini e sull’album amarcord.
Trafila lunga, ma la curiosità ha un prezzo!
caro Marco
senza nulla toglierti, tu non sei il capo dei Servizi Segreti, questo Paese non è la mia Lega Navale, è uno Stato di diritto, almeno dovrebbe.
Io pretendo di poter entrare in un edificio pubblico, negli orari di apertura e di capire , nella lingua ufficiale, che cosa dicono.
Io pretendo di essere rassicurata, nella mia incolumità, da chi è preposto per ufficio.
Tu, se permetti, sei solo un simpatico compagno di blog!
Sylvi
cara Sylvi,
è più che evidente, che io e te abbaimo parlato di cose differenti!
Pertanto ,ritengo gratuita la tua affermazione di “anticlericale”.
Io ho parlato di una cosa, te di un’altra che ti premeva.
Per onestà, almeno avresti dovuto specificare se, del primo tipo o del secondo di “anticlericanesimo”.
Pertanto nonostante il tuo superire di poco,indottrinamento” che non riesco a spiegarmi a cosa si riferisca , io potrei tranquillamente darti della” Clericale” nel senso che io ho specificato.
Temo proprio che in molti casi abbia ragione Uro,fai finta di non capire , per parlare di quello che ti preme.
Più che legittimo,ma come direbbe anche Uro evita di sparare nel mucchio sperando di centrare “obiettivi che sono solo nella tua fantasia.
Ad una attenta analisi(devo dire poi neanche tanto ) qualsiasi Liceale di Medie capacità, capirebbe che io e te abbiamo parlato di due cose diverse.
Io non mi riferifo affatto al problema delle Moschee e del pericolo che esse rappresentano.
L’etica e lo spirito, già belle parole,come la pagnotta e la sicurezza del lavoro!
Tutto ciò però non toglie che un pò di sana analisi per le cose così come si sono sviluppate non guasti:
poi sai se vogliamo discutere di etica di spiritualità , da dove partiamo da Kant? vai avanti tu per prima…!
Mi scuso per i pensieri slegati, ma ho combiato un pasticcio che non riesco più a sistemare con vari copia incolla all’interno del testo medesimo, scrivo di getto.
cc