Io lo ricordo così

Come tutti sapete già, è morto Carlo Caracciolo, nume tutelare del settimanale L’Espresso e padre fondatore assieme a Eugenio Scalfari del quotidiano la Repubblica. Nonché, di conseguenza, del piccolo impero editoriale di carta stampata della annessa catena di quotidiani. NON desidero unirmi al coro delle prefiche, dei beneficiati, degli adottivi, degli adottati e dei becchini che pare siano in procinto di bastonarsi a sangue per spartirsi le spoglie, ricche non solo del 10% di azioni del gruppo editoriale. Di fatto, e certo molto ma molto meno che per altri, Caracciolo è stato parte della mia vita professionale. Perciò, nel mio piccolo, anche della mia vita tout court. Cosa di cui gli sono e sempre gli sarò grato.
Non ricordo esattamente quando l’ho conosciuto. Ricordo bene che all’inizio del 1979, quando ero già collaboratore fisso de L’Espresso e corrispondente di Repubblica, dopo avere contribuito a far nascere il quotidiano Il Mattino di Padova per conto di Giorgio Mondadori gli telefonai per dirgli che ero stato contattato da Rino Serri, dirigente del Partito comunista veneziano, che con un gruppetto di suoi concitadini influenti voleva anche per  Venezia un quotidiano concorrente del Gazzettino. Volevano però lo facesse lui, Caracciolo, e non Mondadori. Rimasi d’accordo con Caracciolo che avrei portato a casa sua a Roma Serri, ma poche settimane dopo arrivò la mia disavventura giudiziaria del 7 aprile di quell’anno: accuse di rapimento e uccisione di Aldo Moro, direzione strategica delle Brigate Rosse, Prima linea, Autonomia e non ricordo più quanti ammazzamenti, anzi non riuscii neppure a contarli tutti.
La botta fece saltare i piani con Serri&C. Caracciolo però non si lasciò impressionare dalla valanga di accuse demenziali piovutemi, tutte prive anche della sola ombra di uno straccio di prova, e d’accordo con il direttore de L’Espresso, Livio Zanetti, e con Eugenio Scalfari, non solo mi fece difendere dal miglior penalista italiano di allora, cioè dall’avvocato Adolfo Gatti che era anche il legale del gruppo editoriale, ma lasciò che io continuassi a figurare nel tamburino dei collaboratori fissi de L’Espresso. Che mi pubblicò due articoli da me scritti in carcere: una tavola rotonda con i miei coimputati e una intervista a Valerio Morucci, arrestato nel frattempo e vero autore delle telefonate a me addebitate da un magistrato delirante.  L’unica “accusa” contro di me era infatti l’impressione di due padovani, Renato Trilo e Severino Galante, che fosse mia la voce di un telefonista delle Brigate Rosse – Morucci, appunto – che durante il caso Moro telefonava ai congiunti del rapito. Le sue telefonate erano state intercettate e diffuse via radio e televisione dal ministero dell’Interno per sollecitare gli ascoltatori a dire se riconoscevano quella voce. Che a Roma era nota quasi anche ai sassi, tante e tali erano state le frequentazioni di Morucci. Stendiamo un pietoso velo. Basti dire che Morucci era stato ospite a Capri nella villa di Gatti per qualche giorno assieme a Gianni Agnelli.
Il 7 luglio dello stesso ‘79, uscito dal carcere, Caracciolo mi consigliò di mollare Padova: “Ti mando nella redazione de L’Espresso a Milano, a fare lo Scialoja del Nord”. Mario Scialoja era forse la firma più famosa del settimanale, scatenato com’era sulle “piste nere” che avevano portato alla strage di piazza Fontana del 12 dicembre ’69 a Milano. Ed era il mio scopritore e mentore, diventato l’amico fraterno al quale devo poco meno di tutto. Saputo che sarei andato in vacanza alle Eolie sulla barca di Mario, Caracciolo mi disse divertito: “Vai a Lipari e guarda com’è bella e strana la miniera di pietra pomice che ha sventrato il monte Pilato”. Ci andai. E gli portai in regalo un pezzo di pietra pomice che lui tenne a lungo sul cruscotto o nel porta oggetti della sua auto. Un piccolo legame quindi un po’ abrasivo…
Alle Eolie ci andai subito, ma a Milano solo a marzo dell’anno dopo. Se dovevo andar via da Padova, città cui ero molto legato, preferivo andare a Roma, dove c’erano Mario, Paolo Mieli e altri de L’Espresso con i quali avevo legato, anziché a Milano dove non conoscevo nessuno. Ma Caracciolo e Zanetti erano perché andassi a Milano, dove uno come me serviva di più che a Roma. A dicembre saltai il fosso. Contro il parere di amici e colleghi romani, che insistevano perché mi facessi rilasciare da Caracciolo un impegno scritto “anche solo su un tovagliolino di carta del bar”, mi dimisi da caposervizio del Mattino di Padova fidandomi della parola di Zanetti e Caracciolo, ai quali si era unito Scalfari, lui però più che altro perché desiderava sbolognarmi da Repubblica, dove senza mai licenziarmi non mi fece più scrivere – e pagare lo stipendio – perché non avevo seguito il suo “disinteressato consiglio” (!) di non impicciarmi del 7 aprile. Scoprii così che perfino i miei tre idoli – Eugenio, Livio e Carlo – potevano essere bugiardi e tirare bidoni. Tutti e tre! In definitiva, per quanto miei idoli, erano uomini di carne eossa come tutti, me compreso.
A Milano ci andai sì, ma mi ci mandarono come collaboratore fisso, quale già ero. Però mi piazzarono in redazione: via Cino del Duca 5, sul bordo di piazza S. Babila. A Roma c’erano “i ragazzi di via Po 12”, a Milano quelli di  via Cino del Duca 5. Dopo tre anni Caracciolo mi scodellò finalmente il contratto di redattore, contro il parere di Scalfari, che s’era legato al dito il mio “gran rifiuto” (Beh, non esageriamo). La redazione, con in testa Scialoja e Mieli, era pronta a dichiarare sciopero a oltranza se non avessero finalmente rispettato gli impegni e la realtà del lavoro da me svolto. Scalfari mi fece proporre dal direttore amministrativo de L’Espresso, l’indienticabile Milvia Fiorani, di trasferirmi in Sardegna, nel quotidiano locale del gruppo….
Che Caracciolo fosse un signore, oltre che un editore di giornali come in Italia non ce ne saranno più, non c’è bisogno che lo dica io. Ma non ho mai capito la sua amicizia con Federico Umberto D’Amato, l’ex capo dell’Ufficio Affari Riservati del ministero dell’Interno che lo stesso L’Espresso non aveva esitato a indicare come coinvolto in storiacce molto poco chiare, strage di piazza della Loggia a Brescia compresa e depistaggi della strage di piazza Fontana non esclusi. Caracciolo diede a D’Amato, che si piccava d’essere un gran gourmet, la rubrica d’arte culinaria de L’Espresso e la direzione della sua guida dei ristoranti italiani. Mah. A me, nel mio piccolo, la cosa pareva imbarazzante. I casi della vita, di cui anche Caracciolo era ovviamente ingordo. Da qualche parte ho letto che una volta qualcuno chiamò la polizia o i vigili del fuoco perché dalle finestre della propria abitazione aveva visto uscire del fumo da un appartamento di fronte e subito dopo schizzarne fuori, in terrazza, una allegra combriccola di donne e uomini non propriamente molto vestiti, tra i quali vennero individuati dai soccorritori D’Amato e “un noto editore”.
