Lo strano e pericoloso ping pong tra il papa e il rabbinato sulla beatificazione di Pio XII. Intanto negli Usa la magistratura autorizzaper la prima volta che si processi direttamente il Vaticano per i reati di pedofilia del suo clero: nasce così il rischio che lo si possa chiamare in causa anche per la sua parte di responsabilità per i campi di sterminio
A meno di sempre possibili colpi di scena, il papa tedesco a suo tempo volontario nella Gioventù Hitleriana andrà quindi in visita in Israele. La motivazione ufficiale dice che è impensabile che un pontefice come Ratzinger, autore di un libro su Gesù in due volumi (il secondo non è stato ancora pubblicato), non vada a “vedere la Terra Santa dove Cristo è vissuto”. Credere che gli altri pontefici non ci siano andati solo perché non scrivevano libri sulla vita di Gesù Cristo è francamente impensabile, troppo riduttivo. E’ più credibile che il viaggio di Ratzinger sia un pegno da pagare per avere il via libera dal rabbinato israelita per la beatificazione di Pio XII dopo le recenti polemiche sullo spinoso argomento. E rischia di essere anche un altro passettino verso lo “scontro di civiltà”, inteso come scontro tra “civiltà” legata alla bibbia, donde derivano sia l’ebraismo che il cristianesimo, e “civiltà” legata al corano, vale a dire l’islam. Come al solito, in queste faccende la religione non c’entra assolutamente niente, si tratta “solo” di diplomazia, politica e conservazione del potere esistente.
In attesa comunque della nuova puntata del teleromanzo intitolato appunto “beatificazione di papa Pio XII” vale la pena di mettere qualche puntino sulle i, visto anche che nel ping pong tra Vaticano e parte del rabbinato si cerca ormai di ridurre al solo genocidio degli ebrei non solo l’intera funzione di tutti i campi di sterminio nazisti, ma addirittura l’intera seconda guerra mondiale: una ben strana Memoria, quella di cui vogliamo fregiarci buttando così a mare la memoria e la Storia. Il Parrajmos e il Samudaripen dei rom, vale a dire l’equivalente zingaro della Shoà, non viene mai neppure nominato da lontano, eccetto qualche cerimonia e qualche dibattito molto poco pubblicizzati e qualche libretto di coraggiosi alla Angelo Arlati, tanto che nessuno conosce neppure la semplice esistenza di queste due parole – Parrajmos e Samudaripen – nonostante indichino lo sterminio di non si sa ancora se “solo” 400 mila “zingari” o ben due milioni. Da notare che se c’è un popolo che con la seconda guerra mondiale ha davvero rischiato di essere cancellato dalla faccia del pianeta sono proprio loro, i rom, che si sarebbero così aggiunti alla lunga serie di popoli, culture ed etnie che noi europei ed occidentali in genere abbiamo distrutto in varie parti del mondo. Se Hitler avesse infatti vinto la guerra, li avrebbe sterminati nell’intera Europa, compresi i Balcani e l’Unione sovietica. Gli zingari contrariamente agli ebrei non sono mai emigrati nel resto del mondo, eccetto a quanto pare alcune centinaia di migliaia negli Usa, dove sono diventati perlopiù stanziali, perciò sterminarli nel Vecchio Continente e nell’area balcanica significava di fatto cancellarli dal pianeta.
Abbiamo buttato nella spazzatura della Non Memoria e della smemoratezza i 40-50 milioni di morti dell’intera guerra, di cui una buona metà nella sola Unione sovietica. E vabbé. Ma sta di fatto per i camini dei campi di sterminio i nazisti ci hanno fatto passare non solo un mare di ebrei, ma anche qualche milione di prigionieri russi, polacchi, jugoslavi e slavi in genere, più qualche decina di migliaia di gay, handicappati e malati incurabili. Anzi, la “soluzione finale” è iniziata proprio da questi ultimi due tipi di esseri umani e, in caso di vittoria della Germania, essa prevedeva tra l’altro – oltre alla cancellazione dei rom, degli ebrei, degli omosessuali e degli handicappati europei – anche il ritorno all’epoca della pietra di tutto l’Est europeo. Vi sarebbero infatti state proibite perfino le scuole onde evitare che gli slavi, ritenuti anche loro “razza inferiore”, potessero diventare qualcosa di più della pura e semplice mano d’opera, forza lavoro di tipo pressoché schiavistico. Ma tutto ciò nello strano furore della polemica sulla beatificazione di Pio XII è scomparso.
Come che sia, fa uno strano effetto sentire l’accento tedesco di papa Ratzinger quando difende a spada tratta quel suo indifendibile predecessore. Si dà infatti il caso che Pio XII sia accusato da più parti e da decenni in modo sempre più documentato di essere stato troppo morbido, se non correo, con la Germania di Hitler, e si dà il caso che l’attuale pontefice non solo sia tedesco, ma abbia anche indossato a 16 anni la orribile divisa dei volontari della Gioventù hitleriana. Per chi coltiva il vizio della memoria, senza i due pesi e le due misure della Memoria, queste assonanze e coincidenze non sono una bella cosa. Non fa un bell’effetto un eventuale accordo tra clero cattolico e clero israelita che riduca di fatto a una sola ed unica dimensione l’intera infamia e tragedia dei campi di sterminio nazisti e fascisti, seppellendo e facendo scomparire definitivamente svariati milioni di altre vittime. Altro che “revisionismo” e “negazione dell’Olocausto”!
Sia chiaro: la Chiesa è libera di beatificare e santificare chi più le pare e piace, e se ha dichiarato santo uno come Carlo Borromeo non ci si può meravigliare che voglia fare beato Pio XII. Però Ratzinger prima di scandire e ripetere infastidito agli ebrei le parole “Basta polemiche, Pio XII è stato un dono di Dio”, dovrebbe riflettere un po’ di più. Non solo perché le parole “dono di Dio” fanno il paio con le parole “l’uomo della Provvidenza”, con le quali un altro papa ha voluto definire e ringraziare Mussolini, cioè il dittatore italiano fondatore del fascismo, per l’insperato regalo del Concordato, ma anche perché si tratta di parole che – a meno di una concezione pessima di Dio – mal si adattano a definire il principe romano Eugenio Pacelli meglio noto come Pio XII. Quando era nunzio apostolico in Germania l’aristocratico romano Eugenio Pacelli dopo ben cinque anni di interminabili negoziati riuscì a stipulare nel 1924 con l’allora Stato indipendente della Baviera un Concordato, che – apriamo bene gli occhi – aveva come punto centrale il diritto della Chiesa cattolica di aprire e gestire sue scuole di ogni ordine e grado. E proprio quel Concordato, che gli fruttò la promozione a Segretario di Stato, cioè il trampolino di lancio verso l’elezione a papa, venne preso poi a modello dallo stesso Pacelli nel 1929 per il Concordato con il governo prussiano, nel 1932 per il Concordato con la regione di Baden e, infine, il 20 luglio 1933 per il fatale Concordato con la Germania. Concordato, quest’ultimo, firmato da parte tedesca da Von Papen, vale a dire dall’uomo di governo che aveva sostenuto Hitler e calato le brache – non solo sue, ma dell’intera Germania – davanti all’orda sanguinaria nazista. Si noti che il suo programma di sterminio degli ebrei il capo dell’orda lo aveva già messo per iscritto, nel libro Mein Kampf che lo rese celebre e agiato.
In cambio del Concordato con Mussolini il Vaticano aveva liquidato l’antifascista don Sturzo, mandandolo in esilio a New York, e chiuso il suo Partito popolare, spalancando così di fatto le porte alla legittimazione della dittatura fascista. In cambio del Concordato con la Germania di Hitler e di Von Papen, il Vaticano fece altrettanto: liquidò il partito antinazista dei cattolici popolari. Sono seguito poi i concordati con la Spagna fascista di Francisco Franco e con il Portogallo pure fascista di Salazar. Nel 1933, quando Pacelli era Segretario di Stato vaticano, il cardinale tedesco Faulhaber rassicurò Berlino con queste parole: “A Roma si giudicano il nazismo e il fascismo come unica salvezza contro il comunismo e il bolscevismo”. E nel giugno del ’41, cioè dopo l’attacco all’Unione sovietica e quando era ormai papa da due anni, Pio XII in persona consegnò all’ambasciatore tedesco in Vaticano, Diego von Bergen, il seguente comunicato: “Gli ambienti vicini al Vaticano accolgono questo nuovo capitolo della guerra con un certo sospiro di sollievo e lo seguono con particolare interesse”.
