Israele caccia un ebreo, inviato dell’Onu. La colpa? Avere detto chiaro e tondo che i metodi israeliani contro i palestinesi somigliano a queli dei nazisti contro gli ebrei. Non è un caso che gli obiettori di coscienza si organizzino
Ecco una storia di ordinaria ferocia, che bene spiega una serie di cose. Compresa la nostra ipocrisia e il nostro voler guardare da un’altra parte quando i soprusi sono ai danni dei palestinesi per mano degli israeliani. Si suona la grancassa ingigantendo gli attriti tra l’Iran e gli Usa fino a inventare espulsioni o blocchi ordinati da Teheran contro gli ispettori dell’Onu, secondo un copione già in scena contro l’Iraq, con le note conseguenze. Ma se si tratta di Israele, la musica cambia. Anzi, cala il silenzio. Questa volta i cialtroni che al grido di “è un antisemita!” lapidano chiunque osi criticare le nequizie israeliane si trovano in difficoltà: la vittima della prepotenza israeliana infatti è un ebreo. Per giunta americano…. Nonché inviato dall’Onu, organismo di cui lo Stato di Israele continua a far parte pur disprezzandolo da molto tempo, da quando cioè a preso a cestinare una dopo l’altra l’ottantina di risoluzioni del Palazzo di Vetro che lo riguardano. Tanto in difficoltà che, soprattutto la stampa italiana – caratterizzata da un servilismo verso Israele molto simile a quello verso il Vaticano – ha fatto finta di niente, ha preferito tacere. Una conseguenza, questo silenzio, dovuta anche al volersi evitare la seccatura di denunce come quella che Leone Paserman, portavoce della comunità ebraica romana, elevò contro Michele Santoro reo do avere mandato in onda nel suo programma televisivo un servizio che mostrava – sia pure in piccola parte – come sono trattati i palestinesi in Israele. Paserman venne condannato a pagare a Santoro varie decine di migliaia di euro di danni morali, ma non tutti hanno voglia di guadagnarsi i quattrini in questo modo…., se non altro perché le scocciature proseguono anche in altri modi. Santoro, per esempio, in occasione mi pare dell’Israel Day fu minacciato di non avvicinarsi alla sinagoga di Roma nel caso avesse voluto fare il suo mestiere di giornalista raccogliendo pareri e dichiarazioni di ebrei romani.
I fatti. Il 10 dicembre, il Consiglio ONU per i Diritti umani ha chiesto a Israele di togliere il blocco che paralizza Gaza e liberare molti dei palestinesi detenuti, inviando sul posto il professore statunitense di Diritto internazionale Richard Falck, ebreo, perché si documentasse e presentasse poi all’Onu una relazione sulla situazione a Gaza. Falk pur essendo ebreo non ha esitato a definire la politica israeliana verso i palestinesi molto simile a un “crimine contro l’umanità”. Non solo. Falk davanti a Ginevra davanti al Consiglio per i diritti umani ha detto chiaro e tondo che “sarebbe obbligatorio per una Corte criminale internazionale investigare sulla situazione e determinare se i leader politici israeliani e i comandanti militari responsabili dell’assedio di Gaza non andrebbero accusati e processati per violazioni contro le leggi criminali internazionali”.
Falk ha chiesto che l’Onu faccia uno sforzo per proteggere la popolazione di Gaza e il suo Consiglio per i Diritti umani, composto da ben 47 membri di varie nazionalità, ha discusso la faccenda per due giorni. La conclusione è stata la consegna al rappresentante israeliano di 99 raccomandazioni “per migliorare il rispetto dei diritti umani verso i palestinesi”. Perché le cose non restino come al solito nella spazzatura del governo israeliano, il Consiglio ha dato tempo fino a marzo dell’anno prossimo a Israele perché risponda spiegando per iscritto come intende attuare le raccomandazioni. Le agenzie di stampa avevano invece, tanto per cambiare, dato in pasto all’opinione pubblica solo la rassicurante versione dell’ambasciatore israeliano all’ONU: “Israele è impegnato a rafforzare le aree in cui stiamo avendo successo e a migliorare i punti che necessitano miglioramenti”, aggiungendo che il dialogo nella Commissione era stato “positivo e produttivo”.
Ma come spesso accade, a rivelare la verità è stato un giornale israeliano. Il quotidiano Haaretz ha reso noto che, senza aspettare marzo, la risposta di Israele alle raccomandazioni dell’ONU è stata l’espulsione dallo Stato ebraico di Falk il 15 dicembre. Il governo ha motivato il suo provvedimento con l’accusa a Falk di avere dichiarato che esistono similitudini fra il trattamento riservato dagli israeliani ai palestinesi e quello che i nazisti riservavano agli ebrei. Come se non bastasse, il governo israeliano ha accusato l’inviato dell’ONU anche di “limitare le sue denunce alle violazioni israeliane dei diritti dei palestinesi e di non includervi le violazioni dei palestinesi verso Israele”.
Ma i nostri mass media non hanno dato spazio neppure a un’altra notizia. Il vice presidente del parlamento europeo, Luisa Morgantini, ha contribuito a fare del 18 dicembre una giornata per ricordare e chiedere la liberazione dei vari giovani obiettori di coscienza, ragazze comprese, che Israele condanna reiteratamente a qualche settimana di galera – con possibili conseguenze negative nella vita civile almeno per quanto riguarda il lavoro – perché si rifiutano di indossare la divisa e prestare servizio nei territori occupati, cioè a dire di usare le armi per angariare ulteriormente la popolazione palestinese. Per sostenere questi detenuti e chiederne la liberazione è nato il movimento degli Shministim, cioè degli obiettori di coscienza. E il 18 dicembre è diventato il giorno della Azione Shministim. Morgantini ha inviato al ministro della Difesa israeliano la seguente lettera, che è anche un appello:
“Io sostengo gli Shministim e il loro diritto a obiettare pacificamente al servizio militare. Lancio un appello per il rilascio di quegli adolescenti che sono stati imprigionati per il loro rifiuto di prestare servizio in un esercito che occupa i Territori Palestinesi. La detenzione di questi obiettori di coscienza e’ una violazione dei loro diritti umani ed è contrario alla Legge Internazionale”.
La vice presidente del parlamento europeo ha anche rivelato e fatto circolare i nomi e le dichiarazioni di alcuni obiettori. Vediamoli:
Tamar Katz
Eta’: 19
Citta’: Tel-Aviv
Perche’ sono uno degli Shministim:
“Io mi rifiuto di arruolarmi nell’esercito israeliano per motivi di coscienza. Non desidero diventare parte di un esercito di occupazione che e’ un invasore di terre straniere da decenni, che perpetua un regime razzista di furto di queste terre, tiranneggia i civili e rende la vita difficile per milioni di persone sotto un falso pretesto di sicurezza”.
Yuval Ophir-Auron
Eta’: 19
“Sono convinto che nessun altro che noi stessi determini il nostro fato e il dover vivere secondo le leggi della spada. Ci sono altre vie, che non sono quelle della guerra. C’e’ la via del dialogo, della comprensione, della concessione, del perdono, della pace. Io credo che ogni persona debba prendersi la responsabilita’ e sentirsi in armonia con la via intrapresa. Ecco perche’ non mi uniro’ a un esercito le cui azioni non posso condividere e il cui comportamento non posso giustificare”.
Raz Bar-David Varon
Eta’: 18
”Non sono nato per essere un soldato che occupa le terre altrui e la lotta contro l’occupazione e’ anche la mia lotta. E’ una battaglia per la speranza, per una realta’ che a volte sembra tanto lontana. Io ho una responsabilita’ verso la societa’. La mia responsabilita’ consiste nel rifiutare”.
Omer Goldman (19)
Tel-Aviv
“Io credo nel servire la societa’ in cui vivo e questo e’ esattamente il motivo per cui rifiuto di prendere parte nei crimini di guerra commessi dal mio paese. La violenza non portera’ ad alcuna soluzione e io non devo fare violenza, sia quel che sia”.
Mia Tamarin (19)
Tel-Aviv
”Non posso diventare parte di un’organizzazione il cui scopo e di frenare la violenza con la violenza,
perche’ e’ contro tutto cio’ in cui credo e alla mia vita. Esistono sempre altre opzioni, non violente, e queste sono quelle che io scelgo”.
Sahar Vardi (18)
Gerusalemme
”Pur rendendomi conto che il soldato al checkpoint non e’ responsabile per l’odiosa politica degli oppressori contro I civili, non posso sollevarlo dalla responsabilita’ per la sua condotta… La responsabilita’ umana di non causare sofferenze a un altro essere umano”.
Udi Nir (19)
Tel-Aviv
”Non daro’ una mano all’occupazione e ad atti che contraddicono i diritti fondamentali: quelli umani, quelli della democrazia e della responsabilita’ personale che ogni essere vivente ha verso altri esseri umani”.
Il movimento Shministin in Israele gode di non poca simpatia e appoggi, e si sta dando da fare per organizzare gruppi che visitino i consolati israeliani negli Usa e altrove. L’attivista Ed Asner ha inviato al giornale Huffington Post la seguente lettera:
“Sono al mondo ormai da un bel po’ ed e’ difficile lasciarmi senza parole. Ma quando ho saputo di Omer Goldman, la sua storia mi ha toccato profondamente.
Se non avete ancora sentito il nome di Omer Goldman, sedetevi e munitevi di Kleenex. Il suo coraggio e il coraggio degli altri “Shministim” d’Israele e’ straordinario e non prendete queste parole alla leggera. Come potete vedere dalla foto, e’ giovane e carina, ha 19 anni. E’ gia’ stata nella prigione militare israeliana due volte, dove ha dovuto portare un’uniforme americana (un regalo agli israeliani), oppure subire l’isolamento. Ora e’ fuori per motivi di salute. Ma mentre leggete tutto questo, molti dei suoi giovani amici sono nelle prigioni israeliane per aver rifiutato di fare la leva. Questa nuova generazione di ragazzi israeliani resiste al governo e vengono chiamati “Shministim.” Gli Shministim, tutti di 17, 18 e 19 anni, stanno resistendo. Essi credono in un futuro migliore, piu’ pacifico per se’ stessi, per gli israeliani e i palestinesi, e rifiutano di prestare servizio nell’esrcito di Israele. Sono in prigione, sopportando enormi pressioni da parte delle loro famiglie, degli amici e del governo. Hanno bisogno di sostegno e ne hanno bisogno adesso. Omer ha mandato una lettera al ministro della Difesa di Israele:
”Mi chiamo Omer Goldman. Sono una degli Shministim. Ho bisogno del suo aiuto. Sono stata arrestata una prima volta il 23 settembre per 35 giorni. Ho avuto fortuna, perche’ dopo due periodi di detenzione sono stata rilasciata per motivi di salute, ma in questo sono l’unica. Molti dei miei amici sono anch’essi in prigione: dentro per tre settimane, fuori per una, poi dentro di nuovo, e cosi’ via, fino a quando avranno 21 anni. Il motivo? Ci rifiutiamo di prestare servizio nell’esercito israeliano a causa dell’occupazione. Io sono cresciuta a contatto con l’esercito. Mio padre era vice-capo del Mossad e ho visto mia sorella, che ha 8 anni piu’ di me, fare la leva. Quando ero una ragazzina, volevo fare il soldato. L’esercito era talmente parte della mia vita, che non l’ho mai messo in dubbio. All’inizio di quest’anno ho partecipato a una manifestazione di pace in Palestina. Mi era sempre stato detto che l’esercito israeliano stava li’ per difenderci, ma durante la manifestazione, i soldati israeliani hanno aperto il fuoco su di me e i miei amici con pallottole di gomma e bombe lacrimogene. Ero shoccata e spaventata. Ho visto la verita’. Ho visto la realta’. Ho visto per la prima volta che la cosa piu’ pericolosa in Palestina e’ il soldato israeliano, ovvero coloro che avrebbero dovuto essere dalla mia parte. Quando sono rientrata in Israele, sapevo di essere cambiata. Cosi’, mi sono unita al novero di giovani che rifiutano la leva. Ci chiamano Shministim. Il 18 dicembre avremo la Giornata di Azione in Israele e siamo determinati a mostrare al paese e al mondo che esiste un vasto sostegno per fermare la cultura della guerra. Vorreste unirvi a noi? Per favore, mettete una firma. E’ quanto basta”.
Omer Goldman. Ora che l’avete incontrata, scommetto che non la dimenticherete. Fate qualcosa per lei, per gli Shministim, per la pace. Jewish Voice for Peace e’ il gruppo Usa che si organizza per loro.
Un’ultima cosa. So che questo e’ un argomento difficile per molti di noi ebrei, ma trovo difficile credere che uno possa guardare Omer dritto negli occhi e dirle che deve rischiare la sua vita e il suo futuro per Israele, che lo voglia o no. Non e’ giusto. Specialmente in questo periodo dell’anno, quando molti di noi si stanno preparando a celebrare una festa dedicata alla liberta’.
Ed Asner”.
Come si vede, siamo lontani anni luce dalle notizie a una sola dimensione che ci vengono ammannite in continuazione. Non credo ci sia bisogno di ulteriori commenti. Chi vuole sostenere gli obiettori di coscienza israeliani può farlo tramite il sito http://december18th.com oppure tramite il sito www.jehwishvoiceforpeace.org . D’ora in poi questi due siti figureranno tra i siti amici nella colonna di destra della home page di Arruotalibera.
sei tenuto a comportarti da persona civile.
… hai ragione, non sono civile, ma umanista. Chiedo scusa se mi permetto di insultare chi mi insulta… stamattina mi sono svegliato con un VILE e naturalmente ho risposto con uno stronzo malcagato… forse ti è sfuggito… succede!! Capisco e mi adeguo, sia chiaro che se saro insultato o calunniato rispondero attono… senza chiedere il permesso ad alcuno… riformulero la mia partecipazione al blog e cambiero il mio stile di comunicare!! sempre nel rispetto del Blogmaster e dei blogghisti…
Caro Uroburo, ciao e grazie!! Auguri festaioli…. ala proxima!!!
Faust
caro Rachamim,
aspetto “volentieri ” il resto della risposta.
Poi ,credo tu possa star tranquillo, “quello” che mi frulla per la testa è ben altro che i “soliti”stereotipi sui farisei che normalmente circolano.
Ovvero, se proprio vogliamo prenderne “uno” ,direi che “farisaico” è il “potere “in genere e non vale ovviamente solo per un popolo ,una razza o una etnia,ma molto più prosaicamente se ne può parlare in senso “storico”….
Quello che mi interessa non è tanto la condanna “morale”od etica ,che trova il tempo che trova, da parte di chi accusa di “fariseismo” un’altro,l’accusa è infatti “facilmente” ribaltabile..
quanto piuttosto un certo metodo di gestione” storicamente datato” che poi è andato via via affinandosi e perfezionandosi nel mondo occidentale…
Ecco, è questo che mi interessa..
Ma, come dicevo, attendo la tua “piena risposta ” per poter continuare..
un saluto
cc
Mio caro marco tempesta,
se invece di parlare di cose che non conosce lei si degnasse di informarsi su come si vive nei Territori Occupati scoprirebbe che non si vive diversamente che nell’Europa occupata dai nazi, stermini razziali a parte.
Con questa piccola differenza: che i nazi non hanno mai privato nessuno dell’acqua mentre gli israeliani sì ed abitualmente. E che i nazi non hanno mai tagliato gli alberi da frutto per affamare la gente ed invece gli israeliani sì ed abitualmente.
Per non parlare delle incursioni in cui non si fa differenza tra civili e guerriglieri, della distruzione di ogni attività economica e di tutte le infrastrutture civili (come già tutti i ponti nella guerra del Libano).
Quindi prima di parlare di Hamas provi un tantino ad informarsi meglio. Giusto tanto per non inventarsi le cose, pratica per altro per lei del tutto normale.
Che poi si debba credere ad un israeliano quando parla di Arafat mi sembra una straordinaria prova di equanimità: a chi chiedere un parere sulla mafia? Ma a Totò Riina, poffare!…
Israele non ha MAI voluto la pace, alla quale sarebbe invece disposto perfino Hamas. Sveglia caro, perchè la propaganda israeliana ormai la sanno leggere anche i ciechi.
A proposito degli omicidi mirati: uno stato che si abbassa ad una pratica da gangster non è uno stato di diritto, QUINDI non può essere una democrazia. Naturalmente questo vale solo per le persone dotate di logica, la normale logica di Platone ed Aristotele. Lei è di conseguenza escluso.
Un saluto, mio caro. E le assicuro che pensare non provoca l’insonnia ….. U.