Mi piaceva di più l’amicizia di Caracciolo con Cavallo Pazzo, al secolo Mario Appignani, di professione “indiano metropolitano”, imbucato presenzialista ubiquitario, materializzatosi perfino sul palco del festival di San Remo, e fornitore di coca alla Roma vitaiola “de sinistra”. Molto diverso da un altro noto fornitore anche di ragazze dall’approfondimento dell’amicizia non molto difficile, il finanziere sardo  Flavio Carboni invischiato perfino nello scandalo del “suicidio” londinese di Roberto Calvi. Mentre i suoi ospiti si sollazzavano, Carboni scattava di nascosto foto diciamo imbarazzanti. Ma ricattare o anche solo fare pressioni su Caracciolo era impossibile: non era il tipo chi si abbassava a tanto. Con un Carboni ci poteva fare al massimo il falò di qualche nottata brava, senza per questo farsi invischiare dai rimasugli della cenere.
Di Caracciolo non ho mai capito il suo far figli un po’ qua e un po’ là, ne conosco tre, due donne e un uomo, tutte persone tra loro diversissime anche per carattere, ma tutte squisite, una in particolare. Leggo su Dagospia in questi giorni che di figli ne ha altri due. In totale, dunque, cinque: tre maschi e due femmine. Che io sappia, nessuno riconosciuto da lui come suo e tutti rimasti con le rispettive madri. Umberto Eco ha scritto in questi giorni che Caracciolo amava più divertirsi che essere felice. Come che sia, qui siamo nel campo degli affari suoi privati, e quindi è bene non entrarci. Del resto, che l’alta borghesia, nobile o meno, abbia metri di giudizio e di vita molto diversi da quelli dei comuni mortali è cosa nota.
Caracciolo amava molto gli scacchi, cosa che fece la fortuna di Gianluigi Melega, collega simpatico e intelligente rimastogli sempre nelle grazie se non altro perché lo allietava a quel gioco di re e regine. E lui aveva anche un titolo di  un principe e uno di duca: principe di Castagneto e duca di Melito. La sua signorilità era aliena da passioni troppo evidenti, tanto da poter parere, a chi degli esseri umani capisce poco, distaccato e freddo. Giampaolo Pansa, forse geloso perché a scacchi non ci sapeva fare, di lui su Il Riformista ha scritto: “A volte anche i principi democratici e di sinistra possono comportarsi da gelidi padroni. Accadde così quando Carlo Caracciolo, scomparso ieri a 83 anni, decise di licenziare il direttore dell’Espresso, Giulio Anselmi. Lavoravo in via Po con Giulio e avevo potuto apprezzare quanto fosse bravo. Il settimanale funzionava, tutto sembrava andare per il meglio. Poi una sera il Principe invitò a cena Anselmi, nella propria casa romana, davanti all’Isola Tiberina. E un attimo prima di sedersi a tavola, gli disse: «Da domani non sarai più il direttore dell’Espresso». Non volle rivelargli chi avrebbe preso il suo posto. Soltanto il giorno dopo, Giulio seppe che era Daniela Hamaui, la prima donna a guidare il settimanale”.
A parte la penultima virgola che non c’entra niente, e la p iniziale di principe ora minuscola ora maiuscola come un palloncino che si gonfia, il prodissimo Pansa, quello del sangue dei vinti “forse” perché sono i vincitori di oggi, così prosegue: “Era il 20 febbraio 2002, un giorno palindromo. Con una data che può essere letta al contrario senza cambiare. Pare sia rarissimo, così giurano gli esperti. Ma fu altrettanto raro il gesto di Caracciolo. La mattina successiva, quando Anselmi m’informò del licenziamento, rimasi stupefatto. Lavoravo per il Principe dal 1° novembre 1977, data della mia assunzione a Repubblica, ossia da quasi venticinque anni. E non lo avevo mai visto comportarsi da padrone delle ferriere”.
Nel mio piccolo, neppure io. Anzi, quando passò la mano, o meglio le azioni a un altro Carlo, l’ingegner De Benedetti, tutti capimmo che era finita un’era. Accade. Lo avevamo già intuito quando le redazioni passarono prima a Milano da via Del Duca, a ridosso di S. Babila e delle sue febbri, a via De Alessandri, a ridosso del nulla, e poi a Roma dalla storica via Po all’anomima e catastale via Colombo. Accade. Quando vennero fatti fuori i dirigenti amministrativi e del personale, Milvia Fiorani e Roberto Paris, rimasti sempre semplici e disponibili nonostante la bella carriera, in molti cominciammo a sentirci ancor più pesci fuor d’acqua.  E’ accaduto.
Ho avuto la fortuna sfacciata di vivere tutta la mia vita professionale in un giornale dove lavoravano e vivevano signori di grande levatura anche professionale, il direttore, i colleghi tutti, i dirigenti amministrativi e l’editore. Una fortuna, ma anche un po’ una sfortuna. Le rare volte che mi è stato proposto di cambiare giornale non sono stato capace di farlo perché mi pareva un gesto sconveniente. A parte che per nulla al mondo mi sarei separato da alcuni colleghi amici fraterni, pur se magari nel corso della vita possono essere stati loro a spiccare il volo e ad allontanarsi, in qualunque altra redazione, compresa quella open-space e alluminio e vetro di Repubblica, mi sarei sentito a disagio. Privo di calore umano. A L’Espresso mi sono sempre sentito a casa mia, nella ma famiglia. A un certo punto, della “mia famiglia” ero però rimasto l’unico. Accade. E’ inevitabile si resti orfani. La vita ti supera. Da L’Espresso si passa a L’espresso. Accade. Anzi, è accaduto (stavo per scrivere “ ‘E accaduto”….). Largo ai giovani.
Carlo Caracciolo è sempre stato la garanzia, discreta e per nulla invadente, che l’ambiente, lo stile e la professionalità de L’Espresso, e credo anche dell’intero gruppo editoriale, non scendessero mai sotto un certo livello. Ne derivava per tutti noi che ci lavoravamo un senso di responsabilità, il dovere di essere all’altezza della situazione. Per tutto questo gli devo dire grazie. Speravo volesse prendere le redini del giornale on line che un gruppo di giovani coraggiosi, o incoscienti, mi ha chiesto di dirigere, www.giornalettismo.com, ma col suo solito stile privo di allarmismi mi ha risposto così: “gli impegni di lavoro più recenti e qualche richiesta dei medici mi occupano a fondo, e non ritengo di poter fare altro”. L’anno prima mi aveva scritto che era occupato “anche
lontano dall’Italia”, ma senza specificare se per lavoro o per i medici e io per delicatezza non glielo chiesi.
Ho così capito che era arrivato anche il suo tempo. Ora purtroppo il tempo è scaduto e lui è andato via. Succede.