Ma non è finita. Su istruzioni di Pio XII, in pieno 1943, cioè in piena guerra e occupazione nazista dell’Italia, l’ambasciatore vaticano a Berlino, Ernst von Weizsacker, non si vergognò a rassicurare il governo nazista con queste parole: “L’ostilità bolscevica è davvero l’elemento più decisivo della politica estera vaticana. Ciò che serve per la lotta contro il bolscevismo è gradito alla curia. Il persistere del rapporto tra gli angloamericani e la Russia sovietica è quindi giudicato ostinato e utile soltanto al prolungamento della guerra. La curia preferirebbe vedere una Germania forte e unita come barriera contro la Russia sovietica. In questo momento la curia mette da parte il suo sentimento italiano. Essa sente che è in gioco tutto”. C’è di che arrossire. Dalla vergogna. Tant’è che preferisco non commentare queste parole particolarmente ciniche, efferate e traditrici di quello che quando fa comodo viene definito “il caro popolo italiano”. Sono parole che comunque si commentano da sole.
Le prove che Pio XII, il Vaticano e il clero tedesco fossero perfettamente a conoscenza di ciò che avveniva nei campi di sterminio, a spese di milioni non solo di ebrei, sono ormai numerose e schiaccianti. Illuminante a questo proposito il libro di Daniel Goldhagen “Una questione morale”. Novità recenti, a conferma, vengono dall’ultimo numero della rivista Micro Mega, con rivelazioni anch’esse piuttosto imbarazzanti. Del resto, erano cose note alla stessa popolazione della Germania, come documenta tristemente il libro bello e terribile “La Germania sapeva”, scritto da Eric A. Johnson e Karl Heinz Reuband ed edito in Italia da Mondadori. E’ certo anche vero che Pio XII si adoperò per salvare la vita a non pochi ebrei romani e che mise in contatto con gli americani i congiurati tedeschi che volevano eliminare Hitler, ma questo non toglie nulla all’enormità delle sue azioni qui ricordate e del suo ostinato silenzio contro il nazismo, peraltro, come abbiamo visto, esplicitamente scelto come baluardo contro il comunismo. Ormai sono tonnellate i documenti comprovanti che anche a nazismo sconfitto dalla guerra il Vaticano e Pio XII hanno aiutato una marea di gerarchi a sfuggire alla cattura e rifarsi una vita in Sud America, con la speranza di poter dar vita almeno in quel continente – appoggiando i vari colpi di Stato militari compiuti a volte in nome della Madonna come nel caso di Pinochet in Cile – a quella diga anticomunista che Berlino aveva tentato invano di erigere col sangue di 40-50 milioni di vittime.
Pio XII viene difeso dandosi la zappa sui piedi. Il suo silenzio viene giustificato con l’affermazione che se lui avesse parlato contro il nazismo Hitler avrebbe scatenato la rappresaglia contro i cattolici e il clero cattolico tedeschi. Questa affermazione fa ridere – o meglio piangere – almeno per due motivi. Il primo, di ordine per così dire tutto interno allo stesso cattolicesimo, è che non si può essere opportunisti con il nazismo per timore di martirizzazioni ed esaltare allo stesso tempo i martiri delle persecuzioni romane, che peraltro non sono affatto “milioni”, come una volta è stato detto perfino a un telegiornale della Rai, ma solo poche decine di persone (a voler contare solo i casi storicamente certi mi pare non si arrivi neppure a dieci). Perché mai un credente per testimoniare la propria fede dovrebbe accettare il martirio (martire significa appunto testimone), se lo stesso papa, vale a dire Pio XII, che in materia di fede è “infallibile”, ha detto chiaro e tondo che è meglio tacere piuttosto che correre il rischio di essere martirizzati? Il secondo motivo è che questa difesa del silenzio di Pio XII non regge di fronte al fatto che riguardo l’Urss e il mondo comunista in genere lui NON ha taciuto neppure un po’: che fine ha fatto allora il timore delle rappresaglie? Anche Stalin non era un tipo che scherzasse, in quanto a gulag e fucilazioni di massa. Perché mai è lecito farsela addosso e tacere davanti a Hitler e invece si fa correre il rischio ai cattolici dei Paesi comunisti di finire in massa al macello? Perché mai ci si è lamentati per la “Chiesa del silenzio”, cioè per l’impossibilità della Chiesa di fare propaganda e proselitismo nei Paesi comunisti, quando si è scelto di essere Chiesa del silenzio nella Germania nazista? Pio XII di fronte al nazismo ha taciuto e non ha mai fatto un gesto ostile, mentre in seguito, a guerra terminata, ha perfino lanciato la scomunica contro il comunismo intero e contro chi in Italia votava per i comunisti.
Definire “dono di Dio” un simile papa temo possa significare quanto meno offendere Dio. Si può forse dire che è stato un grande diplomatico, un grande papa inteso come grande capo di Stato del Vaticano, perché è riuscito a trarre profitto per lo Stato pontificio grazie ai commerci e ai tradimenti delle altrui libertà compiuti con i Concordati, ma tutto ciò con i tanto osannati vangeli e con la parola di Cristo non c’entra assolutamente nulla. A meno che Ratzinger con quelle sue parole abbia – senza rendersene conto – pubblicamene confessato che il Vaticano e la Chiesa non di fede e religione in sé si occupano, ma solo del proprio potere tramite esse. Insomma, come da Costantino in poi, la religione “instrumentum regni”: cosa ben lontana e totalmente diversa dalla religiosità predicata ai credenti e da costoro intesa e genuinamente vissuta.
Della difesa che di Pio XII fa Ratzinger per tacitare le giuste proteste ebraiche infastidiscono non tanto l’accento tedesco della sua voce e il ricordo del suo essersi arruolato come volontario nella Gioventù hitleriana – tutti possiamo sbagliare, specie da giovani – quanto invece la difesa che questo papa fa o legittima di quel suo giovanile arruolamento. “Chi non si arruolava finiva male”, hanno sostenuto in coro i suoi familiari e compaesani della località natia. A parte il fatto che c’è stato anche chi non s’è arruolato, preferendo magari emigrare, sta di fatto che anche questa giustificazione è non solo una lode alla paura e all’opportunismo, il che umanamente sarebbe comprensibile, ma è anche una lode del rifiuto della “testimonianza”, o martirio eventuale che dir si voglia. Una simile lode sulla bocca di un papa non dovrebbe fare un bell’effetto, almeno al gregge dei suoi credenti. Come può, così stando le cose, predicare la “testimonianza”, fino al martirio, per gli altri? Perfino in Cina, come in India, in Africa e nelle Americhe, Cuba compresa, il papa e il Vaticano spingono il gregge dei fedeli a pericolose frizioni contro i governi locali pur di guadagnare alla Chiesa spazio, visibilità e, in definitiva, potere. E infatti ogni tanto si scatena o la repressione statale o qualche “piccolo” massacro di fedeli o di religiosi, nel Lontano Oriente o in Medio Oriente o in Africa.
Questo modo di fare di Pio XII prima e di Ratzinger adesso ricorda il classico “Armiamoci e partite!” e il classico uso dei due pesi e due misure. Ricorda anche la verità intesa come l’elastico delle mutande: allargabile o restringibile a piacere. O a gogò.
Nel frattempo arriva dagli Usa questa notizia, che riporto così come mi è arrivata:
“NEW YORK – Via libera al processo contro il Vaticano per presunti casi di abusi sessuali. A dare l’ok la corte di Cincinnati, Stati Uniti. Secondo la corte i vertici della Chiesa Cattolica avrebbero dovuto mettere in guardia il pubblico e denunciare alle autorità gli abusi commessi da religiosi contro minori. È la prima volta che allo stato Vaticano non viene garantita dagli Usa l’immunità sovrana sancita dal Foreign Sovereign Immunities del 1976. No comment dal Vaticano.
La corte di appello ha dichiarato legittima la richiesta a procedere in sede processuale contro la Santa Sede in un caso di abusi sessuali commessi da religiosi della diocesi di Louisville in Kentucky, ipotizzando dunque che il Vaticano potrebbe essere ritenuto corresponsabile della condotta dei suoi membri. La denuncia è stata fatta da tre uomini che sostengono di esser stati molestati quando erano chierichetti. I tre accusano la Santa Sede di aver per decenni insabbiato la piaga della pedofilia su scala nazionale. Alle presunte vittime aveva dato ragione in prima istanza l’anno scorso un giudice federale del Kentucky avallando la richiesta di rivalersi contro il Vaticano. Il giudizio era stato impugnato in appello e oggi il Sesto Circuito delle Corti d’Appello di Cincinnati ha dato luce verde all’azione legale.