.. come ho gia detto, tempo fa, approposito della guerra supermondiale… News dell ultima ora, parlano di Iran Venezuela, Iran Paesi del sud america… da un rapporto della Zia…. che ha gia pronto un vestitino nuovo x i suoi nemici… troppo tardi, quel che dice il rapporto della demi-intelligence usa è falsa e calunnatoria contro Iran Palestina e Venezuela…. le mie sono previsioni a titolo personale… Israele verra attaccata chimicamente ( loro stessi) x ritorsione immediata la distruzione degli impianti e un criminalissimo bombardamento mai visto sull Iran…. E gli usa stan gia lavorando alla destabilizzazione del Venezuela via Colombia… Il Cnte Chavez è alleato strategico dell Iran, Scusa buona x attaccare il Venezuela, gli usa entreranno affianco degli israeliani… visto che il blog è anche un archivio con data del giorno… lo lascio qui, questo post, in deposito, in archivio… naturalmente i Palestinesi, fuggiranno e non potranno piu rientrare…
Faust
Cara Anita,
avrei una curiosità che la pregherei di chiarirmi anche se l’argomento è un po,’ diciamo così, intimo. Guardando le foto dei calendari mi sono accorto da tempo che tutte le attrici, modelle e pin up del suo paese sono completamente depilate, compreso i peli del pube. Io pensavo che fosse dovuto a motivi diciamo così censori: magari la censura permette il nudo ma solo senza peli.
Dopo aver scoperto però che moltissimi uomini sono circoncisi pur in assenza di motivi religiosi, mi è venuto il sospetto che si tratti invece di un uso generalizzato e che la maggior parte delle donne usaegetta, quanto meno quelle giovani, si depilino completamente per ragioni diciamo così estetiche.
Com’è la situazione? Censura, ragioni estetiche, uso raro, uso diffuso?
So che l’argomento è frivolo (e, Dio non voglia, magari anche sconveniente) ma la cosa mi incuriosisce. Un saluto U.
Caro Uroburo,
questa non me l’aspettavo. (105)
Devo confessare la mia ignoranza sul soggetto, forse non ci ho mai fatto caso.
Ricordo anni fa’, quando i miei ragazzi nascondevano Playboy Magazine, le modelle non erano depilate.
Mio marito mi voleva dare da bere che leggeva solo gli articoli….
A quei tempi Playboy era piu’ spinto.
Adesso e da molti anni non e’ piu’ sugli scaffali, bisogna chiederlo.
Parlando dei tempi attuali, direi che una modella depilata e’ meno erotica, forse questa e’ la ragione.
Qui si depilano sotto le ascelle per ragioni estetiche.
I negozi che vendono libri, cartoline, videos, ecc… di natura risque’, sono solo per adulti con un cartello, “adults only”.
Ho notato che in Italia nelle tabaccherie e cartolerie vendevano cartoline molto erotiche, anche di bambini giovanissimi in posizioni compromettenti con adulti.
( In Sicilia)
In genere siamo abbastanza pudici, le eccezioni sono la California e il sud della Florida dove tutto va’….
Faro’ uno studio sul soggetto….
Buona notte,
Anita
x Uroburo (105)
Studio fatto.
Avevo paura di prendermi qualche virus in internet, non bazzico in certi websites.
Ho letto un articolo: Bald is beatiful….
Sta a lei ad interpretare.
Gerusalemme occupata: 3 Ottobre, 2001 a. D. (IAP News)
Una discussione piena di acredine esplose durante la riunione di gabinetto settimanale israeliana, la settimana, scorsa fra il primo ministro Ariel Sharon ed il suo ministro degli esteri Shimon Peres. Durante la discussione in questione, Sharon rispose gridando a quanto aveva precedentemente riferito Peres, dicendo: <>
Secondo la radio religiosa (ebraica) israeliana, “Col Yisrael”, mercoledì, Peres avvertì Sharon che, rifiutando di tenere conto delle incessanti richieste americane per una tregua con i Palestinesi, si finirebbe col mettersi contro gli Stati Uniti danneggiando gli interessi israeliani.
A questo punto, un furioso Sharon si volse per rispondere a Peres dicendo: “Ogni volta che noi facciamo qualcosa tu mi vieni a dire “gli americani faranno questo”, “gli americani faranno quello”… Voglio dirti una cosa molto chiara, NON PREOCCUPARTI PER LE PRESSIONI AMERICANE SU ISRAELE, NOI, IL POPOLO EBRAICO, CONTROLLIAMO L’AMERICA, E GLI AMERICANI LO SANNO!>>
La radio israeliana disse anche che Peres e gli altri ministri del gabinetto misero in guardia Sharon dal dire cose simili in pubblico perché ciò <>
http://www.memri.org
http://www.osservatorioantisemitismo.it
Il libro Zohar, III, (282), dice che Gesù morì come un animale e fu seppellito in quel “mucchio di immondizie … dove gettano le carcasse dei cani e degli asini, e dove i figli di Esaù (i cristiani) e di Ismaele (i turchi). inclusi Gesù e Maometto, non-circoncisi e immondi come carcasse di cani, sono seppelliti.”
del Rev. I.B. Pranaitis tratto da “Il Talmud smascherato”
Molti passi dei libri talmudici trattano della nascita, vita e morte di Gesù Cristo e dei suoi insegnamenti. Non sempre Gesù viene nominato con il suo nome, ma in diversi modi come “Quell’Uomo,” “Una Certa Persona,” “Il Figlio del Carpentiere,” “Colui che Fu Appeso”, ecc.
Articolo I. – SUI NOMI DI GESU’ CRISTO
1. Il vero nome di Gesù Cristo in ebraico è Jeschua Hanotsri – Gesù il Nazzareno. Viene chiamato Nostri dalla città di Nazareth nella quale egli crebbe. Così, nel Talmud, anche i cristiani Articolo I. – sono chiamati Nostrim- Nazzareni.
Siccome la parola Jeschua significa “Salvatore,” il nome Gesù si trova raramente nei libri ebraici. E’ quasi sempre abbreviato in Jeschu, che viene maliziosamente inteso come composto delle iniziali delle tre parole Immach SCHemo Vezikro – “Possano il suo nome e la sua memoria essere cancellati.”
2. Nel Talmud, Cristo viene chiamato Otho Isch- “Quell’Uomo,” cioè colui che tutti conoscono. Nel Trattatello Abhodah Zarah, 6a. leggiamo:
“Viene chiamato cristiano colui che segue i falsi insegnamenti di quell’uomo, che aveva loro insegnato a celebrare la festa il primo giorno del Sabato, cioè, di rendere il culto a Dio il primo giorno dopo il Sabato.”
3. Altrove, egli viene semplicemente chiamato Peloni – “Una Certa Persona.” Nel Chagigah. 4b, leggiamo:
“Maria …. la madre di una certa persone, di cui si parla nello Schabbath …” (104b).
Che questa Maria non sia altro che la madre di Gesù, vedremo più avanti.
4. Per spregio, Gesù viene anche chiamato Naggar bar naggar – ‘il falegname figlio di un falegname'; e anche Ben charsch etaim – ‘il figlio di uno che lavora il legno.’
5. Viene anche chiamato Talui – ‘quello che fu appeso.’ Il rabbino Samuel, il figlio di Meir, nell’ Hilch. Akum di Maimonide, si riferisce al fatto che era proibito partecipare alle feste cristiane di Natale e Pasqua perchè celebrate a causa di colui che fu appeso. E anche il rabbino Aben Ezra, in un commentario sul Genes. (XXVII, 39) lo chiama Talui la cui immagine l’imperatore Costantino aveva riprodotto sul suo stendardo. “…nei giorni di Costantino, che operò un cambiamento nella religione e mise la figura di colui che fu appeso sul suo stendardo.”
Articolo II. – LA VITA DI CRISTO
IL TALMUD insegna che Gesù Cristo era illegittimo e che fu concepito durante il periodo mesturale; che aveva l’anima di Esaù; che era un pazzo, uno stregone, un seduttore; che egli fu crocefisso, sepolto all’inferno e innalzato come un idolo dai suoi seguaci.
1. ILLEGITTIMO E CONCEPITO DURANTE IL PERIODO MESTRUALE
Quanto segue viene narrato nel Trattatello Kallah, 1b (18b):
“Una volta, quando gli Anziani erano seduti alla Porta, passarono due giovani, uno dei quali aveva il capo coperto mentre l’altro l’aveva scoperto. Il rabbino Eliezer disse che quello con il capo scoperto era illegittimo, un mamzer. Il rabbino Jehoschua disse che era stato concepito durante il periodo mestruale, ben niddah. Il rabbino Akibah, comunque, disse che che era entrambe le cose. A questo punto gli altri chiesero al rabbino Akibah perchè egli osasse contraddire i suoi colleghi. Egli rispose che poteva fornire le prove di ciò che affermava. Perciò, egli andò dalla madre del ragazzo che vide seduta al mercato a vendere verdure e le disse: ‘Figlia mia, se risponderai sinceramente a quello che sto per chiederti, ti prometto che sarai salva nella vita che verrà’ Essa gli chiese di giurare di mantenere la promessa, e il rabbino Akibah glielo giurò – ma solo con le sue labbra, perchè nel suo cuore egli invalidò il suo giuramento. Poi disse: ‘Dimmi, che razza di figlio è questo tuo ragazzo?’ Al che essa rispose: ‘Il giorno che mi sposai avevo le mestruazioni, e a causa di ciò, mio marito mi lasciò. Ma uno spirito malvagio venne e giacque con me e da quel rapporto mi nacque questo figlio.’ Fu così dimostrato che questo ragazzo non solo era illegittimo ma anche concepito dalla madre durante il periodo mestruale. E quando coloro che avevano posto la domanda ebbero sentito, dichiararono: ‘Davvero grande è stato il rabbino Akibah quando ha corretto i suoi Anziani’! Ed essi esclamarono: ‘Benedetto il Signore Dio di Israele che ha rivelato il suo segreto al rabbino Akibah figlio di Giuseppe'”!
Che per gli ebrei questa storia si riferisca a Gesù e a sua madre, Maria, è chiaramente dimostrato dal loro libro Toldath Jeschu -‘Le Generazioni di Gesù’ – dove quasi le stesse parole vengono usate per narrare la nascita del nostro Salvatore.
Un’altra storia del genere è narrata in Sanhedrin, 67a:
“Di tutti coloro che sono colpevoli di morte secondo la Legge, egli solo viene preso con uno strattagemma. In che modo? Accendono una candela in una stanza interna e mettono dei testimoni in una stanza accanto da dove, senza essere visti, possono vederlo e udirlo. Poi quello che egli aveva cercato di sedurre gli dice ‘Per favore, ripeti qui privatamente quello che mi hai detto prima.’ Se il seduttore ripete quello che aveva detto, l’altro gli chiede ‘Ma come possiamo lasciare il nostro Dio che è nei cieli e servire degli idoli?’ Se il seduttore si pente, allora tutto è a posto. Ma se egli dice ‘E’ nostro dovere e diritto di farlo,’ allora i testimoni che l’hanno sentito dalla stanza accanto lo portano davanti al giudice e lo uccidono con la lapidazione. Questo è ciò che fecero al figlio di Stada a Lud, ed essi lo appesero alla viglia della pasqua. Perchè questo figlio di Stada era il figlio di Pandira. Infatti il rabbino Chasda ci dice che Pandira era il marito di Stada, sua madre, ed egli visse durante la vita di Paphus, il figlio di Jehuda. Ma sua madre era stada, Maria di Magdala (una parrucchiera per signore) che, come dice il Pumbadita, aveva lasciato il marito.”
Il significato di ciò è che questa Maria era chiamata Stada, cioè prostituta, perchè, secondo l’insegnamento del Pumbadita, avava lasciato il marito e commesso adulterio. Questo appare anche nel Talmud di Gerusalemme e in Maimonide.
Che qui si intenda Maria, la madre di Gesù, si può verificare nel trattatello Chagigah, 4b:
“Quando il rabbino Bibhai fu visitato dall’Angelo della Morte (il demonio), quest’ultimo disse al suo assistente: ‘Vai e portami Maria la parrucchiera’ (cioè, uccidila). Egli andò e portò Maria, la parrucchiera per bambini – al posto dell’altra Maria.”
Una nota a margine spiega questo passo come segue:
“Questa storia di Maria, parrucchiera per signore, si riferisce al periodo del Secondo Tempio. Essa era la madre di Peloni, ‘quell’uomo,’ come viene chiamato nel trattatello Schabbath,” (fol.104b).
Nello Schabbath, il passo indicato dice:
“Il rabbino Eliezer disse agli Anziani: ‘Non è vero che il figlio di Stada esercitava la magia egizia incidendosela nella carne?’ Essi risposero: “Era un pazzo, e noi non prestiamo attenzione a quello che fanno i pazzi. Il figlio di Stada, il figlio di Pandira, ecc.'” come sopra nel Sanhendrin, 67a.
Il libro Beth Jacobh, fol 127, così spiega la magia del figlio di Stada:
“I Magi, prima di lasciare l’Egitto, prestarono particolare attenzione a che la loro magia non fosse messa per iscritto per evitare che altri la imparassero. Ma egli haveva escogitato un nuovo modo di scriverla nella pelle, o di fare dei tagli nella pelle inserendovela. Quando le ferite si rimarginavano, non era possibile vederne il significato.”
Buxtorf dice:
“Non ci possono essere molti dubbi su chi fosse tale Ben Stada, o chi gli ebrei intendevano che fosse. Sebbene i rabbini, nelle loro aggiunte al Talmud, cerchino di nascondere la loro malizia e dicano che non è Gesù Cristo, il loro inganno è chiaramente evidente, e molte cose dimostrano che essi scrissero e intesero tutte queste cose su di lui. In primo luogo, lo chiamano anche il figlio di Pandira. Gesù il Nazzareno è in tal modo chiamato in altri passi del Talmud dove si fa espressa menzione di Gesù il figlio di Pandira. Anche San Giovanni Damasceno, nella sua Genealogia di Cristo, fa cenno di Panthera e del Figlio di Panthera.
“In secondo luogo, si dice che questa Stada sia Maria, e questa Maria la madre di Peloni ‘quella tale persona’ per cui si intende indubbiamente Gesù. In tal modo infatti erano usi celare il suo nome perchè avevano paura di pronunciarlo. Se avessimo copie dei manoscritti originali, questi lo potrebbero certamente dimostrare. E anche questo era il nome della madre di Gesù il Nazareno.
“In terzo luogo, egli è chiamato il Seduttore del Popolo. I Vangeli testimoniano il fatto che Gesù fosse così chiamato dagli ebrei, e i loro scritti sono tuttora prova che ancora lo chiamano con questo nome.
In quarto luogo, egli è chiamato ‘quello che fu appeso,’ che si riferisce chiaramente alla crocefissione di Cristo, specialmente dato che viene aggiunto un riferimento al tempo ‘alla vigilia della pasqua (ebraica) che coincide con il giorno della crocefissione di Gesù. Nel Sanhedrin (43a) si trova quanto segue:
‘Alla vigilia della pasqua (ebraica) appesero Gesù’
“In quinto luogo, riguardo a quanto dice il Talmud di Gerusalemme sui due discepoli degli anziani che furono inviati come testimponi per spiarlo, e che furono poi chiamati a testimoniare contro di lui: Ciò si riferisce ai due ‘falsi testimoni’ di cui l’Evangelista Matteo e Luca parlano.
“In sesto luogo, a proposito di quello che dicono sul figlio di Stada, cioè che esercitava le arti magiche egizie incidendosele nella pelle: la stessa accusa è fatta contro Cristo nell’ostile libro Toldoth Jeschu.
“Infine, il periodo storico corrisponde. Infatti si dice che questo figlio di Stada viveva nei giorni di Paphus, il figlio di Jehuda, che era contemporaneo del rabbino Akibah. Akibah, comunque, visse al tempo dell’Ascensione di Cristo, e per qualche tempo in seguito. Si dice che anche Maria sia vissuta nel periodo del Secondo Tempio. Tutto ciò dimostra chiaramente che essi segretamente e in modo blasfemo, con l’indicazione di figlio di Stada, intendevano Gesù Cristo, il figlio di Maria.
“Altre circostanze possono sembrare contradditorie a questo proposito. Ma ciò non è una novità per le scritture ebraiche e viene fatto di proposito in maniera che i cristiani non possano facilmente individuare l’inganno.”
2. Inoltre, “Nei libri segreti, che non si lasciano facilmente cadere nelle mani dei cristiani, essi dicono che in Cristo entrò l’anima di Esau, e che egli fu perciò perverso e che fu Esaù stesso.”
3. Da alcuni viene chiamato PAZZO e FOLLE.
Nello Schabbath, 104b:
“Essi, (gli anziani) dissero a lui (Eliezer). ‘Era un folle, e nessuno presta attenzione ai folli.'”
