Lo strano e pericoloso ping pong tra il papa e il rabbinato sulla beatificazione di Pio XII. Intanto negli Usa la magistratura autorizzaper la prima volta che si processi direttamente il Vaticano per i reati di pedofilia del suo clero: nasce così il rischio che lo si possa chiamare in causa anche per la sua parte di responsabilità per i campi di sterminio

A meno di sempre possibili colpi di scena, il papa tedesco a suo tempo volontario nella Gioventù Hitleriana andrà quindi in visita in  Israele. La motivazione ufficiale dice che è impensabile che un pontefice come Ratzinger, autore di un libro su Gesù in due volumi (il secondo non è stato ancora pubblicato), non vada a “vedere la Terra Santa dove Cristo è vissuto”. Credere che gli altri pontefici non ci siano andati solo perché non scrivevano libri sulla vita di Gesù Cristo è francamente impensabile, troppo riduttivo. E’ più credibile che il viaggio di Ratzinger sia un pegno da pagare per avere il via libera dal rabbinato israelita per la beatificazione di Pio XII dopo le recenti polemiche sullo spinoso argomento. E rischia di essere anche un altro passettino verso lo “scontro di civiltà”, inteso come scontro tra “civiltà” legata alla bibbia, donde derivano sia l’ebraismo che il cristianesimo, e “civiltà” legata al corano, vale a dire l’islam. Come al solito, in queste faccende la religione non c’entra assolutamente niente, si tratta “solo” di diplomazia, politica e conservazione del potere esistente.
In attesa comunque della nuova puntata del teleromanzo intitolato appunto “beatificazione di papa Pio XII” vale la pena di mettere qualche puntino sulle i, visto anche che nel ping pong tra Vaticano e parte del rabbinato si cerca ormai di ridurre al solo genocidio degli ebrei non solo l’intera funzione di tutti i campi di sterminio nazisti, ma addirittura l’intera seconda guerra mondiale: una ben strana Memoria, quella di cui vogliamo fregiarci buttando così a mare la memoria e la Storia. Il Parrajmos e il Samudaripen dei rom, vale a dire l’equivalente zingaro della Shoà, non viene mai neppure nominato da lontano, eccetto qualche cerimonia e qualche dibattito molto  poco pubblicizzati e qualche libretto di coraggiosi alla Angelo Arlati, tanto che nessuno conosce neppure la semplice esistenza di queste due parole – Parrajmos e Samudaripen – nonostante indichino lo sterminio di non si sa ancora se “solo” 400 mila “zingari” o ben due milioni. Da notare che se c’è un popolo che con la seconda guerra mondiale ha davvero rischiato di essere cancellato dalla faccia del pianeta sono proprio loro, i rom, che si sarebbero così aggiunti alla lunga serie di popoli, culture ed etnie che noi europei ed occidentali in genere abbiamo distrutto in varie parti del mondo. Se Hitler avesse infatti vinto la guerra, li avrebbe sterminati nell’intera Europa, compresi i Balcani e l’Unione sovietica. Gli zingari contrariamente agli ebrei non sono mai emigrati nel resto del mondo, eccetto a quanto pare alcune centinaia di migliaia negli Usa, dove sono diventati perlopiù stanziali,  perciò sterminarli nel Vecchio Continente e nell’area balcanica significava di fatto cancellarli dal pianeta.
Abbiamo buttato nella spazzatura della Non Memoria e della smemoratezza i 40-50 milioni di morti dell’intera guerra, di cui una buona metà nella sola Unione sovietica. E vabbé. Ma sta di fatto per i camini dei campi di sterminio i nazisti ci hanno fatto passare non solo un mare di ebrei, ma anche qualche milione di prigionieri russi, polacchi, jugoslavi e slavi in genere, più qualche decina di migliaia di gay, handicappati e malati incurabili. Anzi, la “soluzione finale” è iniziata proprio da questi ultimi due tipi di esseri umani e, in caso di vittoria della Germania, essa prevedeva tra l’altro – oltre alla cancellazione dei rom, degli ebrei, degli omosessuali e degli handicappati europei – anche il ritorno all’epoca della pietra di tutto l’Est europeo. Vi sarebbero infatti state proibite perfino le scuole onde evitare che gli slavi, ritenuti anche loro “razza inferiore”, potessero diventare qualcosa di più della pura e semplice mano d’opera, forza lavoro di tipo pressoché schiavistico. Ma tutto ciò nello strano furore della polemica sulla beatificazione di Pio XII è scomparso.
Come che sia, fa uno strano effetto sentire l’accento tedesco di papa Ratzinger quando difende a spada tratta quel suo indifendibile predecessore. Si dà infatti il caso che Pio XII sia accusato da più parti e da decenni in modo sempre più documentato di essere stato troppo morbido, se non correo, con la Germania di Hitler, e si dà il caso che l’attuale pontefice non solo sia tedesco, ma abbia anche indossato a 16 anni la orribile divisa dei volontari della Gioventù hitleriana. Per chi coltiva il vizio della memoria, senza i due pesi e le due misure della Memoria, queste assonanze e coincidenze non sono una bella cosa. Non fa un bell’effetto un eventuale accordo tra clero cattolico e clero israelita che riduca di fatto a una sola ed unica dimensione l’intera infamia e tragedia dei campi di sterminio nazisti e fascisti, seppellendo e facendo scomparire definitivamente svariati milioni di altre vittime. Altro che “revisionismo” e “negazione dell’Olocausto”!
Sia chiaro: la Chiesa è libera di beatificare e santificare chi più le pare e piace, e se ha dichiarato santo uno come Carlo Borromeo non ci si può meravigliare che voglia fare beato Pio XII. Però Ratzinger prima di scandire e ripetere infastidito agli ebrei le parole “Basta polemiche, Pio XII è stato un dono di Dio”, dovrebbe riflettere un po’ di più. Non solo perché le parole “dono di Dio” fanno il paio con le parole “l’uomo della Provvidenza”, con le quali un altro papa ha voluto definire e ringraziare Mussolini, cioè il dittatore italiano fondatore del fascismo, per l’insperato regalo del Concordato, ma anche perché si tratta di parole che – a meno di una concezione pessima di Dio – mal si adattano a definire il principe romano Eugenio Pacelli meglio noto come Pio XII. Quando era nunzio apostolico in Germania l’aristocratico romano Eugenio Pacelli dopo ben cinque anni di interminabili negoziati riuscì a stipulare nel 1924 con l’allora Stato indipendente della Baviera un Concordato, che – apriamo bene gli occhi – aveva come punto centrale il diritto della Chiesa cattolica di aprire e gestire sue scuole di ogni ordine e grado. E proprio quel Concordato, che gli fruttò la promozione a Segretario di Stato, cioè il trampolino di lancio verso l’elezione a papa, venne preso poi a modello dallo stesso Pacelli nel 1929 per il Concordato con il governo prussiano, nel 1932 per il Concordato con la regione di Baden e, infine, il 20 luglio 1933 per il fatale Concordato con la Germania. Concordato, quest’ultimo, firmato da parte tedesca da Von Papen, vale a dire  dall’uomo di governo che aveva sostenuto Hitler e calato le brache – non solo sue, ma dell’intera Germania – davanti all’orda sanguinaria nazista. Si noti che il suo programma di sterminio degli ebrei il capo dell’orda lo aveva già messo per iscritto, nel libro Mein Kampf che lo rese celebre e agiato.
In cambio del Concordato con Mussolini il Vaticano aveva liquidato l’antifascista don Sturzo, mandandolo in esilio a New York, e chiuso il suo Partito popolare, spalancando così di fatto le porte alla legittimazione della dittatura fascista. In cambio del Concordato con la Germania di Hitler e di Von Papen, il Vaticano fece altrettanto: liquidò il partito antinazista dei cattolici popolari. Sono seguito poi i concordati con la Spagna fascista di Francisco Franco e con il Portogallo pure fascista di Salazar. Nel 1933, quando Pacelli era Segretario di Stato vaticano, il cardinale tedesco Faulhaber rassicurò Berlino con queste parole: “A Roma si giudicano il nazismo e il fascismo come unica salvezza contro il comunismo e il bolscevismo”. E nel giugno del ’41, cioè dopo l’attacco all’Unione sovietica e quando era ormai papa da due anni, Pio XII in persona consegnò all’ambasciatore tedesco in Vaticano, Diego von Bergen, il seguente comunicato: “Gli ambienti vicini al Vaticano accolgono questo nuovo capitolo della guerra con un certo sospiro di sollievo e lo seguono con particolare interesse”.
Ma non è finita. Su istruzioni di Pio XII, in pieno 1943, cioè in piena guerra e occupazione nazista dell’Italia, l’ambasciatore vaticano a Berlino, Ernst von Weizsacker, non si vergognò a rassicurare il governo nazista con queste parole: “L’ostilità bolscevica è davvero l’elemento più decisivo della politica estera vaticana. Ciò che serve per la lotta contro il bolscevismo è gradito alla curia. Il persistere del rapporto tra gli angloamericani e la Russia sovietica è quindi giudicato ostinato e utile soltanto al prolungamento della guerra. La curia preferirebbe vedere una Germania forte e unita come barriera contro la Russia sovietica. In questo momento la curia mette da parte il suo sentimento italiano. Essa sente che è in gioco tutto”.  C’è di che arrossire. Dalla vergogna. Tant’è che preferisco non commentare queste parole particolarmente ciniche, efferate e traditrici di quello che quando fa comodo viene definito “il caro popolo italiano”. Sono parole che comunque si commentano da sole.
Le prove che Pio XII, il Vaticano e il clero tedesco fossero perfettamente a conoscenza di ciò che avveniva nei campi di sterminio, a spese di milioni non solo di ebrei, sono ormai numerose e schiaccianti. Illuminante a questo proposito il libro di Daniel Goldhagen “Una questione morale”. Novità recenti, a conferma, vengono dall’ultimo numero della rivista Micro Mega, con rivelazioni anch’esse piuttosto imbarazzanti. Del resto, erano cose note alla stessa popolazione della Germania, come documenta tristemente il libro bello e terribile “La Germania sapeva”, scritto da Eric A. Johnson e Karl Heinz Reuband ed edito in Italia da Mondadori. E’ certo anche vero che Pio XII si adoperò per salvare la vita a non pochi ebrei romani e che mise in contatto con gli americani i congiurati tedeschi che volevano eliminare Hitler, ma questo non toglie nulla all’enormità delle sue azioni qui ricordate e del suo ostinato silenzio contro il nazismo, peraltro, come abbiamo visto, esplicitamente scelto come baluardo contro il comunismo.  Ormai sono tonnellate i documenti comprovanti che anche a nazismo sconfitto dalla guerra il Vaticano e Pio XII hanno aiutato una marea di gerarchi a sfuggire alla cattura e rifarsi una vita in Sud America, con la speranza di poter dar vita almeno in quel continente – appoggiando i vari colpi di Stato militari compiuti a volte in nome della Madonna come nel caso di Pinochet in Cile – a quella diga anticomunista che Berlino aveva tentato invano di erigere col sangue di 40-50 milioni di vittime.
Pio XII viene difeso dandosi la zappa sui piedi. Il suo silenzio viene giustificato con l’affermazione  che se lui avesse parlato contro il nazismo Hitler avrebbe scatenato la rappresaglia contro i cattolici e il clero cattolico tedeschi. Questa affermazione fa ridere – o meglio piangere – almeno per due motivi. Il primo, di ordine per così dire tutto interno allo stesso cattolicesimo, è che non si può essere opportunisti con il nazismo per timore di martirizzazioni ed esaltare allo stesso tempo i martiri delle persecuzioni romane, che peraltro non sono affatto “milioni”, come una volta è stato detto perfino a un telegiornale della Rai, ma solo poche decine di persone (a voler contare solo i casi storicamente certi mi pare non si arrivi neppure a dieci). Perché mai un credente per testimoniare la propria fede dovrebbe accettare il martirio (martire significa appunto testimone), se lo stesso papa, vale a dire Pio XII, che in materia di fede è “infallibile”, ha detto chiaro e tondo che è meglio tacere piuttosto che correre il rischio di essere martirizzati? Il secondo motivo è che questa difesa del silenzio di Pio XII non regge di fronte al fatto che riguardo l’Urss e il mondo comunista in genere lui NON ha taciuto neppure un po’: che fine ha fatto allora il timore delle rappresaglie? Anche Stalin non era un tipo che scherzasse, in quanto a gulag e fucilazioni di massa. Perché mai è lecito farsela addosso e tacere davanti a Hitler e invece si fa correre il rischio ai cattolici dei Paesi comunisti di finire in massa al macello? Perché mai ci si è lamentati per la “Chiesa del silenzio”, cioè per l’impossibilità della Chiesa di fare propaganda e proselitismo nei Paesi comunisti, quando si è scelto di essere Chiesa del silenzio nella Germania nazista? Pio XII di fronte al nazismo ha taciuto e non ha mai fatto un gesto ostile, mentre in seguito, a guerra terminata, ha perfino lanciato la scomunica contro il comunismo intero e contro chi in Italia votava per i comunisti.
Definire “dono di Dio” un simile papa temo possa significare quanto meno offendere Dio. Si può forse dire che è stato un grande diplomatico, un grande papa inteso come grande capo di Stato del Vaticano, perché è riuscito a trarre profitto per lo Stato pontificio grazie ai commerci e ai tradimenti delle altrui libertà compiuti con i Concordati, ma tutto ciò con i tanto osannati vangeli e con la parola di Cristo non c’entra assolutamente nulla. A meno che Ratzinger con quelle sue parole abbia – senza rendersene conto – pubblicamene confessato che il Vaticano e la Chiesa non di fede e religione in sé si occupano, ma solo del proprio potere tramite esse. Insomma, come da Costantino in poi, la religione “instrumentum regni”: cosa ben lontana e totalmente diversa dalla religiosità predicata ai credenti e da costoro intesa e genuinamente vissuta.
Della difesa che di Pio XII fa Ratzinger per tacitare le giuste proteste ebraiche infastidiscono non tanto  l’accento tedesco della sua voce e il ricordo del suo essersi arruolato come volontario nella Gioventù hitleriana – tutti possiamo sbagliare, specie da giovani –  quanto invece la difesa che questo papa fa o legittima di quel suo giovanile arruolamento. “Chi non si arruolava finiva male”, hanno sostenuto in coro i suoi familiari e compaesani della località natia. A parte il fatto che c’è stato anche chi non s’è arruolato, preferendo magari emigrare, sta di fatto che anche questa giustificazione è non solo una lode alla paura e all’opportunismo, il che umanamente sarebbe comprensibile, ma è anche una lode del rifiuto della “testimonianza”, o martirio eventuale che dir si voglia. Una simile lode sulla bocca di un papa non dovrebbe fare un bell’effetto, almeno al gregge dei suoi credenti. Come può, così stando le cose, predicare la “testimonianza”, fino al martirio, per gli altri? Perfino in Cina, come in India, in Africa e nelle Americhe, Cuba compresa, il papa e il Vaticano spingono il gregge dei  fedeli a pericolose frizioni contro i governi locali pur di guadagnare alla Chiesa spazio, visibilità e, in definitiva, potere. E infatti ogni tanto si scatena o la repressione statale o qualche “piccolo” massacro di fedeli o di religiosi, nel Lontano Oriente o in Medio Oriente o in Africa.
Questo modo di fare di Pio XII prima e di Ratzinger adesso ricorda il classico “Armiamoci e partite!” e il classico uso dei due pesi e due misure. Ricorda anche la verità intesa come l’elastico delle mutande: allargabile o restringibile a piacere. O a gogò.