La direttiva di Giovanni XXIII. Il caso si basa su una direttiva del 1962, a firma di papa Giovanni XXIII, resa pubblica nel 2003, che chiede alle gerarchie ecclesiastiche di mantenere il segreto su abusi sessuali da parte del clero [nota di Nicotri: più volte ho parlato nel mio blog della stessa direttiva aggiornata e diramata in seguito da Ratzinger, quando era alla guida dell’ex Sant’Uffizio, per volontà di papa Wojtyla]. Secondo William Murray, avvocato delle presunte vittime, il documento rende la Santa Sede responsabile per gli atti del clero mantenuti segreti a causa della direttiva.
Jeffrey Lena, avvocato della Santa Sede, pur dicendosi «attualmente non intenzionato» a chiedere alla corte d’appello di rivedere la decisione, ha precisato che «la sentenza è ancora molto lontana dal dimostrare la responsabilità diretta del Vaticano» per la condotta dei suoi membri.
Jonathan Levy, avvocato di Washington che rappresenta un folto gruppo di sopravvissuti dei campi di concentramento in una azione legale rivolta contro varie parti incluso il Vaticano, riferendosi alla mancata garanzia della immunità sovrana alla Santa Sede, spiega che «se qualcuno può rompere questa barriera viene aperta la strada ad altri processi contro la Chiesa Cattolica».
L’azione legale dei tre di Louisville non è la prima in cui in America sono chiesti risarcimenti diretti al Vaticano e non solo alle singole diocesi. Fino a oggi però i processi non erano mai arrivati al livello di Corte d’Appello”.
x Segoline
Il mondo non e’ una stanza.
Sarebbe troppo comodo, chiudere la porta e borbottare….
Cosa risolverebbe?
Buona notte, Anita
Quello che mi sconcerta di certi cattolici è la persistente incapacità di comprendere, posizioni tutto sommato semplici di noi atei, persone a cui non mancano certo intelligenza e struttura culturale, continuano a rispondere picche a chi bussa a fiori. Uno che vede come la sabbia negli occhi ogni ingerenza religiosa nella vita civile lo si vuol far passare come paladino dell’orrendo clero islamico solo perché non riconosce alla chiesa cattolica quei privilegi che essa arbitrariamente si attribuisce. È ovvio e pacifico che sono contro le madrasse ma anche contro le scuole buddiste, cattoliche e indù.
Da ateo e quindi in posizione neutrale tra le confessioni, non posso sostenere che in uno stato democratico possa impedire a uno quello che si concede ad un altro.
C’è poi un altro aspetto che mi porta a richiedere con forza un passo indietro delle gerarchie vaticane rispetto alla vita civile, i flussi migratori e demografici prospettano uno notevole incremento di popolazione influenzata dalla religione islamica ed in tempi brevi le percentuali potrebbero addirittura ribaltarsi, a quel punto se fino ad un certo punto la chiesa cattolica forte dell’essere maggioritaria ha imposto il suo punto di vista e le sue tradizioni, sarà normale che una volta invertiti i rapporti numerici si invertano anche le posizioni dominanti delle religioni, posizioni che saranno tanto più rigide quanto più saranno state precedentemente inutilmente osteggiate, e noi poveri miscredenti salteremmo direttamente dalla padella nella brace.
Se viceversa fin da ora si porranno le religioni, tutte le religioni, su un piano di sostanziale parità per quanto riguarda rispetto e libertà di culto ma di altrettanta paritaria esclusione da interferenze nella vita politica, in uno stato sostanzialmente e non solo formalmente laico, tutti sarebbero meglio garantiti nella loro liberà anche in futuro.
Poi ci sono quelli che fomentano la contrapposizione delle civiltà, lo scontro di civiltà, ideologico e religioso che da sempre è, prima o poi, sfociato in conflitti armati, se è questo che si cerca siamo sulla buona strada e ne abbiamo già percorso un bel pezzo.
Antonio - – - antonio.zaimbri@tiscali.it
anch’io penso che i luoghi di culto potrebbero essere usati in comune. Questo comporterebbe dei grandi risparmi economici, e favorirebbe una visione molto piu’ pratica e laica della religione, o del divino, se si preferisce. Ovviamente si tratta di utopie, infatti le diverse religioni hanno sviluppato nei secoli delle ostilita’ reciproche che si esprimono anche nella diversa presentazione, decorazione, e simbologia usate nei rispettivi luoghi di culto. Basta guardare alle chiese cristiane di estrazione diversa: tutti sapete cosa voglio dire. I cattolici amano abbondanza di immagini e sculture, tra cui quelle della Vergine, ed anche gli ortodossi, anche se in modo diverso. I protestanti sono molto piu’ sobri, le loro chiese in genere sono meno imponenti e molto meno decorate all’interno, e con pochissimi simboli ed immagini. Certe chiese protestanti (mi pare quelle di metodisti od evangelici, ed i pentecostali) sono spesso poco distinguibili da qualunque altro edificio ad uso pubblico…
Immaginiamo poi usare gli stessi edifici anche per religioni non cristiane, come islam, ebraismo, induismo…
Se avvenisse, significherebbe appunto che religioni e cleri avrebbero perso ogni importanza nel mondo.
Tuttavia qualcosa del genere succede gia’ in situazioni particolari. A volte dei professionisti musulmani pregano in ‘cappelle’ cristiane laddove gli orari di lavoro non gli permettono di andare alle loro moschee. Mi pare che coprano la croce sull’altare, e si mettano poi a pregare. Le stesse cappelle sono poi usate dalle varire ‘professioni ‘ cristiane, in orari diversi tra loro, ovviamente.
L’Italia potrebbe tranquillamente prendere esempio dagli altri paesi europei dove vi sono da tempo delle forti minoranze musulmane, e non solo quelle. Non mi pare che in Germania, UK, Francia, succeda cio’ che sylvi dice a proposito di Croazia, Bosnia, etc. Non ha caso, la repubblica iugoslava si e’ sfasciata da tempo per la totale mancanza di coesione interna, ed ‘interetnica’.
Peter
Medio Oriente: polizia israeliana blocca nave aiuti verso Gaza
07 dic 09:03 ESTERI
TEL AVIV – Un’imbarcazione carica di aiuti umanitari per la popolazione palestinese e’ stata bloccata dalla polizia israeliana nel porto di Jaffa prima della partenza verso Gaza. Sulla stessa imbarcazione sarebbero dovuti salire alcuni deputati arabi israeliani determinati a recarsi nella Striscia per portare, assieme agli aiuti, la propria solidarieta’ in seguito alla chiusura dei valichi. Le autorita’ di polizia hanno spiegato che l’alt alla missione e’ arrivato perche’ la legge vieta ai cittadini israeliani di entrare nella Striscia di Gaza, considerata area ostile. La delegazione di politici ha fatto sapere che avviera’ un’azione legale per fare partire almeno il cibo e i medicinali raccolti destinati la popolazione. (Agr)
7 – CEI: PREOCCUPATI PER PARITARIE, FIDUCIOSI IN GOVERNO…
(Apcom) – Di fronte ai tagli in Finanziaria, la Conferenza episcopale italiana è preoccupata per le scuole paritarie, ma confida negli impegni che il Governo ha assunto pubblicamente: a spiegare la posizione ufficiale dei vescovi italiani è il portavoce della Cei, don Domenico Pompili.
“Siamo preoccupati, come emerso anche di recente da diverse voci del mondo cattolico, per il destino delle scuole pubbliche non statali”, afferma il direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali. “Tuttavia – aggiunge – pur consapevoli del momento economico e sociale che il Paese sta attraversando, confidiamo negli impegni che il Governo ha assunto pubblicamente”.
cchi mi ppuo spiegare questa::::il destino delle scuole pubbliche non statali”,
“…pubbliche non statali” …. Non CAPISCO!!?¿
Faust
Un paio di giorni fa sono stato alla conferenza tenuta da un docente di diritto costituzionale, sul tema dell’attualità della nostra Costituzione.
In breve, lui affermava che la Costituzione è stata molto ben strutturata ed è attualissima, solo che è disattesa.