205 commenti
« Commenti più vecchiCommenti più recenti »
  1. giovanni vaschi
    giovanni vaschi says:

    …cara anita evvia
    ovvio che non l’ha scritto ma il tono suo era che possibili effetti nocivi della coca cola siano solo leggende….beh non è vero

    per quanto riguarda gli effetti corrosivi ho già detto: sono a volte leggende, perchè non so quanto siano verificate, però tenga presente che una soluzione di acido ortfosforico della concentrazione della coca cola è molto corrosiva (ribadisco che so bene di che cosa parlo).
    Oltre tutto la coca cola, sopratutto quella light è anche osmoticamente attiva per i dolcificanti che contiene

    vede, se la coca cola scrivesse bene e facesse prove sperimentali serie, allora sarebbe un consumo responsabile: chi beve cocacola sa che cosa si beve e cosa rischia.

    saluti
    GV

  2. Rachamim
    Rachamim says:

    xAnita
    il tuo video, mi ha ricordato parecchie situazioni del genere vissute con i miei figli. Ma in genere sono libero, mangiare Koscher è caro.

    Il 21 Dicembre accenderemo la prima candelina di Chanukka.
    Grazie per gli auguri, anche a te auguri di buone e serene feste. CIAO

  3. Peter
    Peter says:

    xSylvi

    ciao Sylvi, ogni tanto leggo ancora il blog ma la mia vis polemica si va attenuando. E poi, sono innamorato, per cui ho di meglio da fare.
    Auguro a lei ed alla sua famiglia un ottimo Natale ed un felicissimo nuovo anno

    un forte abbraccio

    Peter

  4. Peter
    Peter says:

    xAnita

    ed anche a te cara, ed a Alexander: fervidi auguri.
    E buona fortuna con la tua cena dei centomila pesci tra qualche giorno

    Peter

  5. Controcorrente
    Controcorrente says:

    caro rachamim,

    sei stato molto spiritoso,in collaborazione “non voluta” con Anita.
    Sfrutti abilmente le” intemperanze” di Vox sui “boicottaggi” consumistici delle Multinazionali.
    Intemperanze “etiche” direi non malevoli,in buona fede !
    E per questo che “guardando l’elenco”dei prodotti da boicottare quasi ,quasi, mi svuotavo il frigorifero,
    Az, lo aveva avvertito ,ma cosa vuoi è bene mai interferire!

    Ma tra “vecchi” ci si intende, non trovi!?
    Non ti preoccupare, tu sai benissimo come ME che i problemi stanno alla radice e con questo sai anche che a quelli non si puòsfuggire..poichè scava ,scava, prima o poi “le radici” le trovi..!