Nel frattempo arriva dagli Usa questa notizia, che riporto così come mi è arrivata:

“NEW YORK – Via libera al processo contro il Vaticano per presunti casi di abusi sessuali. A dare l’ok la corte di Cincinnati, Stati Uniti. Secondo la corte i vertici della Chiesa Cattolica avrebbero dovuto mettere in guardia il pubblico e denunciare alle autorità gli abusi commessi da religiosi contro minori. È la prima volta che allo stato Vaticano non viene garantita dagli Usa l’immunità sovrana sancita dal Foreign Sovereign Immunities del 1976. No comment dal Vaticano.
La corte di appello ha dichiarato legittima la richiesta a procedere in sede processuale contro la Santa Sede in un caso di abusi sessuali commessi da religiosi della diocesi di Louisville in Kentucky, ipotizzando dunque che il Vaticano potrebbe essere ritenuto corresponsabile della condotta dei suoi membri. La denuncia è stata fatta da tre uomini che sostengono di esser stati molestati quando erano chierichetti. I tre accusano la Santa Sede di aver per decenni insabbiato la piaga della pedofilia su scala nazionale. Alle presunte vittime aveva dato ragione in prima istanza l’anno scorso un giudice federale del Kentucky avallando la richiesta di rivalersi contro il Vaticano. Il giudizio era stato impugnato in appello e oggi il Sesto Circuito delle Corti d’Appello di Cincinnati ha dato luce verde all’azione legale.
La direttiva di Giovanni XXIII. Il caso si basa su una direttiva del 1962, a firma di papa Giovanni XXIII, resa pubblica nel 2003, che chiede alle gerarchie ecclesiastiche di mantenere il segreto su abusi sessuali da parte del clero [nota di Nicotri: più volte ho parlato nel mio blog della stessa direttiva aggiornata e diramata in seguito da Ratzinger,  quando era alla guida dell’ex Sant’Uffizio, per volontà di papa Wojtyla]. Secondo William Murray, avvocato delle presunte vittime, il documento rende la Santa Sede responsabile per gli atti del clero mantenuti segreti a causa della direttiva.
Jeffrey Lena, avvocato della Santa Sede, pur dicendosi «attualmente non intenzionato» a chiedere alla corte d’appello di rivedere la decisione, ha precisato che «la sentenza è ancora molto lontana dal dimostrare la responsabilità diretta del Vaticano» per la condotta dei suoi membri.
Jonathan Levy, avvocato di Washington che rappresenta un folto gruppo di sopravvissuti dei campi di concentramento in una azione legale rivolta contro varie parti incluso il Vaticano,  riferendosi alla mancata garanzia della immunità sovrana alla Santa Sede, spiega che «se qualcuno può rompere questa barriera viene aperta la strada ad altri processi contro la Chiesa Cattolica».
L’azione legale dei tre di Louisville non è la prima in cui in America sono chiesti risarcimenti diretti al Vaticano e non solo alle singole diocesi. Fino a oggi però i processi non erano mai arrivati al livello di Corte d’Appello”.

729 commenti
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  1. Faust x Obamma...
    Faust x Obamma... says:

    ..xcchi pensa che in gringolandia con Obamma cambia la musica!!! confermato Gates alla guerra al mondo…!!!

    il presidente eletto ha colto l’occasione per lanciare un messaggio al mondo. Per l’America «è tempo di un nuovo inizio per affrontare le sfide globali del mondo», prima fra tutte quella al terrorismo ha spiegato Obama. «Rafforzeremo la nostra capacità di sconfiggere i nostri nemici e portare aiuto ai nostri amici. Rinnoveremo le nostre alleanze e rafforzeremo le nostre partnership. Dimostreremo ancora una volta al mondo intero che l’America è capace di difendere senza esitazione il suo popolo» ha aggiunto il presidente eletto.

    l’America è capace di difendere senza esitazione il suo popolo» anche il ccioccolatino awaiano, confonde difesa con attacchi criminali… bombardare e massacrare poveri diavoli innocenti in casa loro nel sonno è difendere il suo popolo!!
    CChe colpe avevano gli iracheni?¿? mentre bin lader èvvivo e passeggia tra noi… sottobraccio a posada carriles x Bay Side a Miami…
    …parole ggia sentite pronunciare dal guerrafondaio conservatore busccc.. mai fidarsi dei gringos, anche se abbronzati il ppiu pulito è un criminale sociale pagato dalle lobby usuraie!!
    Faust

  2. alessandro
    alessandro says:

    Per Controcorrente………………………..
    Ponevi in un tuo post la differenza tra nominalismo e realismo;differenza manifestata dalla congiunzione e;
    ho pensato invece che nominalismo puo’ pure essere realismo
    e la loro differenza solo nominale.
    Ho pensato ,miticamente, che il fatto stesso di nominare le cose
    e’ possedere la realta’ come conoscenza.
    Quanto al capitale…………..la storiella che hai raccontato non e’ poetica per niente, mentre credo che anche il capitale possa benisimo essere un oggetto poetico;credo, anzi, che ogni
    cosa possa essere oggetto di poesia(basti pensare a certi oggetti poetici trattati da sandro penna o da dario bellezza).Tutto dipende
    dal poeta:mini angelo spazzacamino.
    Non penso che il caos sia stupido:e’ sempre dal Caos che si incomincia.saluti.

  3. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Caro Uroburo,
    da quello che ho letto,nominalmente I boeri erano sudditi inglesi,.
    nel 1834,l?inghilterra decretò l’emancipazione di tutti gli schiavi in ogni parte dell’impero questo fatto ai puritani Boeri non andava proprio a genio (presumo)e poi “I furboni”imposero ai Boeri dei risarcimenti sulle terre conquistate ai neri molto alte…!