Cioè, è come se funzionasse a un cilindro, poichè tutti la aggirano.
Avevo fretta perchè ero atteso fuori da una ragazza, ma altrimenti avrei chiesto al relatore: ok, tutto giusto ciò che ha detto, ma il semplice cittadino come può esigere che la costituzione venga rispettata, se chi deve farla rispettare è il primo ad eluderla?
Cari Pino ed Uroburo, non scolatevi tutto il vino, sto arrivando!
Sempre se riesco a partire.
In Estate mi rincresce muovermi da qui, perchè mi godo il sole in terrazza. In Primavera, Autunno e Inverno mi rincresce muovermi per le stesse ragioni di temperatura (oggi è una giornata primaverile, ai primi di Dicembre eravamo abbondantemente oltre i 20°, benchè la temperatura si stia comportando come il vagoncino sulle montagne russe, a seconda della provenienza dei venti).
Mi sono imposto di darmi una mossa, ma non vengo direttamente a Milano, il trauma sarebbe troppo violento. Ci arrivo per gradi: prima il Golfo di Gaeta, poi Roma e infine, WOW in 3 ore e mezza, Roma-Milano!
Il ritorno è sempre più dolce: l’Inverno meridionale è molto, ma molto clemente.
caro Faust,
eccomi qua:
pubbliche:
aperte a tutti, con programmi approvati dal Ministero della Pubblica Istruzione e controllate da ispettori ministeriali.
Forniscono un titolo equiparato a quello di qualsiasi altra scuola.
Quelle private a fini di lucro fanno sostenere esami per il riconoscimento del titolo e spesso sono esami burletta, due tre anni in uno.
Non statali:
edifici, strumenti non sono di proprietà dello Stato.
Gli insegnanti, che devono avere regolari titoli, sono reclutati come normali lavoratori in una azienda privata.
Non hanno interesse ad avere professori fondamentalisti.
Posso garantirti, per esperienza diretta, che arrivano esaminatori comunisti, (ricordo un fiorentino!) che si accaniscono contro gli studenti in odio alla Scuola cattolica e
i professori ci preparavano alle bordate anticlericali!!!
Se gli islamici, o i buddisti o gli atei istituissero scuole con questi criteri nessuno troverebbe da ridire!
Ariviodisi biel!
Sylvi
Caso mai cerca quello che ci unisce, è più di quanto si creda . Sylvi.
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Il miglior collante è la Musica. Niente unisce quanto la musica!
Provate ad ascoltare un “raga”, un “taqsim” e della musica classica cinese. Vi renderete conto di quanto ‘sentire comune’ vi sia nelle loro espressioni, di come parlino la stessa lingua, anche se in musica!
Eppure, parliamo di civiltà diverse: indiani, arabi e cinesi.
La musica classica occidentale è diversa, decisamente più complessa ma non per questo più intensa. Una musica classica orientale la si ascolta in maniera diversa dall’ascolto di quella occidentale: ci si deve ‘immergere’, dobbiamo ascoltarla non con le orecchie o con la logica, ma farla arrivare direttamente alla parte emotiva del cervello. Noi non ci siamo abituati ma, con un po’ di allenamento, ci si arriva e allora ci si accorge della complessità e della bellezza di quella musica altrimenti incomprensibile.
Una volta ero a casa da solo, molti anni fa, ed ascoltavo musica classica araba. Senza accorgermene, sono entrato in stato di trance e mi sono accorto di non essere più in grado di controllare i miei movimenti. Mi sono spaventato, perchè comandavo alle mie gambe e alle mie braccia di muoversi, ma i comandi non arrivavano ai muscoli. Non riuscivo proprio a muovermi!
Fortunamente, di lì a poco qualcuno ha suonato al campanello di casa e quel suono improvviso è riuscito a riportarmi alla normalità.
Ho capito in quel momento cosa provano i danzatori sufi, quando ruotano in stato di trance!
A proposito di musica classica araba: come spesso sono in grado di identificare chi dirige un certo pezzo di musica classica occidentale, così ho sviluppato la capacità di riconoscere un certo particolare esecutore di Oud classico arabo. Ero in auto col mio amico marocchino, e stava andando una cassetta di oud classico. Io ascolto per un paio di minuti e poi gli dico: ” questo è Munir Bashir!”. Lui toglie la cassetta, legge e conferma che quel pezzo che stavamo ascoltando, a differenza degli altri, era eseguito da Munir Bashir.
Ho guadagnato tonnellate di punti, ai suoi occhi!
Un’altra facilissima da individuare è Oum Khoulthum. E’ magica!
Brutta come il debito, ma una voce unica, speciale, inconfondibile.
Era la Dea della musica egiziana degli anni ’50. Quando èp morta, c’è stato chi, nel mondo arabo, si è suicidato. Li capisco.
Caro marco tempesta,
per il vino mi sa che è fuori tempo massimo. Posso garantire che l’aglianico era più che decente.
Per il freddo, qui siamo sottozero ormai da una quindicina di giorni. A me però piace il freddo, soprattutto se non è il freddo umido e nebbioso della bassa pianura.
Oggi a casa mia c’è il sole, l’aria è fredda e taglia la faccia ma ben coperti con un loden lungo ben sotto al ginocchio, una sciarpa di lana di Kashemir ed un paio di guanti di lana si sta benissimo.
Oggi pomeriggio vado a fare acquisti per i regali di natale. Credo che regalerò libri.
Un saluto U.
caro U. , se con lei e Pino ci vediamo da Giulia, la cantina lì è sempre ben fornita, offro io!
Oggi sono a pranzo da un’amica diversa, non dalla solita amica della Domenica che è partita per le ferie. Questa di oggi è una delle mie 4 donne magiche; oltre a me, ha invitato a pranzo un paio di amiche, per l’occasione. Doveva invitare una francese coi capelli rossi, due parametri che mi fanno impazzire, ma ci ha ripensato poichè sta facendo dei lavori per lei e al momento non vuole mischiare lavoro e vita privata. Peccato!
Comunque, è sempre una compagnia piacevolissima, non per niente è magica!
Senza accorgermene, sono entrato in stato di trance e mi sono accorto di non essere più in grado di controllare i miei movimenti. Mi sono spaventato, perchè comandavo alle mie gambe e alle mie braccia di muoversi, ma i comandi non arrivavano ai muscoli. Non riuscivo proprio a muovermi!
Caro Marco… la mente si scollega, mette in standby il corpo… ed apre un altro file, ( con velocita e frequenze diverse “entra in ambienti diversi…. questo è un esempio (viaggio nelle dimensioni: folder messi in fila nella mente..) dei milioni di cui siamo capaci portatori, con migliardi di “ambienti diversi”…
Il tuo stato provato in quei momenti lho vissuto varie volte… una volta con una torta di marijuana ed altre volte, diciamo quasi sempre con gli LSD… assuo tempo, ormai lontano… entrare in uno stato di quasi trance con autoconcentrazione è molto meno violento dell uso di psicotropine chimiche o naturali (come la stupefacente mescalina… violentissima…) con il cambio di velocita, ( non importa con + o -) si cambia folder e si entra in in altro ambiente… con la sua velocita e frequenze elettromagnetiche diverse dalle normalmente vissute… migliardi di folder, uno affianco allaltro come in in cassetto-archivio… nella mente…. x uscire dal corpo e “scegliere” un altro folder non sempre violentemente piacevole. Usando allucinogeni, si va da un folder allaltro o a volte sempre nello stesso… ed allora è la pazzia militante cche galloppa..
…. mi ci si scappa la lingua e le mani picchiettano sulla tastiera… alla radio Sex & drug &rock&roll… quando si dice…eeehh!! ciao marcolino…
Faust
alla radio Sex & drug &rock&roll… quando si dice…eeehh!! ciao marcolino…
Faust
…resta solo il rock&roll… caggiaffa x camppa, maronnamia… ciao caro, quando arrivi ammilano… fammi sapere!!! F.
Caro Nicotri,
laicamente, la ritengo perdonato!
Praticamente,visto che “il vizio”della razionalità non mi abbandona,spero che “la bevuta” si possa concretizzare,prima o poi!
In questo momento sono in “ibernazione ” intellettuale (sic!),mi sono ripromesso di rendere “facili” le cose “difficili”,per cui mi sono immerso nella lettura di “Ragione e Fede” di P.Martinetti,prendendo appunti.