4. STREGONE E MAGO
Nell’infame libro Toldoth Jeschu, si bestemmia contro il nostro Salvatore come segue:
“E Gesù disse: Non è vero che Isaia e Davide, miei antenati, profetarono su di me? Il Signore mi ha detto, tu sei mi o figlio, oggi ti ho concepito, ecc. In maniera simile, in un altro punto: Il Signore ha detto al mio Signore, siedi alla mia destra. Ora io ascendo al Padre mio che è in cielo e siederò alla sua destra, come potrete vedere con i vostri occhi. Ma tu, Giuda, non arriverai mai a quell’altezza. Allora Gesù pronunciò l’alto nome di Dio (IHVH) e continuò a farlo fino a che venne un vento che lo portò in alto fra la terra e il cielo. Anche Giuda pronunciò il nome di Dio e in simil modo fu preso dal vento. In questa maniera entrambi fluttuarono nell’aria fra lo stupore degli astanti. Poi Giuda, pronunciando di nuovo il Nome Divino, prese Gesù e lo spinse in basso verso la terra. Ma Gesù cercò di fare lo stesso a Giuda e così lottarono l’uno contro l’altro. E quando Giuda vide che non poteva averla vinta sulle arti di Gesù, gli urinò addosso, ed entrambi, divenuti immondi caddero a terra; e nemmeno poterono di nuovo usare il nome Divino fino a che non si furono lavati.”
Non so se coloro che credono a tali diaboliche bugie meritino più odio o pietà.
In un altro punto dello stesso libro si dice che nella casa del Santuario c’era una pietra che il Patriarca Giacobbe unse con olio. Su questa pietra erano incise le lettere tetragrammatiche del Nome (IHVH), e se alcuno avesse potuto impararle avrebbe potuto distruggere il mondo. Essi perciò decretarono che nessuno avrebbe dovuto impararle, e misero due cani su due colonne di ferro di fronte al Santuario in maniera che, se alcuno avesse imparato quelle lettere, i cani avrebbero abbaiato mentre usciva e gliele avrebbero fatto dimenticare per la paura. Si racconta poi: “Gesù venne ed entrò, imaparò le lettere e le scrisse sulla pergamena. Poi fece un taglio nella carne della coscia e ve le inserì, e dopo aver pronunciato il nome, la ferita si rimarginò.”
5. IDOLATRO
Nel trattatello Sanhedrin (103a) le parole del Salmo XCI, 10: ‘Nessun flagello verrà mai vicino alla tua casa,’ sono spiegate come segue:
“Che tu non possa mai avere un figlio o un discepolo che sali il suo cibo tanto da distruggersi il gusto in pubblico, come Gesù il Nazzareno.”
Salare troppo il proprio cibo, o distruggere il proprio gusto, viene detto proverbialmente di chi corrompe la sua moralità o si disonora, o che cade in eresia ed idolatria e le predica apertamente ad altri.
6. SEDUTTORE
Nello stesso libro Sanhedrin (107b) si legge:
“Mar disse: Gesù sedusse, corruppe e distrusse Israele.”
7. CROCEFISSO
Infine, per punizione dei suoi crimini ed della sua empietà, egli soffrì una morte ignominiosa appeso ad una croce alla vigilia della pasqua (ebraica) (come abbiamo già visto).
8. SEPPELLITO ALL’INFERNO
Il libro Zohar, III, (282), dice che Gesù morì come un animale e fu seppellito in quel “mucchio di immondizie … dove gettano le carcasse dei cani e degli asini, e dove i figli di Esaù (i cristiani) e di Ismaele (i turchi). inclusi Gesù e Maometto, non-circoncisi e immondi come carcasse di cani, sono seppelliti.”
9. DOPO LA MORTE, ADORATO COME UN DIO DAI SUOI SEGUACI.
George El. Edzard, Nel suo libro Avoda Sara, cita le seguenti parole del commentatore dello Hilkoth Akum (V,3) di Maimonide:
“In molti passi del Talmud si fa menzione di Gesù Nazzareno e dei suoi discepoli, e del fatto che i Gentili credono che non ci sia altro dio fuori di lui. Nel libro Chizzuk Emunah, parte I, cap. 36, leggiamo: ‘I Cristiani ne fanno una questione (Zachary XII, 10) e dicono: Ecco come il Profeta ha testimoniato che nei tempi futuri gli ebrei avrebbero pianto e mandato lamenti per aver crocefisso ed ucciso il Messia che era stato loro inviato; e per dimostrare che egli intendeva Gesù il Nazzareno, che possedeva sia la natura divina che quella umana, essi citano le parole: E guardarono colui che avevano trafitto e piansero su di lui come una madre sul suo primogenito.'”
“Voi israeliti siete chiamati uomini, mentre le nazioni del mondo non sono da chiamarsi uomini, ma bestiame”
(Talmùd, trattato Baba Mezia fol. 114 col. 2)
“La progenie di uno straniero (cioe’ di un non ebreo) e’ come progenie di animali”
(Jebamoth fol. 94 col.2)
“Che significa Har Sinai, cioe’ monte Sinai? Vuol dire il monte dal quale si e’ irradiato Sina, cioe’ l’odio contro i popoli del mondo”
(Schabbat , fol. 80 col. 1)
“Dovunque gli ebrei arrivano devono farsi sovrani dei loro signori”
(Sanhedrin , fol. 19 col. 2)
“Il Messia dara’ agli ebrei il dominio del mondo, al quale serviranno e saranno sottoposti tutti i popoli”
(Tal. Bat. Trattato Schabb, fol. 120 c. 1 ; Sanhedrin, fol. 88 c. 2)
“Il migliore tra i non ebrei, uccidilo”
(Aboda Zara, 26b Tosephoth)
“Che cos’e’ una prostituta? Ogni donna che non sia ebrea”
(Eben ha eser, 6, 8)
“Un goi che studi il Talmud e un ebreo che lo aiuti in tale studio debbono essere messi a morte”
(Sanhedrin f. 57 Aboda Zara f. 6-8 Szagica f. 13)
Se non la smette di citarmi in post fasulli la denuncio alla polizia postale ( così finirà tra le schede di pedofili e imbroglioni postali) . pensi alla sua di mamma..La mia non può più risponderle.
Con imperterrita disistima, ciccio ( quello vero)
x ciccio del post 144
Egregio signore,
il post n. 52 reca la sua firma. O no? E’ autentico? E’ falso? Io come faccio a saperlo? Credo sia falso, tant’è che ho pubblicato i dati postali del firmatario, che fanno pensare al solito “ammerdicano” al pecorino. E io a quel ciccio mi sono riferito. Poi è arrivato lei, il “ciccio quello vero”, che non vedo cosa c’entri visto che io mi riferivo al “ciccio” fasullo.
Per il resto, faccia come crede. Stia però attento prima di dare del pedofilo a qualcuno, perché nei guai potrebbe finirci lei.
Mi fa piacere lei abbia di me imperterrita disistima. Mi sarei molto preoccupato se un tipo come lei avesse preso a stimarmi.
Le auguro un imperterrito natale. Molto ciccesco.
nicotri
Io passo per essere il creativo, ma Uroburo in questo campo mi batte alla grande. A Bisceglie si dice, in dialetto, di capire ‘cazz p scischk’, dove i cazz sappiamo tutti cosa siano e i scischk ve li spiego io: sono quelle girandole di fuochi artificiali in miniatura che si usano a carnevale, che negli anni ’50 i ragazzini usavano attaccare alla coda dei gatti, da cui la denominazione più precisa di ‘scischk à la gatt’.
Dunque, io affermo o chiedo una cosa e Uro accende i suoi fuochi artificiali eludendo l’argomento da buon gesuita (non sia questa un’offesa: intendo con l’astuzia di un gesuita).
Comunque, il post di Nicotri chiarisce meglio la situazione, ovvero dà una chiave di lettura più profonda: dove si gioca tutto? Sul petrolio.
E qui ce ne veniamo a ciò che affermo io e cioè che una maggior pace nel mondo la si otterrebbe eliminando o minimizzando l’importanza strategica del petrolio.
Come?
Diffondendo capillarmente le tecnologie alternative di produzione energetica, che già esistono e alle quali già si fa ricorso.
Bisogna spingere non per fare propaganda pro o contro quello Stato o quel Governo, ma per una progressione logaritmica della diffusione dei generatori alternativi.
Il resto, tutta l’indignazione che mostriamo, per quanto giusta possa essere, serve a poco o addirittura a niente.
“Il Messia dara’ agli ebrei il dominio del mondo, al quale serviranno e saranno sottoposti tutti i popoli”
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Finora hanno solo preso mazzate e stanno continuando a prenderne, anche se stavolta sono in grado di darne.
Quando Sharon stava sloggiando i coloni da Gaza, un colono in televisione gridò: ” Dio vuole che restiamo qui, Sharon vuole mandarci via, ora vedremo se sarà più forte Dio o Sharon!”.
E’ stato più forte Sharon.
Di un Dio del genere, fossi nel colono, non mi fiderei più di tanto.
Comunque, anche l’Islam in certi passaggi è simile al Talmud; in sostanza, dice: ” Noi siamo quelli che posseggono la Verità e gli altri o si adeguano o devono venir eliminati”.
In quanto alle donne col pube depilato, ahimè, è costume molto diffuso anche in Italia. Per me è un problema, perchè devo fare un notevole sforzo in più per convincere il mio subconscio che si tratta di donne adulte e fruibili, non di bambine!
…..“…nei giorni di Costantino, che operò un cambiamento nella religione e mise la figura di colui che fu appeso sul suo stendardo.”
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Se è solo per questo Costantino , pure le insegne di Mitra il “buon” imperatore , mise sugli stendardi delle sue Legioni, così tanto per non sbagliarsi…(non si sa mai)
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Il fariseo Gamaliele, dottore in legge, fa rilasciare gli apostoli appena arrestati paragonandoli a due famosi capi zeloti, Giuda il Galileo e Teuda:
« Ma essi, udendo queste cose fremevano d’ira, e si proponevano di ucciderli. Ma un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge, onorato da tutto il popolo, alzatosi in piedi nel sinedrio, comandò che gli apostoli venissero un momento allontanati. Poi disse loro: «Uomini d’Israele, badate bene a quello che state per fare circa questi uomini. Poiché, prima d’ora, sorse Teuda, dicendo di essere qualcuno; presso di lui si raccolsero circa quattrocento uomini; egli fu ucciso, e tutti quelli che gli avevano dato ascolto furono dispersi e ridotti a nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, ai giorni del censimento, e si trascinò dietro della gente; anch’egli perì, e tutti quelli che gli avevano dato ascolto furono dispersi. E ora vi dico: tenetevi lontani da loro, e ritiratevi da questi uomini; perché, se questo disegno o quest’opera è dagli uomini, sarà distrutta; ma se è da Dio, voi non potrete distruggerli, se non volete trovarvi a combattere anche contro Dio». » (Atti 5,33-39)
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Per la serie io dico, tu dici , egli dice, npoi tutti diciamo…
pro-doma nostra…
ma nataliziamente parlando mai un filo di scienza e di buon senso..
Cara Anita,
Il Ponzi scheme sara’ presto rimpiazzato dal berlasca program,
che pigliera’ tutto senza dare neppure gli interessi,
….e il primato della truffa sara’ sempre del made in Italy.
Comunque e’ bene che la gente incomincia ad aprire gli occhi,interessi al 10%,senza nessuna garanzia ,e’ una follia…
I ns direttori di banca,si fanno dare dei prestiti a nome della mogli e poi mettono su le finanziarie,…quelle che se non paghi
arrivano alle minacce alla famiglia.
In che mondo viviamo!.
Auguri di buon Natale e buon 2009,gli Usa stanno cercando di
voltare pagina,..per noi la strada sara’ ancora molto,ma,…moltolunga.
Un caro abbraccio,Ber
Quando Sharon stava sloggiando i coloni da Gaza, un colono in televisione gridò: ” Dio vuole che restiamo qui, Sharon vuole mandarci via, ora vedremo se sarà più forte Dio o Sharon!”.
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Il problema sono quesi pezzi di merda dei coloni, la loro mentalità da fanatici mascalzoni equivalenti ai fanatici mascalzoni islamisti e soprattutto il disegno e la volontà criminale di chi li usa e se ne serve.
Perché i giornali italiani non scrivono che tutti i coloni sloggiati ricevono fior di quattrini dal governo per comprasi una casa in territorio israeliano? Possibile che il giornalism oitaliano sia così servile e merdoso?
Shalom
“… la corruzione tipica di ogni regime coloniale prenderà piede anche nello Stato d’Israele. Il regime dovrà dedicarsi da un lato alla repressione di un movimento di rivolta arabo, dall’altro all’acquisizione di quisling arabi.. Non vi è relazione diretta fra il problema della sicurezza e quello dei territori: non esistono confini sicuri…”. Leibowitz :Ebraismo,popolo ebraico,stato di Israele (1989) http://www.hakeillah.com/4_02_18.htm
Shalom
Il mito in Israele
Intervista al regista israeliano Avi Mograbi
di Erminia Calabrese
“Da dove vieni, uomo? Il tuo lavoro è solo quello di aprire quella porta. Perché non apri quella porta a quei bambini che devono andare a scuola? Sei un servitore della patria no?” “Non voglio risponderti. Che i tuoi figli ti perdonino!”.
Palestina. Territori occupati. Check point. Scene reali, quotidiane. Scene che il regista israeliano Avi Mograbi riprende nel suo ultimo film Avenge but one of my eyes, (Per un solo dei miei due occhi). Prima di iniziare la proiezione del film Avi avverte: “Le immagini sono un po’ forti. Quando ho iniziato questo film, mi sono detto che questa volta avrei cambiato il mondo, ma sapevo che in realtà, fortunatamente, nessun film può farlo”, spiega il regista, “ma almeno una breccia in quel muro che si sta costruendo si è aperta. L’idea di questo film nasce proprio perché dopo l’11 settembre si inizia a discutere della cultura della morte nell’Islam. C’è un grande dibattito su questo in Israele. Allora io propongo ai miei amici di parlare invece della cultura della morte nei miti ebraici e inizia, così, il discorso su Sansone e la storia di Massada”
Anche Sansone rappresenta un uomo che, uccidendo sé stesso, uccide anche gli altri, anche gli abitanti di Massada preferiscono suicidarsi per non arrendersi al nemico.
“Così ho fuso nel film immagini tratte dal mito e immagini della realtà dei territori occupati. Perché quel muro ora non sono più i Romani a costruirlo, ma gli israeliani, che assediano non più ebrei ma palestinesi”. Il film, o meglio documentario, scorre tra immagini dure eppure vere. Tra carri armati israeliani e palestinesi che aspettano ore ai posti di blocco,tra pianti di bambini e urla di militari. Tutto questo va avanti per un’ora e trenta circa, lasciando sensazioni forti. Storia, mito e attualità si intrecciano sullo sfondo di una sola realtà , quella palestinese di oggi.
“Massada e Sansone,- spiega Avi-, sono miti fondamentali del sionismo. A 10 anni nelle scuole israeliane si studia il libro dei giudici. E a 16 anni quasi tutti gli studenti fanno un’escursione nella valle di Massada”. E la reazione israeliana a questo film?
“E’ stato proiettato in un solo cinema di Tel Aviv nel luglio scorso, l’ho prodotto da solo, nessuna casa di produzione ha voluto farlo. Le critiche, quelle dei giornali, sono state fantastiche, ne hanno parlato molto, ma gli spettatori sono stati davvero pochi. Quindi non so le reazioni del pubblico.
Oggi Avi, che proviene da una famiglia di estrema destra, è un esponente della sinistra israeliana e lotta contro l’occupazione e la costruzione del muro. Lotta assieme ad arabi israeliani e spesso è nei Territori Occupati. Nell’83, quando rifiuta di prestare il servizio militare (obbligatorio in Israele per 3 anni) che l’avrebbe voluto nella guerra del Libano, resta in prigione per un mese.
E di Ariel Sharon cosa pensa? “Ha influenzato la mia vita, così come ha stravolto tutto il Medio Oriente. Oggi, solo perché ha evacuato Gaza per alcuni è diventato un peace maker. Io spero che non muoia per potersi rifare di tutti gli sbagli politici”.
Le ultime osservazioni riguardano la vittoria di Hamas. “Se è la gente a votarla non posso discutere su questo, e come quando in Israele votano per la destra e per il partito di Sharon. Certo non sono contento, però alla fine questa è stata una conseguenza della corruzione politica. Israele oggi non vuole il dialogo, perché dialogare vuol dire iniziare un rapporto con l’altro, prenderlo in considerazione. Forse non è nemmeno giusto che lo Stato di Israele esista, ma ormai indietro non si può tornare. E’ indispensabile e giusto lasciare che i palestinesi possano avere un loro Stato, e che in Israele tutti i cittadini possano avere gli stessi diritti. Vedi qui nella mia borsa ho un passaporto israeliano, ma non so se sentirmi tale perchè so anche che il mio stato è stato costruito sulla distruzione di un altro”.