    Beh, diciamo gli Inglesi si emancipavano “formalmente”, in fondo, anche se in ritardo sui Romani, il trucco della liberazione “formale”della schiavitù era vecchiotto e poi gurda a caso imponevano “pedaggi” strani ai concorrenti,sulla base di una 2presunta”superiorita etica ,che so di origene anglicana!

    cc

  4. alessandro
    alessandro says:

    Per Faust;
    in realta’ l’uomo spera sempre anche quando non crede,
    e spera sempre che ,prima o dopo, arrivi qualcuno, un tipo carismatico, che cambi in meglio le cose.
    Dietro all’ uomo che spera c’e’ comunque tutto un Sistema che vive
    e prolifica attraverso e con quella speranza.
    E’ chiaro che vedere un nero presidente dell’America, a primo impatto, non puo’ che farci piacere perche’, psicologicamente,
    ci fa scattare in mente l’idea del cambiamento, della denuncia, delle ammissioni di colpe, del compredendere che l’unipolarieta’ americana non ha senso,,,,,,,,,,,ecc.,,,,,,,,,,,,,
    E’ la speranza che ce lo dice.
    Ma
    poi
    al di la’ del colore della pelle
    al di la’ degli slogans(yes, We Can……….ecc)
    al di la’ di tante altre cose
    un presidente e’ un presidente
    e dietro a un potere c’e’ sempre un altro potere,invisibile
    e onnipotente come il vecchio dio.

  5. Anita
    Anita says:

    x Faust

    Nei miei viaggi ho visto diverse case con le lampadine rosse…aperte anche di giorno.
    ~~~~~

    Ho sentito il discorso del Presidente eletto, Barack Obama non ha vinto per la politica internazionale ma per le promesse nazionali che non potra’ mantenere.
    Discorso di presentazione di parte del suo cabinet.

    E’ molto nervoso, notavo un incessante battere di palpebre ed ha acquistato un tic nervoso sotto un occhio che dicono sia cronico.
    Tutto a causa di stress…e non ha ancora prese le redini.

    Anita

  6. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    PAZZESCO! OLTRE CHE DAVVERO VERGOGNOSO.
    Alex ha già postao il link, ma vale la pena postare tutto l’articolo e lo faccio io.
    pino nicotri
    ——————————–
    La richiesta è stata presentata dalla Francia. Ma, secondo l’osservatore permanente
    della Santa Sede, la sua approvazione porterebbe “alla gogna” gli Stati che non riconoscono le unioni gay
    Depenalizzazione dell’omosessualità
    No del Vaticano alla proposta Onu
    Monsignor Migliore ribadisce inoltre il no della Chiesa all’ipotesi di introdurre l’aborto
    tra i dirittti umani: “Barbarie moderna che, dal di dentro, ci porta a smantellare le nostre società”

    Depenalizzazione dell’omosessualità No del Vaticano alla proposta Onu

    Papa Benedetto XVI
    CITTA’ DEL VATICANO – Il Vaticano si oppone alla proposta di depenalizzazione universale dell’omosessualità, presentata all’Onu dalla Francia. L’osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, monsignor Celestino Migliore, ha spiegato che l’Onu non deve depenalizzare l’omosessualità perché ciò porterebbe a nuove discriminazioni, in quanto gli Stati che non riconoscono le unioni gay verranno “mesi alla gogna”.

    “Tutto ciò che va in favore del rispetto e della tutela delle persone – ha affermato l’arcivescovo – fa parte del nostro patrimonio umano e spirituale. Il Catechismo della Chiesa cattolica, dice, e non da oggi, che nei confronti delle persone omosessuali si deve evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione”.

    “Ma qui – ha aggiunto Migliore, in riferimento alla proposta che la Francia ha intenzione di presentare all’Onu in favore della depenalizzazione dell’omosessualità nel mondo intero – la questione è un’altra. Con una dichiarazione di valore politico, sottoscritta da un gruppo di paesi, si chiede agli Stati ed ai meccanismi internazionali di attuazione e controllo dei diritti umani di aggiungere nuove categorie protette dalla discriminazione, senza tener conto che, se adottate, esse creeranno nuove e implacabili discriminazioni”.

    “Per esempio – ha detto l’arcivescovo all’agenzia cattolica I-Media – gli Stati che non riconoscono l’unione tra persone dello stesso sesso come “matrimonio” verranno messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni”.

    Durissima la replica dell’associazione Arcigay: “È di una gravità inaudita che il Vaticano, e quindi, la Chiesa cattolica tutta, si adoperi affinché questa richiesta non passi e, si prefigura come un vero e proprio atto di condanna a morte contro i milioni di gay e di lesbiche che hanno la sfortuna di abitare in paesi sanguinari”.

    L’Arcigay ricorda che in 91 Paesi del mondo sono previste sanzioni, torture, pene e persino l’esecuzione capitale (10 paesi islamici) contro le persone omosessuali. “La scusa per cui la richiesta francese non dovrebbe passare perché da quel momento gli stati che non riconoscono le unioni gay sarebbero messi all’indice, – conclude l’Arcigay – non solo non ha alcun senso, ma è una studiata e cinica bugia per nascondere ciò che realmente il Vaticano vuole: mantenere la pena di morte e il carcere per le persone omosessuali”.

    Monsignor Migliore si dice anche “indignato e rattristato” dal progetto di introdurre l’aborto tra i diritti umani promosso da alcune associazioni sempre all’Assemblea Generale dell’Onu. L’iniziativa “rappresenta l’introduzione del principio homo homini lupus, l’uomo diventa un lupo per i suoi simili”, afferma il presule. “Questa è la barbarie moderna che, dal di dentro, ci porta a smantellare le nostre società”.

  7. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    ANCHE QUESTA NON E’ MALE…. ROBA DA GALERA. MA A VITA!
    pino nicotri
    —————————–
    L’ULTIMA FIGURA DI MERDA DI BUSH – SCOOP DELL’ASSOCIATED PRESS: IL PRESIDENTE FU MESSO AL CORRENTE CHE IL SETTORE MUTUI ERA DESTINATO A ESPLODERE. MA PRESSATO DALLE LOBBY BANCARIE ASPETTÒ PER OLTRE UN ANNO…

    (Ap) – Il presidente americano George W. Bush sapeva. Sapeva che il settore dei mutui era stato lasciato per troppo tempo in balia delle più sfrenate regole di mercato e sapeva che per questo motivo avrebbe pagato prima o poi il credito troppo facile erogato a tanti clienti subprime. Tuttavia, nonostante questo e nonostante gli avvertimenti che arrivarono da più parti, l’amministrazione Bush agì con quasi un anno di ritardo. E’ quanto emerge da documenti ufficiali esaminati uno dall’Associated Press.

    Fu solo alla fine del 2006, afferma infatti il rapporto, quando stava diventando fin troppo chiaro che l’impalcatura creata dalle banche sarebbe drammaticamente crollata, che le autorità di regolamentazione Usa emanarono norme, al fine di mettere un po’ a freno l’attività di erogazione dei mutui. E, anche allora, Bush si piegò ai voleri delle banche, la cui attività di lobby era andata avanti di pari passo con i prestiti concessi a chiunque. Le proposte più severe vennero lasciate cadere e le rimanenti regole divennero operative senza che fosse stato interpellato il Congresso per una loro eventuale approvazione. E senza neanche la firma del presidente Bush. Tutto avvenne attraverso un semplice accordo tra le varie agenzie federali bancarie.

    Eppure, che nel mercato dei mutui degli Stati Uniti ci fosse qualcosa che non andava, molte istituzioni lo avevano notato da parecchio, almeno dal 2005; alla metà di quell’anno, rivolgendosi a un’associazione a difesa dei diritti dei consumatori John C. Dugan, numero uno del “Comptroller of the Currency” – ovvero dell’autorità che dipende dal dipartimento del Tesoro Usa e che è responsabile del controllo delle banche commerciali – fu tra i primi a lanciare l’allarme, riferendosi in particolare all’erogazione delle “option ARM”, mutui che richiedono al momento della loro accensione il versamento di somme di capitale molto basse. Molti debitori che dispongono di un basso grado di solvibilità presto non riusciranno più a rimborsare i mutui, disse Dugan. E se poi i prezzi delle abitazioni dovessero scendere, aggiunse, i proprietari di case non riusciranno a liberarsi dai guai neanche vendendo le loro abitazioni.

    A presentire la sciagura fu anche Kevin Stein, dirigente della California Reinvestment Coalition, coalizione di più di 200 associazioni che facilitano l’accesso al credito a favore dei californiani a basso reddito. “Prevediamo un forte aumento di casi di persone che non saranno capaci di rimborsare i mutui e che perderanno i diritti di proprietà sulle proprie case”, disse alle autorità di regolamentazione nel 2006.

    Ma il risultato fu il nulla assoluto. La Federal Reserve di Alan Greenspan rimase ferma sulle sue posizioni, riluttante a regolamentare il settore. Idem fece l’Office of Thrift Supervision, altra divisione del dipartimento del Tesoro Usa che controlla il mercato subprime. Il timore da parte di tutti era che l’imposizione di limiti verso alcune categorie di mutui avrebbe arrecato danni a consumatori e banche.

    E poi c’erano le banche stesse, con la loro incessante attività di lobby. “Questi mutui sono considerati sicuri e solidi più che qualsiasi mutuo a tasso fisso”, si vantò agli inizi del 2006 David Schneider, direttore generale della divisione di mutui sulle case di Washington Mutual. Due anni più tardi, WaMu si confermava il più grande fallimento bancario della storia degli Stati Uniti.
    Wall Street

    Intanto gli appelli continuavano. Come quello di Paris Welch, di una società attiva nel mercato dei mutui che, un anno prima di perdere il proprio posto di lavoro causa l’esplosione della bufera subprime, scrisse alle autorità di regolamentazione dei mercati una lettera dai toni tristemente profetici. “Aspettatevi un collasso, aspettatevi casi di americani che perdono le loro case, aspettatevi storie dell’orrore”, disse.

    Il governo Bush, insomma, venne avvertito più volte dei rischi che il settore dei mutui stava correndo, ma di fatto lasciò carta bianca alle forze del libero mercato. Tutto questo risulta dai vari documenti esaminati dall’Associated Press, che ha studiato i vari avvertimenti che finirono sulle scrivanie dei funzionari dell’amministrazione uscente: avvertimenti che vennero il più delle volte cestinati e dunque deliberatamente ignorati.