Spero di uscire quanto prima da questo gravoso compito au toimpostomi,nella perfetta consapevolezza che alla fine non avrò aggiunto nè tolto un atomo a quanto già si sapeva.
Concludo dicendo che l’unica cosa utile, che sento,” forse” servirà ad allontanare l’Alzhaimer.
Devo dire che dopo una due “giorni” senza TV , limitandomi ad ascoltare la radio , ho scoperto una abbondanza , un proliferare di Radio di diffusione cattolica.
Una in particolare mi ha colpito ,dove c’è un tizio che che fa la storia dei papi .
Quella sera erano in programma le virtù del card Aldobrandini
alias Clemente VIII.
Tra le chicche una mi ha colpito e cioè che in fondo a Giordano Bruno era stata offerta “la possibilità” di abiurare, per cui “in fondo” tutto sommato si poteva “dedurre” una “profonda” pietà.
Infinita magnificenza !(Il buon Aldobrandini , portava il “cilicio” per cui ha espieva anche per “l’eretico”.
E’ prorio vero che non c’è più religione!
un abbraccio
cc
Ps-Morale: nelle migliori tradizioni interculturali forse il vino,ci potrà rendere “grazia”.
caro Peter,
non troverei niente di strano che le Chiese fossero usate a turno dalle varie religioni ,se anche le sedi dei partiti fossero usate a turno, naturalmente con un risparmio colossale sul finanziamento pubblico ai partiti.
Sperando che gli islamici non le trasformino in latrine, in odio agli infedeli, come è già capitato in più parti d’Italia!
Sylvi
x Controcorrente
E’ vero, a Bruno offrirono la possibilità di farsela addosso, tradire se stesso e avere così salva la vita. Ovviamente, col resto della vita in carcere. Questa è la pietà merdosa e schifosa che offrivano i pii rappresentanti di Cristo e di Dio in terra. Ma Bruno, che aveva un caratteraccio, era di pasta ben diversa da quella gentaglia. Preferì il rogo all’ignominia. Cogliendo così due piccioni con una fava, meglio, con un rogo: fornire con le fiamme del suo martirio un faro alla Ragione, alla Dignità e all’Umanità; e marchiare per sempre in modo indelebile l’infamia del clero papalino.
Galilei era più cacasotto: a 70 anni si inginocchiò, e si inginocchiò fisicamente, di fronte a quelle merde in abiti “religiosi”, cosa anche questa che resta una macchia nella storia della Chies. Che lo premiò con il carcere a vita, sia pure a domicilio.
Nei giorni scorsi i degni eredi di quegli sgherri crocifissati hanno avuto l’ardire di sostenere che la Chiesa non ha mai condannato Galilei…. Prendere a schiaffi un papa è reato, ma lo si può fare almeno moralmente, evitando così anche di sporcarsi le mani: è vero che Galilei non è stato mai condannato, ma solo perché si inginocchiò e il caso volle che quel giorno il papa, toscano straicco, tronfio e ottuso, in precedenza suo amico, non si presentò all’udienza dell’Inquisizione di quel giorno, per la firma della condanna. Forse ebbe giustamente vergogna o forse preferì l’ipocrisia dell’ “io non c’ero e se c’ero dormivo”. Altro che le palle che ancora oggi tentano di propinarci, spacciando per giunta per generosità e pietà quella che è solo sporcizia.
Spesso di parla di “rivoluzione copernicana”, se ne riempie la bocca volentieri anche D’Alema. Si dovrebbe però aggiungere che Copernico, per evitare di finire al rogo o in galera a vita, la sua rivoluzione preferì non pubblicarla. Lo fece infatti solo un suo studente, mi pare tedesco, cioè con nelle narici gli odori della Protesta, quando ormai a Copernico potevano fargli ben poco visto che era in punto di morte.
Anziché mantetere 20 mila parassiti indicati dai vescovi per raccontare balle “religiose” agli studenti delle scuola statali, meglio farebbero i governi a investire di più nella materie scienficihe. Oltre che in buoni libri e insegnanti di Storia.
Sì l’Aglianico non era male. Immagino che il Primitivo sia all’altezza. E mi chiedo come sarà il Frappato…
Un abbraccio.
pino
cara Sylvi,
molti “italici”in quanto a capacità di “trasformare ” in latrine ,tutto ciò che è pubblico , non sono secondi a nessuno.
In più non si può neanche affermare che abbiano appreso l’uso di questi brillanti “costumie e tradizioni, direi “folklore”,dell’Islam.
Se poi si aggiunge che ormai, anche dall’alto “vengono” segnali inquietanti,ovvero come ti trasformo” in latrina anche il Parlamento,massima espressione della sovranità popolare,direi che ci stia avviando sulla buona strada.
Tu mi risponderai, ma dietro agli Islamici ci sta un odio” ideologico” e religioso…, può darsi.
Il dubbio, mi prende invece alla domanda:” chissa cosa sta “dietro” ai “folklore” italico?
Forse e così ci togliamo il peso delle responsabilità, la colpa è tutta dei Kommunisti che per anni hanno addestrato ingenui “ragazzi” che il loro primo compito “rivoluzionario” era quello di “spaccare” le pubbliche opere ,in sprezzo alla “borghesia” che magnanimante le aveva “concesse”.
Direi quindi, “somma ” ingratitudine”!
Bisogna alzare la guardia, mia cara, contro il più terribile dei drammi che si sta profilando.
Pensa solo alla possibilità di un “meticciato”islammico-Kommunista.
Vigilate gente, vigilate…!
cc
Natale in” casa “Controcorrente!
Quando ero” tatino”, come tutti i” Tatini italici” , aspettavo con ansia l’arrivo di Gesù Bambino.
Non senza che “tutte le volte” i bravi genitori , mi ricordassero dei loro Natali, in cui al massimo ci si poteva aspettare “IL bambino di Zucchero” o L’arancio, detto in lingua madre “purtigal”.
O la befana “fascista”.
C’era una incongruenza però, al posto del classico presepe , si faceva l’albero.
Non so il perchè, forse le statuine “costavano all’epoca” più della combinazione alberello nostrano che durava anni, e addobbi del tipo più eterogeneo.
Babbo Natale era ancora da arrivare in linea di massima, insieme alle più commerciali statuine in “plastica”,”surrogato” dei “presepi” artistici!
Credo che la parola chiave in queste miei ricordi sia “surrogato”, non ho ancora capito bene il nesso, ma sono sicuro che prima o poi mi verrà in mente!
Per intanto ,propongo di abolire l’arrivo dei “magi”, puzzano troppo di orientale, non vorrei mai che “rendessero” una latrina il presepe.
Scommetto che calderoli ci sta già pensando!
cc
Ps – per un felice natale padano, naturalmente.
caro U. , se con lei e Pino ci vediamo da Giulia, la cantina lì è sempre ben fornita, offro io! marco tempesta n.512.
———————————————–
Perdirindindina!!!!! Questo sì che è un discorso serio.
Dunque, dunque: Da Giulia sta vicino all’Espresso dove lavorava Nicotri, zona Piazzale Piemonte.
Ci sarò puntuale come un orologio svizzero. A proposito di Svizzera: Marta vieni anche tu o ti imboschi ancora una volta? U.
Pardon: zona Sempione. Ancora meglio! U.
caro cc,
Martinetti ti impegna troppo, offuscandoti la ragione.
Un meticciato islamico -comunista?
So già chi perderebbe, e non i cattolici!
Certo che ti sto immaginando, figura virtuale, kommunista virtuale con sedere virtuale in aria!
Che spasso
caro cc,
sono troppo vecchia per considerare statuine di plastica, il cui solo pensiero mi fa inorridire.
Statuine di Sauris o della Val Gardena, in legno,fatte a mano, (oggi carissime,ma allora abbordabili) oppure statuine di gesso, più economiche, ma sempre dipinte a mano.
Roba ormai da lasciare in eredità!
Però tu avevi la Befana fascista, invece io solo l’uccellino del Bambin Gesù, credo uno scricciolo, che era supportato dal nonno!!!!
E i Magi avevano troppi gonnelloni per fare i bisognini nel presepio!
Sylvi
Cara Sylvi,
il mio “babbo” sempre mi diceva di guardarmi “il sederino” quando ero tatino.
Allora ancora non capivo bene,crescendo si impara, per cui come dice il “proverbio” sederi e buoi” dei paesi tuoi!
Il mio paese è il mondo,purtuttavia vedo sempre di pararmi il “sedere”, finchè posso.
cc
No mia cara ,Martinetti non mi ha mai offuscato la ragione,anzi me la ravviva!