    Buon natale a te e famiglia , direi un Buon Natale Interreligioso , politeistico,quasi quasi , suggerirei che un omaggio a Mitra e Artemide non guasterebbero , non trovi?

    cc

  6. Anita
    Anita says:

    x Giovanni Vaschi

    Urban Legends e Snopes e’ un website molto conosciuto ed usato da milioni.
    Non e’ una leggenda, e’ il nome del website.

    Sfata tante cose che circolano in internet e via e-mail.
    Da viruses, hoaxes, notizie false, fenomeni falsi, politici, ecc….
    Non tutti sono elencati falsi.
    Ci sono notizie vere, dubbie, e molteplici.

    Anita

  7. Sylvi
    Sylvi says:

    x Peter

    Innamorato!
    Occhi a occhi, cuore a cuore, mani strette nelle mani!
    Complimenti; il cielo d’Inghilterra sarà terso come lavato con Dash!
    Triplico gli auguri! Con simpatia.
    Sylvi

  8. giovanni vaschi
    giovanni vaschi says:

    @Anita

    la ringrazio, conosco quel sito.
    Però il tono che lei ha usato mi è parso come se lei ritenesse che molti degli effetti corrosivi supposti della coca cola fossero “urban legsnds”.
    avrò inteso male probabilmente.

    Ho fatto una piccola ricerchina su internet e poi ho i miei dati analitici sulla coca-cola.

    Ribadisco il mio punto: è una bevanda che ha dei possibili effetti sulla salute non così banali, e ha caratteristiche chimiche piuttosto peculiari. Soltanto la quantità di caffeina, glucosio e acido ortofosforico che contiene la rendono una bibita da “maneggiare con cura”.
    Questo è quello che volevo dire.

    Cordialità

  9. Peter
    Peter says:

    xG. Vaschi

    ci sono delle websites che ricalcano quasi pari pari cio’ che lei, e Vox, dite della famigerata Coca-Cola.
    Forse sarebbe il caso che ne deste l’indirizzo ai lettori (Vox mi pare lo abbia fatto, in parte) invece di presentare certe informazioni come il verbo che si e’ fatto carne (et habitavit in nobis).
    Vox puo’ avere ragione sui danni che le multinazionali fanno all’ambiente ed all’economia dei paesi del terzo mondo.
    Un po’ meno sulla pretesa di agenzie ‘locali’ di impiegare gente del loco ed essere soggette a maggiori controlli. Mi puzza un po’ di protezionismo, e che siano soggette a maggiori controlli resta tutto da dimostrare. Invece e’ piu’ facile che siano ammanicate coi ‘old boys networks’ del loco. E poi, le grandi catene di supermercati, per esempio, e molte altre ‘chains’ di produzione e distribuzione dei prodotti impiegano gente dei posti in cui si trovano i loro siti. I controlli, come sempre, dipendono dall’efficienza (o inefficienza) delle autorita’ ed associazioni di consumatori.
    Quanto a lei, la invito a smettere di dire ‘e so di cosa parlo’, perche’ essere autoreferenti e’ tautologico, cioe’ illogico, ed anche intellettualmente scorretto. Sono sicuro che ne converra’ senza problemi.
    Premetto che non bevo Coca-Cola (per la precisione mi fa schifo), e per me potrebbe sparire dal commercio. Tuttavia lo zucchero tradizionalmente usato e’ il fruttosio, pochissimo ‘diabetogeno’. L’indice glicemico del fruttosio e’ 32, quello del pane di farina raffinata (che io e forse anche lei ci sbafiamo ogni giorno) e’ di 100 (cento, signori, cento), quello del saccarosio, ovvero lo zucchero da tavola comunemente detto, e’ di 92. Chiaro? Poi il contenuto di zucchero (fruttosio, in genere) di una lattina di Coca-Cola e’ di appena 30 grammi, pari a 10 cucchiaini di zucchero (non 10 cucchiai come diceva lei, in inglese teaspoon e’ cucchiaino, legga meglio).
    Il fruttosio in eccesso puo’ contribuire all’aumento di colesterolo e trigliceridi, ma non e’ ‘diabetogeno’. Senno’, addio panini e sfilatini, per cominciare. Aggiungo che cio’ che realmente importa nella eziopatologia del diabete e’ l’obesita’ preesistente (il pancreas deve produrre una certa quantita’ di insulina per ogni oncia di grasso corporeo, per cui negli obesi e’ gia’ sfiancato, lavora al massimo delle sue possibilita’) , la familiarita’ , la carenza di attivita’ fisica, etc. Insomma, una o due lattine di coca-cola o affini in una persona magra e snella non sono affatto diabetogene, in una obesa probabilmente si': meno peggio pero’ di un bel panino bianco, o una fetta di dolce del loco con ‘sano’ saccarosio della mamma.

    La diet coke sara’ un’altra corbelleria, cioe’ ‘diet’ per modo di dire. Tuttavia l’aspartame e’ in uso da almeno 30 o 40 anni, forse piu’. Non direi che provochi tutti questi danni. E’ una fonte di fenilalanina, per cui i (rarissimi) fenilchetonurici devono stare attenti a non consumarne troppo.

    polemiche a parte, tanti auguri anche a voi ‘fanatici’ del web

    Peter

  10. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Controcorrente contro Controcorrente

    Oggi ho assististo pur se a sprazzi,ad una delle cose più Democratiche che mai mi sia capitato di assistere in diretta.
    Una “direzione” nazionale del secondo partito italiano in diretta sul sito di Repubblica.