Zeev Sternell: Quando Israele finanziò Hamas
Articolo del 2004
Secondo Zeev Sternell, storico all’Università Ebraica di Gerusalemme “Israele ha ritenuto che fosse opportuno e astuto spingere gli islamici contro l’organizzazione per la liberazione dalla Palestina (OLP)”. Ahmed Yassin, la guida sprituale del movimento islamista palestinese, di ritorno dal Cairo negli anni settanta, fondò un’associazione islamica caritatevole. Il Primo Ministro israeliano, Golda Meir, vide in ciò un’opportunità di controbilanciare l’ascesa del movimento Fatah, di Arafat. Secondo il settimanale israeliano Koteret Rashit (ottobre 1987), “le associazioni islamiche e le università erano state sostenute e incoraggiate dall’autorità militare israeliana” incaricata dell’amministrazione (civile) di Gaza e della West Bank. “Esse (le associazioni islamiche e le università) erano state autorizzate a ricevere finanziamenti in denaro dall’estero”. Gli Islamisti fondarono orfanotrofi, ospedali, una rete di scuole, posti di lavoro anche per le donne e aiuti finanziari per i poveri. Nel 1978 crearono “l’Università Islamica”, a Gaza. “L’autorità militare era convinta che queste attività avrebbero indebolito sia l’Olp che le organizzazioni di sinistra, a Gaza”. Alla fine del 1992 c’erano 600 moschee a Gaza. Grazie all’agenzia di intelligence israeliana, Mossad, fu dato modo agli Islamisti di rinforzare la loro presenza nei territori occupati. Nel frattempo i membri di Fatah (Movimento per la Liberazione Nazionale della Palestina) e la sinistra palestinese era oggetto della più brutale forma di repressione. Nel 1984 Ahmed Yassin venne arrestato e condannato a 12 anni di prigione, dopo la scoperta di un nascondiglio di armi. Ma un anno dopo fu liberato e riprese le sue attività. E quando l’Intifada cominciò, nell’ottobre 1987, prendendo gli Islamisti di sorpresa, lo Sceicco Yassin rispose creando Hamas (il Movimento di Resistenza Islamico): “Dio è il nostro inizio, il profeta il nostro modello, il Corano la nostra costituzione”, proclama l’articolo 7 del documento base dell’organizzazione. E ancora, Ahmed Yassin era in prigione quando gli accordi di Oslo (dichiarazione dei principi per un Auto-Governo ad interim) furono firmati nel settembre 1993. Hamas aveva del tutto rifiutato quegli accordi. Ma a quel tempo il 70% dei palestinesi condannavano gli attacchi contro i civili israeliani. Yassin fece tutto quanto era in suo potere per minare gli accordi di Oslo. E in questo, anche prima della morte del primo ministro Rabin, aveva il sostegno del governo israeliano. Quest’ultimo era infatti molto riluttante rispetto al rettificare un accordo di pace. Hamas lanciò dunque una ben pianificata e perfettamente cronometrata campagna di attacchi contro civili: un giorno prima della riunione tra i negoziatori palestinesi e israeliani allo scopo del riconoscimento, da parte di Israele, dell’Autorità Nazionale Palestinese. Questi eventi erano in gran parte strumentali alla formazione di un’estrema destra di governo, in Israele, dopo le elezioni del maggio 1996. A quel punto, inaspettatamente, il Primo Ministro Netanyahu ordinò il rilascio dello Sceicco Ahmed Yassin dalla prigione (per motivi umanitari), dove stava scontando un ergastolo. Intanto Netanyahu, insieme al Presidente Bill Clinton, facevano pressioni su Arafat affinchè controllasse Hamas. In effetti Netanyahu sapeva che gli Islamisti avrebbero potuto, ancora una volta, sabotare gli accordi di Oslo. Quindi fece ancora di peggio: dopo aver espulso Yassin in Giordania gli permise di tornare a Gasa, dove venne ricevuto in trionfo, da eroe, nell’ottobre 1997. Arafat rimase solo a fronteggiare questi eventi. Inoltre, a causa del supporto che aveva manifestato nei confronti di Saddam Hussein durante la Guerra del Golfo del 1991 (mentre Hamas si asteneva cautamente dal prendere posizione), gli stati del Golfo decisero di tagliare ogni finanziamento all’Autorità Palestinese. Tra il febbraio e l’aprile del 1998, lo Sceicco Ahmad Yassin era, invece, in grado di ottenere molte centinaia di milioni di dollari da quegli stessi paesi. Il budget di Hamas diventava così superiore rispetto a quello dell’Autorità Palestinese. Queste nuove fonti di finanziamenti permisero agli Islamisti di svolgere efficacemente le varie attività caritatevoli. Si stima che un palestinese su tre riceva aiuti economici da Hamas. Riguardo a ciò Israele non ha mai fatto nulla, nessun azione per porre freno all’afflusso di soldi ad Hamas, nei territori occupati. Hamas aveva costruito la sua forza tramite i vari atti di sabotaggio al processo di pace, in modo perfettamente compatibile con gli interessi del governo israeliano. In cambio, quest’ultimo otteneva di impedire anche l’applicazione di quanto stablito a Oslo. In altre parole, Hamas stava svolgendo le funzioni per le quali era stato originariamente creato: prevenire la creazione di uno Stato Palestinese. E a questo proposito Hamas e Ariel Sharon sono esattamente sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda.
Hassane ZeroukyTraduzione a cura di Nuovi Mondi Media Fonte: http://globalresearch.ca/articles/ZER403A.html For Fair Use Only
Quando l’FBI “pagava”hamas per scoprire come….
E l’Fbi «pagava» Hamas «Volevamo scoprire come si finanzia il terrore»DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON – Per due anni, nel ’98 e nel ’99, l’Fbi, la polizia federale americana, finanziò il gruppo palestinese Hamas tramite un intermediario nel Texas, per scoprire se il denaro fosse destinato ad attività terroristiche. Il giallo ebbe due grandi protagonisti. L’agente di Phoenix Kenneth Williams, lo stesso che nell’estate 2001 avviso invano i superiori che un gruppo di terroristi in America si stavano addestrando a pilotare aerei di linea (forse, se il monito fosse stato ascoltato, si sarebbe evitata la strage di Manhattan). E l’uomo d’affari Harry Ellen, ex collaboratore della Cia, il servizio segreto, di discendenza ebrea ma convertitosi all’Islam, che raccoglieva fondi per la Palestina. L’incredibile storia è venuta alla luce ieri grazie all’agenzia di stampa Associated Press , che ha messo le mani sul dossier consegnato da Ellen al tribunale. L’operazione, ha raccontato l’intermediario, fu autorizzata dal ministro della Giustizia di Clinton, Janet Reno. Ma non portò a nessun risultato per due motivi: che all’uomo d’affari vennero date soltanto somme modeste, 3 mila dollari (o euro) al massimo; e che il gruppo palestinese le girò sempre in beneficenza, non all’acquisto di armi o all’organizzazione di attentati. In una testimonianza, Ellen ha riferito che l’Fbi nascose dei microfoni nella sua abitazione, nel suo ufficio e nella sua auto. E che lo mandò più volte a Gaza e in Cisgiordania, dove incontrò il leader palestinese Arafat. L’agente Williams licenziò l’intermediario alla fine del ’99, sospettando che la sua nuova compagna, cinese, fosse una spia. Per rappresaglia, Ellen lo trascinò in tribunale, accusandolo di avere tentato di spingere Hamas a compiere attentati. «So che altri intermediari dell’Fbi hanno offerto ad Hamas somme superiori alle mie», disse. Williams si difese, spiegando che l’Fbi doveva accertare quali associazioni caritatevoli americane fossero legate al gruppo palestinese, e che impiego Hamas facesse dei loro contributi. La causa si concluse con l’assoluzione di Williams, e venne tenuta segreta. Sandy Berger, l’ex consigliere della Sicurezza della Casa Bianca, ha dichiarato di non esserne stato al corrente. Il servizio segreto israeliano ha invece ammesso di averla seguita con attenzione. Secondo l’Fbi, le manovre di Williams e di Ellen non danneggiarono i negoziati di pace di Clinton con Arafat e con il premier israeliano Barak, che naufragarono nel 2000 dopo che l’accordo pareva ormai molto vicino. Ma l’amministrazione Bush ha proclamato di recente che le attività benefiche di Hamas nascondono una stretta collaborazione con i terroristi. Ellen, che negli Anni Settanta lavorò per la Cia in America Latina e in Cina, ha assicurato: «Non avrei mai fatto nulla per danneggiare israeliani né palestinesi». E. C. © Corriere della Sera
Buongiorno a tutti,
Peccato,non poter partecipare su certi argomenti.
Stress a non finire come ogni Lunedi, per l’arrivo della “truppa”,
ho deciso di fare “Baccalà con patate”, era già da 2 giorni a bagno,
comprato piuttossto salato anche nel prezzo 26 Euro al Kg. , mah.
–
Cinque minuti però , li tiro fuori, sopratutto per ringraziare Uroburo, già fatto una volta per i suoi pensieri espressi in poche parole.Io tra quelle due righe avevo letto moltodi più.
Quel “di più” è arrivato per me inaspettatamente, con il post Nr.99.
Non ho parole, per esprimere la mia gratitudine e il mio rispetto.
Ieri sera in una intervista su “Phoenix” , Amos Oz, presentando il suo ultimo libro ,ha parlato della responsabilità morale dell’Europa e degli Stati Uniti,
si deve fare di più, e speriamo che “la noce di cocco” prenda il problema come uno dei primi. Israele , cosi come i Palestinesi devono essere in grado e devono avere il coraggio di fare concessioni, anche quelle che possono far male.Non dimendichiamo che la maggior parte della popolazione da entrambi le parti sono stufi e stanchi.
Il discorso è lungo.Mi dispiace non poter continuare.
–
Controcorrente, aspettami.
—
.-
Non capisco il fine ultimo dei post Nr. 111-112-113.
Mi sembrano i ” protocolli dei savi di Sion”. Domanda a chi li ha postati, ma anche al nostro blogmaster:-
Non le sembra istigazione all’odio e all’ antisemitismo?
In questo contesto ,può essere il fine ultimo quello dell’informazione, o c’è dietro qualcosa?
Una buona giornata a tutti. Rodolfo
al Zahar contatti nel 1988 con Peres e Rabin
In un’intervista al giornale arabo israeliano Kul al Arab, di cui riferisce l’Ansa, il ministro degli Esteri dell’Anp Mahmoud al Zahar, esponente di rilievo di Hamas nella striscia di Gaza, ha rivelato di aver incontrato nel 1988 i massimi dirigenti israeliani dell’epoca, tra loro Shimon Peres e Yitzak Rabin.
Al Zahar ha raccontato “mi era stato richiesto di incontrare gli israeliani” e di aver visto più di una volta Rabin: “Non solo io, l’abbiamo incontrato con altri esponenti di al Fatah e del Fronte popolare per la liberazione della Palestina”. Era l’epoca in cui lo Stato ebraico favoriva la crescita del movimento di resistenza islamico, appena agli inizi, con l’obiettivo di indebolire i laici di al Fatah e in particolare Yasser Arafat.
Poche settimane fa Mohammed Dahlan, in uno dei suoi passatempi preferiti quello di concedere interviste a media israeliani, aveva accusato al Zahar di voler tenere segreto il fatto di aver incontrato Rabin.
http://www.arabmonitor.info/news/dettaglio.php?idnews=17453&lang=it
lunedì 15 dicembre 2008
Anat Saragosti : la manifestazione di oggi di Hamas è anche colpa nostra
VERSIONE ORIGINALE:
http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3638973,00.html
SINTESI
Questo raduno è colpa nostra. Questo raduno, dove centinaia di bambini piccoli cantano canzoni di odio contro il “nemico sionista”, dove migliaia di uomini con le armi in pugno invocano vendetta contro Israele, dove abbiamo visto i la terribile rappresentazione della cattura di Gilad Shalit – di tutto questo siamo responsabili
E ‘colpa del governo israeliano del 1987 quando era l primo ministro Yitzhak Shamir. E ‘colpa del ex direttore dello Shin Bet Yaakov Peri: per dividere i palestinesi, Israele segretamente scelse di sostenere un nuovo movimento: Hamas, braccio della Fratellanza islamica ,in quanto il governo non era in grado di far fronte all’ l’OLP, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. e di fronteggiare la prima Intifada, una semplice sommossa popolare,
Abbiamo pensato, che eliminando i capi di Fatah a Tunisi avremmo vinto . E così, abbiamo ucciso Abu Iyad e Abu Jihad per poi scoprire che appartenevano all’ala pragmatica e moderata della dirigenza palestinese. L’OLP non è stato eliminato, ma è diventata più forte. L’intifada non è stata sconfitta , ma è diventata più forte.La manifestazione di Hamas è anche la colpa degli architetti degli accordi di Oslo che hanno sostituito la visione di pace con un atto giuridico di natura contrattuale vincolante.Essi hanno sterilizzato il nostro sogno trasformandola in una realtà di sofisticate clausole e accordi. Di questa manifestazione è anche responabile Benjamin Netanyahu, che ha scelto di non aderire agli accordi con i palestinesi, trascinando tutti noi in un grande incendio.
Ehud Barak, ha alimentato la visione israeliana che non vi è nessuno con cui parlare. Quindi questa manifestazione è anche colpa sua.
La responsabilità è anche di Ariel Sharon, che ha guidato tutti noi in una avventura di cui nessuno era a conoscenza, ma tutti lo abbiamo seguito ciecamente nel disimpegno. Abbiamo creato così il più grande carcere che ospita un milione e mezzo di disoccupati dominato dalla fame, dalla sofferenza ,e abbiamo tolto a un popolo speranza e dignità
Ehud Olmert e Tzipi Livni, che hanno avuto il mandato di fare tutto il possibile al fine di far progredire il processo di pace nei confronti dei palestinesi, hanno scelto gli affari, il denaro ,i giochi di potere ,Pertanto, anche loro sono colpevoli . Così come Barak che nel suo ruolo di ministro della Difesa; ha cercato di polverizzare i palestinesi per dimostrare minacciosamente chi è il capo,senza alcun piano o visione globale della questione
Nessuna di queste persone sta pagando un prezzo. Nessuno di essi è tenuta a fornire spiegazioni. E solo noi, i due popoli, stiamo pagando un caro prezzo. Ora forse non c’è davvero nessuno con cui parlare. L’odio è così grande, la rabbia è così profonda , la sofferenza è così vasta, la disperazione così buia che non vi è nessuno con cui parlare. Un’intera generazione di bambini sta crescendo nell’odio, mentre i giovani sono in una disperazione crescente, in un vicolo cieco Vediamo persone sagge spiegare che eliminando i leader di hamas si aderisce al movimento sionista, nessuno spiega come mai i risultati finora ottenuti si sono dimostrati fallimentari. Vogliono la nostra fiducia ,ma non dobbiamo concedere loro fiducia perchè questa manifestaziione è colpa loro
torture sui palestinesi da parte dell’Idf
1La nostra personale Abu Ghraib : qualcosa di malvagio sta accadendo a noi
2Dal documentario di Yarom: “caro Dio cosa abbiamo fatto nei TO”
Qui http://frammentivocalimo.blogspot.com/2008/06/torture-sui-palestinesi-da-parte.html trovate un link per ognuna delle voci elencato qui sotto:
3Centro Studi sui Detenuti: crimini di unità speciale
4Torture ai palestinesi nel famigerato blocco 1391
5Organizzazione israeliana contro la Tortura denuncia abusi dell’IDF sui palestinesi
6M.O., abusi di soldati e coloni di Hebron sui palestinesi
7Amnesty accusa Hamas e Fatah per abusi e torture
8.Momigliano:servizio segreto israeliano tortura palestinesi
9U.S. imam fighting deportation talks of torture in Israeli detention
1oorganizzazione israeliana: lo Shin Bet usa parenti dei prigionieri per estorcere confessioni
11G.Levy: Torture ai Palestinesi: testimonianza
12Israele:torture ai palestinesi: i sette gironi dell’inferno
13Organizzazione israeliana denuncia servizi segreti
14: video Umiliazioni sessuali ai palestinesi di Gaza
15L’associazione israeliana “Medici per i Diritti umani” (Physicians for Human Rights-PHR) ha accusato i colleghi che lavorano nelle carceri di “compli
16 Nufar Yishai Karin: testimonianze brutalità dell’esercito israeliano (con commento di Grossman)
16 La tortura dell’ asino
Mel Frykberg Continuano gli abusi israeliani sui prigionieri palestinesi
17Mohammed Omer: tornerò a scrivere
a cura di Fabio Forgione
Venerdì 05 Settembre 2008 20:28
ISRAELE E TERRITORI PALESTINESI OCCUPATI
Art.1.1 della Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura, 1984.