E’ una lettura che ti consiglio vivamente!
Martinetti non era Kommunista,filosoficamente era di formazione Teeddesca(anche se non germanofila ,così tranquillizzo pure Peter)
Ecco per natale ti regalo regalerò un libricino su Martinetti!
Non è di “filosofia” , ma di anatomia con particolare riferimento alla “colonna vertebrale” ed al modo di tenerla diritta.
Per fortuna (per lui , che non c’era più Clemente VIII)
… forse mi son perso qualche capitolo… di quando state parlando… da Giulia vorrei venirci anGhio… Noo, ttu nnoo!!
… in attesa di notizie sbevazzone… mi sparo un aperitivo….
Faust
caro cc,
“l’uomo , il filosofo, la sua terra” . Martinetti
Mi daresti cortesemente un’opinione?
Sylvi
x Faust
Ma certo che non puoi mancare! Bada però che uscire a fumare ogni due minuti col freddo può essere fastidioso, perciò ti converrà fare astinenza.
Chissà se ce la fa a venire anche Controcorrente.
Salutami Cocoloco.
pino
Caro Nicotri,
si posso, ben volentieri,basta comunicarmi per tempo via mail data e ora.
un abbraccio a tutti!
cc
… non ti preoccupare, mi faro un overdose prima di entrare al restaurant… Ho trasmesso i tuoi saluti al mio cuggino CocoLoco… da quando sta con Obamma, la sera escono insieme e tornano al mattino, fra qualche giorno CocoLoco e Obamma partono x Miami, torneranno a gennaio, loro possono beati loro… sti due busoni, sono innammorati come due bimbe… spero cche non litigano… sono tutteddue molto gelose… mah!!
Faust
Cara Sylvi,
buon ” preludio” per poter approfondire il “resto”.
cc
x Controcorrente
Beh, immagino che marco tempesta darà congruo preavviso. Non possiamo però far pagare tutto a lui!
Magari arriva anche AZ, con una maratona extra longe.
Ciao.
pino
I miei ricordi di Natale.
A casa mia facevano il presepio e l’albero di Natale.
Mia mamma metteva biscotti e latte sotto l’albero e segatura fuori dalla finestra a terra.
La segatura era per le impronte dell’asinello.
Il mio Gesu’ Bambino viaggiava con l’asinello.
Quando ero piu’ grande il presepio divenne il mio dominio, mia nonna mi regalava sempre piu’ figurine fatte in Germania.
Ogni anno cresceva, tanto da prendere quasi tutta la lunghezza del muro della sala, facevo laghi e fiumi, cancelli e stradine, le case illuminate, la sera di Natale mettevo Gesu’ Bambino nella mangiatoia.
I Re Magi viaggiavano lentamente ed arrivavano il giorno della Befana.
Era la mia gioia, gioia che fini’ amaramente.
Quando mia mamma se ne ando’ mi misero in collegio, mia zia (zitella) diede in regalo ad un orfanotrofio il mio presepe e tutti i miei giocattoli e le mie bambole.
Per me fu’ un colpo mortale, non solo mia mamma non c’era piu’, ma anche tutto quello che mi apparteneva.
Diede via perfino la mia scrivania, scrivania da bambini naturalmente.
Adesso non faccio piu’ niente, due corone fuori dalle porte e basta.
Il presepe Hummel e’ in solaio da anni, a dire il vero non mi piace tanto, Hummel non e’ un mio favorito, acquistai le figurine per posterita’, ma i miei nipoti non ne sono interessati…
Anita
cara Anita,
non ho avuto una vita facile, ho fatto le elementari, cinque anni quattro traslochi di scuola, maestri, compagni, ma ho sempre avuto una “grande famiglia”attorno.
Quello che scrivi tu mi fa sentire enormemente fortunata ,perchè…dar via persino il presepio e la tua scrivania…è incredibile e di una aridità verso un bambino che mi lascia senza fiato!
Ecco, questo mi pare veramente indimenticabile, da segnare una vita!
Credo che qualsiasi cosa mi avessero donata dopo, l’avrei fatta a pezzi!
Ho cugini sparsi in tutto il mondo; quando mia madre stava morendo, zia acquisita, ero al telefono da mattina a sera, a seconda dei fusi orari, mi sentivo avvolta dall’affetto!
E’ stato meno difficile!
Quest’anno, per la prima volta, ce ne andiamo alla Messa di mezzanotte a Siviglia.
Mi sembra un po’ strano, ma i figli staranno con i loro suoceri e noi un po’ soli che non guasta!
Era una cosa che non potevamo fare fino a quando c’erano i genitori!
Ma sto già preparando il presepio e l’albero, ci saranno tutti per il 21, compleanno di mio marito.
Ti abbraccio
Sylvi
Cari tutti,
non c’è problema, per il pagare, conosco la storia della “sora Pina”
cc
… ce la racconti?¿? cchiè la Sora Pina?¿? F.
Qualche “razionalista” del blog mi saprà spiegare perchè la figura dell’asinello è così centrale e onnipresente, fin dall’entrata in Gerusalemme di Gesù, con l’ulivo?
Un asinello che viaggia con Gesù, con S.Lucia, dalle nostre parti, persino con S.Nicola e i Krampus a Tarvisio.
Un asinello che passa per le porte, scende dai camini,attraversa campi coperti di neve, arriva con la batela, porta sacchi enormi di doni, legge letterine illegibili di scolari alle prime armi.
Un asinello che attraversa i secoli e i sogni dei bambini.
Qualche arido scientista mi illumini su questo quadrupede!
saluti asinini
sylvi
persino con S.Nicola
oggi da me non è venuto lasino cche mi tocca un gg come oggi.. Dovevo fare la processione di S. Nicola da Bari… vabbe!! ho risolto con un taxi… proprio una bella processione… ho sfilato fra ali di africani e cinesi… gli originari del quartiere, quelli cche sono rimasti ormai sono in via di estinzione, sto pensando di fondare una societa no profit x la difesa dell indigeno milanese… x trovare un milanese antico, dovro chiamare Anita. Qui non se ne trovano ppiu… di quelli veri… oggi al mercatino della fiera di Sant Ambreus, antiche signore x distinguersi dalla massa di stranieri intorno, parlava con lamica in dialetto milanese, mi sono accorto cche era un importata dal sud come la mia famiglia… e parlava nel suo milanese x non farsi capire dalla gente intorno… sia i venditori con le bancarelle cche i visitanti erano stranieri… i cinesi hanno e stanno comprando di tutto,,, negozi con licenza, anche senza licenza, prendono in affitto i negozi vuoti, mettono carta alle vetrine e dormono e vivono lli… gli indigeni non sono educati a ricevere gli stranieri e conviverci… mentre x me è facile convivere con stranieri… le grandi citta del mondo sono come oggi il mio quartiere o il centro di Milano, multi razziali… è il mondo moderno, bellezza!!
ciao cara Sylvi, buon natele in anticipo, ppoi basta… auguri!!
Faust
Caro Faust,
la “sora Pina” ostessa romana, sembra che sia all’origene del detto “pagare alla romana”.
Poi non so se è vero!
ciao
cc
caro Faust,
ieri ho pensato a te! senza krampus! senza asinello!
Gironzolavo per i mercatini in piazza, gente varia, un angolo di teatro interattivo per bambini, bambini che recitavano, incantati davanti a mucche , renne, giraffe viventi …(bravi ragazzi); bambini che disegnavano, (deformazione professionale )osservavo i soli sorridenti, gli alberi storti, gli uccelli come pterodattili.
Una bambina nera disegnava un presepe nero , con un cielo blu come solo in Africa, e un prato verde come solo in Friuli.
Le ho detto: sei brava, mi piace questa bambina felice!
– sono io- mi ha risposto!
Dopo un po’ mi ha cercato e mi ha consegnato il foglio.
-Te lo regalo e ci ho scritto il nome.
Avrei voluto chiedere al papà storie loro, ma non ho osato.
Sarebbe stata una storia in più, aggiunta alla nostra!
sylvi
x Faust
Milanese lo sono, ma non parlo il dialetto.
Lo capisco un po’, qualche frase.
Ho un amica pavese di nascita che abita a Milano, mi telefona molto spesso, quando si dimentica e mi parla in pavese, non capisco una parola.
L’ho conosciuta online, qualche anno fa.