    Ora la mia naturale diffidenza mi suggerisce che era tutta “scena” mediatica in realtà si erano messi d’accordo prima.

    Però dal tono di certi interventi e se paragonato ad una “famiglia” è stato come se una” famiglia tipo ittalica “fosse andata in scena mettendo in piazza suocere e nuore e generi; non fosse stato però, che gli argomenti esposti erano di carattere nazionale e riguardavano un pò tutti Noi, oltrechè loro.
    In Democracy è così!
    E’ un pò come se avessimo assistito ad una Direzione nazionale del PDL in diretta con tanto di critiche ect,oppure ad una direzione nazionale dell’IDV con qualcuno che abbia qualcosetta da ridire magari a Di Pietro ….!

    Dai miei ricordi ovvia nientedi eccezionale,ma in sostanza irrituale nel panorama politico ittalico!
    Direi per certi aspetti quasi un “rito masochistico democratico”.
    Però decisamente Democracy……allora Controcorrente chiede a Controcorrente , ma cosa cacchio non funziona…

    Si forse che decisamente un “sano “machismo” sia più apprezzato che una cosa di questo tipo…!
    Meglio sarebbero “risposte” decise e secche di chi sa quello che vuole e trasmette…Una Ledership convincente, un padre padrone ,che so..
    Dubbio con il quale resto (senza macerarmipiù di tanto”)
    augurandovi una buona serata

    cc

  11. giovanni vaschi
    giovanni vaschi says:

    Caro Peter

    evito le polemiche. Lei ama dare lezioni di medicina, la ringrazio per avermi brevemente ricordato l’eziopatogenesi del diabete….
    sui carichi di glucosio nel sangue in letteratura c’è un dibattito un po’ più vivo di come lei lo presenta. però….

    Concordo per altro con quanto lei scrive sulla patogenesi del diabete.

    Il fruttosio è una cosa e il glucosio un altra. Sugli ingredienti parlano di glucose, però vado a memoria (non ho qui però una lattina per controllare).
    Quanto ad analisi in spettrometria di massa so di cosa parlo. Risultati in letteratura non ne ho trovati, però per curiosità personale ho fatte qualche prova allo spettrometro. Anche lei?

    Vede secondo me un problema di molte di queste bibite contenenti zuccheri è quello di indurre stress glicemici piuttosto forti. Su una persona sana non hanno effetto particolare (forse però, perchè in relatà le cose sono sempre più complesse ….per esempio il glucosio ha un potente effetto riducente) ma su una persona a rischio?
    Oltretutto per esempio il glucosio risulta avere un effetto sulle reazioni ossidoriduttive e secondo alcuni favorire l’ossidazione delle lipoproteine.

    Comunque siccome a lei non piace come io scrivo e a me non piace come scrive lei, perchè non ci ignoriamo a vicenda?

    tanti auguri e cordialità
    GV

  12. Peter
    Peter says:

    xGio’ Vaschi

    mi dispiace, ma ignorarci a vicenda su di un blog pubblico non e’ pratico. E lei dice ben poco sul merito delle mie critiche, salvo rifugiarsi in certe frasette chimiche.
    Giochi pure col suo spettrofotometro, ma chi sia lei in realta’ (o io) non e’ dato sapere. E dire ‘so di cosa parlo’ e’ un millantato credito.
    Non e’ questione di ‘like or dislike’, caro signore. Lei insulta la mia (sia pur modesta) intelligenza

    Peter

  13. Anita
    Anita says:

    x Peter

    E bravo Peter, sei innamorato.
    Mi fa piacere, auguri.

    Oggi sono sul forum di frequente perche’ ero dentro e fuori per le ultime preparazioni prima della massiva nevicata annunciata.
    Ho pensato anche agli uccelli.
    Credo che tutto sia in ordine….
    40 paletti per la neve, senno’ lo spalaneve mi spala il prato e l’irrigazione sotterranea.
    Il mio driveway e’ di oltre 5’000 piedi quadrati, con una circolare.
    ~~~~~~~~~

    La neve e’ arrivata come promesso, fitta, fitta….oggi non hanno aperto le scuole, cancellato tutti i meetings e chiedono di circolare solo per il necessario.

    Secondo me stanno esagerando, sono giorni che si preparano, sembra che aspettino la fine del mondo…

    L’anno scorso e’ successo un pandemonio, tutti hanno deciso di chiudere alla stessa ora, il traffico stradale e’ rimasto bloccato per delle ore.
    Gli spalaneve non potevano spalare, si sono persi due autobus pieni di bambini delle scuole elementari, 18 prima che arrivasse soccorso.

    Il pubblico era furioso…cosi’ non vogliono fare un bis.

    Un abbraccio,
    Anita

  14. giovanni vaschi
    giovanni vaschi says:

    come preferisce lei signor Peter.

    a me sembra di averle risposto per il resto le lascio l’ultima parola

    Tanti auguri
    GV

  15. giovanni vaschi
    giovanni vaschi says:

    comunque riconosco che la frase so di cosa parlo suona antipatica: la ritiro e mi scuso con i lettori

    ho fatto delle prove e come dice il signor peter giocato un po’ con uno strumento analitico

    …..

  16. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Cara Anita,
    anche da noi sai ha nevicato , moltissimo in Montagna ,parecchie valli sono bloccate , insomma è nata una rogna fra “protezione civile” e” affari” della stagione sciistica per il pericolo valanghe.
    la cosa devo dirti non mi preoccupa più di tanto , poichè io sono sempre stato del parere che chi ha voglia di andare a “suicidarsi”per lo sci o la montagna è “liberissimo” di farlo.
    Ovviamente in condizioni di “estremo pericolo annunciato”come in questo periodo.