“Per tortura si intende ogni atto mediante il quale siano inflitti intenzionalomente sd una persona dolore o sofferenze gravi, sia fisiche che mentali, allo scopo di ottenere da essa o da un’altra persona informazioni o una confessione, di punirla per un atto che essa o un’altra persona ha commesso o e’ sospettata di aver commesso, per intimidarla o sottoporrre a coercizione un’ altra persona o per qualunque ragione che sia basata su una discriminazione di qualsiasi tipo, a condizione che il dolore o la sofferenza siano inflitti da o su istigazione o con il consenso o l’acquiescenza di un pubblico ufficiale o altra persona che svolga una funzione ufficiale. Non comprende il dolore o la sofferenza che risultino esclusivamente da, o siano inerenti o incidentali rispetto a sanzioni lecite.
Dall’ inizio dell’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi Occupati nel 1967, oltre 650.000 sono stati i palestinesi detenuti da Israele. Si tratta di circa il 20% della complessiva popolazione palestinese.
Il procedimento di arresto e di successiva detenzone, a cui i palestinesi residenti nei Territori Occupati sono regolarmente sottoposti, e’ basato su di una vasta gamma di “regolamentazioni militari”. Attualmente ne sono in vigore oltre 1,500 in West Bank (Cisgiordania) ed oltre 1,400 nella Striscia di Gaza.
I comandanti ed ufficiali israeliani hanno il potere di emettere nuovi ordini militari, nella rispettiva area di competenza, discrezionalmente ed in ogni momento.
A seguito delle nuove incursioni nei Territori Occupati, iniziate il 29 Marzo 2002, l’esercito israeliano ha intrapreso una campagna di arbitrari arresti di massa tra la popolazione civile palestinese di vastissime dimensioni. In seguito a tali operazioni, 1500 – 2000 palestinesi sono stati rinchiusi in centri di detenzione. Circa 1000 di essi hanno poi ricevuto un ordine di detenzione aministrativa, cioe’ detenzione priva di uno specifico capo di accusa.
Attualmente, sulla base delle statistiche raccolte e dei monitoraggi effettuati da Addameer, circa 6.000 sono i detenuti palestinesi che affollano i centri di detenzione israeliani per ragioni di natura politica.
Differentemente da quanto avviene per i cittadini israeliani, a carico dei palestinesi residenti nei Territori Occupati sono previste, per il giudizio, esclusivamente corti militari, mai civili. Si tratta di tribunali composti da un panel di tre giudici nominati dall’esercito, due dei quali, ricorrentemente, sprovvisti del background giuridico necessario per essere parte di un organo giudicante.
I centri di interrogazione, rigidamente sorvegliati dall’esercito israeliano, operano senza che alcun tipo di monitoraggio sia effettuato sui metodi utilizzati durante gli interrogatori.
Il comandante militare e’ investito di pieni e discrezionali poteri per quanto concerne la conduzione dell’interrogatorio ed i metodi da impiegare.
I corpi adibiti all’ interrogatorio sono tre:
1.
Polizia Israeliana. Generalmente investita per i crimini di minore gravita’ (lancio di sassi a jeep o veicoli corazzati israeliani).
2.
Intelligence militare. Corpo che frequentemente ricorre all’ uso di violenza e di vergognose forme di tortura come percosse, bruciature con sigarette ed altri dolorosissimi abusi.
3.
Shabbak. Incaricato degli interrogatori relativi ai detenuti palestinesi sospettati di aver commesso i piu’ gravi crimini di natura politica. Forme di tortura come privazione del sonno e sfinimento sono regolarmente eseguite.
Detenzione Amministrativa
La detenzione amministrativa e’ una misura cautelare introdotta dall’ Ordine Militare Isrealiano n. 378 del 1970 e specificamente regolamentata dai paragrafi A e B dell’articolo 87 dello stesso ordine.
Il paragrafo A prevede che:
il comandante militare puo’, sulla base di ragioni inerenti alla sicurezza dell’area in questione o di motivazioni inerenti alla pubblica sicurezza, mantenere una persona in custodia fino ad un nuovo ordine da lui firmato.
Inizialmente il periodo massimo di custodia era di sei mesi. A seguito dell’Ordine Militare n. 1229 del 1988 e’ stato innalzato ad un anno.
Il paragrafo B dello stesso articolo aggiunge che:
sempre sulla base di motivi concernenti la pubblica sicurezza, il comandante militare puo’ decidere di prolungare la custodia finche’ lo ritenga opportuno, attraverso ordini di estensione di custodia, ognuno dei quali non puo’ superare i sei mesi. Ogni ordine di estensione della custodia e’ da considerarsi, da un punto di vista giuridico, come un ordine iniziale.
L’articolo non fornisce alcun chiarimento di “sicurezza dell’ area” e “pubblica sicurezza”. La loro interpretazione e’ lasciata totalmente alla discrezionalita’ del comandante militare.
Il provvedimento di detenzione amministrativa rappresenta una chiara violazione dei diritti fondamentali dei detenuti, incluso il diritto alla difesa, il diritto ad un equo e pubblico processo, il diritto a chiamare in causa testimoni e ad esaminare testimonianze, nonche’ il diritto alla presunzione di innocenza.
Inoltre il negare al detenuto qualsiasi protezione legale e’ proibito anche dal diritto internazionale.
In particolare risulta violato l’articolo 9 della Convenzione Internazionale sui Diritti Politici e Civili, ai sensi del quale:
nessuno puo’ essere soggetto arbitrariamente a forme di arresto o detenzione e, in ogni caso, ha il diritto di essere prontamente informato dell’accusa mossa nei suoi confronti
Centri di detenzione
Attualmente esistono 24 centri, cosi’ suddivisi:
– 5 centri per interrogatori
– 7 centri di detenzione
– 3 campi di detenzione militare
– 9 prigioni
Tutti i centri risultano essere estremamente affollati. I detenuti sono spesso costretti a dormire su assi di legno coperti da sottili materassi. La fornitura di coperte e’ molto rara e nella maggior parte dei casi offerta dalle famiglie o da organizzazioni umanitarie. La corrente elettrica e’ dappertutto fornita sporadicamente ed ogni tipo di movimento al di fuori delle celle e’ severamente proibito dopo il tramonto.
Condizioni all’interno dei centri
Costantemente Addameer insieme ad altre organizzazioni di diritti umani ha presentato petizioni presso la Suprema Corte di Giustizia israeliana, denunciando le pessime condizioni rilevate all’interno dei centri. La Corte ha, pero’, sempre rigettato ogni petizione.
Un vasto numero di prigionieri attualmente in detenzione risulta essere ferito o ammalato, ricevendo sporadici se non inesistenti cure mediche. I controlli medici sono eseguiti frequentemente attraverso le sbarre delle celle ed eventuali trasferimenti in ospedale per ulteriori accertamenti, possono essere ritardati anche per lunghi periodi.
Conseguentemente, il numero di detenuti che, una volta rilasciati, soffre di problemi cronici di salute, come malattie della pelle, debolezza, ulcera, affaticamento, risulta essere molto elevato.
Richieste presentate da organizzazioni umanitarie israeliane allo scopo di fornire assistenza medica all’interno dei campi, alla stesa stregua di petizioni presentate dalla Croce Rossa Internazionale, sono state sempre sistematicamente rigettate..
Ulteriori abusi includono percosse con bastoni, pugni, calci, abusi verbali e minacce.
Il cibo risulta molto spesso inadeguato per una corretta nutrizione ed e’ altresi’ somministrato in quantita’ molto ridotte.
Controlli e monitoraggi effettuati da Addameer fino al 13 Marzo 2004 hanno rilevato la mancata somministrazione di pasti e bevande caldi.
Per i detenuti affetti da malattie o disturbi come diabete, problemi di pressione sanguigna, etc, nessuna cura particolare e’ prestata nella somministrazione del cibo.
I centri di detenzione non offrono alcun tipo di ricambio di biancheria ai detenuti. I vestiti di molti prigionieri rimangono sporchi di sangue, a seguito delle ferite riportate durante l’arresto, per svariati mesi.
L’esercito israeliano continua a vietare alla Croce Rossa Internazionale di rifornire i centri di libri, vestiti ed altri effetti personali utili ai detenuti.
Condizioni nei campi militari
Le situazioni piu’ difficili sono state riscontrate nei campi di detenzione militare.
Attualmente ne esistono tre: Megiddo, Over e Ketziot.
Le condizioni dei detenuti all’interno dei campi sono assolutamente al di sotto degli standard internazionali legali e medici richiesti.
1) Case study : Ketziot Military Camp
Una delle situazioni piu’ critiche e difficili e’ stata rilevata all’ interno del Ketziot Military Detention Camp, nel deserto del Negev.
Il campo e’ stato riaperto dal governo israeliano il 12 Aprile 2002.
La prigione, gia’ durante la prima Iintifada, era rinomata per i maltrattamenti e le condizioni inumane a cui i detenuti erano regolarmente sottoposti.
Attualmente circa cinquecento palestinesi, di cui trecento sulla base di un ordine di detenzione amministrativa, affollano il campo.
La detenzione di prigionieri palestinesi nel centro di Ketziot rappresenta inoltre una chiara e grave violazione dell’articolo 49, comma 1, della Quarta Convenzione di Ginevra del 1949 , ai sensi del quale:
“Trasferimenti forzati sia individuali che di massa e deportazioni di persone protette dal territorio occupato al territorio dello Stato Occupante o a quello di qualsiasi altro stato, sono proibite, per qualsiasi motivo.”
La prigione e’ ripartita in quattro sezioni, A, B, C, D, ognuna delle quali consta di quattro unita’, a loro volta costituite da tre tende. In ciascuna tenda, alta approssimativamente tre metri e larga cinque metri, sono sistemati dai venti ai ventidue detenuti.
I detenuti sono costretti a dormire su sottilissimi materassi di spugna e nulla e’ fornito per l’igiene personale.
Attualmente circa sessanta detenuti presentano problematiche condizioni di salute dovute alle durissime condizioni igieniche e strutturali del campo.
I servizi medici messi a disposizione dall’amministrazione del centro risultano del tutto inadeguati.
Nel campo di Ketziot, come del resto in ogni altro campo di detenzione israeliano, le visite delle famiglie rimangono rigorosamente vietate.
2) Case studies presso Ofer Military Camp. Fornito il 14/05/2002 al rappresentante legale di Addameer.
Il detenuto A. fu condannato a nove mesi di detenzione da scontare nel carcere di Naftha.
Il 28 Aprile 2002 fu trasferito presso il campo militare di Ofer . Una volta raggiunto il campo fu condotto in un luogo appartato da un ufficiale dell’esercito e da un poliziotto israeliano. Gli fu intimato di togliere i pantaloni. A seguito del rifiuto, A. fu scaraventato al suolo e, dopo essere stato ammanettato, fu ripetutamente colpito con pugni e calci.
A seguito del linciaggio, A. riporto’ fratture alle mani e lividi lungo tutto il corpo.
Nei giorni successivi il direttore del campo riferi’ ad A. che una commissione era stata costituita per investigare il suo caso.
Il detenuto B. fu arrestato a Ramallah, il 31 Marzo 2002.
Fu ferito da un soldato israeliano nella parte sinistra della schiena durante un raid finalizzato alla cattura di terroristi e di affiliati ad organizzazioni terroristiche.
Caricato su una camionetta, fu trasferito al campo militare di Ofer. Qui B. rimase ammanettato e bendato per 2 giorni, senza che nessun pasto gli venisse somministrato.
La ferita riportata a seguito dello sparo era ancora aperta, ma nessun tipo di cura gli fu prestato. Solo dopo quattro giorni un dottore cambio’ il bendaggio senza pero’ esaminare o pulire la ferita. Nella sezione in cui fu alloggiato, B. fu costretto a dormire su di una tavola di legno, senza materasso e con solo due coperte, benche’ fosse inverno. Nessun cambio di vestiti gli fu fornito per ventisette giorni. Per lo stesso periodo non gli fu permesso di disinfettare la ferita ne’ di accedere alle doccie.
Dopo il diciannovesimo giorno di permanenza al campo, fu chiamato per l’interrogatorio, durato 2 giorni. Durante lo svolgimento dell’interrogatorio fu ripetutamente percosso sulla ferita al fine di ottenere informazioni circa l’uccisione di due soldati avvenuta a Ramallah e per costringerlo a diventare un collaboratore. Al termine dell’interrogatorio fu condotto di nuovo nel suo hangar e rilasciato dopo otto giorni.
Diritti negati
Diniego al diritto d’istruzione
Severe restrizioni sono poste a carico dei detenuti per quanto concerne il diritto all’istruzione.
Ai detenuti adulti e’ permessa l’iscrizione esclusivamente a programmi o corsi istituiti presso selezionate universita’ israeliane. Programmi di studio presso universita’ palestinesi e arabe sono strettamente vietati sulla base di “motivi di sicurezza”.
La scelta dei corsi e’ altresi’ sottoposta a severe limitazioni. Non e’ infatti consentito accedere allo studio di programmi concernenti materie come “Democrazia e Dittatura”, “Storia del Medio Oriente attraverso il pensiero dei Nuovi Storici”, “Democrazia e Sicurezza Nazionale”ed altri corsi similari..
Conseguentemente molti detenuti sono costretti a rinunciare a studiare, sia per i costi elevati delle universita’ israeliane, sia per restrizioni ed impossibilita’ relative alla lingua.
Ai bambini e’ accordato un limitato accesso al’istruzione, con una forte discriminazione basata sul sesso.
Ai minorenni maschi in detenzione e’ concesso di frequentare alcune scuole israeliane; le ragazze minorenni sono invece tassativamente escluse da ogni possibilita’ di studiare durante il periodo di detenzione.
Al contrario, nessun tipo di restrizione e’ applicata, in tema di istruzione, ai minori israeliani in detenzione.
Restrizioni al diritto all’istruzione costituiscono una chiara violazione di quanto statuito dall’articolo 77 dello “Standard Minimum Rules for the Treatment of Prisoners”, adottato in seno alle Nazioni Unite nel 1955 e prescrivente che:
(1) gli stati contraenti sono tenuti a provvedere all’ istruzione di tutti i prigionieri in grado di trarne beneficio, inclusa l’istruzione alla religione nei Paesi dove e’ possibile. L’istruzione per gli analfabeti ed i bambini e’ obbligatoria e a carico dall’amministrazione del centro”.
(2) per quanto possibile, l’istruzione dei prigionieri dovrebbe essere integrata con il sistema di istruzione del loro Paese in modo da agevolare la continuazione degli studi anche dopo il rilascio”.
Restrizioni per avvocati e rappresentanti legali
Avvocati e rappresentanti legali dei detenuti incontrano enormi problemi nell’incontrare i loro clienti. Spesso ai detenuti e’ permesso incontrare i loro rappresentanti solo ammanettati e, alle volte, bendati.
Le visite ai prigionieri detenuti per ragioni non di natura politica risultano essere molto più agevoli. Le procedure sono spesso molto veloci e le perquisizioni effettuate nei confronti degli avvocati sono piuttosto superficiali.
Nel caso di prigionieri politici, i rappresentanti legali sono tenuti a presentare con largo anticipo una previa richiesta di visita all’amministrazione del centro prima di vedersi, eventualmente, accordato il permesso ad incontrare il loro assistito. Ottenuto il permesso , prima di accedere all’interno del centro, sono tenuti a compilare una lista comprendente i nomi dei prigionieri che intendono visitare.
Le attese sono costantemente lunghissime ed estenuanti. Il 24 Giugno 2004, Mahmoud Hassan, rappresentante lagale di Addameer, fu costretto ad aspettare più di tre ore prima di poter accedere all’interno della prigione di Shatta.
Rigidissime perquisizioni corporali, spesso attraverso modalita’ umilianti, e del materiale di lavoro sono eseguite all’ingresso del centro. In molti casi gli avvocati sono obbligati a togliere le scarpe per essere controllati elettronicamente. Di recente, in alcune prigioni è stato addirittura vietato l’ingresso di ogni genere di materiale di lavoro.
I detenuti affrontano processi presso una corte militare, presieduta da un giudice, membro dell’esercito. Tali processi prendono luogo ricorrentemente durante la notte e sono spesso decisi sulla base di “secrete evidence” a cui ne’ i detenuti, ne’ i rispettivi avvocati hanno accesso.
Frequentemente i detenuti affrontano il processo senza alcuna rappresentanza legale.