  8. Controcorrente
    Controcorrente says:

    caro alessandro,
    penso che tu ti riferisca al famoso …prima era il caos…poi..un’intelligenza ect,ect(o disegno intelligente)
    Ognuno è libero di credere a quello che vuole…

    Sul fatto che il capitale possa essere oggetto di poesia , mi pare di essere stato chiaro,se lo si “divinizza”al pari del libero- mercato come Adam Smith, mafgari si finisce con il dire che oltre ad essere connaturato già dai tempi dell’austrolapiteco, magari era già nella mente -Divina dell’Intelligent-disegno.

    In questo caso addirittura trascende la “poetica”e diventa oggetto di culto.

    Diciamo che anche in questo caso ognuno è libero di pensare ciò che vuole..
    facci lei,magari scriva una bella poesia sulle sorti “magniche et imperiture” del capitale…
    ma non si dimentichi però che ci sono “uomini in carne ed ossa che la osservano..e giudicano sul valore poetico del suo eventuale poema!
    E poi si spera, sempre più ,si guardano nel Bugdet Familiare e tragono le dovute conseguenze ponderando tra il Poema e la fine del mese!

    cc

  9. Anita
    Anita says:

    x Uroburo

    La furbizia non e’ mai stata una mia dote, scaltrezza forse si’.

    Lei continua a dimenticarsi che io vivo dove ci sono numerosi musei Indiani, nelle universita’ ci sono musei indiani, il mio vicino e’ uno studioso di storia indiana del nostro stato.
    Ha scritto diversi libri anche sugli indiani che vivevano specificatamente su questa zona.

    Ci sono lapidi-monumenti commemorativi delle battaglie, quasi ogni strada, fiume, lago, foresta, ha un nome indiano, compresa la mia strada.

    Anita

  10. Anita
    Anita says:

    x Pino

    “Il governo Bush, insomma, venne avvertito più volte dei rischi che il settore dei mutui stava correndo, ma di fatto lasciò carta bianca alle forze del libero mercato.”

    Il Presidente Bush avverti’ del pericolo sin dal 2001.

    Bush, McCain Warned of Banking Disaster, Democrats ignored

    http://www.youtube.com/watch?v=gzEIMco49AE

    Il congresso ha confermato fino a settembre 2008 che non c’era niente di “rotto”.

    Anita

  11. Vox
    Vox says:

    @ Faust

    Caro Faust,
    con Obama di nuovo c’e’ solo Obama.
    E anche li’ non so se crederci…

  12. alessandro
    alessandro says:

    Caro Controcorrente………………………….
    “penso che tu ti riferisca…ecc.ecc.”………….
    Aspetta un poco!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!Aspetta!
    L’Interpretazione delle idee e’ importante.
    Io non mi riferivo a niente di specifico;ho solo detto che tutto comincia dal caos……….ma non ho affatto voluto dire ne’ qualcosa di filosofico ne’ religioso…………..semmai psicologico.
    Si dovrebbe sapere che i riti di passaggio sono sempre piuttosto traumatici……..ed e’ dal caos del trauma(e della vita) che nasce
    la consapevolezza della fragilita’ umana.
    Questa interpretazione tu la potevi desumere dal fatto che si stava parlando anche di poesia;e che cosa e’ la poesia?????????
    E’ ,probabilmente, un atto di coscienza del caos che comporta un atteggiamento di odio che si trasforma, ad un certo momento,
    in amore verso le cose.
    Infine:ho sostenuto che tutto e’ oggetto di poesia………….
    anche quindi il capitale:dipende dal poeta al quale non interessa
    affatto il giudizio degli elettori:il grande poeta scandalizza, crea
    coi suoi lettori un rapporto di crudelta’ e di ipocrisia dietro al quale forse c’e’ una donazione.
    E poiche’ il capitale esiste
    esso dovrebbe essere affrontato anche poeticamente.Non solo
    il giudizio non e’ preso in considerazione
    ma nemmeno la fine del mese.I tempi sono annullati:ed e’ visione.

  13. Un Cinese
    Un Cinese says:

    Si, e’ vero, noi siamo tanti, stiamo dappertutto e ci diamo da fare, ma non siamo mica gli unici.
    Sara’ la nostra cultura millenaria, ma siamo un popolo industrioso, saggio e paziente, infatti non siamo noi, oggi, quelli che attraversano una grande crisi economica, attaccandola come un’infezione, al resto del mondo. Combattiamo senza bombe, non imponiamo basi militari alle nazioni del mondo, facendo pagare a loro e ai loro popoli oltre il 40% delle spese, non organizziamo finti attentati terroristici in casa nostra e altrove, non spargiamo ai quattro venti menzogne sugli armamenti di altri stati sovrani, onde poi invaderli in armi. Le nostre multinazionali fanno oggi concorrenza alle vostre? E’ il capitalismo, bellezza, noi non facciamo che mettere in pratica i vostri esempi e adeguarci ai modi del mondo moderno. Inoltre, e anche questa non e’ una considerazione da poco, non andiamo sventolando sotto il naso di tutti quella cosa pacchiana tenendoci la mano sul petto, come se ce l’avessimo solo noi, e martirizziamo la lingua inglese in un modo meno sgradevole.
    Chi sia piu’ simpatico e chi meno e’, certo, un fatto di gusti e a noi interessa poco. L’importante e’ chi sara’ trascinato giu’ dalla corrente e chi stara’ a guardarlo, tranquillamente seduto sulla riva.

  14. Sylvi
    Sylvi says:

    x Il piffero del cinese

    Peras imposuit Iuppiter nobis duas:
    propriis repletam vitiis post tergum dedit,
    alienis ante pectus suspendit gravem…

    Sylvgi

  15. Alan B. Greenspan
    Alan B. Greenspan says:

    Nicotri! NICOTRI!!! N-I-C-O-T-R-I!!!!!
    Lei deve smetterla di sostenere queste vergognose menzogne nei confronti di Giorgetto. Lo sanno tutti che luii avrebbe voluto intyervenire prima ma che quella brutta ….. della Nancy Pelosi ed i suoi accoliti demo cratici gliel’hanno impedito!!!!!!!
    Lo sanno tutti, lo sanno. E lei è prevenuto e odia l’Usa (egetta). Che come tutti sanno sono dei benefattori dell’UMANIT°§ (la loro!).
    E’ ora di dire la verità: la Pelosi, i Clinton e la canea democratica hanno impedito di bloccare sul nascere la crisi.
    Alan B. Greenspan

  16. il Cinese
    il Cinese says:

    Colpa vostla. Come dice il plovelbio, tloppi inchini mandano il culo in su, plestandolo all’uso di chi vuole.

  17. Alan B. Greenspan
    Alan B. Greenspan says:

    Caro Controcorrente,
    i Boeri ERANO STATI cittadini della Colonia del Capo. Ma dopo le leggi antischiaviste decisero che era il caso di emigrare. Così caricarono le loro masserizie su dei grandi carri trainati da enormi bovi, ci misero sopra le loro amatissime (per davvero) donne e la loro numerosa prole, misero al seguito le loro greggi ed i loro animali da cortile (tra cui degli strani bipedi implumi di colore scuro) e se ne andarono insalutati ospiti verso nord. Camminarono per un bel po’ di tempo, in quelle zone lo spazio non manca, e finalmente arrivarono ad un grandissimo fiume che avevano precedentemente chiamato Waal, come un fiume della loro antica patria di origine, al di là del quale non si era mai visto un inglese. Decisero che avvennero potuto starci benissimo e così chiamarono quella terra, senza grande fantasia, Transvaal e la fecero diventare uno stato indipendente; poi ne fondarono due altri più ad est: uno chiamato Orange in onore dei loro antichi capi e l’altro Natal, per non so quali ragioni. Ci vissero felici e contenti (almeno loro) per mezzo secolo, poi però nelle loro terre venne scoperto il diamante più grande del mondo (di cui non ricordo il nome) ed allora cominciarono ad arrivare frotte di straccioni di lingua inglese che diventarono numerosi e pretesero di poter vivere come a casa loro. A questo punto gli inglesi di Londra fecero quello che gli Usaegetta facevano da circa un secolo: decisero che dovevano salvare le vite (“vite umane”, come dicono gli yankee) e le proprietà inglesi (del Transvaal). Veramente le proprietà non erano inglesi ma boere ma gli inglesi del Transvaal obiettarono che le miniere erano di chi le aveva scoperte e le sfruttava, e la madre patria non seppe dar loro torto. Da qui la guerra.
    Insomma se cambi le date è proprio come la guerra irakena …. U.

  18. Peter
    Peter says:

    x il cinese

    lei ha ragione caro, ma avere ragione non basta. E poi, la ragione si da’ agli asini…
    Occorre che la ragione venga riconosciuta, accettata, condivisa, etc.
    Insomma, siete arrivati tardi. Sara’ il capitalismo, ma accettarne le regole ed i metodi (ed in peggio, mi lasci dire) non vi salvera’. Primo perche’ la terra e’ stufa del capitalismo, per cosi’ dire. Poi perche’ le guerre tra capitalisti sono state tra le peggiori che la storia ricordi…
    La prossima volta nessuno aspettera’ sulla riva del fiume, anche perche’ i fiumi saranno prosciugati, o troppo densi di rifiuti per poter scorrere. Voi ne sapete gia’ qualcosa in proposito

    Peter

  19. tunga
    tunga says:

    Invasione tedesca in polonia. Un giovane tedesco voleva ucidere un giovane polaco. Prima di sparare sente parole di Dio. Non fai quello, lui diventerà Papa. Giovane tedesc risponde “va bene solo se io diventero Papa dopo di lui.
    Forse avete già sentito ma nn fa male ripetere cose per poter capire meglio quello che vediao oggi.

  20. Anita
    Anita says:

    Credo che in diamante fosse il Cullinan, fu tagliato e faccettato. tutti i pezzi fanno parte del tesoro della regina d’Inghilterra.

    Anita

  21. Peter
    Peter says:

    xCC

    lascia stare inglesi e boeri e pensa piuttosto a certi eugenetici e razzisti nostrani di cui ti sei fatto indebito portavoce.
    A proposito, cos’e’ ND?!

  22. Controcorrente
    Controcorrente says:

    x peter

    io non lasci affato stare inglesi e boeri ,anzi concordo con quanto scritto da Uroburo nel suo ultimo pezzo!
    Per ND puoi trovare un interessante spiegazione storica dagli ultimi due pezzi di Galavotti.