    Quello che a volte “spiace” è che poi qualcuno ci rimetta la “pelle”per andare a salvarli!

    Sarei curioso di sapere che fanno camosci e stambecchi, sono i nostri “uccellini”a cui bisognerà gettare Fieno dagli elicotteri!

    cc

  17. Peter
    Peter says:

    xVaschi

    bene, apprezzo la sua correttezza. ‘So di cosa parlo’ e’ un’espressione da nessuno usata finora sul blog, dato che intrinsecamente illogica, ovvero autoreferente. La risposta logica sarebbe ‘good for you, we’ll take your word for it’. L’inglese e’ una lingua molto meno ‘cheaty’ dell’italiano, in cui certi tromboni (presenti esclusi) ancora forse dicono ‘lei non sa chi sono io’.

    Non ha comunque bisogno di ricordarmi, carissimo, che il glucosio col diabete sono come il diavolo e l’acqua santa. O facciamo la scoperta dell’acqua calda?
    Io osservavo, timidamente, che nessuno sul blog ha tuonato contro il pane bianco, che ha un indice glicemico di 100 (cento). Cosa ne sara’ dei suoi fantomatici ‘soggetti a rischio’ che si sbafano un chilo di pane bianco al giorno?
    Tuonare contro la Coca-cola a forza di internet fa ovviamente piu’ sensazione. Anche se (tradizionalmente) contiene un’alta concentrazione di fruttosio. Mah.

    ps
    il pane integrale e la pasta vanno bene, a proposito

    Peter

  18. Peter
    Peter says:

    xVaschi

    e non si dimentichi, la prego, di fare l’analisi spettrofotometrica del pane bianco. Non si sa mai! e mi faccia sapere, la prego

  19. giovanni vaschi
    giovanni vaschi says:

    Guardi

    per il fruttosio o il glucosio non ho trovato la “ricetta” e quindi vado a memeoria: però il saccarosio contiene glucosio e fruttosio in parti uguali essendo un disaccaride formato da glucosio+saccarosio

    Quanto allo sfilatino, anche qui secondo me diamo una interpretazione differente. Gli zuccheri nello sfilatino devono essere digeriti (dagli enzimi pancreatici principalmente) in un processo che è un po’ più lento di un carico di glucosio (ribadisco glucosio) corrispondente. Questo viene assorbito rapidamente, quelli (gli amidi dei cibi) più lentamente perchè devono pirma essere digeriti.
    Ci sono esperimenti che dimostrano come un aumento della glicemia nel sangue dovuti a carichi di glucosio inducano effetti ossidativi sulle lipoproteine e sulle porteine piuttosto forti e “stressanti” e attivazioni per esempio delle cellule endoteliali.

    Poi non era mia intenzione parlarle della temperatura dell’acqua…non mi occupo di termometri

  20. giovanni vaschi
    giovanni vaschi says:

    e poi personalmente io non tuono con la coca cola di per se, a me piace pure berla….

    solo che ritengo che non vengano illustrati adeguatamente certi possibili rischi. questo è il punto

  21. giovanni vaschi
    giovanni vaschi says:

    di nuovo il problema mnelle analisi di spettrofotometria dipende che cosa lei cerca: io intendevo parlare di composti chimici aromatici presenti in tracce.
    i composti coloranti per esempio hanno formule di struttura che definirei inquietanti essendo composti policiclici chimici spesso con molti gruppi reattivi.

    Vede secondo me quello che ci si potrebbe chiedere è quali composti siano presenti nei cibi, con quali concentrazioni e sopratutto come agiscono combinandosi assieme?
    E poi io non mi ricordo proprio di aver parlato di quanto bene faccia la torta della nonna…..

  22. Peter
    Peter says:

    xVaschi

    non me ne voglia, ma lei che parla di stress ossidativi sulle lipoproteine e reazioni tossiche endoteliali, sembra non afferrare un concetto molto piu’ elementare come quello di indice glicemico. Se lo vada a vedere. Vedra’ che il pane pianco ha un indice glicemico quasi uguale (per convenzione, praticamente uguale) a quello del glucosio puro. La lipasi pancreatica deve lavorarlo un po’, ma l’effetto finale e’ uguale, anche se un po’ ritardato.
    Il saccarosio ha un indice glicemico altissimo, dato a 92 (quindi molto piu’ glucose-like che fructose-like. Le ricordo il metabolismo dei pentosi, come il fruttosio. A qua’ nisciuno e’ fissa, direbbero a Napoli).
    La vita non e’ un laboratorio di analisi

    Peter

  23. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Buon Natale a tuti, beli e bruti.
    Nix regali reciproci (categoricamente eliminati da anni) nix alberello, nix messa di mezzanotte, almeno fino a quando non mi diranno che in una chiesa c’è un presepe dove si vede quel tapino di S. Giuseppe tenere in braccio(sarebbe ora!) er pupone al posto di sua (?) moglie Maria.
    Nix pranzo loculliano il 25, ma lambrettate à la carte..
    Una cifra a ” medici senza frontiere” per lavarmi la coscienza e sostenere questi incoscienti e il lavoro che svolgono.

    C.G.

  24. Peter
    Peter says:

    xVaschi

    alla fine e’ riuscito a fare confondere anche me. Volevo dire l’amilasi, non la lipasi che digerisce i grassi. E la digestione dei carboidrati (come gli amidi del pane) inizia in bocca (amilasi salivare).
    Polemiche a parte, sono d’accordo che nei cibi, ormai, ci puo’ essere di tutto. Mi pare che uno dei coloranti della Coca -Cola (?E131) sia stato ritirato.
    Scusi, ma lei perche’ la beve?