Talvolta, infatti, gli avvocati non sono avvisati circa la data del giudizio, oppure non e’ permesso loro di parteciparvi.
Nel tentativo di porre fine alle illegali restrizioni cui sono costretti a sottostare, avvocati appartenti ad organizzazioni per la difesa dei diritti umani insieme a rappresentanti del “Palestinian Bar Association” sono attualmene impegnati nel discutere possibili strategie e forme di protesta da intraprendere.
Tra queste, vi e’ l’intenzione di boicottare le corti militari israeliane fino a che non sara’ concesso loro libero accesso ai clienti, cosi’ come previsto dal diritto internazionale.
Durante gli incontri un soldato in grado di capire l’arabo è generalmente presente nella stanza, allo scopo di prendere nota di quanto detto nel corso del colloquio. Tale comportamento avviene in chiara e palese violazione di quanto statuito dalla Corte Suprema israeliana che ha sancito l’obbligo per i soldati di rispettare una distanza di sicurezza tale per cui non possano essere in grado di ascoltare le conversazioni tra rappresentante legale e detenuto.
Restrizioni alle visite di familiari
L’attuale regolamentazione israeliana delle visite di familiari ai detenuti risale ad una legge del 21 Giugno 1996. Sulla base di quanto previsto dalla legge, soltanto i parenti di primo grado aventi un età inferiore a sedici e superiore a sessanta sono ammessi a visitare i detenuti nelle prigioni israeliane.
Fratelli, sorelle, genitori, figli/e che non rientrano nella suddetta categoria rimangono conseguentemente impossibilitati. Divieto assoluto, senza alcun tipo di deroga, è poi previsto per tutti gli altri a partire dal secondo grado di parentela.
Per quanto riuarda le prigioni all’interno di Israele, il diritto ad accedervi per le famiglie palestinesi è ulteriormente limitato dalla necessità di ottenere un permesso rilasciato dall’amministrazione dei centri di detenzione. Tali permessi sono inderogabilmente cancellati durante periodi ritenuti “politicamente difficili” o per ragioni di sicurezza.
Durante gli incontri le famiglie sono separate dai detenuti attraverso barriere di vetro. Differentemente, i detenuti israeliani non sono separati da alcun tipo di barriera durante le visite.
Il permesso di recarsi a casa, per ragioni di forza maggiore come malattie gravi o decessi dei propri cari, non e’ previsto per i detenuti palestinesi. I detenuti israeliani ne possono invece usufruire senza particolari restrizioni.
Case studies raccolti da Addameer presso la prigione di Askelan
– 110 prigionieri provenienti dalla città di Nablus, Cisgiordania, attualmente detenuti, sono stati privati di ogni tipo di visita per tre anni. L’ultima fu accordata a Febbraio 2001.
– La madre dei detenuti Belal Abu’Asbeh e Zahran Abu Asbeh è stata privata del diritto di visitare i propri figli perché non riconosciuti tali dalle autorità del centro. Belal, gravemente malato, è attualmente detenuto nel centro/ospedale di Ramle.
– Il 16 Giugno 2004, alle famiglie di 22 prigionieri della Striscia di Gaza non fu consentito di entrare nel centro dopo un attesa di 7 ore, per la presunta assenza di soldati nell’autobus che li aveva condotti da Gaza alla prigione.
– Solo 3 dei 45 detenuti provenienti da Jenin hanno avuto il permesso di ricevere visite di familiari a Maggio 2004. Per tutti gli altri l’ultima visita risale al 2001.
Donne in detenzione
Le donne detenute nei centri israeliani sono soggette ai medesimi, umilianti e degradadanti trattamenti inferti ai detenuti maschi.
Prima dell’inizio dell’ attuale Intifada, scoppiata il 28 Settembre del 2000, non piu’ di cinque donne palestinesi erano presenti nei centri di detenzione. Da Settembre 2000 il numero e’ cresciuto esponenzialmente.
Oggi si registrano almeno sessantacinque donne detenute, di cui almeno quattro di un’eta’ compresa fra i quattordici ed i diciassette anni.
Un numero cospicuo di ordini di detenzione amministrativa e’ stato altresi registrato a carico di donne a seguito dello scoppio della presente Intifada.
Nel 2004, due donne, Tahany Ahmad Issa Altiti (23 anni) del campo profughi Al – Aroub e Intesar Al – Ajori (28 anni) del campo profughi Askar, vicino Nablus, sono ancora soggette ad ordini di detenzione amministrativa.
Le detenute sono frequentemente esposte ad umilianti trattamenti come: isolamento, denudazioni, impossibilita’ di ottenere cure mediche, proibizioni di visite da parte di familiari e di passeggiate giornaliere al di fuori delle celle.
La situazione piu’ preoccupante si registra nel centro di detenzione di Al – Ramla, dove vengono altresi’ portate tutte le minorenni tenute a scontare periodi di detenzione.
Sulla base di testimonianze rilasciate ai rappresentanti legali di Addameer, e’ stato accertato che le detenute sono spesso costrette a:
– condividere le celle con prigionieri accusati di omicidio, rapina, spaccio di droga o prostituzione;
– subire perquisizioni delle camere culminanti frequentemente in furti e maltrattamenti da parte delle guardie del centro;
– rinunciare a visite dei familiari, in quanto spesso proibite per motivi di sicurezza.
Alle detenute non e’ altresi’ permesso ricevere ed inviare lettere.
La fornitura di vestiti da parte dell’amministrazione del centro e’ fortemente insufficiente, costringendo piu’ volte le detenute a scambiare oggetti di valore, al fine di ottenere in cambio indumenti, con altri detenuti.
Minori in detenzione
Dallo scoppio dell’attuale Intifada Al-Aqsa nel settembre 2000, piu’ di duemila sono i minorenni palestinesi arrestati dalle forze israeliane. Quasi il cento per cento ha sofferto forme di tortura o maltrattamento, corporali e/o psicologiche.
Le autorita’ israeliane non usano prestare alcuna cura particolare per quanto riguarda il trattamento dei minori all’interno dei centri di detenzione. Le procedure applicate in fase di arresto, interrogatorio e detenzione sono le stesse di quelle normalmente praticate ai detenuti adulti.
Gli Ordini Militari Israeliani, n.132 e n.225, permettono di processare i minori fin dall’eta’ di 12 anni, senza prevedere specifiche regolamentazioni.
Si tratta di una grave e palese violazione del’articolo 40 (3) della Convenzione sui diritti dei Minori, adottata il 20 Novembre 1989 ed entrata in vigore il 2 Settembre 2000, ai sensi del quale e’ infatti previsto che:
Gli Stati Contraenti devono promuovere la costituzione di leggi, procedure, autorita’ e istituzioni specificamente applicabili ai minori presunti, accusati o riconosciuti come trasgressori del codice penale, in particolare:
1.
La determinazione di un’eta’ minima al di sotto della quale i minori sono considerati non in possesso della capacita’ di infrangere le leggi penali;
2.
Ogni qual volta sia possibile ed auspicabile, specifiche misure per regolare il procedimento a carico dei soggetti di minore eta’, avendo cura del rispetto dei diritti umani e delle garanzie previste dalla legge.
I maltrattamenti e le umiliazioni a cui i minori palestinesi sono sottoposti, piu’ che ad estorcere confessioni, sono rivolti a colpire il minore da un punto di vista mentale e psicologico, terrorizzandolo, scoraggiandolo cosi’ dal commettere medesime azioni in futuro.
Tale tipologia di maltrattamenti e’ utilizzata anche con un fine “esemplare”, cioe’ terrorizzare altri ragazzi ed adolescenti, scoraggiandoli a lora volta dal commettere azioni similari.
Nella maggior parte dei casi, il motivo per cui i minori sono oggetto di arresto e’ rappresentato dal lancio di sassi contro jeep o carri-armati israeliani.
La maggior parte dei minori soggetti a tortura e maltrattamenti ha un’eta’ compresa tra i 10 ed i 17 anni.
Ricerche condotte da psicologi del Gaza Mental Health Project e dal Rehabilitation Centre for Victims and Torture a Ramallah, hanno dimostrato come questi maltrattamenti possano lasciare seri e, spesso, permanenti danni alla salute psico-fisica dei bambini.
Ansia, emicranie croniche, perdita parziale dell’udito, problemi intestinali, dolori muscolari, epilessia, schizzofrenia sono le conseguenze piu’ diffuse.
Le pratiche applicate ai bambini palestinesi in sede di arresto, detenzione ed incarcerazione, rappresentano delle chiare e gravissime violazioni della Convenzione sui diritti del minore.
In modo specifico risulta violato l’articolo 37, ai sensi del quale:
1.
Nessun minore puo’ essere soggetto a tortura o altro tipo di trattamento o punizione inumana, crudele ed umiliante.
2.
Nessun minore puo’ essere privato arbitrariamente o illegittimamente della sua liberta’.
3.
Ogni minore, ove privato della’ sua liberta’, deve essere trattato con umanita’ e rispetto, e nei modi piu’ appropriate, tenendo conto delle esigenze correlate alla sua eta’.
Fasi del procedimento
1) Arresto:
Puo’ avvenire a casa, per strada o presso checkpoints o blocchi stradali.
Anche per l’arresto di minori l’esercito israeliano frequentemente effettua violente irruzioni nelle case, durante le quali minaccia ed abusa sia verbalmente , alla volte, anche fisicamente dei componenti della famiglia del ricercato. I bambini arrestati durante la notte sono portati direttamente al centro di interrogazione, senza alcuna possibilita’ di dormire o solo riposare.
Molti ragazzi sono arrestati anche per strada, nel corso di dimostrazioni o semplicemente mentre camminano. In questa seconda ipotesi molto spesso i soldati procedono all’arresto sulla base di vaghi ricordi riguardanti la presunta partecipazione a forme di protesta. I minori non sono informati delle ragioni dell’arresto, ne’ tanto meno e’ accordata loro la facolta’ di contattare rappresentanti legali o familiari.
I ragazzi, il cui nome compare su liste di ricercati stilate dai sodati israeliani, sono spesso oggetto di arresto presso checkpoints, blocchi stradali o attraversamenti di confine. Non e’ previsto alcun modo attraverso cui il minore fermato puo’ sapere se il proprio nome effettivamente risultava su tali liste. Anche ad essi non e’ fornita alcuna spiegazione riguardo alle motivazioni dell’ arresto e, per evitarne la fuga, sono spesso bendati e ammanettati in attesa di essere trasportati al centro di interrogazione.
2) Trasferimento:
I minori arrestati sono trasportati in un Centro Amministrativo e Civile israeliano.
Durante il tragitto ricorrentemente subiscono abusi sia verbali che corporali, non e’ loro permesso sapere il luogo dove verranno portati, le ragioni alla base dell’ arresto e la possibilita’ di contattare familiari.
3) Interrogatorio:
In tema di interrogatorio, ai minori residenti in Gerusalemme Est e’ riservato un trattamento preferenziale rispetto a quello previsto per i ragazzi dei Territori Occupati.
A seguito dell’annessione israeliana di Gerusalemme avvenuta nel 1967, per i palestinesi ivi residenti e’ applicata infatti la legge interna israeliana.
Conseguentemente i ragazzi provenienti da Gerusalemme Est, alla stessa stregua dei coetanei israeliani, sono trasferiti presso il “Russian Compound” ed interrogati dalla Juvenile Police (polizia per i minorenni).
4) Processo:
A seguito dell’interrogatorio il minore e’ condotto in una delle prigioni, per il processo.
La prigione in cui il minorenne puo’ essere trasferito dipende dall’eta’, dal sesso e dal luogo dell’arresto.
Contrariaramente a quanto previsto dalla Convenzione per i Diritti dei Minori, l’Ordine Militare isreliano n. 135 equipara, in tema di detenzione, un minorenne di 16 anni proveniente dai Territori Palestinesi Occupati ad un detenuto adulto.
Si tratta di una chiara violazione di quanto statuito dal diritto internazionale e dalla stessa legge interna israeliana (in questo caso non applicabile!), secondo cui:
qualsiasi individuo al di sotto dei 18 anni di eta’ va considerato un minore e come tale necessita del trattamento all’uopo previsto.
5) Sentenza:
Il minore, come ogni adulto, e’ portato dinanzi ad una corte militare che opera sotto la giurisdizione dell’ Autorita’ Militare israeliana.
Sono 3 i tipi di punizione previsti per i minori:
1) Detenzione. Un gran numero di minori riceve una sentenza detentiva che puo’ andare dai 6 mesi fino a svariati anni. La durata della pena e’ strettamente connessa alla situazione politica esistente al momento della pronuncia.
Prima dell’Intifada il lancio di pietre da parte di minori contro veicoli israeliani era punito con un periodo di detenzione compreso tra 1 e 3 mesi; attualmente la pena prevista non e’ inferiore a 6 mesi.
2) Sospensione della sentenza. Si tratta della tipica punizione inferta a minori israeliani, in luogo dell’ imprigionamento.
E’ in pieno accordo con quanto statuito dalla Convenzione per i Diritti del Minore che prevede infatti l’attribuzione della punizione che, meglio di ogni altra, possa risultare proficua nell’interesse del minore (da rivedere).
Differentemente, i minori palestinesi nella maggor parte dei casi ricevono la sospensione della sentenza solo in aggiunta ad un previo periodo di detenzione.
3) Pena pecuniaria. Si tratta di una pena che molte volte mira a penalizzare la famiglia del minore, come una sorta di responsabilita’ indiretta per l’atto compiuto. Puo’ variare da duecentocinquanta a diverse migliaia di dollari.
Visite di familiari e rappresentanti legali
Nei periodi come quello attuale, in cui rigorosissime chiusure sono disposte per l’entrata ed uscita dai territori della West Bank e della Striscia di Gaza, visite di familiari o rappresentanti legali non sono assolutamente possibili per i minori provenienti dai Territori Palestinesi Occupati.
1) Testimonianza di Mahmoud Shousheh, 16 anni, Bethlehem ottenuta da Defense for Children International, Palestinian Section. Aprile 2002.
“I soldati mi arrestarono in tarda notte. Uno di loro, all’interno della jeep, inizio’ subito a colpirmi duramente con il manico del fucile sulle gambe, causandomi estremo dolore. Al centro d’interrogazione, fui portato da un dottore, al quale confidai di non sentirmi affatto bene. Il dottore sostenne che non sussistevano problemi di salute e quindi fui condotto nella stanza adibita all’interrogatorio.
Li’ due soldati mi chiesero se avevo tirato sassi. Io negai, e loro iniziarono a percuotermi su tutto il corpo per quasi un’ora. Quando si fermarono, pensai che l’interrogatorio fosse terminato, avevo solo 16 anni e non pensavo che potesso continuare a colpirmi. Ma loro ripresero a farlo, gettandomi addosso acqua gelata.
Dopo un’altra ora di reiterate percosse, fui rinchiuso in una piccola cella di metallo, fredda e buia. Era inverno e molto freddo, ma i soldati azionarono il condizionatore. Stavo gelando. Dopo circa quaranta minuti, ritornarono da me, chiedendo se ero pronto a confessare. Io non risposi e fui nuovamente colpito. Dopo qualche minuto, stremato, confessai. Cosi’ i soldati mi portarono in una stanza per firmare un documento e, successivamente, fui rinchiuso in una cella dove dormii fino alla mattina seguente”.
2) Cofessione rilasciata da Waydi Salem Najajra, 17 anni, arrestato il 26 Aprile 2003, a Salem Najaijra, rappresentante legale di Al-Haq-Human Rights in the Service of Men.
“Il soldato adibito all’interogatorio mi disse che potevo scegliere fra due modi di confessare: il primo umano e l’altro disumano. Quando negai l’accusa posta a mio carico, mi disse che era giunto il momento di usare il secondo metodo. Inizio’ a percuotermi in volto e sulla testa. Mi prese per i capelli e comincio’ a colpirmi alla gola. A questo punto prese due fili elettrici, sfregandoli, cosi’ da creare scintille. Mi disse che li avrebbe usati su di me se non avessi confessato. Mi bendo’ e mi ammanetto’. Un altro soldato allora mi tolse la camicia ed il capitano posiziono’ i due fili elettrici sui miei capezzoli. Iniziai ad agitarmi e ad urlare. Cosi’ il soldato rimosse i due fili e mi chiese se ero pronto a confessare. Io confermai che non avevo fatto nulla. Lui allora mise di nuovo i fili sui miei capezzoli ed io cominciai di nuovo ad agitarmi e a gridare”.
3) Confessione rilasciata da Ziad Ahed Mohammed Theeb, 15 anni, a Sahar Francis, rappresentante legale di Addameer, il 7 Gennaio 2004.