    In quanto a farmi portavoce di Maurizio Blondet e soci ,credo proprio ce ne passi .(ma tanto)
    Basta solo leggersi in Wilki ,chi è ,e cosa diavolo ha scritto per rendersi conto, che anche lui può essere tranquillamente essere ascritto a questa corrente.

    cc

  23. Fiorellino Blu
    Fiorellino Blu says:

    Vaticano chiamato in causa anche per la sua parte di responsabilità per i campi di sterminio nazisti? Alla fantasia, oserei dire qusi perversa, non c’è mai fine … Più di un migliaio di sacerdoti cattolici tedeschi finiti in prigione o in campo di concentramento, 2652 sacerdoti cattolic di varie nazionalità rinchiusi a Dachau. di cui 316 liberati il 15 marzo 1945, tra i quali anche il Vicario Generale e futuro vescovo ausiliario dell’Arcidiocesi di Monaco-Frisinga, Johann Neuhäusler … Sarebbe una causa che avrebbe meno possibilità di successo della Serbia (!) che vuole citare la Croazia per genocidio … Ho già detto in passato che la leggo molto volentieri, perché le sue vampate d’ira colme di imprecisioni (eufemismo) e cose senza senso contro la Chiesa cattolica ormai mi fanno solo sorridere.

  24. Fiorellino Blu
    Fiorellino Blu says:

    Un’altra cosa: Josef RAtzinger è nato nel 1927, ebbe 16 nel 1943. Affermare che nel 1943 qualcuno era “volontario” nella Hitlerjugend è come affermare che oggi un bambino di 10 anni frequenta “volontariamente” la scuola elementare.
    Forse Lei non lo sa, ma la Germania era uno Stato totalitario, e già nel 1936-1937 aveva distrutto tutte le organizzazioni cattoliche di qualsiasi tipo, comprese quelle giovanili. Quando si aveva quell’età, per di più in tempo di guerra, si veniva semplicemente intruppati nella Hitlerjugend, e punto. Allora Josef Ratzinger non era ancora Papa, e appartenenva ad una famiglia del tutto normale come milioni di altre famiglie, commentare cinquantanni dopo in condizioni totalmente diverse facendo elucubrazioni sulla tastiera del computer è semplicmente sciocco.

  25. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Peter,
    sono sinceramente ammirato per il suo ultimo messaggio. Molto lucido, preciso, centrato …. Ma come sempre poi ho cercato di vedere le cose con gli occhi degli altri, perché – questo vale anche per lei – aver ragione non basta.
    Certo, i cinesi avrebbero potuto non martoriare così la loro terra. Però nutrire un miliardo e passa di persone con i prodotti di una terra piccola, povera ed ultra-popolata non è proprio facilissimo, ne converrà… Hanno dovuto sviluppare una produzione industriale, hanno dovuto farlo in fretta ed hanno dovuto farlo su vasta scala.
    Una industrializzazione di base l’avevano già, era stato il prodotto di mezzo secolo di comunismo insieme ad un altro grande prodotto del comunismo di ogni tempo e luogo: la scolarizzazione di massa.
    A tutt’oggi non esiste un altro sistema produttivo come quello capitalistico per produrre a basso costo: tutti gli altri sistemi si sono dimostrati inferiori. Ovviamente: lo sfruttamento rende. Certo il comunismo si è rivelato molto migliore nel creare un’industrializzazione di base partendo da zero (curioso, ma non tanto, capovolgimento di quello che aveva pensato Marx) ma i cinesi l’avevano già instaurato con ottimi risultati. Quella del capitalismo, un capitalismo d’assalto come quello delle origini, si è dimostrata così l’unica via aperta, anche perchè aveva il grosso vantaggio di portare grandi quantità di denaro che la Cina non aveva.
    I capi cinesi, uomini di ferro per tempi di ferro, l’hanno percorsa senza molte esitazioni. Una industrializzazione forzata non può perdere troppo tempo a discutere, perchè ogni giorno che passa sono molti uomini che muoiono di fame; anche perché in discussione è solo il dove ed il quando non il cosa che è già stato deciso a priori: produrre, produrre e produrre! Il popolo cinese, da sempre il popolo più paziente e docile della terra (almeno fino ad un certo punto) ha seguito. I risultati sono stati interessanti: non si era mai visto nella storia della terra un tale sviluppo delle forze produttive che ha effettivamente dato quelle risposte che si volevano: i cinesi mangiano. Ad un prezzo altissimo ma mangiano.
    Io non voglio dire che la Cina sia un modello, trovo anzi che la Cina abbia dei punti deboli gravissimi che le impediranno di stabilizzare la sua forza. E non voglio dire che il modello cinese sia migliore di quello indiano (una democrazia che mantiene però al suo interno un’atrocità irrisolvibile come il sistema castale). Dico solo che è facile risolvere i problemi al posto degli altri, soprattutto quando quei problemi sono tre volte maggiori dell’Europa in un territorio grande meno della metà. Cordialmente U.
    PS. Mi viene in mente adesso che alcuni temi che ho sviluppato a proposito della Cina si potrebbero tranquillamente proporre anche a proposito dell’URSS della fine degli anni Venti. Uomini di ferro per tempi di ferro. Anche se è vero però che nella storia le scorciatoie finiscono talvolta in un vicolo cieco.

  26. Fiorellino Blu
    Fiorellino Blu says:

    “Ho già detto in passato che la leggo molto volentieri, perché le sue vampate d’ira colme di imprecisioni (eufemismo) e cose senza enso contro la Chiesa cattolica ormai mi fanno solo sorridere.”

    La frase che ho scritto in precedenza, sebbene rappresenti esattamente quello che penso, è notevolmente cafona, e me ne scuso, anche perché sono Suo ospite e come tale dovrei esprimermi in altro modo. La ringrazio, signor Nicotri, della Sua ospitalità.

    Mi scuso con Lei e con tutti gli altri partecipanti di questo forum anche per tutte le altre espressioni simili nelle quali posso essere incappato.

    Farò domani un altro esempio su ciò che ho detto in precedenza. Adesso devo tornare a lavorare, sebbene sia tardi.

  27. Uroburo
    Uroburo says:

    Il secondo messaggio del signor Fiorellino Blu è, secondo me, del tutto esatto. Lo condivido pressochè totalmente.
    Quanto al primo, le argomentazioni addotte lasciano il tempo che trovano. La Chiesa ha assistito senza fare neanche una piega alla fucilazione di decine e decine di suoi sacerdoti da parte delle milizie franchiste. L’importante era vincere la guerra civile, poi i sacerdoti baschi avrebbero fatto meglio ad ascoltare i suggerimenti della Chiesa di Roma e dei vescovi spagnoli piuttosto che la voce del loro gregge … Cosa che vale anche per il cardinal Romero, quel povero illuso.
    Il cardinal Stepinač invece era di un’altra pasta: lui sì che era stato attento a schierarsi dalla parte giusta. Infatti l’hanno fatto santo, quel boia nazista (almeno a sentire certi suoi accusatori). U.

  28. Uroburo
    Uroburo says:

    Ma no cara, cheddice? B, Bi, BI. B come buttainculo: colui che (sorridendo) te lo butta nel c.
    Alan Buttainculo Greenspan. E’ così chiaro.
    Un carissimo saluto Uroburo

  29. Sylvi
    Sylvi says:

    >>>Il Cardinal Stepinac….l’hanno fatto santo, quel boia di nazista (almeno a sentire certi suoi accusatori)>>>

    Chiarissimo Uroburo,
    Piacerebbe anche a noi conoscere la biografia di quei “certi accusatori”, e anche la sua che si permette di dare del criminale o boia nazista, o fascista a chi le sta antipatico.
    I miei “pretacci” mi hanno insegnato ad esibire la carta d’identità quando si affermano le proprie idee, figurarsi quando si insulta!

    La mia carta d’identità solo un imbecille potrebbe non conoscerla.

    Sempre Sylvi

  30. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Fiorellino Blu

    Ma lei non dece scusarsi di nulla. Il problema è che non sono io a dire o fare quelle considerazioni e azioni nei confronti del Vaticano, bensì un cittadine degli Usa, del quale viene indicato il nome e cognome. Personalmente ritengo che certe denunce non andranno da nessuna parte, in campo giudiziario, ma sono comunque indicative della lenta ma inarrestabile erosione di certe intoccabilità. Chi avrebbe mai pensato 50 anni fa o anche solo 20 che la Chiesa sarebbe stata condannata a risarcire i danni arrecati dalla pedofilia di alcuni suoi sacerdoti? Chi mai avrebbe pensato che un nero sarebbe diventato presidente degli Usa? I costumi si evolvono, non necessariamente in meglio, ma in questi casi si tratta di tabù che cadono.
    E’ vero che la Chiesa ha avuto varie migliaia di sacerdoti uccisi anche sotto il nazismo, ma se è per questo li ha avuti anche durante la Rivoluzione francese e ciò però non toglie che le colpe della Chiesa per l’oscurantismo e le monarchie da lei sostenute fossero immense. E’ inutile far finta di non sapere che il primo o uno dei primi e più grandi campi di sterminio europeo è stato se non erro quello di Jasenovac, distribuito su cinque località, con quelli di Ciglana, Kozara, e Stara Gradiška che hanno continuato a funzionare fino alla fine della seconda guerra mondiale. Il tutto faceva capo al regime cattolico fanatico degli ustascia di Ante Pavelic, benedetto da monsignor Stepinac, un ultracriminale che papa Wojtyla voleva fare beato così come Ratzinger vuole fare beato Pio XII.
    Perché lei si rinfreschi la memoria, e la smetta di darmi dell’anticlericale più o meno “viscerale”, le consiglio di leggere quanto segue, senza dimenticare che si tratta solo delle malefatte della Chiesa nell’ex Jugoslavia. Come lei sa o dovrebbe sapere, non sono le uniche. Purtroppo.
    ——————–
    Il programma di Ante Pavelic: di che si trattava? Si trattava della ricattolicizzazione della Croazia, con tutti i mezzi, come risulta inequivocabilmente dalle parole del padre francescano Simic: «Ammazzare tutti i Serbi nel più breve tempo possibile. Questo è il nostro programma»; oppure dalle lugubri espressioni programmatiche di Ante Pavelic: «Un terzo dei Serbi deve diventare cattolico, un terzo deve abbandonare il paese, un terzo deve morire!». Ebbe così inizio una politica di sterminio in tutto identica alla «soluzione finale» nazista: le chiese ortodosse vennero distrutte, trasformate in stalle, depredate; i Serbi dovevano circolare con una P sul braccio (Pravoslavac=Ortodosso), gli Ebrei con la stella di David, e solo nei quartieri-ghetto approntati per loro. Nei locali pubblici pendeva il cartello: «Ingresso vietato a Serbi, Ebrei, Zingari e cani».