    Peter

  25. Anita
    Anita says:

    x Controcorrente

    Si’, ho letto e sentito che avete molta neve.
    Qui nel RI non c’e’ pericolo di valanghe, abbiamo colline, non montagne.

    I nostri poveri cervi se la passano male, l’anno scorso la baia era ghiacciata ed i cervi vanno sulle isolette eppoi non possono ritornare, il cibo e’ limitato e si ritrovano stecchiti con lo stomaco pieno di sassi e arena.

    I coyote prosperano vicino a me, non temono l’uomo, ieri ho abbreviata la nostra passeggiata con Alexander perche’ due coyotes erano a poca distanza, sul golf course.

    Gli ho battute le mani, ho suonato un fischietto, si sono accovacciati come cani addomesticati, ma non si sono mossi.
    Per essere in giro di mattina devono essere affamati.
    Sono magrini…di solito vanno in ibernazione e riappaiono in primavera con i cuccioli.

    Anita

  26. giovanni vaschi
    giovanni vaschi says:

    Che la vita non sia un laboratorio di analisi concordo…
    però

    1. non è la lipasi che digerisce gli zuccheri polimerici piuttosto l’amilasi: sempre pancreatica (ma c’è anche salivare per esempio);

    2. il fruttosio è un cheto-esoso (C6) e quindi non è un pentoso ma semmai un esoso, come il glucosio (CG), suo simile ma aldoso;

    3. il ciclo dei pentosi o shunt dei pentosi fosfati serve per produrre il NADPH (potere biosintetico riducente) e non ha nulla a che fare con il metabolismo del fruttosio che invece entra in glicolisi tramite la fosfofruttocinasi;

    4. guardo le tabelle su Am J Clin Nutr. 2003 Apr; 77(4):994.
    però già vengono presentati due indici glicemici perchè il pane bianco ha indice 100 però anche 70 e ho trovato anche variabile tra 30 e 110 (vedi http://www.cibo360.it/alimentazione/dietologia/indici_tabelle/ig_alfa.htm per esempio)

    5. la coca cola ha indice circa 60 (53+7 e 63) e il pane bianco 72 (intendo rapportati al glucosio): convengo con lei che sono simili

    6. il saccarosio (sucrose) è circa 62 però dineodne, alcuni lo portano a 68 con il furttosio come lei diceva a 19 e il glcosio a 100 (http://lowcarbdiets.about.com/od/whattoeat/a/glycemicindlist.htm)

    7. però la presenza di grassi nella dieta abbassa l’indice glicemico

    8. il saccarosio è quindi intermedio tra fruttosio e glucosio però il saccarosio è il principale zucchero usato come dolcificante (quello da barbabietola per esempio)

    9. glucosio, fruttosio sono zuccheri riducenti e favoriscono reazioni di ossido riduzione.

    10. non ho capito la sua nota polemica tra glucosio, saccarosio e fruttosio…

    “A qua’ nisciuno e’ fissa, direbbero a Napoli”.
    non so a cosa si riferisce, però io resto della mia idea che la coca cola sia una bibita con caratteristiche un po’ particolari che forse andrebbero rese note un po’ di più.

    Sempre cordialmente
    GV

  27. giovanni vaschi
    giovanni vaschi says:

    perchè mi piace ovvia, sopratutto quando lavoro di notte o fino a tardi. o quando torno dopo 18 ore di ghiacciaio e devo fare 300 km di guida.

    Perchè sveglia e fa digerire anche i chiodi

    e poi mica ho detto che fa bene berla, ho solo detto che mi piace.

    un post più corposo è in attesa di moderazione, me ne scuso

  28. giovanni vaschi
    giovanni vaschi says:

    finalmente riusciamo ad intenderci caro Peter…..
    dopo tante inutili polemiche però!

    i coloranti, il glucosio, ecc….insomma il cibo industriale non è molto sano.
    Si banna la coca cola ma si dovrebbero fare azioni contro tante cose. Per lo meno per avere cibi più sani.
    Purtroppo gli studi tossicologici e di cancerogenesi di questi addittivi alimentari sono complessi e costosi.
    Leggevo su stampa divulgativa che chi se ne occupa lamenta come spesso vengano prese in considerazioni singole molecole e non mescolate assieme come si trovano nella realtà.
    cordialita

  29. ségolene
    ségolene says:

    x vox

    caro vox, ho appena finito di leggere i suoi post sui danni provocati dalle multinazionali in giro per il mondo.
    Personalmente sono d’accordo quasi su tutto, e da sempre evito come la peste i fast-food (mcdonald e burger king) sia per motivi poliotici che di salute vera e propria.
    Una cosa che non riesco proprio a fare è boicottare la cocacola o la ‘cugina’ pepsi: essendo completamente astemia (non bevo vino, nè caffè, nè alcol, giusto un brindisi con spumante il 31 dicembre), l’unica ‘evasione’ dall’acqua di rubinetto è una bottiglia di cocacola a settimana, cioè 1,5 lt che consumiamo in famiglia tra sabato e domenica.
    Già sapevo che i boss di atlanta non erano stinchi di santo, e i suoi post lo confermano, ma spero di rimediare al mio ‘peccato’ comportandomi comunque responsabilmente evitando altre marche che non rispettano i diritti dei lavoratori e dei consumatori.

  30. giovanni vaschi
    giovanni vaschi says:

    Caro Peter

    che la vita non sia un laboratiro nessuno lo mette in dubbio…però…

    1. i glucidi vengono digeriti dal’amilasi (pancreatica ma anche salivare) non dalla lipasi

    2. il fruttosio è uno zucchero a sei atomi di carbonio (è un cheto-esoso) mentre il glucosio è sempre a C6 ma è un aldo-esoso.