“L’esercito israeliano mi arresto’ in una strada del mio villaggio, Malak, alle ore 23 del 29 Dicembre 2003. Mi caricarono sulla jeep e mi portarono in un campo militare, ma non saprei dire quale poiche’ lungo tutto il tragitto i miei occhi erano bendati. I soldati mi colpivano ripetutamente.
In sede di interrogatorio fui accusato di aver tirato pietre ad una jeep di soldati israeliani. Io negai e gli ufficiali che stavano interrogandomi iniziarono a minacciarmi che, se non avessi confessato, avrebbero abusato sessualmente di me. Ero molto impaurito. Cosi’ firmai il documento che mi fu sottoposto dai soldati pur non comprendendo cosa era scritto, visto che era in ebraico. Fui quindi condotto in una tenda e, senza ulteriori interrogatori, fui nei giorni sucessivi ritenuto colpevole dalla corte giudicante di aver tirato sassi e bottiglie molotov al’indirizzo di soldati israeliani.
Legal affidavits. Sahar Francis, rappresentante legale di Addameer. 25 Aprile 2004. Centro di detenzione Benyamin.
Case study n.1
Ahmad Mohammed Abdullah Harfoush, 15 anni, di Kharbatha Musbah, fu arrestato il 19 Febbraio 2004 ed attualmente e’ detenuto presso il centro di Benyamin.
Durante l’ interrogatorio, ammanettato e bendato, fu ripetutamente e violentemente picchiato lungo tutto il corpo, costretto a rimanere in piedi, senza potersi mai sedere. Il primo giorno l’interrogatorio duro’ circa tre ore, senza che cibo o acqua gli venisse somministrato.
Attualmente Ahmad soffre di problemi di salute e continua ad essere, sin dai giorni dell’interrogatorio, in uno stato di shock. Ma nessuna cura gli e’ stata finora accordata dall’aministrazione del centro.
Case study n.2
Rakan Tayseer Mahmoud Khalifa, 16 anni, di Bdurus, Ramallah, e’ attualmente detenuto presso il centro di detenzione Benyamin.
Rakan fu arrestato nel Marzo 2004 dall’esercito israeliano e condotto presso la stazione di polizia di Givaat Zeev. L’ interrogatorio duro’ pressapoco due ore e, durante lo svolgimento dello stesso, i soldati parlavano di abusi sessuali da compiere su Rakan nel caso in cui non avesse prontamente confessato.
A conclusione dell’ interrogatorio, i soldati lo invitarono a firmare una confessione in ebraico, rassicurandolo che si trattava di una relazione attestante la sua scarcerazione. Dopo aver firmato, Rakan realizzo’ che si trattava invece di una confessione con la quale riconosceva di essere colpevole. Fu condannato a quattro mesi di reclusione e ad una multa di circa quattrocento US$.
Rakan sta scontando la sua pena in una tenda sporca e maleodorante. Vane finora sono state le sue richieste di essere spostato in una cella insieme ad altri detenuti.
Uso di mezzi di tortura nei centri di detenzione
A seguito dello scoppio dell’ attuale Intifada, avvenuto il 28 Settembre 2000, e la successive campagna di arresti di massa effettuata dall’ esercito israeliano a partire dal Marzo 2002, l’ utilizzo di mezzi di tortura, trattamenti inumani e crudeli nei confronti dei prigionieri politici palestinesi sono riemersi, nonostante una decisione della Corte Suprema israeliana, datata 6 Settembre 1999, ne avesse rigorosamente vietato l’utilizzo.
Sulla base di testimonianze rilasciate da detenuti, famiglie e membri della Croce Rossa Internazionale ai rappresentanti legali di Addameer, forme di tortura ancora in uso nei centri di detenzione israeliani sono risultate essere:
– “Banana” Shabeh. Il detenuto e’ costretto a sedere su di un lato della sedia con i piedi tirati dietro la sedia stessa. Il soldato esercita pressione sulle gambe e sul petto, inclinando il corpo della vittima a quarantacinque gradi. Un’ altro soldato, posizionato alle spalle, afferra le mani legate del detenuto evitando che possa appoggiarle sulla sedia. La forma di tortura e’ stata praticata anche per piu’ di trenta minuti..
– “Sedia” Shabeh. Il detenuto e’ costretto a sedere su di una sedia con le mani legate dietro la schiena e le braccia tirate da un soldato lungo un tavolo dietro la sedia, con estremo dolore a mani, braccia e spalle.
– Percosse. Il detenuto e’ colpito lungo tutto il corpo, in particolare sulla testa e allo stomaco.
– Sfinimento. Il detenuto e’ obbligato a rimanere per ore, a volte giorni, in piedi, vicino ad un muro, ammanettato e bendato.
– Isolamento. Il prigioniero e’ rinchiuso in una cella di isolamento per lunghi periodi di tempo, con rischi concernenti la perdita dei sensi e disturbi all’ orologio biologico.
– Minacce. Gli ufficiali minacciano il detenuto in diversi modi, comprese minaccie di morte, torture corporali, maltrattamenti di familiari.
L’utilizzo di mezzi di tortura nei centri di detenzione israeliani rappresenta una chiara e palese violazione di quanto disposto dall’articolo 17 della Terza Convenzione di Ginevra del 1949, ai sensi del quale:
L’uso di tortura o coercizioni durante gli interrogatori e’strettamente proibito. I prigionieri di guerra sono tenuti a fornire soltanto il loro nome, grado e numero.
L’articolo 70 della stessa Convenzione statuisce che:
I prigionieri hanno il diritto di notificare inmediatamente alle famiglie e alla Croce Rossa Internazionale il loro arresto o il trasferimento in un altro centro di detenzione.
Di seguito sono riportati alcuni legal affidavits raccolti da Sahar Francis, rappresentante legale di Addameer Human Rights Association, il 25 Aprile 2004 nel centro di detenzione di Etzion ed attestanti il diffuse utilizzo di mezzi di tortura.
Case study: Mohammed Abu Rish
Mohammed Abu Rish, 19 anni, fu arrestato in casa alle 23 di Giovedi, 15 Aprile 2004 da soldati israeliani, senza alcun mandato di arresto. Mohammed fu ammanettato, bendato e condotto alla stazione di polizia dell’insediamento israeliano di Maale Adumim.
Ancora bendato ed ammanettato fu portato al secondo piano dell’edificio. Qui i soldati gli intimarono di inginocchiarsi, inarcare la schiena e sollevare le mani, legate, fino a sopra il capo, poggiato contro un muro.Ogni volta Mohammed perdeva l’equilibrio, i soldati picchiavano la sua testa contro il muro. Fu soggeto a tale trattamento per diverse ore.
Allorche’ l’interrogatorio ebbe inizio, uno dei soldati comincio’ a colpirlo, con una lattina rotta, sulla parte destra del collo, intensificando la forza dei colpi allorche’ Mohammed non rispondeva alle domande rivoltegli.
Mohammed disse ai soldati di non essere piu’ in grado di respirare. Soltanto allora i soldati gli tolsero le manette e la benda dagli occhi, minacciandolo di ripetere lo stesso trattamento se non avesse confessato.
L’interrogatorio duro’ circa tre ore, durante il quale Mohammed fu frequentemente preso a pugni e minacciato di essere colpito con la lattina rotta posta sulla scrivania dei soldati.
Nel corso dell’interrogatorio Mohammed fu costretto a firmare una confessione scritta in ebraico senza alcuna traduzione. Solo piu’ tardi realizzo’ che nel documento si riportava che non aveva subito alcun maltrattamento in sede di interrogatorio.
Fu quindi trasferito presso la prigione di Etzion e durante il tragitto gli fu intimato di tenere le mani alzate. Ove Mohammed provava ad abbassarle per la stanchezza, i soldati iniziavano a picchiarlo duramente lungo tutto il corpo.
Nella prigione di Etzion, Mohammed e’ rinchiuso in una cella (tre metri per tre) con altri otto detenuti.
Nella stanza ci sono solo sei materassi e cinque coperte in tutto. Per colazione l’amministrazione della prigione somministra della crema di formaggio e due pezzi di pane per tutti gli otto detenuti. A cena, una fetta di carne e’ somministrata una volta alla settimana, gli altri giorni verdure non affettate. Molto spesso il cibo e’ di qualita’ molto scadente o avariato.
I detenuti hanno il permesso di andare in bagno non piu’ di tre volte al giorno. Il bagno, non provvisto di acqua calda, e’ separato dalle due docce con delle coperte, senza alcuna porta di divisione.
Case study: Mohammed Hassan Jaberi
Mohammed Hassan Jaberi di Aida Camp e’ attualmente detenuto presso il centro di Etzion.
Mohammed fu arestato il 13 Aprile 2004 e condivide la propria cella con dieci detenuti. Ci sono dieci materassi, sporchi e maleodoranti nella cella.
Ogni prigioniero dispone di un’ unica coperta, le finestre sono molto piccole e chiuse con delle sbarre di metallo. La ventilazione e’ insufficiente.
I detenuti possono usare il bagno non piu’ di tre volte al giorno e di conseguenza sono spesso costretti ad urinare alll’interno di bottiglie di plastica.
Case study: Muhannid Abu Romi
Muhannid Abu Romi, 22 anni, di Azzariya, Gerusalemme, e’ attualmente detenuto nel centro di Etzion.
Muhannid fu convocato dall’esercito israeliano presso la stazione di polizia di Maale Addumim il 21 Aprile 2004. Fu immediatamente ammanettato e rinchiuso in una cella di isolamento.
Dopo pressapoco un’ora un ufficiale gli comunico’ che era in arresto.
Dalle 15 alle 22 della sera fu tenuto rinchiuso nella cella, circondato da rifiuti e immondizia scaricati appositamente nella cella.
Alle 22 fu tirato fuori e portato in una stanza insieme al detenuto Atallah Halbiya.
Uno dei soldati inizio’ a colpire entrambi con il manico della pistola. Muhannid fu quindi violentemente afferrato per la barba da un altro soldato e fotografato. Nel frattempo altre foto venivano scattate allorche’ un soldato gli puntava la pistola alla testa.
Le percosse ed i maltrattamenti continuarono anche dopo che Muhannid fu condotto al centro di Etzion. Mentre un’ infermiera gli misurava la pressione, medicandogli la testa e le ferite riportate, i soldati continuavano a scattare foto, schernendolo.
Conclusioni e raccomandazioni:
Il perdurare di cosi’ duri e disumani trattamenti praticati nei centri di detenzione israeliani e le deplorabili condizioni a cui i detenuti palestinesi sono costretti a sottostare in tema di arresto, interrogatorio e detenzione, rappresenta una delle piu’ vistosee e gravi violazioni di diritti umani nell’ambito del conflitto Israelo-Palestinese.
Costituiscono pertanto una delle maggiori cause di frustrazione e di rabbia all’interno della popolazione palestinese e da parte di tutti coloro che sono impegnati per il rispetto dei diritti umani.
Il ripetersi di siffatti maltrattamenti e forme di tortura non fa altro che allontanare maggiormente i due popoli coinvolti nel conflitto, rendendo conseguentemente piu’ arduo il raggiungimento di un auspicato accordo di pace.
Addameer chiede alla Comunita’ Internazionale, in particolar modo alle organizzazioni impegnate nel campo dei diritti umani ad intervenire contro i soprusi a cui giornalmente i detenuti palestinesi sono sottoposto nei centri di detenzione israeliani, senza che la alcuna attenzione sia prestata all’eta’, al sesso ed alle condizioni di salute dei prigionieri stessi.
Addameer lamenta l’assenza di qualsiasi richiamo concernente le condizioni dei detenuti palestinesi nella “Road Map” e, a tal fine, chiede al governo degli Stati Uniti, in quanto principale forza supportante il piano di pace, un urgente intervento affinche’ il governo israeliano cominci ad attuare un equo e umano trattamento verso i prigionieri palestinesi detenuti nei centri.
Addameer infine si rivolge al governo israeliano, esigerndo che sia posto immediatamente termine ai vergognosi e inumani maltrattamenti regolarmente riservati ai prigionieri palestinesi.
Tali comportamenti rappresentano chiare e gravi violazioni di numerose Convenzioni Internazionali, in particolare della Convenzione contro la Tortura ed altri Crudeli, Inumani e Degradanti Trattamenti di Punizione, di cui Israele e’ firmataria sin dal 1991.
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traduzione e scrittura a cura di
Fabio Forgione
fare un “suntino” no , cos’è troppo faticoso?
Mi sembra che a più riprese, Nicotri si sia “raccomandato”….
Sinceramente non leggo più , nulla salto ormai più a piè pari,mi sta venendo però il crampo al dito per “scorrimento…..1
Allora “domanda legittima , a che Pro ??
cc
colgo l’occasione per augurare buone feste e felice Anno Nuovo a tutti i bloggers.
Infatti non so se avro’ accesso ad IT tra qualche giorno.
Un pensiero speciale per Nicotri, CC, AZ, Anita, Sylvi, Faust, Marta, Segoléne, Uroburo, G. Vaschi, Ber, Marco T., e Vox (last but not least). E spero di non aver scordato nessuno.
Ricordo anche Rodolfo, Alessandro e Shalom, ma non saprei se sia PC dare gli auguri a persone di altre religioni (o non credenti). Sinceri auguri di buon anno anche a loro, comunque.
xCC
si’, le lenzuolate perseverano. Che ci possiamo fa’?
Peter
Di una cosa però L?ITTALICO SUOL è SICURO..
E CIOè DI ESSERE nelle mani di AZZECCA GARBURGLI che non sanno quello che fanno …(quello che dicono è stato sempre un “optional”…
http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/economia/occupazione-istat/improvvisazione-potere/improvvisazione-potere.html
xG. Vaschi
Ancora sulla famosa Coca-Cola (cui stiamo anche noi facendo pubblicita’, temo). Ho dato un’occhiata a due lattine identiche. E’ interessante che una citava ‘sugar 10.9 G’, cioe’ appena 10 grammi di zucchero (non meglio definito), ed il resto era in arabo, non saprei quindi dove era stata prodotta. Sull’altra il contenuto di ‘sugar’ (non precisato quale) era 35G! Ed erano standard Coca-cola entrambe. In ogni caso, ribadisco per lei che si tratta al massimo di 10 cucchiaini di zucchero (per i 35G), non 10 cucchiai. Credo che sia fruttosio o forse saccarosio, non glucosio.
Ha ragione ovviamente che il fruttosio sia un esoso e non un pentoso, mi ricordavo male. Sull’amilasi mi ero corretto gia’ da solo, l’ora era tarda, etc.
L’indice glicemico del pane bianco viene di solito approssimato a 100, anche se si possono trovare valori diversi a seconda del grado di raffinazione. Lo dicevo anche per ricordare che anch’esso non e’ esattamente un alimento salubre. E c’e’ chi vi spalma un bel po’ di burro sopra. Il fruttosio (lo zucchero di frutta e miele) invece non provoca nessun vero stress glicemico. Come esattamente ricordava lei, e’ metabolizzato dalla fosfofruttochinasi, e puo’ contribuire alla iperlipidemia se consumato in eccesso
Peter
ps
che la Coca-Cola ‘faccia digerire’ e’ un altro mito. Le bevande gassate disturbano la digestione. Ed a me da’ solo i bruciori di stomaco
LA RESPONSABILITA’ – «La Chiesa non può e non deve limitarsi a trasmettere ai suoi fedeli soltanto il messaggio della salvezza. Essa – ha detto il Papa – ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difendere non solo la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere anche l’uomo contro la distruzione di se stesso». Serve cioè una «ecologia dell’uomo».
In un passaggio successivo del discorso alla Curia il Papa, riflettendo ancora sulla Gmg di Sydney, è tornato sul tema della protezione del creato. Con il tema dello Spirito Santo, ha detto, «si rende visibile tutta l’ampiezza della fede cristiana, un’ampiezza che dalla responsabilità per il creato e per l’esistenza dell’uomo in sintonia con la creazione conduce, attraverso i temi della Scrittura e della storia della salvezza, fino a Cristo e da là alla comunità vivente della Chiesa, …».
Prima di concludere papa Ratzinger ha ricordato infine che «lo spirito missionario della Chiesa non è altro che l’impulso di comunicare la gioia che ci è stata donata…» e che «fa parte della natura della gioia l’irradiarsi, il doversi comunicare».
x Ber (150)
Caro Ber,
finalmente ti ho trovato dopo la lunga filastrocca di post copia-incolla di qualche fanatico che non sa mandare un link.
C’era una volta…..potevamo inserire solo 1’000 characters.
In riguardo ai Ponzi scams, ce ne sono stati parecchi, ma non delle dimensioni di Bernard Madoff.
Per il momento e’ relegato in casa col bracciale alla caviglia e con due bodyguards.
La situazione finanziaria degli US e’ da vedersi, i notiziari mettono il panico e peggiorano le cose, ci mancava anche il tempo tanto inclemente su quasi tutta la Nazione per ammazzare le spese natalizie.