    L’unico modo per sfuggire al destino di morte che li attendeva era la conversione al cattolicesimo: «Se passerete alla chiesa cattolica» – prometteva il vescovo Aksamovic di Djakovo – «srete lasciati in pace nelle vostre case». Tuttavia nelle prime sei settimane di vita della nuova Croazia furono assassinati tre vescovi, più di cento preti e monaci ortodossi e 180.000 fra Serbi ed Ebrei. Per ordine dell’ordinariato episcopale le chiese ortodosse vennero trasformate in luoghi di culto cattolico oppure furono completamente distrutte. Il mese seguente vennero ammazzati oltre 100.000 Serbi, donne, vecchi, bambini. La chiesa di Glina venne trasformata in un mattatoio: «Il bagno di sangue durava dalle dieci di sera alle quattro del mattino, e andò avanti per otto giorni. Le uniformi dei macellai dovettero essere cambiate, perché intrise di sangue. In seguito vennero ritrovati bambini infilzati negli spiedi, con le membra ancora contratte negli spasmi della sofferenza». Fino al Novembre del 1941 furono uccisi altri cinque vescovi e non meno di trecento preti ortodossi: l’ottantenne metropolita di Sarajewo Petar Simonic venne strangolato, mentre contemporaneamente l’arcivescovo cattolico della città Ivan Saric componeva odi in onore di Pavelic ed esaltava nel giornale diocesano i nuovi metodi rivoluzionari «al servizio della verità, della giustizia e dell’onore». A Zagabria, dove risiedevano il primate Stepinac e il Nunzio Apostolico Marcone, il metropolita ortodosso Dositej fu torturato al punto che divenne pazzo. Il 26 Giugno 1941 Pavelic accolse in pompa magna l’episcopato cattolico guidato da Stepinac, cui promise «dedizione e collaborazione in vista dello splendido futuro della nostra patria». Il primate di Croazia sorrideva. Gli eccessi furono talmente virulenti che il generale Mario Roatta, comandante della Seconda Armata italiana, minacciò di aprire il fuoco contro gli Ustascia che intendevano penetrare nei territori controllati dagli Italiani, e gli stessi tedeschi, diplomatici, militari e uomini dei servizi segreti, inviarono proteste contro il terrore ustascia al comando supremo della Wehrmacht e all’Ufficio Esteri. Il 17 Febbraio 1942 il capo dei Servizi di Sicurezza scrisse al comando centrale delle SS: «È possibile calcolare a circa 300.000 il numero dei Pravoslavi uccisi o torturati sadicamente a morte dai Croati… In proposito è necessario notare che in fondo è la chiesa cattolica a favorire tali mostruosità con le sue misure a favore delle conversioni e con la sua politica delle conversioni coatte, perseguite proprio con l’aiuto degli Ustascia… È un fatto che i Serbi che vivono in Croazia e che si sono convertiti al cattolicesimo vivono indisturbati nelle proprie case… La tensione esistente fra Serbi e Croati è non da ultimo la lotta della chiesa cattolica contro quella ortodossa» (dagli archivi della Gestapo).

    Felix Benzler, inviato tedesco a Belgrado, il generale Alexander Löhr, l’inviato tedesco a Zagabria Siegfried Kasche, il generale Glaise von Horstenau inviarono a Berlino memoriali che sollecitavano esplicitamente a una maggior prudenza nel sostegno al regime di Pavelic. Come risulta da un comunicato del 12 Aprile 1942 redatto dai servizi segreti tedeschi «in diverse località ai confini fra Serbia e Croazia si è giunti a scontri armati fra le truppe tedesche e unità ustascia», scontri determinati dall’intenzione dei Croati di estendere i loro massacri dei Serbi. Lo stesso Ribbentrop incaricò l’ambasciatore tedesco a Zagabria di esprimere la profonda costernazione del governo del Reich a causa «degli orribili eccessi degli Ustascia, elementi criminali». Insomma, fascisti italiani e nazisti tedeschi si dimostrarono addirittura scandalizzati dal comportamento criminale del regime croato; soltanto la chiesa cattolica e il suo capo Stepinac tacquero, anzi, collaborarono attivamente alla realizzazione del «futuro lavoro».

    E questo accadde perché «le azioni degli Ustascia erano azioni della chiesa cattolica», la quale collaborò fin dal principio col regime di Pavelic. Molti preti cattolici erano membri del partito Ustascia, come l’arcivescovo di Sarajevo Ivan Saric; vescovi e sacerdoti cattolici sedevano nel Sobor, il Parlamento croato, che apriva le sue sedute al canto del Veni creator spiritus; padri francescani comandavano i campi di concentramento e lo stesso Pavelic appare in centinaia di fotografie circondato da vescovi, preti, frati, suore e seminaristi. E Stepinac non lo sapeva? Forse fu proprio lui a dettare il messaggio di Pavelic a Pio XII: «Santo Padre! Allorchè la provvidenza divina concesse che io prendessi nelle mie mani il timone del mio popolo e della mia patria, decisi fermamente e desiderai con tutte le mie forze che il popolo croato, sempre fedele al suo glorioso passato, restasse fedele in futuro all’apostolo Pietro e ai suoi successori, e che il nostro popolo, compenetrato dalla legge del vangelo, divenisse il regno di Dio». Codesto regno di dio venne intanto delineato dal ministro dell’istruzione Mile Budak: «Ammazziamo una parte dei Serbi, ne cacciamo via un’altra, e il resto, che deve accettare la religione cattolica, sarà accolto nel seno del popolo croato». E il beato Stepinac taceva.

    Il fatto è che tutta la stampa cattolica manifestò in modi spesso anche esagitati la propria simpatia e la propria collaborazione coi programmi criminali di Pavelic: il giornale episcopale dell’arcivescovo Saric di Sarajevo scrisse apertamente che il cattolicesimo andava proclamato «con l’aiuto dei cannoni, delle mitragliatrici, dei carri armati e delle bombe». I preti cattolici predicavano quotidianamente: «Finora, fratelli, abbiamo lavorato per la nostra religione con la croce e il breviario; ora è giunto il momento della pistola e del mitra». Oppure dicevano: «Non è più un peccato uccidere un bambino di sette anni, qualora violi le leggi degli Ustascia. Benchè porti una tonaca, spesso devo por mano al mitra».

    E non desta meraviglia allora che il prete cattolico Bozidar Bralo, consigliere della famigerata «Crna Leggija» (La Legione Nera), trascorresse da un luogo all’altro agitando il mitragliatore e gridando: «A morte i Serbi!», massacrandone poi 180 ad Altpasin Most; che il gesuita Dragutin Kamber, capo della polizia di Doboj, in Bosnia, partecipasse personalmente all’assassinio di centinaia di ortodossi; che i preti cattolici Ilija Tomas e Marko Hovko prendessero parte attiva all’uccisione bestiale di 559 uomini, donne e bambini serbi a Prebilovici e a Surmanci, in Herzegowina; che il curato di Rogolje sterminasse 400 ortodossi.

    In quest’opera barbarica di sterminio accumularono dei meriti particolari i figli di Santo Francesco, che fin dal principio avevano messo a disposizione degli Ustascia i propri conventi, trasformati in depositi d’armi. Il 21 Maggio 1941 a Knin il francescano Padre Simic al comandante della Brigata Sassari, che gli chiedeva le linee direttrici della sua politica, rispose: «Uccidere tutti i Serbi nel più breve tempo possibile». E poiché il generale non voleva credere ai propri orecchi, il buon frate ribadì prontamente: «Uccidere tutti i Serbi nel più breve tempo possibile. È questo il nostro programma». In realtà persino i fascisti italiani provavano ribrezzo di fronte alla bestialità degli Ustascia, e i cattolici croati ne furono infastiditi: l’arcivescovo Stepinac osservò malevolmente che «nei territori croati passati all’amministrazione italiana si poteva notare una continua decadenza della vita religiosa e una certa tendenza a passare dal cattolicesimo ad atteggiamenti scismatici». Nei campi di concentramento di Jasenovac, Jadovno, Pag, Ogulin, Jastrebarsko, Koprivnica, Krapje, Zenica, Stara Gradiska, Djakovo, Lobograd, Tenje e Sanica i francescani esercitavano il mestiere di veri e propri boia. Il «Campo della morte» di Jasenovac, sulle rive della Sava, in cui furono trucidati circa 200.000 Serbi ed Ebrei, era sotto il comando del francescano Miroslav Filipovic-Majstorovic, il quale si conquistò la fama di «abilissimo strangolatore» (venne giustiziato nel 1945). Ma il collega Brzica gli fu di gran lunga superiore: nello stesso Lager nella notte del 29 Agosto 1942 riuscì a decapitare da solo 1369 internati con una mannaia speciale. Nè può ora meravigliarci il fatto che dopo il crollo di questo «Regno di Dio» i chiostri francescani divennero gli asili preferiti dei boia sfuggiti agli alleati e alle truppe di Tito (in particolare Klagenfurt e Modena).