Mi ricordo del mercatino di San Ambreus, ci sono stata da bambina ed ho comprato figurine per il mio presepio.
Vendevano anche i cachi…e le castagne arrostite in un imbuto di giornale.
I cachi o persimmons ci sono anche qui ma non sono buoni, non maturano.
Le castagne sono importate dall’ Italia e le devi scegliere una alla volta, o sono bacate o ammuffite.
Strano perche’ si trova tutto da tutto il mondo.
Ciao bel fieu,
Anita
Cara Sylvi,
hai proprio ragione, .
All’interno di un “processo storico -dialettico” la figura dell’asinello però è inscindibilmente connessa con quella del Bue ,castrato e pacifico.
Ora, a ben vedere, ricordare la figura dell’uno e trascurare la figura dell’altro, è fare un torto alla Storia.
Per cui si rende necessaria in tempi come questi, un’approfondita analisi di questa “dicotomia”.
Tempi in cui “i bambini” pensano che St.Klaus arrivi con il “Suv”, diventa necessario pensare in chiave “critica”ad un’Asinello inteso soltanto come mezzo di locomozione, impone una seria riflessione.
Pensa se Gesù fosse entrato a Gerusalemme a cavallo di un focoso “purosangue” dell’epoca ,cosa mai avrebbero potuto ,,pensare e dire i critici del tempo…
Bisognerebbe rivalutare entrambi gli animali,agli occhi dei bambini!
Però concordo con te, bisogna abituarli a pensare più come l’asinello che non come il Bue!
Credimi,ti parlo per esperienza, anche se ho conosciuto di più i muli,che comunque sono parenti stretti…
cc
This is Merry and cute. Turn up the volume. We all need a smile !!
Questo e’ carino e gioioso. Alzate il volume-suono. Tutti abbiamo bisogno di un sorriso.
http://www.mesasoftware.com/merrychristmas.htm
Anita
Caro Nicotri,
sempre d´accordo nelle sue critiche alla chiesa cattolica. Un solo appunto. Quando si attacca è meglio non commettere errori, anche se trascurabili. Ratzinger non si arruolò volontario nella gioventù hitleriana. Nella Hitlerjugend entravano tutti i ragazzi, per obbligo. Come da noi i figli della lupa. Anche Dario Fo confonde sempre paragonando Ratzinger a Günter Grass, che indossò la divisa della Waffen SS. Due casi del tutto diversi. Non me ne voglia, buon lavoro, e auguri per il nuovo anno in anticipo dalla Germania.
Roberto Arbugi
x Roberto Arbugi
La ringrazio per la segnalazione, e per il tono cortese con cui l’ha fatta. Può darsi che io sulla faccenda del volontario sbagli, ma mi pare di averla letta perfino in una intervista al fratello e ai compaesani di Ratzinger. Mi spiego: la linea difensiva sua e dei suoi non è stata del tipo “ti arruolavano d’autorità, automaticamente”, bensì del tipo “se non ti arruolavi finivi male”. In ogni caso non ne faccio certo un problema di forma, a quell’età possono sbagliare tutti, avrei sbagliato anch’io e forse peggio. Il problema è l’inopportunità di rivestire poi certe ruoli, certe responsabilità, senza almeno una ammissione se non di colpa almeno di responsabilità, insomma ci vuole un pubblico gesto di rottura con il passato, e soprattutto con “quel” passato. Pubblico gesto che nel caso in questione non c’è mai stato.
A parte le simpatie di Ratzinger per certi teologi suoi connazionali, di cui però onestamente devo dire che non ho prove perché non me ne sono interessato, per me basta e avanza l’avere diretto l’ex Inquisizione, oggi chiamata Congregazione per la dottrina della fede, e avere diramato nel 2001 l’ordine del segreto pontificio sui casi di membri del clero pedofili o adescatori in confessionale. Inoltre, quando la commissione istituita da Wojtyla in vista del Grande Giubileo del Duemila ha concluso che i casi provati di vittime uccise dall’Inquisizione sono “solo” più o meno 40 mila anziché i milioni di cui si parla da tempo, l’attuale pontefice ha commentato felice: “Sfatata la leggenda nera dell’Inquisizione….”. A parte il fatto che la cifra in questione è dovuta alla distruzione di molti archivi della Chiesa, sia in Vaticano che nei vari vescovadi, a volte per mano della folla inferocita, con la conseguente distruzione di un gran numenro di prove, sta di fatto che anche “solo” 40 mila vittime sono un fatto che dovrebbe far riflettere.
Insomma, il cattolicesimo di Ratzinger mi pare nel solco della qualità peggiore. Ma voglio ribadire anche a lei che a mio avviso, e a dire il vero non solo mio, il problema è il clero, l’organizzazione gerarchica del clero, di qualunque religione, perché il clero è un potere. E il clero papalino in Italia è anche un potere che fa ancora oggi non pochi danni, persegue di fatto gli interessi dello Stato estero del Vaticano anziché quelli della società italiana.
Un cordiale saluto.
pino nicotri
Un interessante articolo sull’immigrazione. scusate se è lungo
I 30 mila piccoli italiani illegali in Svizzera
Quando Berna ostacolava i ricongiungimenti familiari dei nostri emigranti. E i mariti assumevano le mogli come domestiche per farle arrivare
Le mogli e i bambini degli immigrati? «Sono braccia morte che pesano sulle nostre spalle. Che minacciano nello spettro d’una congiuntura lo stesso benessere dei cittadini. Dobbiamo liberarci del fardello». Chi l’ha detto: qualche xenofobo nostrano contro marocchini o albanesi? No: quel razzista svizzero di James Schwarzenbach. Contro gli italiani che portavano di nascosto decine di migliaia di figlioletti in Svizzera. E non nell’ 800 dei dagherrotipi: negli anni Settanta e Ottanta del ‘900.
Quando Berlusconi aveva già le tivù e Gianfranco Fini era già in pista per diventare il leader del Msi. Per questo è stupefacente la rivolta di un pezzo della destra contro la sentenza della Cassazione, firmata da Edoardo Fazzioli, che ha assolto l’immigrato macedone Ilco Ristoc, denunciato e processato perché non si era accontentato di portare in Italia con tutte le carte in regola (permesso di soggiorno, lavoro regolare, abitazione decorosa) solo la moglie e il bambino più piccolo ma anche la figlioletta Silvana, che aveva 12 anni. Cosa avrebbe dovuto fare: aspettare di avere un giorno o l’altro l’autorizzazione ulteriore e intanto lasciare la piccola in Macedonia? A dodici anni? Rischiando addirittura, al di là del trauma, il reato di abbandono di minore? Macché. Il leghista Paolo Grimoldi, indignato, si è chiesto «se la magistratura sia ancora un baluardo della legalità oppure il fortino dell’eversione».
E la forzista Isabella Bertolini ha bollato il verdetto come «un’altra mazzata alla legalità» e censurato la «legittimazione di un comportamento palesemente illegale». Lo «stato di necessità» previsto dalla legge e richiamato dalla suprema Corte, a loro avviso, non è in linea con le scelte del Parlamento. L’uno e l’altra, come quelli che fanno loro da sponda, non conoscono niente della grande emigrazione italiana. Niente. Non sanno che larga parte dei nostri emigrati, almeno quattro milioni di persone, è stata clandestina. Lo ricordano molte copertine della Domenica del Corriere, il capolavoro di Pietro Germi «Il cammino della speranza», decine di studi ricchi di dettagli (tra cui quello di Simonetta Tombaccini dell’Università di Nizza o quello di Sandro Rinauro sulla rivista «Altreitalie» della Fondazione Agnelli) o lo strepitoso reportage in cui Egisto Corradi raccontò sul Corriere d’Informazione del 1947 come aveva attraversato il Piccolo San Bernardo sui sentieri dei «passeur» e degli illegali. Non conoscono storie come quella di Paolo Iannillo, che fu costretto ad assumere sua moglie come domestica per portarla a vivere con lui a Zurigo. Ma ignorano in particolare, come dicevamo, che la Svizzera ospitò per decenni decine di migliaia di bambini italiani clandestini. Portati a Berna o Basilea dai loro genitori siciliani e veneti, calabresi e lombardi, a dispetto delle leggi elvetiche contro i ricongiungimenti familiari.