    3. il ciclo dei pentosi fosfati serve per produrre NADPH (potere biosintetico riducente) e non ha nulla a che fare con il metabolismo del fruttosio. Al massimo i pentosi servono per fare i nucleotidi degli acidi nucleici (DNA e RNA)

    4. il fruttosio entra in glicolisi dopo attivazione con la fosfofruttocinasi e poi segue lo stesso metabolismo del glucosio

    5. il saccarosio è un disaccaride (glucosio+fruttosio) che è usato frequentemente come dolcificante negli alimenti (lo zucchero di barbabietola per intenderci)

    6. quanto all’indice glicemico, Am J Clin Nutr
    2002;76:5–56 il pane bianco viene riportato a 70 e il glucosio a 100, poi vengono usati entrambi per normalizzare e calcolare l’indice glicemico (la rivista ne indica due infatti)

    7. sempre sullo stresso articolo trovo che la cocacola ha un valore di circa 53-63, mentre il pane bianco 72.

    8. per il fruttosio è 19, mentre il glucosio nella media 100 e il saccarosio è 68 (essendo fatto per metà di glucosio e metà di fruttosio e simile alla coca cola) http://lowcarbdiets.about.com/od/whattoeat/a/glycemicindlist.htm

    9. l’indice glicemico però dipende anche dai lipidi contenuti negli alimenti e diminuisce in presenza di grassi (che però mancano nella coca cola)

    10. non capisco che cosa intende con questa frase: Il saccarosio ha un indice glicemico altissimo, dato a 92 (quindi molto piu’ glucose-like che fructose-like): non capisco che cosa lei volesse sostenere, dal suo discorso sembrava che nella coca cola ci fosse prevalentemente fruttosio (ma non ho la ricetta per controllare)

    11- gli zuccheri riducenti (come glucosio e fruttosio) interagiscono con la perossidazione lipidica e favorisocono l’ossidazione delle lipoproteine nonchè con l’endotelio con effetti vari che per semplificare definirei negativi

    12. A qua’ nisciuno e’ fissa, direbbero a Napoli: non capisco bene a che cosa si riferisca….al ciclo dei pentosi?

    Ribadisco: la coca cola è una bibita che ha caratteristiche chimiche varie (glucosio, fosfati, coloranti, aromi naturali) che per quanto mi riguarda la rendono una bevanda diciamo con caratteristiche un po’ particolari.
    Quello che si può lamentare è che le informazioni offerte alla clientela media non siano poi molte.

    Spero con questo che questa polemica inutile sia finita.
    A lei l’ultima parola come sempre…
    Cordialità
    GV

  31. Eugenio Scalfari
    Eugenio Scalfari says:

    Caro Nicotri,

    debbo confessare che, anche a motivo della mole d’impegni che tuttora grava su di me a dispetto dell’età e del crepuscolo che si approssima, assai di rado ho occasione di gettare uno sguardo sui blog dei miei ex-collaboratori. Purtuttavia quest’oggi taluno ha richiamato la mia attenzione su certe affermazioni non veritiere ch’Ella fa nel suo “pezzo” in memoria di un mio carissimo e fraterno amico, Carlo Caracciolo.
    Sia ben chiaro, nella vita ho imparato a essere sovranamente indulgente verso chi, talora senza ben esserne ben conscio, approfitta predace della scomparsa dei Grandi per parlare soprattutto di sé. c’é però anche in queste iniziative un limite che è segnato dal buon gusto e dalla verità.
    E allora una cosa va detta, onde impedire che i lettori del Suo blog cadano in errore. Carlo ed io ci frequentavamo con fraterna assiduità, e Le posso dire che non mi risulta affatto che Carlo Le abbia mai proposto di trasferirsi a Milano per diventare colà la penna di punta del settimanale. Per non parlare di altre “imprecisioni” che affiorano nella Sua commemorazione. A mio parere, a Carlo risultava soltanto ch’Ella era un collaboratore de “L’Espresso”, e non certo uno dei più importanti.
    In ogni caso, sono lieto che anch’Ella sia dolente per la scomparsa di un Principe dell’editoria, di un Signore della cultura e di un fraterno amico come Carlo Caracciolo.
    Il Suo
    Eugenio Scalfari

  32. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Eugenio Scalfari

    Il cretino che ha postato il commento n. 187 ignora non solo che Eugenio a quest’ora fa la nanna, ma anche che non si sognerebbe mai e poi mai di darmi del Lei. Anzi, dell’Ella!
    Il cretino in questione di Eugenio ignora anche quale sia il reale recapito di posta elettronica, ha tirato a indovinare usando il modo standard di impostare i recapiti dei giornalisti de L’espresso, dimenticando il piccolo particolare che Eugenio non è de L’espresso da un po’ di tempo…. Forse il cretino è lui qualcuno de L’espresso, ma ne dubito. Sento più che altro odore di pecorino. Anche se magari avariato.
    Non cancello il post solo perché fornisce un’altra prova della coglionaggine dei soliti noti.
    pino nicotri

  33. Anita
    Anita says:

    x Linosse e Uroburo

    Attenti alle “QUOTES”, molte sono false, mere invenzioni di giornalisti e scrittori.

    Questa non e’ di Ben Gurion e forse neanche di Israel Koenig:

    “We must use terror, assassination, intimidation, land confiscation, and the cutting of all social services to rid the Galilee of its Arab population.
    ” Israel Koenig, “The Koenig Memorandum.”

    Anita

Trackbacks & Pingbacks

I commenti sono chiusi.