    Tutto ciò accadde sotto gli occhi di Stepinac, presidente della conferenza episcopale croata e arcivescovo di Zagabria! Il regime di Pavelic lo trovò sempre dalla propria parte, unitamente a tutti i vescovi cattolici, le cui critiche, quando ci furono, appaiono oggi estremamente riguardose. Il giorno stesso della proclamazione dell’indipendenza della Croazia, Stepinac si recò dal generale Kvaternik, rappresentante di Pavelic, per esternargli «i suoi rispetti»; e il 16 Aprile 1941 offrì a Pavelic appena rientrato in Croazia un lauto pranzo nel palazzo arcivescovile; a Pasqua si felicitò con lui per la rinascita dello Stato Ustascia. Il 28 Aprile pubblicò una lettera pastorale, nella quale diceva fra l’altro: «Quantunque gli attuali avvenimenti siano assai complessi, quantunque i fattori che li influenzano siano molto differenti, è tuttavia agevole riconoscere in quest’opera la mano di Dio»! Dopo che Pavelic ebbe dichiarato guerra aperta e senza regole alla chiesa ortodossa, Stepinac manifestò il proprio compiacimento, osservando «che Pavelic è un devoto cattolico e la chiesa gode di una piena libertà d’azione…» (quella cattolica, naturalmente!). Stepinac si adoperò quindi a favore di un rapido riconoscimento formale della nuova Croazia da parte del Vaticano, che per parte sua continuò ipocritamente a mantenere rapporti diplomatici col governo jugoslavo in esilio. Verso la metà di Giugno del 1941 il vicario generale Josip Lach riassunse su sollecitazione di Stepinac l’atteggiamento della chiesa croata verso il nuovo regime: «Questo ordinariato farà di tutto affinchè gli intenti del governo croato siano realizzati nel modo più ampio possibile, ma con un’unica riserva che questo ministero non potrà mai eliminare: e cioè che mai e in nessun caso venga violata la suprema legge del Vangelo di Cristo». Espressioni tragicamente ironiche! Monsignor Stepinac pretese dall’episcopato una stretta collaborazione con gli Ustascia: ordinò di celebrare solennemente gli anniversari della fondazione del nuovo stato, e per il compleanno di Pavelic in tutte le chiese si doveva celebrare il Te Deum. Nel Gennaio del 1942 Stepinac venne nominato dal Vaticano Vicario militare degli Ustascia: subito quasi 150 preti divennero cappellani dell’esercito ustascia. Nikola Rusinovic, secondo rappresentante del governo ustascia in Vaticano, ci informa dettagliatamente dell’atteggiamento di Stepinac verso il regime criminale di Pavelic: «Egli (sc. Stepinac) ha fatto pervenire al Santo Padre un dattiloscritto di nove pagine, di cui conosco il contenuto, e ti posso assicurare che le notizie che ci riguardano sono assolutamente positive… Valuta in modo assai favorevole la situazione del paese e loda l’opera e gli sforzi del governo. In particolare egli si serve delle espressioni più esaltanti a proposito dei tentativi e degli sforzi del Poglavnik per riordinare tutto come prima; inoltre esalta il suo comportamento religioso e l’atteggiamento nei confronti della chiesa». E dunque mentre italiani, tedeschi, croati in esilio stigmatizzavano il comportamento criminale del governo di Pavelic, mentre anche il settimanale londinese New Review scriveva di Pavelic: «Viene unanimemente considerato il massimo criminale del 1941», mentre Veceslav Vilder, membro del governo jugoslavo in esilio a Londra, a sua volta affermava: «Intorno a Stepinac, arcivescovo di Zagabria, vengono perpetrate le più orribili nefandezze. Il sangue dei fratelli scorre a fiumi… e non sentiamo levarsi la voce sdegnata dell’arcivescovo. Al contrario leggiamo che prende parte alle parate dei nazisti e dei fascisti»; mentre accadeva tutto ciò, Stepinac taceva e collaborava, conferendo col Vaticano, con Pio XII, col segretario di stato Maglione, con altri prelati e cardinali e anche col futuro papa monsignor Montini.

    Il 23 Febbraio 1942 il presidente della conferenza episcopale croata, circondato dai suoi dignitari, accolse solennemente sul portale della chiesa di S. Marco a Zagabria Ante Pavelic, già condannato a morte due volte, esaltando la fondazione del Sobor, di cui faceva parte anche lui insieme a dieci dei suoi collaboratori.

    In un memorandum del maggio del 1943 inviato alla curia romana Stepinac sottolineava i meriti degli Ustascia nella conversione degli Ortodossi, ringraziava soprattutto i francescani e pregava il papa di ricordarsi dei Croati. Della visita del primate croato in Vaticano (dal 26 Maggio al 3 Giugno del 1943) siamo informati dal rappresentante Ustascia presso la Santa Sede principe Erwin Lobkowicz, il quale scrive: «L’arcivescovo ha fornito informazioni assai positive sulla Croazia…; ha sottaciuto alcune cose con le quali non era completamente d’accordo, per far apparire la Croazia nella miglior luce possibile… Ha anche giustificato e motivato i metodi usati verso gli Ebrei dagli Ustascia» (i quali avevano già assassinato l’80% degli Ebrei jugoslavi!).

    Nel 1944 Stepinac venne decorato da Pavelic con la «Gran Croce con Stella» e il 7 Luglio dello stesso anno sollecitò affinchè «tutti si ponessero a difesa dello stato, per edificarlo e sostenerlo con sempre maggiore energia». Addirittura il 25 marzo del 1945 il primate pubblicò un manifesto a favore della Grande Croazia…

    Non è assolutamente credibile che Stepinac non sapesse cose che Radio Londra, la stampa alleata e persino alcuni giornali italiani avevano rese pubbliche; e sapeva tutto anche Pio XII, il quale tacque, come su Auschwitz e tante altre infamie.

    In conclusione: dal 1941 al 1945 in Croazia vennero trucidate non meno di 600.000 persone (secondo il generale tedesco Rendulic), spesso direttamente ad opera di preti e frati; eppure nè Stepinac nè Pio XII sembra ne siano stati edotti. E tacquero.

    Papa Pacelli ruppe il suo silenzio sulla Yugoslavia il 2 Giugno del 1945: «Dobbiamo purtroppo lamentare in più di un paese uccisioni di preti, deportazioni di civili, esecuzioni di cittadini senza processo o per vendette private: e non meno tristi sono le notizie che ci provengono dalla Slovenia e dalla Croazia…». Pio XII, insomma, non aveva notizie quando il regime di Pavelic, da lui benedetto, ammazzava, squartava, affogava, decapitava, strangolava, seppelliva vivi e crocifiggeva centinaia di migliaia di Serbi, Zingari, Ebrei, Ortodossi; ma quando l’esercito partigiano di Tito cominciò a chieder conto di tutti questi misfatti, ecco che Pacelli sa tutto, è accorato, paternamente preoccupato, addirittura costernato.

    Insomma, io credo che la beatificazione di un individuo spregevole quale Stepinac sia in fondo una faccenda interna della chiesa cattolica, e in quanto tale non fa che confermare la frase di Helvétius: «Quando si scorrono gli elenchi dei loro (sc. dei cattolici) santi, si ritrovano i nomi di migliaia di delinquenti beatificati». Tuttavia credo anche che tali atti simbolici abbiano il fine di distorcere la storia e nascondere la verità, siano sostanzialmente nient’altro che mistificazioni, che dobbiamo smascherare senza tentennamenti o timori. In fondo l’atto di Woityla non è che l’ultima manifestazione dell’anticomunismo viscerale della chiesa cattolica, la quale è disposta a tollerare e poi nascondere anche le infamie più innominabili pur di perpetuare se stessa.

  31. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Alan B. Greenspan

    E no! E’ lo stesso Bush che almeno in parte mi dà e ci dà ragione a dire che ha fatto delle grandi cazzate, almeno riguardo l’Iraq. E infatti:

    “Usa, il mea culpa di Bush “L’Iraq è stato un errore”

    WASHINGTON – La caccia alle armi di distruzione di massa in Iraq, risultata viziata da informazioni di intelligence infondate, è “il più grande rammarico della mia presidenza”: lo ha detto George W.Bush, in vena di bilanci ed esami di coscienza di fine mandato, in un’intervista alla rete televisiva Abc.
    Nella stessa intervista in cui si è detto “spiacente” per la situazione economica del paese, nel giorno in cui l’America ha ufficializzato l’entrata in un periodo di recessione, Bush ha anche ammesso che il fallimento nel provare i capi d’imputazione che avevano giustificato la guerra contro l’Iraq, è una delle eredità più pesanti con cui lascia la presidenza.
    “Un sacco di persone – ha detto Bush, secondo estratti di un’intervista che la Abc ha realizzato nella residenza presidenziale di Camp David – avevano messo in gioco la loro reputazione dicendo che le armi di distruzione di massa erano una ragione per rimuovere Saddam Hussein”. Il presidente americano ha evitato però di rispondere a una domanda sul fatto se avrebbe lanciato o meno l’invasione dell’Iraq, sapendo quello che sa adesso.
    Nelle sue ‘confessioni’ a Camp David, Bush ha anche affermato che quando diventò presidente “non ero preparato per la guerra. In altri termini, non ho fatto campagna dicendo: ‘Per favore votate per me e io sarò in grado di gestire un attacco’. Non avevo previsto una guerra”.
    Nel prepararsi a passare adesso le consegne a Barack Obama con due guerre ancora in corso, in Iraq e in Afghanistan, Bush ha difeso la scelta di non aver ritirato le forze dall’Iraq, lodando i progressi fatti dal paese negli ultimi due anni”.
    ——————————-

    Come vede, caro signore, “l’avevo detto io”…. Ora lo dice perfino Bush.
    Un saluto.
    pino nicotri

  32. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara signora,
    non ho proprio capito il suo messaggio e men che meno le sue carte d’identità.
    Comunque il cardinal Stepinač è stato fino alla fine dalla parte degli Ustascia, che sono state le milizie fasciste più sanguinarie dell’intera seconda guerra mondiale. Addirittura più selvaggi degli Einsatzgruppen.
    Ciò premesso, ognuno sta con chi gli pare. Lei ovviamente con questi campioni della democrazia delle fosse comuni. Un eventuale paragone con i titini sarebbe inammissibile per chiunque tranne che per gli istriani ed i dalmati ittagliani. Cui e sempre piaciuto sempre fare le vittime immemori.
    Mi stia bene mia cara e guardi che il mondo continua nonostante le nostre strutturali divergenze, di cui non posso che esser fiero. Biebie. U.

  33. Uroburo
    Uroburo says:

    Dono di natura? Anita
    —————————-
    Assolutamente no, mia cara: prodotto di una vita di duro lavoro. U.

  34. Uroburo
    Uroburo says:

    la chiesa cattolica … è disposta a tollerare e poi nascondere anche le infamie più innominabili pur di perpetuare se stessa. Nicotri
    ——————————–
    Caro Nicotri,
    se per “se stessa” intende la grana, le palanche, le svanziche, la robba, allora saremmo d’accordo. Altrimenti la troverei gravemente idealista. U.

  35. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Nicotri,
    so benissimo cosa hanno fatto gli Ustascia. Lo so per conoscenze dirette: me lo hanno raccontato molti anni fa dei soldati italiani che avevano fatto la guerra in Iugoslavia. Gli stessi che mi hanno raccontato anche quello che avevano fatto i nostri. Uno era addirittura stato un ufficiale della Julia…. un paio semplici alpini, un aviatore …
    Però il suo messaggio non sono riuscito a leggerlo, mi si rivoltava lo stomaco.
    Ah…. i titini hanno fatto naturalmente molto peggio. Lo dice la Silvy che è una teste inappuntabile. Infatti è la stessa Silvy che dice che le Camice Nere erano truppe marziane. U.

  36. Anita
    Anita says:

    X PINO

    Caro Pino,
    mi sono scervellata per trovare la vera versione dell’ intervista di Charlie Gibson ed il Presidente Bush a Camp David.
    Il Mea culpa, non mi quadrava

    Ecco tutta l’intera intervista:

    http://abcnews.go.com/print?id=6356046

    Questa sotto e’ la parte riportata dai giornali italiani come un MEA CULPA.
    L’intervista intera e’ lunga.