Leggi durissime che Schwarzenbach, il leader razzista che scatenò tre referendum contro i nostri emigrati, voleva ancora più infami: «Dobbiamo respingere dalla nostra comunità quegli immigrati che abbiamo chiamato per i lavori più umili e che nel giro di pochi anni, o di una generazione, dopo il primo smarrimento, si guardano attorno e migliorano la loro posizione sociale. Scalano i posti più comodi, studiano, s’ingegnano: mettono addirittura in crisi la tranquillità dell’operaio svizzero medio, che resta inchiodato al suo sgabello con davanti, magari in poltrona, l’ex guitto italiano». Marina Frigerio e Simone Burgherr, due studiosi elvetici, hanno scritto un libro in tedesco intitolato «Versteckte Kinder» (Bambini nascosti) per raccontare la storia di quei nostri figlioletti. Costretti a vivere come Anna Frank. Sepolti vivi, per anni, nei loro bugigattoli alle periferie delle città industriali. Coi genitori che, terrorizzati dalle denunce dei vicini, raccomandavano loro: non fare rumore, non ridere, non giocare, non piangere. Lucia, raccontano Burgherr e la Frigerio, fu chiusa a chiave nella stanza di un appartamento affittato in comune con altre famiglie, per una vita intera: «Uscì fuori per la prima volta quando aveva tredici anni». Un’altra, dopo essere caduta, restò per ore ad aspettare la mamma con due costole rotte. Senza un lamento. Trentamila erano, a metà degli anni Settanta, i bambini italiani clandestini in Svizzera: trentamila. Al punto che l’ambasciata e i consolati organizzavano attraverso le parrocchie e certe organizzazioni umanitarie addirittura delle scuole clandestine. E i nostri orfanotrofi di frontiera erano pieni di piccoli che, denunciati dalla delazione di qualche zelante vicino di casa, erano stati portati dai genitori appena al di qua dei nostri confini e affidati al buon cuore degli assistenti: «Tenete mio figlio, vi prego, non faccio in tempo a riportarlo a casa in Italia, è troppo lontana, perderei il lavoro: vi prego, tenetelo». Una foto del settimanale Tempo illustrato n. 7 del 1971 mostra dietro una grata alcuni figli di emigranti alla Casa del fanciullo di Domodossola: di 120 ospiti una novantina erano «orfani di frontiera». Bimbi clandestini espulsi. Figli nostri. Che oggi hanno l’età di Grimoldi e della Bertolini.
Dicono: la legge è legge. Giusto. Ma qui il principio dei due pesi e delle due misure nella Costituzione non c’è. E la realtà dice che almeno un milione di italiani vivono oggi in condizioni di sovraffollamento nelle sole case popolari senza essere, come è ovvio, colpiti da alcuna sanzione: non si ammanettano i poveri perché sono poveri. A un immigrato regolare e a posto con tutti i documenti che sogna di farsi raggiungere dalla moglie e dai figli esattamente come sognavano i nostri emigrati, la nuova legge chiede invece non solo di dimostrare un reddito di 5.142 euro più altri 2.571 per la moglie e ciascuno dei figli ma di avere a disposizione una casa di un certo tipo. E qui la faccenda varia da regione a regione. In Liguria ad esempio, denuncia l’avvocato Alessandra Ballerini, in prima linea sui diritti degli immigrati, occorre avere una stanza per ogni membro della famiglia con più di 14 anni più un vano supplementare libero (esempio: il salotto) più la cucina e più i servizi igienici. Il che significa che una famiglia composta da padre, madre e quattro figli adolescenti dovrebbe avere una casa con almeno sei stanze. Quanti italiani hanno la possibilità di vivere così? Quando vinse la Coppa dei Campioni, coi soldi dell’ingaggio e del premio per la coppa, Gianni Rivera comprò un appartamento a San Siro. Il papà e la mamma dormivano nella camera matrimoniale, il fratello nella cameretta e lui in un divano letto in salotto. Se invece che di Alessandria fosse stato di Belgrado, sarebbe stato fuorilegge. Ed era Gianni Rivera. Il campione più amato da un’Italia certo più povera. Ma anche più serena di adesso.
Gian Antonio Stella
IL DUBBIO
Il Card. Tettamanzi si è espresso a favore della costruzione di moschee e per un dialogo interreligioso. Io sono qui stretto nell’amletico dubbio se sentirmi lusingato di una si alta, ancorché parziale, condivisione di pensiero, o se a causa di tale seppur momentanea assonanza, temere per il per il disgregarsi delle mie granitiche convinzioni.
Mi consola, in parte, il fatto che anche qualche fervente cattolico che voleva portare a pascolare i maiali sui terreni preposti alla costruzione di una moschea sarà pur’egli similmente dai dubbi assalito .
Che sciocco..!!! dimenticavo che per avere dubbi bisogna essere in possesso di una minima capacità di pensare.
:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Caro controcorrente ma di quali inconfessabili colpe ti sei macchiato per infliggerti una così severa punizione quale è ascoltare l’imperversante Radiomaria o roba simile. Io i miei peccatucci li espio radiofonicamente ascoltando quella della confindustria, Radio 24 (ma sceglgo l’ora condotta dall’ironico e divertente Nicoletti.)
Sempre in tema di punizioni radiofoniche, se ti sei comportato male, ma proprio male male, 10 minuti della rassegna stampa di radio radicale sono un supplizio sufficiente per mondarti di ogni peccato.
Salutoni Antonio - – - antonio.zaimbri@tiscali.it
Ci mancava anche questa:
Gli occidentali gradiscono gli harem
http://it.danielpipes.org/pf.php?id=6048
Regno Unito. La bigamia è punibile con una pena detentiva fino a 7 anni, ma la legge riconosce gli harem già formatisi in paesi che tollerano la poligamia.
Il Dipartimento per il Lavoro e le Pensioni paga settimanalmente alle coppie fino a 92,80 sterline (140 dollari) in sussidi sociali e ogni “consorte supplementare”, come è chiamata multiculturalmente, riceve 33,65 sterline.
Il Ministero del Tesoro dichiara che “Laddove una donna e un uomo si siano sposati in base a una legge che ammette la poligamia, e l’uno o l’altra abbia un consorte supplementare, il Tax Credits (Poligamous Marriages) Regulations 2003 permette loro di richiedere il rimborso dei crediti d’imposta come unità poligama”.
Inoltre, gli harem potrebbero aver diritto ad assegni integrativi da concedere a persone a basso reddito per il pagamento dell’affitto, come conseguenza della loro necessità di disporre di immobili più grandi.
Ce n’e’ un po’ per tutti…
Anita
Regali di natale.
Ob torto collo mi adeguo alla tradizione, i miei nipoti prendono doppi regali, per Natale perché sono piccoli e non capirebbero, poi anche il Primo Maggio, ed il perché lo capiranno quando saranno un po’ più grandi, almeno spero.
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Per il trovarci “Da Giulia”, che mi era sfuggito, si può fare, sempre se riesco a trovare un buco nel mare di impegni che ho, per riposarmi un po’ ho accettato una collaborazione con l’università di Pisa, faccio la cavia per una ricerca sulle onde celebrali durante il sonno, almeno dormo qualche ora al pomeriggio. Lo scorso anno colsi l’occasione della Maratona di Milano (che è passata da mo’) la mia amica atleta li arrivò sesta, quest’anno ha vinto quella di Livorno migliorandosi di 7 minuti.
Salutoni Antonio - – - antonio.zaimbri@tiscali.it
Bhee… Anita, un “solo” coniuge supplementare , non è proprio un harem, non nel senso dell’harem dell’emiro, con 4 mogli e centinaia di concubine (e relative suocere … poveraccioooo.. ).
Il fatto che vale anche per le donne ( una foglia di fico) giusto in astratto e inutile praticamente, so che la poligamia femminile viene praticata solo in poche sperdute isole del pacifico ma non so se è codificata come legge di uno stato.
Salutoni .. Antonio - – - antonio.zaimbri@tiscali.it
x Antonio
Io non l’ho concepito cosi’.
Se va secondo le leggi della Nazione di provenienza, possono avere essere diverse “consorti supplementari”.
In piu’, secondo il numero hanno di bisogno di una casa piu’ grande, se hanno un basso reddito gli pagano l’affitto.
Senza essere un harem, ci sono famiglie con una dozzina di figli da vari padri e sono tutti a carico della stato.
In Italia e in tutti i Paesi europei e occidentali la poligamia e’ considerata un reato. La bigamia e’ un reato.
Se e’ normale nei loro Paesi, non vuol dire che sia legale in altre Nazioni.
Ciao, buona notte.