Io mi limito a dare biglietti regalo per ristoranti, oggi mi avventurero’ al liquor store per comprare liqueurs e vini, assegni per i nipoti.
Questa mattina ci troviamo in fronte a montagne di neve, strade secondarie come il vetro, temperatura col fattore vento a zero F* = -18 C*.
Una volta fuori dalle strade secondarie, si e’ fuori pericolo, le strade sono pulitissime, qui le catene sono proibite da molti anni.
Ecco la mia cartolina d’augurio, clicca sul pettirosso.
http://www.jacquielawson.com/viewcard.asp?code=1663794387190&source=jl999
Sono cards e-mail di una compagnia di famiglia del UK, non c’e’ pubblicita’ o viruses.
Un abbraccione e tanti AUGURI,
Anita
x Peter e per tutti.
Questa breve intervista e’ circa i preparativi della mia cittadina in attesa della prima bufera di neve.
Sale e Sabbia. I Rambone Brothers sono Ital0-Americani.
The salt barns in Warwick prep for the storm
December 19th, 2008
http://www.projo.com/video/?nvid=314951&shu=1
Good viewing,
Anita
Caro Pino,
è perfettamente inutile che tu te la prenda con tanta gente. Adsum qui feci. Sono stato io a segnalare alla direzione de “L’Espresso”, con l’attivo supporto di un paio di tuoi lettori disgustati, i tuoi articoli deliranti, facendo presente che non era possibile mantenere un “blog d’autore” del genere. E i fatti mi hanno dato ragione. Adesso puoi accontentarti di quei tre gatti che frequentano il tuo nuovo blog
– non più “d’autore” – fino a quando non ti chiuderanno anche quello per incitamento all’odio razziale, e nella fattispecie all’odio antiebraico.
Per inciso: non penserai che io voglia usare un server identificabile, spero. Trovo sommamente scorretto che tu ogni volta pubblichi i dati di chi manda dei “post” a te non graditi. E, come ben puoi immaginare, prendo le mie contromisure.
Ti auguro Buone Feste, che ti portino consiglio.
R.
RE: 138
Non credevo che fosse il Sig. Pop-eye a mandare quei messaggi.
Con tutto il rispetto, Pop-eye non scrive cosi’ bene ed e’ ben occupato al lavoro 14 ore al giorno, piu’ due ore di commute.
Anita
Ciao Pino
sono Alessio Nisi, un cronista del “Romanista”. Ho appena finito di leggere il tuo libro su Emanuela. Ma questa che spacciano come una notizia tu non l’hai già scritta? E quindi non era già noto?
EMANUELA ORLANDI:MAMMA, UNO 007 MI DISSE CHE SAREBBE TORNATA
CRO S0B S41 QBXL EMANUELA ORLANDI:MAMMA, UNO 007 MI DISSE CHE SAREBBE TORNATA (ANSA) – ROMA, 22 DIC – Uno 007 avvisò la madre di Emanuela Orlandi, poche settimane dopo il sequestro, che la ragazza sarebbe tornata a casa entro breve. A rivelarlo è la stessa donna, intervistata da «Chi l’ha visto?» in programma stasera su Rai Tre alle 21:10. «Un agente dei servizi segreti, alcune settimane dopo il rapimento di mia figlia Emanuela, venne a casa mia – racconta la mamma di Emanuela – e mi disse: ‘Signora Maria, le debbo dare una bella notizia. Lei sarà felicissima. Emanuela tra una settimana è a casa. Però la dovete portare subito fuori perchè è molto debole e non sta bene. Mi raccomando di non riferire niente a nessunò».(ANSA). FBB 22-DIC-08 14:50 NNN
FINE DISPACCIO
Il mio nome e’ alessandro…………………………………….
Per Nicotri:
la storia delle confusioni da lei lanciata la racconti ai bambini:mi chiamo alessandro e ho sempre postato con questo nome………..
come uroburo e’ uroburo o Silvy e’ Silvy; e lei non farebbe mai confusione tra Uroburo e’ Rachmin;perche’ l’ha fatta tra me e’ Rachmin????????????————forse perche’ e’ lei a non essere onesto, ad essere solo ideologia???????????????—————-
nel post 580 del 15 dicembre ore 23:08
lei mi scrive un post fatto di menzogna(le ripeto il sostantivo
perche’ non trovo una parola piu’ chiera di quella):
-mi chiede di smettere di criticare in modo inammissibile VoX:
sarebbe la sua una richiesta giusta qualora lei avesse applicato questa regola a tutti i bloggers, ma poiche’ lei non lo ha fatto con tutti la sua richiesta e’ inammissibile:le regole o valgono per tutti
o per nessuno(compreso lei stesso);
-mi scrive che io avrei gia’ criticato in modo inammissibile
la signora Marta:questa e’ un’altra sua manzogna;credo di aver
(in quasi due anni) scritto uno o due post a Marta e non erano affatto offensivi;perche’ ha scritto ancora una menzogna?perche’? forse perche’……. omissis………omissis……….omissis;
-mi dice di non usare certi epiteti con shalom ,ma lei non ha scritto nulla a shalom sulle falsita’ preconcette da lui scritte a me;
perche’ a me si
e a lui no??????????fa delle differenze fra i bloggers?
e queste differenze che lei fa in base a che cosa le fa????????
continua……..
Leggendo i post ultimi, viene sempre più chiaro come tutta la faccenda sia molto più sporca di quello che sembra.
Non saprei dire se tra i contendenti ci sia un migliore o un peggiore. A questo punto, che ognuno di loro badi a se stesso e Jahvè o Allah se la vedano direttamente a proteggere i loro rispettivi fedeli. Dopodicchè, sia che vinca Jahvè, sia che vinca Allah, in fondo è la stessa divinità a vincere. Dov’è il problema?
Dopotutto i morti nel nome di Allah vanno nel paradiso islamico e i morti in nome di Jahvè vanno nel paradiso ebraico. Contenti loro…
Prima di concludere papa Ratzinger ha ricordato infine che «lo spirito missionario della Chiesa non è altro che l’impulso di comunicare la gioia che ci è stata donata…» e che «fa parte della natura della gioia l’irradiarsi, il doversi comunicare».
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E il far soldi, che è sempre stata la cosa più essenziale!
Dagli articoli di MAURIZIO BLONDET e IDA MAGLI
(si puo’ non condividere, ma e’ interessante, anche se i soliti grideranno comodamente al razzismo)
il giornalista Maurizio Blondet ha messo l’accento sulla responsabilità di una particolare “visione del mondo” nelle attuali disavventure delle Banche e delle Borse, quella degli Ebrei. Di fatto sono quasi tutti ebrei gli operatori della finanza, compreso il Madoff e i capitalisti di cui sopra, e come è noto lo sono sempre stati anche quando le Borse e le Banche non esistevano, ed erano loro che prestavano soldi ad alto interesse ai poveri, piazzandosi con piccoli “banchetti” vicino ai mercati, mentre ai Re e Papi fornivano il denaro per le guerre e le conquiste in cambio di ipoteche su intere città. Gli Ebrei non amano ricordarlo, ma uno dei motivi che ha contribuito alla formazione dell’immagine negativa che li ha accompagnati lungo lo scorrere della storia è stato proprio il loro arricchirsi attraverso il commercio di denaro. Del resto il primo Monte di Pietà è nato in Italia ad opera di S. Bernardino da Feltre con il preciso scopo di prestare denaro ai poveri senza richiedere “interesse”, per sottrarli all’usura dei banchi ebraici cui non erano in grado di far fronte e che spesso li faceva finire nella prigione prevista per i debitori insolventi. Lo Statuto dei Monti di Pietà era un modello di tutela giuridica per coloro che vi si rivolgevano tanto da vietare espressamente che fossero accettati “in pegno” gli strumenti di lavoro (erano quasi tutti contadini e artigiani i lavoratori del tempo) e qualsiasi oggetto necessario alla vita quotidiana. Perché ci si trova oggi a dover precisare l’identità ebraica dei manipolatori della finanza mondiale? Perché esiste appunto una “visione del mondo” che li guida, un progetto di vita sul quale si fondano i dogmi che tutti noi, non ebrei, siamo stati obbligati a condividere dalla fine della seconda guerra mondiale: il primato dell’Economia nella struttura della società, il Mercato come massimo e quasi unico valore. il “progetto” ebraico riguarda gli “altri”, tutti gli “altri” perché gli Ebrei per quanto riguarda sé stessi hanno sempre messo al primo posto la propria identità come “Popolo” e non si sono dati pace fino a quando non hanno ottenuto, con Israele, il proprio territorio, la propria patria, il proprio Stato. Ma agli altri popoli questo è negato. L’Europa del nazismo, del fascismo, della persecuzione razzista doveva pagare, o meglio non aveva diritto a sopravvivere se non cancellando la sua storia, la sua identità, i suoi sentimenti, i suoi valori, perfino la sua configurazione geografica, per abbracciare totalmente il modello ebraico. E’ così che è nata l’Unione Europea: eliminando la vecchia Europa.
L’Unione Europea, perciò, è stata fondata sul “progetto ebraico”: il Mercato come unico legame fra i popoli e fra le Nazioni; la Moneta come cemento per la unificazione. Non si è parlato di altro dalla firma del Trattato di Maastricht in poi; tutto quello che è stato deciso dai governanti e messo in atto aveva come suo unico scopo l’incremento del Mercato, la libertà assoluta del Mercato, l’abbattimento di ogni frontiera, di ogni ostacolo al Mercato, sventrando montagne e spianando vie per “ l’alta velocità”, in una frenesia parossistica per giungere a realizzare il massimo sogno: una Europa-Mercato. Il prototipo utopistico, non più di una Città del Sole, ma di un Continente del Sole-Mercato.
Adesso, però, il crollo delle Borse, la crisi dell’economia, segnala il fallimento del progetto prima ancora che fosse completato. Non sembra che i governanti si siano fermati neanche un momento a riflettere se non fosse il caso di cambiare direzione, anzi. Invitano a consumare, consumare in funzione del circolo perverso del Mercato che alimenta se stesso, e si affrettano a conformare il territorio dell’Europa a inestricabile intrico di vie di comunicazione. Ma tocca ai cittadini resistere. Troppe volte nella storia si è ceduto alla volontà di governanti accecati dai propri insani disegni. L’Italia, l’Europa, non sono fatte per scambiare merci, per vivere di mercati. Già da molti anni sono state spinte al silenzio le intelligenze creative, affogate nell’arido mare del commercio. Non è questo che possiamo e dobbiamo dare al mondo. Il fallimento dei grandi finanzieri ci invita a liberarcene. http://www.mclink.it
sempre nel post 580 del 15-12 del 23:08——-
lei continua………
insinuando che io avrei fatto “un gran casino per molto meno paventato da A.Z”:::::::::::::::::LEI CONTINUA A MENTIRE
come una cane(che segue il padrone)::::::::in quasi due anni
io ho forse scritto uno o due post a A.Z. del tutto pacati:col sig.
A.Z. io non ho mai avuto nessun dialogo::::::perche’ ha scritto
lei questa falsita’?(((((((((((se le disturba il fatto che io usi la parola
menzogna lei puo’ con facilita’ dimostrare il contrario se lei
riesce a trovarmi i post dove lei ha scritto a shalom di non usare epiteti antisemiti contro di me;;;, se lei riesce a dimostrare che io
abbia offeso Marta o A.Z.:::::::::::::::::::::::::::::):
-sempre in quel post
lei, infine, ha scritto il capolavoro della menzogna che dimostra
che lei e’ disonesto:
lei scrive:
“il suo modo di fare e’ chiaramente teso a eliminare chi critica Israele in modo difficilmente confutabile”:sono parole
sue
signor Nicotri:
ora, lei (e tutti gli altri bloggers) dovrebbe(dovrebbero) sapere
che io quasi mai ho scritto di cose riguardanti Israele(ne’ contro
ne’ pro): i post che ho scritto rigurdano altre cose(poesia, psicologia, ideologia , sinistra, arte, ecc.):e ,soprattutto, non ho
mai criticato nessuno sul problema Israele-Palestina;
nicotri lo sa questo:ma,allora, perche’ ha mentito?
-mi chide poi di “smetterla”::::::::::::::smettere cosa? di dirle
che lei e’ disonesto?
smettere cosa? di dirle che e’ lei a criticare aspramente qualche bloggers per cio’ che e'::::::::::::::non le piacciono le differenze?
-il suo post si conclude
con questa richiesta:
” e non me lo faccia per cortesia ripetere”….:
si ricordi che chi e’ in buona fede ,in genere, crede nella liberta’
sua e degli altri::::::::::sono,spesso, i disonesti, a porre dei limiti
alla richiesta di verita’ degli altri
sostituendo al rispetto e alla verita’
la menzogna e conservando, quindi, il potere della propria casta.
Grazie.
x Alessi Nisi
Certo che è vecchia come il cucco. L’ho anche scritto nel mio primo libro nel 2002. L’agente in questione era Giulio Gangi, amico di Monica Meneguzzi, cugina di Emanuela Orlandi. Come avrai letto nel mio libro recente, “Chi l’ha visto?” si sta specializzando nel voler a tutti i costi menare il torrone sulla vicenda, guardandosi però bene dal dire tutta una serie di cose gravissime appurate dai magistrati.
Così vanno l’Italia e il suo giornalismo (pagato con le nostre tasse!).
Un saluto.
pino nicotri
x Alessandro
Si certo, sono disonesto e “sono ideologia”. Le serve altro?
nicotri
I maltrattamenti e le umiliazioni a cui i minori palestinesi sono sottoposti, piu’ che ad estorcere confessioni, sono rivolti a colpire il minore da un punto di vista mentale e psicologico, terrorizzandolo, scoraggiandolo cosi’ dal commettere medesime azioni in futuro.
Tale tipologia di maltrattamenti e’ utilizzata anche con un fine “esemplare”, cioe’ terrorizzare altri ragazzi ed adolescenti, scoraggiandoli a lora volta dal commettere azioni similari.
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In un regime di guerra come quello israelo palestinese, non si usa la logica del codice cavalleresco del ‘600: si cerca di essere il più violenti possibile proprio per scoraggiare l’aggressività dell’avversario. Se l’avversario provoca un danno =10, la risposta non sarà un altro danno =10 nè =20 (10+ gli interessi), ma sarà =100, sproporzionato proprio per rendere non conveniente il perdurare degli attacchi.
E’ chiaro che, visto in termini assoluti, il comportamento israeliano è bestialmente criminale.
Visto in termini relativi invece cambia aspetto, nel senso che sempre criminale è, ma segue una sua logica.
Una logica crudele quanto vogliamo, non c’è dubbio, ma si è in tempo di guerra, dove la pietà l’è morta.
E’ criminale allo stesso modo, chi manda un ragazzo con la fionda contro un esercito con i bazooka.
Non ho nessun rispetto per chi ha contribuito attivamente al degenerare della situazione, a qualsiasi dei due contendenti appartenga.
x Riccardo
Ciò che dice un rottame come lei a me non frega assolutamente nulla, tant’è che neppure le cancello il post. Forse può interessare la direzione de L’espresso, al quale l’ho inoltrato assieme ai suoi dati postali di comodo, che sono i seguenti:
Author : Riccardo (IP: 87.118.101.102 , tor-anonymizer1.dotplex.de)
E-mail : antonio.zaimbri@tiscali.it
URL :
Whois : http://ws.arin.net/cgi-bin/whois.pl?queryinput=87.118.101.102
Anche il vero Antonio Zaimbri può così ammirare quanto lei sia persona lurida.
in fondo ci sonoi in questo blog
anche persone oneste e in buona fede:ma l’onesta’ purtroppo non e’ tutto: ci vorrebbe pure il coraggio di capire cosa e’ onesto
e cosa e’ disonesto,,,,,,,,saper scegliere dove sta veramente il male:
a un certo punto fare delle scelte.
Come si potrebbe chiamare l’ equivalente psicologico di una persona onesta che non sceglie????????????????????????
P.S.
Per tempesta:
forse il post di cui sopra e’ rivolto pure a te……….quando sostieni che chi dice le parolacce e’ perche’ non riesce a fare un contraddittorio; vuol dire che due anni passati qui a bloggare
non ti hanno ancora permesso di conoscermi;perche’ avresti
dovuto sapere che io non ho mai usato parolacce tranne che lunedi scorso;avresti dovuto capire quindi che l’uso di parolacce
avvenuto una sola volta in due anni vuol dire che dietro c’era
una situazione grave(un post di nicotri e uno di shalom );avresti dovuto sapere altre cose.
P.S.
ringrazio chi e’ riuscito a capirmi un po':ringrazio Faust,solo lui.