    “GIBSON: Hai detto sempre non c’è do-over in qualità di Presidente. Se ne avesti avuto uno?

    BUSH: Non lo so – il più grande rammarico di tutta la Presidenza e’ stato il fallimento di intelligence in Iraq.
    Molte persone hanno messa la loro reputazione sulla linea e hanno detto che le armi di distruzione di massa erano il motivo per rimuovere Saddam Hussein.
    Non sono state solo persone nella mia amministrazione; molti membri del Congresso, prima del mio arrivo a Washington DC, durante il dibattito sull’Iraq, molti leaders delle nazioni in tutto il mondo guardavano alla medesima intelligence.
    E, sapete, non è un do over, ma vorrei l’intelligenza fosse stata diversa, penso.

    GIBSON: se l’intelligenza fosse stata a giusta, ci sarebbe stata un guerra in Iraq?

    BUSH: Sì, perché Saddam Hussein non era disposto a lasciare che gli ispettori andassero a determinare se o no le risoluzioni delle Nazioni Unite fossero state rispettate.
    In altre parole, se avesse avuto armi di distruzione di massa, ci sarebbe stata una guerra? Assolutamente.

    GIBSON: No, se avesse saputo che non le aveva.

    BUSH: Oh, vedo quello che stai dicendo. Sai, è una domanda interessante. Si tratta di un do-over che non posso fare. E’ difficile per me speculare.”

    ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

    Prendo questi strafalcioni deliberati molto seriamente.

    Non mi sembrava possibile che il Presidente avesse detto:
    “L’Iraq è stato un errore” con 150’000 e piu’ soldati sul campo.

    Buona notte, Anita

  37. AZ Cecina Li
    AZ Cecina Li says:

    Anita
    I sacrifici umani Aztechi ed anche il cannibalismo rituale sono assai probabili, ma se il lungo elenco di citazioni che porti, (non so e non voglio controllare) affermano tutte che gli Aztechi si mangiavano PIU’ di 2.000 nemici al giorno, come tu hai scritto, dimostrerebbe solo quanta gente può scrivere impunemente orrende bischerate. Basta fare due conti per rendersi conto dell’incongruenza, 2000×365 = 730.000 ogni anno, gli Aztechi che potevano essere una popolazione di una decina di milioni di individui, nel giro di una generazione si sarebbero mangiati una popolazione tre o quattro volte più grande di loro, e dove sarebbero stati tutti questi troppo facili nemici che si lasciavano mangiare dagli Aztechi? Li allevavano in batteria per poi liberarli, carburarli come fanno i cacciatori con i fagiani?? Sii seria e ammetti sinceramente “m’è scappata” un’esagerazione.
    Non sarà cosa più credibile e che i 2.000 sacrifici avvenissero non ogni giorno ma in occasione di una ricorrenza gli Aztechi ne avevano mi pare una con cadenza di 52 anni ?? Non che 2000 sacrifici anche ogni 52 anni siano una bazzecola, per chi come me ai vari dei non dedica neppure un larvato pensiero, sono cosa barbara ed orrenda, ma credibile sul piano numerico.
    Sii seria e ammetti sinceramente “m’è scappata un’esagerazione”può capitare basta non insistere.

    Antonio - – - antonio.zaimbri@tiscali.it
    ………………
    X Uroburo
    Come te non ho letto tutto il post di Nicotri, ma della ferocia degli Ustascia mi aveva già ampiamente raccontato mio zio, alpino, che si è fatta tutta la campagna Albania ei Balcani fino al giugno ’43. Li descriveva come collaborazionisti delle SS ma più feroci ed imprevedibili, la stessa milizia fascista ne aveva timore, mi diceva che i partigiani se catturati si preoccupavano soprattutto di non finire in mano a loro ma anche dei Cetnici, altri infami collaborazionisti credo serbi.

  38. Faust x Obamma dal NYT
    Faust x Obamma dal NYT says:

    24ORE
    Invia
    Stampa
    Washington, 01:01
    TERRORISMO: NYT, RISCHIO ATTACCO NUCLEARE IN 5 ANNI

    …. Faust

  39. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro AZ,
    avevo dimenticato, tra i reduci della II GM in Iugoslavia, un ufficiale dell’Autocentro.
    Curiosamente tutte queste testimonianze (menzognere, naturalmente) concordavano tra loro, e concordavano con quanto riferito da te. Che gli Ustascia erano di una crudeltà indescrivibile e che gli italiani (sempre brava gente, naturalmente) massacravano senza tregua con sistemi solo poco meno barbarici di quelli.
    Naturalmente si tratta di una congiura vetero-kommunista contro l’onore e la gloria del Bel Paese (a cui di bello per la verità rimane ormai poco, basti vedere gli scempi sulle nostre coste e sulle nostre montagne) …
    Un caro saluto U.

  40. alessandro
    alessandro says:

    Cari amici buongiorno,

    scrive:-” 533 Vox { 29.11.08 alle 18:38 }

    @ Rodolfo

    Cioe’, secondo lei, si e’ responsabili solo quando si tace?
    E, naturalmente, specie quando si tace su quello che fa Israele?
    Grande logica, non c’e’ che dire”.


    Avevo promesso di rispondere.

    Caro Vox,nella mia ignoranza e secondo il mio parere, se ingiustizie ci sono , è un dovere parlarne, denunciare, immischiarsi, qualsiasi paese esso sia.
    Se però,per esempio, tanto per essere chiari, in un impianto petrolifero (dove ho lavorato per parecchi anni) , controllo solo i flussi,infischiandomi di tutto il resto, livelli, pressioni e temperature ecc., è inevitabile che tutto salti in aria.
    Si vuole parlare solo delle colpe degli Israeliani,dimendicando quelli dei Palestinesi? Faccia pure, si diverta.
    Nicotri, in uno dei suoi post, accenna ai duuuueeemiiiilaaa anni,
    ma cosa sono 2000 anni in confronto all’ eternità, se non un battito di palprebe. Il blog master accenna anche al DNA, dunque a maggior ragione per i Palestinesi, avrebbe dovuto essere solo il ritorno dei fratelli.
    Di Ebrei in Israele ,ce ne sono sempre stati, anche dopo la diaspora, più di qualche centinaio.
    La prima migrazione di massa sia ha nel 1882, nel 1898 vivevano in Israele già 5200 ebrei. La maggior parte lavoravano la terra. Tra il 1904 e il 1914 avviene la seconda migrazione di massa (Alija). Tutti questi Ebrei, tornavano nella terra dei Padri,fondarono la città di Tel Aviv, e non avevano nessuna intenzione nè di uccidere. nè di cacciare nessuno.
    Le terra la compravano,terra magari che era appartenuta ad un suo avo.Non voglio dilungarmi , ma si legga la storia,caro Vox, si renda conto di quante volte i palestinesi hanno avuto la chance di avere uno stato proprio, oppure dato che il DNA è uguale, collaborare e vivere insieme, anche questa chance, con un Gandhi sarebbe stata possibile. Invece si sono fatti manovrare dagli interessi della Arabia Saudita, Egitto, Giordania, Libano, Irak e Siria che dichiararono guerra allo stato di Istraele appena proclamato.
    L’ escalazione alle brutture l’hanno voluto loro.
    Molti hanno perso anche la testa, perchè non riuscivano a capire più i comportamenti .
    Ieri sera, in televisione ho sentito l’intervista di un uomo che aveva ucciso il figlio di 29 anni.Si è pentito, sa di aver commesso un tragico errore, ma quando ha cominciato a raccontare come è arrivato a quel punto, sfido qualunque persona ragionevole a non capirlo e compatirlo per le sofferenze subite, colmato nell’imperdonabile lapsus. Mi stia bene, si legga la storia di Israele senza pregiudizi e preconcetti. e si ricordi sopratutto che per tutte le cose successe, la colpa non stà sempre da una parte.
    Auguro a tutti una buona e proficua giornata.

  41. Sylvi
    Sylvi says:

    >>>un ufficiale della Julia,… due alpini semplici…>>>

    Eh te pareva ,che gli informatori di Uroburo non lanciassero merda a destra e a manca, senza uno straccio di nome nè una testimonianza scritta!
    Guardi che ha dimenticato tutti i sottufficiali…nemmeno un criminale fra loro?
    E lei sarebbe uno storico?
    Sa, lo strabismo si può curare, la malafede, la menzogna purtroppo sono merce sempre sul mercato!

    Sylvi

    Provi a rispondere con prove documentate, altrimenti stia zitto!

  42. Controcorrente
    Controcorrente says:

    caro Alessandro,
    vedo con piacere che anche lei, ad” usum “diventa talvolta un “convertito” alla Storia:
    Forse che dopo aver letto Montale, si è imbattuto in Johann Wolfgang Goethe che disse (meschino): “Colui che non sa darsi conto di tremila anni rimane nel buio e vive alla giornata”.

    cc
    Ps- però un passo avanti alla volta,sgomberando il campo “dalle ispirazioni secolari” ,magari qualcosa si riesce a cavare…

  43. marco tempesta
    marco tempesta says:

    un poeta anarchico sostiene che l’ordine è noioso, mentre il disordine è l’anima della poesia.
    ————
    Ordine-disordine, coerenza-incoerenza.
    Attenzione a queste 2 coppie di termini.
    Il disordine non è il contrario dell’ordine, ma una variante creativa: equivale al rimischiare le carte prima di servirle. Le carte restano le stesse ma varia la loro combinazione, in funzione di introdurre una variante nel gioco (la sorte, che però è assoggettata a sua volta alle regole del gioco).
    Il disordine quindi non è negativo ma è la matrice di un nuovo ordine diversificato.
    Diversa invece è l’incoerenza, che è l’incapacità di ricreare un ordine.
    L’incoerenza è un mescolare continuamente le carte in assenza di regole del gioco: è un rimischiare che non si concreterà mai nel servire la mano di gioco.

  44. Uroburo
    Uroburo says:

    Signora,
    questi sono tragici discorsi da adulti, quindi preclusi ai bambini in cerca di identità. Viaggi ….. Uroburo

  45. marco tempesta
    marco tempesta says:

    I londinesi in metropolitana non sono abbacchiati perchè le stazioni seguono sempre lo stesso ordine: sono abbacchiati perchè sanno che quando escono all’aperto troveranno un tempo di merda.
    Come mai a Roma in metropolitana la gente chiacchiera, fà caciara e sembra allegra?
    Se notate, c’è una gran differenza se andate in metropolitana a Roma o a Milano, senza andare a Londra!

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